La forza di Dio: forza dello Spirito
Lo Spirito Santo e la speranza.
Lo Spirito Santo non è una realtà vaga, evanescente; non è un simbolo: non è
qualcosa, ma Qualcuno: è una persona della Santissima Trinità. “E’ Persona –
Amore. E’ Persona – Dono. (così ne parla Giovanni Paolo II in Dominum et
vivificantem, 10).
E’ l’Amore fatto Persona; è la Persona fatta dono; è il dono che riversa amore:
“l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo
che ci è stato dato (Romani 5,5).
E’ lo Spirito del padre che viene donato a chi lo chiede con fervore. E’ lo
Spirito di Cristo: Cristo, che lo riceve nel suo Battesimo, lo dona , secondo la
sua promessa, ai suoi discepoli, nel giorno di Pentecoste e nella storia della
Chiesa.
Viene denominato 2Paraclito”, cioè Avvocato, Intercessore, Consolatore. E’
“Spirito di verità”, di luce, di fortezza, di unità, di libertà, di vita (“è Signore e
dà la vita”). Donato a noi, è in noi una Presenza viva, operante, liberante,
elevante, trasfigurante.
Siccome la nostra intelligenza comprende solo quello che il cuore non rifiuta,
per conoscerlo bisogna accoglierlo nel suore. Per accoglierlo bisogna pregare,
invocare la sua venuta.
Lo Spirito è santificatore.
Inviato per continuare l’opera salvifica di Gesù, santifica gli uomini. La santità
è una meta e una chiamata per tutti gli uomini. Il Concilio Ecumenico vaticano
II ha parlato della “universale vocazione della santità”.
E la santità non è opera dell’uomo, ma è opera dello Spirito Santo. All’uomo
spetta il compito di non resistere all’azione santificante dello Spirito, che
agisce in mille modi, particolarmente per mezzo dei Sacramenti, per mezzo
dell’annuncio della parola di Dio, per mezzo delle buone aspirazioni, per
mezzo della carità operante.
Non dobbiamo cercare lo Spirito Santo lontano da noi: Egli entra nella nostra
vita, nella nostra storia, nella nostra anima, nel nostro corpo, come nelle nostre
azioni. “Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in
voi? Lo avete ricevuto da Dio, e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete
stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!”
(1Corinti 6,19-20).
Lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa.
La Chiesa è il corpo mistico di Cristo: nei ne siamo le membra e Cristo ne è il
Capo. “Lo Spirito Santo, che Cristo, Capo, diffonde nelle sue membra, edifica,
anima e santifica la Chiesa, sacramento della comunione della Santissima
trinità e degli uomini” (CCC 747).
La comunione nella Chiesa è opera dello Spirito Santo: Egli tiene unite le
membra del corpo mistico di Cristo distribuendo a ciascuno i doni per l’utilità
comune.
Lo Spirito Santo realizza l’unità della Chiesa e la originalità di ogni singola
persona; come ogni singolo membro del corpo ha la sua specifica funzione
diversa da quelle delle altre membra, così è nella Chiesa: unità non significa
uniformità (cfr. 1Corinti 12; Efesini 4).
Ispirata dallo Spirito Santo è la Sacra Scrittura.
Senza minimamente oscurare la personalità, la cultura, lo stile, la ricerca
personale dell’autore sacro, lo Spirito Santo gli ispira le verità di fede da
esprimere: queste fanno parte della Bibbia, la quale, quindi, è “Parola di Dio”.
E poiché lo Spirito Santo assiste la Chiesa nel suo cammino storico, la guida
anche nell’approfondimento della parola di Dio. “Quando verrà lui, lo Spirito
della verità, vi guiderà a tutta la verità” (Giovanni 16,13). La parola di Dio è un
“seme” (Luca 8,11), e pertanto segue la dinamica della crescita. Anche al
crescita nell’ascolto e nella comprensione della Sacra Scrittura è opera dello
Spirito Santo.
Ricolma di Spirito Santo è Maria Santissima.
Lai, specchio e modella della Chiesa, è presente, inondata di Spirito Santo, nei
tre momenti costitutivi del Mistero cristiano: l’Incarnazione, il Mistero
pasquale, la Pentecoste.
Nel momento dell’Annunciazione “le rispose l’Angelo: “Lo Spirito Santo
scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra” (Luca
1,35).
Nel Mistero pasquale, Maria è ai piedi della Croce, quella croce che secondo
Giovanni è segno della sconfitta ma anche della esaltazione e glorificazione del
Signore: sulla croce Gesù, “chinato il capo, consegnò lo Spirito” (Giovanni
19,30); e l’acqua che esce dal costato trafitto di Gesù è vista come il
compimento della promessa sui fiumi d’acqua viva che sarebbero sgorgati dal
suo seno e come segno dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in Lui
(cfr. Giovanni 7,39).
E infine, nel momento della Pentecoste, Maria è nel Cenacolo con i discepoli
di Gesù, “perseveranti e concordi nella preghiera” (atti 1,14), quando discende
con potenza su di loro lo Spirito Santo.
Nel sacramento della cresima.
E’ come una rinnovata Pentecoste, riceviamo l’abbondanza del Dono dello
Spirito Santo. Veniamo ‘confermati’ nella fede che ci è stata donata in germe
nel Battesimo, riceviamo la “forza” (“ricevete la forza dello Spirito Santo: Atti
1,8) per essere, come i primi discepoli, testimoni di Gesù risorto; riceviamo
l’energia per andare contro-corrente in una società che sta perdendo la sua
identità cristiana.
Il sacramento della Cresima è il momento privilegiato nel quale il giovane si
apre allo Spirito Santo: vive una stagione nuova della vita, una condizione
esistenziale nella quale sente la voce di un vento nuovo, un vento che non sa da
dove viene e dove va (cfr. Giovanni 3,8); sente il mistero, il fascino, l’ansia
della ricerca. L’emergere nel giovane la dimensione della coscienza e della
consapevolezza, lo dispone ad accogliere “lo Spirito della verità” (Giovanni
16,13). La graduale conquista dell’autonomia porta con sé l’ebrezza della
libertà: e lo Spirito dona libertà (cfr. 2Corinti 3,17). La capacità progettuale,
che nel giovane comincia a strutturarsi, lo apre al ‘nuovo’, a Colui che
2aanuncerà le cose future” (Giovanni 16,13) e che gli manifesterà qual è il
sogno di Dio su di lui.
I simboli dello spirito.
Nella Bibbia lo Spirito Santo viene descritto attraverso simboli che, meglio dei
concetti astratti, ci fanno intuire il Mistero della sua presenza e della sua
azione.
Il vento: nel giorno di Pentecoste “venne all’improvviso dal cielo un fragore,
quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove si
trovavano” (Atti 2,2).
Gesù a Nicodemo aveva detto: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce,
ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito”
(Giovanni 3,8).
Nella lingua greca, in cui è stato scritto il Vangelo di Giovanni, la stessa
parola: pneuma, serve a indicare il vento è lo Spirito.
Gesù, con l’immagine del vento che “non sai da dove viene né dove va”, evoca
il Mistero dello Spirito Santo, sovranamente libero, misteriosamente operante,
materialmente impalpabile.
E’ questo vento che soffia sulle vele della barca che è la Chiesa e la fa andare
aventi nella storia, pur in mezzo a paurose onde o tsunami.
Simile al vento è quel soffio di vita che Dio comunica ad Adamo e lo rende
vivo. In quel soffio è rappresentato il fluttuare della stessa vita divina che si
trasmette all’uomo e lo rende figlio di Dio, partecipe della natura divina.
E Gesù Cristo manifestandosi ai suoi apostoli dopo la sua risurrezione, quasi
volendo esprimere una nuova creazione, “soffiò e disse loro: “Ricevete lo
Spirito Santo” (Giovanni 20,22).
Il fuoco: nello stesso giorno di Pentecoste “apparvero loro lingue come di
fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; e tutti furono
colmati di Spirito Santo”(atti 2,3-4).
Il fuoco ha una triplice caratteristica. Anzitutto illumina. Lo Spirito Santo è
“Spirito della verità” (Giovanni16,13) che illumina la mente e il cuore
dell’uomo.
In secondo luogo, il fuoco riscalda. Lo Spirito Santo è Spirito di amore e fonte
di amore che scalda il cuore dell’uomo: genera unità, condivisione, comunione.
La Pentecoste, con l’affratellamento e la comprensione del linguaggio,
rappresenta l’anti-Babele. Mentre l’egoismo divide e genera la confusione
delle lingue, l’amore unisce e consente di ‘comunicare’.
Dopo la discesa dello Spirito Santo “la moltitudine di coloro che erano
diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola” (atti 4,32).
La terza caratteristica del fuoco è quella di bruciare, distruggere: simboleggia
lo Spirito Santo che, “effuso per la remissione dei peccati2, distruggendo nel
cuore dell’uomo il male, crea in noi “un cuore nuovo” (Ezechiele 36,26).
Il fuoco, inoltre, tende in una duplice direzione: anzitutto in senso verticale,
verso l’alto: ci richiama la dimensione ‘spirituale’, contemplativa. La seconda
direzione del fuoco è quella orizzontale: si propaga tutt’intorno: simboleggia
l’azione missionaria del cristiano e della Chiesa.
L’acqua: anche l’acqua ha una sua triplice funzione: disseta, purifica, vivifica.
Anzitutto lo spirito Santo è sorgente pura per la sete dell’uomo: così è stato
indicato da Gesù quando alla Samaritana promise una “sorgente di acqua che
zampilla per la vita eterna” Giovanni 4,14).
E nella festa delle Capanne “Gesù, ritto in piedi, gridò: “se qualcuno ha sete
venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la scrittura: dal suo grembo
sgorgheranno fiumi di acqua viva”. Questo egli disse dello Spirito Santo che
avrebbero ricevuto i credenti in Lui” ( Giovanni 7, 37-39).
In secondo luogo, l’acqua purifica: simboleggia il lavacro di purificazione
dello spirito Santo: “Se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel
regno di Dio” (Giovanni 3,5).
In Cristo che dona lo Spirito si avverano in pienezza le parole profetiche di
Ezechiele: “Vi aspergerò con acqua pura e sare purificati; io vi purificherò da
tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli, vi darò un cuore nuovo, metterò
dentro di voi uno spirito nuovo… Porrò il mio spirito dentro di voi” (Ezechiele
36,25-27).
In terzo luogo, l’acqua vivifica: simboleggia lo spirito “che è Signore e dà la
vita”, la vita umana, e la vita divina partecipata all’uomo.
La colomba: “Mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera,
il cielo si aprì e discese su di lui lo spirito Santo, in apparenza corporea, come
una colomba” (Luca 3,21-22). La colomba simboleggia lo Spirito in quanto
aleggia nel cielo, viene dall’alto, si posa sul “consacrato”.
E’ simbolo di purezza, delicatezza, mitezza e bellezza: valori che rimandano
allo spirito. E’ simbolo della pace, come la colomba di Noè; e la pace è frutto
dello Spirito Santo.
La nube e la luce: la nube, nel cammino lungo il deserto verso la terra
promessa, faceva ombra sotto i raggi infuocati del sole e illuminava l’oscurità
del percorso.
E’ simbolo dello Spirito che “copre con la sua ombra” (cfr. Luca 1,35). E’
simbolo del msitero di Dio, un Dio che si rivela, ma un “Dio nascosto” (Isaia
45,15).
L’unzione: “Cristo” (Messia) vuol dire “Unto” dallo Spirito di Dio, per essere
inviato per una missione.
Cristo, l’Unto come profeta, sacerdote e re, effonde su di noi lo spirito Santo
perché, attraverso l’unzione con il sacro Crisma, noi veniamo inviati per la
missione di suoi testimoni, diffondendo nel mondo il “buon odore di Cristo”.
“Unti” come lui, diveniamo con lui e in lui il “Cristo totale”.
Il dito della destra del Padre: “con il dito di Dio” Gesù scaccia i demoni. Il
dito indica la rpesenza operante, l’agire potente di Dio.
La mano: mediante l’imposizione delle mani da parte degli Apostoli viene
comunicato lo Spirito Santo. Oggi la liturgia prevede questo nelle epiclesi
sacramentali.
Il sigillo: effetto indelebile dell’unzione dello Spirito Santo nei sacramenti del
Battesimo della Confermazione e dell’Ordine Sacro. “Mettimi come sigillo sul
tuo cuore”.
I doni dello Spirito.
Sette è un numero emblematico, che indica una grande ricchezza di doni. Doni
che sono espressioni del Dono che è lo Spirito Santo. Questa lista dei sette doni
prende l’avvio dalla descrizione delle virtù del Messia che troviamo in Isaia
11,1-3, dove, nell’originale, vengono menzionati sei doni, e dove la versione
dei LXX ne aggiunge un settimo, la “pietà”.
Sapienza: è il ‘gusto’ del s, è sapere superiore, che è dono di Dio. E’ la
capacità di dare un sapore nuovo alla vita. E’ l’avverarsi della parola di Gesù:
“Voi siete il sale della terra” (Matteo 5,13). E’ la scoperta che la vita senza
fede è come una pietanza senza sale. E’ la capacità di diffondere questo sapore
evangelico nel mondo.
Intelligenza: è il saper ‘leggere dentro’, il saper intravedere in ogni attimo
della vita una grazia, il saper leggere la storia alla luce della fede. E’ la
capacità di sfuggire la superficialità, di entrare nell’anima delle cose e degli
eventi, andando oltre questa nostra cultura dell’apparire.
Consiglio: è la capacità di orientarsi nella vita in maniera saggia e conforme
alle proprie potenzialità. Il dono del consiglio conduce a scegliere bene, ci
aiuta a discernere il bene dal falso, il bene dal male, l’assoluto dal relativo,
l’ideale dal banale. E’ la capacità critica nella ricezione delle notizie e dei
messaggi che provengono da ogni parte. Consiste nell’avere in mano una
bussola per la vita.
Fortezza: lo Spirito dona forza ai deboli, coraggio ai pavidi, slancio ai
sfiduciati. Dona la forza di portare ognuno la propria croce quotidiana
seguendo Cristo. Comunica la capacità di essere fedeli e perseveranti nella
fede, di non uniformarsi al mondo, di testimoniare con umile fierezza Cristo
risorto, vivo nella propria vita. Infonde la forza di resistere alle tentazioni e alle
seduzioni dei miraggi fatui del mondo. Fa emergere la capacità di ragionare
con la propria mente, formata alla scuola del Vangelo, senza seguire
passivamente e supinamente le modi fuorvianti del momento.
Conoscenza: lo Spirito sollecita a uscire dall’ignoranza religiosa in cui spesso
ci si adagia; stimola a dialogare in modo costruttivo con gli altri; insegna a
coniugare verità e carità, fermezza e umiltà; aiuta a evitare il duplice opposto
rischio dell’intolleranza e del relativismo; ci dona quella conoscenza
esperienziale fatta di intimità con il Signore.
Pietà: è il dono dello Spirito che insegna a mettere Dio al primo posto, che
orienta il cuore e la vita a adorare Dio, a riconoscere in Lui la sorgente di ogni
dono autentico, a corrispondere con gioia al suo amore, a rendere a Lui gloria
in ogni cosa.
Timore del Signore: non è la paura di Dio: Dio è Padre; la nostra non è la
religione della paura. Ma il ‘timore del Signore’ è un timore filiale, affettuoso,
di chi teme soprattutto di dispiacere al cuore del padre. E’ l’atteggiamento che
ci fa vivere costantemente sotto lo sguardo del Signore, preoccupati di piacere
a Lui piuttosto che agli uomini.
Il contesto in cui è inserita la presentazione dei frutti dello Spirito è quello
della lotta tra la carne e lo Spirito. San Paolo quando parla delle opere della
carne dice che noi le conosciamo molto bene: “Le opere della carne sono ben
note: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie,
discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose
del genere” (Galati 5,19-21).
Subito dopo s. paolo esorta: “Camminate secondo lo Spirito e non sarete
portati a soddisfare il desiderio della carne; la carne infatti ha desideri contrari
allo spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si
oppongono a vicenda” (Galati 5,16-17).
Per s. Paolo il termine “carne” indica il principio che regola la vita dell’ “uomo
vecchio” pieno di desideri e aspirazioni terrene, mentre il termine “Spirito” è il
principio che regola la vita dell’ “uomo nuovo”, condotto dallo Spirito di
Cristo.
L’amore: primo frutto dello Spirito, verso Dio e verso il prossimo. Perché lo
Spirito Santo è Spirito d’amore.
La gioia: esprime il senso dell’amore verso l’altro, verso la persona che ama.
La pace: la ‘pace di Dio’ che non è solo la pace che Dio dà, ma anche la pace
che Dio è.
La magnanimità: la grandezza d’animo, propria di un animo nobile e
generoso.
La benevolenza: è l’atteggiamento di chi ha il cuore aperto ad accoglie gli
altri.
La bontà: un animo buono mostra sensibilità e capacità ci comprensione
umana.
I frutti dello Spirito
La fedeltà: è caratteristica di un amore autentico: fedeltà al Signore, alla
parola data, alla fede, all’amore, all’amicizia.
San Paolo fa risaltare alcuni frutti dello Spirito Santo: “Il frutto dello spirito è
amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza,
dominio di sé” (Galati 5,22).
La mitezza: il suo contrario è l’ira, la violenza, l’aggressione. Un cuore mite
esprime saggezza e sapienza di Dio. Non è un atteggiamento di falsa umiltà,
ma consapevolezza si sé e certezza della propria fede.
Da questo elenco e di altri che si trovano in s. Paolo viene fuori un quadro
ideale ad una disponibilità serena e gioiosa ad accogliere l’altro, ad amarlo con
tutto il cuore.
Tutto il bene che esiste nel mondo, tutto il bene che nasce dal cuore dell’uomo,
è frutto dello Spirito.
Preghiera
Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni luce dei cuori.
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell’anima,
dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.
O luce beatissima,
invadi nell’intimo il cuore dei fedeli.
Senza la tua forza,
nulla è nell’uomo, nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò che è sviato.
Dona ai tuoi fedeli
Che solo in te confidano
I tuoi santi doni.
Dona virtù e premio,
dona morte santa, dona gioia eterna.