EVANGELIZZAZIONE DELL’OCCIDENTE BARBARICO Il messaggio xano si diffonde nell’impero e giunge fino ai limes. I primi barbari aderiscono all’arianesimo a causa della Bibbia tradotta dal vescovo goto e ariano Ulfila. L’arianesimo evita poi l’assimilazione piena coi romani e preserva l’identità. Dopo il crollo dell’impero però i barbari diventano cattolici. In pochi casi (Goti) si mantiene una rigida separazione. Dopo il sacco di Roma del 410 si teme la fine del mondo (Agostino). Crollato l’impero, i vescovi assumono nuovi ruoli nei regni romano-barbarici. I primi a convertirsi furono i franchi di Clodoveo (496) per motivi anche politici: la conquista della Gallia andava legittimata agli occhi delle aristocrazie gallo-romane. I Longobardi, ariani, si convertono grazie a Teodolinda, moglie di Agilulfo, fino al ripudio ufficiale dell’arianesimo a metà del VII sec. Gregorio Magno invia a fine VI secolo 40 monaci in GB ma la penetrazione è difficile e spesso si deve integrare coi radicati culti pagani. Spesso si converte il re, poi il popolo segue, con conversioni che sono anzitutto strumento di coesione sociale e conquista del sostegno delle élite romane. Ruolo speciale delle regine: Elena, madre di Costantino; Teodolinda, moglie di Agilulfo. I monaci missionari devono ridefinire le credenze pagane in chiave cristiana, gradualmente, puntando sui segni (reliquie) e inculturazione (Gesù generale). I re barbari devono ben presto avvalersi della organizzazione ecclesiastica per meglio inquadrare la società. In GB le sedi indipendenti di York e Londra nominavano vescovi nel sistema monastico ma incontravano resistenze pagane almeno fino al VII secolo. Per i visigoti (cacciati dagli Arabi dalla penisola iberica nel 711) i concili sono momenti di potere congiunto con i vescovi locali, a fronte però di una certa ingerenza del potere nella vita della chiesa. La simbiosi re/vescovi allenta i rapporti di questi ultimi col papa. Il vescovo di Roma inizia a esser visto come garante di comunione dottrinale. Il primato era petrino, in quanto cioè successori di Pietro capo degli apostoli (Mt 16). Con Gelasio I (+496) il titolo di papa (padre) viene riservato al solo vescovo di Roma. Cristo era re e sacerdote, ma il papa doveva collaborare col sovrano, integrando ecclesia e respublica. Mentre gli episcopati locali si integravano con le diverse chiese nazionali, per il Papa la situazione peggiorava con l’arrivo dei Longobardi con cui dovette negoziare Gregorio Magno. Il papa sente di dover tutelare la città di Roma al posto del potere imperiale bizantino ormai latitante. I papi promuovono attività edilizia a Roma (monasteri, cimiteri, chiese, acquedotti) sviluppando una capace burocrazia. Questo rafforzò di fatto il primato di Roma tra le diverse chiese. Nei secoli i regni ROM-BAR si riunificheranno (soprattutto franchi e germani) e faranno emergere le identità nazionali caratteristiche poi della modernità. Frattanto la chiesa deve evangelizzare i popoli pagani (franchi) e ariani (Gesù è la prima creatura, non è Dio; sono resi tali tramite la Bibbia del goto Ulfila). Dopo la conversione di Clodoveo (496), anche Sigismondo re dei Burgundi abbraccia la fede cristiana (500). Nei primi anni i vescovi hanno un ruolo di primo piano finché con Gregorio Magno (590-604) si cerca di affidare al papato il coordinamento della evangelizzazione. Monaco egli stesso, userà i monaci per evangelizzare i barbari. Manda 40 monaci con Agostino (poi primo vescovo di Canterbury) che convertono gli anglosassoni (è la prima volta che si usano metodi nuovi). Prima tutti i templi romani venivano distrutti. Gregorio M chiede che si distruggano solo gli idoli, mentre i templi vanno riconsacrati, sapendo che i fedeli tornano più volentieri dove già andavano. Teodolinda influenza Agilulfo e ne ottiene la conversione e con lui i Longobardi. Tra i diversi missionari, ricordiamo San Colombano e San Gallo (Svizzera e Germania) che useranno reti di monasteri per evangelizzare. Willibrord (VIII sec) è anglosassone e diviene apostolo della Frisia (Olanda): moto di evangelizzaz di ritorno. MANDATO PAPALE: i missionari chiedono al papa il mandato e questo lega ancor più i convertiti al papato. Insieme al mandato ricevono un baule con reliquie dei martiri in segno della fede della chiesa di Roma. San Bonifacio, compagno di Willibrord, è il + grande missionario. Anglosassone, evangelizzato, diventa monaco benedettino e a 40 anni missionario in Francia. Si reca a Roma e chiede a papa Gregorio II il mandato per evangelizzare chi è ancora pagano (è il primo tra i franchi) e per la implantatio ecclesiae (con monasteri, pievi, etc.). Per tre volte torna a Roma per farsi confermare il mandato. Monaco, vescovo, arcivescovo, muore martire in seguito a scontri nati dalla sua evangelizzazione e viene sepolto a Fulda. Gli Scandinavi vengono evangelizzati dai monaci franchi. Cirillo e Metodo evangelizzano gli slavi meridionali (verso la Grecia: Sloveni, Croati, Serbi). Sono 2 fratelli, i > missionari bizantini (greci) e vengono mandati dall’imperatore di Bisanzio (poiché si crede che anche la vita della chiesa dipenda dall’imperatore Michele III). Partono dalla lingua inventando il paleoslavo, ancora oggi lingua liturgica di quasi tutta la chiesa ortodossa. Nell’860 vanno da Papa Adriano II per avere il mandato e lì muore Cirillo. Metodio prosegue e diverrà vescovo, potendo così ordinare vescovi e sacerdoti (impl. Eccl.), così si consolida la chiesa slava sotto pieno mandato del papa, con opera dei due fratelli che è faro di luce tra occ e oriente. Irlanda: non erano arrivati i romani, ci arrivò Cristo (Tertulliano). Nel V sec opera san Patrizio che scrive due opere autobiografiche. Appartiene ai franchi e dal continente va sull’isola (I generaz di evangelizzaz). Deportato in Irlanda, dopo anni di prigionia torna in Francia, si fa monaco e vuol tornare in Irlanda per annunciare Cristo. 1-Il monachesimo è la forma che la chiesa assume in Irlanda (non le diocesi), con presenza di sacerdoti e di monaci creati vescovi (per ordinare altri sacerdoti) che però restavano sotto l’abate (e di cui non restano notizie, mentre si parla degli abati dell’epoca). Grande considerazione per l’abate, chiamando il Papa “abate di Roma”. 2-La pietà cristiana è riflesso del monachesimo: molti inni latini nascono in Irlanda. Grande amore per la Bibbia; nasce la nuova penitenza: prima era pubblica (si dichiarava il peccato al vescovo e si espiava in pubblico omicidio, apostasia, adulterio, per esser poi riammessi dal vescovo), adesso diventa privata: i peccati sono vari e di diversa gravità, con intenzioni e circostanze diverse; al singolo sacerdote si confessa il peccato e si riceve una penitenza privata. Prima ci si confessava una volta nella vita, adesso si può ripetere (reiterabile). Nascono i libri penitenziali per calcolare la penitenza tariffata cioè corrispondente ai peccati confessati. Col moto di ritorno si diffonde in tutta Europa. LA PENITENZA NEL MEDIOEVO Prima la penitenza era sotto controllo del vescovo e vi si poteva accedere una sola volta nella vita. Il perdono si acquisisce appena fatte le penitenza tariffate. La professione monastica valeva come penitenza per tutta la vita precedente. Con i carolingi si afferma il dualismo: per i peccati gravi, (antica) penitenza pubblica - per i peccati lievi, (moderna) penitenza privata. Essenziale diventa l’accusa dei peccati e la vergogna è già parte della penitenza. Dal XII secolo – sistema tripartito: (1) Penitenza pubblica solenne – col vescovo, in Quaresima, (2) pubblica non solenne – col parroco, un pellegrinaggio, etc… (3) privata sacramentale. Col diffondersi della penitenza e della confessione privata, nascono le predicazioni per il popolo, mentre prima erano solo rivolte ai chierici. La predicazione popolare si afferma nel XIII-XV sec. Autorità, ragionamenti, esempi. Si sviluppa la predicazione sull’Aldilà con i 5 luoghi: inferno e paridiso, purgatorio, limbo dei patriarchi e dei bambini. VII-VIII secc. Per tre secoli il regno dei franchi assume una importanza straordinaria (da Clodoveo, 496) e si sviluppa una chiesa in armonia col regno, anticipo della chiesa gallicana moderna. Concili (generali/ecumenici) e sinodi (provinciali o locali): questi ultimi calano assai perché prevale il controllo centrale del re che si riserva il diritto di convocare/concedere il sinodo. Altro elemento: il controllo delle nomine dei vescovi, poiché il regno è proprietà privata e dunque il sovrano può influenzare/scegliere i vescovi i quali a loro volta divengono uomini di fiducia, assumendo funzioni amministrative. Solitamente clero+popolo sceglievano il vescovo, adesso il re lo nomina/indica. La FR è luogo tipico di tale ingerenza che non è abuso ma addirittura normata per legge. La chiesa di Roma è lontana, deve vedersela coi longobardi e non riesce a controllare la chiesa nazionale francese. Investitura: sei ordinato vescovo e investito di potere di giurisdizione su una parte di regno. Spesso la scelta del sovrano è illuminata (buoni amministratori) ma sovente la nomina di parenti poco interessati alla chiesa e più alla corte (Trento fisserà la residenza in diocesi) fanno sì che siano fedeli al re ma lontani dalla chiesa. Fino al VI/VII sec la diocesi è realtà monolitica: una entità con diverse chiese, tutte cittadine, per cui il vescovo è responsabile della città. Col VII sec aumentano i cristiani nelle campagne e nascono le pievi (Spagna, Gallia, Italia del nord) cioè chiese battesimali che in campagna sono le antesignane delle moderne parrocchie e portano a richiedere clero anche in campagna e non solo in città. Il prete diventa riferimento (arciprete) del territorio circostante, aiutato da preti e arcidiacono (il prete che gestisce l’amministrazione). Per vivere il prete ha bisogno di una rendita o beneficio: terre, campi, mulini, frantoi che garantiscono il sostentamento dell’arciprete. Quindi ogni chiesa battesimale/pieve è legata al beneficio (fino all’8xmille del 1984!). Anche nel XX sec si era ricchi se si avevano proprietà, poveri se con poca terra o in città (dove però famiglie ricche potevano aiutare…). Decima: tassa da versare alla parrocchia da parte di ogni famiglia (1/10 del raccolto). Istituzione della CHIESA PROPRIA: il territorio è del sovrano, che nomina il vescovo e la giurisdizione su cose e persone. La Chiesa propria è chiesa, casa, terra acquistata/eretta dal signore/sovrano che ne diventa possessore privato; non solo può costruire o ampliare, ma altresì scegliere il parroco a lui fedele e anche cambiarlo. La vita di quella chiesa era insomma condotta su delega del signore. Quasi tutto il territorio franco è organizzato con tali chiese. Tutte le chiese proprie sono così sottratte al controllo del vescovo (che a sua volta avanza pretese in nome del re) che si oppone al parroco del signorotto locale. Indebolimento del vescovo e del re. Il parroco della chiesa propria viene da altre diocesi, oppure clerici vagantes, o studiosi, cmq preti che non rispondevano al vescovo locale (ed erano fedeli al signorotto locale per amor di beneficio): lla base giuridica è germanica: il regno è proprietà privata. LA VITA DEL TEMPO – Al tempo non c’erano comunità cristiane. I popoli slavi e germanici si convertono e trasmettono anche del loro. Si parla di vita entro parrocchie autonome, un “bene” che è centro di amministrazione e di potere. Non è una comunità di riferimento per i fedeli ma un beneficio. Certo, il battesimo rende xani e partecipi della dimensione celeste della xa, non di quella sociale (prevale il diritto privato). Religiosità semplice, con povera teologia e riti legati a oggetti sacri (benedizioni). La mediazione sacerdotale si esprime anzitutto nell’eucaristia: si accentua la visibilità e la presenza fisica di Cristo (Trento: transustanziazione). Nasce dunque la messa frequente come istituzione monastica, soprattutto (CLUNY) per ricordo dei defunti. Si conserva l’ostia (presenza reale di Xo), già fin dall’antichità per i malati cui era portata subito, ora nascono i tabernacoli sull’altare. È il tempo delle controversie eucaristiche che durano fino al 1000 ca. Il sacerdote si separa dai laici e la sua figura acquista prestigio, allontanandosi però dalla comunità che è gestita dal sovrano. Il sacerdote è relegato a uomo del sacro. La chiesa riflette su questo. Ascesa del prete, influenza del movimento monastico. CLERO separato. DONATISMO (IV sec, Africa): la validità dei sacramenti dipende dalla purezza del sacerdote. Tale rigorismo viene condannato ma tornerà nel ME. La PARROCCHIA come centro amministrativo/spirituale isolato. Nelle chiese proprie si sviluppa la nuova prassi penitenziale (privata, reiterabile, tariffata, immediata), soprattutto nei monasteri (XI sec). Le indulgenze nel ME si legano alla penitenza tariffata: atti di pietà, preghiere, digiuni che rimettono la parte materiale del peccato (PENA), mentre il confessore ha già rimesso la parte spirituale (COLPA). Atto di pietà per eccellenza è il pellegrinaggio e la crociata, oltre alle elemosine. Le indulgenze per i defunti seguono la evoluzione delle messe per i morti (Gregorio XIII parla delle 30 messe gregoriane): attenzione agli automatismi! I VESCOVI, uomini di corte, delegano sempre più la sfera pastorale/spirituale e svolgono funzioni + di governo (soprattutto coi franchi): nascono i vescovi del regno che assumono anche formalmente giurisdizione politica: sono i vescovi-conti che si affermano lentamente sotto i carolingi. Questa è una conseguenza della scomparsa dell’impero romano e dell’emergere del papato e della chiesa come interlocutori dei sovrani. Le GESTA o biografie dei vescovi magnificano le gesta pro civitate dei vescovi amministratori e governanti. Franchi e germani affermano sempre più queste figure di vescovi-feudatari: divenuti signori, anche i vescovi hanno chiese proprie (come i signorotti del tempo) con diritto di nomina del parroco e di amministrazione del beneficio: non c’è gran diversità nell’esercizio di tali diritti tra signori e vescovi-conti. Con Carlo Magno le cose in parte cambiano: attribuisce sempre più funzioni di governo e amministrazione ai vescovi per evitare il diritto di ereditarietà poiché i vescovi non avevano figli (almeno legittimi). Nascono due istituti giuridici tipici della chiesa franca: le IMMUNITA’ ecclesiali (privilegio di vescovi/abati sottratti all’amministrazione dei funzionari del re, per cui non pagano le tasse locali ma rispondono direttamente al sovrano); le REGALIE sovrane (il diritto del re su alcuni beni direttamente soggetti a lui. Ad es. il re/imperatore può riscuotere direttamente le tasse se il vescovado è vacante; diritto di battere moneta, sulle foreste, …). Il re ha dunque interesse a lasciare vacanti le diocesi a lungo (tanto è il re che nomina il vescovo) per riscuotere tasse al posto del vescovo stesso. A lungo Carlo magno si avvarrà delle regalie lasciando sedi scoperte (mentre il figlio Ludovico il Pio era sollecito nel nominare il successore del vescovo defunto). Immunità e regalie condizionano a lungo le nomine dei vescovi e i rapporti col re. LE INVESTITURE: se diventi vescovo/abate-conte devi essere investito dal sovrano del potere amministrativo e politico in quel beneficio/feudo. Ai vescovi sono dati compiti secolari, mentre il re all’opposto si sente di attendere alla cura pastorale del regno: Carlo M e Ludovico il Pio penseranno di avere il diritto DIVINO di curare la chiesa e la fede del regno. Mentre i vescovi sono investiti di poteri politici (oltre al potere spirituale), i sovrani si arrogano poteri spirituali: nasce il sacerdozio regale consacrato con unzione e ritenuto in epoca medievale come un sacramento. Nello specifico, quella franca è la chiesa del re. Anche monasteri e abbazie seguono il percorso delle parrocchie e nascono monasteri/abbazie proprie: è il sovrano che nomina il priore/abate, mentre lo stesso abate/priore può diventare signore di un territorio o chiesa propria. I monasteri hanno dei fondatori: signori che destinano fortune ingenti per fondare (con terre…) monasteri, per investimento ma anzitutto per l’intercessione: i monaci pregano per il fondatore e la sua famiglia (vivi e defunti) che restano nel mondo e devono assicurarsi la remissione dei peccati. La preoccupazione della salvezza fa sì che tanti signori erigano monasteri dove ci siano opere di penitenza e preghiere sostitutive. La riv. Francese si scaglierà contro questo uso spirituale di beni opere, etc. I monasteri diventano centri di coltura (campi) e cultura (testi). REGOLE MONASTICHE: a fine ME si unificano nella regola improntata al modello benedettino. Gli abati diventano sempre + simili a vescovi: provengono dalla nobiltà e dalle classi più elevate (figli cadetti), dalla corte. I monasteri del tempo non sono così diversi dalle corti: si vive l’ascesi e la preghiera, ma non in povertà bensì secondo stile nobiliare.