Sete di Parola diciannovesima Settimana del Tempo Ordinario dal 10 al 16 Agosto Vangelo del giorno Commento Preghiera Impegno 2014 Domenica 10 agosto 2014 San Lorenzo, diacono e martire Liturgia della Parola 1Re 19,9a.11-13a; Sal 84; Rm 9,1-5; Mt 14,22-33 LA PAROLA DEL SIGNORE … È ASCOLTATA [Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!». … È MEDITATA I discepoli si sentono abbandonati nel momento del pericolo, lasciati soli a lottare contro le onde per una lunga notte. Come loro anche noi ci siamo sentiti alle volte abbandonati, e Dio era lontano, assente, era muto. Eppure un credente non può mai dire: «Io da solo, io con le mie sole forze», perché non siamo mai soli, perché intrecciato al nostro respiro c'è sempre il respiro di Dio, annodata alla nostra forza è la forza di Dio. Infatti Dio è sul lago: è nelle braccia di chi rema, è negli occhi che cercano l'approdo. E la barca, simbolo della nostra vita fragile, intanto avanza nella notte e nel vento non perché cessa la tempesta, ma per il miracolo umile dei rematori che non si arrendono, e ciascuno sostiene il coraggio dell'altro. Dio non agisce al posto nostro, non devia le tempeste, ma ci sostiene dentro le burrasche della vita. Non ci evita i problemi, ci dà forza dentro i problemi. Poi Pietro vede Gesù camminare sul mare: «Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque». Pietro domanda due cose: una giusta e una sbagliata. Chiede di andare verso il Signore. Domanda bellissima, perfetta: che io venga da te. Ma chiede di andarci camminando sulle acque, e questo non serve. Non è sul mare dei miracoli che incontrerai il Signore, ma nei gesti quotidiani; nella polvere delle strade come il buon samaritano e non nel luccichio di acque miracolose. Come Pietro, fissare lo sguardo su Gesù che ti 2 viene incontro quando intorno è buio, quando è tempesta, e sentire cosa ha da dire a te, solo a te: vieni! Con me tutto è possibile . «E venne da Gesù» dice il Vangelo. Pietro guarda a lui, non ha occhi che per quel volto, ha fede in lui, e la sua fede lo rende capace di ciò che sembrava impossibile. Poi la svolta: ma vedendo che il vento era forte, si impaurì e cominciò ad affondare. In pochi passi, dalla fede che è saldezza, alla paura che è palude dove sprofondi. Cosa è accaduto? Pietro ha cambiato la direzione del suo sguardo, la sua attenzione non va più a Gesù ma al vento, non fissa più il Volto ma la notte e le onde. Quante volte anch'io, come Pietro, se guardo al Signore e alla sua forza posso affrontare qualsiasi tempesta; se guardo invece alle difficoltà, o ai miei limiti, mi paralizzo. Tuttavia dalla paura nasce un grido: Signore salvami! Un grido nel buio, nel vento, nel gorgo che risucchia. E dentro il grido c'è già un abbraccio: ho poca fede, credo e dubito, ma tu aiutami! Ed è proprio là che il Signore Gesù ci raggiunge, al centro della nostra debole fede. Ci raggiunge e non punta il dito per accusarci, ma tende la mano per afferrare la nostra, e tramutare la paura in abbraccio. ----------------------------------------------- Un giorno la paura bussò alla porta, la fede si alzò e andò ad aprire e vide che non c'era nessuno. … È PREGATA O Signore aiutami nella mia incredulità, donami coraggio e forza per vivere ogni istante della mia vita alla tua presenza e nella consapevolezza che davvero tu sei il Figlio di Dio. Amen. … MI IMPEGNA In questa domenica la parola del vangelo ci invita a non avere paura, ad avere coraggio e soprattutto ad avere fede perché il Signore è con noi, egli non ci abbandona e non ci lascia in balia delle onde tumultuose della vita. Anche noi, come i discepoli, a volte non riconosciamo la presenza di Gesù che ci viene incontro e, presi dagli avvenimenti, ci scoraggiamo e gridiamo dalla paura. Ma il Signore è con noi; gli possiamo gridare dal profondo del cuore “Signore salvami” sicuri delle sue braccia forti e possenti che ci sostengono nelle prove della vita e nel cammino cristiano perché davvero egli è il Figlio di Dio. Ripensando ad un momento difficile della mia vita sono stato capace di fidarmi di Cristo riconoscendone la presenza rassicurante? Lunedì 11 agosto 2014 Santa Chiara, vergine - Assisi, 1193/1194 - Assisi, 11 agosto 1253 Ha appena dodici anni Chiara, nata nel 1194 dalla nobile e ricca famiglia degli Offreducci, quando Francesco d'Assisi compie il gesto di spogliarsi di tutti i vestiti per restituirli al padre Bernardone. Conquistata dall'esempio di 3 Francesco, la giovane Chiara sette anni dopo fugge da casa per raggiungerlo alla Porziuncola. Il santo le taglia i capelli e le fa indossare il saio francescano, per poi condurla al monastero benedettino di S. Paolo, a Bastia Umbra, dove il padre tenta invano di persuaderla a ritornare a casa. Si rifugia allora nella Chiesa di San Damiano, in cui fonda l'Ordine femminile delle «povere recluse» (chiamate in seguito Clarisse) di cui è nominata badessa e dove Francesco detta una prima Regola. Chiara scrive successivamente la Regola definitiva chiedendo ed ottenendo da Gregorio IX il «privilegio della povertà». Per aver contemplato, in una Notte di Natale, sulle pareti della sua cella il presepe e i riti delle funzioni solenni che si svolgevano a Santa Maria degli Angeli, è scelta da Pio XII quale protettrice della televisione. Erede dello spirito francescano, si preoccupa di diffonderlo, distinguendosi per il culto verso il SS. Sacramento che salva il convento dai Saraceni nel 1243. Liturgia della Parola Ez 1,2-5.24-28; Sal 148; Mt 17,22-27 LA PAROLA DEL SIGNORE … È ASCOLTATA In quel tempo, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati. Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». Rispose: «Sì». Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei?». Rispose: «Dagli estranei». E Gesù replicò: «Quindi i figli sono liberi. Ma, per evitare di scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te». … È MEDITATA Gesù non si presenta come un anarchico, come un individualista, non si rifiuta di osservare le prescrizioni sociali e religiose del suo tempo: vuole, però, riportarle a verità, ricondurle al loro significato originario, toglierle dall'armadio dell'abitudine, svecchiarle. A Gesù viene chiesta la tassa sul tempio, un'offerta "libera" che ogni ebreo doveva versare per far fronte alle cospicue spese del rinato tempio di Gerusalemme, una specie di 8x1000 dell'antichità. Gesù fa notare ai suoi discepoli, quasi scherzando, che se il tempio è dedicato a Dio, al re, i figli del re non pagano le tasse, ovviamente e, così facendo, ancora una volta Gesù manifesta la crescente consapevolezza della sua identità. Di più: non solo il figlio del re paga le tasse, ma le paga anche per Pietro. Non solo il figlio di Dio non accetta privilegi, ma donerà la sua vita per il mondo, pagherà di tasca sua il prezzo del nostro riscatto. Iniziamo questa settimana nella gioia, amici, qualunque sia la tempesta che stiamo attraversando, e viviamo con consapevolezza i gesti, le ritualità, le 4 vangelo con libertà e di assolvere alla propria missione. Oggi, spesso, queste strutture hanno perso di significato e rischiano di essere solo un peso che grava sulle spalle dei pochi cristiani rimasti. Ma prendiamo a cuore anche l'aspetto concreto della vita parrocchiale: il tetto che perde, le spese del riscaldamento, le pulizie delle aule... Gesù non ha fatto lo snob, si è sporcato le mani, ha dato del suo, per sé e per Pietro, noi ci sentiamo migliori? devozioni che ci fanno appartenere ad una comunità, che ci aiutano a mantenerci legati alla lunga tradizione del popolo di discepoli che è la Chiesa. Le difficoltà che viviamo, i pericoli che dobbiamo superare, sono stati condivisi dal nostro maestro e Signore Gesù che paga per sé e per noi... ----------------------------------------------- La Chiesa, comunità dei discepoli, nella storia ha assunto una configurazione, ha inventato lungo i secoli delle strutture che permettessero di annunciare il … È PREGATA Signore Gesù, nella casa di tuo Padre hai voluto pagare la tassa come tutti gli altri; dona a coloro che annunciano il Vangelo il coraggio di condividere sempre la vita degli uomini a cui si rivolgono e di essere solidali con la loro situazione e con i loro problemi. Amen. … MI IMPEGNA Il "rischiararci è il dono che la ragazza di Assisi ci offre: " * Saper attraversare il mondo con il sorriso che viene dalla coscienza di essere partecipe della Provvidenza amorosa di Dio, che nella nostra esperienza, qualunque sia, penetra trapassando di luce tutto quanto di noi. * Sapere, avere coscienza di non essere più dominati dalle tenebre e dalle ombre della morte, trasforma in segno di luce anche la più pallida delle realtà terrestri, rendendola barlume della celestialità, e già qui, sulla terra. * Chiara è questo raggio di luce divina che trapassa le nubi della città di Assisi e vi porta il lume della saggezza semplice, della naturalezza e della prudenza, dell'offerta totale della vita. E IO??? 5 Martedì 12 agosto 2014 Santa Giovanna Francesca de Chantal, religiosa - Digione, Francia, 1572 - Moulins, Francia, 13 dicembre 1641. La vita di Giovanna Frémiot è legata indissolubilmente alla figura di Francesco di Sales, suo direttore e guida spirituale, e di cui fu seguace e al tempo stesso ispiratrice e collaboratrice. Nata a Digione nel 1572, a vent'anni sposò il barone de Chantal, da cui ebbe numerosi figli. Rimasta vedova, avvertì sempre di più il desiderio di ritirarsi dal mondo e di consacrarsi a Dio. Sotto la guida di Francesco di Sales, diede vita a una nuova fondazione intitolata alla Visitazione e destinata all'assistenza dei malati. L'Istituto si diffuse rapidamente nella Savoia e nella Francia. Ben presto seguirono Giovanna, diventata suor Francesca, numerose ragazze, le Visitandine, come erano chiamate e universalmente note le suore dell'Isituto. Prima della sua morte, avvenuta a Moulins il 13 dicembre del 1641, le case della Visitazione erano 75, quasi tutte fondate da lei . Liturgia della Parola Ez 2,8 – 3,4; Sal 118; Mt 18,1-5.10.12-14 LA PAROLA DEL SIGNORE … È ASCOLTATA In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda». … È MEDITATA Quanto è diverso Dio da come ce lo immaginiamo! Quanto ci mette i brividi leggere pagine come questa! All'epoca di Gesù nella cultura ebraica, e non solo, il bambino era considerato come un non-ancora uomo, non era certo al centro dell'attenzione: doveva prestare aiuto alla famiglia quanto prima ed era affidato alle donne. Gli uomini (anche i padri!) erano infastiditi dalla presenza dei bambini. All'epoca di Gesù, e non solo, un pastore che avesse dovuto passare lunghe ore alla ricerca di una pecora perduta se mai l'avesse ritrovata, l'avrebbe caricata di bastonate per ricondurla a casa, furente per il prezioso tempo perduto. Dio, invece, chiede di imitare i bambini e prende sulle proprie spalle la pecora che si è perduta per non farla affaticare... Ci spiazza, Dio, ci 6 Purtroppo, in questo mondo che ha sviluppato le tecnologie più sofisticate, ci sono ancora tanti bambini in condizioni disumane, che vivono ai margini della società, nelle periferie delle grandi città o nelle zone rurali. Tanti bambini sono ancora oggi sfruttati, maltrattati, schiavizzati, oggetto di violenza e di traffici illeciti. Troppi bambini oggi sono profughi, rifugiati, a volte affondati nei mari, specialmente nelle acque del Mediterraneo. Di tutto questo noi ci vergogniamo oggi davanti a Dio, a Dio che si è fatto Bambino. In un mondo che scarta ogni giorno tonnellate di cibo e di farmaci, ci sono bambini che piangono invano per la fame e per malattie facilmente curabili. In un tempo che proclama la tutela dei minori, si commerciano armi che finiscono tra le mani di bambinisoldato; si commerciano prodotti confezionati da piccoli lavoratorischiavi. Il loro pianto è soffocato: il pianto di questi bambini è soffocato! Devono combattere, devono lavorare, non possono piangere! chiede di cambiare logica, di assumere un'altra prospettiva, un altro sguardo. Dio vuole che ci salviamo, che nulla vada perduto. E ci indica il modo per vivere: imitando i bambini. Non nel senso di essere infantili, ma di essere donati, di essere, e sentirci, affidati, come solo un bambino riesce a fare. E quell'infanzia interiore la possiamo coltivare, lasciar crescere, far emergere, perché ci conduca alla piena conoscenza di Dio. ------------------------------------La società purtroppo è inquinata dalla cultura dello “scarto”, che è opposta alla cultura dell’accoglienza. E le vittime della cultura dello scarto sono proprio le persone più deboli, più fragili. Anche oggi i bambini sono un segno. Segno di speranza, segno di vita, ma anche segno “diagnostico” per capire lo stato di salute di una famiglia, di una società, del mondo intero. Quando i bambini sono accolti, amati, custoditi, tutelati, la famiglia è sana, la società migliora, il mondo è più umano. Anche oggi i bambini hanno bisogno di essere accolti e difesi, fin dal grembo materno. Papa Francesco … È PREGATA Signore Gesù, insegnami a non disprezzare nessuno dei piccoli che tu metti sulla mia strada; aiutami a vedere nella loro debolezza un segno della tua grandezza e della tua bontà, perché il tuo Regno appartiene a loro e a quelli come loro. Amen. … MI IMPEGNA In questi orribili tempi di mancanza di rispetto dell'infanzia, Gesù richiama tutti al compito di tutelare i bambini e la loro sensibilità e la Chiesa deve essere 7 inflessibile nel proteggere i piccoli. Gesù parla anche dei piccoli che sono gli sconfitti della Storia, i perdenti, i dimenticati della nostra società aggressiva e violenta. E dei piccoli che siamo noi, carnefici e vittime delle nostre scelte, dei nostri errori, delle nostre fragilità. Il Signore ci prende e ci porta sulle proprie spalle, ci raccoglie, prova più gioia per uno "perso" che per novantanove giusti che passano il tempo a specchiarsi nelle proprie qualità, anche religiose. Affidiamoci a colui che ci ama profondamente, che non smette di cercarci e di vegliare su di noi, che ci porta rispetto e ci restituisce continuamente la dignità che noi stessi o gli altri infangano... Mercoledì 13 agosto 2014 Liturgia della Parola Ez 9,1-7; 10,18-22; Sal 112; Mt 18,15-20 LA PAROLA DEL SIGNORE … È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commette una colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all’assemblea; e se non ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano. In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo. In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro». … È MEDITATA Il Signore oggi ci invita ad essere uomini di comunione. La comunione è dono di Cristo e perciò va chiesta nella preghiera, ma deve essere custodita attraverso l’impegno quotidiano di ciascuno e soprattutto mediante il desiderio di bene che deve improntare i nostri rapporti vicendevoli. La benevolenza, il dialogo, la capacità di ascoltare, l’umiltà di riconoscere i propri errori sono indispensabili per poter essere la comunità dei discepoli di Gesù dove ognuno riconosce nell’altro un fratello amato e salvato da Cristo. La preghiera espressione di comunione sarà efficace e ci permetterà di esprimere l’intima unione con Dio e i fratelli. ------------------------------------------------- Dio ci dona l’unità, ma noi spesso facciamo fatica a viverla. Occorre 8 cercare, costruire la comunione, educare alla comunione, a superare incomprensioni e divisioni, incominciando dalla famiglia, dalle realtà ecclesiali, nel dialogo ecumenico pure. Il nostro mondo ha bisogno di unità, è un'epoca in cui tutti abbiamo bisogno di unità, abbiamo bisogno di riconciliazione, di comunione e la Chiesa è Casa di Papa Francesco comunione. … È PREGATA O Signore, aiutami a guardare gli altri come tu li guardi; fammi essere capace di comunione e soprattutto concedimi di esserti fedele sempre e mai separato da te. Amen. … MI IMPEGNA Possiamo ferire questa unità? Purtroppo, noi vediamo che nel cammino della storia, anche adesso, non sempre viviamo l’unità. A volte sorgono incomprensioni, conflitti, tensioni, divisioni, che la feriscono, e allora la Chiesa non ha il volto che vorremmo, non manifesta la carità, quello che vuole Dio. Siamo noi a creare lacerazioni! Umiltà, dolcezza, magnanimità, amore per conservare l’unità! Queste, queste sono le strade, le vere strade della Chiesa. Sentiamole una volta in più. Umiltà contro la vanità, contro la superbia, umiltà, dolcezza, magnanimità, amore per conservare l'unità. Ognuno si chieda oggi: faccio crescere l’unità in famiglia, in parrocchia, in comunità, o sono un chiacchierone, una chiacchierona. Sono motivo di divisione, di disagio? Ma voi non sapete il male che fanno alla Chiesa, alle parrocchie, alle comunità, le chiacchiere! Fanno male! Le chiacchiere feriscono. Un cristiano prima di chiacchierare deve mordersi la lingua! Sì o no? Mordersi la lingua: questo ci farà bene, perché la lingua si gonfia e non può parlare e non può chiacchierare. Ho l’umiltà di ricucire con pazienza, con sacrificio, le ferite alla comunione? Papa Francesco Giovedì 14 agosto 2014 San Massimiliano Maria Kolbe, sacerdote e martire - Massimiliano Maria Kolbe nasce nel 1894 a Zdunska-Wola, in Polonia. Entra nell'ordine dei francescani e, mentre l'Europa si avvia a un secondo conflitto mondiale, svolge un intenso apostolato missionario in Europa e in Asia. Ammalato di tubercolosi, Kolbe dà vita al «Cavaliere dell'Immacolata», periodico che raggiunge in una decina d'anni una tiratura di milioni di copie. Nel 1941 è deportato ad Auschwitz. Qui è destinato ai lavori più umilianti, come il trasporto dei cadaveri al crematorio. Nel campo di sterminio Kolbe offre la sua vita di sacerdote in cambio di quella di un padre di famiglia, suo compagno di prigionia. Muore 9 pronunciando «Ave Maria». Sono le sue ultime parole, è il 14 agosto 1941. Giovanni Paolo II lo ha chiamato «patrono del nostro difficile secolo». La sua figura si pone al crocevia dei problemi emergenti del nostro tempo: la fame, la pace tra i popoli, la riconciliazione, il bisogno di dare senso alla vita e alla morte. Liturgia della Parola Ez 12,1-12; Sal 77; Mt 18,21—19,1 LA PAROLA DEL SIGNORE … È ASCOLTATA In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?» E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. A questo proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello». Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano. … È MEDITATA Nel vangelo di oggi Gesù ci mette davanti l’esigenza del perdono fraterno. Alla domanda di Pietro “quante volte”, Gesù ribadisce “sempre”. Il “sempre” è dovuto al fatto che noi siamo perdonati da Dio ogni volta. La parabola del servo malvagio ci fa comprendere questa esigenza. Come il servo anche noi abbiamo avuto condonato tutto il nostro debito con Dio. Pensiamo a quante volte siamo venuti meno alla nostra fede, a quante volte abbiamo mancato e abbiamo sperimentato la nostra miseria. Malgrado questo il Signore ci accoglie e ci perdona, ci riconcilia e ci mette nelle condizioni di continuare la nostra esperienza di fede con serenità. Però perché la misericordia di Dio diventi efficace è necessario che la doniamo anche ai nostri fratelli, pure e soprattutto a quelli che ci hanno fatto del male. Come possiamo chiuderci al perdono, quando noi abbiamo invocato il perdono di Dio? 10 Come non essere misericordiosi, quando siamo stati beneficati dalla misericordia di Dio? Gesù termina la parabola e dice: “Così farà il Padre mio a voi se non perdonerete di cuore il vostro fratello”. --------------------------------------------------- L'odio non è forza creativa. Solo l'amore è forza creativa! [rivolto ad un internato come lui, nel campo di sterminio di Auschwitz] … È PREGATA Vergine immacolata, scelta tra tutte le donne per donare al mondo il Salvatore, serva fedele del mistero della Redenzione, fa’ che sappiamo rispondere alla chiamata di Gesù e seguirlo sul cammino della vita che conduce al Padre. Vergine tutta santa, strappaci dal peccato trasforma i nostri cuori. Regina degli apostoli, rendici apostoli! Fa’ che nelle tue sante mani noi possiamo divenire strumenti docili e attenti per la purificazione e santificazione del nostro mondo peccatore. Condividi con noi la preoccupazione che grava sul tuo cuore di Madre, e la tua viva speranza che nessun uomo vada perduto. Possa, o Madre di Dio, tenerezza dello Spirito Santo, la creazione intera celebrare con te la lode della misericordia e dell’amore infinito. (San Massimiliano Kolbe ) … MI IMPEGNA Il perdono che chiediamo continuamente a Dio non possiamo negarlo ai fratelli. Hai qualcosa da farti perdonare? Hai qualcuno da perdonare? Non dire: PERDONA I NOSTRI DEBITI se non sei disposto a perdonare gli altri. Venerdì 15 agosto 2014 ASSUNZIONE DELLA BETATA VERGINE MARIA Liturgia della Parola Ap 11,19;12,1-6.10; Sal 44; 1Cor 15,20-26; Lc 1,39-56 LA PAROLA DEL SIGNORE … È ASCOLTATA In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei 11 che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. … È MEDITATA Al termine della Costituzione sulla Chiesa, il Concilio Vaticano II ci ha lasciato una meditazione bellissima su Maria Santissima. Ricordo soltanto le espressioni che si riferiscono al mistero che celebriamo oggi: La prima è questa: «L’immacolata Vergine, preservata immune da ogni macchia di colpa originale, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla gloria celeste col suo corpo e la sua anima, e dal Signore esaltata come la regina dell’universo» (n. 59). E poi, verso la fine, vi è quest’altra: «La Madre di Gesù, come in cielo, glorificata ormai nel corpo e nell’anima, è l’immagine e la primizia della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così sulla terra brilla come segno di sicura speranza e di consolazione per il Popolo di Dio in cammino, fino a quando non verrà il giorno del Signore» (n. 68). Il mistero dell’Assunzione di Maria in corpo e anima è tutto inscritto nella Risurrezione di Cristo. L’umanità della Madre è stata “attratta” dal Figlio nel suo passaggio attraverso la morte. Gesù è entrato una volta per sempre nella vita eterna con tutta la sua umanità, quella che aveva preso da Maria; così lei, la Madre, che Lo ha seguito fedelmente per tutta la vita, Lo ha seguito con il cuore, è entrata con Lui nella vita eterna, che chiamiamo anche Cielo, Paradiso, Casa del Padre. Anche Maria ha conosciuto il martirio della croce: il martirio del suo cuore, il martirio dell’anima. Lei ha sofferto tanto, nel suo cuore, mentre Gesù soffriva sulla croce. La Passione del Figlio l’ha vissuta fino in fondo nell’anima. E’ stata pienamente unita a Lui nella morte, e per questo le è stato dato il dono della risurrezione. Cristo è la primizia dei risorti, e Maria è la primizia dei redenti, la prima di «quelli che sono di Cristo». E’ nostra Madre, ma anche possiamo dire è la nostra rappresentante, è la nostra sorella, la nostra prima sorella, è la prima dei redenti che è arrivata in Cielo. Il Vangelo ci suggerisce la speranza. Speranza è la virtù di chi, sperimentando il conflitto, la lotta quotidiana tra la vita e la morte, tra il bene e il male, crede nella Risurrezione di Cristo, nella vittoria dell’Amore. Abbiamo sentito il Canto 12 di Maria, ilMagnificat: è il cantico della speranza, è il cantico del Popolo di Dio in cammino nella storia. E’ il cantico di tanti santi e sante, alcuni noti, altri, moltissimi, ignoti, ma ben conosciuti a Dio: mamme, papà, catechisti, missionari, preti, suore, giovani, anche bambini, nonni, nonne: questi hanno affrontato la lotta della vita portando nel cuore la speranza dei piccoli e degli umili. Maria dice: «L’anima mia magnifica il Signore» anche oggi canta questo la Chiesa e lo canta in ogni parte del mondo. Questo cantico è particolarmente intenso là dove il Corpo di Cristo patisce oggi la Passione. Dove c’è la Croce, per noi cristiani c’è la speranza, sempre. Se non c’è la speranza, noi non siamo cristiani. Per questo a me piace dire: non lasciatevi rubare la speranza. Che non ci rubino la speranza, perché questa forza è una grazia, un dono di Dio che ci porta avanti guardando il Cielo. E Maria è sempre lì, vicina a queste comunità, a questi nostri fratelli, cammina con loro, soffre con loro, e canta con speranza. loro il Magnificat della PAPA FRANCESCO ------------------------------------------------------- Ci sono tanti modi di onorare Maria. Ma ce n'è uno che supera tutti: è quello di imitarla, perché le dà la possibilità di ritornare in certo modo sulla terra. Ma come imitarla? In ciò che è essenziale. Ella è Madre. Dobbiamo essere un'altra lei come madre verso tutti i prossimi che avvicinerò, come fossi madre loro (a volte ci troveremo a fare da madre magari a nostra madre o a nostro padre). L'amore di una madre è molto simile alla carità di Cristo. Se noi avremo il cuore della Madre, avremo sempre presente il Risorto, in mezzo a noi. Se avremo il cuore di questa Madre, ameremo tutti... perché la maternità di Maria è universale come la Redenzione (Chiara Lubich). … È PREGATA Signore Gesù, mentre contemplo l’Assunzione al cielo della Madre tua, penso al mio destino eterno; aiutami a vivere in questo mondo con il cuore costantemente rivolto al cielo, nella piena fedeltà al tuo Vangelo, con l’intimo e ardente desiderio di farti conoscere a tutti. Amen … MI IMPEGNA La preghiera di colletta della Messa di oggi ci fa chiedere a Dio: di vivere “in questo mondo costantemente rivolti ai beni eterni” e quella dell'offertorio :"per sua intercessione i nostri cuori, ardenti del tuo amore, aspirino continuamente a te”. Tu vivi davvero in questo modo? 13 Sabato 16 agosto 2014 San Rocco, pellegrino e taumaturgo - Le notizie storiche relative alla vita di San Rocco sono scarse ed incerte; esse si mescolano con quelle dell'agiografia popolare che fa di San Rocco uno dei Santi taumaturghi più invocati e pregati. Secondo la tradizione Rocco, nato nel 1295 da una nobilissima e potente famiglia di Montpellier, non volle tuttavia servirsi a proprio vantaggio delle ingenti ricchezze di cui disponeva, ma - come S. Francesco e S. Domenico - decise di mettere esse e se stesso al servizio dei bisognosi, traendo alimento spirituale dai santuari della cristianità, che egli - liberatosi dai suoi beni e ridottosi in povertà - si propose di visitare a cominciare da Roma. Prima di giungere alla meta sostò ad Acquapendente e, richiamandosi ai principi evangelici della carità, vinta l'opposizione del guardiano del lazzaretto, si dedicò alla cura degli ammalati. Raggiunta Roma, fu ricevuto dal Papa Urbano V, rientrato da Avignone, e guarì dalla peste un Cardinale tracciando un segno indelebile di croce sulla sua fronte. Dopo tre anni di permanenza a Roma, riprese la via del ritorno, passando per Cesena e Rimini: dovette però fermarsi a Piacenza, perché colpito a sua volta dalla peste. Ritiratosi in solitudine, venne assistito da un cane, che gli portava il cibo, e dal suo padrone, certo Gottardo. Oltre agli ammalati anche gli animali chiedevano la sua assistenza. Guarito, riprese la via del ritorno, su esortazione di un angelo. Rocco, giunto a Montpellier, non riconosciuto, venne per sbaglio richiuso in prigione, da cui avrebbe potuto immediatamente uscire se - rivelando la propria identità - avesse richiesto aiuto a qualche suo potente congiunto. Ma, per essere più vicino alle sofferenze di Cristo, preferì scegliere a sua volta la via della sofferenza e rimase volontariamente in prigione per cinque anni, fino alla morte, nel 1327. Riconosciuto subito dopo, fu sepolto con tutti gli onori nella sua nativa Montpellier. LA PAROLA DEL SIGNORE Matteo (25, 31-40) … È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi". Allora i giusti gli risponderanno: "Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? £ quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?". Rispondendo il re dirà loro: "In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me"». … È MEDITATA La figura di San Rocco è caratterizzata da due elementi: Il primo è chiaramente Pellegrinaggio. San 14 quello del Rocco è pellegrino. La seconda è la dimensione della Carità. San Rocco è un santo della carità nel servizio degli appestati, quindi dei malati. E le due cose vanno messe insieme. San Rocco è un pellegrino. “Pellegrino” è ogni uomo, perché se ha ragione Sant’Agostino, e credo che in questo ha ragione, il cuore dell’uomo è sempre inquieto fino a che non trova Dio. Dio è il bene supremo e l’uomo ne ha fame e sete, quindi è pellegrino dell’Assoluto, pellegrino di Dio. E siccome «Dio in Gesù Cristo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi», ci sono nella Terra dei luoghi che ci ricordano, che ci richiamano, all’incontro con Dio:Innanzitutto la Terra Santa. Ma poi tutti quei luoghi che sono stati santificati dalla presenza delle persone che sono state accanto a Gesù, quindi degli Apostoli. Quindi ci sta dentro Roma a motivo di Pietro e di Paolo; ci stanno dentro tanti luoghi, Santiago di Compostela, e tutto quello che volete… perché richiamano gli Apostoli. Bene, San Rocco pellegrino parte dalla Francia per andare a Roma esattamente per questo: alla ricerca della memoria di Pietro e di Paolo, ma in fondo alla ricerca di Dio, perché quello è semplicemente lo strumento dell’incontro e del rapporto con il Signore. La Carità di San Rocco La seconda dimensione è che nel suo ritorno cosa fa? Serve i fratelli, gli altri! Serve i bisognosi ammalati, appestati! Non è una cosa diversa da quella del pellegrinaggio, se è vero quello che dice il Vangelo «quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». E quindi nella persona ammalata o bisognosa, San Rocco ha incontrato Gesù. quel Gesù che era andato a cercare a Roma nella memoria di Pietro, lo incontra nel bisognoso, nell’appestato. Il Pellegrinaggio e la Carità vanno insieme Ecco, se mettete insieme queste due cose, trovate credo la dimensione della vita cristiana, ma ci vogliono tutte e due. Ci vuole la dimensione del pellegrinaggio, cioè quella dell’abbandonare le nostre sicurezze, le cose che abbiamo, per andare alla ricerca di qualcuno che è più grande, di qualche cosa che è più completo, per andare alla ricerca di Dio. Se non c’è questo desiderio di Dio, anche l’amore per il fratello rischia di inaridirsi, di cedere di fronte alle difficoltà e alle fatiche che questo amore comporta. Quindi bisogna che ci sia questo Ma bisogna anche che questo pellegrinaggio si apra concretamente ai fratelli, agli altri. Che non diventi semplicemente qualche cosa di mentale o qualche cosa di rituale per conto proprio; ma il rito, il pellegrinaggio, ci deve portare all’incontro con il Signore negli altri. --------------------------------------------Glorioso San Rocco, ti ringraziamo perché per la tua carità ci ricordi che Dio sta vicino a noi quando ci colpisce il dolore e la malattia. Aiutaci a vivere queste situazioni con serenità e pace, ringraziando l’aiuto di chi ci sta vicino. Che non perdiamo di vista che la vita è avanzare per il camino di Gesù Cristo, servendo e amando i più bisognosi. E intercedi, presso Dio, perché i nostri sentimenti e le nostre azioni siano sempre a favore della dignità umana e del bene della società. 15 … È PREGATA Quando mi fermo stanco sulla lunga strada e la sete mi opprime sotto il solleone; quando mi punge la nostalgia di sera e lo spettro della notte copre la mia vita, bramo la tua voce, o Dio, sospiro la tua mano sulle spalle. Fatico a camminare per il peso del cuore carico dei doni che non ti ho donati. Mi rassicuri la tua mano nella notte, la voglio riempire di carezze, tenerla stretta: i palpiti del tuo cuore segnino i ritmi del mio pellegrinaggio. … MI IMPEGNA In tutta la vita non c'è cosa più importante da fare che chinarsi perché un altro, cingendoti il collo, possa rialzarsi. L'uomo che possiede la carità è un prolungamento di Dio in mezzo agli uomini. Niente può renderti imitatore di Cristo, come il prenderti cura del prossimo. Anche se tu digiunassi e dormissi per terra, ma poi non ti prendi cura del prossimo, tu non hai fatto niente di grande e resti lontano dal Modello. Un giorno ci nutrirà solo il pane che abbiamo dato da mangiare; ci disseterà solo l'acqua che abbiamo dato da bere; ci vestirà solo il vestito che abbiamo donato; ci rallegrerà solo il pellegrino che abbiamo ospitato. Ci consolerà solo la parola che abbiamo detto per confortare; ci guarderà solo l'ammalato che abbiamo assistito; ci visiterà solo il prigioniero che abbiamo visitato.