Sete di
Parola
diciannovesima Settimana
del Tempo Ordinario
dal 10 al 16 Agosto
Vangelo del
giorno
Commento
Preghiera
Impegno
2014
Domenica 10 agosto 2014
San Lorenzo, diacono e martire
Liturgia della Parola
1Re 19,9a.11-13a; Sal 84; Rm 9,1-5; Mt 14,22-33
LA PAROLA DEL SIGNORE
… È ASCOLTATA
[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i
discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva,
finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in
disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. La barca
intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento
infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando
sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e
dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro
dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose:
«Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli
disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e
andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando
ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo
afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Appena saliti
sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti
a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
… È MEDITATA
I discepoli si sentono abbandonati nel
momento del pericolo, lasciati soli a
lottare contro le onde per una lunga
notte. Come loro anche noi ci siamo
sentiti alle volte abbandonati, e Dio
era lontano, assente, era muto.
Eppure un credente non può mai dire:
«Io da solo, io con le mie sole forze»,
perché non siamo mai soli, perché
intrecciato al nostro respiro c'è
sempre il respiro di Dio, annodata alla
nostra forza è la forza di Dio.
Infatti Dio è sul lago: è nelle braccia di
chi rema, è negli occhi che cercano
l'approdo. E la barca, simbolo della
nostra vita fragile, intanto avanza
nella notte e nel vento non perché
cessa la tempesta, ma per il miracolo
umile dei rematori che non si
arrendono, e ciascuno sostiene il
coraggio dell'altro. Dio non agisce al
posto nostro, non devia le tempeste,
ma ci sostiene dentro le burrasche
della vita. Non ci evita i problemi, ci
dà
forza
dentro
i
problemi.
Poi Pietro vede Gesù camminare sul
mare: «Signore, se sei tu, comanda
che io venga da te sulle acque».
Pietro domanda due cose: una giusta
e una sbagliata. Chiede di andare
verso il Signore. Domanda bellissima,
perfetta: che io venga da te. Ma
chiede di andarci camminando sulle
acque, e questo non serve. Non è sul
mare dei miracoli che incontrerai il
Signore, ma nei gesti quotidiani; nella
polvere delle strade come il buon
samaritano e non nel luccichio di
acque miracolose. Come Pietro,
fissare lo sguardo su Gesù che ti
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viene incontro quando intorno è buio,
quando è tempesta, e sentire cosa ha
da dire a te, solo a te: vieni! Con me
tutto è possibile . «E venne da Gesù»
dice il Vangelo. Pietro guarda a lui,
non ha occhi che per quel volto, ha
fede in lui, e la sua fede lo rende
capace di ciò che sembrava
impossibile. Poi la svolta: ma
vedendo che il vento era forte, si
impaurì e cominciò ad affondare. In
pochi passi, dalla fede che è
saldezza, alla paura che è palude
dove sprofondi. Cosa è accaduto?
Pietro ha cambiato la direzione del
suo sguardo, la sua attenzione non va
più a Gesù ma al vento, non fissa più
il Volto ma la notte e le onde.
Quante volte anch'io, come Pietro, se
guardo al Signore e alla sua forza
posso affrontare qualsiasi tempesta;
se guardo invece alle difficoltà, o ai
miei limiti, mi paralizzo. Tuttavia dalla
paura nasce un grido: Signore
salvami! Un grido nel buio, nel vento,
nel gorgo che risucchia. E dentro il
grido c'è già un abbraccio: ho poca
fede, credo e dubito, ma tu aiutami!
Ed è proprio là che il Signore Gesù ci
raggiunge, al centro della nostra
debole fede. Ci raggiunge e non
punta il dito per accusarci, ma tende
la mano per afferrare la nostra, e
tramutare la paura in abbraccio.
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Un giorno la paura bussò alla porta,
la fede si alzò e andò ad aprire e vide
che non c'era nessuno.
… È PREGATA
O Signore aiutami nella mia incredulità, donami coraggio e forza per vivere
ogni istante della mia vita alla tua presenza e nella consapevolezza che davvero
tu sei il Figlio di Dio. Amen.
… MI IMPEGNA
In questa domenica la parola del vangelo ci invita a non avere paura, ad avere coraggio
e soprattutto ad avere fede perché il Signore è con noi, egli non ci abbandona e non ci
lascia in balia delle onde tumultuose della vita. Anche noi, come i discepoli, a volte non
riconosciamo la presenza di Gesù che ci viene incontro e, presi dagli avvenimenti, ci
scoraggiamo e gridiamo dalla paura. Ma il Signore è con noi; gli possiamo gridare dal
profondo del cuore “Signore salvami” sicuri delle sue braccia forti e possenti che ci
sostengono nelle prove della vita e nel cammino cristiano perché davvero egli è il Figlio
di Dio.
Ripensando ad un momento difficile della mia vita sono stato capace di fidarmi di
Cristo riconoscendone la presenza rassicurante?
Lunedì 11 agosto 2014
Santa Chiara, vergine - Assisi, 1193/1194 - Assisi, 11 agosto 1253
Ha appena dodici anni Chiara, nata nel 1194 dalla nobile e ricca famiglia degli
Offreducci, quando Francesco d'Assisi compie il gesto di spogliarsi di tutti i
vestiti per restituirli al padre Bernardone. Conquistata dall'esempio di
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Francesco, la giovane Chiara sette anni dopo fugge da casa per raggiungerlo alla Porziuncola.
Il santo le taglia i capelli e le fa indossare il saio francescano, per poi condurla al monastero
benedettino di S. Paolo, a Bastia Umbra, dove il padre tenta invano di persuaderla a ritornare a
casa. Si rifugia allora nella Chiesa di San Damiano, in cui fonda l'Ordine femminile delle
«povere recluse» (chiamate in seguito Clarisse) di cui è nominata badessa e dove Francesco
detta una prima Regola. Chiara scrive successivamente la Regola definitiva chiedendo ed
ottenendo da Gregorio IX il «privilegio della povertà». Per aver contemplato, in una Notte di
Natale, sulle pareti della sua cella il presepe e i riti delle funzioni solenni che si svolgevano a
Santa Maria degli Angeli, è scelta da Pio XII quale protettrice della televisione. Erede dello
spirito francescano, si preoccupa di diffonderlo, distinguendosi per il culto verso il SS.
Sacramento che salva il convento dai Saraceni nel 1243.
Liturgia della Parola
Ez 1,2-5.24-28; Sal 148; Mt 17,22-27
LA PAROLA DEL SIGNORE
… È ASCOLTATA
In quel tempo, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo
uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati. Quando
furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si
avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». Rispose:
«Sì». Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare,
Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli
estranei?». Rispose: «Dagli estranei». E Gesù replicò: «Quindi i figli sono liberi. Ma,
per evitare di scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che
viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala
loro per me e per te».
… È MEDITATA
Gesù non si presenta come un
anarchico, come un individualista,
non si rifiuta di osservare le
prescrizioni sociali e religiose del suo
tempo: vuole, però, riportarle a verità,
ricondurle al loro significato originario,
toglierle dall'armadio dell'abitudine,
svecchiarle. A Gesù viene chiesta la
tassa sul tempio, un'offerta "libera"
che ogni ebreo doveva versare per far
fronte alle cospicue spese del rinato
tempio di Gerusalemme, una specie
di 8x1000 dell'antichità. Gesù fa
notare ai suoi discepoli, quasi
scherzando, che se il tempio è
dedicato a Dio, al re, i figli del re non
pagano le tasse, ovviamente e, così
facendo, ancora una volta Gesù
manifesta
la
crescente
consapevolezza della sua identità. Di
più: non solo il figlio del re paga le
tasse, ma le paga anche per Pietro.
Non solo il figlio di Dio non accetta
privilegi, ma donerà la sua vita per il
mondo, pagherà di tasca sua il prezzo
del nostro riscatto. Iniziamo questa
settimana
nella
gioia,
amici,
qualunque sia la tempesta che stiamo
attraversando,
e
viviamo
con
consapevolezza i gesti, le ritualità, le
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vangelo con libertà e di assolvere
alla propria missione. Oggi, spesso,
queste strutture hanno perso di
significato e rischiano di essere solo
un peso che grava sulle spalle dei
pochi
cristiani
rimasti.
Ma
prendiamo a cuore anche l'aspetto
concreto della vita parrocchiale: il
tetto che perde, le spese del
riscaldamento, le pulizie delle aule...
Gesù non ha fatto lo snob, si è
sporcato le mani, ha dato del suo,
per sé e per Pietro, noi ci sentiamo
migliori?
devozioni che ci fanno appartenere
ad una comunità, che ci aiutano a
mantenerci legati alla lunga tradizione
del popolo di discepoli che è la
Chiesa. Le difficoltà che viviamo, i
pericoli che dobbiamo superare, sono
stati condivisi dal nostro maestro e
Signore Gesù che paga per sé e per
noi...
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La Chiesa, comunità dei discepoli,
nella storia ha assunto una
configurazione, ha inventato lungo i
secoli
delle
strutture
che
permettessero di annunciare il
… È PREGATA
Signore Gesù, nella casa di tuo Padre hai voluto pagare la tassa come tutti gli
altri; dona a coloro che annunciano il Vangelo il coraggio di condividere sempre
la vita degli uomini a cui si rivolgono e di essere solidali con la loro situazione e
con i loro problemi. Amen.
… MI IMPEGNA
Il "rischiararci è il dono che la ragazza di Assisi ci offre: "
* Saper attraversare il mondo con il sorriso che viene dalla coscienza di essere
partecipe della Provvidenza amorosa di Dio, che nella nostra esperienza,
qualunque sia, penetra trapassando di luce tutto quanto di noi.
* Sapere, avere coscienza di non essere più dominati dalle tenebre e dalle ombre
della morte, trasforma in segno di luce anche la più pallida delle realtà terrestri,
rendendola barlume della celestialità, e già qui, sulla terra.
* Chiara è questo raggio di luce divina che trapassa le nubi della città di Assisi e
vi porta il lume della saggezza semplice, della naturalezza e della prudenza,
dell'offerta totale della vita.
E IO???
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Martedì 12 agosto 2014
Santa Giovanna Francesca de Chantal, religiosa - Digione,
Francia, 1572 - Moulins, Francia, 13 dicembre 1641.
La vita di Giovanna Frémiot è legata indissolubilmente alla figura di Francesco
di Sales, suo direttore e guida spirituale, e di cui fu seguace e al tempo stesso
ispiratrice e collaboratrice. Nata a Digione nel 1572, a vent'anni sposò il barone
de Chantal, da cui ebbe numerosi figli. Rimasta vedova, avvertì sempre di più il
desiderio di ritirarsi dal mondo e di consacrarsi a Dio. Sotto la guida di
Francesco di Sales, diede vita a una nuova fondazione intitolata alla Visitazione e destinata
all'assistenza dei malati. L'Istituto si diffuse rapidamente nella Savoia e nella Francia. Ben
presto seguirono Giovanna, diventata suor Francesca, numerose ragazze, le Visitandine, come
erano chiamate e universalmente note le suore dell'Isituto. Prima della sua morte, avvenuta a
Moulins il 13 dicembre del 1641, le case della Visitazione erano 75, quasi tutte fondate da lei .
Liturgia della Parola
Ez 2,8 – 3,4; Sal 118; Mt 18,1-5.10.12-14
LA PAROLA DEL SIGNORE
… È ASCOLTATA
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più
grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a
loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i
bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come
questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo
bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Guardate di non disprezzare
uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono
sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. Che cosa vi pare? Se un uomo ha
cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e
andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla,
si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.
Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli
si perda».
… È MEDITATA
Quanto è diverso Dio da come ce lo
immaginiamo! Quanto ci mette i
brividi leggere pagine come questa!
All'epoca di Gesù nella cultura
ebraica, e non solo, il bambino era
considerato come un non-ancora
uomo, non era certo al centro
dell'attenzione: doveva prestare aiuto
alla famiglia quanto prima ed era
affidato alle donne. Gli uomini (anche
i padri!) erano infastiditi dalla
presenza dei bambini. All'epoca di
Gesù, e non solo, un pastore che
avesse dovuto passare lunghe ore
alla ricerca di una pecora perduta se
mai l'avesse ritrovata, l'avrebbe
caricata di bastonate per ricondurla a
casa, furente per il prezioso tempo
perduto. Dio, invece, chiede di imitare
i bambini e prende sulle proprie spalle
la pecora che si è perduta per non
farla affaticare... Ci spiazza, Dio, ci
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Purtroppo, in questo mondo che ha
sviluppato
le
tecnologie
più
sofisticate, ci sono ancora tanti
bambini in condizioni disumane, che
vivono ai margini della società, nelle
periferie delle grandi città o nelle
zone rurali. Tanti bambini sono
ancora oggi sfruttati, maltrattati,
schiavizzati, oggetto di violenza e di
traffici illeciti. Troppi bambini oggi
sono profughi, rifugiati, a volte
affondati nei mari, specialmente
nelle acque del Mediterraneo. Di
tutto questo noi ci vergogniamo oggi
davanti a Dio, a Dio che si è fatto
Bambino. In un mondo che scarta
ogni giorno tonnellate di cibo e di
farmaci, ci sono bambini che
piangono invano per la fame e per
malattie facilmente curabili. In un
tempo che proclama la tutela dei
minori, si commerciano armi che
finiscono tra le mani di bambinisoldato; si commerciano prodotti
confezionati da piccoli lavoratorischiavi. Il loro pianto è soffocato: il
pianto di questi bambini è soffocato!
Devono
combattere,
devono
lavorare, non possono piangere!
chiede di cambiare logica, di
assumere un'altra prospettiva, un
altro sguardo. Dio vuole che ci
salviamo, che nulla vada perduto. E ci
indica il modo per vivere: imitando i
bambini. Non nel senso di essere
infantili, ma di essere donati, di
essere, e sentirci, affidati, come solo
un bambino riesce a fare. E
quell'infanzia interiore la possiamo
coltivare,
lasciar
crescere,
far
emergere, perché ci conduca alla
piena conoscenza di Dio.
------------------------------------La società purtroppo è
inquinata dalla cultura dello
“scarto”, che è opposta alla cultura
dell’accoglienza. E le vittime della
cultura dello scarto sono proprio le
persone più deboli, più fragili. Anche
oggi i bambini sono un segno. Segno
di speranza, segno di vita, ma
anche segno “diagnostico” per capire
lo stato di salute di una famiglia, di
una società, del mondo intero.
Quando i bambini sono accolti,
amati, custoditi, tutelati, la famiglia
è sana, la società migliora, il mondo
è più umano. Anche oggi i bambini
hanno bisogno di essere accolti e
difesi, fin dal grembo materno.
Papa Francesco
… È PREGATA
Signore Gesù, insegnami a non disprezzare nessuno dei piccoli che tu metti
sulla mia strada; aiutami a vedere nella loro debolezza un segno della tua
grandezza e della tua bontà, perché il tuo Regno appartiene a loro e a quelli
come loro. Amen.
… MI IMPEGNA
In questi orribili tempi di mancanza di rispetto dell'infanzia, Gesù richiama
tutti al compito di tutelare i bambini e la loro sensibilità e la Chiesa deve essere
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inflessibile nel proteggere i piccoli. Gesù parla anche dei piccoli che sono gli
sconfitti della Storia, i perdenti, i dimenticati della nostra società aggressiva e
violenta. E dei piccoli che siamo noi, carnefici e vittime delle nostre scelte, dei
nostri errori, delle nostre fragilità. Il Signore ci prende e ci porta sulle proprie
spalle, ci raccoglie, prova più gioia per uno "perso" che per novantanove giusti
che passano il tempo a specchiarsi nelle proprie qualità, anche religiose.
Affidiamoci a colui che ci ama profondamente, che non smette di cercarci e di
vegliare su di noi, che ci porta rispetto e ci restituisce continuamente la
dignità che noi stessi o gli altri infangano...
Mercoledì 13 agosto 2014
Liturgia della Parola
Ez 9,1-7; 10,18-22; Sal 112; Mt 18,15-20
LA PAROLA DEL SIGNORE
… È ASCOLTATA
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commette
una colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai
guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due
persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni.
Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all’assemblea; e se non
ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come un pagano e un
pubblicano. In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà
legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà
sciolto anche in cielo. In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra
si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei
cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io
sono in mezzo a loro».
… È MEDITATA
Il Signore oggi ci invita ad essere
uomini di comunione. La comunione
è dono di Cristo e perciò va chiesta
nella preghiera, ma deve essere
custodita
attraverso
l’impegno
quotidiano di ciascuno e soprattutto
mediante il desiderio di bene che
deve improntare i nostri rapporti
vicendevoli. La benevolenza, il
dialogo, la capacità di ascoltare,
l’umiltà di riconoscere i propri errori
sono indispensabili per poter essere
la comunità dei discepoli di Gesù
dove ognuno riconosce nell’altro un
fratello amato e salvato da Cristo. La
preghiera espressione di comunione
sarà efficace e ci permetterà di
esprimere l’intima unione con Dio e i
fratelli.
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Dio ci dona l’unità, ma noi spesso
facciamo fatica a viverla. Occorre
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cercare, costruire la comunione,
educare alla comunione, a superare
incomprensioni
e
divisioni,
incominciando dalla famiglia, dalle
realtà ecclesiali, nel dialogo
ecumenico pure. Il nostro mondo ha
bisogno di unità, è un'epoca in cui
tutti abbiamo bisogno di unità,
abbiamo bisogno di riconciliazione,
di comunione e la Chiesa è Casa di
Papa Francesco
comunione.
… È PREGATA
O Signore, aiutami a guardare gli altri come tu li guardi; fammi essere capace
di comunione e soprattutto concedimi di esserti fedele sempre e mai separato da
te. Amen.
… MI IMPEGNA
Possiamo ferire questa unità? Purtroppo, noi vediamo che nel cammino della
storia, anche adesso, non sempre viviamo l’unità. A volte sorgono
incomprensioni, conflitti, tensioni, divisioni, che la feriscono, e allora la Chiesa
non ha il volto che vorremmo, non manifesta la carità, quello che vuole Dio.
Siamo noi a creare lacerazioni! Umiltà, dolcezza, magnanimità, amore per
conservare l’unità! Queste, queste sono le strade, le vere strade della Chiesa.
Sentiamole una volta in più. Umiltà contro la vanità, contro la superbia,
umiltà, dolcezza, magnanimità, amore per conservare l'unità. Ognuno si
chieda oggi: faccio crescere l’unità in famiglia, in parrocchia, in comunità, o
sono un chiacchierone, una chiacchierona. Sono motivo di divisione, di
disagio? Ma voi non sapete il male che fanno alla Chiesa, alle parrocchie, alle
comunità, le chiacchiere! Fanno male! Le chiacchiere feriscono. Un cristiano
prima di chiacchierare deve mordersi la lingua! Sì o no? Mordersi la lingua:
questo ci farà bene, perché la lingua si gonfia e non può parlare e non può
chiacchierare. Ho l’umiltà di ricucire con pazienza, con sacrificio, le ferite alla
comunione?
Papa Francesco
Giovedì 14 agosto 2014
San Massimiliano Maria Kolbe,
sacerdote e martire -
Massimiliano Maria Kolbe nasce nel 1894 a Zdunska-Wola, in
Polonia. Entra nell'ordine dei francescani e, mentre l'Europa si avvia
a un secondo conflitto mondiale, svolge un intenso apostolato
missionario in Europa e in Asia. Ammalato di tubercolosi, Kolbe dà
vita al «Cavaliere dell'Immacolata», periodico che raggiunge in una
decina d'anni una tiratura di milioni di copie. Nel 1941 è deportato
ad Auschwitz. Qui è destinato ai lavori più umilianti, come il
trasporto dei cadaveri al crematorio. Nel campo di sterminio Kolbe offre la sua vita di
sacerdote in cambio di quella di un padre di famiglia, suo compagno di prigionia. Muore
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pronunciando «Ave Maria». Sono le sue ultime parole, è il 14 agosto 1941. Giovanni
Paolo II lo ha chiamato «patrono del nostro difficile secolo». La sua figura si pone al
crocevia dei problemi emergenti del nostro tempo: la fame, la pace tra i popoli, la
riconciliazione, il bisogno di dare senso alla vita e alla morte.
Liturgia della Parola
Ez 12,1-12; Sal 77; Mt 18,21—19,1
LA PAROLA DEL SIGNORE
… È ASCOLTATA
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, quante volte dovrò
perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?» E Gesù gli
rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. A questo
proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi.
Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti.
Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse
venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il
debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza
con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò
andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo
come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga
quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi
pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo
fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quel che
accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone
tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: Servo
malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi
forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E,
sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse
restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se
non perdonerete di cuore al vostro fratello». Terminati questi discorsi, Gesù partì
dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano.
… È MEDITATA
Nel vangelo di oggi Gesù ci mette
davanti l’esigenza del perdono fraterno.
Alla domanda di Pietro “quante volte”,
Gesù ribadisce “sempre”. Il “sempre” è
dovuto al fatto che noi siamo perdonati
da Dio ogni volta. La parabola del
servo malvagio ci fa comprendere
questa esigenza. Come il servo anche
noi abbiamo avuto condonato tutto il
nostro debito con Dio. Pensiamo a
quante volte siamo venuti meno alla
nostra fede, a quante volte abbiamo
mancato e abbiamo sperimentato la
nostra miseria. Malgrado questo il
Signore ci accoglie e ci perdona, ci
riconcilia e ci mette nelle condizioni di
continuare la nostra esperienza di fede
con serenità. Però perché la
misericordia di Dio diventi efficace è
necessario che la doniamo anche ai
nostri fratelli, pure e soprattutto a quelli
che ci hanno fatto del male. Come
possiamo chiuderci al perdono, quando
noi abbiamo invocato il perdono di Dio?
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Come non essere misericordiosi,
quando siamo stati beneficati dalla
misericordia di Dio? Gesù termina la
parabola e dice: “Così farà il Padre mio
a voi se non perdonerete di cuore il
vostro fratello”.
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L'odio non è forza creativa. Solo
l'amore
è
forza
creativa!
[rivolto ad un internato come lui, nel campo di
sterminio di Auschwitz]
… È PREGATA
Vergine immacolata, scelta tra tutte le donne per donare al mondo il Salvatore,
serva fedele del mistero della Redenzione, fa’ che sappiamo rispondere alla
chiamata di Gesù e seguirlo sul cammino della vita che conduce al Padre.
Vergine tutta santa, strappaci dal peccato trasforma i nostri cuori. Regina
degli apostoli, rendici apostoli! Fa’ che nelle tue sante mani noi possiamo
divenire strumenti docili e attenti per la purificazione e santificazione del
nostro mondo peccatore. Condividi con noi la preoccupazione che grava sul tuo
cuore di Madre, e la tua viva speranza che nessun uomo vada perduto. Possa, o
Madre di Dio, tenerezza dello Spirito Santo, la creazione intera celebrare con te
la lode della misericordia e dell’amore infinito.
(San Massimiliano Kolbe )
… MI IMPEGNA
Il perdono che chiediamo continuamente a Dio non possiamo negarlo ai fratelli.
Hai qualcosa da farti perdonare? Hai qualcuno da perdonare? Non dire:
PERDONA I NOSTRI DEBITI se non sei disposto a perdonare gli altri.
Venerdì 15 agosto 2014
ASSUNZIONE DELLA BETATA VERGINE
MARIA
Liturgia della Parola
Ap 11,19;12,1-6.10; Sal 44; 1Cor 15,20-26; Lc 1,39-56
LA PAROLA DEL SIGNORE
… È ASCOLTATA
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una
città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena
Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu
fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la
madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai
miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei
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che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora
Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio,
mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le
generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per
quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i
superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha
innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani
vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per
sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
… È MEDITATA
Al termine della Costituzione sulla
Chiesa, il Concilio Vaticano II ci ha
lasciato una meditazione bellissima
su Maria Santissima. Ricordo soltanto
le espressioni che si riferiscono al
mistero che celebriamo oggi: La
prima è questa: «L’immacolata
Vergine, preservata immune da
ogni macchia di colpa originale,
finito il corso della sua vita terrena,
fu assunta alla gloria celeste col
suo corpo e la sua anima, e dal
Signore esaltata come la regina
dell’universo» (n. 59). E poi, verso la
fine, vi è quest’altra: «La Madre di
Gesù, come in cielo, glorificata
ormai nel corpo e nell’anima, è
l’immagine e la primizia della
Chiesa che dovrà avere il suo
compimento nell’età futura, così
sulla terra brilla come segno di
sicura speranza e di consolazione
per il Popolo di Dio in cammino,
fino a quando non verrà il giorno
del Signore» (n. 68). Il mistero
dell’Assunzione di Maria in corpo e
anima
è
tutto
inscritto
nella
Risurrezione di Cristo. L’umanità della
Madre è stata “attratta” dal Figlio nel
suo passaggio attraverso la morte.
Gesù è entrato una volta per sempre
nella vita eterna con tutta la sua
umanità, quella che aveva preso da
Maria; così lei, la Madre, che Lo ha
seguito fedelmente per tutta la vita,
Lo ha seguito con il cuore, è entrata
con Lui nella vita eterna, che
chiamiamo anche Cielo, Paradiso,
Casa del Padre.
Anche Maria ha conosciuto il martirio
della croce: il martirio del suo cuore, il
martirio dell’anima. Lei ha sofferto
tanto, nel suo cuore, mentre Gesù
soffriva sulla croce. La Passione del
Figlio l’ha vissuta fino in fondo
nell’anima. E’ stata pienamente unita
a Lui nella morte, e per questo le è
stato dato il dono della risurrezione.
Cristo è la primizia dei risorti, e Maria
è la primizia dei redenti, la prima di
«quelli che sono di Cristo». E’ nostra
Madre, ma anche possiamo dire è la
nostra rappresentante, è la nostra
sorella, la nostra prima sorella, è la
prima dei redenti che è arrivata in
Cielo. Il Vangelo ci suggerisce
la speranza. Speranza è la virtù di
chi, sperimentando il conflitto, la lotta
quotidiana tra la vita e la morte, tra il
bene e il male, crede nella
Risurrezione di Cristo, nella vittoria
dell’Amore. Abbiamo sentito il Canto
12
di Maria, ilMagnificat: è il cantico della
speranza, è il cantico del Popolo di
Dio in cammino nella storia. E’ il
cantico di tanti santi e sante, alcuni
noti, altri, moltissimi, ignoti, ma ben
conosciuti a Dio: mamme, papà,
catechisti, missionari, preti, suore,
giovani, anche bambini, nonni, nonne:
questi hanno affrontato la lotta della
vita portando nel cuore la speranza
dei piccoli e degli umili. Maria dice:
«L’anima mia magnifica il Signore» anche oggi canta questo la Chiesa e
lo canta in ogni parte del mondo.
Questo cantico è particolarmente
intenso là dove il Corpo di Cristo
patisce oggi la Passione. Dove c’è la
Croce, per noi cristiani c’è la
speranza, sempre. Se non c’è la
speranza, noi non siamo cristiani. Per
questo a me piace dire: non lasciatevi
rubare la speranza. Che non ci rubino
la speranza, perché questa forza è
una grazia, un dono di Dio che ci
porta avanti guardando il Cielo. E
Maria è sempre lì, vicina a queste
comunità, a questi nostri fratelli,
cammina con loro, soffre con loro, e
canta con
speranza.
loro
il Magnificat della
PAPA FRANCESCO
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Ci sono tanti modi di onorare Maria.
Ma ce n'è uno che supera tutti: è
quello di imitarla, perché le dà la
possibilità di ritornare in certo modo
sulla terra. Ma come imitarla? In ciò
che è essenziale. Ella è Madre.
Dobbiamo essere un'altra lei come
madre verso tutti i prossimi che
avvicinerò, come fossi madre loro (a
volte ci troveremo a fare da madre
magari a nostra madre o a nostro
padre). L'amore di una madre è
molto simile alla carità di Cristo. Se
noi avremo il cuore della Madre,
avremo sempre presente il Risorto,
in mezzo a noi. Se avremo il cuore di
questa Madre, ameremo tutti...
perché la maternità di Maria è
universale come la Redenzione
(Chiara Lubich).
… È PREGATA
Signore Gesù, mentre contemplo l’Assunzione al cielo della Madre tua, penso al mio destino
eterno; aiutami a vivere in questo mondo con il cuore costantemente rivolto al cielo, nella piena
fedeltà al tuo Vangelo, con l’intimo e ardente desiderio di farti conoscere a tutti. Amen
… MI IMPEGNA
La preghiera di colletta della Messa di oggi ci fa chiedere a Dio: di vivere “in
questo mondo costantemente rivolti ai beni eterni” e quella dell'offertorio :"per sua
intercessione i nostri cuori, ardenti del tuo amore, aspirino continuamente a te”.
Tu vivi davvero in questo modo?
13
Sabato 16 agosto 2014
San Rocco, pellegrino e taumaturgo -
Le notizie storiche relative
alla vita di San Rocco sono scarse ed incerte; esse si mescolano con quelle
dell'agiografia popolare che fa di San Rocco uno dei Santi taumaturghi più
invocati e pregati. Secondo la tradizione Rocco, nato nel 1295 da una
nobilissima e potente famiglia di Montpellier, non volle tuttavia servirsi a
proprio vantaggio delle ingenti ricchezze di cui disponeva, ma - come S.
Francesco e S. Domenico - decise di mettere esse e se stesso al servizio dei bisognosi, traendo
alimento spirituale dai santuari della cristianità, che egli - liberatosi dai suoi beni e ridottosi in
povertà - si propose di visitare a cominciare da Roma. Prima di giungere alla meta sostò ad
Acquapendente e, richiamandosi ai principi evangelici della carità, vinta l'opposizione del
guardiano del lazzaretto, si dedicò alla cura degli ammalati. Raggiunta Roma, fu ricevuto
dal Papa Urbano V, rientrato da Avignone, e guarì dalla peste un Cardinale tracciando un segno
indelebile di croce sulla sua fronte. Dopo tre anni di permanenza a Roma, riprese la via del
ritorno, passando per Cesena e Rimini: dovette però fermarsi a Piacenza, perché colpito a sua
volta dalla peste. Ritiratosi in solitudine, venne assistito da un cane, che gli portava il cibo, e dal
suo padrone, certo Gottardo. Oltre agli ammalati anche gli animali chiedevano la sua assistenza.
Guarito, riprese la via del ritorno, su esortazione di un angelo. Rocco, giunto a Montpellier, non
riconosciuto, venne per sbaglio richiuso in prigione, da cui avrebbe potuto immediatamente
uscire se - rivelando la propria identità - avesse richiesto aiuto a qualche suo potente congiunto.
Ma, per essere più vicino alle sofferenze di Cristo, preferì scegliere a sua volta la via della
sofferenza e rimase volontariamente in prigione per cinque anni, fino alla morte, nel 1327.
Riconosciuto subito dopo, fu sepolto con tutti gli onori nella sua nativa Montpellier.
LA PAROLA DEL SIGNORE Matteo (25, 31-40)
… È ASCOLTATA
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell'uomo verrà
nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E
saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri,
come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e
i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra:
"Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per
voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato
da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete
ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e
siete venuti a trovarmi". Allora i giusti gli risponderanno: "Signore, quando
mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti
abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo
ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? £ quando ti abbiamo visto ammalato o
in carcere e siamo venuti a visitarti?". Rispondendo il re dirà loro: "In verità vi
dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli
più piccoli, l'avete fatto a me"».
… È MEDITATA
La figura di San Rocco è
caratterizzata da due elementi: Il
primo è chiaramente
Pellegrinaggio.
San
14
quello del
Rocco
è
pellegrino.
La
seconda
è
la
dimensione della Carità. San Rocco è
un santo della carità nel servizio degli
appestati, quindi dei malati. E le due
cose vanno messe insieme.
San Rocco è un pellegrino.
“Pellegrino” è ogni uomo, perché se
ha ragione Sant’Agostino, e credo
che in questo ha ragione, il cuore
dell’uomo è sempre inquieto fino a
che non trova Dio. Dio è il bene
supremo e l’uomo ne ha fame e sete,
quindi è pellegrino dell’Assoluto,
pellegrino di Dio. E siccome «Dio in
Gesù Cristo si è fatto carne ed è
venuto ad abitare in mezzo a noi», ci
sono nella Terra dei luoghi che ci
ricordano,
che
ci
richiamano,
all’incontro con Dio:Innanzitutto la
Terra Santa. Ma poi tutti quei luoghi
che sono stati santificati dalla
presenza delle persone che sono
state accanto a Gesù, quindi degli
Apostoli. Quindi ci sta dentro Roma a
motivo di Pietro e di Paolo; ci stanno
dentro tanti luoghi, Santiago di
Compostela, e tutto quello che
volete… perché richiamano gli
Apostoli. Bene, San Rocco pellegrino
parte dalla Francia per andare a
Roma esattamente per questo: alla
ricerca della memoria di Pietro e di
Paolo, ma in fondo alla ricerca di Dio,
perché quello è semplicemente lo
strumento dell’incontro e del rapporto
con il Signore.
La Carità di San Rocco
La seconda dimensione è che nel suo
ritorno cosa fa? Serve i fratelli, gli
altri! Serve i bisognosi ammalati,
appestati! Non è una cosa diversa da
quella del pellegrinaggio, se è vero
quello che dice il Vangelo «quello che
avete fatto a uno solo di questi miei
fratelli più piccoli, l’avete fatto a me».
E quindi nella persona ammalata o
bisognosa, San Rocco ha incontrato
Gesù. quel Gesù che era andato a
cercare a Roma nella memoria di
Pietro, lo incontra nel bisognoso,
nell’appestato. Il Pellegrinaggio e la
Carità vanno insieme Ecco, se
mettete insieme queste due cose,
trovate credo la dimensione della vita
cristiana, ma ci vogliono tutte e due.
Ci
vuole
la
dimensione
del
pellegrinaggio,
cioè
quella
dell’abbandonare le nostre sicurezze,
le cose che abbiamo, per andare alla
ricerca di qualcuno che è più grande,
di qualche cosa che è più completo,
per andare alla ricerca di Dio. Se non
c’è questo desiderio di Dio, anche
l’amore per il fratello rischia di
inaridirsi, di cedere di fronte alle
difficoltà e alle fatiche che questo
amore comporta. Quindi bisogna che
ci sia questo Ma bisogna anche che
questo
pellegrinaggio
si
apra
concretamente ai fratelli, agli altri.
Che non diventi semplicemente
qualche cosa di mentale o qualche
cosa di rituale per conto proprio; ma il
rito, il pellegrinaggio, ci deve portare
all’incontro con il Signore negli altri.
--------------------------------------------Glorioso San Rocco, ti ringraziamo
perché per la tua carità ci ricordi che
Dio sta vicino a noi quando ci colpisce il
dolore e la malattia. Aiutaci a vivere
queste situazioni con serenità e pace,
ringraziando l’aiuto di chi ci sta vicino.
Che non perdiamo di vista che la vita è
avanzare per il camino di Gesù Cristo,
servendo e amando i più bisognosi. E
intercedi, presso Dio, perché i nostri
sentimenti e le nostre azioni siano
sempre a favore della dignità umana e
del bene della società.
15
… È PREGATA
Quando mi fermo stanco sulla lunga strada e la sete mi opprime sotto il
solleone; quando mi punge la nostalgia di sera e lo spettro della notte copre la
mia vita, bramo la tua voce, o Dio, sospiro la tua mano sulle spalle. Fatico a
camminare per il peso del cuore carico dei doni che non ti ho donati. Mi
rassicuri la tua mano nella notte, la voglio riempire di carezze,
tenerla stretta: i palpiti del tuo cuore segnino i ritmi del mio pellegrinaggio.
… MI IMPEGNA
In tutta la vita non c'è cosa più importante da fare che chinarsi perché un altro,
cingendoti il collo, possa rialzarsi. L'uomo che possiede la carità è un
prolungamento di Dio in mezzo agli uomini. Niente può renderti imitatore di
Cristo, come il prenderti cura del prossimo. Anche se tu digiunassi e dormissi
per terra, ma poi non ti prendi cura del prossimo, tu non hai fatto niente di
grande e resti lontano dal Modello.
Un giorno ci nutrirà
solo il pane che abbiamo dato da mangiare;
ci disseterà
solo l'acqua che abbiamo dato da bere;
ci vestirà
solo il vestito che abbiamo donato;
ci rallegrerà
solo il pellegrino che abbiamo ospitato.
Ci consolerà
solo la parola che abbiamo detto per confortare;
ci guarderà
solo l'ammalato che abbiamo assistito;
ci visiterà
solo il prigioniero che abbiamo visitato.