Intervista immaginaria a un rastafariano

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INTERVISTA A UN RASTA di Paolo Giacobbe e Francesca Giangaspero 3^C a.s. 2012/2013
Durante il nostro viaggio in Giamaica riusciamo a conoscere Joseph un vero rastafariano, che ci invita
gentilmente a fare una chiacchierata a casa sua. “Questa è la mia abitazione”, dichiara fieramente il nostro
amico, invitandoci ad entrare. Subito dopo escono dal nulla due bambini che corrono veloci verso il padre
salutandolo affettuosamente, prima di scomparire nuovamente nei paraggi. Entriamo, nonostante ci sentiamo
imbarazzati e facciamo la conoscenza di Margaret, la giovane moglie, la quale ci fa accomodare. L’interno
della casa, tra l’altro molto piccola, è arredato alquanto modestamente, ma un focolare domestico può essere
costituito anche da un piccolo fornello dove bolle una minestra dall’aspro odore, un tavolo, quattro sedie e
qualche branda e, inoltre, la bella Margaret ci offre un tè con una dignità tale da far invidia.
“Non ho ben capito se è un’ideologia o una religione?”
“A differenza delle credenze popolari, la dottrina Rasta non è affatto un
movimento ideologico ma una vera e propria religione. Il filo sottile che
divide le due posizioni sta nel fatto che per religione si intende un legame
tra l’uomo ed un Essere Superiore (che nel più delle volte viene identificato
in Dio), mentre con movimento ideologico (come il Buddismo), si considera
un insieme di insegnamenti morali e spirituali osservati da un gruppo
circoscritto di adepti. Come tutte le religioni anche il Rastafarianesimo si fonda su alcune fondamentali
regole da osservare.”
“I capelli lunghi che presenta sono una di queste?”
“No, non una regola assoluta, ma ogni tipo di deturpazione del corpo, compreso radersi, tatuarsi o tagliarsi i
capelli deve essere evitata. Infatti il Rastafariano non ha nessun tatuaggio ne tantomeno dei piercing per
“decorare” il suo look. Crediamo che la deturpazione del corpo sia un peccato contro Jah che ci ha donato la
vita e tramite essa un corpo con cui convivere.”
“Jah è Dio per i cristiani?”
“Possiamo dire di sì, Jah Rastafari è l’unico Dio supremo, questo “comandamento” è comune a tutte le
religioni monoteiste, ed implica la devozione ad un solo Essere Supremo, spesso onnisciente e onnipotente.
Noi rasta però non siamo solo fedeli a Jah infatti perseguiamo l’amore per l’intera umanità e ogni
rastafariano dovrebbe avere l’obbiettivo di dedicarsi alla pace planetaria.”
“E come vivono i Rastafariani il rapporto con gli altri?”
“I Rasta non rispettano o disprezzano una persona solo per l'aspetto o la
presenza fisica, per il suo titolo o qualunque altra considerazione. Un Rasta è
motivato in tutto dal suo amore per la libertà e per la verità.”
“Quindi i vostri principi sono di uguaglianza e fratellanza?”
“Esatto, il Rastafarianesimo si basa su principi pacifici e di uguaglianza e pertanto nella sua organizzazione
interna non c’è traccia di struttura gerarchica.”
“Come si concilia l’utilizzo della marijuana con la vostra fede?”
“Per noi l’utilizzo della marijuana serve a raggiungere uno stato di tranquillità interiore per poter meditare e
interagire con Jah, non facendone però abuso, al contrario di ciò che ingenuamente si crede. E’ infatti un
vero e proprio rito religioso, ci ritroviamo assieme cantando parole di speranza, ballando e suonando i
bonghi, rigorosamente ognuno con uno spinello in mano, ovviamente da scambiare come segno di
fratellanza, di pace e di amore.”
“E come vi rapportate con il cibo, avete una particolare dieta?”
“Nel mangiare la religione rastafariana è poco varia poiché cancella dai menù molto di ciò che la natura
offre. Ma è comunque una dieta molto igienica e naturale. I rastafariani devono evitare l'uso di alcool, tutte
le carni, specialmente il maiale, ma il pollo lo possiamo mangiare, e così anche i frutti di mare, le lumache e
tutti i pesci predatori, inoltre non possiamo usare condimenti forti come il sale.”
(Questa intervista è frutto della nostra immaginazione, ma le informazioni sul Rastafarianesimo e sulla
cultura giamaicana sono vere)
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