- Gli strumenti del - dirigente in ambito sanitario - 1 Dalla contabilità finanziaria alla contabilità economica/analitica Il d.lgs. 502/92 ha stabilito i fondamenti per il passaggio da un sistema burocratico-formale, tipico della Pubblica Amministrazione, a un sistema che pone in primo piano i principi dell’autonomia funzionale e della responsabilizzazione economica dei dirigenti rispetto alle attività svolte e al conseguente utilizzo delle risorse loro attribuite per il funzionamento delle diverse unità organizzative che compongono il sistema. Come già riportato nei capitoli precedenti, le principali modifiche del sistema che interessano le competenze del medico dirigente che opera nelle nuove Aziende possono essere sintetizzate nei seguenti punti: 1. Il diritto alla salute viene garantito entro il limite della disponibilità delle risorse; 2. La fruizione dei servizi è correlata alla predefinizione di livelli uniformi di assistenza; 3. La produzione e l’erogazione dei servizi sono affidate alle nuove strutture aziendali dotate di autonomia giuridica e organizzativa; 4. Il finanziamento è in parte determinato dal Fondo Sanitario e in parte deriverà dalla “vendita delle prestazioni, il che comporta l’introduzione di meccanismi di competizione fra i soggetti erogatori; 5. L’Azienda è tenuta a prevedere sistemi di controllo interno per le verifiche degli equilibri economici delle gestioni (art. 8, comma 6, d.lgs 502/92). Questi elementi comportano profondi cambiamenti nelle strategie gestionali delle Aziende Sanitarie e rendono necessaria l’adozione di nuovi strumenti coerenti con il nuovo assetto aziendale che devono soddisfare alcune esigenze di fondo: 1. Commisurare i servizi erogati ai bisogni di salute e alle risorse impiegate; 2. Esercitare una previsione sui programmi e un controllo sulle loro realizzazioni; 3. Ricercare l’equilibrio fra efficienza nell’uso delle risorse, efficacia del servizio offerto e soddisfazione del cittadino; 4. Decentrare i livelli di responsabilità per meglio adattare i servizi ai bisogni degli utenti. Nella logica di una gestione di tipo aziendalistico diventano fondamentali anche le caratteristiche del bilancio e della gestione patrimoniale delle aziende. Al di là degli aspetti propriamente tecnici, il nuovo ordinamento economico finanziario previsto per le Aziende Sanitarie segna dunque il passaggio da una situazione orientata al rispetto di rigidi e inefficaci formalismi gestionali, a una situazione caratterizzata dall’adozione di strumenti di tipo aziendale e dalla diffusa responsabilizzazione dei dirigenti, sia medici sia degli altri profili professionali. Infatti le norme dettate dall’art. 5 del d.lgs. 502/92 prevedono il progressivo superamento da parte delle Aziende Sanitarie del sistema di contabilità finanziaria (cfr. par. .2) e l’introduzione di sistemi di contabilità economica (cfr. par. 3) e di contabilità analitica (cfr. par. 6). Tale innovazione rappresenta una tappa fondamentale del processo di aziendalizzazione del SSN. Le differenze tra i sistemi di contabilità finanziaria sono infatti sostanziali ed investono sia le finalità sia le modalità di gestione delle Aziende Sanitarie, la natura dei rapporti tra Regioni e Aziende Sanitarie medesime in ordine all’autorizzazione alla spesa e al tipo di controlli. 2 La contabilità finanziaria Il sistema di contabilità finanziaria, fondato sull’impegno di spesa e strutturato sul principio della registrazione delle entrate (accertamento, riscossione, versamento), è centrato sul bilancio di previsione annuale (redatto in forma di competenza e di cassa) e sul rendiconto finanziario di fine esercizio. L’approvazione del bilancio di previsione annuale da parte della Regione costituiva, per l’Unità Sanitaria Locale, “autorizzazione a spendere”, mentre il rendiconto finanziario rappresentava lo strumento giuridico finalizzato al controllo “a posteriori” dell’attività svolta e del risultato economico conseguito. Il sistema rispondeva a due finalità principali: Individuare a priori l’ambito e i limiti di manovra dell’ente, mediante stanziamenti di bilancio in capitoli o articoli che potevano essere variati solo attraverso determinate procedure; Verificare la corretta imputazione contabile dei singoli provvedimenti e l’effettiva attuazione delle scelte determinate in sede di bilancio preventivo. In sintesi, la contabilità finanziaria risultava adeguata per un controllo di tipo prettamente burocratico, semplice, formale e centrato prevalentemente sulla legittimità dei singoli atti; d’altra parte l’autorizzazione e l’impegno di spesa sono concetti giuridici che tutelano la collettività sulla destinazione del denaro pubblico, ma non sono certamente mai stati idonei a fornire informazioni sull’utilizzo effettivo delle risorse. 3 La contabilità economica Il sistema di contabilità economica, basato sulle rilevazioni dei costi e dei ricavi mediante la tecnica della partita doppia, ha lo scopo di pervenire a sintesi della gestione tramite il bilancio di esercizio e l’interpretazione dei fenomeni gestionali all’interno dell’Azienda. Un aspetto peculiare e distintivo rispetto alla contabilità finanziaria è che tale sistema è centrato sul “risultato economico della gestione” e non sull’autorizzazione alla spesa; pertanto, la contabilità economica non prevede un sistema autorizzativo e conseguentemente non esiste un bilancio di tipo autorizzativo. Sulla base degli obblighi di legge e dei principi della contabilità economica le Aziende saranno tenute a predisporre il bilancio pluriennale di previsione, il bilancio economico preventivo e il bilancio di esercizio. Il bilancio pluriennale di previsione è un preventivo economico di durata triennale, aggiornato annualmente. Sulla base delle norme civilistiche in materia di conto economico è articolato secondo una specifica struttura tecnica ed è composto dai seguenti documenti: - un preventivo economico che riporta costi e oneri, ricavi e proventi previsti per ciascuno dei tre anni di riferimento; - un prospetto “fonti-impieghi” che evidenzia i flussi in entrata e in uscita previsti per ciascuno dei tre anni di riferimento. Il bilancio economico preventivo è un preventivo economico che vale per l’anno di riferimento, composto da: - un preventivo economico che evidenzia i costi e i ricavi previsti per il periodo di riferimento; - un prospetto “fonti-impieghi” che evidenzia i flussi in entrata e in uscita previsti per l’anno di riferimento. Il bilancio di esercizio può essere definito come un sistema di documenti amministrativo-contabili che, partendo dalle scritture elementari desunte dalla contabilità generale, consente di rilevare sistematicamente e di rappresentare con chiarezza, a fine di un periodo determinato, di norma l’anno solare, l’entità e la composizione del risultato economico dell’esercizio di riferimento e della struttura quali-quantitativa del capitale di funzionamento. Operazione fondamentale del bilancio di esercizio è ricondurre al periodo in esame, per le diverse voci, le componenti propriamente attinenti a tale arco temporale. Le norme civilistiche vigenti (art. 2423 del Codice Civile) prevedono che la stesura del bilancio di esercizio sia organizzata secondo una struttura vincolante che si esprime mediante il conto economico, lo stato patrimoniale, la nota integrativa ed eventuali altri allegati. - Il conto economico esprime il processo di formazione del risultato di periodo e la sua quantificazione complessiva attraverso la contrapposizione dei costi e dei ricavi; in pratica definisce la perdita, l’utile o il pareggio che rappresentano sinteticamente i tre possibili risultati della gestione. - Lo stato patrimoniale illustra la composizione quali-quantitativa del patrimonio aziendale (beni di investimento, immobili, attrezzature, ecc.) attraverso l’esposizione e la valorizzazione dei suoi elementi (attività e passività) e quantifica il capitale di funzionamento nel suo complesso. - La nota integrativa del conto consuntivo è parte integrante del bilancio; deve “spiegare” i criteri utilizzati nella valutazione delle voci di bilancio (i costi e i proventi, le variabili delle attività e delle passività) e contenere analisi sulla correlazione tra dati economici e dati espressivi dei livelli di attività e dei livelli di assistenza erogati. L’obiettivo fondamentale generalmente attribuito al nuovo sistema di contabilità è quello di spostare l’ottica del controllo dagli atti amministrativi ai fattori gestionali e quindi di misurare il risultato economico di un dato periodo e di rappresentarlo attraverso il reddito di esercizio (utile, perdita, pareggio). Nelle Aziende che perseguono prevalenti finalità di reddito, il risultato di gestione rappresenta in modo sintetico lo “stato di salute” dell’Azienda e l’ammontare di eventuali dividendi e/o della quota di ricapitalizzazione. Nelle Aziende di servizio e in particolare in quelle sanitarie, il cui fine è l’erogazione di servizi essenziali per i clienti/utenti, il giudizio di economicità non può esaurirsi nella determinazione del risultato di esercizio, ma richiede il ricorso a ulteriori elementi di valutazione, tra cui assumono particolare rilievo le verifiche relative al grado di soddisfacimento dei bisogni, alla qualità dei servizi erogati, ai vincoli e alle opportunità ambientali e alla situazione di partenza. In coerenza con tale impostazione sarebbe opportuno identificare/denominare l’eventuale utile o perdita come risparmio positivo o negativo di esercizio, per sottolineare che il fine delle Aziende Sanitarie non è perseguire un aumento del valore economico e per dare a tale indicatore il seguente significato logico: i bisogni di salute sono stati soddisfatti dall’Azienda utilizzando minori risorse rispetto a quelle disponibili (se positivo) o utilizzando maggiori risorse rispetto a quelle messe a disposizione (se negativo). Per le nuove Aziende Sanitarie assume un significato particolare anche la destinazione dell’eventuale risultato positivo, oltre che la copertura delle eventuali perdite di gestione; l’orientamento prevalente sembra essere quello di vincolare l’eventuale utile alla copertura delle perdite degli esercizi precedenti, a investimenti sanitari maggiormente significativi e alla incentivazione del personale. L’adozione del sistema di contabilità economica comporta anche l’introduzione di nuove e più efficaci modalità di controllo economico che, coerentemente con l’autonomia funzionale e organizzativa delle Aziende, dovranno realizzarsi, non tanto sulle risorse assegnate, quanto sulle attività prodotte e sui risultati ottenuti. Nel nuovo sistema, ove non ha più valore il controllo autorizzativo della spesa, il controllo stesso sarà vincolato all’approvazione, da parte della Regione, del bilancio di previsione economico correlato alle risultanze del processo di budget aziendale. Il rispetto di quanto concordato sarà ricondotto alle specifiche responsabilità del Direttore Generale – e dei dirigenti – dell’Azienda che, in virtù delle proprie competenze e autonomia, saranno chiamati a rispondere dei risultati ottenuti e dei costi sostenuti. In una realtà complessa quale quella sanitaria è indispensabile che le nuove modalità di governo aziendale siano affrontate prevedendo strumenti di monitoraggio costante dei processi economici e implementando e diffondendo l’utilizzo degli strumenti propri del controllo di gestione, con l’obiettivo generale di una diffusa responsabilizzazione e partecipazione al “governo dell’Azienda” dei dirigenti operanti ai vari livelli dell’organizzazione. 4 I principi del controllo di gestione Nei paragrafi precedenti si è visto come il processo di “aziendalizzazione” del SSN comporti la necessità di prevedere la progressiva professionalizzazione e la responsabilizzazione economica dei dirigenti sulle attività svolte e sull’utilizzo delle risorse loro attribuite. Il nuovo ordinamento giuridico-normativo mette in luce spazi di miglioramento gestionale e organizzativo. In particolare, accanto ai principi di autonomia e responsabilizzazione della dirigenza, assumono un significato profondamente innovativo la programmazione e il controllo di gestione come metodi permanenti di previsione e verifica dei risultati aziendali. Il problema del controllo di gestione nelle Aziende pubbliche senza finalità di reddito ha assunto importanza in epoca relativamente recente, soprattutto sotto la spinta dell’accresciuta complessità ambientale che vede, da un lato il vincolo di risorse sempre più limitate e dall’altra, una maggiore richiesta di qualità e di performance da parte dei Servizi. In questo contesto il controllo di gestione diventa uno degli strumenti fondamentali di innovazione del sistema. Anche se è riconosciuto che nell’ambito delle Aziende non profit erogatrici di servizi, l’implementazione e la realizzazione di forme di controllo di gestione rappresentano un compito difficile, per almeno due ordini di motivi: 1. un primo motivo è di ordine tecnico: la ricerca dell’economicità e l’utilizzo delle risorse risultano difficili da perseguire in assenza di validi parametri di misurazione e valutazione del prodotto o di un mercato che ne legittimi il valore attraverso lo scambio. 2. Il secondo motivo è di ordine culturale: i professionisti, che per loro formazione sono più inclini a ritenere il controllo di gestione un corpo estraneo, una sovrastruttura di tipo burocratico, tendono a sminuire l’importanza del principio di razionalità economica, trascurando le conseguenze economiche delle loro decisioni, anche se in un ambiente con scarse risorse ciò appare irragionevole e in definitiva contrario alla stessa professione. Citando Mintzberg, si può affermare che risulta fondamentale impostare le forme di controllo ( o meglio di controllo-guida) in modo che “il professionista sia il destinatario ed al tempo stesso l’artefice del processo di valutazione”. Il concetto di controllo guida appena introdotto esprime con immediatezza e sufficiente chiarezza che le forme di valutazione e controllo di cui si tratta non possono in ogni caso prescindere da contestuali attività di programmazione. Infatti, sia i fattori oggetto della programmazione che quelli relativi al controllo, devono essere tra loro collegati da forti relazioni di causa-effetto, tanto che sarebbe più opportuno parlare di sistemi di programmazione e controllo. Secondo alcuni autori possono essere individuate tre tipologie di programmazione e controllo: 1. pianificazione strategica; 2. controllo di gestione1; 3. controllo operativo. La pianificazione strategica (si veda figura attraverso il quale si definiscono: - 1 1) è il processo decisionale le finalità e gli obiettivi dell’organizzazione; il loro impatto sui mezzi da utilizzare e sulle politiche che debbono informare l’acquisizione; l’uso e l’allocazione delle risorse. Controllo direzionale, secondo Anthony. Missione aziendale Ambito competitivo Rapporto con gli interlocutori sociali Obiettivi Analisi interna (passato e futuro) individuazione e valutazione delle risorse e delle competenze Analisi esterna (passato e futuro) Ipotesi ambientale e definizione degli scenari Allocazione delle risorse Definizione dei parametri di prestazione Formulazione della strategia Piani di azione Programma di esercizio Fig. 1 - Elementi del piano strategico - È un processo che non può svolgersi secondo modelli predefiniti e ricorrenti; ha quindi caratteristiche di non sistematicità. Ad esempio, per un’Azienda Sanitaria la decisione di quali politiche da adottare in relazione alla diffusione dell’infezione da HIV è un’operazione di pianificazione strategica, a cui seguiranno specifici programmi e piani di azione in relazione alle risorse disponibili, alle opportunità e ai vincoli interni ed esterni all’organizzazione. Il controllo operativo è invece il processo di controllo utilizzato nello svolgimento delle attività e degli specifici compiti aziendali: ha un contenuto specifico dipendente dalla natura dell’attività svolta (per esempio, il controllo delle scorte dei farmaci). Non sempre i medici sono coinvolti in tale attività in quanto è possibile prevedere automatismi e/o controlli esterni. Il controllo di gestione si colloca in una posizione intermedia rispetto alle due forme di controllo precedenti. È il processo che si occupa dell’attuazione degli obiettivi stabiliti dalla pianificazione strategica e dall’implementazione delle strategie, secondo le modalità più efficaci ed efficienti. Il processo ha caratteristiche di regolarità e di sistematicità e pertanto le fasi di cui si compone si ripetono secondo un modello predefinito e ricorrente: il processo di budget. È un processo che, a differenza del controllo operativo, richiede l’interazione costante dei medici dirigenti con gli altri membri dell’organizzazione, in particolare con la direzione aziendale. Riprendendo l’esempio fatto per la pianificazione strategica, nell’ipotesi che la scelta sia stata di tutelare una particolare categoria a rischio mediante una campagna di prevenzione, il controllo di gestione riguarda il monitoraggio delle risorse impegnate e la verifica dei risultati raggiunti in un dato periodo a fronte degli obiettivi predefiniti. Il processo del controllo di gestione è classicamente articolato in 4 fasi: 1. 2. 3. 4. programmazione; predisposizione del budget; svolgimento e misurazione delle attività; reporting e valutazione. Le fasi che nel loro insieme costituiscono un ciclo chiuso, in cui l’ultima fase del ciclo alimenta la prima fase del ciclo successivo, vengono di seguito descritte (Figura 2) Informazioni esterne Formulazione del budget Revisione del budget Informazioni esterne Svolgimento e misurazione delle attività Programmazione Strategie Informazioni esterne Revisione programmi Azioni correttive Reporting e valutazione Informazioni esterne Fig. 2 - Fasi del controllo di gestione - Programmazione In questa fase, tenendo in considerazione le linee strategiche aziendali, vengono definiti i programmi principali. Nelle imprese industriali i programmi possono essere di due tipi: - per linea di prodotto o per prodotto; per attività. Nelle Aziende non profit i programmi definiscono i tipi di servizi che l’organizzazione intende erogare. Per ogni programma vengono stabilite le risorse necessarie (quantità e qualità) e le relative modalità di impiego Predisposizione del budget Consiste nella definizione esplicita degli output che ciascun centro di responsabilità si impegna a realizzare nel periodo di riferimento e delle risorse riconosciute come necessarie. Tale definizione viene raggiunta come un processo negoziale fra la dirigenza e i responsabili dei centri di responsabilità che si impegnano reciprocamente e rispettivamente a fornire le risorse necessarie e a raggiungere i risultati previsti. L’impegno mantiene il suo valore fatta salva l’eventualità di consistenti modificazioni del quadro di riferimento in cui opera l’Azienda. Ulteriori considerazioni di carattere operativo sulle modalità di avvio e di conduzione della gestione mediante il sistema budgetario sono riportate nei capitoli successivi. Svolgimento/misurazione delle attività Durante il periodo di attuazione del budget vengono rilevati i dati relativi alle risorse effettivamente impiegate e ai risultati ottenuti. Reporting e valutazione Sulla base degli indicatori concordati in sede di negoziazione del budget viene predisposto un sistema di informazioni che consente ai responsabili dei centri di costo e ai responsabili della gestione complessiva di confrontare input e output attesi con quelli effettivi (analisi degli scostamenti). L’importanza fondamentale della fase di reporting e valutazione dell’intero processo di budget è facilmente deducibile, se si considera che questa consente di: evidenziare situazioni anomale con conseguente approfondimento e attuazione di azioni correttive; valutare l’operato dei centri di responsabilità con possibili riflessi sul sistema premiante aziendale; valutare i programmi aziendali. L’attività di valutazione è il presupposto fondamentale della “circolarità” del processo: è dalla valutazione dei risultati che possono emergere elementi tali da rendere necessario rivedere i programmi ovvero il budget, potendo anche in ultima analisi, risultare indicato modificare le scelte strategiche della Direzione Aziendale. 5 Gli strumenti del controllo di gestione Ogni attività del processo di controllo di gestione si avvale di specifici strumenti che consentono di disporre delle informazioni necessarie per realizzare l’impianto e la gestione del sistema di governo aziendale. Tra questi, accanto alla contabilità generale , assumono particolare importanza: 1. la contabilità analitica articolata per centri di costo; 2. gli indici di efficacia ed efficienza. Questi strumenti sono strettamente correlati tra di loro; infatti possono essere considerati approcci diversi per cogliere lo stesso fenomeno: la contabilità dei costi può essere la base per la determinazione degli indici, il budget può includere indici, standard di risultato e costi. Ovviamente i risultati che si ottengono risultano utili se confrontati con valori di riferimento. In tale ottica si colloca il processo di benchmarking. 5.1 Il benchmarking Il processo di benchmarking consiste nella misurazione e comparazione delle prestazioni per individuare i livelli di prestazione di riferimento. Lo scopo di questo processo è quello di capire la propria posizione in rapporto al livello di riferimento e apportare i miglioramenti opportuni al fine di avvicinarsi a tali riferimenti. In tal modo si mira a migliorare i livelli di qualità ed efficienza dei servizi offerti, consentire riduzioni di costi e tempi, incentivare un miglioramento generale. Il benchmarking risulta particolarmente utile nel settore sanitario italiano, in quanto questo settore è affetto da una carenza di cultura gestionale e da un atteggiamento pessimistico nei confronti dell’innovazione. Il benchmarking consente la diffusione della cultura gestionale tra gli individui e fornisce stimoli verso interventi organizzativi. Bogan e English (1994) distinguono tre forme di benchmarking in funzione dell’oggetto di osservazione: benchmarking sui processi, quando oggetto dello studio sono i processi aziendali o le attività operative; benchmarking sulle performance, quando vengono comparate le caratteristiche dei prodotti e dei servizi offerti da diversi attori; benchmarking strategico, quando vengono esaminati i fattori che creano i differenziali operativi di aziende diverse e appartenenti a settori diversi. Al fine di eseguire una comparazione corretta, ossia assicurare la confrontabilità delle osservazioni, si propongono tre variabili di segmentazione: 1. la dimensione dell’ospedale;2 2. la complessità del mix trattato;3 3. la presenza o l’assenza del Pronto Soccorso4. Esistono due approcci per applicare il benchmarking: 1. le macroattività; 2. i processi di erogazione del servizio. 2 In particolare si distingue tra due classi di ospedale: classe A a cui appartengono tutti gli ospedali con meno di 300 posti letto; classe B a cui appartengono tutti gli ospedali con più di 300 posti letto. Si noti che è stato scelto come indicatore della dimensione i posti letto, in quanto indicatore delle risorse necessarie. 3 La complessità del mix viene misurata attraverso il numero di specialità presenti e la presenza o l’assenza delle alte specialità. 4 La presenza del Pronto Soccorso implica la gestione delle urgenze. Queste richiedono che le strutture possiedano una notevole flessibilità di adattamento. Il primo approccio analizza la struttura ospedaliera identificando tre tipologie di macroattività: la degenza ordinaria, i servizi sanitari di supporto e i servizi ambulatoriali. Il secondo approccio parte dall’erogazione di un servizio e considera le relazioni tra le diverse strutture sanitarie e il mondo esterno. Entrambi gli approcci utilizzano quattro tipi di informazioni: 1. 2. 3. 4. l’entità delle risorse; le procedure organizzative; i volumi di attività; i costi; Si focalizzerà l’attenzione nei prossimi paragrafi sul budget, sulla contabilità dei costi e sugli indici, esaminando questi tre strumenti del controllo di gestione come strettamente correlati e introducendo il benchmarking quale mezzo per migliorare le inefficienze. 6 La contabilità analitica Per poter effettuare un controllo efficace occorrono parametri misurabili, ma soprattutto controllabili dai responsabili soggetti alla verifica; gli eventuali scostamenti devono produrre correzioni. In altre parole si è riconosciuta l’esigenza di acquisire elementi di conoscenza circa il divenire dinamico della gestione attraverso l’osservazione delle condizioni di svolgimento delle operazioni, dei processi e dei valori economici da essi generati. L’esigenza principale è quella di acquisire informazioni circa i fenomeni interni all’azienda. Per le aziende sanitarie appare preminente il ruolo della contabilità analitica per la responsabilizzazione economica e il controllo di gestione. Il sistema della contabilità analitica per centri di costo è la base di partenza per l’implementazione e lo sviluppo di nuovi e più specifici strumenti di controllo, come ad esempio gli indicatori di efficienza, di efficacia, i costi standard, il budget. 6.1 I centri di responsabilità La definizione del piano aziendale dei centri di responsabilità, dei centri di costo e dei fattori produttivi rappresenta quindi un passaggio importante nella progettazione del sistema della contabilità direzionale e uno dei momenti più delicati e determinanti per il corretto funzionamento del sistema di controllo di gestione. La progettazione del sistema dei centri di costo e di responsabilità è alla base della contabilità analitica aziendale. La contabilità analitica rappresenta il sistema di rilevazione dei fenomeni economici derivanti dalla gestione e, al contrario della contabilità generale che rileva operazioni già avvenute, permette di produrre informazioni previsionali attraverso la puntuale rilevazione dell’utilizzo dei fattori produttivi da parte dei diversi centri. I centri di responsabilità vengono identificati dall’area di attività o dall’insieme di unità operative, i cui risultati sono riconducibili ad un unico responsabile, mentre i centri di costo sono costituiti dalle unità funzionali in cui viene articolata l’attività economica dell’azienda sanitaria. I centri di responsabilità possono non corrispondere necessariamente ai centri di costo e in genere un centro di responsabilità è costituito da più centri di costo (vedi Figura 3); essi devono essere individuati in modo rigoroso e coerente con la struttura organizzativa dell’azienda e con le specifiche responsabilità. I centri di responsabilità rispecchiano la struttura formale delle responsabilità in azienda. Raggruppano al loro interno una serie di unità operative rappresentate dai centri di costo CDR CDC CDC CDC I centri di costo sono un’aggregazione di risorse che vengono utilizzate in maniera univoca ed esclusiva all’interno di unità operative chiaramente individuabili in base all’attività svolta e alla presenza di un responsabile Fig. 3 - I centri di responsabilità e i centri di costo - Sul piano operativo la definizione del piano dei centri di responsabilità deve tenere in considerazione alcune caratteristiche che connotano tali strutture: aderenza alla struttura organizzativa: intesa quale identificazione delle singole unità organizzative in cui si sviluppa l’organigramma delle attività, rendendo così agevole l’individuazione delle diverse linee di responsabilità gestionali che esprimono il potere organizzativo di influenzare i fenomeni e di incidere sulla dinamica degli eventi economici. Aderenza alle specifiche responsabilità: ad ogni responsabile devono essere richieste e attribuite, per quanto possibile, solo decisioni rientranti nella sua sfera professionale. Vengono così definiti gli ambiti decisionali riconducibili ad un unico soggetto rispetto al quale è identificabile una responsabilità gestionale di tipo manageriale. Omogeneità delle attività svolte: il requisito dell’omogeneità, sotto il profilo dei processi produttivi e/o dei fattori impiegati, è opportuno per uniformare le attività inserite nel medesimo centro. In specifico tale omogeneità presuppone che: - i processi produttivi attivati all’interno del centro presentino modalità di svolgimento simili; - la natura del bisogno soddisfatto, risponda alla stessa segmentazione della domanda e/o dell’offerta; - - i destinatari dell’attività presa in considerazione rispondano a requisiti specifici ed individuino nel “centro” la risposta operativa ai loro problemi: la professionalità, il know how e la tecnologia rispondano ad una stessa logica organizzativa-funzionale; le risorse attivate in detti processi siano tra loro fortemente integrate e sinergiche. I criteri sopra esposti non sono tra loro alternativi, anzi rappresentano diversi gradi di analisi interpretativa ed in genere il successo complessivo di una suddivisione aziendale incentrata sui centri di responsabilità è dato proprio dalla capacità di attivare il criterio appropriato al momento. L’individuazione dei centri di responsabilità comporta inevitabilmente un processo valutativo e di reenginering, volto a rilevare la significatività dei compiti attribuiti ai singoli centri 6.2 La contabilità per centri di costo Sulla base di quanto detto in precedenza risultano essere di fondamentale importanza per gli amministratori di una struttura i costi di funzionamento dell’ospedale suddivisi nei vari reparti e con un livello di analisi tali da permettere una loro successiva attribuzione alle prestazioni erogate oppure ai pazienti assistiti. La programmazione e la gestione deve basarsi su di una analisi che risponda a domande del tipo: per che cosa si spende? chi spende? dove si spende? perché si spende? L’introduzione di una contabilità per centri di costo esprime la volontà di migliorare il grado di affidabilità e di razionalità del sistema decisionale. La base di aggregazione dei costi analiticamente rilevati è infatti proprio il cosiddetto centro di costo, un’entità riconoscibile e determinata con un responsabile diretto. E’ uno strumento di controllo sull’uso delle risorse alimentato dalle varie procedure gestionali che rilevano i movimenti e i relativi costi di materie o servizi all’interno o verso l’esterno della struttura. L’intero sistema necessita di appositi sistemi organizzativi, ma soprattutto di procedure per il trattamento automatico dei dati in grado di assegnare ai vari centri di responsabilità i singoli costi all’atto della loro manifestazione o rilevazione. La parte centrale di questo sistema contabile si può rappresentare come una matrice in cui confluiscono tutte le informazioni relative ai fattori produttivi relativi al centro di costo; sulle righe di tale matrice si individua l’origine del costo, ossia il fattore produttivo utilizzato, mentre sulle colonne è individuata la destinazione dei costi, ossia il centro utilizzatore. Costo\Centro Lab. A … Rep. X … Totale Cerotti e garze y11 … y1m … y1. Energia elettrica yn1 … ynm … yn. … y.m … ….. ….. Totale y.1 Fig. 4 - Matrice dei costi - Y 6.3 Una classificazione dei centri di costo I centri di costo e di responsabilità possono funzionalmente essere classificati a seconda delle attività svolte in misura prevalente: 1. 2. 3. 4. 5. centri finali; centri misti; centri ausiliari sanitari; centri ausiliari tecnico-economali; centri generali. I centri finali effettuano un’attività prevalentemente a diretto beneficio degli utenti dell’ospedale (divisioni di degenza, pronto soccorso). I centri misti svolgono la loro attività sia a diretto favore dei loro pazienti ambulatoriali o degenti, sia a beneficio di degenti presso altre divisioni (sale operatorie, radioterapia). La terza categoria annovera unità diagnostiche funzionali all’attività dei centri finali (laboratorio di analisi chimico-cliniche, di anatomia patologica). I centri ausiliari di tipo tecnico-economali svolgono mansioni generali non sanitarie a favore di tutti gli altri centri (servizio di manutenzione, cucina, lavanderia). I centri generali raggruppano tutte quelle unità per cui non è possibile o conveniente misurare le prestazioni effettuate (servizi amministrativi, centrale termica). Vi possono essere poi altri centri di natura fittizia, utili solo ai fini di calcolo e raggruppanti costi comuni non altrimenti localizzabili. I costi sostenuti dai centri ausiliari, generali e comuni devono successivamente essere ribaltati sui centri che hanno beneficiato delle prestazioni intermedie da essi fornite. Anche i centri misti devono ribaltare una parte dei costi sostenuti ai centri finali per le prestazioni fornite a questi ultimi. In pratica i costi rilevati in modo analitico vengono prima imputati ai centri erogatori della prestazione; successivamente, se l’opera di questi è intermedia rispetto alla prestazione finale, il relativo costo viene ribaltato al centro fruitore. In questo modo, al termine di un processo a catena, tutti i costi vengono attribuiti ai centri che erogano le prestazioni finali fruite dai clienti-pazienti. A questo punto è possibile ottenere la configurazione di costo descritta nel seguito. Al termine del periodo analizzato si possono così elaborare dati relativi alla performance di ogni centro in termini di costi, effettuando raffronti con le previsioni, analisi in termini di D.R.G., valutazioni di efficacia e di efficienza. 6.4 Una classificazione dei costi Nell’ambito della letteratura aziendalistica si è proceduto ad una classificazione dei costi sostenuti da una struttura in base a criteri differenti e utili, a seconda dei casi, per rappresentare configurazioni di costo diverse. Questi criteri possono essere: possibilità di misurazione oggettiva dei fattori produttivi impiegati per la realizzazione di una determinata quantità di prodotto; variabilità dei costi in relazione alla quantità del prodotto; controllabilità dei costi da parte del medico manager; modalità di espressione-evidenziazione dei costi. 1. Costi speciali e comuni I costi speciali sono attribuibili ai fattori produttivi sulla base di una misurazione oggettiva (quantità del fattore produttivo impiegati per il suo prezzo unitario); I costi comuni sono invece attribuibili sulla base di una ripartizione più o meno soggettiva (costo da ripartire per il coefficiente di ripartizione stabilito). Dal punto di vista operativo, i concetti di costi diretti e costi indiretti sono più utilizzati e diffusi; poiché talvolta la misurazione oggettiva dei costi speciali potrebbe essere troppo dispendiosa, tali costi speciali vengono trattati come costi comuni (ad esempio: energia elettrica, pulizia). In buona sostanza, i costi speciali risultano costituiti da costi diretti e da costi indiretti e i costi comuni da costi indiretti. 2. Costi fissi e costi variabili I costi fissi sono i costi che non si modificano al variare del volume di produzione (affitti, ammortamenti); i costi variabili sono i costi che variano considerevolmente in funzione del volume del prodotto (il costo per i materiali diagnostici); infine vi sono costi definiti semivariabili che presentano una componente fissa e una variabile (utenze) e i costi semifissi (trasporti, coordinamento del personale), che sono fissi entro una variazione della quantità. A tal proposito si vedano le figure 5, 6, 7, 8. Costi Costi fissi Volume Fig. 5 - Costi fissi: il costo non varia al variare del volume di prestazione - Costi Costi semifissi Volume Fig. 6 - Costi semifissi: i costi variano al variare del volume in modo discreto - Costi Costi variabili Volume Fig. 7 - Costi variabili: i costi variano proporzionalmente al variare del volume - Costi Costi semivariabili Volume Fig. 8 - Costi semivariabili: ad un costo fisso si aggiunge un costo variabile in modo proporzionale al variare del volume - 3. Costi controllabili e costi non controllabili Questa distinzione assume piena rilevanza nell’ambito del singolo centro di responsabilità, poiché a tale livello vi sono costi che non possono essere controllati dal responsabile (ammortamenti, costo dell’incentivazione del personale) e altri che invece dipendono direttamente dalle sue decisioni (utilizzo di farmaci). 4. Costi ipotetici e costi effettivi I costi ipotetici sono i costi che si sosterrebbero se si verificassero determinate ipotesi gestionali; i costi effettivi sono quelli che si rilevano a consuntivo. La classificazione qui esposta non è di tipo esclusivo, ma un costo può essere contemporaneamente diretto e speciale, oppure diretto e indiretto a seconda del punto di vista o del reparto in oggetto. Per quanto riguarda l’assegnazione dei costi ai vari centri di costo all’interno della matrice, come espresso in precedenza, non sorgono problemi per i costi diretti, speciali e in generale variabili, mentre per i costi fissi, indiretti e comuni occorre una ripartizione degli stessi tra i centri che ne usufruiscono. Detta ripartizione è sempre di tipo indiretto ed effettuata sulla base di parametri rilevati direttamente e ritenuti utili per un giusto riparto. Ad esempio i costi di riscaldamento possono essere ripartiti in base alla superficie occupata dai reparti, i costi amministrativi in base ai ricoveri effettuati o altre basi ritenute migliori. 6.5 Una possibile configurazione di costo L’attribuzione dei costi ai centri di responsabilità è il primo ma decisivo passo per conoscere effettivamente il costo del prodotto fornito, cioè della prestazione erogata al paziente-cliente. Questo risultato ultimo può essere paragonato al costo di produzione di un bene economico venduto sul mercato da una qualsiasi impresa, anche se con qualche differenza dovuta alla quasi totale assenza delle regole di mercato in campo sanitario ed alla particolarità dei clienti. Sicuramente è un indice di efficienza della struttura produttiva se confrontato con quello di altri enti simili e in futuro potrebbe diventare una base di tariffazione per i rimborsi del SSN alle strutture erogatrici. La configurazione di costo generalmente utile è il cosiddetto Costo Pieno, ossia la somma di tutti i costi che la struttura direttamente o indirettamente sostiene per ottenere quel prodotto. Al suo interno, se ottenuto in forma scalare, possiamo analizzare configurazioni parziali utili per fini specifici, quali l’analisi di aspetti caratteristici di reparti. Vediamo ora un esempio di costo totale o pieno come successiva aggregazione di fattori: COSTI TECNICO-ECONOMICI Prestazioni professionali Prodotti sanitari Altri costi diretti di trattamento Servizi ausiliari medici ed infermieristici Costo di produzione COSTI DI DEGENZA E STRUTTURA Costo delle prestazioni alberghiere Quote di ammortamenti delle attrezzature dei locali a disposizione della struttura sanitaria Costo di manut. Per mantenere in efficienza la struttura Totale costi di struttura Totale costi specifici di produzione sanitaria x x x x ____________ A x x x ____________ B ____________ A+B COSTI COMUNI Spese amministrative x Spese di gestione Oneri finanziari Altre spese gestionali x x x ____________ Totale costi indiretti Costo Complessivo di produzione C ____________ A+B+C ATTIVITA’ IMPLEMENTATIVE Formazione professionale Ricerca e sviluppo Rimunerazione dell’attività imprenditoriale Totali costi extra produzione Costo globale (totale o pieno) Fig. 9 - Costo pieno - x x x ____________ D ____________ A+B+C+D Riprendendo la classificazione dei centri di costo esposta in precedenza, si possono analizzare le fasi che portano alla determinazione dei costi diretti per centro. I costi indiretti di natura generale saranno poi successivamente suddivisi tramite una ripartizione basata su indicatori dell’attività prestata a favore dei centri oppure su altri criteri di attribuzione dei costi ritenuti idonei. Nella tabella seguente si riporta un esempio di logica di ripartizione dei costi dei centri intermedi. Tab. 1 Parametri di ripartizione SETTORE Affari Generali EDP Settore Personale Economato e Provveditorato Ufficio Tecnico Direzione Sanitaria Direzione Infermieristica Ufficio Cartelle Cliniche SERVIZI GENERALI Pulizia Riscaldamento Biancheria Lavanderia Centro Stampa Mensa PARAMETRO DI RIPARTIZIONE Fatturato del singolo centro 50% Direzione Sanitaria 10% Patrimonio 10% Personale 30% Economico-Finanziario N. personale addetto per ogni centro Fatturato del singolo centro In rapporto al valore dei beni ammortizzabili e delle apparecchiature presenti presso ogni centro Sui Centri (reparti) in base a: - Fatturato - N. persone addette - N. posti letto - N. visite ambulatoriali - N. di dimessi Metri quadrati Metri cubi In base alle richieste oppure in base al: - N. posti letto - N. visite ambulatoriali In base alle richieste N. di persone servite Decoratori, Muratori, Elettricisti, Costi raggruppati in “economato” e da Falegnami questi ribaltati Trasporti Separare trasporto dializzati e altre voci autonome direttamente imputabili e poi raggruppare la rimanenza in “Economato” Centro Fotocopie Come da buoni di richiesta Disinfettori Come da buoni di richiesta Sterilizzazione Ufficio prenotazioni N. prenotazioni per ogni singolo reparto Direzione Sanitaria Fatturato reparti sanitari Direzione Generale Budget dei singoli centri di responsabilità 7 Il budget Il budget sembra essere la risposta naturale ai processi di responsabilizzazione nell’azienda sanitaria pubblica in presenza di autonomia clinica. Esso può essere definito come un documento che raccoglie gli obiettivi da perseguire e le risorse da impiegare nell’anno ed è caratterizzato dalle seguenti fondamentali particolarità: - riferimento ad un intervallo temporale solitamente corrispondente ad un periodo amministrativo di un anno; esplicitazione in termini economici e finanziari (cioè in unità monetarie o fisiche); articolazione coerente con le aree di responsabilità presenti in Azienda e con le relazioni di reciproca interdipendenza esistenti tra le varie unità organizzative della stessa. Il sistema di budget è strettamente connesso alla funzione direzionale di pianificazione, programmazione e controllo; costituisce una particolare fase del controllo di gestione, ossia il processo mediante il quale i dirigenti si assicurano che le risorse siano ottenute e utilizzate efficientemente per il raggiungimento degli obiettivi dell’organizzazione. Il budget si differenzia da altri tipici processi di pianificazione, programmazione e controllo per i seguenti aspetti peculiari: - - - - riguarda il breve periodo ( talvolta anche più breve di un anno) e consiste nella specificazione operativa dei programmi dell’organizzazione che invece riguardano il medio-lungo periodo; definisce le condizioni per l’implementazione dei programmi: mentre i programmi si concentrano essenzialmente sulla definizione di ciò che deve essere fatto, il budget richiede anche la definizione di “come si deve fare”; è un processo regolare e sistematico, ovvero le sue fasi si ripetono secondo un modello predefinito, concordato e ricorrente; è strettamente collegato con un sistema di responsabilizzazione sui risultati: la programmazione articola le attività in termini di programmi, mentre il budget articola le attività da svolgere secondo la struttura delle responsabilità; è correlato al processo di controllo di gestione, per cui le informazioni sui livelli di risultato effettivamente conseguiti e sulle risorse impiegate devono essere oggetto di periodica e sistematica rilevazione e di confronto con i corrispondenti valori attesi, al fine di ricercare, sulla base dell’analisi degli scostamenti, le più opportune azioni correttive e/o ridefinire gli obiettivi da perseguire nell’arco temporale residuo. In sintesi, se i programmi esprimono tipicamente gli obiettivi in termini descrittivo-qualitativi, il budget richiede che gli obiettivi siano espressi in termini operativi come di seguito specificato: 1. con riferimento alle specifiche responsabilità organizzative aziendali (chi è che fa cosa); 2. in termini sintetici e quantitativi o comunque verificabili (ad es., numero e tipologie di interventi chirurgici in un dato periodo); 3. in modo da consentire visione coordinata e globale della gestione e valutazioni economiche ovvero valutazioni circa l’impatto sull’equilibrio economico-finanziario (identificazione delle risorse necessarie per il raggiungimento degli obiettivi). Conseguentemente le fasi del reporting e della valutazione costituiscono il cuore dell’intero ciclo di pianificazione, programmazione e controllo. Infatti è attraverso il confronto tra risultati attesi e risultati osservati che scaturiscono le decisioni e le azioni correttive volte a rettificare le ipotesi strategiche ovvero le ipotesi di breve periodo o le condizioni operative di svolgimento. Uno schema può sintetizzare i passaggi che regolano una struttura volta al continuo confronto tra quanto richiesto e risultati ottenuti: Processo di programmazione e di controllo nell’Azienda Sanitaria Sistema contabilità analitica e dei costi Sistema degli indicatori Sistema del controllo direzionale Obiettivi Standard Risultati Analisi degli scostamenti Scelte manageriali Fig. 10 - il processo di budget - 7.1 Tipi di budget Nella gestione economica-finanziaria e patrimoniale delle Aziende Sanitarie prevista dalla normativa di riordino del sistema sanitario, tenendo in considerazione i livelli istituzionali coinvolti (Regioni, Aziende USL, Presidi Ospedalieri, Distretti e Aziende Ospedaliere), si possono identificare almeno tre diversi livelli e tipologie di gestione budgetaria. Budget di primo livello È il processo di negoziazione fra la Regione e le Aziende Sanitarie. La modalità del processo è prevalentemente top-down (ovvero, dall’alto verso il basso, nel senso che il punto di riferimento superiore ha il massimo potere decisionale). La Regione fissa gli obiettivi (livelli minima di assistenza, progetti speciali) e i relativi criteri di finanziamento (quota capitaria, tariffe – cfr. cap. 4) che tuttavia non possono essere applicati in modo rigido e standardizzato per tutte le realtà aziendali. Pertanto occorre prevedere un contesto negoziale in cui sia possibile allineare gli obiettivi generali del livello regionale con il sistema dell’offerta e la struttura organizzativa, che costituiscono la peculiarità delle singole Aziende. Questa modalità operativa può consentire un graduale riequilibrio dell’offerta e un efficace cambiamento della gestione aziendale nella fase di avvio del nuovo sistema. Budget di secondo livello È di tipo intra-istituzionale, attivandosi all’interno della Azienda USL fra la Direzione Aziendale e i vari Presidi Ospedalieri, Distretti e Dipartimenti dell’Azienda stessa. In questo caso il processo di negoziazione consente una maggiore propositività dei vari centri, anche se gli indirizzi strategici e il potere decisionale, in termini di allocazione delle risorse, rimane in capo al Direttore Generale. Budget di terzo livello È il processo di negoziazione degli obiettivi e delle risorse fra la Direzione Generale dell’Azienda Ospedaliera, i Dirigenti responsabili della gestione dei Presidi Ospedalieri e dei Distretti e i vari centri di responsabilità nei quali si articolano organizzativamente gli ospedali autonomi o i presidi ospedalieri e i distretti delle Aziende USL. A questo livello il processo è prevalentemente del tipo bottom up (ovvero, dal basso verso l’alto, nel senso che chi propone si avvale del potere di porre le condizioni per la realizzazione degli obiettivi), anche se la facoltà propositiva dei vari centri di responsabilità è necessariamente condizionata e guidata dalla programmazione aziendale (a sua volta vincolata da quella regionale). REGIONE (obiettivi regionali) Obiettivi proposti Trattativa Obiettivi concordati Direzione Aziendale (elaborazione obiettivi) Obiettivi proposti Trattativa Obiettivi concordati Centro di Responsabilità (elaborazione obiettivi) Fig. 11 - Obiettivi per singolo centro di responsabilità - 8.2 Le fasi operative del processo di budgeting Il processo di budgeting comprende le seguenti fasi operative: 1. Definizione del quadro di riferimento aziendale da parte del Direttore Generale. L’esplicitazione delle linee strategiche aziendali e la conseguente predisposizione delle linee guida è fondamentale per orientare i responsabili dei centri di responsabilità nella formulazione delle proposte. 2. Rilevazione e inserimento nelle apposite schede di budget da parte dell’Ufficio Controllo di Gestione dei dati di risultato e di risorsa relativi a un periodo significativo per ciascun centro di responsabilità. In questa fase può essere utile identificare un quantitativo minimo di informazioni di base per ciascun centro di responsabilità, prevedendo che gli indicatori debbano comunque essere concordati con gli stessi centri di responsabilità. 3. Presentazione e consegna delle schede, in parte già compilate, ai responsabili dei Centri di Responsabilità. Questa fase è molto importante per fornire indicazioni dirette relativamente al progetto, alle linee guida, alle schede e alle modalità di compilazione delle stesse. 4. Formulazione delle proposte di budget da parte dei responsabili dei centri di responsabilità. I centri di responsabilità definiscono i propri obiettivi e le risorse necessarie, tenendo conto del quadro generale di riferimento e delle risorse disponibili. 5. Verifica della compatibilità economica-finanziaria e della coerenza degli obiettivi proposti con la programmazione aziendale. Tale verifica, effettuata prima della negoziazione a cura della Direzione Aziendale e dell’Ufficio Controllo di Gestione, è di fondamentale importanza. Da un lato consente di confrontare il livello complessivo di risorse richieste con l’entità dei fondi disponibili e delle entrate previste e dall’altro di accertare che gli obiettivi siano coerenti con gli indirizzi generali dell’Azienda. Inoltre questa fase consente di valutare i livelli di efficienza e di efficacia gestionale dei vari centri di responsabilità e, laddove si evidenzino margini di miglioramento, di richiedere nella fase di negoziazione, un aumento dei livelli di risultato ovvero una diminuzione delle risorse impegnate. CENTRO DI RESPONSABILITA’ 2190 ENDOCRINOLOGIA Prof. XXX OBIETTIVO SPECIFICO Consuntivo 200x (al 30/9/0x) Previsione 200x Ricoveri N° DRG Day Hospital Prestazioni Soccorso Prestazioni interne Case media mix 8.21 0.82 673 66.51 N° DRG Case mix Importo 296 0.715 377 Importo 3,314 946 Prestazioni Pronto altre strutture Degenza Importo Ambulatoriali Prestazioni % occup. Importo 1 per Importo 68 Importo 239 Altri Ricavi Importo TOTALE Importo RICAVI 4,946 Fig. 12 - Scheda di budget: report ricavi - Differenza Obiettivo CENTRO DI RESPONSABILITA’ 2190 ENDOCRINOLOGIA Prof. XXX OBIETTIVO SPECIFICO Consuntivo 200x (al 30/9/0x) Previsione Differenza Obiettivo 200x Personale N° pesata Spesa 7,0 986 medico 19,5 1,216 Amministrativo 2,0 115 Tecnico 12,1 654 Medico Sanitario Personale non Professionale Spesa Consumi Beni sanitari Beni 1,078 non sanitari 23 Prestazioni richieste 272 Contratti di Manutenzione Noleggi Prestazioni richieste all’esterno Ammort. Attrezzature sanitarie Ammort. Attrezzature non sanitarie Altri costi diretti TOTALE COSTI 4344 Fig. 14 - Scheda di budget: report costi diretti - 6. Negoziazione delle proposte di budget fra Direzione Generale e centri di responsabilità. Rappresenta la fase cruciale di tutto il processo. I risultati delle azioni precedenti, se ben condotte, offrono al medico e alla Direzione Generale l’opportunità di un confronto reale e al garanzia per entrambi che le decisioni assunte sono frutto di valutazioni oggettive. Risulta, pertanto, esplicito il potere di imporre determinati obiettivi e comune la propensione ad accettare i vincoli posti dal sistema. 7. Definizione del budget aziendale. L’insieme dei budget dei centri di responsabilità costituisce il budget aziendale che rappresenta il piano completo delle attività e delle risorse per il periodo dato. Il documento di budget è il punto di riferimento per tutte le decisioni che dovranno essere prese ai vari livelli di responsabilità. La definizione del budget di attività e di risorse costituisce il presupposto per la definizione del budget finanziario ed economico. 8. Reporting e verifica dei risultati. Dal punto di vista operativo un sistema di reporting, per essere efficace deve essere costruito tenendo presente i seguenti fondamentali elementi: - deve riportare gli indicatori e i parametri che monitorizzano gli aspetti più rilevanti della gestione (variabili critiche); - deve essere progettato in collaborazione con gli utilizzatori cioè con i responsabili della gestione e i dirigenti che, sulla base delle informazioni ricevute, devono assumere decisioni finalizzate al raggiungimento degli obiettivi di budget; - deve essere sintetico e selettivo nel contenuto (l’abbondanza di dati rende in generale più difficile reperire le informazioni desiderate); - deve prevedere frequenze di divulgazione delle informazioni correlate alla criticità dei dati e degli indicatori; - deve essere chiaramente leggibile dagli utilizzatori; - deve essere tempestivo. L’attività di reporting rappresenta il punto più critico del complesso sistema di feed-back su cui si basa il concetto stesso di controllo di gestione e di controllo guida. La figura seguente rappresenta un esempio di sistema di reporting. In conclusione per ogni unità operativa si può predisporre una scheda budget che permetta di sintetizzare quanto fatto e quanto il sistema si attende che venga fatto nel periodo successivo. DRG ricoveri DRG D.H. valorizzazione Prestazioni ambulatoriali valorizzazione Altre attività To com del del Periodo precedente (dati rilevati ex post) Periodo attuale (dati stimati) Periodo successivo (dati attesi) Costi Personale (remunerazione stipendiali) Personale (altri costi: formazione, straordinari non goduti etc) Costi sanitari (derivanti dal magazzino farmacia) Costi non sanitari (magazzino econmale) Altri costi di diretta imputazione Ammortamenti Totale costi controllabili dal responsabile budget Altri costi indiretti Costi totali Periodo Periodo Perido precedente attuale (dati successivo (dati (dati rilevati stimati) attesi) ex post) RISULTATI Totale ricavi Totale costi Ris net Coeficiente di attività Ricavi operativi = coeficiente / costi di attività controllabili Note particolari relativi all’attività di Seppur non esaustivi, questi report permettono di sintetizzare l’attività di un reparto e di prefigurare possibili evoluzioni dello scenario: la sinteticità permette di presentare ai dirigenti medici lo stesso report con una certa periodicità (anche mensile, se ritenuto opportuno e il sistema di rilevazioni lo permette) e di verificare periodicamente la conduzione del reparto stesso. Dati e tassi riepilogativi reparto di …… xx/yy/200X Dati spedalità P.L. RIC. Ricoveri GG RIC: RICOVERI Dimessi Di cui trasf. Altri rep. Di cui decessi Deg. media Tasso occup. PRESTAZ. AMBULAT.* N° DAY-HOSPITAL P.L. D.H. GG D.H. Int. Turn Over 200x 200x +1 200x 200x +1 * dato stimato % DRG chirurgici 200x 200x +1 200X + 1 % % DRG medici 200x 200x +1 Indice Case Mix 200x 200x +1 quantità % RIC. sopra soglia 200x 200x +1 Indice Performance 200x 200x +1 Percentuale calcolata su (dimessi – trasferiti ad altri reparti) Percentuale calcolata sulle schede elaborate Percentuale calcolata su (dimessi – trasferiti ad altri reparti) % % RIC. Sotto soglia 200x 200x +1 Deg. Media attesa 200x 200x +1 Att. per res. 10x n° ric. Deg. Media 200x 200x +1 Altre Az. per noi n° ric. + Gli strumenti del medico dirigente Elaborazione SDO (scheda di dimissione ospedaliera): 200X Schede elaborate quantità Schede DRG = 498 Schede valorizzate Fabbisogno USL 10X = Totale produzione 200x 200x +1 Attività per altre ASL n° ric. 1 3 0 Fig. 13 - Esempio di report - 1 3 0 8.2 La Tavola delle interdipendenze Le possibili combinazioni degli elementi che interagiscono in un sistema di produzione di beni e servizi sanitari non possono modificarsi o crescere senza contemporaneamente verificare la capacità della struttura in cui sono inseriti a sopportare il peso di tale crescita. Al potenziamento di un singolo reparto operante negli ospedali deve, normalmente, corrispondere una crescita dei servizi ad esso collegati. Se, per esempio, si vuole potenziare l'ortopedia sarà necessario verificare se i servizi, collegati con questa attività, sono in grado di reggere la crescita, cioè se la radiologia, il pronto soccorso, le sale operatorie, il servizio di anestesia e rianimazione... possono sopportare il nuovo carico di lavoro senza provocare diseconomie o forme di bottle neek, (colli di bottiglia, veri e propri imbuti dove i flussi dei pazienti confluiscono, provocando distorsioni che rallentano i processi dell'intero ospedale). L'analisi della pluralità delle relazioni che legano fra loro i vari settori produttivi può contribuire a spiegare il funzionamento della struttura ospedaliera: la tavola input-output, intersettoriale a matrice (intesa nella sua accezione matematica di cifre disposte ordinatamente in una tavola a doppia entrata secondo righe e colonne) permette di rilevare l'interdipendenza e/o il valore dei beni e dei servizi intermedi prodotti da un reparto e utilizzati da un altro settore (il modello presuppone ovviamente una contabilità per centri di costo che fornisca, con precisione, la quantità di input impiegati e di output ottenuti). Nella matrice le stesse unità operative compaiono sia come settori d'origine sia come settori d'impiego (cioè producono e consumano servizi e prestazioni non solo per le esigenze interne del proprio reparto ma anche per quello degli altri reparti). La stessa "produzione" può così rappresentare un "prodotto finale" se il destinatario è "immediatamente" il paziente; diventa, invece, un prodotto intermedio se richiesto da un altro reparto. Per esempio, il paziente cardiopatico ricoverato nei posti letto destinati alla cardiologia, è l'immediato destinatario delle cure di quel reparto, mentre il paziente oncologico o diabetico, visitato per problemi cardiologici rappresenta, in quanto consulenza cardiologica, un prodotto mediato o intermedio. Così pure le radiografie o le analisi di laboratorio prodotte per un paziente non ricoverato, si considerano un prodotto finito per il laboratorio analisi o per la radiologia, mentre, se richieste da un altro reparto, rappresentano un prodotto intermedio. Si può tentare di raggruppare tutte le informazioni derivanti da questo tipo di analisi e riportarle su un'unica tabella del tipo: Impieg o / Origine Radiolo gia Laborat ori analisi Reparto di medicin a Reparto di chirurgi a Pronto soccors o Anestes ia e rianima zione ... Totale Radiolo Laborat Reparto gia ori di analisi medicin a B1 W1.2. W1.3. Reparto di chirurgi a W1.4. Pronto Anestes ..... soccors ia e o rianima zione W1.5. W1.6. W1.N Totale W2.1. B2 W2.3. W2.4. W2.5. W2.6. W2.N Y2 W3.1. W3.2. B3 W3.4. W3.5. W3.6. W3.N Y3 W4.1. W4.2. W4.3. B4 W4.5. W4.6. W4.N Y4 W5.1. W5.2. W5.3. W5.4. B5 X5.6. W5.N Y5 W6.1. W6.2. W6.3. W6.4. W6.5. B6 W6.N Y6 WN.1 Z1 WN.2 Z2 WN.3 Z3 WN.4 Z4 WN.5 Z5 WN.6 Z6 BN ZN YN Totale Y1 Leggendo la tabella nel senso delle colonne si osserva l'acquisizione degli input impiegati in un dato reparto, cioè che cosa un reparto abbisogna per funzionare dalla produzione di un altro reparto (ad esempio, per un reparto di medicina, il numero di lastre, le analisi, le consulenze... il tutto valutato con un parametro monetario per rendere omogenea l'analisi). Parte delle attività, soprattutto se si considerano le Medicine e le Chirurgie, sono rivolte direttamente alla produzione di servizi per i propri pazienti (questo valore si legge sulla diagonale allorché s'incrociano, sia come riga, sia come colonna, il valore relativo allo stesso reparto) mentre gli altri valori presenti sulla colonna riflettono le "forniture" da altri servizi. Si possono così individuare dei reparti (radiologia, laboratorio analisi, anestesia e rianimazione...) che fungono quasi come dei services, in quanto la loro produzione rappresenta un prodotto di ausilio richiesto con frequenza dagli altri centri. L'ultimo valore della riga Yn rappresenta il totale della produzione erogato dal reparto e si ottiene dalla somma delle prestazioni offerte agli altri reparti (output intermedi: Wxy, cioè gli esami o gli interventi richiesti dagli altri reparti) e dal valore delle prestazioni direttamente offerte ai propri pazienti (output di reparto: Bn). Leggendo la tabella nel senso delle colonne gli stessi indici rappresentano che cosa un reparto fornisce alle unità operative. L'ultimo valore della riga Zn rappresenta il totale del valore distribuito ad altri reparti insieme al valore delle erogazioni effettuate direttamente dal reparto. L'ultimo valore in basso a destra, ottenuto sommando il valore della produzione dei singoli reparti (Z1 + Z2 + ... +Zn), esprime, infine, il valore complessivo prodotto dalla struttura ospedaliera che dovrebbe coincidere con il valore della sommatoria Y1-Yn (potenzialmente nella matrice si ritrovano, infatti, tutti i dati relativi alle risorse e agli impieghi). L’uso del condizionale è d’obbligo perché oltre agli errori di rilevazione, non sempre tra quanto richiesto da un reparto e quanto fornito dall’altro coincidono. Si pensi ad esempio alle richieste pervenute all’anatomia patologica: i professionisti che operano presso questa struttura possono infatti effettuare analisi che ritengono opportune, anche se non espressamente richieste, ma che si rendono necessarie per garantire il massimo di attenzioni per il paziente. Questo comportamento pone però un problema di attribuzione dei relativi costi in sede di contabilità analitica: se infatti non esistono linee guida o protocolli prestabiliti, il reparto richiedente può non accettare di vedersi attribuire dei costi per prestazioni non richieste (specie se questi non hanno poi prodotto risultati utili alla diagnosi). Pur con queste problematiche, la tavola delle interdipendenze può fornire un parametro per l’aggregazione dei dipartimenti, in quanto fornisce indicazioni sul reale grado di integrazione tra i reparti. I dipartimenti possono cioè essere aggregati in funzione del valore dei coefficienti: più alti sono questi valori, maggiore è la necessità che questi facciano parte dello stesso dipartimento. La costruzione di queste matrici acquisisce un particolare significato se compiuto, per più esercizi, per un numero sufficientemente numeroso di ospedali. Si potrebbero così individuare dei parametri o coefficienti che spieghino quantitativamente come la crescita di un settore deve essere necessariamente accompagnata dal potenziamento di altre attività. Questa prima fase di analisi, si ferma ad un semplice rilevamento di condizioni reali, il che non è detto che rispecchino soluzioni razionali, ma permette comunque di accrescere le conoscenze sulle meccaniche del settore. Acquisito un sufficiente bagaglio di dati si può pensare ad elaborare coefficienti che non rappresentino i valori reali rilevati, ma rapporti percentuali indicanti il grado di interdipendenza fra i vari reparti. In simboli: se Yp rappresenta la produzione complessiva del settore p; Wpr il prodotto intermedio fornito dal settore p al settore r; Bp l'output fornito direttamente dal reparto ai propri pazienti e, infine, sia wpr il rapporto Wpr/Yp e se, per brevità, si considerano solo tre settori, si ottiene, partendo dalla tavola delle interdipendenze una tavola dei coefficienti, dove al valore reale Wpr si sostituisce il corrispondente coefficiente wpr : - Tavola delle interdipendenze: B1 + W12 + W13 = Y1 W21 + B2 + W23 = Y2 W31 + W32 + B3 = Y3 - Tavola dei coefficienti: B1 + W12 + W13 = 1 Y1 Y1 Y1 W21 + B2 + W23 = 1 Y2 Y2 Y2 W31 + W32 + B3 = 1 Y3 Y3 Y3 w11 + w12 + w13 = 1 Ossia w21 + w22 + w23 = 1 w31 + w32 + w33 = 1 La tavola dei coefficienti delle interdipendenze intersettoriali risulta essere analoga a quella precedentemente illustrata tranne per il fatto che wpr anziché indicare "quanto" del settore P è necessario al settore R, indica la "percentuale" calcolata sul totale della produzione del settore P che affluisce al settore R. In questa matrice, l'ultima colonna presenta valori pari a 1 perché la somma di tutte le percentuali non possono non dare il totale della produzione stessa del reparto. Rispetto alla matrice delle interdipendenze perde invece di significato l'ultima riga. Accertata la validità di questo tipo di schema logico (cioè che per ottenere la crescita di un reparto siano effettivamente necessarie le corrispondenti crescite, anche se in misure diverse, degli altri settori) questa matrice può diventare un utile strumento di programmazione e di gestione. L'autorità aziendale o regionale, cui è demandata la scelta degli investimenti potrebbe così disporre ex-ante, anche se in forma necessariamente approssimata (ulteriori parametri dovrebbero, per esempio, essere introdotti per differenziare le prestazioni scambiate tra i reparti in condizioni di urgenza), della possibilità di conoscere eventuali reazioni del sistema e i costi relativi.