“APOSTOLI DELLA REGINA
DELLA PACE”
Nel Cenacolo
con Maria..
Sommario
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Canto di apertura: LA PREGHIERA
DI GESU’ E’ LA NOSTRA
Rosario meditato
MESSAGGIO DEL MESE
Meditazione
Consacrazione alla Madonna
Canto allo Spirito Santo
Letture della domenica
Lo Spirito parla al cuore
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Catechesi del tempo…
Liturgia delle ore…Vespri o Compieta
Canto
Consacrazione ai tre Sacri Cuori
Preghiera a Maria prima di dormire
Canto di chiusura: HO
LOTTATO TANTO
Propositi settimanali
Appuntamento successivo
La preghiera di Gesù è la nostra (canto)
Dove due o tre sono uniti nel mio nome,
io sarò con loro, pregherò con loro,
amerò con loro perché il mondo venga a te,
o Padre, conoscere il tuo amore è avere vita con te.
Voi che siete luce della terra, miei amici,
risplendete sempre della vera luce,
perché il mondo creda nell'amore che c'è in voi,
o Padre, consacrali per sempre e diano gloria a te.
Ogni beatitudine vi attende nel mio giorno
se sarete uniti, se sarete pace, se sarete puri,
perché voi vedrete Dio che è Padre,
in lui la vostra vita gioia piena sarà.
Voi che ora siete miei discepoli nel mondo,
siete testimoni di un amore immenso,
date prova della speranza che è in voi,
coraggio,
vi guiderò per sempre: io rimango con voi.
Spirito, che animi la Chiesa e la rinnovi,
donale fortezza, fa' che sia fedele
come Cristo che muore e risorge,
perché il Regno del Padre
si compia in mezzo a noi e abbiamo vita in lui,
si compia in mezzo a noi e abbiamo vita in lui.
Consacrazione alla Madonna
Consapevole della mia vocazione cristiana io rinnovo oggi nelle Tue mani, o Maria, gli impegni del mio
Battesimo. Rinuncio a satana, alle sue seduzioni, alle sue opere e mi consacro a Gesù Cristo per portare con
Lui la mia croce nella fedeltà di ogni giorno alla volontà del Padre. Alla presenza di tutta la Chiesa Ti
riconosco per mia Madre e Sovrana. A Te offro e consacro la mia persona, la mia vita e il valore della mie
buone opere passate, presenti e future. Disponi di me e di quanto mi appartiene alla maggior gloria di Dio,
nel tempo e nell’eternità. Amen
Consacrarsi a Maria è guardare a Lei come al modello da imitare nella fedeltà a Gesù.
Ella stessa ci incoraggia: fate tutto quello che Egli vi dirà !
La Consacrazione è accogliere Maria nella nostra vita:..allora non saremo più soli!
Consacrazione ai tre Sacri Cuori
Sacro Cuore di Gesù, Immacolato Cuore di Maria, Castissimo Cuore di San Giuseppe, io vi consacro in
questo giorno (o notte), la mia mente, le mie parole, il mio corpo, il mio cuore e la mia anima affinché si
compia attraverso di me in questo giorno (o notte) la Vostra Santa Volontà. Amen
Preghiera a Maria Santissima prima del riposo notturno
“O Vergine, si fa tardi,
tutto si addormenta sulla terra,
è l’ora del riposo: non abbandonarmi !
Metti la tua mano sui miei occhi
Come una buona madre.
Chiudili dolcemente alle cose di quaggiù.
L’anima mia è stanca di affanni e di tristezze,
la fatica che mi attende è qui a me vicina.
Metti la tua mano sulla mia fronte,
arresta il mio pensiero.
Dolce sarà il mio riposo,
se benedetto da te.
Perché domani il tuo povero figlio
Si desti più forte
E riprenda allegramente
Il peso del nuovo giorno.
Metti la tua mano sul mio cuore. Lui solo vegli
sempre e Ridica al suo Dio Un amore eterno
Messaggio del 25 marzo 2009
“Cari figli, in questo tempo di primavera quando tutto si risveglia dal sonno dell’inverno, svegliate anche voi le vostre
anime con la preghiera affinchè siano pronte ad accogliere la luce di Gesù risorto. Sia Lui, figlioli, ad avvicinarvi al suo
Cuore affinchè siate aperti alla vita eterna. Prego per voi e intercedo presso l’Altissimo per la vostra sincera conversione.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”
Messaggio del 2 Marzo 2009 a Mirjana
“Cari figli! Sono qui in mezzo a voi. Guardo nei vostri cuori feriti e inquieti. Vi siete persi, figli miei. Le vostre ferite del
peccato diventano sempre più grandi e sempre di più vi allontanano dalla vera verità. Cercate la speranza e la
consolazione nei posti sbagliati, invece io vi offro la sincera devozione che si nutre di amore, di sacrificio e di verità. Io vi
dò mio Figlio.” La Madonna era triste.
Messaggio del 18 marzo 2009 a Mirjana
“Cari figli! Oggi vi invito a guardare in modo sincero e a lungo nei vostri cuori. Che cosa vedrete in essi? Dov'è in essi
mio figlio e il desiderio di seguirmi verso Lui? Figli miei, questo tempo di rinuncia sia un tempo nel quale domandarvi:
che cosa vuole Dio da me personalmente? Che cosa devo fare? Pregate, digiunate e abbiate il cuore pieno di misericordia.
Non dimenticate i vostri pastori. Pregate che non si perdano e che restino in mio figlio, affinchè siano buoni pastori per il
loro gregge.” La Madonna ha guardato tutti i presenti e ha continuato: “Di nuovo vi dico: Se sapeste quanto vi amo
piangereste di felicità. Grazie.”
“Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa”. Giov. Paolo II
Giuseppe, sposo della Vergine Madre di Dio,
insegnaci incessantemente tutta la verità divina e tutta
la dignità umana contenute nella vocazione di sposi e
di genitori!
San Giuseppe, ottienici da Dio, che cooperiamo, con
costanza, con la grazia del grande sacramento nel
quale uomo e donna si promettono reciprocamente
l’amore, la fedeltà e l’onestà coniugale, fino alla
morte!
San Giuseppe, uomo giusto, insegnaci l’amore
responsabile verso coloro che Dio ci affida in modo
particolare: l’amore tra i coniugi, l’amore tra i genitori
e coloro ai quali i genitori danno la vita!
Insegnaci la responsabilità verso ogni vita, dal primo
momento del concepimento, fino all’ultimo istante su
questa terra.
Insegnaci un gran rispetto per il dono della vita.
Insegnaci ad adorare profondamente il Creatore, padre
e datore della vita.
San Giuseppe, patrono del lavoro umano, aiutaci in
ogni lavoro che è vocazione dell’uomo sulla terra.
Insegnaci a risolvere i difficili problemi collegati col
lavoro nella vita delle generazioni, a cominciare dai
giovani, e nella vita delle società.
San Giuseppe, protettore della Chiesa preghiamo Dio
con queste parole:
“O Dio onnipotente, che hai voluto affidare gli inizi
della nostra redenzione alla custodia premurosa di san
Giuseppe, per sua intercessione concedi alla tua
Chiesa di cooperare fedelmente al compimento
dell’opera di salvezza”.
Preghiera per i sacerdoti ISPIRATA DAL SIGNORE
Signore Gesù, santifica tutti i Sacerdoti per i meriti della tua Santa Passione, perché possano essere la tua vera
immagine pura e santa nel mondo. Signore Gesù, per l'amarezza che hai provato per il bacio di Giuda traditore, fa' che
ritornino alla Grazia santificante tutti i Sacerdoti che furono infedeli alla loro vocazione e continuano ostinati nei peccati
del mondo. Te lo chiediamo per l'intercessione del Cuore Immacolato di Maria e del Cuore Castissimo di San
Giuseppe.
Eterno Padre, offriamo il Santo Volto del Tuo Figlio Gesù per le mani di Maria con l'intero generoso olocausto di tutti
noi stessi in riparazione di tanti peccati che si commettono, specialmente delle offese al SS. Sacramento dell'Altare. Te
lo offriamo in modo particolare perché i Sacerdoti mostrino al mondo con la santità della vita, l'adorabile fisionomia del
Divin Volto, irradiando la luce della verità e dell'amore per il trionfo della Chiesa e la propagazione del Regno.
O Gesù il tuo Cuore è dolce ed amabile sorgente donde scaturisce ogni bontà e misericordia, traboccante d’Amore.
Immergi l’Anima di tutti i Tuoi ministri nel Tuo sangue preziosissimo, affinché s’immolino con lo stesso Amore con cui
Tu sei morto e risorto, per salvare le anime. Amen 3 Ave Maria
DOMENICA DELLE PALME E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE Anno B
Prima Lettura Is 50,4-7
Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare confuso.
Dal libro del profeta Isaìa
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a
coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per
questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso.
SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 21
Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?
Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
storcono le labbra, scuotono il capo:
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».
Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.
Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.
Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.
Seconda Lettura Fil 2,6-11
Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippèsi
Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si
pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.
Vangelo Mc 14,1-15,47
La passione del Signore
Indicazioni per la lettura dialogata:
X = Gesù; C = Cronista; D =Discepoli e amici; F =Folla; A =Altri personaggi
Cercavano il modo di impadronirsi di lui per ucciderlo
C Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Àzzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturare Gesù
con un inganno per farlo morire. Dicevano infatti: A «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo».
Ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura
C Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di
alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo
capo. Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: A «Perché questo spreco di profumo? Si poteva venderlo per più di
trecento denari e darli ai poveri!». C Ed erano infuriati contro di lei.
Allora Gesù disse: X «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. I poveri infatti li
avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. Ella ha fatto ciò che era in suo
potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il
mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto».
Promisero a Giuda Iscariota di dargli denaro
C Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. Quelli, all’udirlo, si
rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno.
Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: D «Dove vuoi che andiamo a
preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». C Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: X «Andate in città
e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice:
Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una
grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». C I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come
aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà
Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: X «In verità io vi dico: uno
di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». C Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: D «Sono forse
io?». C Egli disse loro: X «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. Il Figlio dell’uomo se ne va, come
sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse
mai nato!».
Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue dell’alleanza
C E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: X«Prendete, questo è il
mio corpo». C Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: X«Questo è il mio sangue
dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo
berrò nuovo, nel regno di Dio».
Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai
C Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù disse loro: X «Tutti rimarrete scandalizzati, perché
sta scritto: “Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse”. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». C
Pietro gli disse: D «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». C Gesù gli disse: X «In verità io ti dico: proprio tu, oggi,
questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». C Ma egli, con grande insistenza, diceva: D
«Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». C Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.
Cominciò a sentire paura e angoscia
Giunsero a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: X «Sedetevi qui, mentre io prego». C Prese con
sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: X «La mia anima è triste fino alla morte.
Restate qui e vegliate». C Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui
quell’ora. E diceva: X «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma
ciò che vuoi tu». C Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: X «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una
sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». C Si allontanò di
nuovo e pregò dicendo le stesse parole. Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti
pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. Venne per la terza volta e disse loro: X «Dormite pure e riposatevi! Basta!
È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi
tradisce è vicino».
Arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta
C E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai
capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: D «Quello che
bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». C Appena giunto, gli si avvicinò e disse: D «Rabbì» C e lo
baciò. Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo
sacerdote e gli staccò l’orecchio. Allora Gesù disse loro: X «Come se fossi un brigante siete venuti a prendermi con spade
e bastoni. Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le
Scritture!». C Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un
lenzuolo, e lo afferrarono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo.
Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?
Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Pietro lo aveva
seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al
fuoco. I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la
trovavano. Molti infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi. Alcuni si
alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: A «Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio,
fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo”». C Ma nemmeno così la loro
testimonianza era concorde. Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: A «Non
rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». C Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il
sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: A «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». C Gesù rispose: X «Io lo sono!
E vedrete il Figlio dell’uomo
seduto alla destra della Potenza
e venire con le nubi del cielo».
C Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: A «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la
bestemmia; che ve ne pare?». C Tutti sentenziarono che era reo di morte. Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli
il volto, a percuoterlo e a dirgli: F «Fa’ il profeta!». C E i servi lo schiaffeggiavano.
Non conosco quest’uomo di cui parlate
Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a
scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: A «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». C Ma egli negò, dicendo: D «Non
so e non capisco che cosa dici». C Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire
ai presenti: A «Costui è uno di loro». C Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: A «È
vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». C Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: D «Non conosco
quest’uomo di cui parlate». C E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli
aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto.
Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?
E subito, [al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero
in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: A «Tu sei il re dei Giudei?». C Ed egli
rispose: X «Tu lo dici». C I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: A «Non
rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». C Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.
A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si
trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata,
cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: A «Volete che io rimetta in libertà per voi il re
dei Giudei?». C Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti
incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: A «Che cosa
volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». C Ed essi di nuovo gridarono: F «Crocifiggilo!».
C Pilato diceva loro: A «Che male ha fatto?». C Ma essi gridarono più forte: F «Crocifiggilo». C Pilato, volendo dare
soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse
crocifisso.
Intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo
Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora,
intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: F «Salve, re dei Giudei!». C E
gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo
essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per
crocifiggerlo.
Condussero Gesù al luogo del Gòlgota
Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di
Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino
mescolato con mirra, ma egli non ne prese.
Con lui crocifissero anche due ladroni
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del
mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero
anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra.
Ha salvato altri e non può salvare se stesso!
Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: F «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci
in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». C Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano
beffe di lui e dicevano: A «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce,
perché vediamo e crediamo!». C E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.
Gesù, dando un forte grido, spirò
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: X
«Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», C che significa: X «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». C Udendo questo,
alcuni dei presenti dicevano: A «Ecco, chiama Elia!». C Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna
e gli dava da bere, dicendo: A «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». C Ma Gesù, dando un forte grido,
spirò.
(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)
Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in
quel modo, disse: A «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».]
C Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il
minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con
lui a Gerusalemme.
Giuseppe fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro
Venuta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatèa, membro autorevole del
sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si
meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. Informato dal centurione,
concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo
mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. Maria di Màgdala e Maria
madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto
RIFLESSIONE
Cari amici,
tra l'entrata trionfale di Gesù in città e la sua uscita miserabile è successo qualcosa di terribile. COSA? Partecipiamo al
dramma e cerchiamo di capire cosa succede nel nostro cuore quando vi entra Gesù... metterà in crisi i nostri idoli e le
immagini sopportabili che ci siamo create? Non fuggiamo dalla città... rimaniamo in questo tempo in cui si decidono tante
vite, tanti destini, tante storie, comprese le nostre e non colpevolizziamoci se siamo nati peccatori; non abbiamo chiesto
noi di nascere peccatori però, dinanzi a questa condizione umana, CONVERSIONE è riconoscere la nostra miseria... e
comunque in questa domenica delle Palme godiamo anche noi di questa gioia del Regno che si avvicina.
Ciao e buona Pasqua a tutti
fra Claudio M.osm
MEDITIAMO
"La mattina che mi dissero: tua figlia ha la leucemia" di Luigi Amicone (24/03/09)
È la tarda mattinata del 19 dicembre 2005, sono in redazione, squilla il telefono, è mia moglie Annalena. Mia figlia Lucilla era andata
a sciare e la mattina del lunedì si era svegliata dolorante in tutte le ossa. «Sarà influenza». Però è pallida come un cencio. Era seguito
il viaggio al pronto soccorso, poi il responso dei medici dell’ospedale pubblico San Gerardo di Monza. «Leucemia grave, signora,
molto grave». E più tardi in corsia. «Signora non sappiamo se sopravvive alla prima chemio, forse...». Sono circa le sei del
pomeriggio quando mi presento all’ospedale. Lucilla è seduta sul suo lettino, cameretta singola, pallida, avvolta nella sua camicia da
notte come in un sudario di morte. Come va, Lalla? «Uno schifo, pa’». Lei che ti biascica altre cose e tu che non pensi ad altro che tua
figlia è nelle mani di chissà cosa (scusate, permettetemi di averlo chiamato Dio, lì per lì). «Vedi papà... - e piange - vedi, non me ne
frega niente della morte, è che proprio adesso doveva capitare! Proprio adesso che c’è Natale e noi dovevamo stare tutti insieme nella
nostra bella famiglia (sì, disse così, Lucilla: “bella”, e io faccio ancora così fatica a crederci!), adesso che dovevo andare in vacanza
con i miei amici di Gs! Ma perché Gesù mi fa questo! Non poteva aspettare almeno la fine delle vacanze!?». E poi, stringendo i denti
e i pugni, «È un pirla!». Un pirla? Chi è un pirla Luci? «Gesùùùù!!!!!». Be’, dico io, adesso calma. Poi la guardo e so soltanto che le
devo una risposta. Neanche un po’, dico. «Neanche un po’ cosa?». Dico che Gesù non è neanche un po’ pirla. «E allora perché mi fa
questo? Ti sembra giusto che Gesù faccia queste cose?». Dentro di me dico: so forse qualcosa più di questa bambina, io? No, non so
niente, non capisco un accidente, so soltanto che il nemico dice nel corpo di mia figlia: «Presente»! Stai davanti a questa realtà mi
dico. Non scappare, non tirare in ballo Dio, né i santi, né la Madonna. Mi viene un primo pensiero mentre affondo lo sguardo dentro
gli occhi umidi e il naso colante di mia figlia. Mi viene in mente la fitta che ha dentro mamma Annalena, il suo pianto al telefono, il
suo dolore di madre. Senti Lalla, tu sai che io e mamma vorremmo essere al posto tuo, lo sai, vero? «Lo so». Però non possiamo
essere al posto tuo. Perciò quello che ti sto dicendo è vero. Ma non è del tutto vero. «Cioè?». Cioè il fatto che io e tua madre
vorremmo essere al posto tuo, non è una risposta. La realtà è diversa. Il posto è tuo, e nessuno te lo può togliere. Nessun bene del
mondo, neanche quello di tuo padre e di tua madre. «Già, bella scoperta». Avanti, mi dico, rispondi, ti sta spaccando la faccia. E
chissà come mi ripassa davanti agli occhi la scena di diciannove anni fa quando una sera Annalena torna a casa, il viso scuro, neanche
mi saluta, corre in camera... un lamento soffocato. «Cosa c’è, Annalena?». «C’è che questa figlia morirà, ho la toxoplasmosi». E giù a
piangere. Non so che fare se non abbracciarla, stringerla, sussurrarle «Annalena, questa figlia è un dono, la vita non è nostra,
fidiamoci». Ecco - dico a Lucilla rivangando quella storia - quella figlia che non doveva nascere sei tu. Invece sei nata, ci sei. Ecco la
verità intera: non a noi, ma a un Altro appartiene l’essere. Lucilla rimane silenziosa, poi dice niente, annuisce con la testa, dice il suo
«sì, è così».
È cambiato qualcosa della sua malattia? Niente. Ma come è cambiata lei, in quel nanosecondo che ha detto il suo «sì» all’evidente!
Dalla disperazione più nera, alla determinazione ad andare in guerra. Dalla lamentazione sulle possibilità negate del Natale e della
vacanza, al punto di fuga dell’adesione alla realtà così com’è. Da allora non se n’è parlato più, né del Natale perduto, né delle vacanze
sfumate. Presenza, solo presenza al presente, combattendo come un leone, disfacendosi nel corpo e sette volte rinascendo più bella di
prima, più bella fuori e dentro, anche se in certi momenti avrebbe voluto morire. Come in effetti sarebbe potuta morire, come quel
ragazzino della stanza accanto.
Ripensandoci, le situazioni più tragiche sono quelle più semplici. Perché si può, si deve, solo accettare. Perché dall’accettare viene
l’imparare. Riflettendoci, non è che la nostra pietà e la nostra compassione e il nostro amore siano falsi. È che non completano mai
niente, è che per quanto buoni e sensibili e amorevoli e compassionevoli e pietosi possiamo essere, non siamo capaci, direbbe Ibsen,
di un solo atto completo di virtù in tutta la nostra vita. Ci vuol niente a insegnare a disperare.
Ma insegnare a vivere, questa sì è un’impresa degna anche dell’ultimo malato terminale.
MA PERCHE’ ODIANO TANTO LA CHIESA? di Antonio Socci (19/03/09)
Ecco il messaggio della Madonna (affidato a Mirjana) del 18 marzo 2009: “Cari figli ! Oggi vi invito a guardare in modo sincero e
a lungo nei vostri cuori. Che cosa vedete in essi ? Dov’è in essi mio Figlio e il desiderio di seguirmi verso Lui ? Figli miei,
questo tempo di rinuncia sia un tempo nel quale domandarvi: che cosa vuole Dio da me personalmente ? Che cosa devo fare ?
Pregate, digiunate e abbiate il cuore pieno di misericordia.
Non dimenticate i vostri pastori. Pregate che non si perdano e che restino in mio Figlio, affinchè siano buoni pastori per il loro
gregge”. A questo punto la Madonna ha guardato tutti i presenti e ha continuato:
“Di nuovo vi dico: se sapeste quanto vi amo, piangereste di gioia. Grazie”
In queste straordinarie parole, semplici e luminose, c’è tutto. Il mondo che non conosce l’amore (e spesso vive di odio ideologico)
detesta la Chiesa. Continuamente l’attacca. Ogni giorno uno stillicidio di polemiche assurde, soprattutto contro il Papa (talora,
tristemente, con la collaborazione di qualche cattolico)
Qua sotto gli episodi più assurdi degli ultimi giorni. Con uno splendido articolo iniziale di Roberto Fontolan uscito sul Sussidiario.net
PAPA/ Un articolo senza titolo di Roberto Fontolan giovedì 19 marzo 2009
Possiamo immaginarci la scena. Una redazione qualsiasi. Stanze ex fumose (ora è vietato). Giovanotti trafficano ai computer
chiacchierando di quant’era bella la professione e quanto non lo sarà più. Facciamoci due passi fino al bar. Sussurri sulle prossime
nomine in Rai che daranno il via alla classica (e sempre attuale) “rumba dei direttori” (un gioco che si svolge a porte chiuse e al quale
accedono da sempre gli stessi sette-otto nomi, a proposito di caste).
La tv è accesa, su Sky o Rainews. Giornata media, noia media. Fino a che sui monitor compare un flash d’agenzia, il cui titolo,
presumiamo, sarà: “Papa in Africa: no al preservativo”. Ehi, esclama il caposervizio addetto al controllo delle notizie, abbiamo un
titolo, finalmente! Già, i titoli. Con il titolo si fa tutto. Si condanna una persona (stupratore, ladro, corrotto, pedofilo, in questo caso
viene meglio se prete). Si esaurisce un mondo. Si distrugge un pensiero.
Generalmente parlando i titoli “funzionano” (si dice proprio così) quando sono negativi e devastanti. Ne sa qualcosa lo stesso Papa, da
Ratisbona all’affaire lefebvriani si sarà accorto di quanto costa, di quanto pesa un titolo. Ormai pochissimi leggono gli articoli per
intero o ascoltano tutto il telegiornale. Bastano i titoli “per far capire”. L’evento, l’uomo, la storia e la filosofia. In tre o quattro parole,
una o due righe, ecco fatto. Non serve altro.
Se il giornalismo fosse un mondo onesto e leale li dovrebbe abolire. O obbligarsi a usare solo una parola. L’altro ieri, sulla notizia che
ha svegliato il caposervizio di turno in un giorno medio avrebbe dovuto esserci la parola Africa, o Papa, o anche Aids, o persino
Preservativo (piuttosto parziale, ma almeno oggettivo). E così sui giornali e telegiornali di ieri. Niente altro, né occhielli, né sommari.
Una parola per segnalare e basta, non una mannaia per decapitare. Che bellezza, che liberazione, essere costretti a leggere tutto, ad
ascoltare tutto. O a ignorare tutto. Però tutto.
Certo, si può truffare anche scrivendo diecimila caratteri, ma noi lettori-telespettatori-ascoltatori siamo disposti a rischiare. Vogliamo
tutto, dateci tutto. Non più giochi di parole, non più buchi della serratura da dove guardare l’immensità del reale, non più tramezzi di
cartone dai quali origliare la faticosa esistenza dei vicini, non più strizzatine d’occhio compiaciute e sadiche, non più letture
condizionate pregiudicate guidate.
Parlando in aereo con i vaticanisti, Benedetto XVI ha risposto a cinque domande. Nell’ordine: la “solitudine” del Papa, la crisi
economica, la prossima enciclica, il cristianesimo e le sette in Africa, la posizione della Chiesa rispetto all’Aids. Ed ecco cosa
ha risposto (lo riprendiamo dal Vatican Information Service, attendibile perché ufficiale e letterale): «Penso che la realtà più
efficiente, più presente sul fronte della lotta contro l'Aids sia proprio la Chiesa cattolica, con i suoi movimenti. [...] Direi che
non si può superare questo problema dell'Aids solo con slogan pubblicitari. Se non c'è l'anima, se gli africani non si aiutano,
non si può risolvere il flagello con la distribuzione di profilattici: al contrario, il rischio è di aumentare il problema. La
soluzione può trovarsi solo in un duplice impegno: il primo, una umanizzazione della sessualità, cioè un rinnovo spirituale e
umano che porti con sé un nuovo modo di comportarsi l'uno con l'altro, e secondo, una vera amicizia anche e soprattutto con
le persone sofferenti, la disponibilità, anche con sacrifici, con rinunce personali, ad essere con i sofferenti».
C’è qualcuno che possa dire che il giudizio del Papa non sia vero? Che possa sostenere che si può risolvere il flagello dell’Aids
solo con i profilattici? Che non sia necessaria una «umanizzazione della sessualità»? Non desideriamo tutti «un nuovo modo di
comportarsi»? E l’amicizia con i sofferenti è forse sbagliata? Anche i più accaniti mangiapreti, se sono uomini, devono essere
d’accordo.
Ma poi su queste parole è arrivato il titolo che le ha demolite prima e annichilite poi (come accade ormai per ogni titolo di ogni
notizia). Ed è stato il solito teatrino di commenti e notazioni intelligenti, tipo “è la prima volta che il Papa usa la parola
profilattico” o “si vorrebbe evitare di cadere nella trappola che quella parola mette sul sentiero di una delle rare occasioni che
si hanno in Italia di parlare delle realtà e dei problemi dell’Africa”.
Già, si vorrebbe evitare, ma non si può. La trimurti del giornalismo “moderno”, vouyerismo-cinismo-giustizialismo, lo vieta.
In fondo, che ce ne frega dell’Africa?
(PS. Come titolo per questo articolo propongo: “Questo articolo non dovrebbe avere un titolo”. Confido in voi, amici deI Sussidiario)