FANO JAZZ BY THE SEA
Gli artisti di Fano Jazz By The Sea 2008
Joe Bowie's "Defunkt" Millenium.
Great Black Music. Non si può definire altrimenti la musica dei Defunkt, gruppo che da sempre
coniuga il più avanzato linguaggio improvvisativo jazzistico con i più travolgenti ritmi del funk. Una
miscela letteralmente esplosiva che il trombonista Joseph Bowie (fratello minore di Lester Bowie,
leggendario trombettista dell’Art Ensemble of Chicago) si è inventato sul finire degli anni Settanta,
nell’ambito dei vivaci fermenti newyorkesi del periodo, dopo aver frequentato artisticamente uomini
d’avanguardia come Ornette Coleman, Cecil Taylor, Sam Rivers e Leroy Jenkins, aver fatto parte
del Black Artists Group di St. Louis, associazione similare alla chicagoana A.A.C.M., e aver militato
nello Human Arts Ensemble del batterista Charles Bobo Shaw. Il manifesto programmatico dei
Defunkt - nelle cui file si sono alternati, fra gli altri, i chitarristi Vernon Reid e Jean-Paul Bourelly, il
bassista Melvin Gibbs, il sassofonista Luther Thomas, il percussionista Kahil El’Zabar e lo stesso
Lester Bowie - rimane l’album omonimo uscito nel 1980, al quale ne sono seguiti vari altri, fra cui
Thermonuclear Sweat (1982), In America (1988), Live At The Knitting Factory (1991), A Blues
Tribute To Muddy Waters And Jimi Hendrix (1994), Live And Reunified (1994), Defunkt The Legend
Continues (2001) e Journey (2004). Dischi colmi di quell’energia che nei concerti di Joseph Bowie e
compagni diventa straripante, irresistibile.
SFJAZZ Collective
Una vera all stars band. Il San Francisco Jazz Collective si presenta come una autentica,
straordinaria parata di stelle, allineando alcune delle personalità di primissimo piano del jazz
contemporaneo. Prestigiosissima è la front line, con Dave Douglas alla tromba, Joe Lovano al sax
tenore, il portoricano Miguel Zenon al sax contralto e al flauto e Robin Eubanks al trombone. Alle
loro spalle agiscono altri nomi di rilievo quali il vibrafonista Stefon Harris, la pianista Renee Rosnes,
il contrabbassista Matt Penman e il batterista Eric Harland. Il SFJAZZ Collective si è costituito nel
2004, nel quadro delle molteplici attività dell’associazione californiana SFJAZZ, che organizza ogni
anno il rinomato festival di San Francisco, oltre ad essere attivamente impegnata sul fronte della
didattica. Dal momento della sua costituzione il “collettivo” ha tenuto tournée a livello
internazionale e pubblicato una serie di album registrati dal vivo comprendenti composizioni
originali e provenienti da repertori altrui, da Ornette Coleman a Thelonious Monk, a Herbie
Hancock. Durante il tour estivo 2008 il gruppo propone riletture di composizioni del sassofonista
Wayne Shorter: l’abbinamento tra la rigorosa, spesso geniale scrittura dell’ex Weather Report e la
fantasia strumentale dei membri del SFJAZZ Collective sono assoluta garanzia di un jazz ad
elevatissimo livello di contenuti.
E.S.T - Esbjörn Svensson Trio
Un gruppo pop che suona jazz. Il trio svedese guidato da Esbjörn Svensson ha ridisegnato
dall’interno le dinamiche del triangolo pianoforte-contrabbasso-batteria, grazie alla formidabile
intesa maturata negli anni dal pianista con i connazionali Dan Berglund e Magnus Öström. Al di là
della leadership nominale, E.S.T. è quindi un vero e proprio organismo collettivo che si nutre
innanzitutto di quella formula magica che si chiama interplay, una macchina musicale da tempo
perfettamente oliata in tutti i suoi ingranaggi, dove regna un grande equilibrio sonoro. Incline ad
atmosfere romantiche, con improvvise, tonificanti iniezioni di energia, il trio scandinavo si è
formato nel 1993 e ha via via ampliato i propri orizzonti espressivi, pubblicando con regolarità
album che hanno attestato la progressiva crescita artistica, concentrandosi soprattutto su
composizioni originali (anche se uno dei suoi dischi più belli E.S.T. lo ha dedicato al genio di
Thelonious Monk). Ed è dal vivo che si coglie al meglio il gioco di squadra che permette a
Svensson e compagni di evitare i rischi della routine, di regalare continue sorprese. L’ultimo loro
album si intitola Live In Hamburg e li fotografa in forma smagliante, cosa che per i tre musicisti
nordici è praticamente una regola.
FANO JAZZ BY THE SEA
The Yellowjackets featuring Mike Stern
Un supergruppo e un fenomeno della sei corde. Per i cultori della fusion vedere insieme sullo stesso
palcoscenico gli Yellowjackets e Mike Stern è sicuramente un evento da non perdere. E non è la
tipica collaborazione confezionata a tavolino: le “giubbe gialle” e il chitarrista si conoscono e si
stimano reciprocamente al punto di aver deciso di entrare in studio di registrazione per dar vita a
Lifecycle, album al cui ascolto si avverte subito una visione musicale comune, con una predilezione
per momenti ad elevato tasso energetico. Il tutto legato da una non comune classe strumentale.
La fortunata vicenda degli Yellowjackets ha origine nel lontano 1977, quando il chitarrista Robben
Ford riunì, in occasione delle session del suo album The Inside Story, alcuni eccellenti sidemen, tra i
quali il tastierista Russell Ferrante e il bassista Jimmy Haslip, al cui fianco ci sono da anni il
sassofonista Bob Mintzer e il batterista Marcus Baylor. Un successo, quello degli Yellowjackets, che
si è protratto nel tempo e che non accenna a diminuire.
Giunto alla ribalta internazionale nei primissimi anni Ottanta, grazie alla fortunata partnership con il
divino Miles Davis, Mike Stern è un altro che non ha bisogno di molte presentazioni: il suo intenso
concerto dello scorso anno a Fano è riuscito persino a contrastare le turbolenze metereologiche,
regalando al pubblico grandissime emozioni.
Stefano Bollani: “Bollani Carioca”
Bollani in salsa brasiliana. O meglio, il nostro più illustre pianista jazz “gioca” a fare il “carioca”.
Tutto è nato dalla scoperta del samba e dello choro, il brodo primordiale da cui ha successivamente
preso forma la bossa nova. Bollani, con la serietà che lo contraddistingue ma anche con quel pizzico
di ironia che lo accompagna in ogni sua impresa, si è tuffato in questi mondi, oltre che con due suoi
abituali collaboratori (il sassofonista Mirko Guerrini e il clarinettista Nico Gori, entrambi
componenti del quintetto I Visionari), insieme a cinque valorosi musicisti brasiliani: il sassofonista
Zè Nogueira, il chitarrista Marco Pereira, il contrabbassista Jorge Helger, il batterista Jurim Moreira
e il percussionista Armando Marçal. Dal vivo tornano tutte le gemme che Bollani ha già fissato su
CD: vecchi samba come “A voz do morro” di Zé Keti, “Samba e amor” di Chico Buarque, classici
dello choro come “Segura ele” di Pixinguinha e “Tico Tico no Fubà” di Ziquinha. Ma ci sono anche
altre chicche, come “Trem de onze” di Adoniran Barbosa, canzone resa famosa in Italia da Riccardo
Del Turco col titolo “Figlio unico”. “Bollani Carioca” è un vero e proprio spettacolo nel quale i
musicisti, come si direbbe a Rio de Janeiro, seguono “l’onda del momento”, muovendosi a ranghi
compatti, oppure in quartetto, trio, duo, talvolta lasciando sotto i riflettori il solo Bollani, con il suo
lirismo, con la sua fantasia, con la sua incontenibile creatività.
Omar Sosa Quartet “Afreecanos”
Un messaggero della cultura afro-americana, un messaggero di pace. Ma Omar Sosa è anche
un’alchimista sonoro, uno che vive il ruolo di musicista con grande coinvolgimento spirituale. Ogni
suo concerto è, dunque, una sorta di rituale al quale il pubblico è chiamato a rendersi partecipe.
Afreecanos, dal titolo del recente CD inciso dal pianista cubano assieme a musicisti di svariata
provenienza geografica, è un progetto che rispecchia appieno le idee di un artista dagli ampi
orizzonti espressivi. “Con Afreecanos continuo il mio lavoro di ritorno alle origini, di ricerca di
punti in comune tra varie tradizioni, cubana, brasiliana, senegalese, guineana, maliana e
mozambicana”, afferma Omar Sosa, “Con la musica che faccio voglio dimostrare che siamo figli
della stessa Madre, e anche se siamo geograficamente separati, siamo vicini nell’essenza, nei
concetti, nelle radici”. In Afreecanos c’è naturalmente anche parecchio jazz, filtrato attraverso una
forte personalità cui ogni etichetta di comodo va stretta. Omar Sosa è, infatti, un musicista senza
frontiere, che opera lucidamente una sintesi ideale fra suoni e ritmi diversi. Sintesi che reca l’ormai
inconfondibile marchio di una delle menti più ingegnose e aperte del panorama musicale
contemporaneo.
FANO JAZZ BY THE SEA
Jerry Bergonzi - Joey Calderazzo Quartet
Un quartetto che percorre speditamente la strada maestra del jazz. A dirigerlo sono due rinomati
specialisti dei rispettivi strumenti: Jerry Bergonzi è uno dei sassofonisti tenore più ferrati in
circolazione, mentre Joey Calderazzo è pianista di riconosciuta classe e sensibilità. Completano il
gruppo due ritmi versatili quali il contrabbassista Orlando le Fleming e il batterista Adam
Nussbaum.
Nativo di Boston, Jerry Bergonzi è riuscito nella non facile impresa di portare a felice sintesi gli
insegnamenti di maestri del tenore come Sonny Rollins, John Coltrane, Joe Henderson e Wayne
Shorter, perfettamente armonizzati in un sound personale, incisivo.
Cresciuto ascoltando Oscar Peterson, Chick Corea, Herbie Hancock e McCoy Tyner, Joey
Calderazzo ha all’attivo lunghe e proficue collaborazioni con grossi calibri del sassofono come
Michael Brecker e Branford Marsalis.
Inglese di Birmingham, Orlando Le Fleming ha suonato con numerosi musicisti connazionali (fra i
quali Tommy Smith e Guy Barker) e d’oltre Atlantico (Bill Charlap, Don Braden, David Liebman,
Joey Calderazzo, Branford Marsalis e altri).
Adam Nussbaum è da tempo uno dei batteristi più richiesti. Gil Evans, Stan Getz, Dave Liebman,
Gary Burton, Michael Brecker, John Abercrombie, Charles Lloyd sono solo alcuni tra coloro che si
sono avvalsi dei suoi preziosi servigi.
Michel Portal Trio
Una genio del jazz europeo. Definizione tutt’altro che affrettata ed esagerata e che nel caso di
Michel Portal tiene conto di diversi fattori: eccellenza strumentale al sax soprano, contralto,
clarinetto, clarinetto basso (ma suona in modo originale anche il bandoneon, strumento principe del
tango); non comune versatilità espressiva, che lo ha portato a collaborare anche con guru della
musica contemporanea come Stochkausen, Boulez, Berio; grande capacità di sintesi fra molteplici
linguaggi, incluso ovviamente il jazz. Insomma, il polistrumentista di Bayonne, dove è nato nel
1935, sa muoversi con pari abilità in variegati contesti sonori. Nel campo della musica improvvisata
si è distinto nel gruppo New Phonic Art e collaborando con John Surman, Albert Mangelsdorff,
Pierre Favre, Barre Phillips e con il fisarmonicista connazionale Richard Galliano, insieme al quale
si è esibito durante l’edizione 2006 di Fano Jazz By The Sea. Tra i suoi progetti più recenti c’è
Minneapolis, per il quale il musicista transalpino ha coinvolto alcuni collaboratori di Prince. Leader
autorevole ed esigente, Portal sa bene come scegliere i propri partner e come renderli partecipi di un
universo musicale composito, nel quale convivono armoniosamente una vasta gamma di colori,
profumi, umori.