Note di Sala, Domenica 15 marzo 2015, Zanchetta Vianello

XXIXa STAGIONE CONCERTISTICA 2014-2015
Marzo 2015: Musica in Libreria
Rassegna “ Giovani promesse in musica”
Libreria Palazzo Roberti - Sala degli Affreschi, ore 17.30
Bassano del Grappa, via J. Da Ponte, 34
Domenica 15 marzo 2015 –ore 17.30
FRANCESCO ZANCHETTA violino, GABRIELE M. VIANELLO pianoforte.
JOHANN S. BACH (1685-1750)
GIUSEPPE TARTINI (1692-1770)
ANTONÍN DVOŘÁK (1841-1904)
MAURICE RAVEL (1875-1937)
ERNEST CHAUSSON (1855-1899)
Adagio dalla Sonata n. 3 BWV 1005
Sonata il sol min. “Trillo del diavolo”
Quattro pezzi romantici
Zigane
Poème
FRANCESCO ZANCHETTA è nato a Venezia nel 1996.Frequenta il VII corso di violino al conservatorio
Benedetto Marcello di Venezia sotto la guida del M° Roberto Zedda. Nel 2013 vince un concorso indetto dal
conservatorio della città che gli dà l’opportunità di suonare la Tzigane di Ravel accompagnato dall'orchestra
del Teatro La Fenice. Nel 2014, per le sue brillanti doti violinistiche, gli viene consegnata, grazie alle tante
iniziative del Conservatorio, la borsa di studio “Peggy Guetta Finzi”. Ha partecipato ai concerti con
l'Orchestra J. Futura diretta dal M° Maurizio Dini Ciacci e annualmente collabora con il Junges-Musikpodium
Dresda-Venezia. Ha ricevuto il primo premio in trio con clarinetto e pianoforte al IX concorso internazionale
"Musica insieme" di Musile di Piave. Si esibisce periodicamente alla mostra Art or Sound nella performance
ideata da Jannis Kounellis presso la Fondazione Prada.
Tra il 1717 ed il 1723 BACH si dedicò alla
composizione di Sonate e Partite per violino,
caratterizzate tutte dal fatto di contenere una
serie di danze contrastanti tra loro dal punto di
vista musicale, alternando tempi lenti in cui
predomina l’espressività a tempi dove predomina
il dinamismo. La Sonata n 3 per violino solo BWV
1005 nel suo incipit Adagio contiene i messaggi
musicali più intensi, immediatamente è
percepibile un climax che contiene tutta l’essenza
della ricerca interiore e del cammino, attraverso
l’utilizzo delle formule puntate in forma di
ostinato. Le possibilità del violino solista sono
utilizzate con grande abilità, trasmettendo quasi
un dialogo del solo alla ricerca del resto dell’
umanità, per quelle vie musicali che in Bach
attraversano lo spirito, raggiungendo vette
ultraterrene.
La Sonata n 4 in sol minore di TARTINI,
soprannominata “ Il Trillo Del Diavolo” è un brano
musicale ricco di fascino misterioso, noto per
l’aneddoto particolare che lo stesso autore ha
raccontato: l’elemento più particolare è dato
proprio dal “trillo”, derivato da un sogno che
Tartini ricordò e volle descrivere in musica.
L’incubo di Tartini vede protagonista il demonio,
esecutore al violino di questo virtuosistico brano
che Tartini cercò di riscrivere una volta
svegliatosi: l’impresa risultò temeraria e non
riuscì ad esserne soddisfatto poiché parte di
quella musica perfetta udita nel suo incubo non
riuscì ad essere riprodotta. La scrittura del brano
fu piuttosto travagliata, quella finale avvenne
infatti nel 1730, ben diciassette anni dopo
quell’incubo, la prima stampa fu postuma nel
1798. Le parole stesse di Tartini descrivono
questo episodio: “Una notte (1713) sognai che
avevo fatto un patto e che il diavolo era al mio
servizio. Tutto mi riusciva secondo i miei desideri
e le mie volontà eseguite dal mio nuovo
domestico. Immaginai di dargli il mio violino per
vedere se sarebbe arrivato a suonarmi qualche
bella aria, ma quale fu il mio stupore quando
ascoltai una Sonata così singolare e bella,
eseguita con tanta superiorità ed intelligenza che
non potevo concepire nulla che le stesse a
paragone. Provai tanta sorpresa, rapimento e
piacere che mi si mozzò il respiro. Fui svegliato da
questa violenta sensazione e presi all’istante il
mio violino, nella speranza di ritrovare una parte
della musica che avevo appena ascoltato, ma
invano. Il brano che composi è il migliore che
abbia mai scritto, ma è talmente al di sotto di
quello che mi aveva così emozionato che avrei
spaccato in due il mio violino e abbandonato per
sempre la musica se mi fosse stato possibile
privarmi delle gioie che mi procurava”.
La Sonata è ardua dal punto di vista tecnico,
strutturata in tre movimenti, il Larghetto
affettuoso iniziale contiene il tema su cui sono
strutturati gli altri movimenti, l’Allegro seguente
inizia con la prima variazione sul tema del
larghetto cui segue un Andante con alternanza
Allegro-Adagio.
La Tzigane di RAVEL è un brano composto nel
1863, negli stessi anni in cui il compositore è
impegnato al lavoro sulla Sonata per violino
pianoforte, che vedrà la luce attorno al 1924. La
Tzigane nasce come “Rapsodia da concerto” e la
sua scrittura richiese tempi più brevi rispetto alla
Sonata per violino, venne eseguita per la prima
volta a Londra il 26 aprile del 1863, con la
dedicataria Jelly d’Aranyi al violino ed al
pianoforte Henri Gil Marcheiz. Lo spirito di Ravel
vuole uscire dagli schemi tracciati, il blues
esercita sulla sua scrittura compositiva un fascino
tutto nuovo e particolare. Così la composizione di
Tzigane cerca di conciliare differenti elementi:
quello della musica popolare e tradizionale, in cui
anche il virtuosismo è ammesso (basti pensare
alle celebri Rapsodie Ungheresi di Liszt) con
sezioni musicali che lasciano libertà nel modo
fantasioso da destinare all’interpretazione. Gli
studi sulla timbrica in Ravel diventano vivaci in
questo brano, curiosissimi gli strumenti ai quali è
destinato: violino e pianoforte o puthèal, uno
strumento simile al cymbalom, strumento tipico
della tradizione ungherese in cui le corde sono
percosse dall’esecutore con delle bacchette. Altra
versione interessante quella della trascrizione per
violino ed orchestra. Il brano ha un incipit in cui la
libertà di forma mette in luce gli aspetti
virtuosistici e musicali, la cadenza del pianoforte
introduce la serie di variazioni in cui si articola il
resto del brano fino all’esuberante finale.
ERNEST CHAUSSON scrisse il suo “Poéme” nel
1896, tra aprile e giugno, mentre si trovava a
Firenze. Di questo brano esistono numerose
versioni, tra le quali una con orchestra ed una con
quartetto d’archi con pianoforte. Fu richiesto
all’autore da Eugène Ysay, nell’intraprendere
questo lavoro l’autore dice che si tratterà di
un’impresa e che la voce emergente sarebbe
stata quella del violino. Il titolo originale è “Le
chant de l’amour triomphant” tratto dalla novella
omonima dello scrittore russo Ivan Turgenev,
incentrata su un fitto dialogo tra i personaggi che
si rispecchia anche nell’opera musicale. Questa
composizione fu al suo esordio nel 1897,
considerata bizzarra ed è interessante
l’intrecciarsi di mistero e malinconia con la
visione introspettiva dell’autore.
I Quattro pezzi Romantici di DVOŘÁK furono
composti a Praga nel 1887, si articolano in
quattro miniature dal carattere differente tra di
loro, unite tuttavia dalla ricerca di un mezzo
espressivo che racchiudesse elementi musicali in
forma tendenzialmente libera, proprio come
insegna la scrittura musicale di Schumann, ed in
più il ricordo della musica tradizionale delle terre
boeme e scandinave. I brani sono contraddistinti
dai seguenti titoli: Cavatina, Capriccio, Romanza
ed Elegia e ricordano la forma tripartita del Lied.
Pubblicati nel 1945, ebbero una immediata
fortuna: la Cavatina privilegia l’elemento
belcantistico al violino, il Capriccio contiene dei
frammenti di musica popolare, la Romanza è
pervasa di lirismo e la finale Elegia di evocazione
nostalgica.
(Note di Vincenza Caserta)