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AMORE
Frequentemente si sente parlare di “AMORE”. Con questo termine ampiamente
usato e spesso abusato vengono indicati concetti e stati d’animo vari e differenti, a
volte superficiali, a volte profondi, in certi casi addirittura in contrasto fra loro.
Cominciamo col considerarne alcuni.
1) MALINTESI E FALSI CONCETTI DI AMORE
Sull’amore esistono molti malintesi, dovuti essenzialmente all’egoismo dell’uomo,
che lo porta a pensare prima di tutto ai propri bisogni. L’uomo ha una fame, un
bisogno smisurato di amore, nel senso di “essere amato” e non di “dare amore”. Se
un uomo non si sente amato, la sua vita ne subisce gravi conseguenze: un bambino
non amato crescerà disadattato; se oggi vive nella violenza, nell’abbandono, in
futuro è molto probabile, se nessuno interviene, che anch’egli diventerà violento o
trascurerà o abbandonerà i suoi figli.
La mancanza di amore può portare l’uomo ad elemosinarlo qua e là, dove egli
crede che ci sia un briciolo di amore, di felicità; le conseguenze possono essere
anche gravi: si può cadere nella depressione, nella droga, nella prostituzione,
nell’omosessualità. Dunque la mancanza di amore è un problema molto grave
poiché porta alla “disintegrazione” dell’umanità.
Il bisogno di amore è causa di un frequente malinteso: l’uomo crede di amare ma
in realtà ama solo se stesso. Egli ha bisogno di amore, di affetti e di attenzioni, e
tutto questo lo cerca nei genitori, negli amici, nel ragazzo o nella ragazza, ossia
nelle persone che gli piacciono, che gli sono utili o gli fanno del bene. Ma quando
una di queste persone non gli serve più, perché non gli può dare altro o perché ne è
stanco, se ne libera. Dunque l’uomo, fondamentalmente è molto egoista, non sa
amare.
C’è un cammino dell’amore (come c’è un cammino della fede) che bisogna
percorrere per conoscere il vero amore (cioè quello vero in senso oggettivo).
Lungo questo cammino, però, ci sono molti miraggi che ci distolgono dal vero
amore e possono scoraggiarci. Per esempio, se senti che il cuore ti batte forte in
presenza di una persona che ti interessa, o se una persona ti fa commuovere anche
fino alle lacrime, questo non è amore ma sensibilità. Se una persona ti sembra
eccezionale e ti conquista per le sue qualità, non è amore ma ammirazione. Se ti
lasci prendere totalmente da questa persona, se non riesci più a farne a meno,
questo è cedimento. Se vorresti con tutto te stesso abbracciarla, baciarla, averla
vicino, non è amore ma forte sensualità. Eppure si sente spesso definire l’amore
come un sentimento, un’attrazione, un’ammirazione, il piacere (fare l’amore).
Ma tutto ciò non è l’amore; piuttosto fa da seguito e da contorno all’amore. Quello
che dà gioia è il vero amore, non il suo contorno. Per esempio il sesso fa parte
dell’amore, ma se viene praticato in mancanza di amore non dà gioia; basterebbe
chiederlo alle prostitute, a chi le frequenta, a tutti coloro che fanno sesso senza
amore: essi vivono una situazione di sofferenza. E’ un po’ come sentire il profumo
delle salsicce e non mangiarle...
2) COS’É L’AMORE
L’amore vero è volere bene. Cosa vuol dire “volere bene”? Con la parola “volere”
si intende sottolineare che l’amore è un atto di volontà, cioè un atto proveniente
dalla ragione e dalla volontà che l’uomo possiede, a differenza degli animali.
Dunque l’amore non è un sentimento: sentimento e cose affini fanno parte
dell’istinto e delle passioni. Il sentimento ti trasporta: per un periodo staresti tutto il
tempo con una persona, dopo 3 mesi o un anno non la vuoi più vedere. Amare non
è “sentire” qualcosa che ti spinge verso l’altro; amare è donarsi all’altro, e questo
si può fare solo con la volontà.
Si è detto che l’amore è “volere bene”. Quale bene? Il bene dell’altro. Cioè io non
cerco il tuo amore, la tua ammirazione, ma faccio per te quello di cui hai bisogno o
quello che ti rende veramente felice. A volte, per il tuo bene, dico o faccio anche
qualcosa che al momento ti fa soffrire. Teniamo presente questo schema:
AMARE = VOLERE BENE:
a) CON INTERESSE
b) SENZA INTERESSE
Attenzione! Spesso si crede di voler bene all’altro ed invece si cerca una
gratificazione personale, un proprio tornaconto. Cioè amo l’altro, faccio qualcosa
per lui, per avere la sua ammirazione, la sua gratitudine, o per essere ricambiato.
Questo vuol dire amare con interesse. L’amore interessato sembra pulito (in fondo
che male c’è a cercare il mio interesse?) ma in realtà è un amore inquinato. Da che
cosa è inquinato? Dall’egoismo. Se tu aiuti una persona ma ti aspetti di essere
ricambiato, se poi questa persona non ti ricambia non la aiuti più. Per esempio hai
un amico e gli vuoi bene perché lui ti ricambia, ti ammira, ecc., ma se domani egli
ti fa una sgarbatezza ci litighi e lo mandi via. L’amore interessato è così: quando
l’interesse non c’è più, quando l’altro non ti dà più quello che ti aspetti, l’amore
finisce; si passa dall’amore all’odio.
L’amore puro è quello disinteressato, cioè quello che si dà senza voler essere
ricambiato. Esso consiste nel donare gratuitamente all’altro.
Ma chi è capace di amare in questo modo? L’amore perfetto, quello più puro e
limpido , si trova solo presso Dio. Solo Dio ci ama senza chiederci nulla in cambio,
tanto che ci ama anche quando siamo lontani da lui, quando pecchiamo. Dio è
amore: questa è la definizione più semplice che si può dare di Dio (1GV 4,8).
L’uomo, da solo, non ce la fa ad amare nel modo giusto: Gesù è venuto per
insegnarci ad amarci senza egoismo. Egli ha detto: “Vi do un comandamento
nuovo: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato...” (GV 14,34). Come ci
ha amati? Donando se stesso a noi, gratuitamente.
3) IMPARARE AD AMARE
Bisogna imparare ad amare, cioè a rendere felice l’altro senza aspettarsi nulla in
cambio. Come già detto c’è un “cammino dell’amore” che dobbiamo percorrere. Si
può paragonare l’amore all’acqua. Dio è la sorgente da cui l’amore scaturisce.
L’uomo è fatto ad immagine e somiglianza di Dio (non nell’aspetto materiale, ma
nella capacità di amare, volere e ragionare come Dio, pur essendo questa una
somiglianza lontana) per cui anch’egli può amare nel modo giusto. Quando,
risalendo un fiume, ci si avvicina alla sorgente, l’acqua diventa sempre più limpida
e pulita. Così, quanto più mi avvicino a Dio, più l’amore lo ricevo in modo
genuino, potabile. Ma se mi allontano da questa sorgente, l’amore viene sempre
più inquinato da infiltrazioni dovute all’egoismo, che comprende i 7 vizi capitali
(superbia, avarizia, invidia, lussuria, pigrizia e gola). Per imparare ad amare,
dunque, devo camminare verso la sorgente (Dio) e per far questo è necessario
ascoltare la Sua Parola, che illumina il mio cammino mettendomi nella verità, cioè
facendomi vedere chi sono io e quali sono i miei errori. Dio vuole trasmettere a noi
il suo amore gratuitamente, e ci chiama perché noi andiamo verso di Lui. Certo, se
noi non ci muoviamo, non possiamo ricevere nulla, come uno che non va presso
l’acqua potabile non può bere. Attenzione! Solo ricevendo l’amore da Dio
diveniamo capaci di donarlo agli altri.
Molti ragazzi e ragazze pensano che per amare bisogna subito mettersi insieme,
fidanzarsi, ma non è così. Spesso dicono: “Per noi è una cosa seria!”. E’ vero, oggi
sentono questo, ma dopo qualche tempo non lo sentono più; come mai? Il motivo è
che non hanno ancora stabilità negli affetti, non sanno che cos’è l’amore. Prima
bisogna imparare ad amare e poi lo si può manifestare. Se uno non sa amare e
segue i suoi sentimenti, i suoi istinti, fa molta confusione e rischia serie batoste.
Non si può giocare all’amore, mettersi insieme perché lo fanno tutti, per fare
un’esperienza o per divertimento: è come fare un gioco di cui non si conoscono le
regole, senza allenamento, senza una guida; così ci si può fare molto male! Capita
spesso che due persone stanno insieme 4, 5, 6 anni e poi si lasciano. Queste
delusioni possono anche insegnare qualcosa, ma in molti casi lasciano ferite
profonde, lasciano un segno. Allora ci sono persone che non credono più
all’amore, e dicono: “le donne sono tutte p., gli uomini sono tutti uguali... Molti
non si sono sposati perché hanno perso fiducia nell’amore e sono rimasti soli. Il
problema è che non hanno mai capito cos’è l’amore vero.
Dunque è importante muoversi subito verso Dio, la sorgente dell’amore. Quando si
deve risalire un fiume, in montagna, ci si deve alzare presto, verso le 3 o le 4, per
camminare con il fresco; quando sorge il sole comincia a far caldo e diventa
faticoso camminare. Così per imparare ad amare devi darti da fare subito: se aspetti
di arrivare a 30 anni, forse allora non avrai più entusiasmo, perché i problemi della
vita ti hanno appesantito, come il caldo e le mosche, oppure hai preso qualche
storta e cammini con difficoltà, hai paura, non hai più voglia di andare avanti.
Devi alzarti presto!
MODI DI AMARE
L’amore, nel senso che abbiamo visto, è un concetto che vale per tutti: non c’è un
amore per i fidanzati, uno per gli sposati, uno per i preti. Ma pur essendo unico,
esso si manifesta in modi diversi a seconda del soggetto che ama e del soggetto a
cui l’amore è rivolto. Un semplice schema riassume i “modi” di amare:
1) PATERNO-MATERNO: I genitori amano i figli
2) FILIALE:
I figli amano i genitori
3) AMICIZIA:
Io amo te - Tu ami me
4) CONIUGALE:
TOTALE (spirito, sensibile, fisico)
ESCLUSIVO
PERPETUO
FECONDO
5) CRISTIANO:
Amare senza interesse, con la grazia di Dio
1) L’AMORE PATERNO-MATERNO
È quello dei genitori verso i figli. Qual è il primo atto d’amore dei genitori verso i
figli? Il primo modo di amare i figli è volerli, accettarli, creando le condizioni
affinché essi vengano al mondo. Oggi si assiste alla denatalità, poiché i genitori
non vogliono più figli. Questo vuol dire che non c’è più amore per la vita, visto che
non la si vuole. Vuol dire anche che non si crede più che la vita rientra in un
progetto di Dio per l’umanità, un progetto che va al di là della visione limitata che
ha l’uomo. Pensa se Dio avesse un progetto su una coppia: quello di dare la vita,
tramite essa, a 6 figli, ma la coppia dicesse: ne vogliamo uno solo. Allora delle
persone non verranno alla luce perché quella coppia ha detto no.
Dio, nel suo infinito amore, ci ha voluto compartecipi della creazione e ci ha dato
anche la libertà di scegliere: noi possiamo favorire la creazione ma possiamo anche
ostacolarla, rifiutando il suo progetto. Certo, per conoscere e soprattutto per
accettare un tale progetto ci vuole la fede. Chi non ha la fede, infatti, si fida solo
delle sue forze, per cui ha sempre paura di non farcela: anche un figlio sembra
troppo... “e i soldi? Come si fa? Sai quanto costa oggi un figlio...”. Poi va a finire
che quell’unico figlio viene pure viziato...
Un altro modo per amare i figli è educarli, e la cosa non è facile. Educare (da
“educere” = tirare fuori) vuol dire tirare fuori dal bambino quello che ha dentro: le
doti per svilupparle, i difetti per correggerli. I genitori educano bene quando
insegnano al figlio a fare da solo. Se un genitore fa fare la spesa al figlio di 5 anni,
o gli fa rifare il letto, fa bene: non deve fargli tutto! Più il genitore riesce a rendere
il figlio indipendente, meglio è. Così, quando si sposerà, sarà un adulto, non un
bambino! Ora quasi tutte le famiglie hanno 1 o 2 figli e i genitori sono tutti per
loro, e così crescono figli viziati. Quando il figlio impara a mangiare un po’ di
tutto, a fare dei servizi, è molto più libero. Se no, quando va fuori casa o si sposa,
soffre e fa soffrire gli altri. Un genitore, per fare del bene al figlio, lo deve
correggere moltissimo!
Il figlio va aiutato a crescere in base ai doni che possiede. Vi è, infatti, un altro
pericolo: quello di riversare sul figlio i propri desideri o il proprio egoismo, per
esempio volere che il proprio figlio diventi per forza dottore, o pretendere che sia
migliore degli altri per potersene vantare. A questo bisogna fare molta attenzione.
2) L’AMORE FILIALE
È quello dei figli verso i genitori. Esso si manifesta con la gratitudine, cioè
apprezzando tutto quello che i genitori ti hanno dato, soprattutto il dono della vita.
Quindi usare bene la vita, non sprecarla, vuol dire anche manifestare gratitudine,
amore, ai propri genitori. Il genitore manifesta l’amore dando, il figlio ricevendo
bene: il figlio che si impegna a studiare, a lavorare, fa contenti i genitori. Questo
non vuol dire che si deve fare sempre ciò che dicono i genitori, specie se è
contrastante con la volontà di Dio.
Il figlio ama il genitore anche rispettandolo: infatti egli non deve dimenticare che,
anche se il genitore sbaglia, gli ha sempre dato la vita.
3) L’AMICIZIA
Richiede almeno due persone che si vogliono bene disinteressatamente. Cioè: io
amo te disinteressatamente e tu ami me disinteressatamente. In questo modo io do
e ricevo, ma non do per ricevere. L’amicizia nasce quando io faccio qualcosa per
l’altro (senza interesse) e anche l’altro fa lo stesso a me, altrimenti quello che ho
fatto io è un gesto di amore per l’altro, ma non nasce l’amicizia. Esempio: io faccio
del bene a Marco, non perché voglio qualcosa da lui, ma perché vedo che ne ha
bisogno; poi Marco fa anche lui del bene a me, non per ricambiare, ma perché vede
che ne ho bisogno: così nasce l’amicizia. Ma se Marco non fa nulla, si fa i fatti
suoi, l’amicizia non nasce.
L’amicizia nasce gradualmente; di solito comincia con un semplice gesto di amore
e poi può crescere. Si può aiutare un amico in tanti modi, anche dando un aiuto
morale, aprendosi a lui, dando la propria disponibilità. Voler bene non significa far
sempre ridere l’altro, farlo sempre contento: si può anche farlo piangere;
l’importante è aiutare l’altro a crescere, a correggersi, ad essere felice. Purtroppo,
di solito, si ama l’amico con interesse: si vuole l’amico perché ci si sente soli,
perché ci fa divertire, perché è uno che ci può aiutare, sostenere, confortare. Tutto
questo è dovuto al nostro egoismo che facilmente si infiltra nell’amicizia, ma se
non lo abbandoniamo non può nascere una vera amicizia.
Un modo per aiutare veramente i tuoi amici è quello di fargli conoscere Cristo. Ma
stai attento, perché se stai bazzicando con la religione e poi fai il contrario, ti
attaccheranno. Se vuoi aiutare i tuoi amici non ci vogliono parole ma fatti. Allora
chi ti attacca ha 4 tempi:
1. ti attacca e ti prende in giro per giustificare la sua posizione;
2. dopo circa un anno fa silenzio e non dice più niente se vede che sei fermo nei
tuoi propositi, e riflette;
3. dopo ancora più o meno un anno si comincia ad interessare e ti chiede, anche
con una battuta: ma che fai li? Allora è il momento di dare spiegazioni su quello
che vivi;
4. dopo altro tempo, se gli dici: ma vuoi venire? Allora, magari, dice: quando si
fa? Ecco, allora hai aiutato il tuo amico.
Il fidanzamento. Tra ragazzo e ragazza l’amicizia può diventare particolare. Qui
bisogna fare attenzione: non si può giocare con il cuore, perché così ci si può
procurare molta sofferenza. L’amore giovane, intorno ai 15 anni, non è vero
amore: a questa età si è ancora instabili; se uno un giorno è allegro e il giorno dopo
è arrabbiato, che amore può dare? Dio ci ha dato una volontà ed una intelligenza
perché impariamo a regolare i nostri gusti, per capire quello che è giusto e quello
che è sbagliato. E’ molto pericoloso seguire solo i propri istinti.
Il fidanzamento dunque va fatto a suo tempo; non che ci sia un’età giusta per
fidanzarsi, ma è preferibile aspettare almeno la fine dell’adolescenza (18-20 anni).
Esso è un tempo importantissimo per cui sarà trattato a parte; comunque è bene
fare qualche considerazione. Il fidanzamento è un tempo di preparazione al
matrimonio molto duro e difficile. Esso si può suddividere all’incirca in 3 fasi:
a) L’innamoramento. C’è una persona dell’altro sesso che ti piace, ti attrae. In
questa fase si vive un po’ tra le nuvole, si sogna. Quella persona ti sembra perfetta,
la migliore di tutte; spesso la idealizzi, cioè nella mente te ne fai un’immagine
bellissima. Ma ciò non corrisponde alla realtà. Quando ci si innamora si tende a
coprire i difetti: ci si fa delle moine, ci si bacia, si dice quanto sei bello. In pratica
non ci si conosce.
b) La critica. Dopo un po’ si cominciano a conoscere i difetti dell’altro e si
comincia a discutere. È una fase di critica nella quale si può arrivare alla vera
conoscenza e soprattutto si può capire se l’uno è fatto per l’altro. Molti si lasciano
dopo questa fase. Se non si arriva a vivere ciò il pericolo è quello di arrivare al
matrimonio senza conoscersi veramente. Un aspetto che impedisce di vivere bene
la conoscenza è la sessualità: il sesso apparentemente appiana tutto ma in realtà
non risolve i problemi, che poi bisogna comunque ridiscutere.
c) La verifica. A questo punto si vede se si riesce a rimanere insieme, cioè se
nonostante i difetti dell’uno e dell’altro si può raggiungere un accordo sulle
decisioni principali. Se si supera questa fase ci si può sposare.
4) L’AMORE CONIUGALE
Esso si vive tra due persone che decidono di amarsi reciprocamente e di fare per
sempre questa esperienza. È un modo di vivere l’amore, quindi consiste sempre nel
volere il bene dell’altro, ma lo si vive, si manifesta, in modo pieno. L’amore
coniugale è completo in quanto i coniugi si donano tutto, mettono tutta la loro
persona in comunicazione con l’altra, sempre. Questo è un amore TOTALE. Con
questo termine si vogliono intendere tutti gli elementi che costituiscono l’uomo,
ossia:
a) Fisico: il corpo, tutto ciò che si vede
b) Sensibile: i sentimenti, gli affetti, le passioni, di cui si vedono i segni
c) Spirito: intelligenza e volontà, dati dalla ragione.
Dunque dire che due persone si donano tutto non significa che si donano solo il
fisico: questo vorrebbe dire prostituirsi anche se si è fidanzati. Bisogna donarsi in
tutti e tre gli aspetti, ma con un certo ordine.
La formula del matrimonio dice: ”Io prendo te come mio sposo/a per amarti ed
onorarti”. Quando devo prendere una cosa devo prima conoscerla bene. Se per
esempio devo acquistare una automobile devo andare dal concessionario, chiedere
spiegazioni, conoscere le caratteristiche dei diversi modelli ed alla fine sceglierne
uno. Se non mi piace non la compro, non posso riportarla indietro dopo averla
presa. Così per sposare una persona devo prima conoscerne tante, poi sceglierne
una e conoscerla bene in tutti gli aspetti: per far questo devo dire quello che penso,
quello che voglio realizzare; non devo nasconde i miei difetti o evitare di
comunicare i miei pensieri, anche se l’altro si arrabbia.
Bisogna imparare a conoscere le rispettive aspirazioni, i progetti; a volte ci si sposa
e poi si scopre che l’altro non ha voglia di lavorare. Dalla conoscenza nasce
l’affetto, il sentimento: vedi delle doti e quella persona ti piace. Il sentimento
diventa una componente dell’amore.
Dopo aver imparato a donarsi all’altro con lo spirito e con la sensibilità si può
sposare quella persona. Con il matrimonio si lascia la propria casa, la propria
famiglia per vivere insieme. Il segno della presa di possesso si manifesta anche
fisicamente (fare l’amore). Solo allora hai il diritto di possedere una persona: fare
l’amore, infatti, vuol dire fare la celebrazione del matrimonio.
Fare l’amore prima del matrimonio significa stravolgere tutto: se oggi molte coppie
vanno in crisi è perché hanno posto le fondamenta sbagliate. Il fidanzamento lungo
è dannoso; esso ha un tempo di maturazione di circa 3-4 anni, dopo di che o non si
ha più niente da dirsi oppure può accadere che ci si sposa segretamente. Questo è
terribile poiché si fanno le cose da sposi pur essendo solo fidanzati. Fuori dal
matrimonio il sesso è un atto di egoismo perché si pensa solo al proprio piacere.
Coloro che fanno l’amore da fidanzati non riusciranno a farlo bene da sposati.
L’amore coniugale è ESCLUSIVO in quanto si vive con una sola persona. Si è
adulteri anche quando ci si affeziona ad un’altra persona e la si desidera, pur non
passando a vie di fatto; il sintomo di ciò si può scorgere quando l’amicizia con una
persona dell’altro sesso si coltiva in modo nascosto dal coniuge.
L’amore coniugale è PERPETUO in quanto deve durare per tutta la vita.
L’amore coniugale è FECONDO perché quando si ama si da la vita. Se sei
abbattuto ed un altro ti consola, egli ti da la vita; se gli sposi si amano bene si
danno la vita in questo senso. E poi, se vissuto nella sua realtà, questo amore porta
alla procreazione, cioè la vita può essere data al figlio.
1) L’AMORE CRISTIANO
È quello disinteressato, quello che si ha pure verso il nemico. Dall’amore cristiano
infatti nessuno è escluso: se tu al mondo ami tutte le persone, eccetto una, non ami
nessuno! Quella persona che non ami ti fa capire che le altre le ami solo perché ti
danno qualcosa in cambio. L’amore cristiano è dunque rivolto a tutti, ma non è
possibile fare questo con le nostre forze: abbiamo bisogno della Grazia di Dio.
Essa è un dono, un aiuto che Dio ti da perché tu riesca ad amare. Per esempio: una
volta esisteva la corrente con tensione a 125 Volt; se ci attaccavo un asciugacapelli
funzionante alla tensione di 220 Volt, questo non riusciva a funzionare. Io ho una
forza per amare paragonabile alla tensione di 125 Volt: certe cose non ho la forza
di farle, per esempio l’amore o il perdono. Se cerco di amare o perdonare con le
mie forze faccio una fatica enorme, ma non ci riesco. L’amore vero non è possibile
se manca la 220, cioè la potenza di Cristo che non sostituisce, ma completa e
rafforza la nostra 125.
La Parola e i sacramenti sono interventi di Dio che ci danno l’innesto alla linea
220. Dunque l’innesto esiste, ma se tu non accendi l’interruttore nella tua vita non
cambia niente.
Dio ci ha manifestato il suo amore venendo tra noi e parlandoci con lingua umana,
ed anche con le sue azioni, prendendo su di se le nostre colpe e pagandole Lui.
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