CONDONO FISCALE: PER L’ITALIA OBIETTIVO RAGGIUNTO, MA MANCANO 5 MILIONI (NoveColonne ATG) Roma - Secondo la Corte dei conti, a seguito dei condoni fiscali introdotti con la finanziaria 2003 dal governo Berlusconi, non sono mai stati versati 5,2 miliardi rispetto ai 26 che sarebbero dovuti affluire nella casse dell’erario in base alle dichiarazioni di condono presentate. Lo rivela uno studio realizzato dalla Corte sui “risultati e costi del condono, del concordato e delle sanatorie fiscali”. “L’esame dei risultati del condono – si afferma nell’indagine – porta anzitutto ad evidenziare la straordinaria rilevanza quantitativa dell'importo dichiarato: 26 miliardi. Una seconda considerazione attiene al superamento degli obiettivi: nel 2003, gli importi accertati sono ammontati a 11,3 miliardi, più del doppio delle previsioni assestate (5,2 miliardi), nel 2004 gli importi accertati salgono a 8,8 miliardi, di poco al di sopra delle previsioni assestate (8,5 miliardi), ma anche in questo caso quasi il doppio delle previsioni iniziali (4,7 miliardi). Ancora per il 2005 l’accertato (851 milioni) è largamente superiore alle previsioni iniziali ed assestate (514 milioni)”. Però, consistente è il minore importo versato rispetto al dichiarato: “Alla data del 10 settembre 2007 – si legge nell’indagine -, quando ormai si dovevano essere conclusi tutti i versamenti rateali, i versamenti totali già comprensivi, peraltro, anche di importi riscossi a mezzo ruoli ammontavano a 20,8 miliardi, il 20% circa meno del dichiarato (pari, come si è visto, a 26 miliardi)”. L’obiettivo, sottolinea la Corte, era quello “acquisire nel breve termine le risorse finanziarie necessarie ad assicurare la tenuta dei conti pubblici senza dover rischiare le perdite di consenso inevitabilmente associate all’aumento della pressione fiscale e/o al contenimento della spesa pubblica”, ma “le reiterate proroghe, estensioni e concessioni si sono rivelate perniciose in termini di risultati effettivi finali (come è avvenuto per il riconoscimento dell’efficacia del condono sganciata dall’effettivo versamento delle rate successive alla prima) o hanno avuto un effetto fortemente diseducativo (com’è il caso delle dichiarazioni integrative riservate e della rottamazione dei ruoli)”. Nell’indagine della Corte, emerge anche l’identikit di chi ha aderito al condono: innanzitutto coloro che “si sentivano esposti al rischio dell’accresciuta capacità di contrasto all’evasione da parte di un’amministrazione finanziaria resa più efficiente dall’adozione del nuovo modello organizzativo delle agenzie fiscali e dal sempre più esteso impiego delle tecnologie informatiche”; la Corte rileva inoltre “la maggiore adesione da parte delle società di capitali e di quelle a gestione manageriale, con più elevato volume d’affari ed ubicate nel centro-nord, anche per l’interesse dei manager a mettersi comunque al riparo dal rischio penale di possibili controlli”. CRISI, G20: MISURE CONCRETE ENTRO IL PROSSIMO 31 MARZO (NoveColonne ATG) Washington - “Il nostro lavoro sarà guidato dalla fiducia condivisa che i principi del libero mercato, il commercio aperto e i regimi di investimenti, così come mercati finanziari regolamentati in maniera efficace, possano promuovere dinamismo, innovazione e spirito di iniziativa che sono essenziali per la crescita dell’economia e dell’occupazione e per la lotta alla povertà”. Nella dichiarazione finale i capi di Stato e di governo del G20 riunitosi a Washington hanno ribadito la loro ferma intenzione di non cedere al protezionismo, continuando a collaborare per rilanciare la crescita dell’economia globale e per sostenere i mercati emergenti, attraverso una serie di disposizioni sulla regolamentazione, sorveglianza e trasparenza dei mercati da applicare in modo concreto entro il 31 marzo. I membri del G20 si sono anche impegnati a riformare il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale in funzione delle economie emergenti e a concludere i negoziati del Doha Round sul commercio internazionale entro la fine dell'anno. Fra le proposte concrete emerse dal summit di Washington, spicca la volontà di adottare misure fiscali e monetarie per stimolare la domanda interna, creando entro il 31 marzo una lista delle istituzioni finanziarie che mettono a rischio l’economia globale. E il 31 marzo sarà anche il termine entro il quale i paesi del G20 dovranno mettere sul tavolo proposte concrete per la regolamentazione globale, la supervisione e la trasparenza dei mercati finanziari. Se però il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, nella sua qualità di presidente del Financial stability forum, ha comunque avvertito che “il rallentamento maggiore dell’economia reale deve ancora venire”, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha invece sottolineato che quello di Washington è stato “un avvenimento storico”, il “primo vertice sulla politica economica globale” dove è stata adottata una “strategia comune con scadenze temporanee ben definite”. E infatti non sarà neanche l’ultimo appuntamento “allargato”, visto che il presidente francese Nicolas Sarkozy ha annunciato che il prossimo vertice G20 si terrà a Londra, mentre un terzo potrebbe svolgersi in Italia. COMMERCIO ESTERO: INVITALIA PUNTA SULLA CINA (NoveColonne ATG) Roma - “La Cina compare ormai tra i grandi investitori esteri ed è uno dei più importanti partner commerciali per l’Italia: per questo l’abbiamo scelta come Paese target verso cui rivolgere la nostra strategia di attrazione investimenti, soprattutto nei settori Ict, energia, turismo e logistica”. Lo ha detto Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia, a margine della firma del protocollo d’intesa con la Camera di Commercio Italiana in Cina. In base all’accordo, che per la Camera è stato firmato dal presidente, Davide Cucino, l’Agenzia si impegnerà ad affiancare gli imprenditori cinesi in ogni fase del processo di insediamento offrendo un pacchetto di servizi mirati e personalizzati, mentre la Camera favorirà i contatti diretti tra Invitalia e gli investitori interessati alle opportunità di business in Italia. “La Camera Italiana in Cina ci aiuterà a far conoscere l’Italia come destinazione di investimenti di qualità e, attraverso i nostri servizi, a far comprendere agli imprenditori che il nostro Paese è pronto ad accogliere gli investimenti cinesi – ha continuato Arcuri - L’Italia è ai primi posti nella classifica delle mete europee scelte dagli investitori cinesi, perché rappresenta una porta d’accesso immediato ai Paesi industrializzati dell’Europa e un ponte naturale verso i mercati emergenti del bacino del Mediterraneo e dei Balcani”.