Sete di Parola
«Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino»
4 – 10 Maggio 2014
III settimana di Pasqua
Vangelo del giorno
commento
preghiera
impegno
Domenica 4 maggio 2014
Liturgia della Parola
At 2,14a.22-33; Sal 15; 1Pt 1,17-21; Lc 24,13-35
LA PAROLA DI DIO
…È ASCOLTATA
Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino
per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da
Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre
conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e
camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse
loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il
cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli
rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto
in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che
riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti
a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno
consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo
che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre
giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci
hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il
suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali
affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno
trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro:
«Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non
bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?».
E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò
che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece
come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi,
perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con
loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò
e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì
dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro
cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le
Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove
trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano:
«Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò
che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il
pane.
…È MEDITATA
Ritroviamo in questa domenica il
brano evangelico dei due discepoli in
cammino verso Emmaus...
I loro passi di allontanamento da
Gerusalemme sono segnati dalla
delusione e dall'amarezza, ma proprio
su questo percorso - come uno
2
sconosciuto - si presenta il Risorto. I
discepoli non lo riconoscono, il cuore
è così pieno di delusione da non
rendersi conto che quel viandante è il
Signore. La notte si avvicina e dopo
una lunga chiacchierata con il
viandante
inatteso,
i
discepoli
insistono perché Egli si fermi con loro.
Qui, in questa sosta serale del
cammino, avviene il riconoscimento.
Ma attenzione: niente miracoli, niente
carovane di angeli, niente incenso e
campane a festa! Il Signore, per farsi
riconoscere, spezza il pane con loro.
Un gesto semplice, quotidiano,
famigliare, ma che per i discepoli è un
segno che non lascia dubbi: è il
Signore, è il Risorto! Questo pasto
inaspettato, questa rivelazione del
Viandante svela ai discepoli che
quella comunione di vita con il Rabbì
di Nazareth è sopravvissuta alla sua
morte! E ora tutto è diverso.
Ora che il Signore si è fatto vicino, ora
che ha spezzato ancora il pane, ora
che sanno che Lui è vivo e tutta
un'altra musica. Persino la strada
insidiosa e malfamata del ritorno a
Gerusalemme non fa più paura.
Hanno incontrato il Risorto! Chi può
fermarli?
-----------------------------------------------Resta con noi, perché si fa sera. Ed
egli rimase con loro. Da allora Cristo
entra sempre, se soltanto lo desidero.
Rimane con me e mi trasforma,
cambiandomi tre cose, il cuore, gli
occhi, il cammino. La Parola ha
acceso il cuore, il pane apre gli occhi
dei discepoli: Lo riconobbero allo
spezzare del pane. Il segno di
riconoscimento di Gesù è il suo Corpo
spezzato, vita consegnata per
nutrire la vita. La vita di Gesù è stata
un
continuo
appassionato
consegnarsi. Fino alla croce.
Padre Ermes Ronchi
…È PREGATA
O Dio, che in questo giorno memoriale della Pasqua raccogli la tua Chiesa
pellegrina nel mondo, donaci il tuo Spirito, perché nella celebrazione del mistero
eucaristico riconosciamo il Cristo crocifisso e risorto, che apre il nostro cuore
all’intelligenza delle Scritture, e si rivela a noi nell’atto di spezzare il pane.
…MI IMPEGNA
Come per i due di Emmaus anche per noi la certezza del Signore Risorto e la
gioia della sua presenza, sia la bussola che orienta giorno per il giorno la nostra
ricerca di felicità.
Lunedì, 5 maggio 2014
Liturgia della Parola
At 6,8-15; Sal 118; Gv 6,22-29
LA PAROLA DI DIO
3
…È ASCOLTATA
Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto
una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi
discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al
luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi
discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di
Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto
qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non
perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete
saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane
per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio,
ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per
fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate
in colui che egli ha mandato».
…È MEDITATA
È
interessante
il
fatto
che
l'evangelista,
facendo
memoria
dell'evento in cui Gesù aveva sfamato
cinquemila uomini moltiplicando i pani
e i pesci, evoca sostanzialmente
l'atteggiamento profondo di Gesù in
contatto col Padre: quello del
ringraziamento. Prima di compiere il
"segno", Gesù aveva "reso grazie"
proprio come nel momento in cui
aveva istituito l'Eucaristia. E quel suo
"benedire Dio" (dire bene di Dio!) che
opera meraviglie attraverso di Lui, è
un modo d'essere della sua umanità
estremamente importante anche per
noi. Quante volte avvertiamo in noi
come una durezza che ci impedisce
di pregare! Forse arriviamo a "dire
preghiere", ma più difficilmente
entriamo in preghiera, cioè in contatto
intimo col Signore. La ridda delle cose
da fare, le preoccupazioni che ci
avvinghiano rendono più difficile lo
stacco e la presa di contatto. Ecco, i
maestri di preghiera più accreditati
c'insegnano una strategia: quella di
cominciare il nostro tempo dedicato
all'orazione
col
ringraziamento.
Imparare a ringraziare il Signore per
la vita, per l'amore con cui Lui ci
guarda, per la gioia e per il dolore che
è nei nostri giorni, per il Suo abitare in
noi e nutrirci del Pane della Parola e
del Pane Eucaristico, per la grazia
con cui ci libera attraverso il
sacramento della Riconciliazione, per
la pace che ci dà "non come la dà il
mondo". È questo che a poco a poco,
ci inoltra in un vero cammino di
preghiera, fino a "pregare sempre"
che è poi ringraziarlo e benedirlo
attraverso
tutto
quello
che
concretamente viviamo.
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La fede ci aiuta a vedere Dio in ogni
avvenimento, piccolo o grande, della
nostra giornata. Nulla di ciò che ci
riguarda è estraneo all'amore
misericordioso di Dio e al suo piano
provvidenziale sull'anima nostra.
Vedere Dio in tutto, accettarlo ed
amarlo, come si presenta, momento
per momento, è segreto invincibile di
santità
4
…È PREGATA
Signore Gesù, i tuoi doni mi parlano di te, ma non sono te. Non possono
appagare il mio cuore. Ti prego, abbaglia i miei occhi, così che nessun'altra luce
possa più attrarli. Sì, mio Signore, te desidero, te cerco, te amo
…MI IMPEGNA
Se Gesù avesse voluto mostrarsi a tutte le anime con i suoi doni ineffabili, senza dubbio
non ce ne sarebbe stata una sola che l'avrebbe rifiutato. Ma Egli non vuole che
l'amiamo per i suoi doni. È Lui stesso che deve essere la nostra ricompensa.
S. Teresa di Gesù Bambino
Oggi mi concederò a un tempo di silenzio per "scovare" tutte le ragioni
personalissime che mi stimolano a ringraziare e a benedire il Signore.
Martedì, 6 maggio 2014
Liturgia della Parola
At 7,51 – 8,1a; Sal 30; Gv 6,30-35
LA PAROLA DI DIO
…È ASCOLTATA
In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e
ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel
deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». Rispose
loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal
cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di
Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero:
«Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della
vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
…È MEDITATA
Il dialogo nella sinagoga di Cafarnao,
dopo la moltiplicazione dei pani e dei
pesci,
segna
il
vertice
dell'incomprensione fra il progetto di
Gesù e la folla che non capisce, che
non coglie il valore di ciò che Gesù
chiede. Dopo essere fuggito dal
tentativo di farlo re, Gesù tenta
ancora di far ragionare le persone,
invitandole a cercare un "pane" che
sfama l'anima, non il corpo. La folla
ha chiesto questo pane e cosa
occorre fare per guadagnarselo. Gesù
ha risposto che bisogna credere in lui.
E la gente, indispettita, chiede un
segno... Come, prego? Un segno?
Gesù ha appena sfamato cinquemila
famiglie e ancora hanno bisogno di un
segno? Sconcertante! Quanti segni
deve compiere Dio perché, bontà
nostra, finalmente ci convertiamo?
L'uomo pretende sempre, chiede a
Dio continuamente segni della sua
presenza e non sa leggere gli eventi
che quotidianamente testimoniano la
discreta presenza di Dio nelle nostre
invita a riflettere: non è una fede fatta di
segni che ci salva, ma una fede che sazia
il cuore, la presenza del Signore Gesù
che si dice l'unico capace di saziare la
nostra fame profonda. Ricordiamocelo,
quando pensiamo che per saziare la
nostra fame abbiamo bisogno di più
soldi, di più ferie, di più emozioni: Gesù
pretende di essere l'unico capace di
saziare ogni nostro più profondo
desiderio.
realtà. Accogliamo la sconcertante
novità di Gesù che, se risorto in noi,
per sempre dimora insieme a noi!
Accogliamo il grande segno della sua
presenza nell'eucarestia e nella
comunità, smettiamola di mettere Dio
continuamente alla prova!
-----------------------------------------------Forse Dio non ci ha colmato a sufficienza
di misericordia e di grazia? Siamo
sempre bisognosi di conferme e
continuiamo a chiedere dei segni. Gesù
…È PREGATA
Signore Gesù, vero pane disceso dal cielo, scuoti il nostro torpore incredulo.
Concedici di avere gli occhi aperti sulla tua bontà verso di noi, su ciò che tu ci
doni, su di te. Saremo pieni di gioia e avremo la tua pace. Se veniamo a te,
infatti, non avremo più fame e non avremo più sete. Signore, te ne preghiamo:
dacci sempre di questo Pane. Nutri di esso il nostro cuore affamato.
…MI IMPEGNA
… a condividere tra noi il pane del rispetto e dell'amicizia.
…a spezzare con chi è solo il pane di una stretta di una mano;
…a donare il pane della fiducia con chi è nella disperazione.
Mercoledì, 7 maggio 2014
Liturgia della Parola
At 8,1b-8; Sal65; Gv 6,35-40
LA PAROLA DI DIO
…È ASCOLTATA
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane della vita; chi viene a me
non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi
avete visto, eppure non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui
che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per
fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la
volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha
dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre
mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo
risusciterò nell’ultimo giorno».
6
…È MEDITATA
Dio è l'unico che può sfamare il nostro
desiderio profondo, la nostra profonda
radice di bene e di bello. Attenti,
amici, a non consumare la nostra vita
dietro a inutili sirene che ci
promettono la felicità: carriera,
denaro, piaceri, tutte cose che imitano
la felicità, che inebriano, ma che
lasciano aridamente intatto il nostro
cuore.
Sappiamo
usarne
con
discernimento. Oggi Gesù svela una
cosa enorme, fondamentale. Oserei
dire: cosa desidera Dio? Quale il
senso della vita di Dio, il suo sogno
nascosto? Gesù ce lo confessa con
disarmante semplicità: Dio vuole la
salvezza, la mia e quella di ogni
uomo. Gesù ci parla di un Padre che
ama talmente l'umanità da mandare il
suo Figlio a salvarci, di un Dio che
desidera profondamente mettere in
opera tutto il possibile per farci
passare dalle tenebre alla luce.
Questo è chiaro e serio nel discorso
di Gesù. Non dubitarne, amico, Dio ti
ama fino a morirne, Dio ti è vicino fino
ad abbracciarti e desidera più di te il
tuo bene. Gesù è morto per svelarci
questa verità, come dubitarne? La
nostra vita consiste, allora, nello
scoprire la strada, nel percorrere la
luce che Dio ci indica, nell'accogliere
il destino di bene che Dio prepara per
ciascuno di noi. Ma – qualcuno
obbietterà – se sembra tutto così
ovvio, perché tanto dolore, perché
tanta sofferenza? La Parola di Dio è
disarmante, nella sua semplicità: se
ignoriamo la luce, se pensiamo di
sapere noi quale strada percorrere
se, in una parola, ci sostituiamo
elegantemente a Dio, la nostra felicità
è decisamente a rischio.
-----------------------------------------------Gesù afferma che chi crede ha la vita
eterna. Ha la vita eterna, non "avrà". La
vita eterna non è una specie di
liquidazione che accumulo con i miei
meriti e di cui potrò godere alla fine
della mia vita. La vita eterna è già
cominciata! Il senso profondo della vita
di ciascuno consiste proprio nel
ritrovare in noi l'eternità di cui Dio ci
rende partecipi.
…È PREGATA
Padre santo, donaci la grazia di lasciarci attirare da te al Figlio, Signore della
vita. Fa' che, nell'umiltà, rimaniamo uniti al nostro Capo. Egli non cesserà di
vegliare su di noi, di donarci la sua vita, anticipo di quella che ci aspetta alla
mensa degli invitati alle nozze eterne, nei secoli dei secoli.
…MI IMPEGNA
…a credere in Dio Padre, che mi ama come un figlio, e in Gesù, il Signore, che
ha infuso il suo Spirito nella mia vita per farmi sorridere e portarmi così al
regno di vita eterna.
…a credere nella mia storia, che è stata trapassata dallo sguardo di amore di
Dio.
7
Giovedì, 8 maggio 2014
Supplica alla Madonna di Pompei
Liturgia della Parola
At 8,26-40; Sal 65; Gv 6,44-51
LA PAROLA DI DIO
…È ASCOLTATA
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo attira
il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei
profeti: E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha
imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo
colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede
ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la
manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo,
perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno
mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la
vita del mondo».
…È MEDITATA
Gesù afferma che nessuno può
raggiungerlo se non è attirato dal
Padre. Non possiamo avvicinarci al
mondo della fede senza esserne
attirati dal Padre. È sua l'iniziativa, è
Dio che ha piantato nel nostro cuore
la nostalgia della sua presenza,
l'ansia della pienezza. Rischiamo di
vedere la fede come il risultato di uno
sforzo: è nostra iniziativa, nostra
conquista, nostro merito. Ascolto la
Parola, mi metto a pregare, frequento
la Messa, ma sono io a condurre il
gioco. Chi fa l'esperienza di Dio,
invece, ha chiarissima l'impressione
che più ci si avvicina alla verità e più i
giochi si ribaltano: è Dio a condurre la
mia vita e la stessa fede che ho nel
cuore e che cresce non è il risultato di
uno sforzo ma di un abbandono, di
una fiducia che si allarga. La fede,
che
è
anzitutto
adesione,
coinvolgimento, non è un sottile
ragionamento che conduco fino a
convincermi, ma un allentare le
resistenze finché mi fidi. La fede non
è cognizione ma incontro. Gesù mette
le carte in tavola: questa conoscenza
questo incontro è per sempre, è
eterno, là dove l'eternità non è una
noiosa giornata senza fine, ma uno
stato di vita finalmente vissuto in
pienezza. Eternità iniziata il giorno del
nostro concepimento e che cresce
(ma cresce?) fino alla nuova
dimensione dopo la morte.
------------------------------------------------
S. Agostino, parla dell'essere attirati
da Dio con parole dense di poesia:
"Ci hai fatto per te, Signore, e il
nostro cuore è senza risposo finché
non
dimora
in
Te".
8
…È PREGATA
"Come una cerva desidera i corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio".
(Sal.41,2)
…MI IMPEGNA
Oggi, chiedo allo Spirito Santo di lasciarmi provocare da Gesù risorto,
chiedendomi: Sto cercando di piacere al Padre? Faccio quello che Lui vuole,
cioè compio con amore ogni mio impegno nelle mie giornate?
Venerdì, 9 maggio 2014
Liturgia della Parola
At 9,1-20; Sal 116; Gv 6,52-59
LA PAROLA DI DIO
…è ascoltata
In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può
costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io
vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo
sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue
ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero
cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio
sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e
io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il
pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono.
Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gesù disse queste cose, insegnando
nella sinagoga a Cafàrnao.
…È MEDITATA
Gesù parte dal pane distribuito, per
parlare di un altro pane che lui darà e
che è la sua carne da mangiare per
dimorare in lui. Come non pensare
all'ultima cena? Gesù dice che cibarsi
del pane che darà ci rende simili a lui.
Oggi Gesù parla di ciò che ogni
domenica facciamo nelle nostre
assopite comunità. Ci credete, amici?
Ci credete che grazie alla preghiera
della comunità, al dono dello Spirito e
all'imposizione delle mani di un prete
Gesù si rende cibo? Gesù parla di
questo dono semplice e tremendo,
gioioso e durissimo, che ci obbliga
alla fede, che ci scardina dalle
abitudini.
Ogni
domenica
ci
raduniamo per ripetere la cena, un
gesto di caldo affetto e di obbedienza
al Maestro, ogni domenica ci nutriamo
del pane della Parola e del pane
Eucaristico, custodiamo questo pane
nelle nostre Chiese per i nostri malati,
per segnalare una Presenza. Siamo
qui per questo, per questo ci
raduniamo, perché affamati, perché
9
abbiamo urgente bisogno di saziare il
cuore, di illuminare il cammino, di
credere, finalmente, senza ambiguità,
senza ritrosia. Credere, fratelli,
credere con tutto il cuore e con tutta
l'anima. Gesù svela un mistero: non
solo cibarsi di lui ci nutre il cuore, non
solo ci dona la vita vera, la vita
eterna,
ma
cibarsene
con
consapevolezza ci porta a vivere per
lui.
-----------------------------------------------Nel segno del pane ti viene dato il Corpo
e nel segno del vino ti è dato il Sangue,
perché ricevendo il Corpo e il Sangue di
Cristo, tu diventi concorporeo e
consanguineo di Cristo.
Cirillo di Gerusalemme
…È PREGATA
Signore Gesù, donaci di accostarci alla mensa eucaristica con fede e amore, di
accogliere te in noi e di essere accolti da te. Comincerà la vita nuova, con te,
grazie a te e per te.
…MI IMPEGNA
Chi è sazio non chiede, chi è pieno di sé non si piega. In verità, anche se sazi e
circondati di beni, di cibo e di parole, abbiamo fame, fame di felicità, fame di
amore. E forse i poveri possono esserci maestri nel chiedere e nello stendere la
mano. Essi manifestano quel che noi siamo: mendicanti di amore e di
attenzione. Hanno fame i poveri, e non solo di pane, ma anche d'amore, e così
noi.
Sabato, 10 maggio 2014
Liturgia della Parola
At 9,31-42; Sal 115; Gv 6,60-69
LA PAROLA DI DIO
…È ASCOLTATA
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero:
«Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i
suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi
scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo
Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto
sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù
infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui
che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può
venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi
discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai
Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da
chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto
che tu sei il Santo di Dio».
10
…È MEDITATA
Molti dei suoi discepoli, da allora, se
ne vanno. Quando Gesù diventa
esigente, quando la fede costa,
quando credere diventa difficile e
richiede conversione, molti se ne
vanno, abbandonano la fede. Sì,
Signore, è difficile credere, i tuoi
discorsi sono sempre esigenti, duri, a
volte troppo. E Gesù, vedendo
allontanarsi i discepoli si volta verso i
suoi dodici, attoniti e storditi, e chiede,
senza paura: «Volete andarvene
anche voi?». Non si rimangia nulla,
non cede, non vacilla, non attenua la
provocazione.
Gesù
è
libero,
totalmente votato al Padre, servo del
Regno che anticipa e vive sulla
propria pelle. Gesù è libero anche dal
successo, anche dal suo essere
Maestro. Preferisce perderli che
cambiare un solo iota della Parola
che gli è stata affidata. Libero come
non mai, proprio nel momento del
fallimento clamoroso della sua
missione. Che brividi, amici, che
stupore! Noi, così sempre preoccupati
del risultato, anche nella Chiesa,
anche tra credenti! Pietro, l'immenso
e fragile Pietro, diventa ora un
gigante: «Dove vuoi che andiamo,
Signore?». E le sue parole diventano
le parole di ogni discepolo: anche se
le tue parole sono esigenti, a volte
incomprensibili, dove vuoi che
andiamo, Signore?
------------------------------------------------
"Questo discorso è duro", dicono. Forse
intuiscono che accogliere un amore così
grande coinvolge l'intera vita. "E'
troppo!" sembrano mormorare. E
abbandonano Gesù. Avrebbero accettato
un Dio vicino, ma non che entrasse così
profondamente nella loro vita. Amici,
ma da lontano; discepoli, ma fino ad un
certo punto. Per Gesù invece il legame
radicale con lui è determinante. E'
questo il Vangelo che è venuto a
comunicare agli uomini. Non può
rinunciarvi.
…È PREGATA
Signore da chi vuoi che andiamo? Dove troveremo quello che ci dai tu?
Chi ci potrà accogliere senza riserve, a braccia aperte, sempre, come fai Tu?
Solo tu, Signore, mi puoi dire:"Io ti perdono, va' in pace, tutto è cancellato".
Tu solo mi dici: "Non ti preoccupare, ci sono io. Non aver paura. Fidati di me".
Ma da chi vuoi che andiamo, Signore? Solo tu hai parole di vita eterna.
…MI IMPEGNA
Oggi, pensando alle parole di Pietro rinnoverò spesso la mia adesione fedele al
Signore.
11
MESSAGGIO “URBI ET ORBI” PASQUA 2014
Cari fratelli e sorelle, buona e santa Pasqua!
Risuona nella Chiesa sparsa in tutto il mondo l’annuncio
dell’angelo alle donne: «Voi non abbiate paura! So che
cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. E’ risorto … venite,
guardate il luogo dove era stato deposto» (Mt 28,5-6).
Questo è il culmine del Vangelo, è la Buona Notizia per eccellenza: Gesù, il
crocifisso, è risorto! Questo avvenimento è alla base della nostra fede e della
nostra speranza: se Cristo non fosse risorto, il Cristianesimo perderebbe il suo
valore; tutta la missione della Chiesa esaurirebbe la sua spinta, perché è da lì
che è partita e che sempre riparte. Il messaggio che i cristiani portano al
mondo è questo: Gesù, l’Amore incarnato, è morto sulla croce per i nostri
peccati, ma Dio Padre lo ha risuscitato e lo ha fatto Signore della vita e della
morte. In Gesù, l’Amore ha vinto sull’odio, la misericordia sul peccato, il bene
sul male, la verità sulla menzogna, la vita sulla morte.
Per questo noi diciamo a tutti: «Venite e vedete!». In ogni situazione umana,
segnata dalla fragilità, dal peccato e dalla morte, la Buona Notizia non è
soltanto una parola, ma è una testimonianza di amore gratuito e fedele: è
uscire da sé per andare incontro all’altro, è stare vicino a chi è ferito dalla vita,
è condividere con chi manca del necessario, è rimanere accanto a chi è malato
o vecchio o escluso… “Venite e vedete!”: l’Amore è più forte, l’Amore dona
vita, l’Amore fa fiorire la speranza nel deserto.
Con questa gioiosa certezza nel cuore, noi oggi ci rivolgiamo a te, Signore
Risorto!
Aiutaci a cercarti affinché tutti possiamo incontrarti, sapere che abbiamo un
Padre e non ci sentiamo orfani; che possiamo amarti e adorarti.
Aiutaci a sconfiggere la piaga della fame, aggravata dai conflitti e dagli
immensi sprechi di cui spesso siamo complici.
Rendici capaci di proteggere gli indifesi, soprattutto i bambini, le donne e gli
anziani, a volte fatti oggetto di sfruttamento e di abbandono.
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Fa’ che possiamo curare i fratelli colpiti dall’epidemia di ebola in Guinea
Conakry, Sierra Leone e Liberia, e quelli affetti da tante altre malattie, che si
diffondono anche per l’incuria e la povertà estrema.
Consola quanti oggi non possono celebrare la Pasqua con i propri cari perché
strappati ingiustamente ai loro affetti, come le numerose persone, sacerdoti e
laici, che in diverse parti del mondo sono state sequestrate.
Conforta coloro che hanno lasciato le proprie terre per migrare in luoghi dove
poter sperare in un futuro migliore, vivere la propria vita con dignità e, non di
rado, professare liberamente la propria fede.
Ti preghiamo, Gesù glorioso, fa’ cessare ogni guerra, ogni ostilità grande o
piccola, antica o recente!
Ti supplichiamo, in particolare, per la Siria, l’amata Siria, perché quanti
soffrono le conseguenze del conflitto possano ricevere i necessari aiuti
umanitari e le parti in causa non usino più la forza per seminare morte,
soprattutto contro la popolazione inerme, ma abbiano l’audacia di negoziare
la pace, ormai da troppo tempo attesa!
Gesù glorioso, ti domandiamo di confortare le vittime delle violenze fratricide
in Iraq e di sostenere le speranze suscitate dalla ripresa dei negoziati tra
Israeliani e Palestinesi.
Ti imploriamo che venga posta fine agli scontri nella Repubblica Centroafricana
e che si fermino gli efferati attentati terroristici in alcune zone della Nigeria e
le violenze in Sud Sudan.
Ti chiediamo che gli animi si volgano alla riconciliazione e alla concordia
fraterna in Venezuela.
Per la tua Risurrezione, che quest’anno celebriamo insieme con le Chiese che
seguono il calendario giuliano, ti preghiamo di illuminare e ispirare iniziative di
pacificazione in Ucraina, perché tutte le parti interessate, sostenute dalla
Comunità internazionale, intraprendano ogni sforzo per impedire la violenza e
costruire, in uno spirito di unità e di dialogo, il futuro del Paese.
Per tutti i popoli della Terra ti preghiamo, Signore: tu che hai vinto la morte,
donaci la tua vita, donaci la tua pace! Cari fratelli e sorelle, buona Pasqua!
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UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro Martedì 23 aprile 2014
«Perché
cercate tra i morti Colui che è vivo?»
Questa settimana è la settimana della gioia: celebriamo la Risurrezione di
Gesù. È una gioia vera, profonda, basata sulla certezza che Cristo risorto ormai
non muore più, ma è vivo e operante nella Chiesa e nel mondo. Tale certezza
abita nel cuore dei credenti da quel mattino di Pasqua, quando le donne
andarono al sepolcro di Gesù e gli angeli dissero loro: «Perché cercate tra i
morti colui che è vivo?». “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?” Queste
parole sono come una pietra miliare nella storia; ma anche una “pietra
d’inciampo”, se non ci apriamo alla Buona Notizia, se pensiamo che dia meno
fastidio un Gesù morto che un Gesù vivo! Invece quante volte, nel nostro
cammino quotidiano, abbiamo bisogno di sentirci dire: “Perché stai cercando
tra i morti colui che è vivo?”. Quante volte noi cerchiamo la vita fra le cose
morte, fra le cose che non possono dare vita, fra le cose che oggi sono e
domani non saranno più, le cose che passano… “Perché cercate tra i morti
colui che è vivo?”
Ne abbiamo bisogno quando ci chiudiamo in una qualsiasi forma di egoismo o
di auto-compiacimento; quando ci lasciamo sedurre dai poteri terreni e dalle
cose di questo mondo, dimenticando Dio e il prossimo; quando poniamo le
nostre speranze in vanità mondane, nel denaro, nel successo. Allora la Parola
di Dio ci dice: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”. Perché stai
cercando lì? Quella cosa non ti può dare vita! Sì, forse ti darà un’allegria di un
minuto, di un giorno, di una settimana, di un mese… e poi? “Perché cercate
tra i morti colui che è vivo?”. Questa frase deve entrare nel cuore e dobbiamo
ripeterla. La ripetiamo insieme tre volte? Facciamo lo sforzo? Tutti: “Perché
cercate tra i morti colui che è vivo?” [ripete con la folla] Oggi, quando
torniamo a casa, diciamola dal cuore, in silenzio, e facciamoci questa
domanda: perché io nella vita cerco tra i morti colui che è vivo? Ci farà bene.
Non è facile essere aperti a Gesù. Non è scontato accettare la vita del Risorto e
la sua presenza in mezzo a noi. Il Vangelo ci fa vedere diverse reazioni: quella
dell’apostolo Tommaso, quella di Maria di Màgdala e quella dei due discepoli
di Emmaus: ci fa bene confrontarci con loro. Tommaso pone una condizione
alla fede, chiede di toccare l’evidenza, le piaghe; Maria Maddalena piange, lo
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vede ma non lo riconosce, si rende conto che è Gesù soltanto quando Lui la
chiama per nome; i discepoli di Emmaus, depressi e con sentimenti di
sconfitta, giungono all’incontro con Gesù lasciandosi accompagnare da quel
misterioso viandante. Ciascuno per cammini diversi! Cercavano tra i morti
colui che è vivo e fu lo stesso Signore a correggere la rotta. Ed io che faccio?
Quale rotta seguo per incontrare il Cristo vivo? Lui sarà sempre vicino a noi per
correggere la rotta se noi abbiamo sbagliato.
«Perché cercate tra i morti colui che è vivo?» . Questa domanda ci fa superare
la tentazione di guardare indietro, a ciò che è stato ieri, e ci spinge in avanti
verso il futuro. Gesù non è nel sepolcro, è il Risorto! Lui è il Vivente, Colui che
sempre rinnova il suo corpo che è la Chiesa e lo fa camminare attirandolo
verso di Lui. “Ieri” è la tomba di Gesù e la tomba della Chiesa, il sepolcro della
verità e della giustizia; “oggi” è la risurrezione perenne verso la quale ci
sospinge lo Spirito Santo, donandoci la piena libertà.
Oggi viene rivolto anche a noi questo interrogativo. Tu, perché cerchi tra i
morti colui che è vivo tu che ti chiudi in te stesso dopo un fallimento e tu che
non ha più la forza di pregare? Perché cerchi tra i morti colui che è vivo, tu che
ti senti solo, abbandonato dagli amici e forse anche da Dio? Perché cerchi tra i
morti colui che è vivo tu che hai perso la speranza e tu che ti senti
imprigionato dai tuoi peccati? Perché cerchi tra i morti colui che è vivo tu che
aspiri alla bellezza, alla perfezione spirituale, alla giustizia, alla pace?
Abbiamo bisogno di sentirci ripetere e di ricordarci a vicenda l’ammonimento
dell’angelo! Questo ammonimento, «Perché cercate tra i morti colui che è
vivo», ci aiuta ad uscire dai nostri spazi di tristezza e ci apre agli orizzonti della
gioia e della speranza. Quella speranza che rimuove le pietre dai sepolcri e
incoraggia ad annunciare la Buona Novella, capace di generare vita nuova per
gli altri. Ripetiamo questa frase dell’angelo per averla nel cuore e nella
memoria e poi ognuno risponda in silenzio: “Perché cercate tra i morti colui
che è vivo?” Ripetiamola! [ripete con la folla] Guardate fratelli e sorelle, Lui è
vivo, è con noi! Non andiamo da tanti sepolcri che oggi ti promettono
qualcosa, bellezza, e poi non ti danno niente!
Lui è vivo!
Non cerchiamo fra i morti colui che è vivo!
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Regina coeli, laetare, alleluia.
Quia quem meruisti portare, alleluia.
Resurrexit, sicut dixit, alleluia.
Ora pro nobis Deum, alleluia
Regina del cielo, rallegrati, Alleluia!
Cristo, che hai portato nel grembo, Alleluia!
E' risorto, come aveva promesso, Alleluia!
Prega il Signore per noi, Alleluia!
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Rallegrati, Vergine Maria, Alleluia!
Il Signore è veramente risorto, Alleluia!
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