sintesi di controinformazione economica

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SINTESI DI CONTROINFORMAZIONE ECONOMICA
MONETA CIRCOLANTE E MONETA “VIRTUALE”
La moneta bancaria è Moneta a tutti gli effetti, ma è “virtuale” per la parte in cui (almeno il 99%, ma
molta di più secondo diversi autori) viene “creata” con il moltiplicatore dei depositi, l’arcinoto
meccanismo in forza del quale le banche possono prestare moneta bancaria, assolutamente “creata”
dal nulla, che sta in rapporto ai depositi pari all’inverso della percentuale che rappresenta la riserva
rispetto alla totale massa “creata”(se per ragioni prudenziali, ad esempio, basta tenere in riserva
appena 1/50 dei depositi e questi sono 100 Mld , l’ammontare complessivo di moneta bancaria il cui
50° è 100 Mld è…5.000 Mld!). Pure i titoli borsistici sono anch’essi Moneta a tutti gli effetti, in quanto
possono benissimo “comprare” ricchezza “fisica” al pari della moneta cartacea e di quella bancaria.
Anche i titoli borsistici, peraltro, costituiscono una moneta che è pure lei in parte solo “virtuale”, ed
esattamente lo è per tutta quella parte (anch’essa più del 99%) che eccede la ricchezza “fisica” che
rappresenta e che viene sostanzialmente “creata” dal nulla dal sistema creditizio-finanziario. Questa
complessiva massa “virtuale”, che è oltretutto solo una piccola parte di quella “creabile” dall’intero sistema
bancario e finanziario e che è costituita dalla somma della moneta bancaria “creata” con il moltiplicatore dei
depositi e di tutti i prodotti finanziari che non sono direttamente rappresentativi di ricchezza “fisica”,
costituisce una “bolla”. Questa “bolla”, per giunta, è suscettibile di moltiplicazione in Borsa sotto
l’effetto della speculazione rialzista (“bolla speculativa”) ed ha ormai raggiunto una dimensione tale
(400.000 Mld $, secondo alcuni) per cui potrebbe “comprare” almeno 10 volte il PIL dell’intero
pianeta terra (circa 40.000 Mld $). Secondo altri autori, invece, la “bolla” sarebbe ancora più grande,
tanto da potere acquistare addirittura più di 50 volte tutto ciò che è acquistabile sul pianeta! Attraverso
il credito alla speculazione di borsa, inoltre, si crea anche un enorme “effetto leva” che consente ai grossi
operatori finanziari internazionali di materializzare masse gigantesche di scommesse “put” e “call” che
realizzano altrettante “profezie che si autoavverano”: scommettendo al rialzo dopo avere preparato il terreno
con notizie tendenziose messe in giro dai “propri” media si pilotano i trend ascendenti e, insistendo, i boom
borsistici, e, a un certo punto, magari quando il mercato comincia a dare i primi segni di perplessità, o, in
assenza, semplicemente seminando con gli stessi media le prime notizie di segno negativo , si pilotano i
crack borsistici. Le stesse famiglie, quindi, “pilotano” anche i trend borsistici, e, in definitiva, dimensione e
distribuzione della capitalizzazione di borsa.
Alla bolla mobiliare va aggiunta la bolla immobiliare, che consiste nella supervalutazione speculativa
degli immobili, anch’essa gestita dagli stessi operatori finanziari che gestiscono la bolla mobiliare.
Anche questa bolla è di difficile misurazione, ma è di dimensioni senz’altro gigantesche (si pensi che i
costi di produzione del mattone in Italia sono sotto i 250,00 € al m2 , mentre i prezzi di mercato superano
agevolmente i 1-2.000,00 €, e, in molti casi, i 5-10.000,00 €, mentre in Giappone, ad esempio, il prezzo al
m2 delle aree urbane ha oscillato tra i 6.000$ del 1970 e i 62.100$ del 1991, fino ai 31.300$ del 1995!)
Ebbene, pure la bolla immobiliare, per quanto strano possa sembrare a prima vista, è anch’essa
Moneta a tutti gli effetti, avendo la medesima capacità di acquisto della restante Moneta mobiliare.
Per completezza, dovremmo infine aggiungere anche la “bolla” del “golden crescent”, ovvero del
mercato mondiale della droga, totalmente “inventato” dal proibizionismo e valutato intorno ai 500
Mld $ all’anno (circa un terzo del PIL italiano), inutile dire da chi gestito.
Tutta questa massa “virtuale” è comunque “capitale” a tutti gli effetti, poiché, finchè è sorretta dalla
“fiducia”, può a sua volta sorreggere, e di fatto sorregge, una mole effettiva davvero enorme di acquisti per
Investimenti, ma anche per Consumi privati (quasi tutti di lusso) e pubblici (quelli finanziati, come vedremo
parlando del “collocamento” dei bond non acquistati nelle aste, ricorrendo al moltiplicatore dei depositi).
Potenzialmente, anzi, ne può sorreggere una assai maggiore, gigantesca, pari solo alla “fiducia” che riesce a
riscuotere. E’ questa la vera e propria “pietra filosofale” del capitalismo, uno strumento che consente di
trainare “virtualmente” sia la Domanda aggregata che gli Investimenti “chiudendo il circolo” della
produzione capitalistica e, perfino, di espanderla ad libitum. La Moneta virtuale, infatti, è tutta “falsa” nel
momento in cui viene immessa nel circuito, ma diventa gradualmente“vera” nella misura in cui viene
prodotta la ricchezza “fisica” che ha spinto a produrre, restando solo teusarizzata la parte restante.
13 FAMIGLIE COMANDANO IL MONDO
1
Orbene, solo 13 famiglie nel mondo sono proprietarie di tutte le grosse banche e di quasi tutte le
restanti, con la conseguenza che esse hanno la certezza che quasi tutti gli assegni tratti sulle loro filiali
torneranno nelle stesse filiali, per cui non hanno alcuna concreta necessità di riserva sui depositi, e,
dunque, sulla moneta bancaria che possono “creare allo scoperto”, ovvero dal nulla, col moltiplicatore
dei depositi, il cui importo massimo è pertanto…infinito!
Poiché sono peraltro proprietarie anche di tutti i principali Istituti di emissione (era già da tanto
tempo di loro proprietà la Federal Reserve, oggi lo è anche la BCE), ne consegue che possono vendere
tutti i $ e tutti gli € in circolazione al loro valore nominale anziché al loro costo di tipografia! Una
“truffa internazionale legalizzata” di portata eccezionale e ignota perfino alla maggior parte degli
economisti di professione.
In buona sostanza, sia l’emissione delle due monete circolanti più diffuse nel mondo, sia quasi tutta la
moneta bancaria “creata” dal sistema creditizio internazionale, sia, ancora, la maggior parte della
moneta borsistica che il sistema creditizio-finanziario mondiale riesce a “creare”, più buona parte
della bolla immobiliare e del golden crescent sono proprietà privata di appena 13 famiglie. Le stesse
famiglie che ormai detengono anche la quasi totalità dei trust del pianeta! Eppure, grazie a questa
“pietra filosofale” queste 13 famiglie possono così “comprare senza pagare” (e lo fanno) tutto e tutti
nel mondo, mentre i loro trust, così, non hanno ormai neanche un vero rischio d’impresa, com’è per le
imprese che devono approvigionarsi sul mercato del credito, potendo contare sulla “creazione” pressochè
infinita di “virtuale”a copertura dei loro acquisti, dei loro finanziamenti e delle loro eventuali perdite. Quello
che ci ritroviamo davanti agli occhi, pertanto, non è più “capitalismo”. E’, invece, un sistema misto di
capitalismo e feudalesimo in cui 13 dinastie sinarchiste stanno tentando una unificazione imperiale con
eliminazione delle infrastrutture statali e, soprattutto, dei residui novecenteschi di controllo democratico.
Queste 13 famiglie, infatti, controllano ormai tutto ciò che serve, ovvero, sia il sistema di fissazione dei
prezzi, cioè l’inflazione (attraverso i trust, visto che gli anelli a valle si limitano a semplicemente traslare
sui prezzi al dettaglio le variazioni dei listini all’ingrosso), sia il volume del circolante e del
“virtuale”(determinando così la fine del “mercato” della Moneta). Possono cioè pilotare a piacimento
l’inflazione e “creare” tutta la Moneta desiderata! Esse posseggono pure tutte e 4 le grosse agenzie
internazionali di stampa, tutte le grosse testate e la maggior parte delle testate minori, tutti i grossi network,
tutte le grosse agenzie di pubblicità, Hollywood e tutte le grosse agenzie di distribuzione filmica e televisiva,
e, attraverso fondazioni, centri studi, società private e istituzioni varie, gestiscono le commesse scientifiche
alle università, le sponsorizzazioni, i convegni e i premi scientifici e, in definitiva, l’intera organizzazione
piramidale della distribuzione della ricchezza nel sistema della cultura e della scienza, incoraggiando e
scoraggiando efficacemente la direzione presa dalla ricerca scientifica. Coerentemente, il Pensiero Unico è
semplicemente il blocco assiomatico pseudo-scientifico che favorisce la realizzazione dei loro obiettivi
economico-politici, ovvero l’involucro ideologico che ricopre la lotta di classe di questa elite che difende al
livello dello immaginario collettivo il suo potere e i suoi prelievi neo-feudali.
Queste 13 famiglie sono anche i principali finanziatori diretti e indiretti di tutti i partiti in lizza nelle
elezioni e di tutte le fazioni politiche di rilievo anche solo potenziale, incluse le opposizioni, i gruppi
clandestini e le organizzazioni terroristiche. Se aggiungiamo a tutto questo la forza delle varie
associazioni massoniche, quali la P2, l’ordine scozzese, ecc., da esse dirette, che indirizzano l’azione di
milioni di singoli funzionari pubblici, in specie in armi e ancor più dei servizi segreti, e di uomini che
comunque detengono funzioni di interesse collettivo dal livello medio-alto in su, sarà più agevole
comprendere come il Pensiero Unico possa avere tanto seguito nei media, inclusi quelli di opposizione,
e come sia possibile mantenere il sostanziale segreto su quasi tutti i temi sopra trattati e su altri ancora
non meno raggelanti.
L’OBIETTIVO STRATEGICO DELLA RECESSIONE INDEFINITA
In questa fase storica, peraltro, a questa elite non interessa più aumentare il valore assoluto del
proprio prelievo feudale ai danni del mondo del lavoro, bensì rafforzare la propria concentrazione
industriale-creditizio-finanziaria e, soprattutto, esautorare gli stati, spazzare via ogni residuo di
controllo democratico e perpetuare il più a lungo possibile le condizioni materiali e ideologiche che
consentono la conservazione del loro potere!
Sotto questo profilo, allora, va compreso che lo sviluppo della base “fisica” della produzione capitalistica
rafforza sindacalmente, economicamente e normativamente i lavoratori, dà forza alle loro
rivendicazioni politiche e favorisce un progressivo processo di democratizzazione delle istituzioni; in
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più fa nascere e sviluppare nuove imprese e, quindi, rallenta il processo di concentrazione industriale,
favorendo nel contempo l’ascesa economico-politica di “nuove” famiglie, minacciando, in definitiva, il
potere di queste 13 famiglie, ormai assai più interessate al mantenimento del loro potere, come
abbiamo detto, anziché all’aumento assoluto del loro prelievo neo-feudale.
Ecco perché la recessione è diventata in sé un preciso obiettivo politico di queste 13 famiglie e perché
essa viene da loro coerentemente perseguita da più di 30 anni, anche e soprattutto grazie al controllo dei
media.
INFLAZIONE+ DEREGULATION VALUTARIA+DEFLAZIONE=STAG-FLATION
Vediamo, allora, come si è articolata la strategia deflattivo-recessiva delle 13 famiglie:
1)come prima mossa, attraverso i trust, queste 13 famiglie fissano più alti listini all’ingrosso
indipendentemente dall’andamento dei “fondamentali” dell’economia, e quindi anche in presenza di una
Domanda stagnante o perfino calante, innescando il processo inflazionistico (stag-flation);
2)la seconda mossa consiste nel riuscire a impedire che lo stato colpito dal processo inflazionistico riesca
a imporre dei controlli valutari anti-speculazione, ed in effetti il P.U. è lì pronto a tuonare contro ogni
vincolo alla “libertà” di circolazione di uomini, idee, e, soprattutto, capitali, mentre i media in possesso delle
13 famiglie veicolano l’idea che sia ormai anacronistico e fuori dal dibattito qualsiasi vincolo alla
globalizzazione, inclusi i vincoli anti-speculazione.
3)a questo punto il governo in questione è “sotto scacco” e non può opporsi in alcun modo alla speculazione
internazionale messa in campo dalle 13 famiglie, che utilizzano tutto il gigantesco “virtuale” a loro
disposizione per scommettere al ribasso contro la valuta nazionale, avviando una svalutazione la cui
rovinosità dipende solo dalla forza ribassista che profondono nell’attacco speculativo. L’unico modo per
sfuggire a questo attacco è allora varare pesanti iniziative a favore dei rentiers, tanto convincenti da
persuadere gli scommettitori dell’imminente inversione del verso delle scommesse. Questi interventi
possono essere dei pesanti tagli della spesa pubblica, piuttosto che energiche strette creditizie o altri
interventi deflattivi, massicci aumenti della remunerazione del denaro, interventi “politici” quali la
precarizzazione ulteriore del lavoro, la riforma delle pensioni, l’introduzione del divieto penale di
sciopero, e simili. Se le 13 famiglie approveranno queste scelte, allenteranno il loro attacco e avvaloreranno
coi loro media la giustezza di queste scelte, in caso contrario insisteranno nella manovra a tenaglia fino alla
resa del governo recalcitrante.
4)a “resa” conseguita, il governo in discorso non avrà più margini di manovra, in quanto dovrà mantenere la
direzione intrapresa fino a che piacerà alle 13 famiglie, le quali potranno riavviare a piacimento il processo
inflattivo se vorranno ulteriormente forzare la mano ai governi e alle opposizioni che restassero
sgradevolmente riottosi, o rallentarlo, se vorranno “premiarli” per la loro ossequiosa obbedienza o se
vorranno graziosamente fornire una tragicomica dimostrazione …“sperimentale” dell’efficacia antiinflazione degli interventi deflattivi “suggeriti. Conseguentemente, i governi nazionali, incapaci
ideologicamente di uscire da soli da questo esiziale paradigma, non potranno fare altro che smantellare lo
stato sociale e le difese normative al lavoro, sgretolando progressivamente l’esperienza storica delle
socialdemocrazie di questo secondo dopoguerra. Per altri paesi, in specie del terzo mondo, poi, le cose
vanno peggio ancora, in quanto le istituzioni creditizie e finanziarie internazionali (FMI e BM), con l’avallo
della scienza ufficiale e delle più famose agenzie internazionali quali Moody’s e simili, hanno imposto le
loro disastrose ricette neoliberiste quale condizione per la rinegoziazione di finanziamenti concessi quando il
dollaro valeva assai meno e i tassi internazionali erano più bassi. E’ così accaduto che, nonostante si calcoli
che tra il 1980 e il 1986, su un debito estero complessivo di 430 Mld $ concesso a 109 paesi in via di
sviluppo, essi abbiano restituito 322 Mld $ e pagato interessi per 320 Mld, sono rimasti debitori di 882 Mld!
E dobbiamo aggiungere che se tra il 1983 e il 1990 il flusso netto di capitali verso il terzo mondo era
aumentato da 6 a 30 Mld $, gli stessi hanno dovuto registrare nello stesso periodo una perdita di circa 60Mld
$ per effetto del calo dei prezzi internazionali delle materie prime e una fuga di capitali ammontante a circa
400 Mld, nel corso degli anni ’80. In ossequio delle ricette neoliberiste, i paesi del terzo mondo sono stati
costretti a nazionalizzazioni selvagge, con esproprio dei loro “gioielli di famiglia” e di buona parte delle loro
materie prime (la cui aumentata Offerta ha provocato il crollo dei prezzi di cui sopra), nonché allo
smantellamento di quelle pur scarsissime protezioni sociali, eliminare le quali è certamente un delitto
multiplo rispetto all’eliminazione del nostro welfare. Nel contempo, il WTO (l’istituzione internazionale che
per eccellenza difende l’interesse dei trust) contribuisce significativamente all’impoverimento dei dominati
sia al SUD che al NORD, imponendo l’eliminazione dei sussidi statali in nome della difesa del “libero
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mercato”(anziché l’introduzione di livelli comuni di welfare, anch’essi imponibili in nome del medesimo
“libero mercato”) e la più estesa tutela dei diritti internazionali di brevetto dei trust (senza curarsi del
criminale costo di questa scelta, specialmente per l’assistenza sanitaria del SUD del mondo).
PENSIERO UNICO E STAG-FLATION
Il Pensiero Unico, intanto, si incarica coerentemente di sostenere “scientificamente” la demonizzazione
dell’inflazione e della svalutazione della valuta nazionale, e, quindi, la necessità che venga data priorità su
ogni altra cosa alla lotta all’inflazione e alla tutela della ricchezza mobiliare, divulgando assiomi tra i più
incredibili, quali quello per cui sarebbero invece le indicizzazioni a generare l’inflazione (come dire che è
l’aprire gli ombrelli che fa piovere!), quello per cui l’inflazione è possibile anche in costanza di Domanda
stagnante se vi sono “strozzature” nel mercato del lavoro (leggi: sindacati), che ogni espansione vada sempre
frenata al minimo segnale di inflazione, che gli Investimenti dipendano dall’afflusso di capitali mobili
dall’estero e non dall’aumento della Domanda aggregata, mentre quest’ultima genera sempre e soltanto
inflazione, svalutazione della moneta nazionale e crollo dell’export, ecc.
I media (prezzolati) veicoleranno questi messaggi a livello del pensiero comune e le opposizioni
(prezzolate/egemonizzate) limiteranno la loro critica al solo ambito ammesso dalle 13 famiglie, fino a
chiedere “da sinistra” “austerità”, “rigore” e “globalizzazione”, scavalcando a destra perfino i partiti di
governo.
Soprattutto, però, scienza e media si adopereranno il più possibile per tenere nascoste le verità fondamentali,
che sono destabilizzanti del potere delle 13 famiglie, ovvero, soprattutto, la proprietà privata della emissione
della Moneta circolante, il vero significato e l’uso effettivo del moltiplicatore dei depositi, la vera natura
della Borsa e della speculazione sui titoli e sulle valute e la natura “volontaria” dell’inflazione, e, quale
mezzo al fine, taceranno la concentrazione nelle stesse mani della maggior parte dei trust, del monopolio
della emissione valutaria di dollari ed euro, della creazione di quasi tutta la moneta bancaria e della creazione
di quasi tutta la moneta borsistica. In una parola, la proprietà privata della pietra filosofale!
A corredo, oltrepassano i limiti della decenza scientifica e tacciono:
INSENSIBILITA’ DELL’IMPORT-EXPORT A INFLAZIONE E SVALUTAZIONE
a)della circostanza che la svalutazione della valuta, per paesi che hanno una economia manufatturiera
di trasformazione aperta all’import-export come l’Italia, lungi dall’essere un guasto, abitualmente più
che recupera la competitività perduta per effetto del differenziale di inflazione: quando in Italia c’era
una inflazione del 15% e in Germania del 5%, infatti, sotto la pressione della speculazione valutaria la lira si
svalutava rispetto al marco più del 10%, che era il differenziale di inflazione, per cui la competitività del
made in Italy semmai aumentava e non diminuiva per effetto della coppia inflazione+svalutazione!
b)della sostanziale insensibilità dell’import-export sia rispetto all’inflazione interna sia rispetto alla
svalutazione della valuta nazionale: se anche l’inflazione non fosse pilotata dalle stesse 13 famiglie, infatti,
in ogni caso gli accordi di cartello impedirebbero alle imprese che partecipano il medesimo cartello di
vendere sul mercato nazionale a un prezzo diverso da quello praticato dalle imprese nazionali “sorelle”, il
che significa, da un lato, che quando in Italia c’era, poniamo, il 5% di inflazione, non aumentavano del 5%
solo le Fiat, ma anche le Ford, le Opel e le Renault , e, ancora, che quando la Lira si svalutava, poniamo, del
10%, i prezzi in Italia delle Ford, della Opel e delle Renault variavano sempre all’unisono e lo stesso
accadeva per i prezzi delle Fiat, delle Ford, delle Opel e delle Renault in Francia e Germania!
c)che alla luce di quanto detto sub. “a” e “b”, poiché ormai regna incontrastato l’oligopolio in ogni
settore merceologico, l’unica cosa che varia quando in un paese si registra insieme inflazione e
svalutazione non è il volume dell’import-export, ma solo i margini di profitto momentaneamente
ricavati dalle singole filiali nazionali delle imprese che partecipano ogni cartello, ovvero solo la
localizzazione geografica del luogo fisico in cui si registrano maggiori anziché minori profitti percentuali,
all’interno di un volume complessivo di vendite e profitti assoluti che per ogni holding restano invariati!
Come reagirebbe l’opinione pubblica se venisse informata di tutte queste cose?
LA TRUFFA DEL COLLOCAMENTO DEI BOND
Come, apprendendo che il “collocamento” dei bond non venduti nelle aste avviene nella forma del
consenso delle grosse banche nazionali a onorare i mandati di pagamento emessi dallo stato fino a
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concorrenza degli importi “collocati”, ovvero apprendendo non solo che si tratta di una “finanza
allegra”, ma che è una “finanza allegra” privata e non pubblica? Il collocamento, infatti, avviene
semplicemente attingendo al moltiplicatore bancario in misura corrispondente agli importi concordati,
ovvero operando solo a livello del linguaggio macchina delle grosse banche private nazionali, le quali,
però, pretendono ugualmente gli interessi sugli importi collocati.
Come, apprendendo finalmente il vero perché del “mistero” del mancato divieto legale delle operazioni
speculative di borsa, un mercato caratterizzato sia dalla presenza di una massa enorme di titoli
sostanzialmente auto-referenti, nonché dalla amplificazione isterica delle sue reazioni di fronte al minimo
imput grazie alla liceità del credito alla speculazione di borsa, che, con il suo gigantesco “effetto leva”,
consente ai grossi operatori finanziari internazionali (le stesse 13 famiglie) di materializzare masse
gigantesche di scommesse che realizzano altrettante “profezie che si autoavverano” e gestendo a piacimento,
così, sia i trend borsistici che i boom e i crack?
DEREGULATION VALUTARIA E MOSTRUOSITA’ DELLE SWAP
Come, apprendendo che in nome del libero mercato che non esiste affatto sono consentite mostruose
operazioni speculative contro le valute quali le swap? Le swap sono infatti delle operazioni che consistono
nel prestito fatto dalle banche nazionali a grosse banche straniere loro complici, per pochi giorni o perfino
poche ore, di tutti i depositi dei propri correntisti onde consentire loro di scommettere al ribasso tutte
insieme nello stesso momento queste valute altrimenti irreperibili all’estero. In questo modo qualsiasi
moneta viene disintegrata in poche ore e basta ricomprare lo stesso giorno o nel giro di pochi giorni questa
stessa valuta per fare sì che la quotazione risalga di poco e si possano restituire a buon mercato i depositi alle
complici nazionali, facendo poi a mezzo con loro del bottino. Si badi, fu così anche in Argentina e negli
stessi giorni in cui si impediva ai correntisti di prelevare anche un solo peso! Lo stesso è avvenuto anche
contro la Lira nel 1992, quando si era curato previamente di mettere sotto inchiesta Baffi, che aveva vietato
le swap inferiori a 7 giorni a difesa della Lira, sostituendolo con Ciampi, il quale, ovviamente, come primo
provvedimento ritirò questo divieto perché contrario al “libero mercato”.
Come, in definitiva, quindi, apprendendo che le gigantesche possibilità offerte dal moltiplicatore dei depositi
e dal virtuale di borsa sono state fino ad oggi coscientemente deviate dalle 13 famiglie verso l’elefantiasi
mobiliare speculativa anziché verso lo sviluppo della base materiale dell’esistenza di tutto il pianeta, e, in
definitiva, perché (e, soprattutto, come) i soldi per le guerre ci sono sempre e non fanno mai inflazione,
mentre quelli per la pace non ci sono mai e fanno sempre inflazione?
DESTRUTTURAZIONE E RISTRUTTURAZIONE DELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO
Insomma, l’attuale impasse del pensiero riformista è solo dovuta al vuoto di cultura che non è ancora stato
colmato, una volta che, col crollo del muro di Berlino, sono anche crollati i miti che ne avevano nascosta la
dimensione deviando in senso massimalista l’attenzione degli intellettuali “organici” dei dominati. Lungi dal
potersi gustare in santa pace l’ebbra estasi del post-comunismo, le 13 famiglie sinarchiste dovranno invece
presto fare i conti con un ben più temibile nemico: il pensiero riformista.
Questa elite, infatti, non ha l’egemonia culturale, né può averla.
Non ce l’ha, nonostante i giganteschi sforzi profusi, perché si ha “egemonia” solo quando si riesce a
convincere i dominati che essi vivono nel migliore dei mondi possibili, o, almeno, nel meno peggiore di essi,
e non se si riesce a mala pena a persuadere ogni critico di essere l’unico folle a essere critico.
Non può averla, perché la deflazione recessiva blocca lo sviluppo delle forze produttive capitalistiche,
e, con ciò stesso, pone questa elite contro la storia, “generando gli anticorpi” dello sviluppo.
Presto l’antica ostilità anti-plutocratica verso gli strati parassitari prenderà a saldarsi, da un lato, con
le istanze a difesa del welfare e della democrazia, e , dall’altro lato, con quelle che mirano
all’allargamento della base “fisica” della produzione capitalistica. Tutte insieme, quindi, sia al Nord
che al Sud, prenderanno a saldarsi anche con quelle che mirano a più equi rapporti internazionali e si
aprirà una fase di rinnovato ardore politico che avrà come comune denominatore l’ostilità antiplutocratica verso le 13 famiglie e costituirà l’involucro ideologico che ricoprirà la lotta per lo sviluppo
delle forze produttive capitalistiche e per la loro liberazione dalle pastoie neo-feudali sinarchiste.
UN PACCHETTO DI RIFORME
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Insomma, è ormai chiaro che occorrono misure ben precise per liberare le forze produttive, bloccate da
ormai 30 anni dalla deflazione recessiva e dall’elefantiasi mobiliare.
1)Innanzitutto, occorrerebbe nazionalizzare sia gli Istituti di emissione che le banche. La
nazionalizzazione dei soli Istituti di emissione non è infatti sufficiente se si vuole finalmente restituire agli
stati il potere di battere Moneta. Finchè non si imporrà alle banche il divieto di prestare denaro che non esiste
, infatti, le banche continueranno a “creare” dal nulla, grazie al moltiplicatore dei depositi, una Moneta
bancaria che è più di 100-1000 volte la Moneta circolante, e, dunque, resterebbe privata la emissione del
restante 999°/oo della Moneta, mentre basterà imporre una riserva obbligatoria anche solo del 50% rispetto
ai depositi perchè le banche non abbiano più nessuna convenienza a pagare interessi ai depositanti e
perderanno ogni ragione di esistere, passando volentieri allo stato sia la gestione del credito che la tutela dei
risparmi e questi potrà offrire interessi sui depositi postali anche bassi, ma indicizzati, e gestire lui il
moltiplicatore dei depositi, sommando al “virtuale” circolante il “virtuale” bancario e utilizzare entrambi
nell’interesse dell’economia “fisica”.
2)Poiché non c’è dubbio che la borsa oggi è solo una specie di “roulette”, per giunta “truccata”, che attrae i
risparmi per poi sacrificarli selvaggiamente nell’interesse della speculazione, occorrerebbe anche vietare sia
la speculazione che l’effetto “leva”, consentendo solo le operazioni “a pronti” e vietando il credito alle
operazioni di borsa. Solo così, infatti, è possibile restituire alla borsa il suo giusto ruolo di mercato dei
capitali diretti all’impreditoria e nel contempo proteggere i risparmi dalle ingiustificabili ingerenze della
speculazione.
3)in terzo luogo occorrerebbe farla finita una volta per tutte con l’attuale deregulation valutaria vietando la
speculazione sulle divise (soprattutto vietando le swap) e riorganizzare nel contempo l’intera architettura
valutaria internazionale. La reintroduzione dei controlli valutari anti-speculazione vigenti sino ai primi anni
’80 è assolutamente necessaria se si vuole proteggere con successo le valute dagli attacchi ribassisti che
vengono lanciati dalla speculazione internazionale in costanza di inflazione e liberare i governi nazionali dal
ricatto della Finanza nazionale e internazionale. Sappiamo, infatti, che l’inflazione è “pilotata” dai trust in
controtendenza rispetto all’andamento della Domanda aggregata (stag-flation), proprio al fine di costringere
alla deflazione i governi privi di efficaci controlli valutari anti-speculazione. Sappiamo anche che lo fanno
proprio al fine strategico di conseguire la recessione indefinita quale “effetto collaterale” delle manovre
deflattive e del “rigore” che vengono varati necessariamente in assenza di controlli valutari. Solo una volta
protette adeguatamente le valute nazionali con opportuni controlli anti-speculazione, si può tentare di
affrontare in modo veramente efficace questa inflazione “volontaria” e tentare di combattere il boicottaggio
valutario e commerciale delle 13 famiglie. Per farlo, occorre imporre il calmiere all’ingrosso, o, meglio
ancora, competere con i loro trust attraverso imprese pubbliche che “rompono” i cartelli e vendono
all’ingrosso a prezzo di calmiere. Solo in tal modo, infatti, è possibile contrastare il sistematico ritocco
all’insù dei listini all’ingrosso da parte dei trust e costringerli a scegliere tra il desistere e l’alzare la posta
passando al boicottaggio commerciale aperto o allo scontro militare. Dall’altro lato, però, occorre
necessariamente stipulare nuovi accordi valutari internazionali, una nuova “Bretton Woods” non
necessariamente ancorata all’oro, ma a un semplice obbligo di riserva assistito da nuove Istituzioni
finanziarie sovranazionali. Solo con una nuova architettura valutaria internazionale e rifondando FMI e BM
sarà possibile regolare il commercio internazionale al riparo dagli attacchi della speculazione internazionale
e dal boicottaggio bancario internazionale.
4)Infine, occorrerà anche rifondare il WTO, affidandogli nuovi compiti: a)la fissazione dei prezzi
internazionali per materie prime e manufatti, sia a calmiere, sia per correggere il più possibile le storture
della storia coloniale e neocoloniale degli ultimi tre secoli; b)quello di assicurare condizioni di concorrenza
leale all’import-export, non come fatto fino ad oggi, ovvero sanzionando i sussidi pubblici e i prezzi politici,
bensì imponendo dazi compensativi del welfare incorporato nei costi di produzione, onde promuoverne la
crescita anziché scoraggiarla, come fatto fino ad oggi; c) limitare fortemente nel tempo e nello spazio i
brevetti internazionali, al fine di liberare le imprese nazionali dei paesi del terzo mondo dalle onerosissime
pastoie che bloccano al Sud sviluppo e livelli di vita.
QUALI “CONTROMOSSE”?
Le contromosse, allora, sono abbastanza semplici e chiare:
1)occorre che il potere di battere moneta circolante torni statale e quello di battere la moneta creditizia
lo diventi finalmente anch’esso e, quindi, nazionalizzare il credito.
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2)occorre reintrodurre i controlli valutari anti-speculazione, vietare le swap e simili, nonchè stroncare la
speculazione in borsa consentendo le sole operazioni a pronti e vietando l’effetto leva.
3)occorre fare una vera lotta anti-trust, utilizzando le imprese economiche pubbliche per “rompere i
cartelli” e usando con decisione contro di loro il calmiere dei prezzi all’ingrosso.
4)occorre varare politiche espansive e redistributive, anche a costo di inflazione controllata,
proteggendo con indicizzazioni automatiche pensioni, salari e piccoli risparmi.
5)occorre rifondare FMI e BM in senso espansivo-inflattivo e/o costruire nuove strutture creditiziovalutarie sovranazionali per il supporto creditizio-valutario dell’import-export dei paesi partecipanti
all’accordo.
6)occorre condonare i prestiti al terzo mondo, limitare il più possibile nel tempo e, soprattutto, nello
spazio i diritti di brevetto e varare un piano Marshall per il terzo mondo.
E’ fin troppo evidente che un simile pacchetto di riforme troverebbe l’opposizione più decisa da parte delle
famiglie che controllano tutto il sistema della moneta circolante e bancaria mondiale, che stenderebbero un
immediato cordone sanitario intorno al paese che lo adottasse, sequestrando tutti i suoi valori
mobiliari all’estero e boicottando, attraverso le filiali in loco, ogni supporto alle transazioni mobiliari
nazionali, e, attraverso quelle estere, offshore incluse, ogni supporto alle sue transazioni internazionali,
ma é anche vero che, prima ancora, la battaglia si svolge nel mondo dell'immaginario collettivo, e, piú
precisamente, di quella sua sezione che si chiama Pensiero Economico. Le masse, prima di essere battute in
campo aperto, devono affrontare il nemico nella propria stessa mente. Devono affrontare l'egemonia
culturale dei dominanti, e, prima destrutturare la loro gestalt, e quindi ristrutturarla secondo una nuova, la
propria gestalt. L'informazione economica, pertanto, é solo il primo ma necessario passo da muovere.
UN NUOVO MOVIMENTO POLITICO
A queste sei “contromosse” , pertanto, corrisponderanno altrettante parole d’ordine del nuovo
movimento politico che deve nascere per sostenerle, sia a livello nazionale che a livello europeo, sia,
ancora, a livello internazionale.
Ai primi due livelli, il movimento per la riforma del capitalismo promuoverà le prime quattro contromosse,
che saranno anche le sue quattro parole d’ordine fondamentali. L’unica differenza sarà invece che:
A)a livello europeo, basterà coerentemente aggiungere alle prime quattro una quinta parola d’ordine:
“stracciare il patto di stabilità e optare per l’euro debole”, affrettando i tempi per l’unificazione
istituzionale onde nazionalizzare al più presto la BCE e porla sotto il controllo politico del parlamento
europeo.
B)a livello nazionale, in attesa che l’esempio venga seguito anche dagli altri paesi preunitari,
aggiungere alle prime quattro una quinta parola d’ordine: “introdurre una seconda moneta ad uso
esclusivamente interno”. Questa moneta “interna” sarà priva di qualsiasi valore “esterno” e il suo
cambio con l’euro verrà deciso centralmente dal nostro parlamento in armonia con il differenziale di
inflazione che si manifestasse rispetto alla media degli altri paesi europei a seguito del varo delle prime
quattro “contromosse”. Questo movimento politico potrà quindi affrontare con fermezza politica e
intelligenza scientifica il sistema del “virtuale privato” per sostituirgli un “virtuale pubblico”, se del caso
diffondendo perfino la coscienza della “secessione creditizia”, ovvero del dirottamento del Risparmio dei
simpatizzanti politici verso nascenti istituzioni creditizie del movimento, e, ancora, diffondendo la
consapevolezza che è perfettamente possibile provocare volontariamente un crak borsistico-creditizio
nazionale e gestirlo non com’è stato fatto sino ad oggi, ovvero sacrificando il Risparmio alla Rendita
per salvare il sistema creditizio privato, ma, all’incontrario, in modo da salvare il Risparmio e
sacrificare la Rendita, mentre la disintegrazione del sistema creditizio privato nazionale spiana la
strada alla sua ricostruzione nazionalizzata, tutti temi per la cui più chiara esposizione si rimanda a scritti
più ponderosi del presente.
UN’ALTERNATIVA DAL BASSO
In attesa che si crei quel vasto consenso politico che consentirà di attuare un simile vasto programma di
riforme, può e deve da subito essere creato anche un movimento dal basso per la fondazione di enti
assicurativi privati che su scala locale assicurino il rischio da disoccupazione involontaria ai propri
associati nel senso che l’assicurato versa all’ente un premio quando è occupato e quando è disoccupato
ha facoltà di svolgere per l’ente una attività lavorativa di 40-30 ore settimanali in cambio di un
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sussidio ridotto, ma sufficiente a fare fronte ai bisogni essenziali. Andranno anche realizzate delle
cooperative di credito che abbiano delle sezioni "etiche" che dirottino verso di sé i depositi degli
associati e finanzino questi enti e in genere le iniziative meritevoli snobbate dalle banche.
Gli enti utilizzeranno quindi i premi, i finanziamenti etici e il “contro-lavoro di solidarietà” per iniziative
economiche che saranno mercantili all'esterno e pianificate all'interno, attraendo sempre più soci e capitali al
complesso creditizio-previdenziale-imprenditoriale che si andrà costituendo. L'esempio verrà presto seguito
in tante altre realtà locali e pure enti locali quali comuni, provincie e regioni ne seguiranno la scia sempre più
numerosi. Il fenomeno politico si estenderà sempre di più, attraendo anche il mondo del volontariato e
dell'associazionismo laico e religioso. Presto si verrà a creare una sorta di Stato dentro lo Stato, dove chi
entrerà come socio o come lavoratore nel sistema degli enti avrà la sicurezza dell'assistenza sanitaria e
pensionistica, parteciperà all'edilizia convenzionata, fruirà dei servizi collettivi mutuati e sarà protetto dalla
disoccupazione involontaria. Chi invece resterà al suo esterno rimarrà in balia dei dominanti e delle loro
"leggi" del mercato. Tutto ciò contribuirà a estendere anche l’area di consenso verso una riforma democratica
del capitalismo. E tutto questo fino al regolamento politico dei conti tra i due Stati.
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