Seminario 2009

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Seminario di teologia fondamentale
Anno 2010
«Prendete e mangiate»: la simbolica del corpo,
l’incanto del mondo e i sensi dell’uomo spirituale.
DARIO CORNATI
[Titolo del corso]. «Prendete e mangiate …»: la simbolica del corpo, l’incanto del
mondo e i sensi dell’uomo spirituale. Un azzardo della mente e del cuore: la
tradizione dei cinque sensi spirituali (Il Cantico dei Cantici, il IV evangelo, Agostino,
Origene, Bonaventura) a stretto contatto con la più ospitale fenomenologia del
sentire (Merleau-Ponty; Derrida; Nancy; Chrétien).
[Obiettivi]. Quale rapporto può sussistere tra una dottrina medievale dei sensi
spirituali e una teoria della percezione, addestrata allo sguardo severo della
fenomenologia di Husserl? Quale legame può accendersi fra la poetica dell’amore
del Cantico, apprezzata nella vivida storia dei suoi effetti letterari, e la ricerca di
Merleau-Ponty attorno alle simboliche indiziale del corpo? Tra il paradigma
dell’«apex affectus» scolastico, cuore dell’antropologia bonaventuriana, e l’ideale
kantiano dell’immaginazione? Tra l’evangelo dei sensi (Balthasar), per cui il credere
è figura originaria e destinale di un vedere, di un udire, di un toccare, e i dialoghi a
distanza fra Jacques Derrida e Jean-Luc Nancy sulla natura più fondamentale del
“con-tatto”? L’intento della ricerca - prodotta da simili e nuove provocazioni aderisce al programma di una riflessione fondamentale che in ordine all’estetico
della coscienza non individua in nessun punto della sua costituzione il sospetto di
una dimensione notturna o di un livello irrazionale, ma riconosce sin dai gradi
elementari del sentire l’iscrizione dell’«uomo spirituale», convocato alla grazia di un
ascolto e al riverbero di un legame, in cui si apre lo spazio di una trasfigurazione
voluta.
[Contenuti previsti]. Quando San Tommaso nelle pagine della Summa (I, q. 78, a.
4) invita a riconoscere nell’umano la presenza di un entelechia della percezione,
allude chiaramente ad una vocazione affettiva della coscienza, che precede e
informa la funzione peculiare dei cinque sensi fondamentali. Chi può negarlo?
L’apporto intenzionale - il legame particolare, che ognuno dei sensi interpreta
nell’esperienza del mondo - non si appiattisce affatto sulla geografia del corpo, e
men che meno precipita nella trasparenza della coscienza; al contrario, si qualifica e
si potenzia nel felice gioco della trasposizione, che lo spinge da un capo all’altro
della soggettività, nella sua tensione ospitale. Basta osservare e prender nota di ciò
che accade. L’udito e il contatto corrono da sempre verso la precisione della visione,
non solo all’alba della Risurrezione! La vista e l’ascolto cercano con buon diritto la
reciprocità del contatto, prendendo anche solo un boccone di pane dalla tavola della
condivisione. Il tatto e la vista, invece, corrono in tutta fretta verso l’udito:
adoperandosi all’ascolto del cuore, l’angelo della comunione più interiore. Nulla nella sfera estetica dei sensi - farebbe pensare, anche solo per un istante, alla deriva
narcisistica di una gelosa autorealizzazione; alla forma attorcigliata di un’esperienza
che si accontentasse del modello neutrale e impersonale della liquida
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rappresentazione. Al contrario; è la figura felicemente irrimediabile di questo
incessante ‘girotondo’, di questo vincolo dei vincoli, che fa del corpo un incanto, ad
imporre in maniera quasi folgorante l’idea condivisibile di una «sensibilità
compiuta»: vale a dire l’idea di un telos affettivo, di un fondo estetico della
coscienza, di un senso dei sensi, che la ragione teologica avrebbe motivo di onorare,
scoprendola ad un capello di distanza dalla tradizione dei cinque «sensi spirituali».
Alla forza della provocazione dovrà pertanto affiancarsi il ritmo lento di una
verifica meno spregiudicata che, nella frequentazione di voci e di strumenti,
all’orecchio non ancora accordati, confessa in modo assolutamente sorprendente gli
effetti di una realizzazione sinfonica, tra campi considerati estranei nel sistema del
sapere. Le questioni per gli uni e gli altri, per gli antichi e i moderni, arriverebbero
addirittura a sposarsi, se qualcuno permettesse loro di fissare anche solo un rapido
appuntamento. Dove situare il senso maggiorente spirituale? Cosa mai intendere
con le espressioni di un’«apex affectus», di una «cima dell’anima», di «sintesi della
coscienza»? Quale il ruolo assunto dall’immaginazione nella sintesi dell’uomo
spirituale?
[Metodo assunto]. Accanto ai due interventi previsti (il primo di carattere
introduttivo e l’ultimo di effettivo congedo), curati personalmente dal professore, si
rendono necessari almeno 8 contributi personali degli studenti, secondo la modalità
di una lettura accorta del contributo bibliografico prescelto e di una restituzione
critica del suo nucleo teorico. La durata dell’esposizione non potrà superare il limite
imposto dei 50 min. di tempo. E dovrà essere accompagnata da una scheda sintetica,
comprensiva di un indice ragionato del discorso, di una piccola antologia dei passi
esemplari stralciati e di una griglia di domande aperte. Non meno di 30 minuti,
nell’arco di ogni seduta, verranno garantiti ad un esercizio agile di confronto: in
grado di ospitare l’esigenza della chiarificazione immediata e la ripresa del tema
unitario. Lo sviluppo del seminario e la ricchezza del dibattito troveranno posto in
un preciso verbale che verrà allestito, nel dettaglio, in vista dell’incontro successivo.
[Bibliografia].
HANS URS. von BALTHASAR, «I sensi spirituali», in Gloria, vol. I, 337-392, Milano, Jaca Book. 1985
HANS URS. von BALTHASAR, «La facoltà visiva dei cristiani», in «Homo creatus est» (Saggi teologici - V),
Brescia, Morcelliana, 1991
DAVID LE BRETON, «Il sapore del mondo. Un’antropologia dei sensi», Milano, Raffaello Cortina, 2007
JEAN LOUIS CHRÉTIEN, «Simbolica del corpo», Assisi, Cittadella, 2009
JACQUES DERRIDA, «Toccare, Jean-Luc Nancy», Genova, Marietti, 2008
JEAN-MARC FERRY, «Le grammatiche dell’intelligenza», Milano, Medusa, 2008
M. JOUSSE, «La manducation de la parole», in «Anthropologie du geste», Paris, Gallimard, 1978.
MAURICE MERLAU-PONTY, «L’occhio e lo spirito», Lecce, Milella, 1971
KARL RAHNER, «La doctrine des “sens spirituels” au Moyen-Age en particulier chez S. Bonaventure»,
Revue d’Ascetique et Mystique, 14 (1933); in Teologia dall’esperienza dello Spirito, Roma, San Paolo,
1978 / Nuovi saggi VI.
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AGENDA (10 incontri)
Giovedì, 25 febbraio >> L’IPOTESI DI LAVORO, IL METODO E IL PROGRAMMA >
Giovedì, 4 marzo >> LA PROVOCAZIONE ‘ESTETICA’ DI BALTHASAR > SCOTTI ANGELA
Giovedì, 11 marzo >> IL “RACCONTO FONDATORE” DEL CANTICO DEI CANTICI > BERTULETTI PAOLO
Giovedì, 18 marzo >> LA «SIMBOLICA DEL CORPO» DI CHRÉTIEN > AMBU GABRIELE
Giovedì, 25 marzo >> LE «GRAMMATICHE DELL’INTELLIGENZA» DI FERRY > CORONA JAVIER
Giovedì, 22 aprile >> LA «PAROLA MANGIATA» IN JOUSSE > PERUZZOTTI FRANCESCA
Giovedì, 29 aprile >> IL TATTO E LA MANO NEL PENSIERO DI DERRIDA > CASTIGLIONI LUCA
Giovedì, 6 maggio >> IL GUSTO, IL SAPORE, IL SUONO NELL’ANTROPOLOGIA DI BRETON > SCARATO G.
Giovedì, 13 maggio >> L’OCCHIO E LO SPIRITO SECONDO MERLEAU-PONTY > CAMBRIA DOMENICO
Giovedì, 20 maggio >> LOGOS E LEGATURE DEL CORPO >
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