Giordano Valentina 5b Soleri, Saluzzo

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Valentina GIORDANO
cl.5^B Soleri Bertoni
Prof.ssa Nadia MIRETTO
TEMA SULLE SCIENZE SOCIALI
L’ANTROPOLOGIA
L’antropologia è lo studio delle caratteristiche fisiche, delle culture e dell’organizzazione sociale dell’uomo.
Questo ambito delle scienze sociali si divide in due filoni principali: l'antropologia fisica, che si occupa
dell'evoluzione biologica e dell'adattamento all'ambiente, e l'antropologia culturale, che studia le varie culture
e le loro organizzazioni sociali.
L'antropologia contemporanea studia, tra le altre, le moderne culture occidentali. Nel suo metodo sono molto
importanti la ricerca sul campo e la raccolta di testimonianze dirette sulle attività, i costumi e le tradizioni
delle società prese in considerazione.
Da sempre viaggiatori e studiosi hanno raccolto e tramandato informazioni sulle varie culture conosciute;ma
l'antropologia divenne una disciplina autonoma solo nel corso del 1800,quando vennero ritrovati i fossili
dell'uomo di Neanderthal in Germania e i resti dell'Homo erectus. Questi reperti rappresentarono il
lunghissimo processo dell'evoluzione, di cui si occupò anche Charles Darwin, che proprio in quegli anni
pubblicò L’origine delle specie.
Secondo le teorie di Morgan, grande studioso statunitense che usò la ricerca sul campo come metodo
specifico della ricerca antropologica, lo sviluppo della società è diviso in tre fasi: un periodo "selvaggio", il più
primitivo, un periodo "barbarico", caratterizzato dall’allevamento degli animali e dall’agricoltura, e il finale
arrivo della "civiltà", caratterizzato dall'introduzione dell'alfabeto. Lo studioso britannico Tylor, considerato un
altro padre della disciplina, studiò in particolare le religioni e preferì il metodo comparativo dei dati
etnografici, ossia riguardanti i costumi e le tradizioni dei popoli.
Malinowski, invece, affermò che le singole istituzioni devono essere viste nel complesso della cultura in cui
sono inserite, e fu uno dei primi antropologi a vivere con le popolazioni oggetto del suo studio, cioè gli
abitanti delle isole Trobriand, terre della Nuona Guinea, imparandone la lingua e le abitudini. Lévi-Strauss,
antropologo francese, utilizzò dei metodi sviluppati nel campo linguistico per individuare le strutture costanti
delle varie manifestazioni culturali, e contribuì notevolmente allo studio dei sistemi di parentela e all'analisi
del mito.
Soffermiamoci sull'antropologia fisica. Quest’ambito si divide in evoluzione umana, biologia umana e studio
degli altri primati.
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La paleontologia umana, ramo dell'antropologia fisica e sinonimo dell’evoluzione umana, studia l'ominazione,
cioè il processo che portò alla nascita della specie umana da quelle degli altri primati. Questa disciplina ebbe
un grande impulso dal lavoro di una famiglia di paleoantropologi: Louis Leakey, la moglie Mary Leakey e il
figlio Richard Leakey, cui si devono importanti scoperte che portarono a rivedere la storia e le tappe
dell'evoluzione biologica dell'uomo. I ritrovamenti di resti diversi dell'Homo erectus, habilis e sapiens,
attraverso confronti fra le dimensioni fisiche e craniche, fra i vari utensili e strumenti di lavoro, fra i tipi di
abitazione, hanno fatto si che nascesse l'ipotesi che l'evoluzione sia stata un processo nè lineare, nè
uniforme.
Il secondo ramo dell'antropologia fisica, la biologia umana, è lo studio delle popolazioni contemporanee e
delle loro caratteristiche fisiologiche, morfologiche e biologiche. Inizialmente utilizzati per identificare le
"razze principali" e per la classificare le varie popolazioni, questi studi si basavano su caratteristiche fisiche
come il colore degli occhi e della pelle, la forma della testa e i gruppi sanguigni. Dopo il belga Quètelet,
esperto di statistica antropologica e fondatore dell’antropometria negli anni Settanta dell'Ottocento, questi
studi raggiunsero la loro massima importanza, anche grazie al trattato di antropologia pubblicato dal tedesco
Martin nel 1914. Rivoluzionati dallo sviluppo della genetica, che ha contribuito a far capire che il termine
“razza” è molto relativo, ora gli studi si sono spostati sulla genetica di popolazione e sulla relazione fra
adattamento genetico e risposte culturali e fisiologiche, prendendo in considerazione elementi che possono
bloccare l’equilibrio di una popolazione, come malattie, malnutrizione, condizioni climatiche particolari ecc.
Infine, lo studio degli altri primati aiuta a formulare ipotesi sulle prime fasi dell'evoluzione umana,
occupandosi di comportamenti, modelli di comunicazione, fattori demografici e altre caratteristiche di altri
primati, ossia babbuini, scimpanzé e gorilla. Per esempio, alcuni antropologi diretti da Jane Goodall, etologa
britannica, hanno osservato per anni il comportamento di scimpanzé in un parco nazionale della Tanzania,
scoprendo che questi animali capivano l’uso di utensili semplici, come piccoli bastoni per procurarsi il cibo,
ma, allo stesso tempo erano capaci di lanciare pietre e bastoni contro un obiettivo. I primati comunicano tra
loro attraverso versi e gesti. Gli studi sulla comunicazione e sulla vita sociale dei primati ci danno, quindi,
degli elementi per comprendere il lontano inizio dell’evoluzione umana.
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