Alla Santa Chiesa di Dio che è in Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia “L’anima mia magnifica il Signore”. Mi vengono in aiuto le parole di Maria nel suo incontro con Elisabetta per rivolgerTi il mio primo saluto, carissimo Popolo di Dio pellegrino in Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia. Sì, il mio spirito, trepidante come quello della Vergine divenuta Madre per la potenza dell’Altissimo, loda il Signore. Il mio animo, prima turbato e poi placato dalla Parola che è giunta fino a me, benedice Colui che è Santo. È veramente grande il mistero della fede, che mi è dato di celebrare nella Pentecoste di quest’anno del Signore 2005 insieme a Te, Santa Chiesa particolare che il Signore mi chiede di servire. Lo Spirito del Risorto, promesso e atteso, viene ancora a riempire in modo nuovo la vita di tutti Voi e anche la mia! Un dono immenso. Percorrere un tratto di strada insieme, fratelli e sorelle uniti nella stessa fede e nello stesso amore, verso la meta ultima di ogni speranza terrena, il Padre nostro che è nei cieli. Come non cantare tutta la gioia e lo stupore dinanzi alle Sue meraviglie? “L’anima mia magnifica il Signore”. Maria con il suo saluto portò la gioia piena nella casa di Elisabetta. Non senza aver prima affrontato, in fretta, un viaggio che nella solitudine e nel silenzio dell’attesa le faceva presagire tutta la bellezza dell’incontro che stava per vivere. Vorrei anch’io condividere con Voi tutti la gioia che porto nel cuore. Essa si scontra con la consapevolezza della mia povertà. Deve fare i conti con i limiti che segnano la mia umanità. Ma non può mai venir meno, perché è il Signore che ne fa dono ai suoi servi rendendoli beati perché credono in Lui. Dio agisce sempre così. Guarda la pochezza delle sue creature non per giudicare e condannare, ma per salvare e dare la vita. Questa gioia, carissimi, mi consente di salutarVi uno per uno aprendo il mio cuore e dichiarandoVi subito che Vi voglio bene! Ignoro i Vostri nomi, non conosco i Vostri volti, ma già Vi amo. Nemmeno a me è risparmiata la trepidazione e l’incertezza di chi si apre alla novità di un incontro con tante storie di uomini e donne, tutti da ascoltare e da accogliere, in ciascuno dei quali è presente Gesù in persona, il Vivente, il Pellegrino, il vero e unico Pastore della Chiesa che Egli si è acquistata con il Suo sangue. Non è vero che rimaniamo estasiati dinanzi alle grandi cose che l’Onnipotente continua a fare in mezzo a noi? “L’anima mia magnifica il Signore”. Le due madri, entrambe visitate dal Signore, trasformarono quell’incontro di gioia in una intensa preghiera che saliva fino al Cielo. Si erano, infatti, accolte reciprocamente. Avevano riconosciuto che l’una aveva bisogno dell’aiuto dell’altra. Lo Spirito Santo le aveva rese Tempio del Dio vivente. Permettete, allora, anche a me di abbracciarVi e uniteVi tutti alla mia preghiera di ringraziamento. Innanzitutto Voi, carissimi confratelli nel sacerdozio, perché l’esempio della nostra comunione presbiterale edifichi sempre l’intera comunità ecclesiale. E poi Voi, amatissimi religiosi e religiose, affinché risplenda la Santità di Dio non solo nella Vostra vita ma in tutti gli ambienti che servite con dedizione e spirito di sacrificio. E finalmente Voi, dilettissimi fedeli laici: Voi papà e mamme che cercate di fare delle Vostre famiglie dei piccoli santuari dove si impara ad amare; Voi anziani che nonostante gli acciacchi dell’età non Vi tirate indietro dinanzi all’urgente compito di garantire la continuità tra passato e futuro, per evitare che il presente poggi sul nulla; Voi giovani, che solo apparentemente Vi mostrate indifferenti o distratti dinanzi ai grandi valori della vita, ma che siete capaci di incendiare il mondo se Vi sentite accolti e amati, come avete mostrato davanti a tutti in occasione dell’agonia e della morte del grande Papa Giovanni Paolo II; Voi bambini, che fin dall’inizio della Vostra vita gridate a noi adulti il diritto di essere rispettati e aiutati a crescere bene. E Voi ammalati, che partecipate alla sofferenza del Cristo in croce perché il mondo si salvi. Voi poveri, prediletti del Signore, che chiedete amore e giustizia a quanti si professano discepoli di Colui che è venuto a portarVi un lieto messaggio. Voi lavoratori della mente e delle braccia e Voi che soffrite la mancanza di lavoro con le gravi conseguenze che ne derivano. E infine Voi, amministratori e responsabili a vari livelli nella società civile, chiamati ad un’altissima missione nel promuovere e garantire il bene comune, perché il Vostro fedele e intelligente servizio contribuisca a edificare quella nuova civiltà dell’amore che tutti insieme dobbiamo costruire. Quanti ne avrò dimenticato? Perdonatemi. E statemi vicino, anche con la correzione fraterna. Pregate per me: non mi sentirò solo e non avrò paura. Con tutta la Chiesa leviamo lo sguardo verso l’Alto! Insieme al nuovo Vescovo di Roma, il papa Benedetto XVI, “umile lavoratore nella vigna del Signore”. Insieme al mio venerato predecessore, il Vescovo Salvatore, trasferito alla sede Metropolitana di Cosenza-Bisignano. Insieme alla Chiesa sorella di Nocera-Sarno, che mi ha generato alla fede, e al suo Vescovo Gioacchino. Chiesa di Cristo, prendi il largo e non avere paura: “ti guiderà sempre il Signore”. ET TE DUCET DOMINUS SEMPER Francesco Alfano Arcivescovo eletto Nocera Inferiore, 13 maggio 2005, Memoria della Beata Vergine Maria di Fatima