La filosofia come mediazione.
La soluzione al tema romantico del rapporto finito-infinito
Il problema di Hegel, fin dagli anni giovanili, è quello di individuare un elemento unificatore
della società, una spiritualità vivente che, in quanto immagine dell'assoluto, permetta
l'identificazione e il comune reciproco riconoscimento agli individui empirici. Questo medium
intersoggettivo viene ricercato inizialmente nell'amore, nella vita e, sull'esempio di Hölderlin,
Schelling e Schiller, nell'arte. Ma tutte queste soluzioni gli appaiono insoddisfacenti quando
approfondisce lo studio della moderna economia politica.
L'analisi della società civile compiuta da Adam Smith gli mette di fronte agli occhi una realtà
ben più lacerata e complessa con cui dover fare i conti, tanto che diventa ormai impossibile
concepire il mondo moderno alla stregua di una polis della antichità.
La soluzione di Hegel, all'interno del problema romantico del rapporto finito-infinito, sta nel
porre la filosofia stessa come elemento unificatore. Filosofia che, in quanto ragione dialettica,
non è altro che la trasfigurazione della complessità e della modernità.
L'identità di razionale e reale. - Logica astratta, logica concreta
Si tenga presente che per Hegel la filosofia non è il territorio delle astrazioni formali della
pura logica. L'idea è da intendersi come concretezza proprio perché unità di determinazioni
differenti. L'identità di razionale e di reale significa appunto che il concetto non è un qualche
cosa di separato e di formale rispetto ai fenomeni, ma è piuttosto da intendersi come l'infinito,
l'assoluto che si contrae e si spiega nel finito.
La ragione, a differenza dell'intelletto illuministico e kantiano, deve mostrare l'unità del
contraddittorio, altrimenti rimane senza contenuto. L'intelletto kantiano, infatti, che in base al
principio di non-contraddizione afferma l'impossibilità di poter pensare insieme, ad esempio,
libertà e necessità dello spirito, nella sua incapacità di cogliere l'unità degli opposti, finisce
per essere astratto.
E' a partire da questa visione hegeliana dell'idea come unità degli opposti, cioè della filosofia
come concreto, che è possibile recuperare il senso autentico della dialettica, dell'idea come
movimento, come processo.
La dialettica e lo svolgimento - Tesi, antitesi e sintesi
Lo svolgimento e il processo consistono nel passaggio da ciò che è in sé (potenza) a ciò che è
per sé (atto). Questo passaggio non è altro che la manifestazione del contraddittorio: senza
contraddizione, alienazione e opposizione non c'è sviluppo. E nello stesso tempo lo
svolgimento implica una crescita di complessità.
Essere, non-essere e divenire sono solo il primo momento di una macchina dialettica che
consente a Hegel di ricostruire e fondare la realtà nella sua interezza.
L'impianto metafisico proprio di Hegel consente di offrire una soluzione alle tematiche del
romanticismo, a partire dai concetti di concreto e di svolgimento, i quali necessariamente
conducono a un sistema della totalità, all'enciclopedia delle scienze filosofiche.
L'enciclopedia delle scienze filosofiche e la logica - Logica e filosofia
Il punto di partenza della enciclopedia delle scienze filosofiche è la logica, l'automovimento
del pensiero, inteso da Hegel come potenza del reale, del finito. Le categorie della logica nel
loro svolgimento dialettico, dall'essere all'essenza, fino all'idea assoluta, sono categorie
ontologiche, nel senso che il divenire dell'idea, dalle relazioni più semplici a quelle più
complesse, giustifica e fonda il divenire stesso della realtà e delle sue articolazioni.
L'infinito risulta la totalità dispiegata della razionalità nelle sue determinazioni logiche, ma
questa razionalità non può rimanere chiusa in se stessa: deve uscire, compiersi
nell'effettualità. E' un altro modo di esporre la prova ontologica di Anselmo, che deduce
l'esistenza di Dio dal concetto della perfezione, solo che Dio per Hegel non è una realtà
immobile e trascendente, ma è reinterpretato come processo dialettico, storico.
La logica hegeliana è certamente la parte più interessante, perché fondativa, del suo sistema.
La logica si mostra come la totalità potenziale, mentre la natura e lo spirito appaiono come
una conseguenza, una deduzione dall'idea in sé: da qui deriva l'accusa a Hegel di panlogismo.
Ma se la logica è "Dio prima della creazione del mondo", quello che è più interessante
discutere è proprio il territorio dell'effettualità.
Il farsi immanente dell'infinito nella sua valenza più alta avviene nella produzione storicoculturale dell'umanità (lo spirito assoluto, secondo la definizione di Hegel), la cui figura
finale, comprensiva dialetticamente di tutti i momenti precedenti, è la filosofia stessa:
definitiva espressione della razionalità.
Il circolo logica-filosofia in questo modo è compiuto e anche a livello formale il sistema di
Hegel assume una coerenza perfetta e conclusiva.
La filosofia della natura - L'insufficienza della visione romantica della natura
La filosofia della natura, definita da Hegel come l'idea nel suo alienarsi da se stessa, è il primo
momento del manifestarsi della razionalità. "Poiché la filosofia della natura è considerazione
concettuale, essa ha per oggetto lo stesso universale, ma preso per sé; e lo considera nella sua
propria necessità immanente, secondo l'autodeterminazione del concetto". Ma che cosa
significa idea nel suo alienarsi da sé? Hegel spiega che nel farsi natura l'idea è "la negazione
di sé stessa, ossia è esterna a sé" (Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, Bari,
1954, p.102-103).
Pensare alla natura, da una parte, come prima realizzazione dell'idea e, dall'altra, come sua
negazione, come alterità dell'idea stessa non è certo agevole: non a caso questo passaggio è
stato considerato come il tallone d'Achille del sistema hegeliano.
Ad ogni modo due sono le conseguenze di questa concezione. La prima riguarda la
svalutazione del significato della natura rispetto ad altri intellettuali romantici, tra cui
Schelling ed Hölderlin: l'immagine romantica della natura viene infatti a cadere, dal momento
che i fenomeni naturali nel loro essere esterni all'idea, nella loro accidentalità, manifestano
una inadeguatezza al senso pieno della razionalità. L'altra riguarda la concezione
epistemologica implicita, che, nonostante l'impianto dialettico, finisce per avvicinare Hegel ai
positivisti stessi nella convinzione che il sapere scientifico-naturale avvenga per semplice
accumulazione, quasi una lenta e progressiva aggiunta di nuove conoscenze e tesori a quelli
già acquisiti. Non vi è in Hegel alcuna idea di rivoluzione dei paradigmi scientifici.
Lo svolgimento dialettico della natura dà luogo solo ad individualità separate (seme, fiore,
frutto) e del tutto ripetitive (il nuovo seme inizia da capo tutto il processo e così via
all'infinito), ed è proprio questa individualizzazione estrinseca e questa ripetitività della natura
a portare Hegel a considerarla il momento negativo del sistema: momento negativo, anche se
necessario quale terreno, quale orizzonte per l'emergere dello spirito.
La filosofia dello spirito - L'unità di uomo e Dio
Diverso è il processo esposto nella filosofia dello spirito, definita da Hegel come la scienza
dell'idea che dal suo alienamento ritorna in sé.
I vari gradi che l'idea deve superare fa sì che lo spirito conosca se stesso, che acquisti
progressivamente coscienza di sé, ponendosi sempre più come oggetto di se stesso.
Ma che cos'è questo mondo dello spirito? E' il processo storico stesso in cui l'uomo è
coinvolto e che ha generato le istituzioni politiche, le forme culturali, artistiche e filosofiche,
che per Hegel sono le realizzazioni più proprie e più alte della razionalità (che, in questo caso,
non è né estrinseca né ripetitiva).
Questa concezione che permette ancora di pensare al divino, ultima manifestazione di una
lunga tradizione metafisica, finisce per mostrare la coincidenza di umanità e divinità e indica
che il senso dell'esistenza non può più essere cercato in un orizzonte esterno al mondo.
La libertà - L'individuo e lo stato
Secondo Hegel la razionalità ha come contenuto la libertà, nel senso che lo sviluppo della
ragione coincide con il progresso dialettico della libertà. Solo nel mondo moderno la libertà di
tutti è un fatto reale. Nel mondo orientale, infatti, libero era uno solo e nel mondo antico liberi
erano alcuni. La dissoluzione del mondo classico-romano e l'avvento del cristianesimo
(concreti momenti dello svolgimento dello spirito) ha portato al mondo cristiano-germanico,
di cui sia Lutero che la rivoluzione francese sarebbero una pietra miliare, in direzione della
moderna soggettività. Ma è sempre la filosofia a mostrarci che la libertà così intesa è parziale
e non ancora in sé e per sé.
Secondo Hegel, infatti, l'individuo è davvero libero quando si riconosce in organismi etici che
lo trascendono, come avviene nella famiglia e nello stato.
Nello stato moderno è poi possibile scorgere l'unità di determinazioni opposte: la soggettiva
libertà del singolo e insieme la sua subordinazione, ben più stringente, al potere etico-politico.
E' proprio ciò che permette a Hegel di considerare lo stato moderno come un'essenziale (e
conclusiva) manifestazione della razionalità, della filosofia stessa.
Conclusione - La filosofia come l'intero
Hegel concepisce la propria filosofia come la sintesi di tutti i contraddittori sistemi filosofici
precedenti. Concepisce la propria filosofia come l'intero rispetto alle parziali, ma necessarie,
verità del passato; come la totalità dispiegata della verità.
Pensare in questo modo significa credere che la propria parola sia l'ultima e definitiva.
Significa credere che il proprio sistema sia conclusivo, perché la totalità guadagnata non è
altro che l'idea in sé dispiegatasi integralmente e deve quindi contenere tutte le tesi e tutte le
antitesi (l'unità del contraddittorio) in maniera assolutamente trasparente.
L'unità assoluta del contraddittorio è l'acquietarsi stesso dell'idea in sé e per sé. Ma se è
possibile pensare a un simile annullamento delle contraddizioni, allora non c'è più sviluppo e
la filosofia di Hegel nega il proprio principio. Se non è così, la filosofia (l'identità di razionale
e reale) non può reggere un fardello tanto pesante, finendo per vanificarsi e autodistruggersi
per implosione.