Nascita di Giovanni Battista
ordinazioni sacerdotali – 2006
La circostanza dell’ordinazione di d. Adriano, d. Enzo e d. Marino ci raduna oggi per la
celebrazione di un rito e per la partecipazione all’avventura umana di tre giovani uomini che
scelgono di servire il Signore e il suo popolo mediante il ministero sacerdotale.
Un ricordo affettuoso a chi li ha accompagnati in questi anni: i genitori e i fratelli e sorelle, le
comunità, gli educatori e gli insegnanti. Gli amici e i conoscenti. Tutti sentano che oggi è il
momento della preghiera grata e della domanda insistente. Tutti avvertano la loro responsabile
partecipazione alla nuova vita che per i tre ordinandi inizia da oggi.
Attorno a voi, carissimi, avvertiamo la speranza e la gioia della comunità diocesana; nelle vostre
parrocchie e nell’intera diocesi si avverte che questo rito manifesta con chiarezza che cosa è la
comunità cristiana. Il popolo di Dio è infatti il protagonista, il centro del rito. La grazia dello Spirito
che scende in voi oggi fa di voi l’immagine della comunità cristiana perché vi pone nel ruolo di chi
raduna, nutre, conduce la famiglia di Dio. E la tensione trepida che tutti ora ci pervade ci insegna
che voi entrate oggi nella fratellanza presbiterale e poi, nella festa che questa sera e domani la
comunità parrocchiale vi ha preparato, consentirà ai credenti di celebrare la propria appartenenza
alla famiglia di Dio, radunata e nutrita dall’eucaristia.
La vostra ordinazione avviene nella festa della nascita di Giovanni il Battista. La lettura evangelica
ci consente di entrare in profondità nel fatto che ha tanta importanza per la nostra salvezza.
Dio infatti prepara la strada al suo Messia attraverso la nascita di Giovanni. Chi avrebbe potuto
conoscere Gesù e il suo ministero di umiltà e di forza per la salvezza del mondo dal peccato, se
Giovanni, educato dallo Spirito, non lo avesse riconosciuto? Come avrebbero potuto i cuori dei
contemporanei di Gesù incontrare la sua parola se Giovanni non avesse indicato in Gesù il vero
salvatore del mondo dal male?
La nascita di Giovanni accolta, come abbiamo ascoltato, dalla gente, dai vicini e dai parenti che
come una piccola folla simpaticamente viva,attenta e attiva accompagna gli avvenimenti che
precedono, e seguono la vicenda famigliare di Elisabetta, Zaccaria e la nuova creatura. Le persone
reagiscono ai fatti apparentemente inspiegabili, si interrogano, domandano e propongono.
Un secondo aspetto relativo alla nascita ci viene richiamato dal Vangelo: la questione del nome.
Come chiamare il bambino è oggetto di dibattito e alla fine prevale un nome nuovo, inatteso che sta
fuori dalla consuetudine della famiglia. Il nuovo nome designa il bambino, ma a partire dal rapporto
con Dio: egli si chiamerà “Dio si è chinato”, Dio ha fatto grazia.
Una novità dunque nella famiglia di Zaccaria ed Elisabetta, per ricordare a tutti che l’intervento di
Dio nella storia umana è sempre portatore di prospettive inattese. E in questa pagina evangelica noi
vediamo rivelarsi un messaggio importante per noi tutti e per voi, carissimi ordinandi.
 E’ indispensabile vigilare su noi stessi, per essere attenti e disponibili alle indicazioni di Dio.
La mutolezza di Zaccaria è frutto di questa attitudine umanissima di porre in discussione ciò
che la realtà dei fatti, illuminata dalla parola di Dio, ci chiama ad accogliere o a contrastare.
 E’ fondamentale vivere la grazia presente sempre nella famiglia di Dio, come vediamo nella
piccola folla dei credenti che popola il vangelo odierno, e che si chiama attenzione semplice
e fiduciosa nella presenza di Dio nei segni di novità che il Vangelo ci ha preannunciato,
negli appelli alla carità, nelle esigenze di giustizia e di verità. In ogni fatto della vita il
credente si chiede: che cosa qui mi indica Dio per la mia fede, per la mia speranza, per
l’amore che mi ha infuso nel cuore?
Guardiamo dunque ora a noi, carissimi, e al rito che stiamo compiendo.
L’imposizioni delle mani che tra poco invocherà lo spirito su di voi, è comunicazione di un dono di
Dio. Contempliamo la sproporzione tra il gesto e i suoi risultati. Voi state davanti al vescovo come
credenti che tutto ricevono dal rito; il vescovo sta in mezzo alla comunità che gli si stringe attorno e
opera l’ordinazione perché è garantito dalla famiglia di Dio che ha pregato, vive, discerne e opera le
scelte che rendono il Vangelo vivo e operante oggi nella nostra terra. La nostra comunità dunque
dipende da Dio, è tutta appoggiata a Cristo, tutta relativa alla sua missione.
Questa condizione di appoggiarsi a Gesù comporta che ciascuno di voi per essere autentico
sacerdote deve anzitutto restare servitore del popolo di Dio come Gesù lo è stato: Prima della festa
di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo
aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. … si alzò da tavola, depose le vesti e,
preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. 5 Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a
lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto.
Sarà possibile vivere in questo modo:
 Se sarete capaci di lasciarvi plasmare dal ministero, e cioè di essere credenti che accolgono i
fratelli e le sorelle come portatori e portatrici di attese, speranze, fiduciose certezze che
vengono dallo Spirito, che sono vagliate alla luce del Vangelo, che hanno come metro di
paragone la comunione nella Chiesa.
 Indispensabile sarà il vostro rapporto con la Parola di Dio. Nel rito di ordinazione vi viene
ripetuto: Leggete e meditate assiduamente la parola del Signore per credere ciò che avete
letto, insegnare ciò che avete appreso nella fede, vivere ciò che avete insegnato…
 Vi accompagna la grazia dell’ordinazione che vi aiuta a mettere d’accordo, con generoso e
attento lavorio umano e spirituale, i grandi eventi di questo giorno con i piccoli eventi della
vita pastorale di tutti i giorni. Soprattutto la composizione tra la dispersione del fare, del
programmare, del vivere intense relazioni di fraternità pastorale, e il pregare, il ritirarsi in
disparte (Mc 6,31), il motivare ogni vostra parola e gesto nel servizio della Chiesa perché il
Signore Gesù sia conosciuto e incontrato.
Il crisma con cui sarete segnati è stato consacrato nel rito del Giovedì Santo mattina; il suo profumo
è stato donato a noi, come a tutte le Diocesi italiane, dalla Chiesa sorella di Locri. Quel pastore, e i
suoi collaboratori, hanno voluto donare il profumo del crisma per ricordare che i campi coltivati da
giovani aiutati dalla Chiesa italiana, sono stati avvelenati perché il lavoro in essi poteva riscattare
una parte della popolazione di quelle terre e avrebbe potuto interrompere l’ingiusto legame che
tiene prigionieri della ingiustizia e della violenza.
Vi ricordo questo fatto perché in esso vi è un duplice insegnamento:
 Essere preti vi pone in prima linea nella lotta tra la novità dell’amore evangelico e la
vecchiezza dell’egoismo e del peccato. Siate consapevoli, nell’assolvere i peccati, nel
preparare il cibo nuovo dell’Eucaristia, nel vigilare su voi stessi, sulle vostre attese e sulle
vostre scelte di vita.
 Essere annunciatori di Cristo è impegnarsi con Lui a vincere il male con il bene, la tristezza
con la gioia, la trascuratezza e la rovina della natura con la salvaguardia sapiente del creato.
E questo avviene se abbiamo il coraggio di non sederci desolati di fronte ad una coltivazione
distrutta dall’invidia, dalla esosità, dalla supponenza, ma rilanciare con fiducia la sfida del
bene al male.
Ci accompagni Maria, che oggi invochiamo come la madonna del Carmine, e ci aiuti a vivere con
semplicità e insieme con concreta operosità la nostra missione nel portare Gesù al mondo, così che
quanti lo sentono presente possano, come il piccolo bimbo nel ventre di Elisabetta, esultare di gioia
e danzare.