XXXI Domenica del Tempo Ordinario Antifona d`Ingresso (Sal 37,22

XXXI Domenica del Tempo Ordinario
Antifona d'Ingresso (Sal 37,22-23)
Non abbandonarmi, Signore mio Dio,
da me non star lontano;
vieni presto in mio aiuto,
Signore, mia salvezza.
Colletta
Dio onnipotente e misericordioso, tu solo puoi dare ai tuoi fedeli il dono di servirti in modo
lodevole e degno; fa' che camminiamo senza ostacoli verso i beni da te promessi. Per il nostro
Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio ...
Oppure:
O Dio, tu sei l'unico Signore e non c'è altro Dio all'infuori di te; donaci la grazia dell'ascolto,
perché i cuori, i sensi e le menti si aprano alla sola parola che salva, il Vangelo del tuo Figlio,
nostro sommo ed eterno sacerdote. Egli è Dio, e vive e regna con te ...
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Dt 6, 2-6
Ascolta, Israele: ama il Signore tuo Dio con tutto il cuore.
Dal libro del Deuteronomio
Mosè parlò al popolo dicendo: «Temi il Signore, tuo Dio, osservando per tutti i giorni della tua
vita, tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi che io ti do e
così si prolunghino i tuoi giorni.
Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica, perché tu sia felice e diventiate molto numerosi
nella terra dove scorrono latte e miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto.
Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con
tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze.
Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore».
Salmo Responsoriale (dal Salmo 17)
Rit. Ti amo, Signore, mia forza.
Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia,
mia fortezza, mio liberatore.
Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.
Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.
Viva il Signore e benedetta la mia roccia,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato.
Seconda Lettura (Eb 7, 23-28)
1
Egli, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta.
Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli, [nella prima alleanza] in gran numero sono diventati sacerdoti, perché la morte impediva
loro di durare a lungo. Cristo invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non
tramonta. Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli
infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore.
Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai
peccatori ed elevato sopra i cieli. Egli non ha bisogno, come i sommi sacerdoti, di offrire sacrifici
ogni giorno, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo: lo ha fatto una volta per tutte,
offrendo se stesso.
La Legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza; ma la parola del
giuramento, posteriore alla Legge, costituisce sacerdote il Figlio, reso perfetto per sempre.
Canto al Vangelo (Gv 14,23)
Alleluia, alleluia.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
Alleluia.
Vangelo (Mc 12, 28-34)
Amerai il Signore tuo Dio. Amerai il prossimo tuo.
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i
comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico
Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua
mente e con tutta la tua forza". Il secondo è questo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Non
c'è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri
all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il
prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio».
E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Sulle Offerte
Questo sacrificio che la Chiesa ti offre, Signore, salga a te come offerta pura e santa, e ottenga a
noi la pienezza della tua misericordia. Per Cristo...
Comunione (Sal 15,11)
Tu mi indichi il sentiero della vita, Signore,
gioia piena nella tua presenza.
Oppure: Gv 6,57
Dice il Signore: «Come il Padre che ha la vita
ha mandato me e io vivo per il Padre,
così anche colui che mangia di me vivrà per me».
Oppure: Mc 12,29-30
«Il Signore Dio nostro è l'unico:
lo amerai con tutto il cuore».
2
Dopo la Comunione
Continua in noi, o Dio, la tua opera di salvezza, perché i sacramenti che ci nutrono in questa vita
ci preparino a ricevere i beni promessi. Per Cristo nostro Signore.
Lectio
A prima vista può sembrare che il testo del vangelo di oggi, sviluppato unicamente in base a
passi dell’AT, non vada al di là del più genuino pensiero giudaico. Ma sia l’accostamento dei testi
veterotestamentari, sia nei versetti conclusivi del brano, si riconosce chiaramente l’influsso decisivo
della fede nel Cristo risorto; nella luce pasquale e nel ricordo di parole pronunciate da Gesù, i primi
cristiani rileggevano l’AT e ne facevano emergere tutta la portata teologica. La preminenza assoluta
data al duplice comandamento dell’amore di Dio e del prossimo, a questo punto del vangelo di
Marco, acquista anche il significato di condizione primaria per entrare nel regno attraverso la via
della passione di Gesù. Il vangelo ci porta alla motivazione profonda dell’insegnamento sul servizio
che Gesù ripetutamente ha presentato dopo il secondo e terzo annuncio della passione e
risurrezione: servizio per amore. Gesù per primo ha mostrato che amare significa servire; la
chiamata a seguirlo e a stare con lui significa anche per i discepoli un cammino di servizio per
amore.
Il testo del Deuteronomio inizia con l’invito pressante a vivere nel timore di Dio, in un
profondo rispetto che non coinvolge solo il sentimento, ma si traduce in una pratica vitale di
adesione sincera alla volontà di colui per il quale si ha questo timore: in definitiva questo timore si
esprime in obbedienza incondizionata, pronta e costante. Ecco perché il Deuteronomio insiste
sull’aggettivo ‘tutto/tutti’ (tutte le sue leggi, tutti i suoi comandi..), proprio per ribadire questa
integralità dell’obbedienza che scaturisce dal timore di Dio.
v. 28:
Gli scribi erano i teologi del tempo e anche i giuristi, in quanto che l’AT era pure il codice
che regolava la vita ebraica. Per lo più essi appartenevano alla corrente religiosa dei farisei secondo
i quali l’elemento caratteristico della religione ebraica era la osservanza dei comandamenti nella
vita quotidiana.
v. 29:
Solo Marco introduce la risposta di Gesù con la citazione del passo di Dt 6,4 che costituiva
la preghiera quotidiana dell’ebreo e il fondamento della teologia dell’antico Israele. In questo modo
viene affermato che il comandamento dell’amore scaturisce immediatamente dalla fede nell’unico
Dio che ha stipulato il patto d’alleanza-amore con Israele (Es 19). Solo Marco quindi ci presenta in
tutta la sua profondità il mistero della fede cristiana, come risposta di amore al Dio che si è rivelato,
donandosi agli uomini.
La condizione dell’ascolto non è la condizione del primo, ma è la condizione dell’ultimo.
L’ascolto della parola ci fa essere nella condizione del servo a cui il Signore ha aperto l’orecchio
perché ascolti come gli iniziati. Qual è il primo? Ascolta, Israele; cioè il primo dei comandamenti è
il Cristo nella sua condizione di ultimo. L’ultimo è anche l’unico. Amare e ascoltare vuol dire
proprio questo: riconoscere che Dio è unico perché noi per lui siamo unici. Amare come l’unico è
ciò che fa Dio: ci ama come unici nel nostro genere. Per Lui non ci siamo altro che noi, ciascuno di
noi. A questo ci riporta l’ascolto. Dall’ultimo, all’unico, perché noi per lui siamo unici.
v. 30:
Questa elencazione di facoltà umane di amore e di conoscenza intende insistere sulla
necessità di una risposta completa di tutta la persona umana a Dio che si manifesta come l’unico
Signore.
v. 31:
3
Quest’altra citazione riproduce alla lettera il testo di Lv19,18. In tutti e tre i sinottici il
secondo comandamento è messo in parallelo con il primo e mai in posizione subordinata: secondo
Mt 22,39 il secondo è simile al primo; Lc10,27 li unisce semplicemente. Questa stretta connessione
fra l’amore di Dio e l’amore del prossimo è una caratteristica profondamente distintiva del
messaggio dei vangeli. Se già nell’ebraismo ciascuno dei due comandamenti principali era
fortemente raccomandato, solo Gesù li presenta essenzialmente uniti e secondo la loro intrinseca
successione. L’amore con cui Dio ci ama ci rende capaci di amare Lui e il prossimo; e nell’amore
del prossimo si manifesta l’amore che Dio ha per noi e che noi esprimiamo verso di lui. L’altissimo
significato teologico dell’amore al prossimo si è radicato sempre più nelle comunità cristiane, come
possiamo costatare dalle lettere degli apostoli.
La connessione tra i due comandamenti non era per niente nuova nel giudaismo. Solo che
qui essa assume un significato nuovo. L’audacia di Gesù consiste proprio nell’accostare i due
comandamenti con una nuova consapevolezza, fondata sull’affermazione che Dio si è fatto nostro
prossimo e nostro fratello in colui che ora dice: “Chi ha visto me ha visto il Padre”. Questa è
l’essenza stessa del vangelo: l’uomo Gesù è Figlio di Dio. Ciò, oltre che fondare l’identità tra i due
comandamenti, sta all’origine della differenza infinita che c’è tra la vecchia e la nuova legge.
Il termine qui usato per ‘amare’ è quello caratteristico impiegato dalla Bibbia per indicare
l’amore più vero, profondo e duraturo nel quale non vi è traccia di ricerca di sé, ma si è tutti protesi
in un atteggiamento di donazione senza limite per il bene della persona amata. Il verbo greco
utilizzato è agapào: esprime la dimensione più profonda e matura del rapporto di amore inteso
come ‘agàpe’, quando l’atteggiamento di donazione diventa più puro e stabile. È il verbo che si
applica in modo perfetto al rapporto di Dio verso gli uomini, come viene presentato da Giovanni nel
suo vangelo e nella sua prima lettera.
Nel testo del Levitico questo termine si riferiva ai membri del popolo di Israele; ma più tardi
già presso gli ebrei era presumibilmente interpretato con significato più ampio. Gesù lo applica
anche ad un samaritano, che era considerato non solo un estraneo, ma addirittura quasi un
avversario.
Il testo greco ha il plurale che è importante mantenere. Il termine di riferimento quindi è sia
il comandamento dell’amore verso Dio sia quello dell’amore verso il prossimo, anche qui tenuti
perfettamente in parallelo.
v. 34:
La risposta ultima di Gesù lascia sconcertati. Gesù afferma indirettamente che tutto ciò non
basta per appartenere al regno. È vero che tutta la legge si sintetizza nei due comandamenti, la cui
osservanza è essenziale. Ma non è sufficiente. È indispensabile qualcosa di più, perché il regno di
Dio è Gesù stesso e se non si abbandona tutto per seguirlo, il regno resta inaccessibile; manca la
cosa essenziale: l’amore di Dio ci è offerto concretamente in lui. In Gesù Dio si è rivelato come
amore. La nostra vita si fonda su questa fede nell’annuncio che il volto di Dio è ormai quello dei
nostri fratelli in Gesù nostro fratello e Figlio suo.
Prefazio suggerito:
“È veramente giusto lodarti e ringraziarti, padre santo, Dio onnipotente ed eterno, in ogni
momento della nostra vita, nella salute e nella malattia, nella sofferenza e nella gioia, per Cristo tuo
servo e nostro redentore. Nella sua vita mortale egli passò beneficando e sanando tutti coloro che
erano prigionieri del male. Ancor oggi come buon samaritano viene accanto ad ogni uomo piagato
nel corpo e nello spirito e versa sulle sue ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza. Per
questo dono della tua grazia, anche la notte del dolore si apre alla luce pasquale del tuo Figlio
crocifisso e risorto” (prefazio dai comuni, VIII).
4
Appendice
Dio fece l’uomo a immagine e somiglianza sua (Gen 1,26). Tutte le virtù che seminò in noi
nella nostra condizione primitiva, ci ha poi insegnato, con i suoi precetti, a restituirgliele. Questa è
la prima: Amare il nostro Dio con tutto il cuore perché lui ci ha amati per primo (1 Gv 4,10), dal
principio, prima ancora che fossimo. L’amore di Dio è la rinnovazione della sua immagine.
Restituiamo perciò a Dio nostro Padre la sua immagine inviolata nella santità, perché lui è santo
(Siate santi, perché io sono santo: Lv 11,44; 1 Pt 11,16), inviolata nella carità perché lui è amore
(Dio è amore: 1 Gv 4,8), inviolata nella pietà e nella verità, perché lui è pio e verace. Evitiamo di
farci un’immagine diversa da quella di Dio: infatti, sarebbe a immagine di un tiranno chi fosse
superbo, iracondo, feroce. Dunque, affinché non ci diamo delle immagini di tiranni, dipinga in noi
Cristo la sua immagine (Colombano Abate, Praecepta).
Solo il servizio al prossimo apre i miei occhi su quello che Dio fa per me e su come Egli mi
ama. I santi – pensiamo ad esempio alla beata Teresa di Calcutta – hanno attinto la loro capacità di
amare il prossimo, in modo sempre nuovo, dal loro incontro col Signore eucaristico e,
reciprocamente questo incontro ha acquisito il suo realismo e la sua profondità proprio nel loro
servizio agli altri. Amore di Dio e amore del prossimo sono inseparabili, sono un unico
comandamento. Entrambi però vivono dell’amore preveniente di Dio che ci ha amati per primo.
Così non si tratta più di un «comandamento» dall’esterno che ci impone l’impossibile, bensì di
un’esperienza dell’amore donata dall’interno, un amore che, per sua natura, deve essere
ulteriormente partecipato ad altri. L’amore cresce attraverso l’amore. L’amore è «divino» perché
viene da Dio e ci unisce a Dio e, mediante questo processo unificante, ci trasforma in un Noi che
supera le nostre divisioni e ci fa diventare una cosa sola, fino a che, alla fine, Dio sia «tutto in tutti»
(1 Cor 15, 28) (Benedetto XVI, Deus caritas est, 42).
Il monoteismo è contemporaneamente affermazione di libertà e di dipendenza. Nessun altro
Signore all’infuori dell’unico Dio, questa è libertà. Ma un Signore esiste, e bisogna amarlo al di
sopra di tutto, appartenergli totalmente: questa è dipendenza. L’uomo non deve farsi schiavo degli
uomini, ma neppure deve erigere se stesso a signore. La libertà sta nell’obbedienza all’unico vero
Signore. Il primato di Dio non annulla l’amore del prossimo, ma lo libera. Il prossimo non è il
nostro Dio. Ne diverremmo schiavi e mendicheremmo il suo appoggio: non più profeti, ma
demagoghi. Se adorassimo l’uomo finiremmo col tradirlo: il nostro amore per lui non sarebbe più
libero, disinteressato, critico, salvifico. L’uomo diverrebbe il nostro idolo, ne cercheremmo
l’approvazione e ci prostituiremmo davanti a lui. Amare il prossimo per Dio non significa
strumentalizzare l’uomo in vista di Dio: significa amarlo con la libertà di Dio, col suo amore forte e
critico; significa essere capaci, se l’amore lo richiede, di rimanere soli, rifiutati e crocifissi (B.
Maggioni, Il racconto di Marco, 175-176).
Passi biblici paralleli
Confronta:
Mt 22,34-40-46 e Lc 10,25-28
v. 28:
Dt 16,18-20: Ti costituirai giudici e scribi in tutte le città che il Signore tuo Dio ti dà, tribù per
tribù; essi giudicheranno il popolo con giuste sentenze. Non farai violenza al diritto, non avrai
riguardi personali e non accetterai regali, perché il regalo acceca gli occhi dei saggi e corrompe le
parole dei giusti. La giustizia e solo la giustizia seguirai, per poter vivere e possedere il paese che il
Signore tuo Dio sta per darti.
Mt 5,20: Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non
entrerete nel regno dei cieli.
5
Sir 39,1-5: Differente è il caso di chi si applica e medita la legge dell’Altissimo. Egli indaga la
sapienza di tutti gli antichi, si dedica allo studio delle profezie. Conserva i detti degli uomini
famosi, penetra le sottigliezze delle parabole, indaga il senso recondito dei proverbi e s’occupa degli
enigmi delle parabole. Svolge il suo compito fra i grandi, è presente alle riunioni dei capi, viaggia
fra genti straniere, investigando il bene e il male in mezzo agli uomini. Di buon mattino rivolge il
cuore al Signore, che lo ha creato, prega davanti all’Altissimo, apre la bocca alla preghiera, implora
per i suoi peccati.
Mc 1,22: Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e
non come gli scribi.
Sal 119,15-16.59-60.66.130-131: Voglio meditare i tuoi comandamenti, considerare le tue vie.
Nella tua volontà è la mia gioia; mai dimenticherò la tua parola. Ho scrutato le mie vie, ho rivolto i
miei passi verso i tuoi comandamenti. Sono pronto e non voglio tardare a custodire i tuoi decreti.
Insegnami il senno e la saggezza, perché ho fiducia nei tuoi comandamenti. La tua parola nel
rivelarsi illumina, dona saggezza ai semplici. Apro anelante la bocca, perché desidero i tuoi
comandamenti.
Sir 6,32-37: Se lo vuoi, figlio, diventerai saggio; applicandoti totalmente, diventerai abile. Se ti è
caro ascoltare, imparerai; se porgerai l’orecchio, sarai saggio. Frequenta le riunioni degli anziani;
qualcuno è saggio? Unisciti a lui. Ascolta volentieri ogni parola divina e le massime sagge non ti
sfuggano. Se vedi una persona saggia, và presto da lei; il tuo piede logori i gradini della sua porta.
Rifletti sui precetti del Signore, medita sempre sui suoi comandamenti; egli renderà saldo il tuo
cuore, e il tuo desiderio di sapienza sarà soddisfatto.
Sir 37,10.12: Non consigliarti con chi ti guarda di sbieco, nascondi la tua intenzione a quanti ti
invidiano. Invece frequenta spesso un uomo pio, che tu conosci come osservante dei comandamenti
e la cui anima è come la tua anima; se tu inciampi, saprà compatirti.
Mc 10,17-19: Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in
ginocchio davanti a lui, gli domandò: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?”.
Gesù gli disse: “Perché mi chiami buono? …
v: 29:
Dt 4,35: Tu sei diventato spettatore di queste cose, perché tu sappia che il Signore è Dio e che non
ve n’è altri fuori di lui.
Dt 32,12: Il Signore lo guidò da solo, non c’era con lui alcun dio straniero.
Is 43,10-13: Prima di me non fu formato alcun dio né dopo ce ne sarà. Io, io sono il Signore, fuori
di me non v’è salvatore. Io ho predetto e ho salvato, mi son fatto sentire e non c’era tra voi alcun
dio straniero. Voi siete miei testimoni - oracolo del Signore - e io sono Dio, sempre il medesimo
dall’eternità.
Is 45,21: Manifestate e portate le prove, consigliatevi pure insieme! Chi ha fatto sentire quelle cose
da molto tempo e predetto ciò fin da allora? Non sono forse io, il Signore? Fuori di me non c’è altro
Dio; Dio giusto e salvatore non c’è fuori di me.
Os 13,4: Eppure io sono il Signore tuo Dio fin dal paese d’Egitto, non devi conoscere altro Dio
fuori di me, non c’è salvatore fuori di me.
Ml 2,10: Non abbiamo forse tutti noi un solo Padre? Forse non ci ha creati un unico Dio? Perché
dunque agire con perfidia l’uno contro l’altro profanando l’alleanza dei nostri padri?
Ef 4,6: Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in
tutti.
Rm 3,29-30: Forse Dio è Dio soltanto dei Giudei? Non lo è anche dei pagani? Certo, anche dei
pagani! Poiché non c’è che un solo Dio, il quale giustificherà per la fede i circoncisi, e per mezzo
della fede anche i non circoncisi.
Gv 10,30: Io e il Padre siamo una cosa sola.
Gv 17,3: Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù
Cristo.
6
1Cor 8,6: Per noi c’è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo
Signore Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo per lui.
1Tm 2,5: Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù,
che ha dato se stesso in riscatto per tutti.
v. 30:
Dt 10,12-13: Ora, Israele, che cosa ti chiede il Signore tuo Dio, se non che tu tema il Signore tuo
Dio, che tu cammini per tutte le sue vie, che tu l’ami e serva il Signore tuo Dio con tutto il cuore e
con tutta l’anima, che tu osservi i comandi del Signore e le sue leggi, che oggi ti do per il tuo bene?
Dt 30,6: Il Signore tuo Dio circonciderà il tuo cuore e il cuore della tua discendenza, perché tu ami
il Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta l’anima e viva.
1Re 2,4: Se i tuoi figli nella loro condotta si cureranno di camminare davanti a me con lealtà, con
tutto il cuore e con tutta l’anima, sul trono d’Israele siederà sempre uno dei tuoi discendenti.
Tb 13,6: Convertitevi a lui con tutto il cuore e con tutta l’anima, per fare la giustizia davanti a Lui,
allora Egli si convertirà a voi e non vi nasconderà il suo volto.
Sal 9,2: Loderò il Signore con tutto il cuore e annunzierò tutte le tue meraviglie. Gioisco in te ed
esulto, canto inni al tuo nome, o Altissimo.
Prv 3,5: Confida nel Signore con tutto il cuore e non appoggiarti sulla tua intelligenza; in tutti i tuoi
passi pensa a lui ed egli appianerà i tuoi sentieri.
Ger 29,13-14: Voi mi invocherete e ricorrerete a me e io vi esaudirò; mi cercherete e mi troverete,
perché mi cercherete con tutto il cuore; mi lascerò trovare da voi - dice il Signore - cambierò in
meglio …
2Sam 6,14: Davide danzava con tutte le forze davanti al Signore. Ora Davide era cinto di un efod di
lino. Così Davide e tutta la casa d’Israele trasportavano l’arca del Signore con tripudi e a suon di
tromba.
v. 31:
Gv 13,1: Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo
mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
Gv 13,34-35: Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato,
così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete
amore gli uni per gli altri.
Gv 15,12-13: Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.
Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.
Mt 5,43.46: Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi
dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori. Infatti se amate quelli che vi amano,
quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?
Sir 28,2-7: Perdona l’offesa al tuo prossimo e allora per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati.
Se qualcuno conserva la collera verso un altro uomo, come oserà chiedere la guarigione al Signore?
Egli non ha misericordia per l’uomo suo simile, e osa pregare per i suoi peccati? Egli, che è soltanto
carne, conserva rancore; chi perdonerà i suoi peccati? Ricordati della tua fine e smetti di odiare,
ricordati della corruzione e della morte e resta fedele ai comandamenti. Ricordati dei comandamenti
e non aver rancore verso il prossimo, dell’alleanza con l’Altissimo e non far conto dell’offesa
subìta.
1Gv 4,20-21: Se uno dicesse: “Io amo Dio”, e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non
ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che
abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello.
1Gv 2,9-11: Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo
fratello, dimora nella luce e non v’è in lui occasione di inciampo. Ma chi odia suo fratello è nelle
tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi.
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Rm 13,8-10: Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole; perché
chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. Infatti il precetto: Non commettere adulterio, non
uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole:
Amerai il prossimo tuo come te stesso. L’amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento
della legge è l’amore.
Gc 2,6-9: Voi invece avete disprezzato il povero! Non sono forse i ricchi che vi tiranneggiano e vi
trascinano davanti ai tribunali? Non sono essi che bestemmiano …
v. 33:
Sal 40,7: Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto. Non hai chiesto olocausto e
vittima per la colpa.
Sal 50,13: Mangerò forse la carne dei tori, berrò forse il sangue dei capri? Offri a Dio un sacrificio
di lode e sciogli all’Altissimo i tuoi voti; invocami nel giorno della sventura: ti salverò e tu mi darai
gloria. Chi offre il sacrificio di lode, questi mi onora, a chi cammina per la retta via mostrerò la
salvezza di Dio.
Sal 51,17-19: Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode; poiché non gradisci il
sacrificio e, se offro olocausti, non li accetti. Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore
affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi.
Prv 21,3: Praticare la giustizia e l’equità per il Signore vale più di un sacrificio.
Sir 35,1-3: Chi osserva la legge moltiplica le offerte; chi adempie i comandamenti offre un
sacrificio di comunione. Chi serba riconoscenza offre fior di farina, chi pratica l’elemosina fa
sacrifici di lode. Cosa gradita al Signore è astenersi dalla malvagità, sacrificio espiatorio è astenersi
dall’ingiustizia.
Is 1,11.16-17: “Che m’importa dei vostri sacrifici senza numero?” dice il Signore. “Sono sazio
degli olocausti di montoni e del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo
gradisco. Lavatevi, purificatevi, …
Ger 7,21-23: Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: “Aggiungete pure i vostri olocausti ai
vostri sacrifici e mangiatene la carne! In verità io non parlai né diedi comandi sull’olocausto e sul
sacrificio ai vostri padri, quando li feci uscire dal paese d’Egitto. Ma questo …
v. 34:
Mt 13,51-52: Avete capito tutte queste cose?”. Gli risposero: “Sì”. Ed egli disse loro: “Per questo
ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo
tesoro cose nuove e cose antiche”.
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