Massimo Fusillo, ESTETICA DELLA LETTERATURA, pp.225, 13 euro, il Mulino, Bologna,
2009
Le domande che suscitano, negli ultimi decenni, i rapporti tra estetica e letteratura sono
tanto urgenti quanto sottilmente paradossali, e altrettanto complicati sono i presupposti di
una pressoché indefinibile estetica contemporanea: una cultura di massa che ha abbattuto
le gerarchie tra alto e basso, una pervasiva estetizzazione all’interno di una società
caratterizzata da quella che Slavoj Žižek definisce l’epidemia dell’immaginario, e ancora
l’equazione tra cultura e merce, la contestazione di un’estetica come ideologia politica, il
recupero di categorie e strategie “antiestetiche” nella prassi artistica, il diffuso imporsi
della comunicazione visiva e mediatica. Di qui l’esplosione di una selva di estetiche in cui
sembra impossibile districarsi e, di conseguenza, l’ampliamento di ambiti e di prospettive
di indagine che incrociano la letteratura e l’arte con altri campi, da quello storico e sociale
a quello performativo, virtuale e così via.
L’aspetto più interessante di questo saggio è però che lo studioso parte proprio da taluni
paradossi della contemporaneità, ma soprattutto dalla forza innovativa da essi esercitata,
nonché dalle trasformazioni più recenti, per parlare di un’estetica che, quando è degna di
nota, stabilisce sempre e comunque un dialogo tra presente e passato, creando al tempo
stesso nuovi modelli e canoni interpretativi. Un’estetica “pluralista e multiculturale”,
multidimensionale, da leggersi come una mappa fittissima, secondo una concezione di
sviluppo non lineare ma rappresentabile attraverso fasi cruciali (il pensiero antico e i
generi come poesia e retorica; la rivoluzione romantica; la modernità), motivi trasversali
come l’estetica implicita degli scrittori (legata alla nozione di campo, di effetto, di testo
come mondo), e parole-chiave esaminate in corrispondenza a formare un lessico
dell’estetica (letteraria) contemporanea: contaminazioni/ibridazioni; emozioni/ passioni;
oralità/ performatività; parola/ immagine; oggetti/ feticci; spazio/ paesaggio etc.
Punto di partenza è non tanto Platone quanto la Poetica di Aristotele, per la sua capacità di
fornire autonomia sia al processo mimetico inteso come attività e esperienza estetica
fondamentale, sia al mythos come suo prodotto, modello finito di un mondo infinito, come
Jurij Lotman definirà il testo stesso, nonché fulcro della costruzione dell’identità come
verrà teorizzato negli studi psicoanalitici, del rapporto sintetico tra tempo e racconto come
nella teoria di Paul Ricoeur. L’autonomia implica anche il piacere del testo nella sua riuscita
riconfigurazione narrativa e/o drammatica, indipendente dalla piacevolezza o meno
dell’oggetto stesso della mimesi. L’attenzione si rivolge così al linguaggio, alla retorica, e
alla sua ricaduta sul lettore attraverso l’effetto. Si vedano, ad esempio, le riflessioni sul
sublime, che collegano l’antico trattato greco dello Pseudo Longino (dove si parla di un
“desiderio irresistibile di qualcosa di eternamente grande, che incombe su di noi con la sua
potenza divina”) non soltanto agli scritti di Kant e Burke, ma al decostruzionismo e a
Lyotard (in Anima minima, dove il sublime è inteso come il venir meno della regolarità
della natura, il disastro della aisthesis, l’esaltazione della sensibilità al fine della sua
perdita), fino a quel concetto di piacere negativo connesso al terrore e all’entusiasmante, che
può aiutare a comprendere sia un fenomeno letterario come l’“oltranzismo tragico” della
drammaturgia di Sara Kane, sia i generi più bassi e ‘perversi’ dell’horror e dello splatter.
Attraverso le poetiche e le estetiche del Romanticismo e del modernismo fino al
postmoderno e al postumanesimo (dove la letteratura tende a perdere ogni centralità nel
rapporto con le altre arti, e si impongono nuovi modelli di umanità intesa “come sistema
aperto, plurale, che si alimenta di un continuo meticciato con l’alterità”), il saggio si
sofferma poi su tutti quei procedimenti e quelle modalità di sostituzione, o di
opacizzazione e cancellazione dell’autore che puntano a porre al centro il testo letterario e
il prodotto artistico come modelli di un mondo o di mondi non tanto organici e finiti,
come ancora per Aristotele e Lotman, ma sempre più sfuggenti ed enigmatici.
Si ricava un profilo che ridefinisce con precisione e completezza i termini scientifici ed
epistemologici della disciplina come fenomeno letterario e sociale; ma al tempo stesso che
rimanda diffusamente a un’idea dell’esperienza estetica così come la definiva Adorno,
“qualcosa che lo spirito non avrebbe in anticipo né dal mondo né da se stesso: una
possibilità, promessa della propria impossibilità. L’arte è promessa della felicità: una
promessa che non viene mantenuta”.
CHIARA LOMBARDI