IL CAMPO ULTRASONICO GENERALITÀ Gli ultrasuoni sono vibrazioni di frequenza superiore ai 30.000 Hz, caratterizzati dall'alta direzionali (il cono di propagazione è molto stretto) e dalla scarsa rilevanza dei fenomeni di diffrazione (se confrontati con le onde sonore). Queste proprietà derivano dalla loro ridotta lunghezza d'onda. L'assorbimento degli ultrasuoni è descritto dall'equazione: Ix = Ioe-kx (1.1) dove: Ix è l'intensità ad una distanza x; Io è l’intensità iniziale; k è il coefficiente di assorbimento. Quest'ultimo risulta essere direttamente proporzionale al quadrato della frequenza, inversamente proporzionale alla densità del mezzo e al cubo della velocità di propagazione. L'intensità del fascio diminuisce inoltre con la legge del quadrato delle distanze per effetto della propagazione conica. L'acqua ed i liquidi in genere presentano i minori coefficienti di assorbimento. Nel caso in cui un'onda sonora sinusoidale vada ad incidere su di una superficie riflettente si ha come risultato un'onda riflessa; supponendo valide le ipotesi sull'elasticità del mezzo, come risultato non si ha più un'onda che si propaga, ma un'onda stazionaria longitudinale. Bisogna tenere conto che nella pratica sperimentale, a causa delle caratteristiche dei materiali o del tipo di prova eseguita, non sempre è presente la sola onda stazionaria ma anche quella progressiva. 159 CONFIGURAZIONE DEL BANCO OTTICO Per la visualizzazione di un’onda stazionaria ed una progressiva, viene adottata una sola configurazione a lente singola con tre varianti (illustrate in fig. 1.1) che si differenziano per le distanze tra i componenti del sistema. Nel caso di figura 1.1a l'immagine viene messa a fuoco direttamente sui CCD della telecamera privata dell'obiettivo; il posizionamento degli elementi del sistema non è critico. La distanza lente filtro (f) è nota e pari a 381 mm (focale della lente usata); fissato il fattore di ingrandimento dell'immagine ricostruita rispetto all'originale (m = -i/d), si ricavano i valori delle due distanze i e d utilizzando l'equazione dei fabbricanti di lenti: 1 1 1 + = d i f (1.2) Il limite è rappresentato dalla massima lunghezza utilizzabile del banco ottico usato (195 cm), per cui la somma i + d non può essere maggiore di tale valore. Sfruttando il banco in tutta la sua lunghezza è possibile acquisire un'immagine quadrata avente una superficie di circa 1 cm². Quando queste dimensioni non sono sufficienti si possono adottare le altre due varianti: la prima, riportata in figura 1.1b, consiste nell'allungare il percorso d, ponendo due specchi a 45° rispetto al fascio. La seconda variante (1.1b) prevede che l'immagine venga focalizzata sullo schermo traslucido posto davanti alla telecamera dotata di obiettivo. La maggiore superficie dell’immagine che si ottiene permette di evidenziare la non uniformità del fascio laser espanso. Il posizionamento del sistema è, in questa terza configurazione, abbastanza delicato essendo stato aggiunto un ulteriore grado di libertà rappresentato dalla distanza ft. 160 sonda ultrasuoni telecamera filtro lente attenuatore tubo laser f d obiettivo microscopico, filtro spaziale, telescopio ingranditore i a) sonda ultrasuoni specchi attenuatore tubo laser lente filtro telecamera obiettivo microscopico, filtro spaziale, telescopio ingranditore f i b) sonda ultrasuoni filtro schermo traslucido lente attenuatore tubo laser telecamera ft f i d obiettivo microscopico, filtro spaziale, telescopio ingranditore c) Fig. 1.1 a, b, c: schema della disposizione degli elementi sul banco di lavoro. ANALISI DEL PROBLEMA NEL CASO DI ONDA STAZIONARIA Il sistema deve essere in grado di visualizzare un campo stazionario di ultrasuoni come immagine di fase. Il campo viene generato immergendo una sonda ultrasonica in una vaschetta di vetro contenente acqua; il fascio viene mantenuto perpendicolare al fondo in maniera tale da avere riflessione sul fondo stesso. 161 Se si suppone di intersecare il fascio di onde stazionarie longitudinali così generato, con un fascio di luce laser espanso, ad esso ortogonale, l'attraversamento di spessori d'acqua uguali ma soggetti a diversi valori di pressione, e quindi aventi diversi valori di indice di rifrazione, genera l'immagine di fase associata al campo stazionario. sonda ad ultrasuoni immagine di fase fascio laser espanso vaschetta d' acqua Fig. 1.2: rappresentazione schematica della generazione dell’immagine di fase. La buona direttività del fascio ultrasonico consente di ritenere valida l'ipotesi di onde longitudinali anche ad una certa distanza dalla sonda. La trasmettenza h(x,y) ha una connotazione sinusoidale periodica (tale è la tensione che alimenta la sonda), alla quale corrisponde una trasformata costituita da una macchia centrale e da una coppia di punti luminosi disposti simmetricamente rispetto ad essa. La tecnica usata per filtrare tale trasformata è quella della strioscopia. Risultati migliori si ottengono utilizzando un filtro passa banda direzionale, in grado di far passare prevalentemente le componenti di trasformata associate ai fronti d’onda del campo ultrasonico. Dalle immagini ricostruite dopo il filtraggio delle trasformate è possibile calcolare la frequenza spaziale 1/. ANALISI DEL PROBLEMA NEL CASO DI ONDA PROGRESSIVA In questo caso, sulla verticale della sonda, si pone una lamina di materiale in grado di assorbire quanto più possibile gli ultrasuoni (ad esempio il polietilene). L'annullamento dell'onda riflessa impedisce la generazione del campo stazionario; rimane così solamente l'onda progressiva, che potrà essere visualizzata. 162 Fig. 1.3a: onda progressiva Fig. 3b: onda stazionaria. In figura 1.3a si può osservare l'immagine del fascio ottenuto e confrontarla con quella di figura 1.3b relativa al caso stazionario: si nota che nel caso delle onde progressive (fig. 1.3a) il fascio presenta una luminosità diffusa; questo fatto è dovuto all'inerzia del sistema di acquisizione a causa della quale non si possono ottenere immagini di oggetti in rapido movimento quali i fronti d'onda che si propagano. In fig. 1.3a si nota la presenza di debolissime componenti stazionarie parallele alla piastrina assorbente e alla sonda, dovute alla non idealità del materiale. La non uniformità del raggio laser espanso fa sì che il fascio ultrasonico, che si sa essere cilindrico (almeno nelle vicinanze della sonda), venga visualizzato con un leggero rigonfiamento nella parte centrale. CONSIDERAZIONI Se la direzione del fascio rispetto alla luce laser espansa cambia e diventa quella indicata in figura 1.4, non è più possibile visualizzare (con questa tecnica) il campo di ultrasuoni. Consideriamo una sezione longitudinale del fascio ultrasonico: preso un raggio di luce (r1 nella figura), esso, nell'attraversamento dei fronti d'onda, subisce degli sfasamenti uguali ma di segno alterno, dovuti alla variazione della pressione p che, come già visto, presenta un andamento periodico sinusoidale. Essendo lo sfasamento totale subito dal raggio somma dei singoli sfasamenti, esso risulta dunque nullo, e questo per ogni raggio della sezione. Di conseguenza l'immagine di fase non viene generata. 163 r1 Fig. 1.4 - Sonda non ortogonale al fascio laser POSIZIONAMENTO DELL'OGGETTO IN PROVA SUL BANCO OTTICO Per studiare oggetti in prova caratterizzati da forme e dimensioni molto diverse, è necessario realizzare un supporto apposito che sia, di volta in volta, in grado di adattarsi alla situazione del momento con poche modifiche. È necessario poter muovere e ruotare l'oggetto immerso in acqua in tutte le direzioni dall’esterno per limitare l'introduzione di particelle nel liquido. Per la realizzazione della vaschetta al plexiglas viene preferito il vetro: esso riflette meglio gli ultrasuoni facilitando l'instaurarsi del campo stazionario, si graffia meno facilmente, non si deforma; la sua minore trasparenza non crea problemi per quanto riguarda l'attenuazione della luminosità della luce laser. Paragrafo successivo Paragrafo precedente Indice del capitolo Indice generale 164