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Parte seconda
L’ARTE DELLA RELAZIONE
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Un bel tacer non fu mai scritto
Anonimo - Proverbi
10. IL LINGUAGGIO CHE COS’È?
Il linguaggio è un codice simbolico particolare. Un codice perché è una
convenzione condivisa dai membri di un medesimo gruppo. Simbolico
perché utilizziamo parole e frasi per comunicare su cose o eventi che
vediamo, sentiamo, tocchiamo, annusiamo, gustiamo tramite i sensi. Ma,
come la mappa non è il territorio, così la parola non è la cosa nominata,
ma solo una rappresentazione di essa. Linguaggio ed esperienza
sensoriale, dunque, appartengono a due ordini diversi di realtà. Infine è
particolare perché lascia una grande libertà di codificare l’esperienza.
Ogni situazione, infatti, possiede caratteristiche proprie e specifiche e
si verifica un’unica volta in un luogo e momento precisi ma, quando
utilizziamo il linguaggio per raffigurarla, possiamo farlo in tanti modi
diversi.
Prendiamo come esempio pratico Maria che descrive come ha trascorso
la giornata di sabato:
1.
Ieri sono andata a Fiumicino con Giovanni; siamo usciti alle undici del mattino e
siamo arrivati alle dodici e trenta. Abbiamo pranzato in un ristorante sul molo e,
nel pomeriggio, abbiamo fatto prima una passeggiata lungo la spiaggia e poi in
paese. Faceva caldo, circa venticinque gradi. Ci siamo divertiti anche a correre.
Verso le otto abbiamo cenato con frutti di mare e poi siamo tornati a Roma. È
stata una bella giornata.
2. Ieri ho trascorso la giornata a Fiumicino con Giovanni. Abbiamo mangiato là e
abbiamo passeggiato; era una giornata molto piacevole.
3. Ieri ho passato una bella giornata fuori città con un amico.
4. Ieri me la sono goduta.
Ciascuna di queste descrizioni costituisce un modo possibile e comunque
esatto di riferire ciò che ha fatto Maria nella giornata di sabato.
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L’elemento chiave che le distingue è dato dalla quantità d’informazioni
contenuta in ciascuna: la prima è la più ricca e via via calando fino alla
quarta che è la più scarna. Nella prima, tutto è chiaramente definito,
così che il numero di situazioni vissute a livello di esperienza reale cui
tale descrizione rinvia è assai limitato. In una sorta di proporzione
inversa, l’ultima descrizione – “Ieri me la sono goduta” – nella sua totale
scarsità d’informazioni permette all’ascoltatore d’immaginare un numero
incalcolabile di possibilità concernenti Maria.
Il risultato è che quanto più alto è il numero di esperienze sensoriali
cui una frase rinvia senza riferirle, tanto più basso è il suo livello
qualitativo in termini d’informazione e viceversa.
L’informazione veramente precisa è allora quella fedelmente vicina alle
esperienze sensoriali di cui riferisce (ciò che realmente ho visto,
sentito, toccato …). Mentre, più ci si allontana dalla descrizione
sensorialmente basata, andando verso l’astrazione, più aumenta il tasso
di imprecisione e nasce anche una seconda difficoltà, legata al
significato che attribuiamo alle parole: se ci mettiamo a descrivere S.
Pietro, possiamo essere ragionevolmente certi di farci capire, poiché si
tratta di un elemento appartenente all’universo materiale esterno e
visibile. Ma cosa dire dei discorsi sulla libertà, la felicità, le risorse
umane, l’orientamento al Cliente? È veramente improbabile che due
persone mettano gli stessi contenuti sotto il cappello di queste
parole/frasi.
Va infatti tenuto presente che una parola non ha solo il significato
proposto dal dizionario, ma rimanda all’esperienza reale e, quindi, a tutte
le esperienze vissute dall’individuo, in base alle quali egli attribuisce un
significato personalizzato a quella determinata parola. La PNL, allora,
considera ogni termine astratto – “Voglio vivere una vita più ricca” –
come a basso tenore informativo e ad alto tenore evocativo, poiché
lascia grande spazio d’arbitrio alla parte personale di ciascun
ascoltatore.
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Questo – non a caso – è il linguaggio favorito dai politici, in quanto è
sufficientemente vago da consentire ad ognuno di interpretarselo come
preferisce; nella sostanza, serve a catturare il consenso più ampio
possibile senza mai arrivare a costituire un autentico impegno.
Al contrario le espressioni concrete – “Quest’anno voglio guadagnare
venti milioni netti in più dell’anno scorso” – sono univoche e presentano
un alto tenore d’informazioni precise.
Va in ogni caso riconosciuto che il linguaggio astratto ha grande utilità,
poiché consente, ad esempio, la concettualizzazione, la letteratura, la
filosofia. Il suo essere idiosincratico, infatti, permette a ciascuno di
utilizzare a piene mani le proprie concatenazioni associative e così
ricostruire direttamente su misura ciò che sta leggendo o ascoltando.
Ammesso questo, va anche tenuto ben presente che la ‘materia prima’ di
ogni decisione sono le informazioni e che queste si presentano, in
grandissima parte, sotto forma di linguaggio: parlato – interviste,
colloqui, riunioni - o scritto – ordini di servizio, corrispondenza,
relazioni……
Le sue ‘forme’, però, sono così numerose che esso costituisce tanto il più
ricco mezzo di comunicazione quanto il maggior portatore di ambiguità
ed errori; è quindi fondamentale disporre di strumenti per distinguere
fra informazioni pertinenti (suoni) ed informazioni parassite (rumore) e
reperire sistematicamente, fra le prime, quelle necessarie per agire,
individuandone con prontezza la eventuale mancanza nei messaggi che ci
pervengono dalle varie fonti. In termini operativi, controllare la qualità
dell’informazione ricevuta e/o trasmessa significa:
 fissare una cornice di riferimento che delimiti tutto ciò che occorre
sapere e lasci al di fuori tutto ciò che è superfluo
 possedere, entro tale cornice, una gamma di domande precise con cui
chiarire le informazioni ricevute, fino al grado di dettaglio voluto.
Questa cornice di riferimento ci è offerta dal METAMODELLO;
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L’intero mondo delle rappresentazioni … non è destinato ad essere una immagine
della realtà …. Ma è piuttosto uno strumento per meglio orientarsi nella realtà stessa
H. Vaihinger – La filosofia del Come se
11. IL METAMODELLO o modello linguistico di precisione
È uno strumento linguistico per inviare messaggi comprensibili e per
raccogliere informazioni precise (cioè sensorialmente basate), che
consentono di riconnettere il linguaggio all’esperienza rappresentata dal
linguaggio stesso. In quest’ottica, ricordiamo anzitutto 3 concetti base
IL MONDO ESISTE
LA MAPPA NON È IL TERRITORIO
IL MONDO VIENE RAPPRESENTATO
Nel suo contatto con il mondo, inoltre, l’individuo è predeterminato da
tre tipi di vincoli (1) quelli neurologici/genetici, vale a dire le sue
capacità percettive ed elaborative; (2) quelli sociali e culturali, ovvero la
minore o maggiore quantità di stimoli inviati dal contesto; (3) quelli
individuali, cioè le specifiche conseguenze della sua storia personale.
Infine,
teniamo
presente
l’impossibilità,
nel
processo
di
rappresentazione del mondo - che altro non è che il processo di
apprendimento e costruzione della propria mappa - di trattenere tutte
le informazioni che la realtà esterna ci trasmette: gran parte di esse
vanno perdute, molte rimangono a livello inconscio e poche si fermano a
livello consapevole.
Detto questo, nella pratica l’attività rappresentazionale detta
mappatura si realizza con l’uso di tre meccanismi indispensabili: le
GENERALIZZAZIONI, le CANCELLAZIONI e le DEFORMAZIONI,
dette VIOLAZIONI DEL LINGUAGGIO. In altre parole: ogni volta che
ricordiamo, immaginiamo e/o raccontiamo un'esperienza noi
deformiamo la realtà!