MUSICA LEGGERA CRISTIANA E NUOVA EVENGELIZZAZIONE Un ponte possibile verso le nuove generazioni (don Mimmo IERVOLINO) PREMESSA E’ una piccola ricerca personale che non è esaustiva. Non sono andato a rovistare dappertutto. Tra il materiale che ho avuto fra le mani, ne ho dedotto quanto segue. Se non siete d’accordo o avete da segnalarmi eventuali articoli, riviste, libri, per l’approfondimento, ve ne sarei molto grato. Tutto quello che mi suggerirete deve essere bene documentato, altrimenti non potrò citarlo in un futuro lavoro, rielaborato. I limiti sono dovuti anche al tempo. Dovendo consegnare il lavoro per l’incombere dell’esame, ho fatto quello che ho potuto, con le risorse che avevo. INTRODUZIONE Questo lavoro si svolge in due capitoli. Nel primo ci si inoltrerà attraverso una ricognizione sociologica, del Ferrarotti, nel mondo giovanile, ma soprattutto si prenderà coscienza di quanto la musica leggera (rock, pop, rap ecc.) sia importante per i giovani, tanto da identificarvisi, da “abitarla”. La stessa identificazione viene sottolineata anche dal punto di vista di un musicologo, Michelone, e di un giornalista-scrittore, Climati. Il mondo giovanile dunque, viene studiato attentamente se non altro perché è una fetta di target che consuma musica e l’industria della musica leggera il music-business1 lo sa. Prenderemo poi coscienza che la musica leggera di ispirazione cristiana2 e più specificamente, cattolica, “non esiste”, né per il mondo secolare, né per quello “religioso”. Cioè per quelle istituzioni: Chiesa, scuola, famiglia, che potrebbero invece usarla come ponte, come ulteriore strumento di dialogo, verso i giovani e i giovanissimi. Questi ultimi, guidati dai mass media conoscono solo la musica secolare e non anche quella di ispirazione cristiana. Questa “nuova musica”, così, è in cerca di un riconoscimento “culturale”. Intanto ci sono agenzie nate spontaneamente, che la promuovono. Nel capitolo secondo muoveremo i passi dai prodromi della nuova evangelizzazione, lanciata da Giovanni Paolo II e dall’esigenza che vengano individuati e usati, linguaggi nuovi per una comunicazione efficace della fede. Si terrà conto moltissimo del lavoro di M.C. Carnicella, Comunicazione ed evangelizzazione nella Chiesa. Daremo il profilo dell’evangelizzatore del XXI secolo che deve muoversi tra la dimensione profetica e quella poetica, tra la narrazione e i linguaggi dei Media. Faremo riferimento anche alle linee di pastorale giovanile date dal Tonelli, nel Dizionario di Pastorale giovanile, delle edizioni LDC, dove si accenna all’importanza della musica per aggregare i giovani (ma senza specificare di che musica si tratta). 1 Cfr. F. CORIASCO, Musica: e adesso?, in «Città Nuova», 19 (2001), 64. Il discorso su questo tipo di musica si allarga anche verso il mondo evangelico, qui ci riferiremo ad essa solo nell’ambito cattolico. 2 Si arriverà alla conclusione che la musica leggera cristiana può essere un valido strumento per l’evangelizzazione delle nuove generazioni. Uno strumento del quale bisogna ancora scoprirne il valore. Mentre in Italia e nel mondo cattolico, si è ancora in alto mare c’è da constatare che in quello evangelico, specie negli USA, un tale discorso è già avviato da tempo: La cultura delle chiese evangeliche si è sempre sintonizzato su quella popolare. Ne è un esempio in America lo sviluppo della musica degli evangelici, che ha continuamente adattato ritmi e forme della musica popolare americana. Oggi la loro musica religiosa è una variazione popolare di quella “country-western” e “rock”. I cantautori del Vangelo sono tra i migliori artisti della musica popolare e molti divi della musica popolare, come Bob Dylan, passano dalla musica pop religiosa a quella pop profana e viceversa. 3 Infine proporremo una breve ricognizione su due lavori discografici che vogliono, senza presunzione, essere un tentativo di nuova evangelizzazione attraverso la musica leggera cristiana: Buonenuove, Jesus on line. Capitolo primo IL MONDO GIOVANILE E LA MUSICA LEGGERA CRISTIANA 1. Il mondo giovanile odierno tra il ‘sentire’ e la musica Secondo uno studio del sociologo di F. Ferrarotti, i giovani delle ultime generazioni formatisi all’ombra dei Mass Media, televisione in primis, avrebbero una “identità labile”, legata più a impressioni del momento, sensazioni effimere, stati d’animo fuggevoli, che a idee forza solide, su cui costruire la propria identità. Egli nota la differenza tra “l’uomo di carattere” di fine XIX secolo e fino alla II guerra mondiale, e l’uomo “labile” della seconda metà del XX secolo e dell’inizio del XXI. 4 «Nulla di granitico»5 e, l’orizzonte sociologico e psicologico del mondo giovanile si colora già di opacità, di confusione. Un mondo variegato, complesso a volte non codificabile, ma che dentro ha tutte le potenzialità per definirsi. Continua il nostro sociologo: I giovani d’oggi non hanno passato. Se ce l’ hanno, lo ignorano. Non lo riconoscono. Non ci pensano. Sono le docili, consenzienti vittime della tentazione dell’oblio. Sono orfani, ma non chiamano i loro padri. Perché sanno che è inutile, che sono morti e che, se per avventura non fossero morti, è come se lo fossero. Non hanno niente da dire. Non capiscono “il pianeta dei giovani”6. Parlano da un altro luogo. Più spesso, guardano in silenzio i giovani, i loro figli, da lontano. Sono padri assenteisti. Hanno scambiato il loro silenzio come prova di suprema libertà, di tolleranza, hanno un’altra logica. Sono legati ad un’altra storia, che non hanno saputo 3 R. WHITE, I mass media e la cultura nel cattolicesimo contemporaneo, in R. LATOURELLE (Ed.), Vaticano II: venti anni dopo - Bilanci e prospettive, Assisi (PG), Cittadella, 1987, 1555-1556. 4 Cfr. F. FERRAROTTI, Homo sentiens. Giovani e musica. La rinascita della comunità dallo spirito della nuova musica, Napoli, Liguori editore, ²2002, 43. 5 FERRAROTTI, Homo sentiens, 43. 6 J. DUVIGNAUD, La planate des jeunes, Paris, Stock, 1975: citato in FERRAROTTI, Homo sentiens, 43. 2 trasmettere. Ho cominciato a comprendere la distanza dei giovani d’oggi dalla generazione precedente nell’estate del 1969 al grande raduno di Woodstock. La nuova musica mi ha fatto capire o, meglio, “sentire” la distanza, e la nuova disposizione interiore del mondo giovanile odierno. Sentire invece di ragionare; percepire immediatamente invece di riflettere, realizzarsi come persona nel dissolversi e nell’annientarsi nel magma della “placenta sociale” del “gruppo dei pari”. L’immagine, con la sua sinteticità fulminea, ha vinto sulla parola discorsiva; il suono emotivamente ricco ha vinto sul senso razionalmente univoco e specifico. E’ nato il nuovo mondo della metafora suggestiva e del pressappoco allusivo, il trionfo del gesto e della mimica, il bricolage del pensiero e del sacro fatto in casa. Il privato si è posto come pubblico, come l’unico pubblico di cui il mondo odierno sia capace. 7 Una tale visione del mondo giovanile fa cadere le braccia. Sarebbe bello sapere cosa pensano i giovani su questa visione alquanto catastrofica. Ci porterebbe però via dal lavoro che qui vogliamo svolgere. Ma facciamo parlare ancora il sociologo: Il tipo d’uomo di cui la società divistica ha bisogno è un uomo senza carattere, privo di sicurezza interiore, che trova nel gruppo quel tanto di gelatinosa placenta sociale che gli consente di superare la crisi della paura che costantemente lo attanaglia. Solo nel gregge si sente sufficientemente protetto. E’ un tipo d’uomo che può avere certe qualità 8, ma che si trova bene solo nel gruppo, si diverte in gruppo, mangia e ama e si sposa nel seno del gruppo; costruisce la sua religione, il suo credo, al proprio livello, sul piano orizzontale, alimentando leggende intorno a personaggi come Humphrey Bogart, James Dean, Marylin Monroe, Elvis Presley. Eroi ed eroine che non danno le vertigini, non impongono sforzi intellettuali o morali fuori dall’ordinario, semplicemente comunicano, più che attraverso significati articolati e difficili, con l’essenzialità di un gesto, di un passo di danza, una smorfia silenziosa delle labbra, lo sguardo che si vuole disperato ed è solo poetico, la sigaretta pendula all’angolo della bocca… 9 Secondo Ferrarotti, tale non-identità, il giovane post-moderno, la plasma nella “tana primordiale”, la discoteca, o in luoghi simili, i raduni dei concerti rock, dove “la musica viene abitata” dalle isolate e isolanti solitudini, i giovani e meno giovani, che si sfiorano senza incontrarsi per dar sfogo al “rito ancestrale danzato” a ritmi folli.10 La musica per le giovani generazioni diviene così “la placenta sociale” dove rinascere, dove ritrovarsi più liberi, rispetto alle costrizioni quotidiane. In questi luoghi si regna sovrani su se stessi, lontano dalle regole della famiglia e della società, si può abitare come si vuole il proprio mondo o addirittura si può abitare la musica o farsi abitare da lei: La musica oggi, per i giovani e i giovanissimi, non è qualche cosa che semplicemente si ascolta, in silenzio, come un rito noto e scontato. La musica è scoperta, avventura, rifugio. La musica è la casa da abitarsi, il luogo del grande incontro, l’agape neo-mistica in cui si stemperano e infine si dissolvono le differenze individuali per rinascere e ritrovarsi nella “placenta” della nuova oralità. La nuova comunità nasce dallo spirito della nuova musica, liberata dalla prigione della vecchia tonalità. La musica ritrova così la sua capacità di invenzione e consacrazione del sociale. (…) La musica dei giovani si confonde con la loro parabola esistenziale, si identifica 7 FERRAROTTI, Homo sentiens, 43-44. Cfr. G. PRANDSTRALLER, L’uomo senza certezze e le sue qualità, Roma - Bari, Laterza, 1991; G. MORRA, Il quarto uomo, Roma, Armando, 1993: citati in F. FERRAROTTI, Homo sentiens, 36. 9 FERRAROTTI, Homo sentiens, 36. 10 Cfr. FERRAROTTI, Homo sentiens, 25-29; F. PASQUALETTI, “Teofanie profane” e “suoni sacri”, ovvero il concerto rock, in «Note di pastorale giovanile», 8 (2002), 54-63. 8 3 con essa, ne condivide le frustrazioni, la precarietà, il carattere aleatorio, la contingenza, la mancanza di regole. (…) I giovani di oggi costruiscono la loro musica e la abitano come una leggera dimora. Non se ne lasciano divorare. Rifiutano la pomposità della musica accademica. Troviamo nella nuova musica rock, nel jazz e nella musica atonale i suoni del traffico urbano, le pause delle lunghe attese, i fermenti dell’impazienza, il silenzio carico di destino. (…) In un mondo lacerato e catafratto, in cui le antiche aggregazioni sono in crisi, a quanto sembra irreversibile, dalla parrocchia al sindacato al partito politico, la musica aiuta nuovamente i giovani a stare insieme, apre spazi, offre un richiamo, stimola un desiderio di solidarietà. 11 L’universo giovanile, “il pianeta dei giovani”, sembra un mondo a sé quasi impenetrabile. In realtà è specchio della complessità e della crisi che sta vivendo tutta l’umanità in un’epoca dove si cercano nuovi equilibri, nuovi espedienti culturali per dare senso all’esistenza. Il mondo dei giovani è anch’esso in questo fermento. Forse loro mostrano di più il disagio, manifestandolo, ma senza saper trovare risposte esaurienti, se non rifugiandosi in luoghi “sacri” dove possono esprimere il loro bisogno di libertà e di espressione anche se effimera. Il primo luogo dove essi si rifugiano è la notte. Così esordisce il giornalista scrittore, Carlo Climati nel suo ultimo libro, Il popolo della notte: C’era una volta la notte. Un momento della vita destinato al riposo, dopo le fatiche del giorno. Oggi, questo genere di notte è un po’ fuori moda. Sempre più persone scelgono di vivere nel buio. Come? Andando a ballare in discoteca o nei rave; navigando su internet o conversando per ore in una chat; facendo strane visite ai cimiteri o partecipando a folli corse in moto o in automobile; restando inchiodati di fronte al televisore; diventando schiavi della droga o della prostituzione…Un tempo, l’abitudine a vivere di notte apparteneva soprattutto agli adulti. A quei tristi, inguaribili scapoloni che affollavano i cosiddetti nightclub, per consumare alcolici e illudersi di trovare compagnia. Oggi la tendenza a stare svegli nelle ore notturne sembra aver contaminato tutti. Anche moltissimi giovani, intrappolati in una specie di vita al contrario. E’ nato così, un “popolo della notte”. Con i suoi linguaggi, i suoi “sballi”, i suoi divertimenti apparenti. Le sue schiavitù e le sue solitudini.12 Fa riflettere un passaggio dello stesso Climati. E’ convinto che c’è una ideologia a cui fa comodo questo comportamento dei giovani: Viviamo in un sistema materialista, arrivista e consumista (…). Questa non-cultura utilizza le discoteche e la droga per indurre i giovani a non pensare. E quindi, a non essere scomodi per il potere. Quando parlo di potere mi riferisco a qualunque tipo di sistema che vorrebbe condizionarci, controllarci ed imporci delle regole ingiuste, calpestando il valore e la dignità dell’essere umano. Il potere ha sempre avuto bisogno di organizzare spettacoli e divertimenti per far sfogare la rabbia del popolo. Imbavagliarla. Stordirla. Anestetizzarla. E’ accaduto, ad esempio, ai tempi degli antichi romani. Ieri c’erano i gladiatori. Oggi le discoteche. Ieri panem et circenses. Oggi televisione ed ecstasy.13 Dunque è anche vero che i disagi dei giovani per molti è un’occasione d’oro. Ma a noi interessa per il momento, capire come la musica entra nel mondo giovanile, come per i giovani essa è importante fino a sentirne una forte identificazione. La musica 11 FERRAROTTI, Homo sentiens, 71. C. CLIMATI, Il popolo della notte. Discoteche, ecstasy e alcol:nuove solitudini o buio illuminare?, Milano, Paoline, 2002, 9. 13 CLIMATI, Il popolo della notte, 10-11. 12 4 diventa un mondo dove rifugiarsi, dove dar sfogo alla propria fantasia, dove il personaggio, la star, diventa modello identificativo. 14 A proposito di musica e di identificazione anche il Michelone scrive: Una constatazione. E’ noto a tutti che la musica sia da tempo parte integrante del “mondo giovanile”, al punto tale che sono in molti a sostenere che fra l’una e l’altro regni o si affermi una totale identità. In altri termini, giornalisti, critici, studiosi osservano come, negli ultimi anni, tra le due parti venga spesso ottenuta una perfetta identificazione, nonostante le differenti ascendenze storiche.15 I giovani per la musica e la musica per i giovani. Ma quale musica? Secondo il Michelone si deve parlare di “musiche giovanili”, «scoprendo che in primo luogo non esiste “una musica” o “un” mondo giovanile in astratto, ma differenti sonorità ed altrettanti diversi snodi generazionali a seconda di epoche, contesti, latitudini, circostanze, passaggi culturali».16 Sempre dello stesso autore è l’idea che oggi sarebbe in atto una omologazione, un livellamento progressivo a livello spaziale e temporale riguardo alla fruizione della musica. Nota che mentre una volta fasce di età ascoltavano musica diversa, oggi, ad esempio il pop, è diventata una musica che trasversalmente le attraversa tutte. E sembra che stiano scomparendo le fasce generazionali. A concerti rock oggi ci trovi persone adulte e giovani e ragazzi.17 C’è da spiegare come la musica è passata da colonna sonora ideologica, ad esempio nel sessantotto, il rock18 si proponeva come simbolo di una generazione-contro, a prodotto commerciale, esteticamente perfetto, ma privo di un legame strettamente ideologico. La risposta sta nel fatto che il rock divenendo un prodotto commerciabile è entrato nelle maglie dell’industria mediale il cui scopo era solo economico. Il rock così s’è svuotato ideologicamente, i contenuti si sono banalizzati. E’ successo che «il potere ha dimostrato di sapere utilizzare anche la rivoluzione che lo vuole distruggere». 19 E’ successo pure che certo rock s’è rivolto verso l’occultismo, neonazismo. Insomma mancano le ideologie e ci si rivolge alla spazzatura: il trash. 20 14 Cfr. FERRAROTTI, Homo sentiens, 31-37. G. MICHELONE, Musica e mondo giovanile, Leumann (Torino), LDC, 2000, 5. 16 MICHELONE, Musica e mondo giovanile, 7. 17 Cfr. MICHELONE, Musica e mondo giovanile, 13. 18 V. A. PRESERN, Rock, in F. LEVER - P. C. RIVOLTELLA - A. ZANACCHI (Ed), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, Roma, LDC – RAI – ERI - LAS, 2002, 997-1004. Tutti gli studi sul rock sono concentrati in questa voce del suindicato dizionario. Si approfondisce l’aspetto rituale e simbolico del rock. Il rock viene visto come fenomeno aggregante dei giovani che si radunano «per il piacere del ballo stesso, che implica una carica di energia emotiva ed una scarica purificatrice di questa stessa energia; per vivere la musica rock in un modo diverso dal semplice ascolto; per il piacere di interagire ritualmente con le stars che suonano dal vivo; per ritrovarsi con amici ed amiche; perché è una promessa di piacere e sesso; perché è un modo di intrattenersi (nel senso di entertainement), più di quanto non sia fuga dalla routine quotidiana», 1000. 19 FERRAROTTI, Homo sentiens, 99. 20 Cfr. FERRAROTTI, Homo sentiens, 92-93; C. CLIMATI, Inchiesta sul rock satanico, Casale Monferrato, Piemme, 1996; C. CLIMATI, I giovani e l’esoterismo. Magia, satanismo e occultismo: l’inganno del fuoco che non brucia, Milano, Paoline, 2001. 15 5 La verità è che «i giovani e i giovanissimi alle soglie del 2000 sentono di essere stati usati, cioè “traditi”, non solo dall’industria culturale, che in questo senso fa il suo mestiere, e lo fa maledettamente bene, ma anche dalla musica di protesta che si è fatta musica consolatoria, psicologizzante, distaccata ormai e ignara della vera realtà giovanile». 21 I giovani abitano la musica. Si identificano con essa. E’ un linguaggio mediale così “sentito” che può unire generazioni, che può veicolare valori, idee, creatività, sapienza, come pure il contrario. 2. La musica leggera di ispirazione cristiana e il mondo giovanile Oggi giorno la musica ha uno stretto legame con la pubblicità e il music-bisiness o come lo chiama Ferrarotti, industria culturale. Ciò che viene “mediato”, ha valore, esiste, «Se non si è conosciuti non si esiste»22. La musica leggera “cristiana” così non esiste. Non ha “mediatori”, perché non ha mercato in una società fondamentalmente secolarizzata, dove l’aspetto religioso è relegato nelle sacrestie. Si aggiunge poi un’assenza endemica all’interno del mondo “religioso” e non, della sensibilità musicale in generale che «è un argomento spesso, ancor oggi, rimosso o vilipeso dalle tradizionali agenzie comunicative: la scuola, la famiglia, la Chiesa». 23 Ciò vale ancor più per la musica leggera di ispirazione cristiana. Ecco perché i giovani si imbevono unilateralmente solo di musica leggera secolare, priva a volte di valori, addirittura volgare. La cultura musicale che viene mediata è fondamentalmente attenta ai gusti di superficie dei ragazzi, ne sottolinea spesso gli aspetti più esteriori, ne mette in risalto più le aberrazioni dissacranti che le possibili coerenze verso la vita, il mondo, se stessi, gli altri. Dunque il mondo giovanile è ignaro di una presenza musicale alternativa, che può essere più esplicitamente “cristiana” e come già detto, anche nelle stesse realtà comunicative e formative, la musica leggera o detta anche popular music24, non è considerata ancora “cultura” o medium culturale. 2.1. La musica leggera di ispirazione cristiana in cerca di un riconoscimento culturale Negli ambienti cristiani e laici, quando si dice musica cristiana, si pensa subito a quella liturgica, e bisogna faticare per far comprendere, che esiste anche una musica leggera cristiana, che pur avendo le forme espressive di quella secolare, si fa veicolo di messaggi positivi, valoriali e religiosi, attraverso i testi e non solo. In ambito cattolico, basta guardare nel Catechismo della Chiesa Cattolica, per rendersi conto di ciò. C’è un solo punto dove si parla di musica si tratta dei nn. 1156-1158. La musica è vista strettamente legata alla liturgia. Così anche il Cardinal Martini nella famosa lettera per il programma pastorale della Arcidiocesi di Milano del 1990, Effatà “Apriti”, 21 FERRAROTTI, Homo sentiens, 102. A. ZANACCHI, La pubblicità. Potere di mercato. Responsabilità sociali, Milano, Lupetti, 1999, 35. 23 MICHELONE, Musica e mondo giovanile, 6. 24 Per approfondire l’argomento: R. MIDDLETON, Studiare la popular music, Milano, Feltrinelli, 1994 (traduzione di M. MELE); F. FABBRI, Il suono in cui viviamo, Roma, Arcana, 2002. La popular music non è la musica folk, ma tutta la musica leggera, non classica, che si traduce in tanti generi: rap, pop, rock… 22 6 dove tratta in modo teologico della comunicazione e tra le vie comunicative fa un accenno all’importanza della musica, vista però solo nel contesto liturgico-celebrativo: Un modo antichissimo e mirabile di comunicare la fede è il canto. Gli Atti degli Apostoli ci raccontano che Paolo e Sila, nel fondo della prigione, ancora dolenti per le battiture, “in preghiera cantavano inni a Dio mentre i carcerati stavano ad ascoltarli” (At 16, 25). Il valore comunicativo, la forza della vibrazione emotiva, sonora, ritmica, luminosa, propri del canto e della musica sono straordinari. Le vite dei santi e dei grandi convertitori ce ne danno autorevole testimonianza. Perciò considero il canto come comunicazione verbale e non verbale insieme, perché gli elementi non propriamente concettuali superano di gran lunga quelli razionali. La musica poi ha una forza evocativa immensa (…) Il cantare insieme, l’ascoltare insieme qualche esecuzione musicale appropriata in momenti ben determinati della liturgia. 25 Oggi in realtà diverse agenzie musicali cristiane presenti in varie parti del mondo stanno lavorando affinché si conosca tutto l’universo della musica leggera di ispirazione cristiana. In Italia c’è l’Associazione dei cantautori cristiani Il mio Dio canta giovane26 fondata all’inizio degli anni novanta dal sacerdote cantautore, don Giosy Cento 27. Negli Stati Uniti d’ America c’è The United Catholic Music and Video Association28, fondata dalla famiglia Stein. Quest’ultima organizza ogni anno a Washington, lo “Unity Awards”, dove vengono premiati gli artisti cristiani americani e non, che più si sono distinti durante l’anno. Sempre in Italia c’è un cantautore che ha creato insieme con la moglie un sito di informazione di musica cristiana, si tratta di Roberto Bignoli e Paola Maschio e il sito è: www.informusic.it . In questo sito ci si può collegare con tante altre realtà mondiali e nazionali, nonché si possono trovare tutti gli articoli dei quotidiani, ma anche di tutti gli altri giornali, settimanali, periodici, che si sono occupati della musica di ispirazione cristiana. Quasi tutti gli articoli si interessano o di singoli autori o di festival per sottolinearne la presenza, ma nessuno si occupa della musica leggera cristiana come mezzo comunicativo. Tra i libri e le riviste consultate c’è un accenno solo nel libro di Carlo Climati, Il popolo della notte, menzionato all’inizio di questo lavoro. Qui il Climati guarda alla musica leggera cristiana come alternativa a quella secolare29. Si desidera certo discostarsi dalla volgarità, che è più sinonimo di non-cultura, ma dialogare è meglio che opporsi. All’interno del Movimento dei Focolari30, sono sorti due complessi: il Gen Rosso31 e il Gen Verde32. Sono anni che portano avanti questo discorso. E’ un fenomeno, quello della musica leggera cristiana, in fermento. Non può ancora competere col mondo secolare, perché non ne ha i mezzi economici, né si pone in opposizione ad esso, anzi auspica un dialogo. C. M. MARTINI, Effatà “Apriti”, Milano, Centro Ambrosiano, 1990, 95-96. Il sito web: www.ilmiodiocantagiovane.it 27 Il sito web: www.giosycento.it 28 Il sito web: www.ucmva.com . 29 Cfr. CLIMATI, Il popolo della notte. Discoteche, ecstasy e alcol:nuove solitudini o buio illuminare?, 6265. Il paragrafo si intitola: Una musica per la speranza. 30 Il sito web: www.movimentodeifocolari.org 31 Il sito web: www.genrosso.com 32 Il sito web: www.genverde.com 25 26 7 La Hope Music School, realtà creata all’interno dalla segreteria nazionale italiana di pastorale giovanile, svolge dei corsi per giovani cantautori, autori, cantanti. I professori spesso sono cantanti, autori, discografici famosi del panorama della musica leggera italiana. Ne citiamo alcuni: Gatto Panceri, Mariella Nava, Riccardo Fogli, Aldo Fedele ecc. E’ il primo tentativo di unire i giovani alla musica leggera e poi intesa anche cristianamente ed è il primo tentativo di dialogo tra il mondo della musica secolare e quello di ispirazione cristiana. I festival musicali di ispirazione cristiana poi, non si contano, sono tantissimi. Anche questi hanno lo scopo di avvicinare i giovani alla fede, attraverso la musica leggera cristiana. Ne menziono solo alcuni: Il mondo canta Maria che si svolge a Schio (VI) ogni anno tra il 30 aprile e il primo maggio; Insieme per un mondo d’amore che si svolge a Dongio nel Ticino in Svizzera; Song of song che si svolge a Tourun in Polonia (in questo paese la musica di ispirazione cristiana è sentitissima, tanto che nelle classifiche delle vendite dei dischi, si trovano facilmente cantanti cristiani con canzoni cristiane); Multifestival David, si tiene in Spagna ogni anno con sede diversa; Il festival cristiano di Belozem in Bulgaria; Anno domini multifestival, che si tiene a Biella ogni anno a fine agosto; Canta la vita, che si svolge a Pavia; il Festival dei giovani che si svolge durante le Giornate Mondiali dei giovani. Il 27 luglio 2002, nella piana di Downsvew in Toronto prima della Veglia di preghiera col Papa, si è svolta questa Kermesse, che ha visto esibirsi gli artisti cristiani, cattolici, più quotati del momento. Tra gli italiani c’erano Roberto Bignoli e don Mimmo Iervolino. Insomma il discorso della musica leggera di ispirazione cristiana è avviato, ma ha bisogno di sostegno da parte delle istituzioni, la Chiesa cattolica, in primis. Passi importanti si sono fatti. Bisogna continuare a crederci e continuare a produrre musica in una qualità sempre più competitiva con quella del mondo secolare, in dialogo e non in opposizione. Anche perché i giovani, sono esperti nell’ascolto, e immediati nelle loro reazioni, si rischierebbe l’effetto opposto producendo prediche musicate o testi biblici nudi e crudi col sottofondo rock o rap ecc. C’è bisogno di acquisire competenza teologica e pastorale ed essere preparati come musicisti e comunicatori. Non ci si può improvvisare. 8 Capitolo secondo MUSICA LEGGERA CRISTIANA E NUOVA EVANGELIZZAZIONE 1. Nuove vie per la nuova evangelizzazione La cosiddetta “nuova evangelizzazione” fu lanciata da Giovanni Paolo II in uno storico discorso tenuto a Santo Domingo all’assemblea del CELAM (Conferenza Episcopale, Latino Americana), il 9 marzo 1983, così si esprimeva: «impegno non certo di rievangelizzazione, bensì di una nuova evangelizzazione. Nuova nel suo ardore, nei suoi metodi e nelle sue espressioni».33 Successivamente nel 1988, in Uruguay ha ripreso il discorso precisando: Nuova nel suo ardore significa innanzitutto rafforzare l’unione con Cristo, primo evangelizzatore e realizzare un nuovo atto di fiducia in lui; significa inoltre dialogo nella verità e coerenza di vita. E’ nuova nei metodi se ogni cristiano diventa protagonista della diffusione del messaggio di Cristo in tutti gli ambiti in cui si trova a operare. Nuova nell’espressione significa ascolto attento verso ciò che il Signore può suggerire momento per momento e individuazione di un linguaggio che tutti possano comprendere nell’annuncio della Buona Notizia.34 Il Papa lanciò la nuova evangelizzazione ma sembra che i frutti ottenutisi non siano troppo esaltanti, così commenta il teologo pastoralista L. M. Pignatiello: parlare di nuova evangelizzazione è divenuto luogo comune, atto dovuto, quasi una moda, anche se poi si constata che molti non sanno di che cosa parlano, non sanno spiegare e neppure spiegarsi che cosa sia questa nuova evangelizzazione. Nella prassi pastorale non si vedono segni diffusi di una novità di contenuti e di metodi di evangelizzazione, se si eccettuano quelli espressi da taluni movimenti e da taluni progetti di rinnovamento della struttura parrocchiale (per esempio, CEB, NIP, ecc.). Anche i documenti magisteriali più autorevoli non aiutano molto, quand’anche non rendono più arduo il cammino verso una comprensione del problema ed una definizione persuasiva della stessa evangelizzazione. 35 A noi interessa guardare la possibile nuova evangelizzazione, dal punto di vista della comunicazione e vedere cosa è auspicabile, aldilà delle lacune e delle enormi difficoltà per attuarla. Ci serviremo del lavoro della Carnicella, Comunicazione ed Evangelizzazione nella Chiesa. E’ ovvio che non potremo riportare tutto, ma solo i passaggi salienti, che ci servono per inquadrare il discorso della musica leggera di ispirazione cristiana come uno dei nuovi linguaggi per potere dire e dare Dio, alle nuove generazioni. Siamo nell’era della comunicazione dove l’uomo mai come in quest’epoca può ridurre lo spazio e il tempo con le possibilità comunicative che ha sviluppato, tanto che si può 33 Citato in SEGRETERIA CISM (Ed.), Nuova Evangelizzazione e comunicazione sociale, Atti delle giornate di studio CISM, Collevalenza (PG) 6-8 Novembre 1991, Roma, Editrice Rogate, 49; ed anche in M. C. CARNICELLA, Comunicazione ed Evangelizzazione nella Chiesa, Milano, Edizioni Paoline, 1998, 109. 34 GIOVANNI PAOLO II, Omelia alla Messa, 9 maggio 1988: citato in M. C. CARNICELLA, Comunicazione ed Evangelizzazione nella Chiesa, 109. 35 L. M. PIGNATIELLO, Comunicare la fede. Saggi di teologia pastorale, Cinisello Balsamo (MI), S. Paolo, 1996, 244. 9 parlare di homo communicans36. Il XX secolo è stato il “secolo della comunicazione”37 e il XXI vedremo cosa ci darà. Che i mezzi di comunicazione abbiano influenzato anche la cultura e il modo di porsi esistenzialmente all’interno della società è cosa ormai risaputa. 38 Secondo la Carnicella l’homo communicans ha queste caratteristiche: è più iconico che logico; più sensitivo che razionale; più intuitivo che discorsivo; più istantaneo che processuale; più informatizzato che comunicato39. E’ poi un uomo universalizzato dai media che lo proietta nel “villaggio globale”. E’ riversato nel presente. Il futuro o il passato non gli dicono niente. E’ soprattutto un uomo frantumato. Per un uomo così l’immaginario è più reale del reale; l’artificiale è più naturale del naturale; l’indiretto è più diretto del diretto.40 Nel primo capitolo abbiamo visto come il Ferrarotti ha tracciato l’identikit del giovane contemporaneo, ma a quanto pare è tutta l’umanità ad essere interessata da questa cultura del frammentato, frantumato. Come annunciare Dio ad un uomo, a un giovane così? Dopo aver preso coscienza degli ambiti che legano la comunicazione e l’evangelizzazione e dopo aver preso coscienza che «la rete elettronica planetaria potrebbe essere un’infrastruttura terrestre dell’agape»41, bisogna chiedersi con quali linguaggi dire la fede oggi. Magari «mettere da parte il linguaggio dogmatico e assertivo per inventarsi un linguaggio “vissuto”, un linguaggio che sia in grado di incontrare la gente e di cogliere i suoi problemi e le sue angosce, e di offrire una valida ed efficace risposta». 42 La Chiesa deve riappropriarsi del linguaggio narrativo proprio dei Vangeli e della comunicazione mediale.43 Il linguaggio non solo della Parola, della Scrittura, ma anche quello dei gesti: E’ il linguaggio dello star vicini, gomito a gomito, pelle a pelle, del vibrare insieme, del sentirsi tutt’uno, in un grande abbraccio, in un unico corpo. E’ il linguaggio dei grandi stadi di calcio, dove la messa in comune (comunicazione) tra i tifosi della stessa squadra avviene per mezzo dei gesti, dei canti, degli slogan, dei vestiti. (…) E’ il linguaggio delle discoteche, dei grandi concerti rock, dove migliaia e migliaia di giovani si sentono in sintonia con l’idolo e tra loro 36 Cfr. CARNICELLA, Comunicazione ed Evangelizzazione nella Chiesa, 23. A. JOOS, Messaggio cristiano e comunicazione oggi, Negrar (Vr), 1989, I, 29: citato in M. C. CARNICELLA, Comunicazione ed Evangelizzazione nella Chiesa, 23. 38 Cfr. CARNICELLA, Comunicazione ed Evangelizzazione nella Chiesa, 23-27; J. B. THOMPSON, Mezzi di comunicazione e modernità. Una teoria sociale dei media, Bologna, Il Mulino, 1995, (traduzione italiana di P. Palminiello). Si prefigge proprio di colmare una deficienza creatasi all’interno della sociologia, che non prendeva in considerazione i media come fattore di cambiamento sociale e culturale di primaria importanza. L’influsso dei media sulla cultura è notevolissimo, secondo Thompson. 39 CARNICELLA, Comunicazione ed Evangelizzazione nella Chiesa, 35. 40 Cfr. CARNICELLA, Comunicazione ed Evangelizzazione nella Chiesa, 38-40. 41 P. BABIN, La catechesi nell’era della comunicazione, Torino, 1989, 37: citato in CARNICELLA, Comunicazione ed Evangelizzazione nella Chiesa, 45. 42 CARNICELLA, Comunicazione ed Evangelizzazione nella Chiesa, 117. 43 Cfr. CARNICELLA, Comunicazione ed Evangelizzazione nella Chiesa, 118; Per una pastorale narrativa fondata teologicamente PIGNATIELLO, Comunicare la fede. Saggi di teologia pastorale, 255-262. 37 10 senza capire una parola delle canzoni e si riconoscono “stesso popolo” con i vicini senza averli mai visti prima di quella notte. E’ il linguaggio dei cortei di protesta che danno il brivido di sentirsi forti e coraggiosi contro chi, può schiacciarci o ferirci, come mafiosi o gli stupratori; è il linguaggio delle grandi adunate di popolo intorno ad un leader, a un campione, a un idolo che calamitano su di loro i sogni, le speranze, i desideri della gente. I nostri ambienti ecclesiali hanno purtroppo dimenticato questo linguaggio… 44 Usare il linguaggio delle immagini, della pubblicità, della televisione, del film45 ossia quello simbolico.46 «Si profilano così nuove frontiere per l’annuncio e la testimonianza cristiana che vanno alla ricerca di nuove forme per un pieno e responsabile coinvolgimento». 47 I linguaggi da soli non bastano bisogna riempirli di contenuti e porli in un orizzonte specifico dell’evangelizzazione che la Carnicella chiama “di profezia”, nel senso che: bisogna parlare-comunicare a nome di Dio; anticipare virtualmente il futuro; svolgere il ruolo di coscienza critica della storia e della religione. Il profeta non annuncia la sua Parola, ma quella di Dio, dunque è in ascolto di Dio e della storia. Media tra Dio e gli uomini. Si fa promotore del “novum” dello Spirito che soffia in ogni epoca storica, con Carismi, Doni, con luci che illuminano il presente dell’uomo e possono edificarlo. Guarda al futuro e lo indica all’unisono con la Chiesa. Il profeta diventa voce critica verso la storia e la stessa comunità credente che può appiattirsi nell’eccessivo istituzionalizzarsi. 48 La dimensione profetica va esercitata a sua volta in un altro orizzonte, quello comunicativo-poetico: I poeti sono coloro che sanno vedere con gli occhi del cuore, sanno riconoscere le forme più varie di bellezza e le vogliono comunicare agli altri affinché tutti ne possano godere e tutti ne possano attingere. Sono coloro che scavano nell’intimo dell’essere umano e cercano di toccarne le fibre più sensibili sublimando quei sentimenti presenti in ognuno di noi. I poeti rivelano le analogie nascoste nelle cose più semplici. Sanno scoprire le corrispondenze tra il mondo sensibile e mondo invisibile. Sanno leggere nella natura e nella bellezza i segni dell’amore infinito di Dio per l’uomo. I poeti seducono con la forza dei sentimenti, con il fascino della bellezza. (…) I poeti sono creatori. (…) Per creatori si intendono coloro che hanno nuove idee. (…) Non si può evangelizzare senza essere creatori, creatori di situazioni, creatori di occasioni, …creatori di comunione. I poeti restano perennemente giovani. Giovani è avere un determinato atteggiamento di fronte alla vita. E’ mantenere nonostante il passare degli anni quelle caratteristiche che definiscono la gioventù: il non conformismo, la spiccata sensibilità per le ingiustizie e la falsità, la capacità di recepire le trasformazioni e di rinnovarsi, il desiderio di una amore pieno e totalizzante, l’ottimismo nei confronti del futuro nel quale tutte le strade sono viste come possibili, aperte, la fiducia nella possibilità di cambiare le cose che vanno male… 49 La figura del poeta e quella del profeta coincidono, come in tutta la Sacra Scrittura, perché Dio è bellezza, è arte, è musica e non può non darsi anche attraverso queste forme di T. LASCONI – G. QUAGLINI – C. CIBIEN, L’arte del comunicare, Roma, 1990, 26-27: citato in CARNICELLA, Comunicazione ed Evangelizzazione nella Chiesa, 129. 45 Cfr. CARNICELLA, Comunicazione ed Evangelizzazione nella Chiesa, 119; C.M. MARTINI, Il lembo del mantello, Milano, Centro Ambrosiano, 1992, 105-106. 46 Cfr. CARNICELLA, Comunicazione ed Evangelizzazione nella Chiesa, 149-152. 47 CARNICELLA, Comunicazione ed Evangelizzazione nella Chiesa, 124. 48 Cfr. CARNICELLA, Comunicazione ed Evangelizzazione nella Chiesa, 137-145. 49 CARNICELLA, Comunicazione ed Evangelizzazione nella Chiesa, 147-148. 44 11 linguaggi che per molto tempo sono state messe nell’ombra dall’agire della Chiesa intenta a riflettere e teorizzare. Come dice Babin: Evangelizzare è ritornare allo stile numero uno di Gesù, e cioè: fare miracoli. E’ fare in modo che la malattia si allontani, è rompere la solitudine della nostra gente, è giungere a essere esorcisti cacciando i demoni del nostro tempo, è essere annunciatori e seduttori. Gesù morì perché era un seduttore. (…) E’ essere la luce che non si può nascondere. E’ essere attori e artisti…50 Si auspica così una nuova evangelizzazione all’insegna dell’arte, che rappresenta il lato più comunicativo di tutte le possibilità comunicative dell’uomo. E’ qui che vorremmo innestare il nostro discorso sulla musica leggera di ispirazione cristiana. Anch’essa è arte anche se qualcuno la giudica “effimera”. Forse, proprio perché è tale può parlare con più semplicità alla gente e in un modo più immediato. Proprio come il linguaggio scelto per i Vangeli, così semplice, così alla portata di tutti, ma così vitale e semplice da veicolare la stessa Vita. Olivier Messiaen, musicista contemporaneo, in un’intervista rilasciata ad A. Gauthier nel 1978, esprimeva con queste parole la forza della dimensione evangelizzativo-poetica: “E’ balbettando intorno all’amore divino che ho cercato di trovare una nuova musica che rispecchi un tempo nuovo, uno spazio nuovo, una musica che ami e che canti. Non ho nulla del mistico. Sono solamente un credente e per me è una cosa semplicissima; parlo dei misteri della fede cattolica come di cose meravigliose delle quali si deve parlare perché esistono. Esprimono ciò che amo, ciò che vedo e ciò in cui credo…51 Per una nuova evangelizzazione occorre, dunque, anche una nuova musica. Così si scriveva e cantava in una vecchia canzone: «I granai attendono la nuova musica, ma gli operai del cielo sono pochi…».52 2. La musica leggera di ispirazione cristiana un ponte per l’evangelizzazione del mondo giovanile Questa possibile via per l’evangelizzazione delle giovani generazioni, si innesta nel più ampio discorso della pastorale giovanile.53 Tonelli, studioso di pastorale giovanile, dice che fondamentalmente ed esemplificando molto, vi sono due linee di tendenza, una detta di “iniziazione” e un’altra di “riformulazione”. La prima mette l’accento sulla necessità di elaborare itinerari precisi e articolati, per dire e dare la fede ai giovani di oggi; la seconda va oltre cercando linguaggi e metodi che più sono consoni al mondo giovanile: 50 P. BABIN, Annunciar a Jesucristo hoy, in AUCA 3 (1988), 1: citato in CARNICELLA, Comunicazione ed Evangelizzazione nella Chiesa, 148. 51 Citato in CARNICELLA, Comunicazione ed Evangelizzazione nella Chiesa, 149. 52 M. IERVOLINO, Innamorami di Te (MC), Napoli, Fonotype records, 1994, la canzone: Ma gli operai del cielo sono pochi. 53 Per una panoramica del discorso sulla pastorale giovanile, cfr. R. TONELLI, Pastorale giovanile, in M. MIDALI – R. TONELLI, Dizionario di Pastorale Giovanile, Leumann (TO), LDC, 1992, 736-747. 12 Rendendoci conto che il linguaggio ecclesiale è, molto spesso, legato ad una cultura lontana da quella dei giovani d’oggi, ci si è dovuti interrogare sui processi attraverso i quali la Parola di Dio è diventata parola dell’uomo. Ancora una volta il rinnovamento teologico prodotto dal Concilio ha offerto la strumentazione per comprendere e formulare il problema. Se la Parola di Dio, come in Gesù Cristo, prende l’umana carne delle culture dell’uomo, per farsi parola di salvezza in situazione, le comunità ecclesiali sono sollecitate a verificare quale cultura viene utilizzata per “dire” la parola di salvezza. (…) Si rende così urgente la decodificazione di molti messaggi ecclesiali, per sceverare il nucleo irrinunciabile e costitutivo della fede dal rivestimento culturale in cui viene espresso. Da questa decodificazione prende le mosse il grave impegno pastorale di riesprimere la fede in un codice che sia, nello stesso tempo e con la stessa intensità, rispettoso della fede e del mondo esperienziale dei giovani. 54 Secondo il Tonelli è un problema di “comunicazione” tra il mondo dei giovani e quello ecclesiale. Parla di un ambito dove sviluppare questa comunicazione, questo dialogo: “l’animazione”.55 Dopo una breve analisi sulla frammentata identità dei giovani pone l’ipotesi di una evangelizzazione sullo stile “narrativo”.56 Dunque anche nell’ambito propriamente di pastorale giovanile si profila il discorso di inculturazione, di dire cioè con linguaggi attuali, la fede. Sempre nel dizionario di Pastorale Giovanile, di Midali – Tonelli, il pastoralista De Pablo, approfondisce il tema degli incontri giovanili, elenca gli ambiti in cui questi possono avvenire, uno è la musica: «La musica, in discoteca o ai festival, costituisce uno dei grandi momenti espressivi della sensibilità giovanile: essa penetra nell’animo dei giovani, evolve con loro, ne libera le energie, li unisce e li identifica; attraverso la musica vengono trasmessi modelli di vita e criteri di giudizio».57 Non si specifica di quale musica si tratta. E’ un discorso molto generalizzato. Tutta la musica potrebbe essere buona. Dunque bisogna ammettere che un discorso riflessivo sulla musica leggera di ispirazione cristiana non è ancora stato fatto, tanto che non viene preso neanche in considerazione nell’ambito della pastorale giovanile, pur ammettendo che la musica come via per l’evangelizzazione, è un ponte generoso e possibile. 3. Due tentativi di evangelizzazione attraverso la musica leggera di ispirazione cristiana: Buonenuove e Jesus on line Essere sacerdote di questi tempi significa mettere a frutto tutto il potenziale che Dio dona: i talenti e i carismi. Ai secondi appartengono il ministero sacerdotale e tutto quello che implica. Ai primi appartengono tutte quelle capacità che un po’ sono innate o fanno parte di quella sensibilità personale al mondo dell’arte, della musica, della poesia. Senti di esserne attratto senza sapere perché. Secondo il mio modesto parere, si intersecano tanto che i talenti possono essere messi a disposizione dei carismi e viceversa. Quante volte mi hanno detto: “dovevi fare il cantante”, ho sempre come sentito una stonatura. Le due dimensioni mi sono così connaturali che non potrei vivere con l’una senza l’altra. Anzi mi sembra di sapere a pelle, di sentire, che mentre canto Dio, attraverso 54 TONELLI, Pastorale giovanile, 740. Cfr. TONELLI, Pastorale giovanile, 740-741. 56 Già la Carnicella auspicava il ritorno alla “narrazione”, così pure Pignatiello cfr. paragrafo 2 e la nota 43. 57 V. DE PABLO, Incontri giovanili, in M. MIDALI – R. TONELLI, Dizionario di Pastorale Giovanile, 521. 55 13 le mie canzoni, divento davvero un tramite, un mezzo, una trasparenza che lascia intravedere l’Altro. Ne sono così preso che divento datore, ministro di Dio anche mentre canto, sacerdote anche nel cantare. Il ministero sacerdotale non si può confondere con quello della musica, è tutt’altro, quello della musica, si potrebbe dire, ne è un prosieguo. Dopo quanto detto sopra sulla nuova evangelizzazione, intorno alla dimensione poetico-comunicativa, alla dimensione narrativa, e le possibilità pastorali che racchiude il discorso sulla musica leggera cristiana, dovrebbe essere tutto più chiaro. In questa linea, in questo continuo, s’innesta la mia produzione musicale, mirata alla nuova evangelizzazione. C’è da dire in anticipo che questi due lavori discografici: “Buonenuove”58 e “Jesus on line”59, non sono nati, semplicemente a “tavolino”. Ma sono piuttosto il frutto di un cammino e di una serie di coincidenze provvidenziali che solo Dio poteva intrecciare. Spiego nella presentazione nel libretto allegato al CD: “Buonenuove” vuole essere un ponte tra l’effimero e l’infinito, un tentativo di cogliere l’Assoluto nel frammento, far brillare nell’aridità della crisi di valori che stiamo vivendo, quei “semi del Verbo”, che noi poveri mortali possiamo mediare, con la convinzione che Dio può servirsi di noi per “dirsi” e “darsi”. Gli artisti poi, hanno «l’obbligo di non sciupare il talento, di svilupparlo per metterlo al servizio del prossimo e dell’umanità» 60. Non si può tacere. Bisogna, infine, rieducarci ad una ricomprensione del Mistero a partire dalla bellezza che, attraverso l’arte, in tutte le sue forme, maggiormente attira smovendo non solo la ragione, ma tutti gli altri sensi. Dio non è, infatti, solo verità e bontà, ma anche bellezza. La nostra complessa umanità, con la sua dimensione corporea e spirituale, può “sentire” Dio. E’ necessario però far vuoto in sé per accogliere il Tutto. Maria è stata colei che facendo tacere la creaturalità in sé, ha permesso a Dio di dire il suo “Verbo”. In questa Kenosi, che significa ascolto radicale dell’Altro, come Maria anche noi, possiamo, senza presunzione, ridare Dio al mondo. Le quattordici canzoni del disco sono, così, delle “finestre” sul Cielo. Vorrei che avessero la capacità di avvicinare i lontani e far sperimentare ai vicini il cuore di Dio.61 Buonenuove. L’ ho chiamato così perché richiama la Buona Novella che è il Vangelo. Le canzoni che sono nel CD, sono nate da esperienze di Vangelo vissuto, diventano buone notizie, situazioni esistenziali evangelicamente vissute, che possono aiutare, chi le ascolta, a credere che vivere il Vangelo è possibile e non è lontano dalle nostre possibilità. Il linguaggio semplice e poetico poi, fanno si che le canzoni non siano pesanti, prediche cantate, ma pennellate di vita cristiana. Il testo della canzone che forse più esprime quanto detto è il seguente: 58 M. IERVOLINO, Buonenuove (CD), Roma, Paoline, 1999: contiene 14 canzoni, suonate con strumenti acustici veri, con musicisti anche affermati, nel panorama musicale italiano, come Tony Bungaro, Claudio Passavanti, Gimmy Marchetti, Niky Saggiamo ecc. 59 M. IERVOLINO, Jesus on line (CD-Cdrom), Padova, Messaggero di S. Antonio, 2002: contiene 6 canzoni di genere “dance”, una traccia multimediale con videoclip di una canzone, una video testimonianza, i testi delle canzoni ecc. 60 GIOVANNI PAOLO II, Lettera del Papa agli artisti, 1999, 3: citato in M. IERVOLINO, Buonenuove (CD), libretto dei testi accluso al CD, 1. 61 M. IERVOLINO, Buonenuove (CD), libretto dei testi accluso al CD, 1. 14 Innamorami di Te62 Innamorami di Te amore grande, amore puro, amore vero. Innamorami di Te per gli altri giorni, altri domani, altri “perché?” Innamorami di Te perché son piccolo di fronte all’infinito. Innamorami di Te da non poter più vivere se non per Te. Innamorami di Te mentre guardo in alto e poi ti scopro dentro me. Innamorami di Te perché fatico a risalire la sorgente. Quel mio sole che sei Tu rischiari l’alba, la mia vita, la mia gioia. Innamorami di Te per riscoprirti sempre nuovo, amore vivo. Innamorami di Te... Perché sei tutto quel che può entrare in tutta la mia vita. Perché sei Tu l’unica pace che può placare questo mare. Sei Tu la forza dentro me quando son nulla per amore come Te. Innamorami di Te. “Innamorami” è un lessema nuovo, che in Italiano non si usa perché significa: “fa che io mi innamori di te”, ma ad una persona non si può chiedere una cosa del genere. Un'altra persona non può far niente per far nascere l’innamoramento che è un fatto naturale, personale. Dio, invece, può metterci in condizione di innamorarci di Lui. Essendo Amore, può darci l’amore necessario per corrispondergli. Dunque “Innamorami di Te”, diventa slogan, ma racchiude la profondità teologica ed esistenziale del possibile incontro tra la creatura e il suo creatore in un rapporto profondo basato sulla reciprocità dell’essere e dell’esistere per. Un altro elemento della canzone e che fa da finestra e specchio, a chi la ascolta, è il riconoscersi piccoli davanti all’infinito di Dio, sapendo che solo Lui può placare il mare burrascoso della vita. Sedò una tempesta nei Vangeli, non può sedare tutte le tempeste della nostra vita? La melodia che accompagna le parole anch’essa è semplice ed immediata. E’ un brano da meditazione, da ascolto. Ma nel CD ci sono anche ballate rock, melodie con testi napoletani e un po’ di pop spensierato, ilare. Mentre Buonenuove è più da ascolto e da incontri giovanili, nel senso che permette l’animazione, ma anche di approfondire argomenti importanti della fede, Jesus on line è stato pensato a 360°, per l’animazione dei ragazzi del catechismo, come supporto vocazionale, come strumento per animatori parrocchiali di pastorale giovanile. In più non è solo per l’ascolto, ma con una traccia multimediale, visibile col computer, permette di approfondire in modo divertente, aspetti sulla vita sacerdotale, mia personale, facendo 62 M. IERVOLINO, Buonenuove (CD), canzone 14. 15 diventare il CD, testimoniale e vocazionale. Con testi per la catechesi semplici e brevi si presentano le canzoni e gli argomenti ad esse inerenti, utili per gli addetti ai lavori. Riporto una catechesi con il testo di una canzone dal titolo: Abbraccio forte. Dovevo fare il ritiro ai ragazzini della Prima Comunione, bisognava parlare loro del peccato attraverso la parabola del figlio prodigo. M’è venuta in mente così questa canzone, facendola diventare anche un po’ autobiografica. Mi sento, infatti, un “figlio ritornato”. Fino a vent’anni Dio non era di casa in me. Ne ero abbastanza lontano. L’ indifferenza per le cose religiose sovrastava. Le idee che mi ero fatto della realtà erano anch’esse molto personali e molto distorte. Un giorno una mia amica ha confidato a tutto il gruppo di giovani, che frequentavo, che voleva diventare suora missionaria. Tale notizia mi sconvolse letteralmente e incominciò a far nascere in me tanti interrogativi, sull’esistenza di Dio ecc. La sete di domande era così grande che subito mi regalarono una Bibbia e mi aiutarono a fare un cammino di fede. Più conoscevo Gesù, più mi innamoravo anch’io di Lui, e del Dio Amore che Egli ci ha rivelato essere Padre, Figlio, Spirito Santo. Sono ritornato, dal nulla, per camminare, correre verso la luce. C’è un articolo molto bello intitolato: “Dio amore nei Padri e nei grandi teologi”, un paragrafo è intitolato: “Dio, perché è Amore, è Padre”. E’ da questo paragrafo ed anche da tutto l’articolo, che ho imparato a riconoscere Dio Amore, ve lo propongo come meditazione e come dono, che a mia volta ho ricevuto… «Sulla terra è piuttosto l'amore materno che i figli sperimentano. Clemente d'Alessandria, per far capire con quale amore Dio ci ama, dice: «Dio è Padre, ma la tenerezza con cui ci ama lo fa diventare madre. Il Padre si femminizza amando». E Salviano di Marsiglia gli fa eco affermando che Dio ci ama più di quanto un padre ama il proprio figlio Ma l'amore ha come caratteristica di fare eguali per poter essere in comunione totale. Ciò è avvenuto quando Dio, nel Verbo, si è fatto uomo, eguale a noi, perché noi potessimo in Lui essere in qualche modo uguali a Dio. Sant'Atanasio esprime così questo concetto: «L’amore di Dio per gli uomini consiste in questo, che di quelli di cui è il Creatore Egli sia anche Padre secondo la grazia. E lo diventa quando gli uomini, creati, ricevono nei loro cuori lo Spirito del Figlio che grida: Abbà, Padre (Gal 4, 6; Rm 8,15). Non potrebbero del resto diventare figli, essi che sono creature per natura, se non accolgono lo Spirito di Colui che è Figlio per natura in senso autentico. Per questo il Verbo si è fatto carne: per rendere la natura umana capace di ricevere la divinità». Più esplicitamente Agostino afferma: «Se siamo diventati figli di Dio, siamo per ciò stesso diventati dèi». È del resto Gesù che ci ha rivelato il Padre: il Verbo «si è fatto uomo allo scopo di far di noi degli dèi - scrive sant'Atanasio - ; si è reso visibile col suo corpo perché avessimo l'immagine del Padre invisibile». E poiché «la vocazione dell'uomo è diventare Dio», si comprende l'espressione di Clemente Alessandrino: «non conoscere il Padre è la morte, mentre conoscerlo è la vita eterna». «Dio - dice paradossalmente Origene - vuole essere non soltanto Dio ma Padre». Gregorio di Nissa dice: «Il nostro Creatore ci ha dato l'amore come espressione della nostra fisionomia [identità] umana». E giustamente Evdokimov commenta questa frase con l'espressione di un poeta che cambia il «Cogito, ergo sum» di Cartesio con «Amo, ergo sum». È il pensiero dei Padri: se vuoi realizzarti, ama. Agostino scrive: «Domanda a un uomo che cosa desidera, ti risponderà che cerca la felicità. Ma gli uomini non conoscono né la strada né dove trovarla, e brancolano. Cristo ci ha rimessi sulla buona strada, quella che porta alla Patria. Come camminare? Se ami, corri. Più forte ami e più velocemente corri». 63 Ab bra c cio f o rt e Sì, mi ricordo era d’autunno, 63 Cfr. S. COLA, Dio amore nei Padri e nei grandi teologi, in V. ARAUJO et al.., Dio Amore nella tradizione cristiana e nella domanda dell’uomo contemporaneo, Città Nuova, Roma 1992, pp. 97-100 16 Il giorno incominciava e già malinconia. T’avevo perso, tra vecchie storie, filosofie, fantasie. Ma tu aspettavi il mio ritorno e mio fratello, anche lui andato via. Il tuo cuore brilla nel vederci, ora, con il tuo volto, con il Risorto. E canteremo da liberati amati, ritornati. Sei tu -Padre. Sei tu-Padre. Sei tu-Padre, mai più lontani, mai più. Padre mio, Papà, occhi limpidi. Padre mio, Papà, dal cielo semplice. Padre mio, Papà, abbraccio forte, forte Abbà. Sì, mi ricordo, era un inferno, tutto sembrava che ci morisse lì. T’avevamo perso tra le illusioni d’esser capaci, da soli, di capire. Ma Tu sapevi che senza Te non c’è futuro, non c’è più vita vera. Il tuo cuore brilla nel vederci, nuovi, con il tuo volto, con il Risorto... E canteremo da liberati, amati, ritornati. Sei tu -Padre. Sei tu-Padre. Sei tu-Padre, mai più lontani, mai più. Padre mio, Papà, occhi limpidi. Padre mio, Papà, dal cielo semplice. Padre mio, Papà, abbraccio forte, forte Abbà. 64 La presentazione, che si trova nella parte interna della copertina di Jesus on line, è di Carlo Climati, che così scrive: Una stanza. Uno specchio. Un computer acceso. Forse una solitudine. Nell’aria si diffonde il tipico suono di una linea telefonica che si sta connettendo con Internet. Parte la musica e si scopre l’invito a collegarsi con qualcosa di più grande. “Jesus on line”. Gesù è in linea. “Ciccalo dentro te”. E’ il messaggio di Mimmo Iervolino, sacerdote e cantautore da sempre impegnato nella comunicazione attraverso le note. La sua provocazione ci scuote. E’ un invito ad oltrepassare le barriere di un’epoca di grandi apparenze, in cui perfino gli angeli, a volte, sono distratti dalla tv. Le nuove tecnologie ci danno l’illusione di essere onnipotenti. Basta spingere un tasto per entrare in contatto, via e-mail, con New York, Parigi e Londra. Tutto questo è affascinante. Ma può anche diventare un limite.Una spinta a rinchiudersi nel guscio di una “chat” o di un videogioco senz’anima. In questo mondo sempre caratterizzato dalle comunicazioni superficiali e virtuali, nasce la necessità di ritrovare i volti. Di riscoprire le piazze, i cortili, i contatti più autentici con gli altri esseri umani. E’ questo il filo conduttore del nuovo lavoro di Mimmo Iervolino. Un artista che colpisce per la sua straordinaria capacità di 64 M. IERVOLINO, Jesus on line (CD-Cdrom), canzone 4; le catechesi relativa col testo si trovano nel “Folder” del CD-Cdrom, nella cartella “testi italiani”. 17 proporre messaggi forti, veri, concreti, utilizzando linguaggi musicali divertenti e coinvolgenti. La sua è una musica che fa muovere il corpo, ma ache la mente ed il cuore. E dopo averla ballata, ti lascia sempre qualcosa dentro: una speranza, un segno, una vittoria su quel grande vuoto che non riuscirà mai a catturarci.65 Buonenuove e Jesus on line, sono dunque due tentativi per dire con la musica e con i linguaggi attuali, anche informatici, la fede, l’incontro con Dio. C’è da dire che gli sforzi economici per la produzione non sempre vengono ricolmati, per tanti motivi che abbiamo sottolineato, penso, abbastanza. Manca ancora una sensibilità verso la musica leggera di ispirazione cristiana che si dovrebbe innestare nel più largo mondo della popular music. In America si parla di christian music, ma nel mondo protestante. In Italia, ma nel mondo cattolico, la musica leggera cristiana ancora non ha una sua fisionomia e dunque non è ancora innestata da nessuna parte. In gergo napoletano si direbbe: “nu stà né n’cielo, né n’terra”. C’è da sfondare muri ideologici del mondo laico e cristiano, soprattutto cattolico. C’è da superare anche il fatto che una musica leggera cristiana, non dovrebbe necessariamente essere strumento per l’evangelizzazione. Non dovrebbe cioè nascere per essere strumentoper, ma perché è musica, è arte, magari effimera, è sempre un’espressione artistica. Bisognerebbe ancora, capire che cosa significa musica leggera di ispirazione cristiana. Non significa solo che è un cristiano che la compone, ma significa anche che viene da un’esperienza cristiana vissuta, creduta, testimoniata. C’è da fondare in modo anche riflessivo un discorso sulla musica leggera cristiana per porvi le basi. Basi che s’appoggiano già su di un cammino concreto, portato avanti da tanti artisti molto bravi. Speriamo di essere capaci di osare, sperare, di lanciare il sasso e di vederne finalmente, muoversi le onde (non solo sonore, ma medianiche). CONCLUSIONE Una fondazione anche riflessa del discorso sulla musica leggera di ispirazione cristiana, diventa sempre più auspicabile. Chiamarla a vita, farla uscire dal grembo sarà il compito di noi addetti ai lavori. Avendo preso atto che c’è tutto da inventare, impostare e che c’è da frantumare precomprensioni da entrambe le prospettive: del mondo laico e del mondo clericale, bisognerà farsi sempre più coscienti e presenti, attraverso produzioni professionali capaci di competere in qualche modo col mondo della musica leggera, popular music, secolare. La musica leggera di ispirazione cristiana, deve avere un suo statuto, una griglia di elementi di riferimento affinché possa definirsi tale. Magari in un altro studio, ci occuperemo di tracciarne le linee. In questo lavoro, invece, ne abbiamo potuto intravedere gli elementi positivi che ne fanno un valido strumento per l’evangelizzazione, anche se la si vorrebbe arte in sé, e non strumentalizzata. Siamo partiti dall’analisi del mondo giovanile odierno per farci un’idea di come la musica viene sentita e vissuta e data l’importanza che qui assume, non deve sfuggire a chi 65 M. IERVOLINO, Jesus on line (CD-Cdrom), Interno della copertina. Carlo Climati, ha menzionato il mio lavoro musicale nel suo libro già citato: Il popolo della notte, 65. 18 vuole dialogare con le nuove generazioni, questo tipo di linguaggio. E’ certamente uno dei tanti, ma data l’importanza che i giovani gli danno, diventa occasione, stimolo, ponte per una efficace comunicazione, evangelizzazione. Ci siamo serviti del punto di vista di sociologi, musicologi, giornalisti studiosi del mondo giovanile, studiosi di pastorale giovanile, studiosi di teologia in rapporto alle comunicazioni sociali, insomma abbiamo cercato di entrare nei vari ambiti, interrogare, rispondere in qualche modo e farci un’idea della situazione. Si sono anche aperte, cammin facendo, nuove strade, nuove vie da percorrere, da approfondire. Ci vorrà il tempo e l’ardire di chi sa osare e sperare. “Io speriamo che me la cavo”. 19 BIBLIOGRAFIA BABIN P., La catechesi nell’era della comunicazione, Torino, 1989. BABIN P., Annunciar a Jesucristo hoy, in «AUCA» 3 (1988), 1-30. CARNICELLA M. C., Comunicazione ed Evangelizzazione nella Chiesa, Milano, Edizioni Paoline, 1998. CLIMATI C., Inchiesta sul rock satanico, Casale Monferrato, Piemme, 1996. CLIMATI C., I giovani e l’esoterismo. Magia, satanismo e occultismo: l’inganno del fuoco che non brucia, Milano, Paoline, 2001. CLIMATI C., Il popolo della notte. Discoteche, ecstasy e alcol:nuove solitudini o buio illuminare?, Milano, Edizioni Paoline, 2002. COLA S., Dio amore nei Padri e nei grandi teologi, in V. ARAUJO et al.., Dio Amore nella tradizione cristiana e nella domanda dell’uomo contemporaneo, Città Nuova, Roma 1992, pp. 87-126. CONVERSO D. – DE PICCOLI N. et al., Giovani dentro la musica. Testi musicali ecultura giovanile, Torino, EGA – Edizioni Gruppo Abele, 2000. 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