eucaristia e pace, vissute nel perdono

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EUCARISTIA
E PACE, VISSUTE NEL PERDONO
Tema: Alla mensa della pace, impariamo la logica del “cercare ciò che è perduto”: nell’esperienza del
perdono e della misericordia: qui l’Eucaristia è celebrata nella sua verità.
Invochiamo lo Spirito del Signore e la sua santa operazione
Ora ti supplichiamo, Spirito Santo, Spirito di forza, di conoscenza e di timore,
Spirito di sapienza, di scienza e di discernimento,Spirito di compassione e di vero amore:
santificaci, corpo e anima,e saremo agnelli splendenti e senza macchia.
Effondi su di noi i tuoi doni vivificanti come facesti un tempo con gli apostoli
e, ovunque saremo, ti renderemo testimonianza con franchezza, con le nostre stesse vite:
nel tempo libero e nel lavoro, in parole,in pensieri e in ogni nostro atteggiamento,
di sera e di mattina, di giorno e di notte.
(Liturgia maronita)
Ai piedi del Maestro in ascolto della sua Parola: lettura e assimilazione
Dal Vangelo secondo Luca
(Lc 15, 1-10)
Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi
mormoravano: “Costui riceve i peccatori e mangia con loro”. Allora egli disse loro questa
parabola: “Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel
deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla
tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho
trovato la mia pecora che era perduta. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un
peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.
O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e
cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine,
dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. Così, vi dico,
c’è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte”.
 Il cap. 15 è un’unica parabola in tre scene. Rivela il centro del Vangelo: Dio come Padre di tenerezza
e di misericordia ben diverso da quello da cui Abramo era fuggito per paura. Egli trasale di gioia
quando vede tornare a casa il figlio più lontano, e invita tutti a gioire con lui. “Bisogna far festa!”. Il
banchetto del cap. 14 è questa festa del Padre che vede ormai occupato l’ultimo posto a mensa. La
sua casa è piena, il suo cuore trabocca: nel ritorno dell’ultimo, ogni figlio perduto è ormai con lui.
Gesù fin dall’inizio mangia “il pane del regno di Dio” (14,15) con i peccatori: ora invita anche i
giusti., che rischiano più dei primi l’autosufficienza. Rischiano, mentre condannano i fratelli ingiusti,
di ignorare e di rifiutare il Padre, che ama gratuitamente e necessariamente tutti i suoi figli. Il suo
amore non è proporzionale ai nostri meriti, ma alla nostra miseria. Per questo solo i primi invitati,
che credono di aver diritto alla salvezza, se ne escludono (14,17ss). I peccatori, invece, nella loro
incapacità a salvarsi accolgono il dono.
 Nel cap. 15 Luca ci presenta allora Gesù non tanto nell’atteggiamento di giustificare il proprio
atteggiamento verso i peccatori, quanto, innalzandosi al di sopra dei suoi accusatori, di proporre il
mistero dell’amore misericordioso e imprevedibile di Dio che salva dal peccato. La parabola della
pecora smarrita e quella della dracma perduta hanno il loro vertice nell’invito a partecipare alla gioia
del perdono che è in Dio quando un peccatore si converte. L’invito alla festa che percorre le due
parabole sfocia infatti nell’accorato invito di Gesù ai suoi denigratori a rallegrarsi con lui per il
ritorno dei peccatori. Ogni comunità cristiana è in tal modo interpellata a dare fiducia a chi mostra di
voler cambiare vita, senza imprigionarlo nei vecchi schemi che rinfacciano gli errori passati, e ad
apprezzare la novità che la fedeltà di Dio, manifestata in Gesù, sta creando nella vita di una persona
o di un’intera comunità.
 L’Eucaristia, cibo e vita nuova per il cristiano, è il pane del perdono: mangiato da ogni peccatore, è
rifiutato solo da chi è soddisfatto di sé. La misericordia di Dio lo rimanda a mani vuote (1,53),
perché possa essere tra gli affamati che sono saziati (6,21). L’unico giusto è il Cristo, il Pastore che
si è fatto agnello perduto e immolato per noi. Questa parabola parla della conversione del giusto alla
misericordia, non del peccatore alla giustizia. L’Eucaristia educa proprio ad accogliere la grazia che
Dio ha usato verso di noi, perché noi accogliessimo i nemici (6,27-36) e i fratelli peccatori (6,36-38).
La testimonianza di Santa Chiara…
Dalla Regola
(IX, 1-11: FF 2801-03)
La forza della dolcezza evangelica anima le disposizioni di Chiara per regolare i conflitti comunitari e le situazioni di
peccato. L’invito esplicito è al discernimento comunitario, temperato dalla pace profonda di chi non si lascia turbare dal
peccato altrui, grazie alla libertà interiore, frutto di un cuore riconciliato e guarito. Il primato della preghiera nella vita
delle sorelle resta soggetta a quello del perdono e dell’accoglienza reciproca. Si respira l’esperienza maturata da Chiara
nei lunghi anni trascorsi a S. Damiano.
Se qualche sorella, per istigazione del nemico, avrà peccato mortalmente contro la forma della nostra professione e, ammonita due o tre volte dall'abbadessa o da altre sorelle, non si sarà emendata, mangi per terra pane e
acqua in refettorio, alla presenza di tutte le sorelle, tanti giorni quanti sarà stata contumace, e, se l'abbadessa lo
riterrà necessario, sia sottoposta a pena anche più grave. Frattanto, finché rimarrà ostinata, si preghi affinché il
Signore disponga il suo cuore a penitenza.
Tuttavia, l'abbadessa e le sue sorelle si guardino dallo adirarsi e turbarsi per il peccato di alcuna, perché l'ira e il
turbamento impediscono la carità in se stesse e nelle altre.
Se accadesse, il che non sia, che fra una sorella e l'altra sorgesse talvolta, a motivo di parole o di segni, occasione di turbamento e di scandalo, quella che fu causa di turbamento, subito, prima di offrire davanti a Dio
l'offerta (1) della sua orazione, non soltanto si getti umilmente ai piedi dell'altra domandando perdono, ma anche
con semplicità la preghi di intercedere per lei presso il Signore perché la perdoni. L'altra poi, memore di quella
parola del Signore: «Se non perdonerete di cuore, nemmeno il Padre vostro celeste perdonerà voi (2), perdoni
generosamente alla sua sorella ogni offesa fattale».
La lettura della storia: Ciascun Gruppo attualizza l’ascolto della Parola attraverso la lettura di un evento
della storia e del proprio vissuto personale e di comunità fraterna…
Lettura sapienziale:
Chissà perché, per tanto tempo, a questa unica pecora che si è persa, ho dato il volto degli altri: i
“peccatori”, quelli che sono “lontani” da Dio, quelli che nella vita, insomma, ne combinano di
grosse.
Io ero una delle novantanove che stanno sempre lì, brave ed ubbidienti, vicine al pastore.
Poi, grazie a Dio, è stata una esperienza della vita che ha stravolto questo mio modo di pensare e di
sentirmi in relazione con Dio e con gli altri.
È stato l’incontro con alcune “pecore perse”: uomini e donne che venivano dalla strada, che
avevano rubato o si erano prostituite, persone consumate dalla droga o dall’alcool,… Uomini e
donne con un volto, un nome e una storia.
La prima cosa che mi ha stupito, stando a contatto con loro, è stato lo scoprire che dietro queste
vite, questi volti, si nascondono, tante volte, delle persone “belle”: persone che, nonostante tutto,
hanno una grande fiducia in Dio; persone che credono fortemente al Suo amore per ciascuno di
loro; persone che hanno nel cuore il desiderio profondo di essere da Lui amati, cercati e perdonati.
Che bello!
L’incontro con loro mi ha fatto rendere conto che, nella radice più profonda del peccato, io non
sono diversa. Certo, non ho rubato, ma di quante cose mie sono stata gelosa; quante cose ho
considerato mio possesso e non ho condiviso; non mi sono drogata e non mi sono data all’alcool,
1
2
Cfr. Mt 5,23.
Cfr. Mt 6,15; 18,35.
ma quante cose mi sono sembrate essenziali da non riuscire più a farne a meno, o quante volte ho
cercato una felicità a portata di mano, momentanea e superficiale,…
E così ho scoperto di essere anch’io dalla parte della pecora che si è persa e che ha bisogno di essere
cercata: è la parte dove sperimento continuamente che il mio cuore deve convertirsi; è la parte dove
“sento” che è Dio che mi cerca per primo (e non il contrario); è la parte dove sperimento che Dio
non ha paura di sedersi a tavola e di mangiare con me.
Il nostro Dio è un Dio che ci cerca: ad uno ad uno.
Lasciarmi cercare perché mi riconosco perduta e cercare ciò che è perduto: credo che queste due
esperienze debbano sempre essere vissute insieme. La misericordia di Dio che avvolge la mia vita
deve diventare sguardo di misericordia per chi incontro; la passione di Dio nel cercarmi, deve
diventare passione per gli altri; la gioia del cuore di Dio per ogni volta che mi riporta a casa deve
diventare la gioia del mio cuore per ogni fratello che si lascia trovare e portare a casa da Dio.
R.P.
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