NUOVI APPROCCI ALLA COMUNICAZIONE NEL MEDIOEVO? COMUNICAZIONE, ALFABETISMO E LO SVILUPPO DELLA SOCIETA’ MEDIEVALE Dall’introduzione al volume “New Approaches to Medieval Communication”, pubblicato nel 1999, il terreno della comunicazione, e dell’alfabetismo, nel mondo medievale ha continuato ad essere investito da una valanga di ricerche. Nel 1978 in una raccolta di saggi, edita da Jacques Le Goff, dal titolo “La nouvelle historie”, Roger Chartier e Daniel Roche prevedevano alcuni sviluppi nello studio della storia sociale. Nel 1999 appariva ormai chiaro come i due storici avessero in realtà individuato un mutamento essenziale, non di una moda intellettuale passeggera, che ha avuto grandi conseguenze. Sin dall’inizio gli storici sociali si erano occupati delle diverse posizioni e relazioni degli uomini all’interno della società. Una nuova storia del Medioevo, come quella di Roger Chartier e Daniel Roche, doveva affrontare la questione di quali gruppi sociali potessero essere identificati in questo periodo della storia europea e se fosse possibile distinguerli sulla base di una propria storia specifica. Non erano soltanto i fattori economici e politici che contribuivano alla formazione dei diversi gruppi sociali, ma anche le pratiche culturali si dimostravano egualmente importanti. Queste pratiche potevano riguardare la vita quotidiana dei vari gruppi, ma anche le loro attitudini di fronte alla parola scritta, la loro educazione e le loro abitudini di lettura. ALFABETISMO MEDIEVALE Ogni gruppo medievale si autorappresentava attraverso la memoria formalizzata di un passato comune, che poteva essere rievocato con rappresentazioni rituali. Preservare e fissare un’immagine del passato proprio e degli altri costituiva parte integrale dell’identità e dell’autorappresentazione del gruppo. Fissare il passato nella scrittura implica che il passato non può più adattarsi al mutare delle circostanze, come accadeva invece quando faceva parte delle tradizioni orali del gruppo. Per la comprensione della storia sociale medievale, una riflessione sul ruolo della scrittura diventa dunque necessaria. Questa fase della storia europea è importante per il processo di Verschriftlichung (ricorso a scrittura per finalità che prima erano state orali o non verbali). La storia di questo processo è diversa nelle varie regioni europee certamente non si è trattato di un processo monolineare, evolutivo. Nonostante le variazioni regionali, osserviamo in generale una intensificazione e diversificazione nell’uso della scrittura in età medievale, con un’impressionante accelerazione nel XIII secolo. GLI USI PRAGMATICI DELLA SCRITTURA Chi scriveva e per chi? Per quale motivo? Quali erano le funzioni sociali che traevano profitto dall’uso della scrittura? Come erano utilizzati nell’amministrazione o nell’esercizio del potere? La storia sociale procede di pari passo con la scienza ausiliaria della diplomatica. Entrambe partono dall’analisi di testi prodotti all’interno di un’istituzione e cercano di trovare le risposte che si sono posti. Entrambi partono dai testi pragmatici sopravvissuti. Quali testi siano “pragmatici” dipende dal gruppo sociale analizzato. Le ricerche sull’alfabetismo pragmatico non prendono quasi mai in considerazione libri e altri testi scritti delle elites ecclesiastiche alfabetizzate. L’alfabetismo delle elites è lasciato agli studiosi di storia culturale, agli storici del diritto o delle idee. Hagen Keller, nel 1986, definiva alfabetismo pragmatico tutte le forme di alfabetismo che sostenevano direttamente atti pratici o che intendevano insegnare comportamenti umani rendendo disponibile la conoscenza. La definizione consentiva di studiare l’alfabetismo non solo nell’attività quotidiana di elites governanti, amministratori e mercanti, ma anche l’alfabetismo del clero secolare e regolare in tutte le sue forme, nonché la presenza di testi scritti nella vita di aristocratici, donne, contadini e cittadini. Secondo questo approccio, alfabetismo e oralità non sono opposti, ma forme complementari di comunicazione, scelte a seconda delle possibilità di un gruppo sociale e della fase di sviluppo della sua alfabetizzazione. LA COMUNICAZIONE MEDIEVALE John William Adamson nel 1939, utilizzando il termine alfabetismo, lo intendeva come la capacità di leggere e scrivere. Gli studiosi continuano a contare quanti uomini e donne fossero in grado di scrivere il proprio nome, ritenendo l’alfabetismo acquisito con questa capacità piuttosto rudimentale. Nel 1957 Richard Hoggart pubblica il volume “The Uses if Literacy”; grazie al suo lavoro l’idea ha acquistato un nuovo contenuto. Il volume raccoglie le opinioni di operai dell’Inghilterra del Nord e analizza come riviste, film e altri mezzi di comunicazione siano riusciti a trasformare quelle opinioni nel corso della prima metà del XX secolo. Il libro, attraverso un articolo pubblicato nel 1963 su “The consequences of literacy”, pare aver contribuito indirettamente a sensibilizzare i medievisti sull’influenza esercitata dai mutamenti nella tecnologia della comunicazione sulla mentalità dei gruppi sociali. Gli autori di questo saggio (Goody e Watt) consideravano la scrittura il motore del mutamento storico. Ritenevano che la mente umana, imparando a leggere e a scrivere, si fosse riorganizzata. L’introduzione della scrittura avrebbe anche portato al mutamento sociale. Nelle pubblicazioni anglosassoni sull’argomento, la parola alfabetismo veniva spesso usata in contrapposizione a oralità. Una delle prime domande che gli storici si erano posti era stata se nel Medioevo la conoscenza della parola scritta fosse presente anche al di fuori della cerchi delle elites ecclesiastiche. A poco a poco venivano alla luce prospettive diverse. Ci si chiedeva, ad esempio, se e come le altre forme di comunicazione continuassero ad avere un ruolo dopo l’introduzione della scrittura. Questa diversa accentuazione è chiaramente visibile nello studio dei rituali, che utilizzano allo stesso tempo forme di comunicazione non verbali, orali e scritte. Dato che per decenni oralità e alfabetismo erano alla moda tra i medievalisti, si era prestata grande attenzione all’uso dei diversi strumenti di comunicazione da parte dei vari gruppi sociali, e come distinguevano se stessi dagli altri gruppi e ribadivano la propria identità attraverso ripetute rappresentazioni della propria storia. Altro oggetto di interesse era l’influenza dell’introduzione della scrittura, in quanto tecnica, sui diversi gruppi, sui loro membri e la loro autorappresentazione. QUESTIONI VECCHIE E NUOVE Mentre proseguono le ricerche sulla storia sociale della comunicazione medievale, nuovi interrogativi modificano l’oggetto e i metodi di questa storia. I padri della scuola degli “Annales” non avrebbero avuto nulla in contrario ad includere l’autorappresentazione dei gruppi sociali nell’elenco dei temi studiati dalla storia sociale. I soggetti rimangono i gruppi sociali e le loro interrelazioni. Quando però l’analisi dell’autorappresentazione di un gruppo comprende lo studio dell’immagine dell’altro, emergono alcuni problemi ad esempio, i grippi medievali cristianizzati dovevano includere anche le immagini di Cristo, della Vergine Maria, di angeli e demoni,… Le nuove questioni sono state ispirate dal lavoro di quei linguisti e semiotici che hanno fatto diventare i ricercatori nel campo delle scienze umane sempre più consapevoli dell’importanza del linguaggio. La necessità di riconsiderare l’idea dell’autore autonomo era per gli studiosi di chartae e delle vite dei santi un fatto meno rivoluzionario di quanto potrebbe apparire a prima vista. La ricerca si era sempre interessata all’identificazione di passi presi in prestito, rielaborazioni e all’adattamento dei testi in contesti diversi. Gli stessi manoscritti che tramandavano i testi medievali potevano essere considerati come tante rappresentazioni di testi soggetti al cambiamento l’attenzione dei medievalisti si era rivolta anche al problema della coesistenza di forme parlate e scritte della stessa lingua, di lingue scritte tenute in grande considerazione, accanto a lingue parlate ritenute di minor valore, prima ancora dello sviluppo della sociolinguistica. Le forme di comunicazione bevono essere analizzate sia nel loro contesto sociale che rispetto alla loro natura linguistica. LA STORIA DELLA COMUNICAZIONE E LA STORIA DELLO SVILUPPO SOCIALE Può sembrare impossibile rispondere in termini generali alla questione del grado di influenza della scrittura sullo sviluppo della società. Eppure si può ancora voler discutere dell’alfabetismo di specifici gruppi all’interno di una società, o analizzare alcuni aspetti dell’alfabetismo. Dopo decenni di ricerche sull’alfabetismo e l’oralità medievali possiamo iniziare a dare delle risposte. Queste domande presuppongono che i gruppi sociali reagiscano alle nuove tecniche piuttosto che approfittare delle opportunità che esse offrono. Possiamo però assumere che gli usi della scrittura vengano influenzati dai modi in cui un gruppo adatta la cultura della parola scritta alle proprie condizioni. Ci sono anche altre domande, che vanno al di là di quelle generalmente poste dagli storici sociali che si occupano dei gruppi sociali medievali. Domande alle quali non siamo sempre in grado di rispondere in modo soddisfacente sulla base dei dati raccolti fino ad oggi. UN MODELLO Può essere utile tentare di suggerire quale possa essere stata l’influenza dell’alfabetismo su una società medievale, ricorrendo a un diagramma di flusso che distingue tra realia, attività e concetti. Il termine realia si riferisce a oggetti, istituzioni e condizioni che hanno un carattere duraturo. Questi realia nascono e a loro volta influenzano grandemente le attività umane collegate alla comunicazione, ma anche le azioni attraverso le quali si sviluppa la realtà. I concetti di conoscenza, tecnologia e complessità, insieme all’istruzione formano una sorta di volano che nel tempo può provocare un’accelerazione dello sviluppo della società. È chiaro come questo schema non solo semplifica un processo molto più complesso, ma non riesce neanche a renderlo in modo soddisfacente in un diagramma a due dimensioni. L’attività primordiale nel diagramma è il messaggio. Se si vive in una società in cui la scrittura non viene utilizzata, si può scegliere di trasmettere il messaggio attraverso la parola, una raffigurazione, altri strumenti di comunicazione non verbale, o attraverso una combinazione di queste formule. Se si sceglie di produrre un’immagine pittorica, qualcuno può vederla ed essa può in questo modo condurre ad un’azione da parte della persona che l’ha osservata. L’immagine stessa allarga il numero dei realia che costituiscono una parte della realtà. Se si sceglie di trasmettere un messaggio con la lingua parlata, allora questo messaggio può portare ad un’azione che modifica la realtà. Quando i messaggi vengono trasmessi da una generazione all’altra, possiamo parlare di tradizione orale. L’ALTO MEDIOEVO Le forme scritte di comunicazione in molte società medievali erano superflue. Non vi era modo di distinguere tra una conoscenza oggettiva e una soggettiva. La distinzione divenne possibile solo quando lettura e scrittura entrarono a far parte del’arsenale delle forme di comunicazione. L’introduzione della scrittura fece notevoli progressi nel VII e VIII secolo, con un aumento del numero di centri della cultura scritta in aree relativamente nuove, e anche con cambiamenti quantitativi. La scrittura è una tecnica e i mutamenti in ogni tecnica vengono accettati solo quando il loro uso è stato generalmente riconosciuto utile. Nel mondo antico di solito i testi latini venivano scritti senza separare le parole e con una punteggiatura minima. Sono stati i chierici irlandesi e anglosassoni del VII e VIII secolo a pensare che potesse essere utile separare le parole. Questo perché lingua scritta e lingua parlata erano differenti. Questo avvenimento segnò una cesura importante nella storia dell’alfabetismo medievale. La cultura scrittoria carolingia e post-carolingia, dal IX all’XI secolo, sarebbe stata inconcepibile senza le fatiche dei chierici britannici e irlandesi. Nel corso del primo millennio, la scrittura diventa sempre più spesso un’alternativa accanto alle alte più vecchie possibilità si trasmissione dei messaggi. L’introduzione graduale della cultura scritta ha comportato però lo sviluppo di altre attività, oltre alla scrittura, legate al modo in cui le persone stavano imparando a trattare i testi scritti. Nasceva un’istituzione destinata alla conservazione di testi sotto forma di libri: la biblioteca. E si sviluppava anche un tipo di scuola in cui si insegnavano i diversi modi di trattare con competenza i testi scritti. Tutti questi realia e attività iniziavano ad essere parte della realtà sociale. Leggere e ascoltare testi scritti poteva istigare il lettore o l’ascoltatore ad agire, modificando così la realtà sociale. Nasceva una mentalità da alfabeti che avrebbe conservato molto in comune con la mentalità dei contemporanei analfabeti, differendo però nell’importanza attribuita ai testi scritti. IL XIII SECOLO Il XIII secolo costituisce una seconda cesura nella storia dell’alfabetismo europeo. Assistiamo in primo luogo a un importante sviluppo quantitativo, con l’aumento dalla metà del secolo della produzione di chartae. Cosa la abbia provocata è ancora da stabilire con precisione (ipotesi non confortante dello sviluppo del diritto romano). L’aumento della produzione di testi non investe soltanto le chartae. Anche testi scolastici vengono copiati più spesso che in passato. Vi furono poi sviluppi più significativi nelle tecniche della cultura scritta. I libri prodotti nel XIII secolo assomigliano spesso ai libri di oggi. La struttura del testo scritto emerge più chiaramente che in passato. Testi complessi sono organizzati logicamente e il recupero di informazioni è facilitato dall’aggiunta di testi ausiliari come indici e rimandi. Cataloghi e rimandi aiutano nella ricerca di testi nelle biblioteche e negli archivi. Questa forma di alfabetismo che è stato definito di consultazione stava divenendo sempre più diffusa nel XIII secolo. Possiamo poi osservare qua e là la genesi della mentalità alfabetizzata. Il diffondersi dell’uso della scrittura cambiava quei modi di fare le cose oralmente che erano considerati naturali. Infine, dal lungo XIII secolo in poi, si registra un notevole sviluppo delle scuole cittadine. Questo sviluppo riguardava la crescita di scuole parrocchiali, ma anche alla trasformazione delle scuole cattedrali in università e la fondazione di nuove università. L’istruzione divenne, almeno in parte, separata dagli ecclesiastici. Ora la conoscenza e la conoscenza applicata venivano separate una dall’altra e l’insegnamento era più attento alla nuova domanda di alfabeti da parte della società. Si sviluppò molto la tecnica dello scrivere le lettere, classificata tra le cosiddette artes dictaminis che spiegavano come produrre velocemente e in modo efficiente documenti convenzionali. Dal XIII secolo il volano del nostro diagramma di flusso inizia ad acquistare velocità, alimentato dall’educazione formale nelle arti della parola scritta. L’educazione porta al sapere che può essere applicato o meno come una tecnica, come tecnologia. Lo sviluppo della tecnologia accresce la complessità della società, la quale a sua volta porta ad un aumento della domanda di educazione, e via dicendo. Tutti i realia e attività citate nel diagramma erano presenti nel Medioevo nella maggioranza delle società occidentali. Tutti questi sviluppi e punti di partenza fanno del XIII secolo un periodo che può essere considerato nella storia dell’alfabetismo europeo più importante dell’introduzione della pressa a stampa. Il pubblico, infatti, per i prodotti dell’invenzione di Gutenberg, si era formato dal XIII secolo in avanti, nelle città. Lo sviluppo dell’alfabetismo, dell’urbanizzazione e dell’istruzione hanno contribuito alla maggior parte degli sviluppi della società occidentale.