Lettera aperta per l`emerito Professore Don Gennaro Fico dal Prof

Lettera aperta per l’emerito Professore Don Gennaro Fico
Carissimo Don Gennaro Fico
chiedendovi scusa per l’impertinenza con cui mi rivolgo a Voi chiamandovi semplicemente
Don Gennaro, invece che Professore e Monsignore, mi permetto di scrivervi questa doverosa
lettera aperta, che vuole essere una testimonianza del mio affetto e della mia gratitudine per
quanto durante il vostro insegnamento avete trasmesso al sottoscritto e a una miriade di altri
vostri ex alunni. Conoscervi da quasi mezzo secolo, da quando cioè vi ebbi insigne Professore di
Matematica e Fisica al liceo classico dell’Istituto Vescovile, mi impedisce ora di rivolgermi a voi
coi titoli summenzionati.
Ciò premesso, Carissimo Don Gennaro, vado a spiegare il motivo della presente.
Un insigne Professore come voi, il Prof. Mons Domenico Meles, alla sua bell’età di 80 anni, in una
sua missiva indirizzata a un suo ex alunno che, per interposta persona, Gli aveva inviato i suoi
deferenti saluti, quasi a impartire un’ennesima lezione di vita, così ebbe a rispondergli:
“E ora che mi conoscete, parlate voi. E qualche letterina non ti farebbe male ( a scrivermi)”,
aggiungendo pure : “E mi sento ringiovanire solo quando sento che voi, ex alunni miei, vi
segnalate per cultura e rettitudine”.
Anche io imparai quella lezione e la voglio mettere in pratica, ora, nei vostri riguardi.
Solitamente noi alunni, non dico che ci dimentichiamo dei nostri docenti, ma quasi mai diciamo
loro grazie per la cultura che ci hanno trasmesso e per la formazione umana che hanno cercato di
promuovere. Pertanto mi chiedo perché non esprimervi questi miei sentimenti quando potrei far
dimenticare, anche se per un istante, gli acciacchi e forse anche la malinconia che fatalmente gli
anni portano con sé ? Questa volta, perciò, io sottoscritto, anche a nome di tutti i vostri
innumerevoli ex alunni - senza timore di essere smentito da qualcuno - vi voglio dire di vero cuore
un “Grazie”, perché la vostra vita è stata un continuo atto di amore nei confronti anche del popolo
dei fedeli che vi è stato affidato come Parroco della comunità dei fedeli di Tavernanova. Voi avete
applicato alla lettera il comandamento di Dio:
“ Ama il prossimo tuo come te stesso”. Perciò, a nome di quanti hanno goduto delle vostre
beneficenze sono lieto di dirvi “Grazie” e pubblicamente ne voglio essere testimone. Non posso
sottovalutare che il vostro amore inesauribile continua a effondersi anche adesso, e - starei per dire adesso più che mai che vi trovate nella casa di riposo di Padre Arturo a Visciano, perché alla
vostra veneranda età, continuate a predicare la parola del Vangelo e a insegnarci come bisogna
comportarsi per essere dei veri testimoni di Cristo. Lo avete fatto con la pubblicazione di un’opera
in tre volumi dal titolo significativo Il Bel Pastore. Opera esemplare che continuerà a ricordare ai
posteri il vostro “apostolato fervente e zelante” di Buon Pastore.
Io sottoscritto che ho avuto l’onore di visionare le bozze del terzo volume della trilogia sono
rimasto edificato dalla spiritualità che vi aleggia e dalla santità degli insegnamenti che vi sono
contenuti, per cui, con cognizione di causa, posso affermare che l’opera è esemplare come
esemplare siete stato Voi durante tutto l’arco della vostra vita. (Verba volant, scripta manent,
exempla trahunt!). Non posso non ricordare ancora, io che sono stato un vostro ex alunno, che Voi,
negli anni che furono, siete stato tra i più autorevoli e stimati professori dell’Istituto Vescovile!
Noi alunni sapevamo della vostra preparazione all’altezza di insegnare in aule universitarie!
Sapevamo della vostra generosa risposta alla vocazione sacerdotale, generosa perché solo
eccezionalmente si sceglie la via del sacerdozio dopo il conseguimento di una Laurea in Fisica!
Sapevamo pure della vostra rinunzia a una sicura e prestigiosa carriera accademica al solo scopo
di rispondere all’ardua e impegnativa chiamata del Signore.
Carissimo Don Gennaro, il Sommo nostro Poeta, all’inizio dell’ottavo Canto del Purgatorio, ci fa
leggere:
Era già l’ora che volge il desio /ai naviganti, e intenerisce il core / lo dì c’han detto ai dolci
amici addio.
A me “volge”, invece, l’ora di concludere questa testimonianza; ma prima di concludere non posso
non chiederVi perdono per non essere stato all’altezza di meglio celebrare la vostra figura e di
testimoniare adeguatamente la santità della vostra vita.
Spartimento di Scisciano, 24.4.2012
Con affetto e devozione il sottoscritto.
Antonio Di Palma