Casa delle armi o Aula Bunker o Accademia di scherma Progettata nel 1934, costruita a partire dal 1935 e completata nel 1936, la Casa delle Armi è considerata l'opera più importante di Luigi Moretti, nonché un vero capolavoro di architettura razionalista. Nasce come Casa del Balilla sperimentale, destinata inizialmente all'esercitazione degli Accademisti nella scherma, da cui il nome di Casa delle Armi e, poi, Accademia della Scherma. L’edificio è composto da due corpi ortogonali, a formare una L, in linea con l’idea di creare una chiusura verso l’esterno e un’apertura verso il Foro, contrasto reso più evidente dalla scelta dei materiali utilizzati, compatto marmo bianco di Carrara per gli esterni e vetrate ampie e luminose verso gli interni. Moretti concepì “un grande contenitore vuoto”: 25.000 metri cubi di volume per 4.000 metri quadri di superficie calpestabile che con le coperture diventano 6.000. All’interno vi erano spazi polifunzionali destinati a svariate attività: il corpo più snello era dedicato alle attività di amministrazione, soggiorno e biblioteca; il volume ovale era destinato all'ingresso privato degli atleti ed il blocco più ampio invece ospitava la palestra della scherma, lunga 45 metri e larga 25, capace di contenere una presenza simultanea sulle pedane pari a 160 atleti. Spiccano, inoltre, i numerosi e maestosi mosaici decorativi, frutto della collaborazione di numerosi artisti, esaltazione dello sport e richiamo, anche grafico, alla “Roma Antica”. La trasformazione della Casa della Scherma inizia negli anni '50 e '70, quando venne destinata alla pallacanestro, dalle semplici attività di base a competizioni e campionati, per essere poi destinata, nel 1981, ad ospitare una caserma dei carabinieri e un'aula giudiziaria d'emergenza, divenendo nota come Aula Bunker, sede del processo Aldo Moro e delle vicende giudiziarie legate al terrorismo degli anni di piombo. L’Aula Bunker viene successivamente utilizzata come magazzino, archivio giudiziario, ufficio per verifiche elettorali, andando incontro a uno stato di progressivo abbandono, rispetto al quale vi fu un fermento di appelli del mondo culturale per salvare dal degrado quello che è considerato da molti un importante monumento del Novecento. Dopo essere, è stata lasciata in stato di semi abbandono. È ora di proprietà del CONI e vi si stanno svolgendo (aprile 2013) lavori di restauro in attesa di una nuova destinazione.