1 Stati Generali del Lavoro e dell’Economia della Città di Pavia 24 giugno – Collegio Ghislieri Prendo la parola in mezzo a voi da vescovo della Città, e ringrazio dell’opportunità che mi viene offerta di parlare ad una assemblea così significativa, per la varietà di competenze che voi portate e per l’autorevolezza della vostra responsabilità nelle istituzioni, negli organismi comunitari, nelle associazioni. Il punto di partenza del nostro ritrovarci assieme è la necessità di fornire alla città un segnale di positività; tutti parlano della lentezza della ripresa economica, molti si interrogano sul fattore umano del lavoro, in tanti siamo preoccupati dei giovani, della famiglia, della fecondità della nostra popolazione. Pur avvertendo l’importanza delle scelte politiche per dare risposta a questi interrogativi, vi è un dovere che a tutti noi incombe. Occorre trovare il modo di formulare e trasmettere messaggi positivi a proposito di che cosa è possibile fare assieme se non si vuole lasciare al caso ciò che riguarda la nostra vita sociale. E soprattutto è indispensabile segnalare che il vivere in società e la stessa dinamica democratica non possono oggi essere lasciate soltanto alle tecniche e competenze che appartengono all’economia. Ma che cosa ci apre la via verso un futuro migliore e diverso? In quanto uomo di religione guardo con una certa sorpresa il fatto che alcuni politici e politologi tendono a pavimentare le strade verso il futuro facendo riferimento alla tradizione cristiana e a ciò che viene definito in astratto come ‘valore’. Temo che questo modo di procedere mi metterebbe in condizione parlarvi di valori astratti e di rivolgermi a voi con un tono di paternalismo che ritengo estraneo alla proposta di vita del Vangelo. Piuttosto che ricordarvi alcuni principi che voi ben sapete, ritengo più conforme alla vera tradizione cristiana stare tra voi, come un cittadino che in questa città ha l’impegno di testimoniare l’importanza della religione e di Dio per il vivere sociale, e di mettermi in cammino idealmente con voi. Il fatto è che dobbiamo assieme costruire una comunità adeguata al tempo presente. Si tratta di pensare e organizzare un vivere sociale nel quale ciò che fluisce –come il fiotto di sangue nelle vene pompato da un giovane cuore- è il mutuo scambio di professionalità e di talento. Il costruire un rapporto tra abilità ed esperienza, competenza acquisita del lavoro e desiderio di intraprendere, significa offrire occasione di vita. La persona infatti ha la necessità che l’altro metta a disposizione la propria collaborazione e, cosa ancor più difficile, accetti di giocarsi in una nuova responsabilità per far agire e consentire all’altro un inizio. Non sarà possibile uno stile di rapporti leali e segnati dalla collaborazione, se non vi sarà la scelta di stare tutti nell’ambito della legalità. L’etica è in grado di costruire fiducia, stima, coraggio; lo sapete bene. La doppiezza e la menzogna, la furbizia e la raccomandazione costituiscono un’atmosfera letale per il vivere di una società. L’apostolo Paolo descrive la comunità che offre il meglio di sé. Ecco come ne parla: E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra. Se il piede dicesse: "Poiché non sono mano, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe parte del corpo. E se l'orecchio dicesse: "Poiché non sono occhio, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe parte del corpo. Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l'udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l'odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l'occhio dire alla mano: "Non ho bisogno di te"; oppure 2 la testa ai piedi: "Non ho bisogno di voi". Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie… (1 Corinzi 12,14-22). E’ così che Dio vede la comunità degli uomini. Una società che si lasci misurare su questo tipo di ideale – religioso nella sua radice ma non confessionale - deve infatti porsi questa domanda: come favorisco le scelte delle persone così che costituiscano condizioni adatte per consentire alle risorse dell’altro di svilupparsi, entrare in azione, divenire patrimonio della società? E’ evidente che si tratta di un atteggiamento che non è spontaneo tra noi, che dobbiamo educarci ad avere perché solo dalla persuasione di dover costruire assieme la società, nasce il benessere di una persona e di una collettività. Diventano così prioritari taluni aspetti ritenuti da tutti fondamentali: la sicurezza del lavoro, la stabilità sociale, l’attenzione ai giovani. Non vi pare che educarci ad una collaborazione responsabile, a rispettare i doni e i talenti di ciascuno, a offrire occasioni di lavoro anche con qualche rischio per il capitale, sia il fondamento solido di una vera democrazia? Lavorando insieme, valorizzando competenze e disponibilità siamo in grado di dare a ciascuno e a tutti buone ragioni di impegno da parte dei cittadini. Ce la sentiamo di tentare di dare una risposta alle molte domande a proposito dell’occupazione, della famiglia, della stabilità sociale che rendono ansiosa la gente nella nostra città? Sono persuaso che insieme si può tentare di offrire una fondata speranza.