3Città di Recanati AMAT con il contributo di Regione Marche Ministero per i Beni e le Attività Culturali stagione 12 | 13 prosa & contemporaneo conferenza stampa 7 agosto 2012 programma PROSA 6 e 7 novembre 2012 Ghione Produzioni e Goldenart Production in collaborazione con Estate Teatrale Veronese MICHELE PLACIDO in RE LEAR di William Shakespeare traduzione e adattamento Michele Placido e Marica Gungui regia Michele Placido e Francesco Manetti 17 e 18 novembre 2012 Ente Teatro Cronaca & Artù in collaborazione con Festival di Borgio Verezzi e Benevento Festival Città Spettacolo GIANLUCA GUIDI, GIANLUCA RAMAZZOTTI in BOEING BOEING commedia in due atti di Marc Camoletti versione Italiana Luca Barcellona e Francis Evans regia Mark Schneider 11 e 12 dicembre 2012 Teatro Stabile del Veneto ANDREA TONIN, ARTURO CIRILLO, MARGHERITA MANNINO in L'INFINITO di Tiziano Scarpa regia Arturo Cirillo 9 e 10 febbraio 2013 RESIDENZA DI ALLESTIMENTO ErreTiTeatro30 MONICA GUERRITORE in END OF THE RAINBOW di Peter Quilter con un pianista/attore e un attore regia Juan Diego Puerta Lopez anteprima nazionale 7 e 8 marzo 2013 Teatro Stabile D’Abruzzo DANIELE PECCI, FEDERICA DI MARTINO in SCENE DA UN MATRIMONIO di Ingmar Bergman adattamento e regia Alessandro D’Alatri 18 e 19 aprile 2013 Teatro di Roma GABRIELE LAVIA in LA TRAPPOLA di Luigi Pirandello regia Gabriele Lavia CONTEMPORANEO 1 dicembre 2012 Les Enfants du Paradis, Festival della Narrazione di Arzo, Svizzera Esteuropaovest Festival GIORGIO FELICETTI in MATTEI petrolio e fango testo teatrale di Francesco Niccolini e Giorgio Felicetti 19 gennaio 2013 Artemis Danza / Monica Casadei TRAVIATA [creazione per 11 danzatori] coreografia, regia, scene, luci e costumi Monica Casadei musiche Giuseppe Verdi 4 aprile 2013 Michela Signori, Jolefilm MARCO PAOLINI in ITIS GALILEO di Francesco Niccolini e Marco Paolini COMUNICATO STAMPA Il Teatro Persiani di Recanati è pronto a riaprire le sue porte ad una nuova, affascinante stagione di spettacolo dal vivo promossa dal Comune di Recanati e dall’AMAT e realizzata con il contributo della Regione Marche e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Come per lo scorso anno il cartellone si compone di due rassegne, prosa e contemporaneo, per un totale di nove spettacoli e quindici rappresentazioni, alle quali si aggiunge Xsianixnoi, una serie di progetti di formazione dedicati alle diverse fasce di pubblico, volti ad arricchire l’esperienza del fatto teatrale attraverso laboratori, approfondimenti e incontri che verrà presentata nei prossimi mesi. L’inaugurazione il 6 e 7 novembre è affidata ad un grande maestro della scena Michele Placido che veste i panni di Re Lear di Shakespeare. Re Lear è una tragedia moderna con il fascino dell’antico, guidata dall’amore, come affermano gli stessi registi Michele Placido e Francesco Manetti: “in essa tutti i personaggi sono mossi dall’amore: misterioso, tenero, spietato, estremo e disposto a ogni sacrificio, diretto, redentore.” Il 17 e 18 novembre la tragedia lascia il posto alla commedia con Boeing Boeing che ritorna dopo quarant'anni sui nostri palcoscenici con protagonisti Gianluca Guidi e Gianluca Ramazzotti diretti da Mark Schneider. Si tratta di una delle commedie più divertenti e rappresentate nel mondo; entrata di diritto nel Guinness dei primati - solo a Londra, dal 1965 è rimasta in cartellone per ben sette anni consecutivi, tanto che la Paramount ne produsse un film con Tony Curtis, Jerry Lewis e Thelma Ritter. Accanto ai protagonisti principali troviamo due splendide donne ed attrici, Ela Weber e Barbara Snellenburg. L’infinito è un titolo che immediatamente rimanda alla città di Recanati. Quello in scena l’11 e 12 dicembre nasce dall’'idea che Tiziano Scarpa si è fatto di Giacomo Leopardi e della sua poesia più celebre. Un'idea, quella di Scarpa su Leopardi, che rivela passione e conoscenza. Il tutto attraverso l'accostamento di due linguaggi diversissimi, quello colto e ricercato di Leopardi e quello di un ragazzo di oggi, ignorante e in fondo disperato e forse proprio per questo capace più di altri di poter sentire e comprendere ciò che Leopardi voleva dire. Protagonisti dello spettacolo sono Andrea Tonin, Arturo Cirillo, Margherita Mannino diretti da Arturo Cirillo. Il 9 e 10 febbraio debutta al Teatro Persiani in anteprima nazionale al termine di una residenza di allestimento, End of the rainbow di Peter Quilter con protagonista un’attrice di grande fascino come Monica Guerritore diretta dalla mano sapiente di Juan Diego Puerta Lopez. Un musical tragico e divertente allo stesso tempo sugli ultimi mesi di vita di un’attrice. Primo grande successo internazionale di Quilter, l'opera conquista il clamore della critica persino al Sydney Opera House in Australia e nel 2007 la produzione tedesca ha registrato il tutto esaurito nei suoi sette mesi di tour, ispirando successivamente produzioni nella Repubblica Ceca, Finlandia, Polonia e Nuova Zelanda. Attualmente è in programmazione al Belasco Theater di New York. Daniele Pecci e Federica Di Martino portano in scena il 7 e 8 marzo Scene da un matrimonio, titolo evocativo del capolavoro cinematografico realizzato da Ingmar Bergman. “L’idea di “riproporre” sulla scena un progetto come “Scene di vita coniugale” è estremamente stimolante. – afferma il regista Alessandro D’Alatri Lo è per una molteplicità di aspetti. Comincerei dal fatto che è un testo divenuto icona internazionale intorno alle complessità delle relazioni uomo donna, e in particolare di quelle matrimoniali.” La sezione dedicata alla prosa giunge al termine il 18 e 19 aprile con un altro “gigante della scena”, Gabriele Lavia in La trappola di Luigi Pirandello. Dopo l’allestimento di Tutto per bene, Lavia torna al teatro di Luigi Pirandello con questo testo del 1912 del quale oltre all’adattamento e alla regia è anche interprete nel ruolo del protagonista, accompagnato da Giovanna Guida e Riccardo Monitillo. Tre sono gli appuntamenti del contemporaneo. Si inizia il 1 dicembre con Mattei. Petrolio e fango di e con Giorgio Felicetti. Teatro d’inchiesta, thrilling storico, giallo con ritmi da narrazione civile, Mattei è un racconto epico di una giustizia negata, frutto di una lunga ricerca fatta di testimonianze dirette, interviste a persone che hanno conosciuto il Presidente dell’ENI di cui ricorre nel 2012 l’anniversario dei 50 anni dalla morte. La danza è ila protagonista il 19 gennaio con Traviata di Monica Casadei, un’affascinante spettacolo nel quale la coreografa, che già più volte si è confrontata con la grande tradizione lirico-operistica, affronta il capolavoro verdiano in un imprevedibile corpo a corpo, dove il danzatore è lo strumento che traduce, esalta e trasforma la potenza evocativa dell’opera. L’ultimo appuntamento del contemporaneo il 4 aprile è con un amatissimo narratore, Marco Paolini in scena con Itis Galileo. Lo spettacolo “è l’occasione – afferma Paolini - per ragionare di scienza mal digerita sui banchi di scuola, di argomenti ben portati da filosofi, maghi, preti e scienziati circa il modo di immaginare l’universo, di spiegare l’attrito e di far l’oroscopo. Galileo Galilei e gli altri: Claudio Tolomeo e Niccolò Copernico, Tycho Brahe e Giovanni Keplero, Giordano Bruno e Tommaso Campanella, Gneo Giulio Agricola e Andrea Vesalio. Forse non tutti sempre nella stessa sera e nello stesso ordine perché la forma scelta è quella di un racconto aperto con parti di dialogo e lettura.” Per informazioni: Teatro Persiani 071 7579445. 6 e 7 novembre 2012 PROSA Ghione Produzioni e Goldenart Production in collaborazione con Estate Teatrale Veronese RE LEAR di William Shakespeare traduzione e adattamento Michele Placido e Marica Gungui con Michele Placido e con Gigi Angelillo, Margherita Di Rauso, Federica Vincenti, Francesco Bonomo Francesco Biscione, Linda Gennari, Giulio Forges Davanzati Brenno Placido, Enzo Curcurù, Peppe Bisogno, Alessandro Parise, Riccardo Morgante regia Michele Placido e Francesco Manetti scene Carmelo Giammello musiche originali Luca D’Alberto costumi Daniele Gelsi disegno luci Giuseppe Filipponio aiuto scenografo Emanuela Vicentini aiuto costumista Andrea Grisanti aiuto regia Andrea Ricciardi Re Lear esplora la natura stessa dell'esistenza umana: l'amore e il dovere, il potere e la perdita, il bene e il male, racconta della fine di un mondo, il crollo di tutte le certezze di un’epoca, lo sgomento dell’essere umano di fronte all’imperscrutabilità delle leggi dell’universo. All’inizio del dramma Lear rinuncia al suo ruolo, consegna il suo regno nelle mani delle figlie, si spoglia dell’essere Re, pilastro e centro del mondo, per tornare uomo tra gli uomini, rifarsi bambino e in pace “gattonare verso la morte”. Come un bambino pretende l’amore, Lear esige in cambio della cessione del suo potere, che le figlie espongano in parole i loro sentimenti per lui. Ma Cordelia, la più piccola, sa che l’amore, il vero amore non ha parole e alla richiesta del padre può rispondere solo: “nulla, mio signore”. È questo equivoco, questo confondere l’amore con le parole, che, nel momento in cui le altre figlie si mostreranno per quello che sono, farà crollare Lear rendendolo pazzo. E con Lear è il mondo intero che va fuor di sesto, la natura scatenata e innocente riprende il suo dominio, riporta gli uomini al loro stato primordiale, nudi e impauriti, in balia di freddo e pioggia a lottare per la propria sopravvivenza, vermi della terra. È qui che può cominciare un crudele cammino d’iniziazione: resi folli o ciechi per non aver saputo capire o vedere, Lear e il suo alter ego Gloucester, accompagnati da figli che si son fatti padri, giungeranno finalmente a capire e vedere. Il palcoscenico in cui si muovono i nostri personaggi, è la distruzione del mondo. La storia di Lear è la storia dell’uomo, la storia di civiltà che si credono eterne ma che fondano il loro potere su resti di altri poteri, in un continuo girotondo di catastrofi e ricostruzioni, di macerie costruite su macerie. Che cosa ha dunque senso in questa tragedia? Quale speranza possiamo trarre? Forse proprio la conoscenza, quella consapevolezza di che cosa sia l’uomo di fronte all’universo, raggiunta attraverso un percorso di spoliazione in cui l’amore e la solidarietà si mostrano nella loro essenza terribilmente umana. Per dirla con Pascal: “l’uomo è solo una canna, la più fragile della natura; ma una canna che pensa. Non occorre che l’universo intero si armi per annientarlo: un vapore, una goccia d’acqua bastano a ucciderlo. Ma quand’anche l’universo intero lo schiacciasse, l’uomo sarebbe sempre più nobile di quel che lo uccide, perché sa di morire, e conosce la superiorità che l’universo ha su di lui; mentre l’universo non ne sa nulla.” Forse solo a questo, ad aiutare la creazione di questa consapevolezza, mira tutto l’opera di Shakespeare, a patto però che gli spettatori non dimentichino mai di trovarsi a teatro, che non cadano nell’illusione di un altro mondo, che sempre vedano il muro dietro la scena di cartone. Michele Placido, Francesco Manetti 17 e 18 novembre 2012 PROSA Ente Teatro Cronaca & Artù in collaborazione con Festival di Borgio Verezzi e Benevento Festival Città Spettacolo BOEING BOEING commedia in due atti di Marc Camoletti versione italiana di Luca Barcellona e Francis Evans con Gianluca Guidi, Gianluca Ramazzotti e con Ariella Reggio nel ruolo di Berta Barbara Snellenburg, Marjo Berasategui e Ela Weber scene e costumi, musica originale Rob Howell Claire van Kampen disegno luci Stefano Lattavo regia Mark Schneider sulla regia originale di Matthew Warchus Allestimento scenico originale prodotto da Sonia Friedman LTD e vincitore del TONY AWARD 2008 come miglior revival anni 60'. Il nuovo allestimento della commedia Boeing Boeing di Marc Camoletti, ritorna dopo quarant'anni sui nostri palcoscenici come una delle commedie più divertenti e rappresentate nel mondo; entrata di diritto nel Guinness dei primati - solo a Londra, dal 1965 è rimasta in cartellone per ben sette anni consecutivi, tanto che la Paramount ne produsse un film con Tony Curtis, Jerry Lewis e Thelma Ritter - Boeing Boeing è tornata sui palcoscenici londinesi nel 2007 per starvi fino al 2009, dopo quarant'anni, con un restyling anni 60' ad opera di uno dei più rappresentativi e giovani registi europei: Matthew Warchus che ne ha curato uno spassosissimo revival adattando scene e costumi a quegli anni. Il risultato è stato sorprendente: pubblico e critica hanno decretato il successo di questa commedia che, nonostante l'età, dimostra ancora di avere le gambe per camminare a lungo. Nel 2007 è stata nominata agli Oliver Awards come miglior revival e miglior attore, vincendo il Drama Desk Award come miglior spettacolo, miglior rivisitazione anni 60' e come miglior interpretazione maschile a Mark Rylance. La stessa produzione ha poi portato lo spettacolo a Broadway nel 2008, dove ha riscosso un altro enorme successo vincendo, anche qui, il Tony Award come miglior revival e ancora Mark Rylance come miglior attore protagonista. Lo spettacolo viene ora riproposto anche in Italia, dopo l'ultima grande produzione allestita nel 1966 da Lucio Ardenzi, con gli allora giovani Carlo Giuffrè, Vittorio Sanipoli, Marina Bonfigli e Valeria Fabrizi. Lo spettacolo ebbe un grande successo per tre stagioni consecutive. Questa volta, a distanza di quarant'anni, l'Associazione Culturale Artu' in coproduzione con Ente Teatro Cronaca sas diretta da Mico Galdieri, hanno deciso di riproporre lo spettacolo nella stessa edizione trionfatrice a Londra e Broadway, in accordo con la Sonia Friedman Ltd. Con un Cast veramente internazionale che vede in testa di serie il ritorno sulle scene di Gianluca Guidi in coppia per la prima volta con Gianluca Ramazzotti per dar vita ad un duo esplosivo di grande comicità, con la partecipazione della nota attrice teatrale Ariella Reggio, conosciuta dal pubblico italiano per la fiction “Tutti pazzi per Amore” dove interpreta il ruolo della Zia. A cui si aggiungono tre splendide bellezze: Marjo Baratasegui, lanciata da Pieraccioni nel film 'Ti amo in tutte le lingue de mondo', nel ruolo della Hostess spagnola Gabriela, Ela Weber che darà lustro e divertimento alla hostess tedesca Greta e Barbara Snellenburg che interpreterà l’americana Gloria. Il tutto condito dalla regia di Mark Schneider che riprende la messa in scena scoppiettante e divertente di Matthew Warchus, in una rivisitazione dal vecchio sapore anni sessanta per una commedia che, come hanno dimostrato gli amici americani e londinesi, ha quarant'anni… ma non li dimostra! PROSA 11 e 12 dicembre 2012 Teatro Stabile del Veneto L'INFINITO di Tiziano Scarpa con Andrea Tonin, Arturo Cirillo, Margherita Mannino regia Arturo Cirillo scene Dario Gessati costumi Gianluca Falaschi musiche Francesco De Melis & Intrinsic luci Pasquale Mari L'infinito.... di Giacomo Leopardi, uno penserà, ed invece no, di Tiziano Scarpa, o meglio l'idea che Tiziano Scarpa si è fatto di Giacomo Leopardi, e della sua poesia più celebre. Un'idea, quella di Scarpa su Leopardi, che rivela passione e conoscenza, basti pensare a quel tentativo di lettura di un testo che è il dialogo tra un ragazzo qualsiasi di oggi che sta cercando di prepararsi all'esame di maturità (il personaggio di Andrea) e Il poeta sul significato della sua lirica (L'infinito appunto); su come essa nasce, e su cosa realmente, direi fisicamente, significhi, su qual è insomma l'esperienza che la sottende. Il tutto attraverso l'accostamento di due linguaggi diversissimi, quello colto e ricercato di Leopardi e quello di un ragazzo di oggi, ignorante e in fondo disperato, e forse proprio per questo capace più di altri di poter sentire e comprendere ciò che Leopardi voleva dire, al di là, o magari prima, di tutte le colte e dotte spiegazioni. Il testo in fondo è un incontro tra adolescenze, il ragazzo Andrea e la sua fidanzata Cristina e Giacomo, o meglio l'idea, tutta fantastica e teatrale, di cosa sia potuto essere a 21 anni Giacomo Leopardi, e di cosa poteva essere allora avere 21 anni, attraverso la messa in scena di un "vecchio-bambino", un "sapiente-immaturo". Oggi Giacomo Leopardi ci direbbe qualcosa di nuovo su di noi? Scoprirebbe qualcosa di nuovo su di sé? Potrebbe curarsi magari della sua malattia fisica, ma di quella metafisica? Sarebbe insostenibile per quest’epoca ancora di più di quanto lo fu per la sua? Diventerebbe un teorico della necessaria distruzione dell'umanità? Leopardi forse ci ha già detto tutto, dal suo lontano secolo decimonono, ci ha già descritto, ci ha già immaginato, o previsto. E ora noi proviamo ad immaginarlo qui, piombato nel tempo presente come un sogno, o un'illusione, pronto a sentire canzoncine ed intimidatorie suonerie, a comporre poesie ingenue ed innamorate, a desiderate la fine di noi umani, affinché il passero possa ritornare ad essere nuovamente solitario. Arturo Cirillo 9 e 10 febbraio 2013 PROSA RESIDENZA DI ALLESTIMENTO ErreTiTeatro30 END OF THE RAINBOW di Peter Quilter con MONICA GUERRITORE e con un pianista/attore e un attore regia Juan Diego Puerta Lopez uno spettacolo prodotto da Roberto Toni ANTEPRIMA NAZIONALE È Natale del 1968, siamo in una piccola Suite dell'Hotel Ritz Carlton al Centro di Londra, e Judy Garland – a 46 anni e con un nuovo marito accanto - è decisa a tornare alla ribalta alla grande. I matrimoni falliti, i tentativi di suicidio, le dipendenze sembrano lasciati definitivamente alle spalle, ma... Un musical tragico e divertente allo stesso tempo, che include vari successi della Garland, sugli ultimi mesi di vita dell'attrice. Primo grande successo internazionale di Quilter. L'opera conquista il clamore della critica persino al Sydney Opera House in Australia (premiando le due protagoniste con il Caroline O'Connor Awards). La stessa opera è stata presentata e premiata poi durante il Festival di Edimburgo nel 2006. L'anno seguente Joop van den Ende ha riproposto il musical in una nuova produzione tedesca che ha registrato il tutto esaurito nei suoi sette mesi di tour, ispirando successivamente produzioni nella Repubblica Ceca, Finlandia, Polonia e Nuova Zelanda. Attualmente è in programmazione al Belasco Theater di New York. Ulteriori informazioni sul testo: www.endoftherainbowtour.com 7 e 8 marzo 2013 PROSA Teatro Stabile D’Abruzzo SCENE DA UN MATRIMONIO di Ingmar Bergman traduzione Piero Monaci adattamento e regia Alessandro D’Alatri con Daniele Pecci, Federica Di Martino musiche originali Franco Mussida voce fuori campo Francesca Romana Succi scene Matteo Soltanto costumi Francesco Verderame disegno luci Paolo Mazzi video grafica Alessio Fattori aiuto regia Lorenzo D’Amico Credi che viviamo in una totale confusione? Credi che dentro di noi si abbia paura perché non sappiamo dove aggrapparci? Non si è perso qualcosa di importante? Credo che in fondo c'è il rimpianto di non aver amato nessuno e che nessuno mi abbia amato. Ingmar Bergman L’idea di “riproporre” sulla scena un progetto come “Scene di vita coniugale” è estremamente stimolante. Lo è per una molteplicità di aspetti. Comincerei dal fatto che è un testo divenuto icona internazionale intorno alle complessità delle relazioni uomo donna, e in particolare di quelle matrimoniali. Un altro aspetto è che propone un linguaggio “cinematografico” già dal titolo del capolavoro realizzato poi da Bergman: Scene da un matrimonio. Viene già voglia di proseguire quell’indicazione con il linguaggio tipico della sceneggiatura da cinema tipo: int. sera, ecc… Aggiungo che è una piece assente dalle scene italiane da molto tempo. È un testo che invita ad una proposta nei confronti del pubblico attraverso una rilettura dei comportamenti in chiave contemporanea e contestualizzata alla nostra cultura. Molti giovani non conoscono l’opera, e forse nemmeno il film, ma sono sicuramente un target estremamente sensibile alla tematica. Parlo di giovani ma non solo. Il perno centrale dell’opera sta nel rapporto tra un uomo e una donna e lascia immaginare un’interpretazione magistrale tra due attori che si confrontino sul quotidiano della convivenza. Il fatto che i due appartengano ad una fascia d’età in bilico tra la gioventù e la piena maturità rende l’allestimento ancor più interessante. Daniele Pecci e Federica Di Martino sono un cast perfetto. Per quanto riguarda l’impianto scenico prevedo uno sfruttamento dello spazio in termini di rigore e semplicità. Non una scenografia sontuosa e “materica” quindi, ma un allestimento sobrio che miri più alla suggestione che alla rappresentazione, dove le idee di illuminazione saranno preponderanti ed esaltanti in relazione agli stati emotivi che progressivamente si consumano. La musica avrà un ruolo suggestivo, non come semplice commento, ma soprattutto come “collante” tra le aperture e le chiusure dei vari quadri. Un progetto da costruire ad “hoc”. Tremano le gambe al solo pensiero di “mettere le mani” su un testo così importante. Punto ad un testo che contempli un “passo a due”. E questo già sarebbe un percorso “differente” dal testo originale. Però non vorrei perdermi gli effetti e le suggestioni che il mondo esterno produce su quella coppia. In questo caso poi, vista la disponibilità dei due talenti, si rifletterà su comportamenti e routine di una coppia più giovane dell’originale. L’altro elemento di novità d’approccio, sarà quello di contestualizzare la storia nell’Italia contemporanea. Una delle cose che più mi ha colpito nella rilettura del testo è il fatto che la protagonista femminile si occupa di separazioni (lavora presso uno studio legale). Questo è un elemento molto interessante per lo sviluppo delle testimonianze “esterne” che possono affacciarsi sul quotidiano della coppia: esattamente come proponeva Bergman. Da qui vorrei quindi modificare la professione del protagonista maschile: un professore universitario non ha più le stesse valenze di quando è stata scritta e proposta al pubblico l’opera… Cercherò un lavoro che consenta tutti gli snodi a servizio del personaggio ma con la modernità dell’oggi: che so? Uno che si occupa di ricerca nel settore delle energie alternative? Sarà comunque un lavoro che obbliga il personaggio a rapide e frequenti assenze. Diventa evidente che, nonostante i cambiamenti, i due personaggi restano in quel medesimo limbo sociale descritto da Bergman: una media borghesia, colta e progressista, che resta imprigionata nella propria ideologia “politically correct”… Questo è un altro elemento che trovo estremamente interessante. Tutto lo sforzo e l’autocontrollo, entrambe dolorosi, che i due sono costretti a mettere in campo nel cercare di essere “civili” nella crisi. Un testo dove non ci sono urla e grida tipiche di quel tipo di situazioni, ma dove al contrario si cerca di trovare un equilibrio davanti all’ineluttabilità del danno… In tutto questo diventa evidente l’aspetto ironico, già suggerito dal testo, ma che riportato tra i nostri comportamenti “mediterranei” si va a modellare ancor di più sui due personaggi. Su quello femminile nella paura non del tradimento in sé per sé, ma del subirlo davanti ad una “competitor” più giovane; in quello maschile sulla propria inadeguatezza a gestirlo con una nuova partner con i bisogni e i comportamenti di una generazione diversa… In mezzo a tutto questo la “presenza/assenza” delle due figlie, che come un ago di una bilancia invisibile regolano i ritmi della coppia. Bene mi sembra tutto... per il momento. Alessandro D’Alatri 18 e 19 aprile 2013 PROSA Teatro di Roma LA TRAPPOLA di Luigi Pirandello con Gabriele Lavia e con Giovanna Guida, Riccardo Monitillo regia Gabriele Lavia scene Alessandro Camera costumi Andrea Viotti luci Giovanni Santolamazza Dopo l’allestimento di Tutto per bene presentato lo scorso gennaio al Teatro Argentina, Gabriele Lavia torna al teatro di Luigi Pirandello con La trappola, testo del 1912 del quale oltre all’adattamento e alla regia è anche interprete nel ruolo del protagonista, accompagnato da Giovanna Guida e Riccardo Monitillo. Un omaggio esclusivo dedicato al pubblico, per ringraziare della costante attenzione dimostrata nel corso del progetto che ha visto impegnato il Teatro di Roma nella gestione e nella programmazione dei Teatri di Cintura. La trappola è il discorso interiore di un uomo che confessa la propria ossessione di essere umano ingabbiato dalle convenzioni, dalla famiglia, addirittura dall’obbligo della riproduzione. Per il nostro protagonista, infatti, le donne sono lo strumento che attira l’uomo spingendolo a riprodursi e generare così altri infelici, altre maschere del gran ballo della società. Anche lui naturalmente è vittima del tranello: una donna sposata, che non può avere figli da suo marito, lo seduce, gli strappa una gravidanza per poi abbandonarlo e tornare dal marito. Così rimane da solo con il vecchio padre malato e paralizzato, condannato a quella sorte dal padre, suo nonno, che lo generò 76 anni prima. Per il protagonista ogni genitore è il boia della creatura che genera e che dice di amare perché la condanna a morte. Per Lavia: «i personaggi di Pirandello vivono nella loro dimensione ombra col “sentimento del contrario”, guardando il mondo col “cannocchiale rovesciato”, in modo che il destro diventi sinistro, abitando l’antiterra dei Pitagorici». 1 dicembre 2012 CONTEMPORANEO Les Enfants du Paradis, Festival della Narrazione di Arzo, Svizzera Esteuropaovest Festival MATTEI petrolio e fango di Francesco Niccolini e Giorgio Felicetti con Giorgio Felicetti e con la partecipazione di Valentina Bonafoni Perché uno spettacolo su Enrico Mattei? Il “grande corruttore”, il “grande capitano d’impresa”, Il “grande marchigiano”, il “grande pericolo per l’Occidente”, “l’italiano più grande dopo Giulio Cesare”. C’è sempre il “grande”, vicino ad ogni definizione che riguardi Mattei. Enrico Mattei è probabilmente il personaggio del ‘900 italiano su cui si è scritto di più, una sterminata bibliografia, ancor più che su Aldo Moro. C’è stato un bellissimo film di Francesco Rosi, una recente fiction televisiva, meno bella. E ancora oggi, ogni giorno, viene fuori il nome di Enrico Mattei, sui più svariati argomenti: accendi la radio, si parla di nuovo giornalismo e di editoria, ecco il Mattei fondatore de “Il Giorno”; sui giornali si parla di crisi energetica, e lì il gioco è semplice, Mattei è stato l’energia italiana; in tv parlano di geopolitica, è Mattei che per primo ha messo l’Italia al centro del Mediterraneo; parlano di nuova architettura, è Mattei che ha fatto costruire il villaggio di Borca di Cadore, ancora oggi studiato come modello anni ’50; si parla di comunicazione, di marketing, di nucleare, di arte figurativa, e trovi Mattei. Insomma, anche se circondata spesso da un alone di ostilità e mistero, l’eredità di quest’uomo è ancora immensa. Enrico Mattei a suo modo, tra luci accecanti ed ombre spaventose, è la figura di un patriota. E adesso mi accorgo che anche lo spettacolo Mattei, a suo modo, è uno spettacolo “Patriottico”. All’interno dello spettacolo ci sono delle vicende mai raccontate, c’è un’importante intervista inedita ad un personaggio molto vicino a Mattei, e soprattutto, ci sono gli atti e le conclusioni del Tribunale di Pavia, riguardanti l’ultimo processo sul “caso Mattei”, e i legami tra la morte di Mattei e quella di Pier Paolo Pasolini. Giorgio Felicetti 19 gennaio 2013 CONTEMPORANEO Artemis Danza / Monica Casadei TRAVIATA [creazione per 11 danzatori] coreografia, regia, scene, luci e costumi Monica Casadei musiche Giuseppe Verdi elaborazione musicale Luca Vianini con Vittorio Colella, Melissa Cosseta, Gloria Dorliguzzo, Chiara Montalbani, Gioia Maria Morisco, Sara Muccioli, Camilla Negri, Stefano Roveda, Francesca Ruggerini, Emanuele Serrecchia, Vilma Trevisan assistente alla coreografia Elena Bertuzzi drammaturgia musicale Alessandro Taverna produzione Compagnia Artemis Danza/Monica Casadei coproduzione Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, Festival Verdi - Parma con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività Culturali Regione Emilia Romagna-Assessorato alla Cultura, Provincia e Comune di Parma Traviata è il primo capitolo del progetto Corpo a Corpo Verdi - Trittico (2011-2013), coprodotto dal Festival Verdi e ispirato alla “trilogia popolare” di Giuseppe Verdi, a cui è seguito nel gennaio 2012 Rigoletto con debutto al Théâtre de Suresnes Jean Vilar di Parigi e che vedrà nel 2013 a Parma, in occasione del bicentenario dalla nascita di Giuseppe Verdi, l'intero Trittico con Trovatore in prima assoluta. Violetta contro tutti. Violetta in bianco, speranza di purezza, Violetta in rosso, perché le sanguina il cuore. Un cuore che forse sarebbe stato meglio non fosse mai battuto. Meno dolore, meno contrasto. Violetta, una storia in cui scorre il senso della fine ad ogni alzar di calice. Nulla si risolve. È tardi. È tardi. Dietro i valzer, il male che attende. Dietro le feste e la forma, il marciume di una società in vendita, vuota, scintillante. Addio, del passato bei sogni ridenti. Perché non si è pura siccome un angelo. Questa donna conoscete? Amami, Alfredo… Aver conversato con Monica Casadei sul debutto del primo capitolo del progetto triennale Corpo a Corpo Verdi, ovvero Traviata, ci ha catapultati all’interno di un viaggio coreografico in cui la danza e l’opera duettano dando corpo a un fluire di immagini sbrigliato da qualsiasi volontà di aderenza didascalica, eppure legato a doppio filo al dramma di Violetta. Viaggio in cui vibra il sentimento amoroso di chi spera, legato tragicamente alla sensazione di sapere che tutto finisce, mentre si consuma il conflitto tra singolo e società, pubblica facciata e privato sentire. Ci vuole coraggio e determinazione, ma Casadei, coreografa volitiva e combattiva ne ha eccome, e accetta la proposta di intraprendere un progetto coreografico sulla trilogia popolare di Giuseppe Verdi, ovvero Traviata, Rigoletto e Trovatore. Tre creazioni da qui al 2013, su commissione del Festival Verdi, coproduttore per Traviata in tandem con il Comunale di Ferrara, nelle quali sarà il codice danza a confrontarsi con una tradizione lirica intramontabile quanto conosciuta ai più. Un Corpo a Corpo, nato dal fatto di misurarsi con una musica che non possiamo pensare slegata dalle scene, complice un artista, Verdi, drammaturgo ancor prima che compositore. Per Traviata, quell’Amami, Alfredo, quel libiam ne’ lieti calici, quel croce e delizia, quel sì, piangi, quell’è tardi, qualunque sia la taratura della passione per il bel canto di chi legge, sono parole che si legano nella memoria a voci, ad arie, musiche, storie, teatri, a partire dalle pagine del libro, fonte dell’opera verdiana. Alfredo e Violetta si mischiano nella mente con Marguerite e Armand, i protagonisti dello struggente romanzo La Dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio, 1848, una storia, scriveva il suo autore, che ha un solo merito: “quello di essere vera”. Perché è la società reale con il suo conformismo di copertura che pulsa nelle pagine di Dumas e in Marguerite, nome di fantasia sotto cui si nascondeva quella Marie Duplessis, morta di tisi, sepolta a Montmartre e amata dal giovane scrittore. Romanzo che diventa prima dramma teatrale, poi opera lirica, poi balletto. Da Eleonora Duse a Sarah Bernhardt, da Maria Callas a Alessandra Ferri, Marie/Marguerite/Violetta con la voce, il canto o l’emozione del corpo che danza ha fatto piangere intere generazioni. Ma quale Traviata vedremo stasera? Una Traviata letta dal punto di vista di Violetta. Violetta, appunto, contro tutti. Violetta al centro di una società maschilista espressa da un coro in nero. Violetta moltiplicata in tanti elementi femminili, in tanti spaccati di cuore. Violetta disprezzata, che anela, pur malata, pur cortigiana, a qualcosa di puro. Violetta contro cui si scagliano le regole borghesi espresse dal padre di Alfredo, Giorgio Germont, emblema di una società dalla morale malsana. Una società in cui per certi versi si rispecchia a distanza anche la nostra. Ed ecco Violetta in mezzo a altre Violette, gonna bianca, gonna della festa, gonna del libiam, ma anche del dolore, di un assolo danzato di schiena, in cui assolo significa solitudine, viaggio verso la morte, cammino verso il proprio funerale: e intanto ascoltiamo l’addio, del passato. Traviata ha significato per Casadei e i suoi collaboratori, da Alessandro Taverna, autore della drammaturgia musicale, a Luca Vianini, che ha curato l’elaborazione musicale, entrare nel dramma di Violetta, di questa donna a cui è negata la speranza di un sentimento d’amore. Perché, se come prostituta felice del suo ruolo poteva essere integrata nascostamente dalla società, da cortigiana animata dal desiderio di uscire dal suo destino, non poteva che essere punita dalla malattia, dalla morte, dal disprezzo. Uccisa dall’ipocrisia del coro. Alfredo perciò è nello spettacolo soprattutto un uomo di poco spessore, schiacciato dalle azioni del padre. Appartiene anch’egli al coro. Viene evocato più per la scena della festa da Flora, che per le sue dichiarazioni d’amore. Ancora il disprezzo, ancora lo scontro con la società delle apparenze: qui testimon vi chiamo/ che qui pagata io l’ho. E allora ecco perché quell’ E’ tardi diventa la chiave del Corpo a Corpo Traviata della compagnia Artemis. Due parole che risuonano come una campana a morte. Perché nulla può essere recuperato. Perché Violetta, in abito rosso, danza e il suo cuore non può che grondare sangue, sangue che è la tisi ma che è anche segno di una ferita interiore da cui non c’è che scampo. La società che tutto vede e controlla vuole il suo sacrificio. Sì, piangi, o misera”. Come finire dunque? Come terminare questa visione in bianco e nero, sporcata dal rosso e dal dolore? Che sia con Amami, Alfredo, che ascolteremo in un mix di tante edizioni celebri, un’invocazione che è un grido di morte. Perché se nell’opera ascoltiamo Amami, Alfredo dopo l’incontro decisivo tra Violetta e il padre di Alfredo, nello spettacolo quest’invocazione è spostata al finale. Un urlo di disperazione, un grido di solitudine, in una Traviata molto femminile nella quale la partita non si gioca sulla decorazione, ma sull’esplodere di un’energia fisica di dolore, specchio dell’anima. Un cuore che gronda Appunti da una conversazione con Monica Casadei intorno a Corpo a Corpo Traviata di Francesca Pedroni 4 aprile 2013 CONTEMPORANEO Jolefilm ITIS GALILEO di Francesco Niccolini, Marco Paolini con Marco Paolini consulenza storica Giovanni De Martis consulenza scientifica Stefano Gattei consolle audio Gabriele Turra scenotecnica Yurji Pevere direzione tecnica Marco Busetto illuminotecnica e fonica Ombre Rosse ITIS Galileo nasce da alcune domande e riflessioni intorno a Galileo e Copernico e al mondo in cui hanno vissuto che da un paio d’anni ho cominciato a scambiare con amici e collaboratori che con me hanno iniziato a studiare l’argomento. Da quei ragionamenti, da quelle letture sono nati gli spunti per questo racconto, spunti da cui vale la pena di partire per continuare a cercare le domande giuste per interrogare il presente. Una fra tante: come mai quattrocento anni dopo Galileo per fare l’oroscopo continuiamo a scrutar le stelle come fossero fisse, che cielo usiamo, quello di Copernico o quello di Tolomeo? ITIS Galileo è teatro no profet. È l’occasione per ragionare di scienza mal digerita sui banchi di scuola, di argomenti ben portati da filosofi, maghi, preti e scienziati circa il modo di immaginare l’universo, di spiegare l’attrito e di far l’oroscopo. Galileo Galilei e gli altri: Claudio Tolomeo e Niccolò Copernico, Tycho Brahe e Giovanni Keplero, Giordano Bruno e Tommaso Campanella, Gneo Giulio Agricola e Andrea Vesalio. Forse non tutti sempre nella stessa sera e nello stesso ordine perché la forma scelta è quella di un racconto aperto con parti di dialogo e lettura sopra alle cose che legano Galileo ad Einstein e ce li rendono vicini, anche se a molti di noi non riesce di capire proprio bene bene cosa stanno dicendo. Però ci piacerebbe e forse val la pena di provarci, anche a teatro. Marco Paolini BIGLIETTERIA Teatro Persiani tel. 071 7579445 ABBONAMENTI 1 - 10 ottobre rinnovi 11 - 20 ottobre nuovi Biglietteria del Teatro Persiani dal lunedì al sabato dalle ore 17 alle ore 20 PROSA [6 spettacoli] settore A euro 140 ridotto* euro 110 settore B euro 110 ridotto* euro 80 settore C euro 80 ridotto* euro 55 CONTEMPORANEO [3 spettacoli] posto unico numerato euro 30 ridotto* euro 20 BIGLIETTI dal 23 ottobre vendita biglietti per tutti gli spettacoli di prosa e contemporaneo biglietteria del Teatro Persiani dal martedì al sabato dalle ore 17 alle ore 19.30 nei giorni di spettacolo feriali dalle ore 17 nei giorni di spettacolo festivi dalle ore 15 PROSA settore A euro 25 ridotto* euro 20 settore B euro 20 ridotto* euro 15 settore C euro 15 loggione ridotto* euro 10 euro 10 CONTEMPORANEO posto unico numerato euro 15 ridotto* euro 10 *la riduzione è valida per i giovani fino a 25 anni e gli adulti oltre i 65 anni e convenzionati vari INFORMAZIONI AMAT Ancona, corso Mazzini n. 99 071 2075880 www.amat.marche.it [email protected] INIZIO SPETTACOLI feriali ore 21 festivi ore 17