RUE 12 gennaio 2008 - Università degli Studi di Udine

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Ente accreditato dalla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia per la formazione professionale
Servizio di promozione europea della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia.
Punto della Rete informativa per l’orientamento Friuli Venezia Giulia
Associazione non profit iscritta nel Registro ‘Immigrazione ‘del Dipartimento degli Affari Sociali.
Iscrizione alla sezione prima dell’ Albo regionale FVG delle Associazioni e degli Enti per l’immigrazione
Ente di formazione accreditato dal M.I.U.R.,Direzione generale per la formazione e l’aggiornamento del personale della scuola
Ente legittimato ad agire in giudizio per conto delle vittime della discriminazione razziale ex DLvo 215/03
Corso di formazione “ Donne, politica, istituzioni”
Oggetto: PROGRESS 2007/13 - programma comunitario per l'occupazione e la
solidarietà sociale.
Dal 2000 sino al 2006 l'associazione RUE ha attivato degli incontri di formazione
interculturale integrata per docenti, operatori sociali e sanitari sul territorio in merito
alle diverse problematiche legate all’immigrazione: accoglienza (il Protocollo di
Accoglienza), criteri e metodi d’insegnamento e apprendimento d’italiano L2,
educazione interculturale integrata, studi di caso relativi agli adolescenti e famiglie
immigrate.
La ricerca – azione all’interno di tali problematiche, condotta durante i momenti informativi, ha permesso all’associazione di rilevare alcune situazioni di
discriminazione, a partire dalla scuola, nei confronti dei minori immigrati e delle loro
famiglie.
Discriminazione legata a una non adeguata conoscenza della normativa e/o ad una
non corretta applicazione di essa in determinate situazioni o casi.
Le azioni in – formative di RUE sono mirate a favorire non solo la diffusione e lo
scambio di conoscenze ed esperienze anti – discriminatorie a livello locale/regionale
e transnazionale , ma a dare vita ad una serie di relazioni e collaborazioni attraverso
il confronto.
In particolare, tra gli operatori della scuola, alla diffusione della raccomandazione di
politica generale n.10 dell’ECRI “Sulla lotta contro il razzismo e la discriminazione
razziale nell’ambito e per mezzo della educazione scolastica” Strasburgo, 21 marzo
2007.
Beneficiari indiretti saranno i giovani, sia comunitari che extra comunitari, che vivono
nel nostro territorio: i giovani infatti risultano essere i soggetti più sensibili al disagio
ed al fenomeno di esclusione, discriminazione (vedi ricerca di RUE “ Uguali e diversi
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da me. Nuove forme di aggregazione giovanile per costruire una comunità
interculturale nel sito www.risorseumaneuropa.org ).
Questo al fine di poter contribuire a dare maggior diffusione e sostegno non solo alla
normativa europea e nazionale ma anche regionale, vedi art. 13 L.R. n. 5 del 4
marzo 2005 (Misure contro la discriminazione).
RUE propone l’avvio nel 2008 di una ricerca trans – nazionale in attuazione
del programma comunitario PROGRESS, vedi decisione n.1672/2006/CE del
Parlamento e del Consiglio europeo .
La riflessione – proposta di RUE parte dalla esperienza condotta come partner del
progetto RAXEN coordinato da European Monitoring Centre On Racism and
Xenophobia - E.U.M.C. in attuazione del bando 2001/2/1 RAXEN 2 n° S38/23 per la
mappatura e raccolta dati in ambito comunitario .
La ricerca fu coordinata da COSPE onlus al fine di costituire in Italia i punti focali
nazionali – RAXEN NFP - e realizzare il monitoraggio ed aggiornamento della banca
dati nazionale nel 2001 – 2002.
L’art. 44, comma 12, del T.U. prescrive alle Regioni di predisporre, in collaborazione
con gli enti locali e con le associazioni degli immigrati e del volontariato sociale,
appositi centri di osservazione, di informazione e di assistenza legale per le vittime
delle discriminazioni per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.
E’ bene ricordare che tali discriminazioni riguardano sia i cittadini italiani, sia gli
stranieri.Le attività di osservazione e di informazione debbono essere considerate in
modo distinto dalle attività di assistenza legale alle vittime.
Al fine di evitare inutili duplicazioni, ogni Centro dovrebbe tenere conto del lavoro già
svolto da altri Centri pubblici e privati italiani, nonché dalle istituzioni comunitarie e da
altre istituzioni competenti ( in Italia, UNAR Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni
Razziali ).
A sostegno di quanto sopra proposto si porta a conoscenza di una sintesi delle
riflessioni emerse durante la Conferenza svoltasi a Roma il 21 marzo in occasione
della Giornata internazionale contro le discriminazioni razziali, che nel 2007 coincide
con l’Anno Europeo delle Pari Opportunità per Tutti e con il cinquantesimo
anniversario dei Trattati di Roma.
La Conferenza, alla quale RUE è stato invitato in quanto Ente legittimato ad agire in
giudizio per conto delle vittime della discriminazione razziale ex DLvo 215/03, è
stata organizzata del Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità , dall’Ufficio
Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) in collaborazione con l’ Agenzia
europea ETF al fine di approfondire i temi della parità di trattamento e della non
discriminazione ,con particolare attenzione sui settori dell’istruzione e del lavoro.
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Al centro della conferenza di respiro europeo sono stati i luoghi di lavoro e la scuola,
gli spazi dove quotidianamente si vivono esperienze di discriminazione o
atteggiamenti razzisti.
Infatti a partire dal rapporto 2006 dell’UNAR circa il 30 % delle denunce riguarda
discriminazioni sul lavoro e il 5% nella scuola.
In merito al lavoro le manifestazioni più dure della discriminazione razziale risultano
essere: mobbing, accesso occupazione, condizioni lavorative e condizioni di
licenziamento (rapporto UNAR 2006).
In generale, quanto emerso, ha posto in evidenza due problemi principali: in primo
luogo, la difficoltà di accesso all’occupazione, che limita a priori le possibilità di
inserimento degli immigrati; in secondo luogo, la discriminazione legata allo svolgersi
del rapporto di lavoro in contesti particolarmente complessi, che si traduce in
condizioni di licenziamento e lavorative particolarmente dure, sino a pratiche di
mobbing.
A riguardo si sottolineata l’elevata difficoltà da parte dei lavoratori di origine straniera
nell’avanzamento di carriera e come la condizione delle donne straniere, riferita
all’inquadramento professionale, sia peggiore di quella degli uomini.
Viene messo poi in evidenza come l’Italia, dagli anni ’70 ad oggi, da Paese di
emigrati sia diventata un Paese di immigrazione per motivi di lavoro sia da parte di
persone extracomunitarie che neocomunitarie e che accanto agli immigrati con
regolari contratti di lavoro si contano 3.500.000 lavoratori in nero.
Dove c’è lavoro nero non solo non ci sono diritti, ma anche infortuni.
Nel corso della Conferenza vengono presentate esperienze nazionali, come il
protocollo d’intesa firmato dall’UNAR con i principali sindacati italiani e le
organizzazioni datoriali di Confindustria, Confartigianato e Confai per realizzare
iniziative di sensibilizzazione contro le discriminazioni nel luogo di lavoro.
E’ opportuno quindi combattere il lavoro nero unitamente alla precarietà del lavoro
delle donne e dei giovani per garantire una retribuzione e sicurezza.
Di seguito si sottolinea l’importanza di “fornire ai giovani una visione di futuro che dia
una risorsa di stabilizzazione” (C.Damiano).
Altro ambito in cui è piuttosto alta la percentuale delle segnalazioni di disparità di
trattamento risulta essere quello della “scuola e istruzione”
Il 5% delle denunce giunte all’UNAR riguardano proprio episodi di razzismo o di
discriminazione nelle scuole italiane, dove sono iscritti 500mila alunni di nazionalità
straniera.
Vista la crescente presenza di figli di immigrati nel mondo dell’istruzione e il numero
di segnalazioni ricevute, una parte della Conferenza è stata dedicata alle politiche
dell’istruzione a partire dal dialogo interculturale.
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E’ emerso infatti il valore assunto dall’istruzione e dalla formazione quali elementi
potenziali di integrazione.
“ L’istruzione nel nostro Paese è diventata una questione politica e l’U.E. ci ha aiutato
molto. Istruzione e formazione sono diventate prioritarie non solo ai fini di una
sviluppo economico, ma anche per sostenerci nella promozione della giustizia
sociale” (E.Hoxaj)
La scuola, gli istituti scolastici restano quindi il settore nevralgico per la formazione
dei giovani e delle seconde generazioni di immigrati.
Tra i banchi scolastici si può favorire quel processo di inclusione sociale che è alla
base di una pacifica ed arricchente convivenza interculturale, attraverso buone prassi
elaborate dal mondo della scuola e dotate di quella capacità di accoglienza ed
integrazione che sono il presupposto per un proficuo confronto interculturale e per la
riuscita scolastica e formativa dei ragazzi con famiglie provenienti da altri Paesi.
Il potere dell’educazione è importante perché favorisce la conoscenza delle culture.
Culture che non sono più separate dai confini geografici.
“Stare insieme significa raggiungere il dialogo, per questo bisogna coinvolgere i
nostri cittadini a vivere insieme. L’integrazione ha dato all’Europa una stabilità di
pace (Trattati di Roma), la non integrazione crea problemi alla stabilità” (M. Dunbar).
Un dialogo che, deve basarsi nel rispetto e riconoscimento dei diritti, per favorire le
pari opportunità per tutti.
“Il diritto fondamentale dell’uomo è di avere una vita felice.
Ci sono leggi e vanno applicate, ma l’educazione e la formazione costituiscono il
primo passo verso la felicità. Quali allora le politiche in merito per il futuro dei
giovani? Quali le opportunità che offriamo ai giovani per il futuro?” (A. Zàborskà).
Si rende necessario operare al fine di dare più opportunità a chi ne ha di meno.
“Nella scuola, grazie alle buone pratiche dell’accoglienza, tutti i ragazzi vengono
inseriti nelle nostre classi da qualsiasi ambiente essi provengano.
Bisogna tuttavia promuovere, rafforzare azioni di inserimento attraverso la
formazione dei dirigenti e dei docenti, corsi d’italiano L2 e attività post scuola per gli
alunni immigrati.
Non sempre nella scuola avviene l’accoglienza, gli episodi di bullismo e di
discriminazione lo dimostrano” (M.Bastico) e nemmeno è sempre nota e/o applicata
la normativa in merito all’immigrazione da parte degli operatori; quest’ultima in
particolare evidenzia mancanza di rispetto dei diritti dell’alunno immigrato,
discriminazione.
Si ritiene inoltre necessario ed opportuno rivedere i libri di testo della scuola italiana
per eliminare gli stereotipi di genere e per portare un insegnamento interculturale
unitamente ad un rifacimento dei programmi e dei contenuti.
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La scuola è sempre più il luogo ove è visibile il futuro di una società sempre più
multietnica è quindi opportuno fornire strumenti di lavoro e di incontro tra gli studenti.
Una scuola inclusiva che tuttavia necessita di un passaggio, dalla nazionalità alla
globalità attraverso l’intercultura, e su questo bisogna costruire i programmi.
“ Non basta l’inclusione, ma anche la promozione della persone nella nuova società”
(B.Pollastrini).
In merito i dati rilevati dal barometro europeo evidenziano che le discriminazioni
etniche sono molto diffuse (considerazione di 64 europei su 100) , inoltre
appartenere ad una minoranza etnica è segno di discriminazione.
“Di fronte a questa realtà è necessario porsi quattro obiettivi: i diritti, la parità, il
riconoscimento e il rispetto” (B.Winkler).
E’ necessaria l’informazione dei propri diritti e opportunità poiché non c’è opportunità
senza pari diritti.
Scuola e lavoro si rivelano sicuramente essere i luoghi in cui bisogna offrire di più
perché sono luoghi in cui si è costretti a lottare contro il razzismo e la
discriminazione. Mancano i rappresentanti nelle istituzioni e si rende opportuno
individuare metodi che garantiscano un futuro ai giovani. “Autorità pubbliche e
società private giungano a coinvolgere le persone diverse e la discriminazione venga
affrontata alla radice attraverso attività antidiscriminatorie a livello europeo,
ministeriale, da parte degli enti e dei mass media. La tecnologia, il talento e la
tolleranza sono i mezzi necessari per l’attuazione di azioni rivolte a promuovere le
diversità” ( B.Winkler).
La sfida appare dunque essere a livello europeo un efficace progetto di integrazione.
Da quanto fino ad ora enunciato appare chiaro come l’uguaglianza ed il rispetto delle
diversità siano ancora obiettivi spesso dichiarati ma non pienamente realizzati negli
Stati membri dell’Unione Europea ed anche nei Paesi limitrofi.
La garanzia legislativa e l’adozione di specifiche normative di settore, spesso,
risultano non essere sufficienti perché vengano in concreto offerte pari opportunità a
tutti (2007); occorre accettare con atteggiamento propositivo la progettazione di
specifiche misure ed azioni rivolte al lavoro e all’istruzione.
Accrescere nel territorio della Regione Friuli Venezia Giulia la consapevolezza del
principio di uguaglianza e di un efficace contrasto alle discriminazioni, in modo che
possano essere elaborate delle adeguate politiche d’istruzione fondate sul dialogo
interculturale e delle misure di intervento nel lavoro atte ad assicurare la diversità
come ricchezza e non come ostacolo per il dialogo e per una cittadinanza attiva.
PROGRESS costituisce il nuovo strumento di finanziamento, per il periodo 2007-13,
destinato a sostituire i diversi programmi comunitari operativi fino alla fine del 2006
nei settori della solidarietà sociale e dell'occupazione, ossia:
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- il programma per combattere le discriminazioni;
- il programma per combattere l'emarginazione sociale;
- il programma a sostegno della strategia quadro comunitaria per la parità tra donne
e uomini ;
- il programma per la promozione delle organizzazioni attive a livello europeo nel
settore della parità tra donne e uomini;
- il programma per la promozione di misure di incentivazione nel settore
dell'occupazione.
Importo finanziario
657,59 milioni di € così ripartiti fra le varie sezioni del programma:
1. Occupazione: 23% delle risorse;
2. Protezione sociale e integrazione: 30% delle risorse;
3. Condizioni di lavoro: 10% delle risorse;
4. Diversità e lotta contro la discriminazione: 23% delle risorse;
5. Parità fra uomini e donne: 12% delle risorse.
Obiettivi
Il programma è destinato a sostenere finanziariamente la realizzazione degli obiettivi
dell'UE nel settore dell'occupazione e degli affari sociali conformemente all'Agenda
sociale europea, contribuendo allo stesso tempo al raggiungimento degli obiettivi
della Strategia di Lisbona in questi settori.
Azioni
Il programma è articolato in 5 sezioni:
Occupazione
Sostegno all'attuazione della strategia europea per l'occupazione (SEO) attraverso le
seguenti attività:
-
miglioramento della comprensione della situazione relativa all'occupazione e alle
prospettive del settore, in particolare mediante analisi e studi e l'elaborazione di
statistiche e indicatori comuni nel quadro della SEO;
-
valutazione dell'applicazione delle raccomandazioni e degli orientamenti europei
per l'occupazione e del relativo impatto, e analisi dell'interazione fra la SEO, la
strategia generale economica e sociale e altri quadri strategici;
-
organizzazione di scambi sulle politiche, le buone prassi e gli approcci innovativi
e promozione dell'apprendimento reciproco nel quadro della SEO;
-
sensibilizzazione, diffusione di informazioni e promozione del dibattito sulle sfide
e le politiche dell'occupazione e sull'attuazione di programmi nazionali di riforma,
in particolare fra gli attori regionali e locali, le parti sociali e altri soggetti
interessati.
Protezione sociale e integrazione
Sostegno all'applicazione del metodo di coordinamento aperto (OMC) nel settore
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della protezione sociale e dell'integrazione attraverso le seguenti attività:
-
miglioramento della comprensione dell'esclusione sociale, delle questioni
connesse alla povertà e delle politiche di protezione sociale e integrazione, in
particolare mediante analisi e studi e l'elaborazione di statistiche e indicatori
comuni nel quadro dell'OMC;
-
valutazione dell'applicazione dell'OMC nel settore della protezione sociale e
dell'integrazione e del relativo impatto, e analisi dell'interazione fra questo
metodo e altri settori strategici;
-
organizzazione di scambi sulle politiche, le buone prassi e gli approcci innovativi
e promozione dell'apprendimento reciproco nel contesto della strategia per la
protezione sociale e l'integrazione;
-
sensibilizzazione, diffusione di informazioni e promozione del dibattito sulle
principali sfide e questioni politiche sollevate nell'ambito dell'OMC nel settore
della protezione sociale e dell'integrazione, in particolare fra ONG, attori regionali
e locali, parti sociali e altri soggetti interessati;
-
sviluppo della capacità delle principali reti dell'UE di promuovere e ampliare gli
obiettivi politici e le strategie dell'UE relativi alla protezione sociale e
all'integrazione.
Condizioni di lavoro
Sostegno al miglioramento dell'ambiente e delle condizioni di lavoro, incluso la salute
e la sicurezza sul lavoro e la conciliazione tra vita professionale e familiare,attraverso
le seguenti attività:
-
miglioramento della comprensione della situazione relativa alle condizioni di
lavoro, in particolare mediante analisi e studi nonchè, se opportuno,
l'elaborazione di statistiche e indicatori, e valutazione dell'efficacia e dell'impatto
della legislazione, delle politiche e delle pratiche in vigore;
- supporto all'applicazione del diritto UE in materia di lavoro mediante un controllo
efficace, l'organizzazione di seminari per operatori del settore, l'elaborazione di
guide e lo sviluppo di reti fra organismi specializzati, incluso le parti sociali;
- attuazione di azioni preventive e promozione della sicurezza e della salute sul
lavoro;
- sensibilizzazione, diffusione di informazioni e promozione del dibattito sulle
principali sfide e questioni politiche relative alle condizioni di lavoro, anche a
livello di parti sociali e altri soggetti interessati.
Diversità e lotta contro la discriminazione
Sostegno all'applicazione efficace del principio della non discriminazione e
promozione della sua integrazione in tutte le politiche UE attraverso le seguenti
attività:
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- miglioramento della comprensione della situazione relativa alla discriminazione, in
particolare mediante analisi e studi nonchè, se opportuno, l'elaborazione di
statistiche e indicatori, e valutazione dell'efficacia dell'impatto della legislazione, delle
politiche e delle pratiche in vigore;
- supporto all'applicazione della normativa UE in tema di lotta contro la
discriminazione mediante un controllo efficace, l'organizzazione di seminari per
operatori del settore e lo sviluppo di reti fra organismi specializzati;
- sensibilizzazione, diffusione di informazioni e promozione del dibattito sulle
principali sfide e questioni politiche relative alla discriminazione e all'integrazione
della lotta contro la discriminazione in tutte le politiche UE, in particolare fra le ONG,
le parti sociali e altri soggetti interessati;
- sviluppo della capacità delle principali reti dell'UE di promuovere e ampliare gli
obiettivi politici e le strategie dell'UE in questo ambito.
Parità fra uomini e donne
Sostegno all'applicazione efficace del principio della parità uomo-donna e
promozione della sua integrazione in tutte le politiche UE attraverso le seguenti
attività:
- miglioramento della comprensione della situazione relativa alle questioni di genere
e alla loro integrazione nelle politiche dell'UE, in particolare mediante analisi e studi
nonchè, se opportuno, l'elaborazione di statistiche e indicatori, e valutazione
dell'efficacia e dell'impatto della legislazione, delle politiche e delle pratiche in vigore;
- sostegno all'applicazione della normativa UE in tema di pari opportunità mediante
un controllo efficace, l'organizzazione di seminari per operatori del settore e lo
sviluppo di reti fra organismi specializzati;
- sensibilizzazione, diffusione di informazioni e promozione del dibattito sulle
principali sfide e questioni politiche relative alla parità uomo-donna e all'integrazione
della dimensione di genere, in particolare fra le ONG, le parti sociali e altri soggetti
interessati;
- sviluppo della capacità delle principali reti dell'UE di promuovere e ampliare gli
obiettivi politici e le strategie dell'UE in questo ambito.
In questi ambiti di intervento, il programma finanzia le seguenti tipologie di azioni:
(a) Attività analitiche:
- raccolta, elaborazione e diffusione di dati e statistiche;
- elaborazione e diffusione di metodologie e di indicatori/criteri di riferimento comuni;
- realizzazione di studi, analisi, indagini e diffusione dei risultati;
- realizzazione di valutazioni e analisi di impatto e diffusione dei risultati;
- elaborazione e pubblicazione di guide, relazioni e materiale didattico tramite
Internet e altri supporti mediatici.
(b) Attività di apprendimento reciproco, sensibilizzazione e diffusione:
- individuazione e scambio di buone prassi, approcci ed esperienze innovativi,
organizzazione di peer reviews e apprendimento reciproco mediante
riunioni/workshop/seminari a livello nazionale, transnazionale o dell'UE;
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- organizzazione di conferenze/seminari da parte della presidenza del Consiglio
dell'UE;
- organizzazione di conferenze/seminari a supporto dello sviluppo e dell'attuazione
della legislazione e degli obiettivi politici dell'UE;
- organizzazione di campagne e manifestazioni mediatiche;
- raccolta e pubblicazione di materiali per la diffusione di informazioni e dei risultati
del programma.
(c) Sostegno ai principali operatori:
- contributo alle spese di funzionamento delle principali reti dell'UE le cui attività sono
connesse all'attuazione degli obiettivi del programma;
- organizzazione di gruppi di lavoro, composti da funzionari nazionali, per seguire
l'applicazione del diritto comunitario;
- finanziamento di seminari specializzati destinati a funzionari e altri operatori
pertinenti;
- creazione di reti fra organismi specializzati a livello dell'UE;
- finanziamento di reti di esperti;
- finanziamento di osservatori a livello dell'UE;
- scambio di personale fra amministrazioni nazionali;
- cooperazione con istituzioni internazionali.
Beneficiari
Organismi e istituzioni pubblici e privati, in particolare:
Stati membri (autorità nazionali), servizi dell'occupazione e relative agenzie, enti
locali e regionali, organismi specializzati previsti dalla legislazione UE, parti sociali,
ONG, in particolare quelle organizzate a livello comunitario, istituti d'istruzione
superiore e di ricerca, esperti di valutazione, istituti statistici nazionali, mezzi di
comunicazione.
Il programma è aperto a:
- UE 27
- Paesi candidati: Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Ex Repubblica Yugoslava di
Macedonia, Montenegro, Serbia (incluso il Kosovo) e Turchia
- EFTA/SEE: Norvegia, Islanda e Liechtenstein
Udine, 12 gennaio ’08
Per RUE - Risorse Umane Europa
Walter De Liva
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