GIOVANI IN PREGHIERA IV incontro: Febbraio 2014 Padre nostro, che sei nei cieli, siamo qui per cercarti! Venga il tuo Regno! Nel mondo si conosca il tuo nome. Fa’ che abbiamo fiducia in te. Liberaci dal male dell’orgoglio e della prepotenza. Dacci oggi la tua vita. E saremo tuoi testimoni. SALMO 131 Signore, non si esalta il mio cuore né i miei occhi guardano in alto; non vado cercando cose grandi né meraviglie più alte di me. Io invece resto quieto e sereno: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è in me l’anima mia. Israele attenda il Signore, da ora e per sempre. L’immagine non è del neonato, ma del piccolo bimbo che già comincia a muoversi e agitarsi. E allora mi sembra che si voglia dire qualcosa di più di ciò che noi intendiamo comunemente: è il bambino che ha già scelto la madre, cioè che ha cominciato a riconoscerla, a capirla coscientemente come persona in cui può avere piena fiducia. È un bambino che già comincia a muoversi, a giocare, a incontrare altri, e ad un certo momento è preso da spavento perché si trova di fronte a persone o a cose più grandi di lui; allora corre e rifugiarsi nelle braccia della madre, e là ritrova la sua serenità, ritrova la sua pace. È un bambino che nei primi momenti in cui affronta la vita sa di avere un punto sicuro di riferimento, dal quale ripartirà poi per affrontare nuovamente la vita. Questo bambino non è abbandonato a se stesso, ma procede nell’esistenza avendo un punto di riferimento assoluto di cui non può dubitare in nessuna maniera, nel quale sa che può rifugiarsi, e da cui può ripartire per affrontare la vita con coraggio. Abbiamo cercato così di capire un po’ che cosa c’è dietro alle parole del salmo, di leggere quella intuizione spirituale in cui esso affonda le radici. È un senso profondissimo dell’assoluto di Dio, di Dio baluardo fermissimo per l’uomo; di Dio realtà alla quale l’uomo si può affidare ciecamente, di fronte al quale l’uomo non è niente, ma nel quale tutto è possibile. Nulla è superiore alle forze dell’uomo quando compie ogni cosa in Dio e secondo la verità che egli, giorno per giorno, ci manifesta; quando l’uomo non cammina più dietro ai suoi sogni, ma nella verità di Dio. -Che cosa questo salmo dice a me? Ciascuno di noi può interrogarsi: qual è la mia fiducia in Dio? Qual è il mio abbandono in lui? Sento la serenità di chi si abbandona in lui, o c’è nel mio profondo molta inquietudine, molta angoscia, molta paura perché ancora non ho accettato l’assoluto di Dio? E poi potremmo applicare a noi questo salmo con le parole del Nuovo Testamento: «Se non vi convertirete e non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli». È necessario giungere a questa assoluta semplicità di abbandono al Dio grande. E soprattutto potremmo fare nostre le parole di Maria: «L’anima mia magnifica il Signore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva». Questo è il salmo della Madonna la quale, non essendo mai andata al di là di sé con sogni fantasiosi o inutili, ha trovato pienezza senza fine nella potenza di Dio che in lei si è manifestata. - Che cosa dico io a Dio attraverso questo salmo? Sono capace di recitarlo vivendo tutto il rifiuto delle speranze vane o inutili e con la certezza assoluta che Dio è la mia speranza in ogni momento, e che in lui mi posso abbandonare con fiducia totale? Chiediamo nella preghiera che questa certezza assoluta diventi il fondamento della nostra vita, e che quindi tutte le nostre azioni siano segnate da questa sicura speranza. (Carlo Maria Martini) Salmo 121 Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore: egli ha fatto cielo e terra. Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà il tuo custode. Non si addormenterà, non prenderà sonno il custode d’Israele. Il Signore è il tuo custode, il Signore è la tua ombra e sta alla tua destra. Di giorno non ti colpirà il sole, né la luna di notte. Il Signore ti custodirà da ogni male: egli custodirà la tua vita. Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri, da ora e per sempre Era una famigliola felice e viveva in una casetta di periferia. Ma una notte scoppiò nella cucina della casa un terribile incendio. Mentre le fiamme divampavano. genitori e figli corsero fuori. In quel momento si accorsero, con infinito orrore, che mancava il più piccolo, un bambino di cinque anni. Al momento di uscire, impaurito dal ruggito delle fiamme e dal fumo acre, era tornato indietro ed era salito al piano superiore. Che fare? Il papà e la mamma si guardarono disperati, le due sorelline cominciarono a gridare. Avventurarsi in quella fornace era ormai impossibile... E i vigili del fuoco tardavano. Ma ecco che lassù, in alto, s'aprì la finestra della soffitta e il bambino si affacciò, urlando disperatamente: "Papà! Papà!". Il padre accorse e gridò: "Salta giù!". Sotto di sé il bambino vedeva solo fuoco e fumo nero, ma senti la voce e rispose: "Papà, non ti vedo...". "Ti vedo io, e basta. Salta giù!", urlò, l'uomo. Il bambino saltò e si ritrovò sano e salvo nelle robuste braccia del papà, che lo aveva afferrato al volo. Non vedi Dio. Ma Lui vede te. Buttati! Cosa ti colpisce di più? Dei due salmi, quale frase ti piace di più? Cosa vuol dire per te avere fiducia in Dio? GIOVANI IN PREGHIERA V incontro: Marzo 2014 Padre nostro, che sei nei cieli, siamo qui per cercarti! Venga il tuo Regno! Nel mondo si conosca il tuo nome. Fa’ che abbiamo fiducia in te. Liberaci dal male dell’orgoglio e della prepotenza. Dacci oggi la tua vita. E saremo tuoi testimoni. SE NON DIVENTERETE COME BAMBINI “In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli” (Mt 18,14). “Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande” Mc 9,33-34) “Nacque poi una discussione tra loro, chi di loro fosse più grande” (Lc 9,46). CHI È IL PIÚ GRANDE? il più potente? il più ricco? il più importante? il più capace? il più influente? il più forte? il più…? QUALE UOMO? QUALE NAZIONE? Orgoglio, ambizione e sete di potere, egoismo e avarizia. Da queste tendenze assecondate hanno origine i peggiori mali di cui soffre l’umanità: guerre, ingiustizie, sfruttamento dei deboli, oppressione dei poveri, uccisione degli innocenti, fame e sottosviluppo dei popoli. IL PIÚ GRANDE DIVENTI COME IL PIÚ PICCOLO “Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti” (Mc 9,35). “Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio; ma svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo” (Fil 2,6-7). “Il Signore nostro Gesù Cristo da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (2Cor 8,9). IL PIÚ PICCOLO È IL PIÚ GRANDE Nacque poi una discussione tra loro, chi di loro fosse più grande. Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande» (Lc 9,46-48). “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero…, nudo…, malato…, ero in carcere…”. “Signore, quando?”. “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,34-40). Racconta una leggenda che un giorno Dio chiamò S. Dimitri e gli diede appuntamento dietro il grande albero nella foresta. Erano molti anni che S. Dimitri aspettava di vedere quel Dio che lui aveva sempre amato e servito e così di buon mattino partì sicuro di arrivare puntuale. Ma appena si inoltrò nella foresta sentì piangere: era un lebbroso che era stato scacciato dal suo villaggio. Dimitri si fermò, ripulì e fasciò le piaghe di quell’uomo, divise con lui del pane e poi in fretta si rimise in cammino, per non arrivare tardi all’appuntamento con Dio, là nel cuore della foresta, sotto il Grande Albero. Fatto poco più di un miglio sentì ancora piangere: era un uomo: la moglie e il suo bambino erano morti, ed ora lui, disperato, s’aggirava stanco ed affamato nella foresta, girovagando senza scopo. S. Dimitri si fermò, cercò di consolarlo, gli diede un pezzo di pane, e quando vide che l’uomo era più sereno se ne andò in fretta: forse avrebbe fatto ancora in tempo ad arrivare puntuale all’appuntamento con Dio. Ma nella foresta incontrò altre otto persone che avevano bisogno di aiuto, e S. Dimitri si fermò con tutte. Scese la sera e, ormai, era trascorsa l’ora convenuta per l’incontro con Dio. S. Dimitri, sfinito, con più nulla nella bisaccia, andò ugualmente nel luogo stabilito, ma Dio non c’era più. Pianse, poi ritornando a casa, comprese. “Quanto sono stato cieco! – diceva tra sé – Mi aspettavo di vedere Dio come me lo ero immaginato fin da bambino, cioè come un vecchi bonario con la barba bianca, e sono restato deluso quando non l’ho trovato: ma non c’era più ragione che Dio mi aspettasse nel cuore della foresta, là, sotto il Grande Albero, perché già Lui ed io ci eravamo incontrati in quelle persone che ho trovato sul mio cammino”. S. Dimitri rientrò in casa molto felice per il suo incontro con Dio. La meditazione di questa sera ti pone il problema dell’orgoglio e dell’ambizione presenti nella nostra società e in ciascuno di noi. 1. Avverti questo problema? Quali manifestazioni di esso hai maggiormente rilevato? In te? Attorno a te? 2. Essere umile per sentire il bisogno di Dio e per avere fiducia in Lui. Superare l’antica tentazione di voler “essere come Dio”, autonomi rispetto a Lui (cfr Gen 3). Questo abbandono fiducioso in Dio lo sperimenti? Come? Ti è difficile? Perché? Quali ostacoli incontri? 3. Quale è il tuo atteggiamento verso i poveri (poveri dal punto di vista economico, psicologico, mentale, morale, ecc.); gli handicappati, gli anziani? Quali impegni puoi prendere in proposito? GIOVANI IN PREGHIERA VI Incontro: Aprile 2014 Padre nostro, che sei nei cieli, siamo qui per cercarti! Venga il tuo Regno! Nel mondo si conosca il tuo nome. Fa’ che abbiamo fiducia in te. Liberaci dal male dell’orgoglio e della prepotenza. Dacci oggi la tua vita. E saremo tuoi testimoni. LA VITA VERA Come figli obbedienti, non conformatevi ai desideri d’un tempo, quando eravate nell’ignoranza, ma, come il Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta. Poiché sta scritto: Sarete santi, perché io sono santo (1Pt 1,14). Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica. Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male. Prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra: io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione. Scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore, tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, poiché è lui la tua vita (Dt 30,1120). “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà” (Lc 9,23-24). SIGNORE, SIAMO QUI PER SCEGLIERE TE, CHE SEI LA VITA! La Pasqua è davvero un mistero: sembra impossibile che la vera vita passi attraverso la morte… E cosa può significare per noi perdere la vita? Con la sua Resurrezione Gesù ci ha fatto capire che la nostra vita acquista senso quanto più la doniamo agli altri. A cosa serve la vita, se non per essere donata? (P. Claudel) Spesso è la paura di essere sopraffatti, trascurati, incompresi, superati…che ci impedisce di dispiegare appieno le nostre potenzialità. Spesso è proprio il nostro desiderio insopprimibile di vincere, di primeggiare, di dominare che ci soffoca. Non riusciamo a pensare che un gesto di servizio, di carità, di umiltà, possa dare senso alla nostra vita. È la nostra paura di sprecare la vita dedicandosi agli altri a farci perdere la vera gioia di vivere. Solo chi ha il coraggio di morire al proprio egoismo, di rinunciare a vivere solo per sé e di cominciare ad amare sul serio vedrà fiorire la sua vita… “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna” (Gv 12,24-25). SIGNORE, VOGLIAMO COMINCIARE AD AMARTI DAVVERO! Non basta comportarsi da persone per bene per essere felici; ci vuole qualcosa di più…Ci vuole lo slancio di chi sa offrire generosamente e senza richiedere il contraccambio. Bisogna dare senza contare; e la nostra ricompensa sarà molto più grande di quanto possiamo immaginare…Senza entusiasmo non c’è vero amore! Ho sognato… Un uomo si presentava Al giudizio del Signore. “Vedi, mio Dio – gli diceva – io ho osservato la tua legge, non ho fatto nulla di disonesto, di cattivo o di empio. Signore, le mie mani sono pure”. “Senza dubbio, senza dubbio - gli rispondeva il buon Dio – Ma sono anche vuote”. (Raoul Follerau) SIGNORE, AIUTACI AD AMARE SENZA RISERVE ! E ora tocca a voi battervi, gioventù del mondo! Siate intransigenti sul dovere di amare. Non cedete, non venite a compromessi. E soprattutto credete nella bontà dell’uomo: perché nel cuore di ciascun uomo vi sono dei tesori prodigiosi di amore. A voi scoprirli!! La più grande disgrazia che vi possa capitare è di non essere utili a nessuno, è che la vostra vita non serva a niente! (Raoul Follerau) *** Per la strada vidi una ragazzini che tremava di freddo, aveva un vestitino leggero e ben poca speranza di un pasto decente. Mi arrabbiai e dissi a Dio: “Perché permetti questo? Perché non fai qualcosa?” Per un po’ Dio non disse niente. Poi, improvvisamente, quella notte mi rispose: “Certo che ho fatto qualcosa: ho fatto te!” (F. Sheen) La vita di Dio è l’amore, il dono di se stesso. Lo rivela soprattutto con Gesù che muore in croce per noi. Chiediamogli il dono di questa sua vita, per diventare anche noi capaci di amare. GIOVANI IN PREGHIERA VII Incontro: Maggio 2014 Padre nostro, che sei nei cieli, siamo qui per cercarti! Venga il tuo Regno! Nel mondo si conosca il tuo nome. Fa’ che abbiamo fiducia in te. Liberaci dal male dell’orgoglio e della prepotenza. Dacci oggi la tua vita. E saremo tuoi testimoni. [Gesù risorto disse ai suoi discepoli]: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto» (Lc 24,46-49). “Come il padre ha mandate me, anche io mando voi” (Gv 20,21). “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,19-20). «riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (At 1,8). Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore (At 4,33). Testimone e apostolo è chi fa l’esperienza che Gesù è risorto, che è vivo, e per la pace che scaturisce da questa esperienza diviene testimone di quell’avvenimento: la Risurrezione di Gesù, che solo può sostenere la Speranza dell’uomo. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste (Lc 9,12-17), Voi stessi date loro da mangiare…Non abbiamo che cinque pani e due pesci Io sono il Pane della Vita. Fate questo in memoria di me. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Testimone e apostolo è chi offre le sue mani a Cristo per aiutare i fratelli. Testimone e apostolo è chi sa che il Signore sa usare le nostre piccole e povere azioni per realizzare i suoi grandi progetti: basta che noi mettiamo quel poco che abbiamo nelle sue mani. Anche il campo estivo dell’oratorio è una occasione per testimoniare ai più piccoli la nostra fede in Gesù. Signore, aiutaci a donare il meglio di noi stessi per amare i fratelli; facci superare la paura che la nostra vita sarà sprecata se vivremo amando gratuitamente. Fa’ di noi uno strumento del tuo Amore perché è dando la vita che si vive davvero. Esperienza di Madre Teresa di Calcutta A Skopie, in Jugoslavia. A quel tempo avevo solamente dodici anni. Vivevo in casa coi miei genitori; noi bambini frequentavamo una scuola non cattolica, ma avevamo degli ottimi preti che aiutavano i ragazzi e le ragazze a seguire la loro vocazione secondo la chiamata di Dio. Fu allora che per la prima volta compresi che avevo una vocazione per i poveri. Dapprima, fra i dodici e i diciotto anni, non volevo farmi suora. Eravamo una famiglia molto felice. Quando però compii i diciotto anni, decisi di lasciare la mia casa e di farmi suora, e da allora durante tutti questi quarant’anni, non ho mai dubitato neppure per un secondo di non aver fatto una cosa giusta: fu la volontà di Dio. Sua fu la scelta. (Fu recandosi nei quartieri più poveri che ella sentì un secondo appello). Era un appello all’interno stesso della mia vocazione. Una seconda vocazione. L’ordine di rinunciare anche all’Istituto, dove ero felice, per andare a servire i poveri per strada. Nel 1946 andavo a Darjeeling per fare il mio ritiro spirituale. Fu nel treno che udii la chiamata a lasciare tutto e a seguirlo nei quartieri più poveri, per servirlo fra i più poveri dei poveri. (Alla domanda: “Che cosa l’ha spinta a questo?”, Madre Teresa rispose: “Non so”. E poi, con un sorriso profondamente umano, aggiunse, quasi per aiutare il suo interlocutore a comprendere: “Forse è una forza: lo Spirito di Dio. Ho capito che Dio desiderava qualcosa…”). Con quale intensità risuona nel tuo cuore il grido dei fratelli che sono nell’oppressione, che soffrono, che sono senza speranza? Te la senti di testimoniare con la tua vita che Gesù è risorto, che Gesù è vivo? Te la senti di percorrere fino infondo il sentiero dell’amore: dare la vita per i propri amici? Te la senti di aiutare l’uomo e la sua storia a prendere il giusto senso: andare verso Dio?