MEDIABLITZ NEWSLETTER N°04 - 03/11/02
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°°°°° sommario °°°°°
1- G. Chiesa sul massacro di Mosca
2- Filosofia occupata
3- Il Molino resiste
4- Basta alzare la tensione per l’ ESF
5- presentazione del progetto Hub
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6- Streetparade a Thiene
1- L'analisi di Giulietto Chiesa sui fatti di Mosca
Vladimir Putin è in mezzo al guado più difficile della sua presidenza, e probabilmente della sua vita. E' lui l'ostaggio
principale del teatro di una periferia di Mosca. Noi non sappiamo - nessuno lo sa, ma lui lo sa sicuramente, o, come
minimo, ha dei sospetti fondati - chi lo ha chiuso in quell'angolo. E quindi non possiamo prevedere quali mosse farà
per uscirne, supposto che possa. Ha detto, piuttosto sibillinamente, che è una centrale del terrorismo internazionale
quella che manovra l'operazione.
Non l'ha nominata - ed è molto significativo che abbia deciso di non nominarla - ma gli si può credere. E' quello che
alcuni osservatori più avvertiti ritengono. Ma è qui uno snodo delicatissimo. E' al Qaeda?
Se fosse stata, semplicemente, al Qaeda, perché non dirlo? Forse ce lo dirà lui stesso nei prossimi giorni, nelle
prossime ore, ma non l'ha detto subito. Segno che sta riflettendo su alcune ipotesi, non su una sola.
Ipotesi complesse.
Quello che balza agli occhi, però, immediatamente, è che tutte le forze belliciste, italiane e statunitensi, si sono
affrettate a individuare Osama bin Laden come il regista. Ma è banale propaganda, non analisi.
Io penso che Putin ne sappia più di loro, e invito a seguire le sue mosse, le sue dichiarazioni, con la massima
attenzione, nelle prossime ore. E non solo a Mosca, dov'è il teatro più terribile e drammatico, ma anche a New York,
nel palazzo delle Nazioni unite.
Infatti sono gli stessi propagandisti di guerra che hanno subito stabilito un legame tra le due cose: se è stato ad
architettare l'assalto di Mosca, allora Putin non potrà negare l'autorizzazione all'attacco su Baghdad. Naturalmente
anche questa è propaganda di guerra, perché oscura il dato che non ci sono prove di legami tra Iraq e Osama. Ma è
rivelatore di una logica. E se una logica cosi miserabile alberga in animi servili, non si vede perché non dovrebbe
albergare anche negli animi dei loro padroni.
In realtà Vladimir Putin cammina sui carboni ardenti, ed è per questo che non dice sciocchezze. Affermare - com'egli
ha fatto - che il problema ceceno è divenuto un problema internazionale non è cosa di poco conto per un presidente
russo che fu eletto in base a un programma di vittoria militare e definitiva sugli indipendentisti e sulla proclamazione
secca e inequivocabile che il problema ceceno era un problema “interno”.
Affermare che era un problema interno significava trascurare imperdonabilmente il dato che la Cecenia rappresentava
un'area di “interesse petrolifero” di primaria importanza per gli interessi statunitensi e turchi sul bacino del Mar
Caspio. E che, quindi, mantenere in guerra la Cecenia era la classica fava che consentiva di prendere due piccioni:
indebolire la Russia fino a farle perdere il Caucaso intero; costringere tutti i paesi che si affacciano sul Mar Caspio a
scartare l'ipotesi di far confluire le loro quote di petrolio verso gli utilizzatori occidentali attraverso una Russia lacerata
dalla guerra intestina.
La resistenza cecena non avrebbe potuto reggere contro l'esercito russo, per tanti anni, se non fosse stata alimentata,
armata, finanziata da forze esterne. Tra questi “amici” dei ribelli ceceni vi furono per parecchio tempo anche emissari
di Washington, o, per loro conto e per conto proprio, quelli di Ankara e di Ryiad. Adesso , quando gli Stati uniti hanno
finalmente risolto il problema (o credono di averlo risolto) con la conquista del corridoio afghano, quando cioè la
Cecenia non è per loro così interessante come prima, ecco che altri “amici” dei ceceni diventano dominanti.
Colpiscono quelle donne in nero, col volto velato. In tanti anni di visite nel Caucaso e in Cecenia, non mi era mai
capitato di vedere donne a volto coperto e in nero. Cosa significa? Può significare soltanto una cosa: che il
fondamentalismo e i suoi dollari hanno aperto brecce grandi nella resistenza cecena.
Altrettanto ambiguo è il significato dell'“azione suicida”. Budionnovsk non aveva niente di “suicida”. Niente nelle
guerre cecene fino ad ora era suicida. Ma tutto ha l'aria - anche - di una macabra messa in scena, dove inediti kamikaze
fanatici, che credono di perseguire i loro scopi, servono anche, contemporaneamente, ad altri scopi. Senza saperlo,
naturalmente.
Alla luce di queste considerazioni la posizione della Russia alle Nazioni unite, ieri - dura, inequivocabilmente ostile a
un intervento armato contro Saddam Hussein - sembra dire che Vladimir Putin ha capito.
2- Occupata la facolta di filosofia a Roma
Gli studenti della Facoltà di Filosofia dell´università La Sapienza di Roma riuniti in assemblea il 2-10-02, dichiarano
lo stato di occupazione per opporsi alla riforma Berlinguer (legge Zecchino), il sistema in crediti, la
semestralizzazione, la parcellizzazione del sapere espressa dall´iperfrazionamento dei corsi sono alcuni degli
strumenti con i quali si sta trasformando l´università italiana in una specie di surrogato paraliceale.
La mentalità aziendalista che ispira molte delle novità introdotte produce conseguenze devastanti sulla possibilità di
appropriarsi di un sapere critico e non semplicemente nozionistico. L´intenzione originale della riforma era quella di
rendere l´università più legata al mondo del lavoro, ridurre i fuori corso e rendere i titoli di studio più spendibili
professionalmente.
Questo disegno si è rivelato non solo mal concepito ma anche fallimentare per gli stessi obiettivi che si proponeva. La
moltiplicazione dei corsi e degli esami ha catapultato molte facoltà in una condizione di totale caos, con studenti
costretti al folle inseguimento dei crediti richiesti nelle varie aree disciplinari.
Il nuovo sistema della laurea brevi ha in realtà in compito di "produrre" un gran numero di laureati di serie B da
inserire con funzioni subalterne e o precarie sul mondo del lavoro, senza che la formazione "tecnica" sia più coniugato
con un orizzonte scientifico e formativo che, pur con enormi lacune, aveva caratterizzato precedentemente l´università
italiana.
Il sistema formativo viene così a essere costruito come semplice "cinghia di trasmissione" dalle scuole superiori al
sistema produttivo.
Paradigmatico della svendita del sapere alle esigenze del mercato del lavoro è la privatizzazione dell´ADISU per il
75%. Come è facile prevedere i finanziamenti verranno dirottati prevalentemente verso le facoltà immediatamente
produttive, ad un ulteriore discapito delle facoltà umanistiche. Minori fondi significano ulteriori barriere all´accesso
alla cultura per le classi disagiate.
Questa dinamica perversa investa tutti gli ambiti della vita delle persone, dalla spersonalizzazione e schematizzazione
dell´universo scolastico, al mondo del lavoro sempre più precario e privo di protezioni.
L´università, che in un quadro di democrazia progressiva e partecipata dovrebbe essere luogo di formazione collettiva
di un sapere critico ed attivo da parte degli studenti, la risposta alla domanda sociale di livelli superiori di cultura ,si
configura sempre più come luogo di semplice trasmissione verticale, all´alto, di estemporanee "pillole" di materie
sparse alla rinfusa.
Oltre tutto , per quanto riguarda il caso specifico della facoltà di filosofia, appare addirittura paradossale il tentativo in
atto di professionalizzarla attraverso la goffa introduzione di fantasiosi e spesso inutili novità pseudo moderniste.
Questa riforma in pratica, non servirà né creare degli impiegati che possano trovare immediatamente lavoro né a
formare filosofi o qualcosa che gli si avvicini.
Non siamo disposti a farci prendere in giro, né a fingere di non capire cosa accade, né riteniamo vero che una cattiva
riforma sia meglio di nessuna riforma.
Facoltà di Filosofia Occupata
3- Il Molino resiste
SETTIMANA DI MOBILITAZIONE PER IL MOLINO
programma delle attività per le strade del ticino...
20.10.'02
Arrabbiati, siamo molto arrabbiati, hanno sgomberato il Molino, hanno tentato di uccidere un movimento.
Tuttavia la nostra indignazione, il nostro odio, lo stiamo trasformando in creatività, il Molino è ora nelle strade e
l'autogestione le pittura dei suoi mille colori.
Oggi, domenica 20 ottobre 2002, dalle 15.00 si è svolta l'assemblea per l'autogestione al parco del tassino a lugano.
Erano presenti 200 attivisti decisi a riconquistare un centro sociale, nonché diversi, alquanto impacciati, poliziotti in
borghese.
Le energie per portare avanti l'autogestione sono tantissime e abbiamo quindi deciso di svolgere per tutta la settimana
le attività del molino in piazza.
Cominceremo domani pomeriggio, alle 17.00, con una conferenza stampa del "movimento dei senza voce", nato
all'interno del csoa il molino e che in questi mesi ha lavorato assieme alla comunità ecuadoriana presente in ticino, per
il riconoscimento dei loro diritti. La conferenza stampa, alla quale è importante presenziare, sarà davanti alla sede della
protezione civile di vacallo, dove sono stati trasferiti i 52 ecuadoriani fermati nei pressi del csoa, la maggior parte dei
quali è già stata obbligata a lasciare la svizzera.
In seguito ci sposteremo tutti davanti al municipio di lugano per un presidio contro un'amministrazione comunale che
ha sempre contrastato e combattuto l'esistenza di uno spazio liberato. A partire dalle 18.30 i preparativi per la mensa
popolare e durante la riunione del municipio, alle 20.00, sapremo utilizzare la nostra fantasia.
Martedì alle 11.00 invece ci sarà la conferenza stampa in merito al vergognoso atto repressivo di venerdì mattina.
Anche questo sarà un momento pubblico, ci troveremo alle 10.30 davanti al ponticello di accesso al molino
Altro momento di ritrovo sarà il mercoledì pomeriggio in piazza dante (in caso di pioggia faremo sapere…), dedicato
ai bambini e a chi piace la cultura di strada. Dalle 14.00 ci saranno differenti attività creative artistiche e culturali: carta
e colori per i più piccoli, bongos e canti per il "coinvolgimento di danza africana" e altro ancora.
Ma teniamoci liberi tutti i pomeriggi e tutte le sere, perché altre azioni sono previste e al più presto le diffonderemo.
Con rabbia dovremo anche tornare al maglio, sotto l'occhio vigile della polizia, a smantellare il nostro centro sociale.
Molte persone stanno partecipando a questo movimento, 200 quelle in p'zza subito dopo lo sgombero, più di mille il
giorno seguente, 200 all'assemblea di oggi, l'esigenza è evidente e l'esigenza troverà una risposta. Sabato però
scenderemo nuovamente nelle strade, ce ne riapproprieremo, torneremo a urlare il nostro dissenso e a rivendicare i
nostri diritti. Questo sgombero non si giustifica!
La manifestazione porterà le mille sfaccettature dell'autogestione in città, vogliamo un mondo diverso e continueremo
a costruirlo!
Faremo uscire il ticino dalla vergogna di aver tentato di cancellare con la forza quest'esperienza, legittima espressione
di parte della sua popolazione
Per il diritto all'autogestione, sabato pomeriggio tutte e tutti in corteo!
CSOA il Molino
4 - Basta alzare la tensione per l’ ESF
Comunicato del comitato organizzatore del social forum contro l’operazione di criminalizzazione del governo
E' inaccettabile e irresponsabile il tentativo di Berlusconi di riaprire la questione dello svolgimento del Forum Sociale
Europeo
Ieri il ministro Pisanu ci ha chiesto formalmente se intendiamo mantenere il Forum Sociale Europeo.
Abbiamo risposto con un chiaro e netto si'. Il Forum si terra' a Firenze dal 6 al 10.
Ci sentiamo di confermarlo perche' nessuna delle informazioni che ci sono state fornite cambiano il quadro della
situazione. Tutti sono chiamati alla responsabilita' e alla attenzione, ma non siamo di fronte a uno scenario eccezionale
o di emergenza. Per noi la discussione e' chiusa.
Ora ci aspettiamo che il Governo faccia la sua parte e si organizzi per garantire i diritti costituzionali di riunione e
manifestazione e la tutela della citta'.
Il tentativo di Berlusconi di riaprire la questione e' a questo punto inaccettabile e irresponsabile.
E' irresponsabile che un Primo Ministro dia per scontate devastazioni in citta', offendendo non solo il movimento ma
tutte le strutture impegnate per la positiva gestione dell'evento.
E' irresponsabile continuare ad alzare la tensione e giocare una partita tutta politica sulla pelle di Firenze e della
societa' civile di tutta Europa.
Ritornare oggi sulla richiesta di sospensione del Forum, a una settimana dal suo inizio, e' un gesto avventurista e
destabilizzante.
Se il Governo decidesse di mettere in atto una sorta di stato speciale non dichiarato in Italia, la protesta sarebbe
enorme, a Firenze e in tutto il paese.
Andiamo avanti a preparare il Forum.
Facciamo appello alla massima partecipazione e alla mobilitazione di tutti coloro che non vogliono vedere stracciati i
diritti e la democrazia in questo paese.
Firenze 30 ottobre 2002
Il Comitato Organizzatore del FSE
5- PROGETTO EUR@CTION HUB [email protected]
Dallo spazio autonomo alla liberazione dello spazio. Prime precisazioni, temi, spunti per l'apertura di
un percorso comune e plurale di discussione e creazione
A tutti i soggetti individuali e collettivi dell'attivismo sociale del continente Europa.
Oggi sabato 5 ottobre 2002, abbiamo tenuto un'assemblea a Barcelona, celebrata allo stesso tempo dell'utima riunione
preparatoria del Foro Sociale Europeo.
Questo documento è stato elaborato e approvato per consenso dalle persone che partecipano normalmente in gruppi,
collettivi, centri sociali e spazi, movimenti e reti come: Indymedia, Intergalactika, Chainworkers, Las Agencias,
Yomango, Movimiento de Resistencia Global de Catalunya, Comunicaccio, Laboratorio Desobediente (Spagna),
Universidad Nomada, Colectivo de Solidaridad con Chiapas, Dinero Gratis, Ninguna persona es ilegal, etc., etc.
Questa riunione parte da documenti elaborati sulla possibile creazione di uno "spazio autonomo" a Firenze, durante gli
incontri europei a Strasburgo (noborder camp) e Leiden (conferenza europea Azione Globale dei Popoli).
La prima constatazione che vogliamo offrire e' che il processo di costituzione di spazio autonomo cosi' come lo si' era
sviluppato finora si e' interrotto.
I partecipanti a questa assemblea condividono il seguente punto di vista, che attraversa le molte differenze che
animano i nostri ragionamenti e percorsi: in nessun momento la nostra idea di uno "spazio autonomo" si e' basata su
una supposta opposizione chiusa e generica al FSE, ne' vogliamo riprodurre una geometria politica riduttiva come
quella di una situazione "dentro/fuori" del FSE, ne' soprattutto e' nostra intenzione aprire un processo che entri in
conflitto o in competizione con "altre" figure del movimento.
C'e' tuttavia una altra cosa che condividiamo soprattutto, che va al di la' del naufragio della precedente declinazione del
progetto di uno "spazio autonomo": la nostra volonta di riflettere e lavorare sui processi della produzione politica, la
sperimentazione sulle forme di espressione e di comunicazione del movimento.
Da questa doppia ipotesi di metodo/comunicazione (cooperazione/nuove forme di attivismo sociale) nasce la nostra
volonta' di realizzare un progetto a Firenze, aperto a tutte le realta' che si incontreranno in occasione del FSE e non
solo.
La creazione di un luogo di attraversamento e di cooperazione dove poter sviluppare percorsi e progetti comuni, dove
far crescere relazioni trasversali, dove barattare pratiche e idee, dove mettere in comune reti orizzontali e
transnazionali che affermino nuovi diritti sociali e di comunicazione, che reclamino spazi pubblici in Rete e nel tessuto
urbano, che agitino nuovi conflitti attraverso l'Europa costituente, ci sembra uno degli obiettivi fondamentali
realizzabili a Firenze in occasione del FSE.
Pensiamo che la definizione di questo progetto passi attraverso queste idee chiave per la proliferazione di reti di
attivismo sociale transnazionali:
libertà d'accesso e circolazione dei messaggi e delle conoscenze
socializzare saperi e condividere pratiche
progettare campagne e sviluppare azioni
contaminare identità e innovare forme del mediattivismo
sperimentazione di nuovi usi della comunicazione peer-to peer, diffusa, molti-a-molti
Per questo vogliamo reclamare uno spazio pubblico metropolitano per il crossover l'attraversamento di gruppi da tutta
l'Europa, il Sudamerica e le altre reti partecipative che permettono la mobilitazione di comunità e attivisti di tutto il
pianeta. Uno spazio dove ogni soggetto può entrare in relazione sulla base di un metodo condiviso sulle seguenti aree:
cartografie del potere economico e statuale nell'Europa dei tecnocrati e dei capitali,
democratizzazione dei sistemi di informazione, formazione e ricerca,
interposizione e diserzione contro la guerra globale permanente
laboratorio di azione del precariato sociale in catene commerciali e ipermercati
transnazionalizzare la circolazione e i diritti degli esseri umani
zone di gratuità e libero godimento di beni e saperi
tecniche di sovversione diffusa del quotidiano
strategie di autogoverno della sfera collettiva
Il metodo che abbiamo in mente deve dare spazio pieno alla decentralizzazione, decisione collettiva basata sul
consenso, affinità delle pratiche, trasparenza e pubblicità piena delle discussione, delle decisioni e delle pratiche che si
vanno a mettere in campo in Rete e nello spazio urbano liberato.
Individuiamo nella comunicazione e nella produizione di senso uno degli obiettivi e al tempo stesso dei meccanismi
attraverso cui sviluppare questo progetto, come parte integrante delle attivita', delle azioni e dei contenuti stessi di
questo progetto.
Crediamo che siano le pratiche e il metodo stesso a definire in primo luogo la natura di un progetto e di una proposta
politica, e che l'elemento centrale di questo progetto sia il processo stesso con cui questo si e' sviluppato e si sta
realizzando.
L'apertura di spazi come elemento di senso in se' e come catalizzatore della moltiplicazione degli spazi e delle relazioni
tra reti e movimenti.
Le reti che hanno partecipato a questo incontro hanno iniziato a proporre una prima intelaiatura di azioni e laboratori
che verranno realizzati all'interno di questo progetto. Queste sono le prime proposte e suggestioni per dar vita ad uno
spazio aperto ai contributi di tutti gli attivisti che si ritrovano nello spirito creativo e nei contenuti delle proposte.
Il testo realizzato è una prima base che permetta lo sviluppo massimo di contributi dalle differenti realtà e soggettività
che hanno contribuito allo stesso e di tutti gruppi e soggettività interessati.
Un testo non può infatti racchiudere la molteplicità di percorsi, la polifonia di approcci, la pluralità di cammini che
questa creazione di spazi vuole far incontrare; per questo invitiamo tutte e tutti a partecipare alla creazione di un
patchwork capace di disegnare e dare colore allo spazio che immaginiamo e vogliamo materializzare.
Uno degli strumenti che saranno disponibili per dare vita a tale percorso di creazione aperto, transnazionale e
polifonico è il sito http://www.inventati.org/hub; spazio telematico come piattaforma di lancio del progetto
EURACTION HUB.
Invitiamo tutt* coloro interessati a contribuire a questo percorso a partecipare, proporre e arricchire lo sviluppo di
questo spazio e di questo progetto.
Tratto da www.inventati.org/hub
5- Street Parade a Thiene (Vicenza) tratto da www.inventati.org/mediablitz
THIENE 1 NOVEMBRE: STREETPARADE
LIBERIAMO LA MUSICA!
Circa 250 persone oggi a Thiene (VI) hanno partecipato alla Street Parade organizzata dal Coordinamento LIBERA
ZONE per affermare la libertà della musica, che non deve essere imbavagliata dalle gabelle di S.I.A.E. ed EMPALS
ora applicate obbligatoriamente ad ogni band, compresi i gruppi emergenti e non certo famosi (ne' tantomeno ricchi).
Per questo, ed anche per rivendicare al diritto ad uno spazio sociale da autogestire, le strade di Thiene sono state invase
dai ragazzi e dai watt dell'impianto dal quale suonavano, in strada davanti al Comune e alla sede della S.I.A.E., alcuni
gruppi locali (Rip Roaring, I.GOT.I, Pax...)
Da Vicenza è arrivata in treno una delegazione del movimento per gli spazi sociali (exlanerossi).
LIBERA ZONE ... LIBERA LA MUSICA