FACOLTA’ DI COMUNICAZIONE SOCIALE ISTITUZIONALE Incontri del mercoledì sulla comunicazione 23 febbraio 2005 Interviene: ARMANDO FUMAGALLI, Docente presso Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano Il linguaggio narrativo, prioritario nella comunicazione della fede ROMA, 23 feb 2005 (GIOVANNI TRIDENTE) – Ultimamente, e ne è prova la recente Lettera Apostolica che il Papa ha indirizzato ai mass media (“Il rapido sviluppo”), si parla spesso della necessità di comunicare la fede attraverso le “nuove tecnologie”. Ma tutto questo non basta, se non è affiancato dalla rivalutazione “del linguaggio narrativo, che comunica attraverso le emozioni e riesce a commuovere, a muovere”. A ciò si affianca la necessità di non “limitare la comunicazione a dimensioni puramente ed esclusivamente razionali”. È quanto sostiene Armando Fumagalli, docente di Semiotica presso l’Università Cattolica di Milano, intervenuto oggi ai consueti incontri del mercoledi organizzati dalla Facoltà di Comunicazione della Pontificia Università della Santa Croce. La presenza di Fumagalli alla Santa Croce, della cui Facoltà di Comunicazione è professore associato, è stata anche l’occasione per presentare le sue ultime opere intitolate, rispettivamente, “Scegliere un film” e “I vestiti nuovi del narratore”. Nel presentare il primo libro, frutto di un lavoro congiunto di sette autori, tutti professionisti nel mondo della comunicazione e della sceneggiatura audiovisiva, l’ospite ha affermato che il libro nasce “dalla consapevolezza di dotare le famiglie italiane di uno strumento affidabile di orientamento per la visione di un film”. “Come obiettivo comune ci siamo posti quello di non temere di dare spiegazioni ispirate ad un’antropologia cristiana”. Questo, soprattutto perchè “sono consapevole che l’industria cinematografica abbia influito molto sullo sfaldamento del sentimento cristiano su un certo tipo di persone, soprattutto quelle più colte”. Per quanto riguarda lo schema di lavoro adottato per la redazione di “Scegliere un film”, si è accennato alla scelta di valutare anche quei film considerati negativi da un punto di vista cristiano, “soprattutto per tentarne una decostruzione”. Inoltre, soprattutto al momento di fare una valutazione complessiva, si è scelto di affrontare la discussione considerando il cinema “non solo da un punto di vista artistico, come è visto in Europa, ma anche secondo la visione americana di intrattenimento”. Su questo punto ha aggiunto di non condividere l’idea diffusa che tende a svalutare il cinema hollywoodiano: “sono invece convinto che un simile cinema fatto per il grande pubblico sappia comunicare molto bene e si avvicina perfino all’antropologia cristiana”. Come suggerimento operativo diretto ai presenti, Armando Fumagalli ha ricordato che è importante tener conto di tre specifici aspetti quando si scrive una critica cinematografica: il tipo di destinatario finale, la capacità di distaccarsi dal pensare comune degli altri critici e l’importanza di mantenere il contatto con la vita reale. GIOVANNI TRIDENTE