Sete di Parola «Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino» 4 – 10 Maggio 2014 III settimana di Pasqua Vangelo del giorno commento preghiera impegno Domenica 4 maggio 2014 Liturgia della Parola At 2,14a.22-33; Sal 15; 1Pt 1,17-21; Lc 24,13-35 LA PAROLA DI DIO …È ASCOLTATA Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. …È MEDITATA Ritroviamo in questa domenica il brano evangelico dei due discepoli in cammino verso Emmaus... I loro passi di allontanamento da Gerusalemme sono segnati dalla delusione e dall'amarezza, ma proprio su questo percorso - come uno 2 sconosciuto - si presenta il Risorto. I discepoli non lo riconoscono, il cuore è così pieno di delusione da non rendersi conto che quel viandante è il Signore. La notte si avvicina e dopo una lunga chiacchierata con il viandante inatteso, i discepoli insistono perché Egli si fermi con loro. Qui, in questa sosta serale del cammino, avviene il riconoscimento. Ma attenzione: niente miracoli, niente carovane di angeli, niente incenso e campane a festa! Il Signore, per farsi riconoscere, spezza il pane con loro. Un gesto semplice, quotidiano, famigliare, ma che per i discepoli è un segno che non lascia dubbi: è il Signore, è il Risorto! Questo pasto inaspettato, questa rivelazione del Viandante svela ai discepoli che quella comunione di vita con il Rabbì di Nazareth è sopravvissuta alla sua morte! E ora tutto è diverso. Ora che il Signore si è fatto vicino, ora che ha spezzato ancora il pane, ora che sanno che Lui è vivo e tutta un'altra musica. Persino la strada insidiosa e malfamata del ritorno a Gerusalemme non fa più paura. Hanno incontrato il Risorto! Chi può fermarli? -----------------------------------------------Resta con noi, perché si fa sera. Ed egli rimase con loro. Da allora Cristo entra sempre, se soltanto lo desidero. Rimane con me e mi trasforma, cambiandomi tre cose, il cuore, gli occhi, il cammino. La Parola ha acceso il cuore, il pane apre gli occhi dei discepoli: Lo riconobbero allo spezzare del pane. Il segno di riconoscimento di Gesù è il suo Corpo spezzato, vita consegnata per nutrire la vita. La vita di Gesù è stata un continuo appassionato consegnarsi. Fino alla croce. Padre Ermes Ronchi …È PREGATA O Dio, che in questo giorno memoriale della Pasqua raccogli la tua Chiesa pellegrina nel mondo, donaci il tuo Spirito, perché nella celebrazione del mistero eucaristico riconosciamo il Cristo crocifisso e risorto, che apre il nostro cuore all’intelligenza delle Scritture, e si rivela a noi nell’atto di spezzare il pane. …MI IMPEGNA Come per i due di Emmaus anche per noi la certezza del Signore Risorto e la gioia della sua presenza, sia la bussola che orienta giorno per il giorno la nostra ricerca di felicità. Lunedì, 5 maggio 2014 Liturgia della Parola At 6,8-15; Sal 118; Gv 6,22-29 LA PAROLA DI DIO 3 …È ASCOLTATA Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». …È MEDITATA È interessante il fatto che l'evangelista, facendo memoria dell'evento in cui Gesù aveva sfamato cinquemila uomini moltiplicando i pani e i pesci, evoca sostanzialmente l'atteggiamento profondo di Gesù in contatto col Padre: quello del ringraziamento. Prima di compiere il "segno", Gesù aveva "reso grazie" proprio come nel momento in cui aveva istituito l'Eucaristia. E quel suo "benedire Dio" (dire bene di Dio!) che opera meraviglie attraverso di Lui, è un modo d'essere della sua umanità estremamente importante anche per noi. Quante volte avvertiamo in noi come una durezza che ci impedisce di pregare! Forse arriviamo a "dire preghiere", ma più difficilmente entriamo in preghiera, cioè in contatto intimo col Signore. La ridda delle cose da fare, le preoccupazioni che ci avvinghiano rendono più difficile lo stacco e la presa di contatto. Ecco, i maestri di preghiera più accreditati c'insegnano una strategia: quella di cominciare il nostro tempo dedicato all'orazione col ringraziamento. Imparare a ringraziare il Signore per la vita, per l'amore con cui Lui ci guarda, per la gioia e per il dolore che è nei nostri giorni, per il Suo abitare in noi e nutrirci del Pane della Parola e del Pane Eucaristico, per la grazia con cui ci libera attraverso il sacramento della Riconciliazione, per la pace che ci dà "non come la dà il mondo". È questo che a poco a poco, ci inoltra in un vero cammino di preghiera, fino a "pregare sempre" che è poi ringraziarlo e benedirlo attraverso tutto quello che concretamente viviamo. ------------------------------------------------ La fede ci aiuta a vedere Dio in ogni avvenimento, piccolo o grande, della nostra giornata. Nulla di ciò che ci riguarda è estraneo all'amore misericordioso di Dio e al suo piano provvidenziale sull'anima nostra. Vedere Dio in tutto, accettarlo ed amarlo, come si presenta, momento per momento, è segreto invincibile di santità 4 …È PREGATA Signore Gesù, i tuoi doni mi parlano di te, ma non sono te. Non possono appagare il mio cuore. Ti prego, abbaglia i miei occhi, così che nessun'altra luce possa più attrarli. Sì, mio Signore, te desidero, te cerco, te amo …MI IMPEGNA Se Gesù avesse voluto mostrarsi a tutte le anime con i suoi doni ineffabili, senza dubbio non ce ne sarebbe stata una sola che l'avrebbe rifiutato. Ma Egli non vuole che l'amiamo per i suoi doni. È Lui stesso che deve essere la nostra ricompensa. S. Teresa di Gesù Bambino Oggi mi concederò a un tempo di silenzio per "scovare" tutte le ragioni personalissime che mi stimolano a ringraziare e a benedire il Signore. Martedì, 6 maggio 2014 Liturgia della Parola At 7,51 – 8,1a; Sal 30; Gv 6,30-35 LA PAROLA DI DIO …È ASCOLTATA In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!». …È MEDITATA Il dialogo nella sinagoga di Cafarnao, dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, segna il vertice dell'incomprensione fra il progetto di Gesù e la folla che non capisce, che non coglie il valore di ciò che Gesù chiede. Dopo essere fuggito dal tentativo di farlo re, Gesù tenta ancora di far ragionare le persone, invitandole a cercare un "pane" che sfama l'anima, non il corpo. La folla ha chiesto questo pane e cosa occorre fare per guadagnarselo. Gesù ha risposto che bisogna credere in lui. E la gente, indispettita, chiede un segno... Come, prego? Un segno? Gesù ha appena sfamato cinquemila famiglie e ancora hanno bisogno di un segno? Sconcertante! Quanti segni deve compiere Dio perché, bontà nostra, finalmente ci convertiamo? L'uomo pretende sempre, chiede a Dio continuamente segni della sua presenza e non sa leggere gli eventi che quotidianamente testimoniano la discreta presenza di Dio nelle nostre invita a riflettere: non è una fede fatta di segni che ci salva, ma una fede che sazia il cuore, la presenza del Signore Gesù che si dice l'unico capace di saziare la nostra fame profonda. Ricordiamocelo, quando pensiamo che per saziare la nostra fame abbiamo bisogno di più soldi, di più ferie, di più emozioni: Gesù pretende di essere l'unico capace di saziare ogni nostro più profondo desiderio. realtà. Accogliamo la sconcertante novità di Gesù che, se risorto in noi, per sempre dimora insieme a noi! Accogliamo il grande segno della sua presenza nell'eucarestia e nella comunità, smettiamola di mettere Dio continuamente alla prova! -----------------------------------------------Forse Dio non ci ha colmato a sufficienza di misericordia e di grazia? Siamo sempre bisognosi di conferme e continuiamo a chiedere dei segni. Gesù …È PREGATA Signore Gesù, vero pane disceso dal cielo, scuoti il nostro torpore incredulo. Concedici di avere gli occhi aperti sulla tua bontà verso di noi, su ciò che tu ci doni, su di te. Saremo pieni di gioia e avremo la tua pace. Se veniamo a te, infatti, non avremo più fame e non avremo più sete. Signore, te ne preghiamo: dacci sempre di questo Pane. Nutri di esso il nostro cuore affamato. …MI IMPEGNA … a condividere tra noi il pane del rispetto e dell'amicizia. …a spezzare con chi è solo il pane di una stretta di una mano; …a donare il pane della fiducia con chi è nella disperazione. Mercoledì, 7 maggio 2014 Liturgia della Parola At 8,1b-8; Sal65; Gv 6,35-40 LA PAROLA DI DIO …È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno». 6 …È MEDITATA Dio è l'unico che può sfamare il nostro desiderio profondo, la nostra profonda radice di bene e di bello. Attenti, amici, a non consumare la nostra vita dietro a inutili sirene che ci promettono la felicità: carriera, denaro, piaceri, tutte cose che imitano la felicità, che inebriano, ma che lasciano aridamente intatto il nostro cuore. Sappiamo usarne con discernimento. Oggi Gesù svela una cosa enorme, fondamentale. Oserei dire: cosa desidera Dio? Quale il senso della vita di Dio, il suo sogno nascosto? Gesù ce lo confessa con disarmante semplicità: Dio vuole la salvezza, la mia e quella di ogni uomo. Gesù ci parla di un Padre che ama talmente l'umanità da mandare il suo Figlio a salvarci, di un Dio che desidera profondamente mettere in opera tutto il possibile per farci passare dalle tenebre alla luce. Questo è chiaro e serio nel discorso di Gesù. Non dubitarne, amico, Dio ti ama fino a morirne, Dio ti è vicino fino ad abbracciarti e desidera più di te il tuo bene. Gesù è morto per svelarci questa verità, come dubitarne? La nostra vita consiste, allora, nello scoprire la strada, nel percorrere la luce che Dio ci indica, nell'accogliere il destino di bene che Dio prepara per ciascuno di noi. Ma – qualcuno obbietterà – se sembra tutto così ovvio, perché tanto dolore, perché tanta sofferenza? La Parola di Dio è disarmante, nella sua semplicità: se ignoriamo la luce, se pensiamo di sapere noi quale strada percorrere se, in una parola, ci sostituiamo elegantemente a Dio, la nostra felicità è decisamente a rischio. -----------------------------------------------Gesù afferma che chi crede ha la vita eterna. Ha la vita eterna, non "avrà". La vita eterna non è una specie di liquidazione che accumulo con i miei meriti e di cui potrò godere alla fine della mia vita. La vita eterna è già cominciata! Il senso profondo della vita di ciascuno consiste proprio nel ritrovare in noi l'eternità di cui Dio ci rende partecipi. …È PREGATA Padre santo, donaci la grazia di lasciarci attirare da te al Figlio, Signore della vita. Fa' che, nell'umiltà, rimaniamo uniti al nostro Capo. Egli non cesserà di vegliare su di noi, di donarci la sua vita, anticipo di quella che ci aspetta alla mensa degli invitati alle nozze eterne, nei secoli dei secoli. …MI IMPEGNA …a credere in Dio Padre, che mi ama come un figlio, e in Gesù, il Signore, che ha infuso il suo Spirito nella mia vita per farmi sorridere e portarmi così al regno di vita eterna. …a credere nella mia storia, che è stata trapassata dallo sguardo di amore di Dio. 7 Giovedì, 8 maggio 2014 Supplica alla Madonna di Pompei Liturgia della Parola At 8,26-40; Sal 65; Gv 6,44-51 LA PAROLA DI DIO …È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». …È MEDITATA Gesù afferma che nessuno può raggiungerlo se non è attirato dal Padre. Non possiamo avvicinarci al mondo della fede senza esserne attirati dal Padre. È sua l'iniziativa, è Dio che ha piantato nel nostro cuore la nostalgia della sua presenza, l'ansia della pienezza. Rischiamo di vedere la fede come il risultato di uno sforzo: è nostra iniziativa, nostra conquista, nostro merito. Ascolto la Parola, mi metto a pregare, frequento la Messa, ma sono io a condurre il gioco. Chi fa l'esperienza di Dio, invece, ha chiarissima l'impressione che più ci si avvicina alla verità e più i giochi si ribaltano: è Dio a condurre la mia vita e la stessa fede che ho nel cuore e che cresce non è il risultato di uno sforzo ma di un abbandono, di una fiducia che si allarga. La fede, che è anzitutto adesione, coinvolgimento, non è un sottile ragionamento che conduco fino a convincermi, ma un allentare le resistenze finché mi fidi. La fede non è cognizione ma incontro. Gesù mette le carte in tavola: questa conoscenza questo incontro è per sempre, è eterno, là dove l'eternità non è una noiosa giornata senza fine, ma uno stato di vita finalmente vissuto in pienezza. Eternità iniziata il giorno del nostro concepimento e che cresce (ma cresce?) fino alla nuova dimensione dopo la morte. ------------------------------------------------ S. Agostino, parla dell'essere attirati da Dio con parole dense di poesia: "Ci hai fatto per te, Signore, e il nostro cuore è senza risposo finché non dimora in Te". 8 …È PREGATA "Come una cerva desidera i corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio". (Sal.41,2) …MI IMPEGNA Oggi, chiedo allo Spirito Santo di lasciarmi provocare da Gesù risorto, chiedendomi: Sto cercando di piacere al Padre? Faccio quello che Lui vuole, cioè compio con amore ogni mio impegno nelle mie giornate? Venerdì, 9 maggio 2014 Liturgia della Parola At 9,1-20; Sal 116; Gv 6,52-59 LA PAROLA DI DIO …è ascoltata In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao. …È MEDITATA Gesù parte dal pane distribuito, per parlare di un altro pane che lui darà e che è la sua carne da mangiare per dimorare in lui. Come non pensare all'ultima cena? Gesù dice che cibarsi del pane che darà ci rende simili a lui. Oggi Gesù parla di ciò che ogni domenica facciamo nelle nostre assopite comunità. Ci credete, amici? Ci credete che grazie alla preghiera della comunità, al dono dello Spirito e all'imposizione delle mani di un prete Gesù si rende cibo? Gesù parla di questo dono semplice e tremendo, gioioso e durissimo, che ci obbliga alla fede, che ci scardina dalle abitudini. Ogni domenica ci raduniamo per ripetere la cena, un gesto di caldo affetto e di obbedienza al Maestro, ogni domenica ci nutriamo del pane della Parola e del pane Eucaristico, custodiamo questo pane nelle nostre Chiese per i nostri malati, per segnalare una Presenza. Siamo qui per questo, per questo ci raduniamo, perché affamati, perché 9 abbiamo urgente bisogno di saziare il cuore, di illuminare il cammino, di credere, finalmente, senza ambiguità, senza ritrosia. Credere, fratelli, credere con tutto il cuore e con tutta l'anima. Gesù svela un mistero: non solo cibarsi di lui ci nutre il cuore, non solo ci dona la vita vera, la vita eterna, ma cibarsene con consapevolezza ci porta a vivere per lui. -----------------------------------------------Nel segno del pane ti viene dato il Corpo e nel segno del vino ti è dato il Sangue, perché ricevendo il Corpo e il Sangue di Cristo, tu diventi concorporeo e consanguineo di Cristo. Cirillo di Gerusalemme …È PREGATA Signore Gesù, donaci di accostarci alla mensa eucaristica con fede e amore, di accogliere te in noi e di essere accolti da te. Comincerà la vita nuova, con te, grazie a te e per te. …MI IMPEGNA Chi è sazio non chiede, chi è pieno di sé non si piega. In verità, anche se sazi e circondati di beni, di cibo e di parole, abbiamo fame, fame di felicità, fame di amore. E forse i poveri possono esserci maestri nel chiedere e nello stendere la mano. Essi manifestano quel che noi siamo: mendicanti di amore e di attenzione. Hanno fame i poveri, e non solo di pane, ma anche d'amore, e così noi. Sabato, 10 maggio 2014 Liturgia della Parola At 9,31-42; Sal 115; Gv 6,60-69 LA PAROLA DI DIO …È ASCOLTATA In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». 10 …È MEDITATA Molti dei suoi discepoli, da allora, se ne vanno. Quando Gesù diventa esigente, quando la fede costa, quando credere diventa difficile e richiede conversione, molti se ne vanno, abbandonano la fede. Sì, Signore, è difficile credere, i tuoi discorsi sono sempre esigenti, duri, a volte troppo. E Gesù, vedendo allontanarsi i discepoli si volta verso i suoi dodici, attoniti e storditi, e chiede, senza paura: «Volete andarvene anche voi?». Non si rimangia nulla, non cede, non vacilla, non attenua la provocazione. Gesù è libero, totalmente votato al Padre, servo del Regno che anticipa e vive sulla propria pelle. Gesù è libero anche dal successo, anche dal suo essere Maestro. Preferisce perderli che cambiare un solo iota della Parola che gli è stata affidata. Libero come non mai, proprio nel momento del fallimento clamoroso della sua missione. Che brividi, amici, che stupore! Noi, così sempre preoccupati del risultato, anche nella Chiesa, anche tra credenti! Pietro, l'immenso e fragile Pietro, diventa ora un gigante: «Dove vuoi che andiamo, Signore?». E le sue parole diventano le parole di ogni discepolo: anche se le tue parole sono esigenti, a volte incomprensibili, dove vuoi che andiamo, Signore? ------------------------------------------------ "Questo discorso è duro", dicono. Forse intuiscono che accogliere un amore così grande coinvolge l'intera vita. "E' troppo!" sembrano mormorare. E abbandonano Gesù. Avrebbero accettato un Dio vicino, ma non che entrasse così profondamente nella loro vita. Amici, ma da lontano; discepoli, ma fino ad un certo punto. Per Gesù invece il legame radicale con lui è determinante. E' questo il Vangelo che è venuto a comunicare agli uomini. Non può rinunciarvi. …È PREGATA Signore da chi vuoi che andiamo? Dove troveremo quello che ci dai tu? Chi ci potrà accogliere senza riserve, a braccia aperte, sempre, come fai Tu? Solo tu, Signore, mi puoi dire:"Io ti perdono, va' in pace, tutto è cancellato". Tu solo mi dici: "Non ti preoccupare, ci sono io. Non aver paura. Fidati di me". Ma da chi vuoi che andiamo, Signore? Solo tu hai parole di vita eterna. …MI IMPEGNA Oggi, pensando alle parole di Pietro rinnoverò spesso la mia adesione fedele al Signore. 11 MESSAGGIO “URBI ET ORBI” PASQUA 2014 Cari fratelli e sorelle, buona e santa Pasqua! Risuona nella Chiesa sparsa in tutto il mondo l’annuncio dell’angelo alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. E’ risorto … venite, guardate il luogo dove era stato deposto» (Mt 28,5-6). Questo è il culmine del Vangelo, è la Buona Notizia per eccellenza: Gesù, il crocifisso, è risorto! Questo avvenimento è alla base della nostra fede e della nostra speranza: se Cristo non fosse risorto, il Cristianesimo perderebbe il suo valore; tutta la missione della Chiesa esaurirebbe la sua spinta, perché è da lì che è partita e che sempre riparte. Il messaggio che i cristiani portano al mondo è questo: Gesù, l’Amore incarnato, è morto sulla croce per i nostri peccati, ma Dio Padre lo ha risuscitato e lo ha fatto Signore della vita e della morte. In Gesù, l’Amore ha vinto sull’odio, la misericordia sul peccato, il bene sul male, la verità sulla menzogna, la vita sulla morte. Per questo noi diciamo a tutti: «Venite e vedete!». In ogni situazione umana, segnata dalla fragilità, dal peccato e dalla morte, la Buona Notizia non è soltanto una parola, ma è una testimonianza di amore gratuito e fedele: è uscire da sé per andare incontro all’altro, è stare vicino a chi è ferito dalla vita, è condividere con chi manca del necessario, è rimanere accanto a chi è malato o vecchio o escluso… “Venite e vedete!”: l’Amore è più forte, l’Amore dona vita, l’Amore fa fiorire la speranza nel deserto. Con questa gioiosa certezza nel cuore, noi oggi ci rivolgiamo a te, Signore Risorto! Aiutaci a cercarti affinché tutti possiamo incontrarti, sapere che abbiamo un Padre e non ci sentiamo orfani; che possiamo amarti e adorarti. Aiutaci a sconfiggere la piaga della fame, aggravata dai conflitti e dagli immensi sprechi di cui spesso siamo complici. Rendici capaci di proteggere gli indifesi, soprattutto i bambini, le donne e gli anziani, a volte fatti oggetto di sfruttamento e di abbandono. 12 Fa’ che possiamo curare i fratelli colpiti dall’epidemia di ebola in Guinea Conakry, Sierra Leone e Liberia, e quelli affetti da tante altre malattie, che si diffondono anche per l’incuria e la povertà estrema. Consola quanti oggi non possono celebrare la Pasqua con i propri cari perché strappati ingiustamente ai loro affetti, come le numerose persone, sacerdoti e laici, che in diverse parti del mondo sono state sequestrate. Conforta coloro che hanno lasciato le proprie terre per migrare in luoghi dove poter sperare in un futuro migliore, vivere la propria vita con dignità e, non di rado, professare liberamente la propria fede. Ti preghiamo, Gesù glorioso, fa’ cessare ogni guerra, ogni ostilità grande o piccola, antica o recente! Ti supplichiamo, in particolare, per la Siria, l’amata Siria, perché quanti soffrono le conseguenze del conflitto possano ricevere i necessari aiuti umanitari e le parti in causa non usino più la forza per seminare morte, soprattutto contro la popolazione inerme, ma abbiano l’audacia di negoziare la pace, ormai da troppo tempo attesa! Gesù glorioso, ti domandiamo di confortare le vittime delle violenze fratricide in Iraq e di sostenere le speranze suscitate dalla ripresa dei negoziati tra Israeliani e Palestinesi. Ti imploriamo che venga posta fine agli scontri nella Repubblica Centroafricana e che si fermino gli efferati attentati terroristici in alcune zone della Nigeria e le violenze in Sud Sudan. Ti chiediamo che gli animi si volgano alla riconciliazione e alla concordia fraterna in Venezuela. Per la tua Risurrezione, che quest’anno celebriamo insieme con le Chiese che seguono il calendario giuliano, ti preghiamo di illuminare e ispirare iniziative di pacificazione in Ucraina, perché tutte le parti interessate, sostenute dalla Comunità internazionale, intraprendano ogni sforzo per impedire la violenza e costruire, in uno spirito di unità e di dialogo, il futuro del Paese. Per tutti i popoli della Terra ti preghiamo, Signore: tu che hai vinto la morte, donaci la tua vita, donaci la tua pace! Cari fratelli e sorelle, buona Pasqua! 13 UDIENZA GENERALE Piazza San Pietro Martedì 23 aprile 2014 «Perché cercate tra i morti Colui che è vivo?» Questa settimana è la settimana della gioia: celebriamo la Risurrezione di Gesù. È una gioia vera, profonda, basata sulla certezza che Cristo risorto ormai non muore più, ma è vivo e operante nella Chiesa e nel mondo. Tale certezza abita nel cuore dei credenti da quel mattino di Pasqua, quando le donne andarono al sepolcro di Gesù e gli angeli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?». “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?” Queste parole sono come una pietra miliare nella storia; ma anche una “pietra d’inciampo”, se non ci apriamo alla Buona Notizia, se pensiamo che dia meno fastidio un Gesù morto che un Gesù vivo! Invece quante volte, nel nostro cammino quotidiano, abbiamo bisogno di sentirci dire: “Perché stai cercando tra i morti colui che è vivo?”. Quante volte noi cerchiamo la vita fra le cose morte, fra le cose che non possono dare vita, fra le cose che oggi sono e domani non saranno più, le cose che passano… “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?” Ne abbiamo bisogno quando ci chiudiamo in una qualsiasi forma di egoismo o di auto-compiacimento; quando ci lasciamo sedurre dai poteri terreni e dalle cose di questo mondo, dimenticando Dio e il prossimo; quando poniamo le nostre speranze in vanità mondane, nel denaro, nel successo. Allora la Parola di Dio ci dice: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”. Perché stai cercando lì? Quella cosa non ti può dare vita! Sì, forse ti darà un’allegria di un minuto, di un giorno, di una settimana, di un mese… e poi? “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”. Questa frase deve entrare nel cuore e dobbiamo ripeterla. La ripetiamo insieme tre volte? Facciamo lo sforzo? Tutti: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?” [ripete con la folla] Oggi, quando torniamo a casa, diciamola dal cuore, in silenzio, e facciamoci questa domanda: perché io nella vita cerco tra i morti colui che è vivo? Ci farà bene. Non è facile essere aperti a Gesù. Non è scontato accettare la vita del Risorto e la sua presenza in mezzo a noi. Il Vangelo ci fa vedere diverse reazioni: quella dell’apostolo Tommaso, quella di Maria di Màgdala e quella dei due discepoli di Emmaus: ci fa bene confrontarci con loro. Tommaso pone una condizione alla fede, chiede di toccare l’evidenza, le piaghe; Maria Maddalena piange, lo 14 vede ma non lo riconosce, si rende conto che è Gesù soltanto quando Lui la chiama per nome; i discepoli di Emmaus, depressi e con sentimenti di sconfitta, giungono all’incontro con Gesù lasciandosi accompagnare da quel misterioso viandante. Ciascuno per cammini diversi! Cercavano tra i morti colui che è vivo e fu lo stesso Signore a correggere la rotta. Ed io che faccio? Quale rotta seguo per incontrare il Cristo vivo? Lui sarà sempre vicino a noi per correggere la rotta se noi abbiamo sbagliato. «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?» . Questa domanda ci fa superare la tentazione di guardare indietro, a ciò che è stato ieri, e ci spinge in avanti verso il futuro. Gesù non è nel sepolcro, è il Risorto! Lui è il Vivente, Colui che sempre rinnova il suo corpo che è la Chiesa e lo fa camminare attirandolo verso di Lui. “Ieri” è la tomba di Gesù e la tomba della Chiesa, il sepolcro della verità e della giustizia; “oggi” è la risurrezione perenne verso la quale ci sospinge lo Spirito Santo, donandoci la piena libertà. Oggi viene rivolto anche a noi questo interrogativo. Tu, perché cerchi tra i morti colui che è vivo tu che ti chiudi in te stesso dopo un fallimento e tu che non ha più la forza di pregare? Perché cerchi tra i morti colui che è vivo, tu che ti senti solo, abbandonato dagli amici e forse anche da Dio? Perché cerchi tra i morti colui che è vivo tu che hai perso la speranza e tu che ti senti imprigionato dai tuoi peccati? Perché cerchi tra i morti colui che è vivo tu che aspiri alla bellezza, alla perfezione spirituale, alla giustizia, alla pace? Abbiamo bisogno di sentirci ripetere e di ricordarci a vicenda l’ammonimento dell’angelo! Questo ammonimento, «Perché cercate tra i morti colui che è vivo», ci aiuta ad uscire dai nostri spazi di tristezza e ci apre agli orizzonti della gioia e della speranza. Quella speranza che rimuove le pietre dai sepolcri e incoraggia ad annunciare la Buona Novella, capace di generare vita nuova per gli altri. Ripetiamo questa frase dell’angelo per averla nel cuore e nella memoria e poi ognuno risponda in silenzio: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?” Ripetiamola! [ripete con la folla] Guardate fratelli e sorelle, Lui è vivo, è con noi! Non andiamo da tanti sepolcri che oggi ti promettono qualcosa, bellezza, e poi non ti danno niente! Lui è vivo! Non cerchiamo fra i morti colui che è vivo! 15 Regina coeli, laetare, alleluia. Quia quem meruisti portare, alleluia. Resurrexit, sicut dixit, alleluia. Ora pro nobis Deum, alleluia Regina del cielo, rallegrati, Alleluia! Cristo, che hai portato nel grembo, Alleluia! E' risorto, come aveva promesso, Alleluia! Prega il Signore per noi, Alleluia! *************************************** Rallegrati, Vergine Maria, Alleluia! Il Signore è veramente risorto, Alleluia! 16