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“L’ALTRA RESA” DELLA 75a DIVISIONE WHERMACHT IN PIEMONTE”
di Fabrizio Dassano e Massimo Albertan Min
La resa delle truppe Tedesche e Italiane della R.S.I. concentrate in Piemonte sotto le Alpi, sulla difensiva
ormai su tutti i fronti, e attaccate anche all’interno dalle azioni partigiane del C.L.N. avvenne secondo un
trattato di capitolazione che offre alcuni spunti interessanti perché non fu stipulato con forze armate
alleate (se si esclude la pura componente “rappresentativa” composta da un ufficiale Inglese e all’ultimo
momento da un ufficiale Americano). L’assoluta mancanza di rifornimenti, la percezione che il conflitto
stava terminando con l’esito più che scontato, aveva di fatto concentrato nel Piemonte Settentrionale
(nella sub-zona del Canavese) a ridosso delle valli che portavano ai passi alpini con la Francia e con la
Svizzera un grande quantitativo di uomini e di mezzi. In realtà la Francia era impraticabile perché perduta
fin dal settembre 1944 quando 150.000 soldati tedeschi erano stati accerchiati nella sacca di Falaise dagli
angloamericani sbarcati nel sud con l’operazione “Anvil”. Quindi gradatamente tutto il territorio francese
verso le Alpi era stato riconquistato.
In effetti la situazione di “stasi dopo la sconfitta” con i pericoli effettivi derivati alla popolazione
residente, era la conseguenza dell’ avanzata strategica verso l’Alta Italia e la decisione di puntare
urgentemente con decisione verso la frontiera Orientale dell’Italia per far desistere le mire
espansionistiche Jugoslave rappresentate dalle pressioni militari del IX Corpus di Tito, contrastato fino
ad allora dalle sole truppe della R.S.I. che avevano difeso dagli sloveni la città di Gorizia e tenuto la linea
dell’Isonzo.
Già nell’autunno del 1943 il C.L.N. iniziò l’azione militare condotta contro gli Italiani della R.S.I e le
truppe multinazionali della Whermacht. Nel dicembre del 1944 delegati del C.L.N. giunsero a Roma
attraverso Francia e Svizzera per incontrarsi con i membri del C.L.N. del Sud che aveva intrapreso azioni
prevalentemente diplomatiche, e soprattutto per accordarsi con il generale Wilson per un accordo
militare. Nello steso mese il governo del Sud presieduto da Bonomi firma un accordo con cui affida al
C.L.N. i poteri di governo in Alta Italia nella lotta armata. Kesserling avrebbe affermato poi che “il
movimento partigiano diventò per la prima volta molesto nell’aprile 1944 quando le bande cominciarono
ad agire nell’Appennino, invece il vero “padrone” dell’Italia, l’Obergruppenfurher delle SS Karl Wolff,
affermerà che in realtà “la minaccia partigiana fu subito preoccupante”.
Si arrivò così alla resa del maggio 1945. Hitler si era suicidato nel bunker di Berlino alle 3,30 del 30 aprile
1945
La situazione in Italia era la seguente: il barone, generale Heinrich von Vietinghoff, assume - il 10 marzo
1945 - non solo formalmente il comando del Gruppo Armate “C” ossia delle venti divisioni tedesche che
operano sul fronte Italiano anche se in realtà il comando lo aveva assunto fin dagli ultimi mesi del ‘44
sostituendo il titolare, Kesserling, rimasto ferito in un incidente automobilistico quando il fronte era
attestato lungo il fiume Senio, fra gli Appennini e Comacchio. Assumerà il comando senza alcuna
indicazione dal comando supremo se non quella generica di “resistere sempre” e, soprattutto di informare
sempre e comunque la SS Karl Wolff.
Il 9 aprile 1945 gli anglo-americani riprendono l’iniziativa, rompono il fronte e accerchiano le truppe che
si trovano a sud del Po e avanzano su Verona per tagliare la via di ritirata costituta dal Brennero.
Nonostante la furiosa resistenza, le Armate Tedesche XIV e X crollano e gli Alleati entrano in Bologna il
20 aprile e sfruttano il successo dirigendo le colonne corazzate anche verso la Lombardia e il Piemonte.
Più rapidamente raggiungono la frontiera Orientale il primo maggio 1945.
Il Generale delle SS Karl Wolff, la cui giurisdizione poliziesca diretta arrivava a 30 Km. dalla linea del
fuoco in Italia, in realtà aveva condotto per proprio conto trattative di resa con gli alleati fin dal marzo
precedente, all’insaputa del Reichfuhrer Himmler. Gli Alleati, persuasi della buona fede di quella poco
fanatica SS che si era fatta pure ricevere dal Papa, accettano, imponendogli però di convincere von
Vietinghoff a non discutere la resa incondizionata. Compito ingrato, data la mentalità del nobile militare
che non aveva nessun problema di farsi considerare “criminale di guerra” e sentiva ancor meno l’esigenza
di rendersi ben accetto dal nemico vincitore. Infatti von Vietinghoff accetta solo con la fomula “koppel
und seiterngewher” (cinturone e baionetta) per se e i suoi uomini per non passare come traditore. Però la
formula è palesemente in contrasto con le decisione di resa incondizionata presa dagli Alleati alla
conferenza di Casablanca. La richiesta viene comunque trasmessa agli Alleati in una redazione che non
può provocare rotture. Solo allora von Vietinghoff si convince della resa separata. Gli avvenimenti
incalzano e il comandante tedesco non è più in grado di arrendersi a discrezione. Dalla Francia e dalla
Svizzera i plenipotenziari - colonnello von Schweinitz (in rappresentanza di von Vietinghoff) e il
maggiore delle SS Maw Wenner (in rappresentanza di Wolff) - giungono al Quartier Generale Alleato di
Caserta. Il 29 aprile 1945 in una sala della reggia, il Generale W. D. Morgan, capo di Stato Maggiore del
Maresciallo Alexander accetta la resa dell’esercito Tedesco in Italia alle 14,22. Tali condizioni entreranno
in vigore il 2 maggio 1945.
Il generale von Vietinghoff aspettava a Bolzano la prigionia (lì c’era anche Karl Wolff il fedelissimo), ma
mai fino alla propria rovina. Non a caso aveva lasciato qualche giorno prima - questa volta senza
interporre veti - che Mussolini abbandonasse il lago di Garda per raggiungere la Svizzera. La scorta di SS
comandata dal tenente Birzer - alle dirette dipendenze di Wolff - al sopraggiungere dei partigiani aveva
abbandonato il Duce nelle loro mani senza sparare un colpo.
Ufficialmente l’esercito tedesco d’Italia cessava di esistere a partire dal 2 maggio. Ma ciò valeva per le zone
ormai sotto il controllo territoriale Alleato. Al di fuori di esso e cioè in gran parte della Liguria, in quasi
tutto il Piemonte e Valle d’Aosta la situazione era paradossale: a chi si doveva arrendere la LXXV
divisione della Wheermacht?
In queste tre regioni che rappresentano l’Italia nord-occidentale la situazione era diversa perché non
essendo obiettivo primario, gli Anglo-americani avanzano senza fretta con truppe corazzate, preferendo
raid di cacciabombardieri sulle colonne in ritirata. Da terra giungeranno solo il 4 maggio attestandosi però
agli accessi della grande zona di concentramento delle truppe Italo-Tedesche rappresentate da quel
“contenitore” naturale formato da colline di origine glaciale dalla caratteristica forma di “anfiteatro
morenico”.
Alle 15 del 25 aprile il C.L.N. aveva ordinato che i comitati locali prendessero possesso di tutti i Municipi
del Nord Italia. Molti paesi vennero presi e persi numerose volte dai tedeschi in presidio incalzati dai
partigiani. Il C.L.N. in Canavese perdeva e riprendeva il controllo di numerose località mentre si
avvicinavano 61.000 uomini della Whermacht e di 12.000 italiani della R.S.I con 13.000 carriaggi e con
7100 automezzi. L’Armata in ritirata veniva costantemente attaccata da cacciabombardieri americani. Il
C.L.N. che lamentava gravi problemi di unità interna a causa delle diverse anime politiche che lo
formavano, riuscì comunque ad Ivrea a far partire trattative con i comandi militari tedeschi.
Il 27 aprile ci fu un contatto significativo con il generale Piker del presidio di zona che avvertì via radio
Schlemmer in avvicinamento. Si ottenne l’accettazione della proposta di resa che venne portata a
conoscenza del grosso delle truppe della R.S.I. già ammassate nei dintorni di Strambino a sud-ovest della
città di Ivrea. Le operazioni parziali di resa vennero definite il 2 maggio 1945 a Biella. La Whermacht in
Piemonte in Liguria e in Valle d’Aosta si arrendeva a quelli che aveva considerato per tutto il periodo delle
ostilità come banditi, non attuando i trattamenti per i prigionieri di guerra previsti dalla Convenzione di
Ginevra con le conseguenze più sanguinose.
In questa parentesi di tempo la situazione in Canavese si deteriorava: prendendo ad esempio solo alcuni
paesi registriamo attriti tra partigiani a Caluso per decidere di assaltare il presidio tedesco locale, si
aggiungono razzie di ogni genere in ogni borgo da parte di sbandati, provocando ulteriori danni alla
popolazione civile. In molti paesi le truppe aprono il fuoco indiscriminatamente, gli ufficiali non riescono
più ad avere il controllo dei propri uomini. Soldati polacchi della Wheermacht vengono passati per le armi
da commilitoni tedeschi. A Tonengo i tedeschi installano un pezzo d’artiglieria sparando a caso tra le case
abitate. Nel fiume Dora Baltea che attraversa la zona viene buttato di tutto: dalle macchine da scrivere ai
camion carichi. Enormi falò distruggono ogni tipo di documentazione e migliaia di chilometri di cavo
telefonico.
Il generale Schlemmer giunse a Vische la mattina del 1 maggio 1945 installando il comando presso il
castello di Vische dove fu allestita una stazione radio. La grande colonna procedeva verso “il catino”
attraverso due direttrici provenienti da Caluso e da Mazzè. Dalle testimonianze esistenti in effetti il
generale Schlemmer lasciò il castello dalle 16 alle 19 del 2 maggio per recarsi a firmare la capitolazione.
Nella serata la diffusione della notizia provocò alcune fughe su automezzi carichi di viveri di soldati che
pensavano ancora di poter rientrare in Germania. Alla sera del 3 maggio - sempre a Vische - alcuni
tedeschi che avevano iniziato un proficuo scambio con la popolazione ottenendo del vino, si ubriacarono
sparando per tutta la notte. Il 4 maggio i soldati tedeschi perfettamente incolonnati, andarono a prendere
il bagno in massa al vicino lago di Candia. Verso la sera del 5 maggio arrivò un’auto con la sigla C.L.N
chiedendo al Comandante della S.A.P. vischese come andavano le cose con i tedeschi. Alle 10 del mattino
transitò una lunga colonna corazzata americana che non si fermò a prelevare i tedeschi con grande
disappunto della popolazione che era scesa in strada a festeggiarli. I Tedeschi allora organizzarono per il
paese e per le campagne balli che coinvolsero anche la popolazione locale. Solo la sera si vendicarono
degli Italiani rompendo tutte le lampade elettriche e stracciando i tricolori che erano spuntati per l’arrivo
degli Americani. Il 7 maggio il soldato polacco Walter Mulley aggrediva mortalmente un ufficiale tedesco.
Venne fucilato in aperta campagna. L’8 maggio i tedeschi requisirono un autobotte di benzina. Il 9 maggio
viene ucciso a percosse il soldato austriaco Walter Wimmer che si era lasciato sfuggire parole di
soddisfazione per il suicidio di Hitler. Il 10 maggio i tedeschi si spostano a Caluso depredando ingenti
quantità di vino. Soltanto l’undici maggio i tedeschi se ne vanno perfettamente equipaggiati e con molto
materiale d’artiglieria al seguito, carri armati e autoblindo che si confondono tra l’incredibile treno
composto da centinaia e centinai di muli che trainano carriaggi e uomini. Il generale Schlemmer lasciò
duecentomila lire ai responsabili vischesi del C.L.N. a parziale rimborso dei danni sostenuti dalla
permanenza. Vische festeggiò l’evento con tre giorni continui di danze e bevute.
Vi proponiamo ora il trattato vero e proprio, conservato in triplice copia e lingua (Inglese, Italiana e
Tedesca) presso l’archivio del Municipio di Ivrea.
Biella 2 maggio 1945
Il Generale di Corpo d’Armata delle Truppe Alpine, Schlommer, comandante la LXXV Armata,
comunica al colonnello Faulmuller di comunicare a tutte le truppe tedesche o fasciste o relativi comandi
di tappa, l’ordine e le condizioni di resa convenute con il superiore comando alleato e truppe partigiane.
Con il Capitano Patrizio AMOORE, rappresentante della Missione Militare Inglese “Cherokee”, con il
colonnello americano Giovanni M. BREIT, con i rappresentanti delle formazioni partigiane di Aosta,
Biella e Ivrea: Ingegnere Giulio BORELLO, rappresentante del C.L.N. di Ivrea; con il capitano
MONTI-MAUTINO Felice, comandante la VII Divisione GL per il comando militare Piazza di Ivrea
(con WALTER commissario della Zona Biellese), fu convenuto quanto segue:
1) Le ostilità fra le truppe tedesche del
- Comando Generale LXXV Armata,
- Divisione Alpina e gruppo di battaglia Aosta (2 batteria alta montagna),
- comandi di tappa tedeschi del Piemonte o della Liguria con altre piccole unità di truppa provenienti da
armate o da truppe di campagna (genio, salmerie, ecc.),
- truppe fasciste,
- residui delle Divisioni Monte Rosa o Littorio,
- brigate nere e R.A.P., (nella versione tedesca c’è anche: Reste Rgt. Folgore e in quella inglese: remainder of the
Folgore Brigade),
- Comandi fascisti di Torino (prefetto di Torino, Grazioli - Generale Adami Rossi),
e le truppe alleate ed annesse formazioni partigiane italiane dall’altra, vengono a cessare immediatamente.
2) Contemporaneamente queste zone (Piemonte e Liguria) vengono occupate da formazioni partigiane e
in tutte le località il comando di queste zone viene affidato ai C.L.N.
3) Le truppe tedesche o fasciste verranno concentrate in località destinate dai C.L.N. e le truppe alleate
provvederanno per 2 o 3 giorni al vettovagliamento composto di carne, grassi e pane che verrà preparato
dalle truppe stesse.
4) Il Comando generale della LXXV Armata si metterà a contatto con il comando alleato, con il comando
delle formazioni partigiane e con i Comitati di Liberazione Nazionale e contemporaneamente con la
Missione Inglese “Cherokee” di Biella o Ivrea.
5) I prigionieri di guerra partigiani che trovansi ancora nelle mani di truppe tedesche o fasciste saranno
consegnati al C.L.N. di Ivrea il giorno 3.5.945 alle ore 20 nelle vicinanze del ponte a 6 Km a sud di Ivrea.
I feriti gravi che non sono trasportabili dovranno essere consegnati ai comandi locali del C.L.N.; nel caso
che questi non si fossero formati, ai parroci che provvederanno immediatamente alle cure.
6) I C.L.N. concorderanno dei permessi ai vari comandi od Enti, e provvederanno a requisire 4000 litri di
benzina per il trasporto di feriti o per altri usi.
(Oberst in Generalstab)
(capitano Patrk Amoore)
(capitano Monti-Mautino Felice)
(Ingegnere Borello Giulio)
Allegato N. 1 al trattato di resa-kapitulation
Ordini delle FF.AA. vincitrici
al colonnello Faulmuller.
1) Entro le ore 12 del giorno 3 maggio 1945 la città di Ivrea dovrà essere sgombrata di tutte le forze armate
tedesche e fasciste. Alle oe 12,01 le truppe Partigiane italiane prenderanno possesso della città.
2) Tutte le truppe tedesche e fasciste, con i loro materiali di armamento ed equipaggiamento, dovranno
concentrarsi entro le ore 17.00 del giorno 3 maggio 1945 entro la zona delimitata, come risulta dalla carta
topografica 1:100.000 - first edition, di cui si allega copia. Da tale zona nessun appartenente alle forze
armate tedesche e fasciste potrà allontanarsi. La responsabilità ricade sul generale Schlemmer.
3) Il comando partigiano provvederà a dare disposizioni perché tale zona di concentramento provvisorio
delle truppe tedesche e fasciste prigioniere sia evacuata dalle truppe partigiane.
4) Le forze partigiane e quelle dell’Esercito Americano ed Inglese in un secondo tempo sorveglieranno a
che le presenti ordinanze siano rigorosamente rispettate.
5) Le truppe dovranno essere accantonate nei locali vuoti od in mancanza di questi attendate.
6) Nessuna violenza od atto di forza sarà fatto dalle truppe tedesche e fasciste prigioniere verso la
popolazione di questa zona.
7) Tutte le richieste di alloggio, fabbisogno viveri, ecc. dovranno essere fatte dall’ufficiale comandante del
reparto ai Sindaci od al C.L.N. dei Comuni.
Nessuna requisizione potrà essere più operata dalle truppe tedesche o fasciste prigioniere.
8) In detta zona non sarà permesso il transito ad autocarri civili. Avranno libero transito i mezzi delle
forze partigiane, del C.L.N. e delle Forze Armate degli Eserciti Alleati. Per gli automezzi, non militari,
delle truppe partigiane e del C.L.N., il passaggio sarà consentito solo se i mezzi porteranno ben visibili le
seguenti targhe: C.V.L. - C.L.N.
9) Qualsiasi richiesta per il Comando Alleato o per il C.L.N. sarà fatta tramite l’ufficiale partigiano di
collegamento all’uopo incaricato.
10) Il comando al completo della LXXV Armata, con il prefetto di Torino e il generale Adami Rossi,
dovrà trasferirsi immediatamente a mazzè, ove occuperà il castello disabitato. Il comando dovrà disporre
immediatamente perché le suddette disposizioni vengano messe in immediata esecuzione.
11) Le truppe fasciste dovranno essere concentrate in un unica zona, separate da quelle tedesche.
per IL COMANDO ITALO-ALLEATO
(capitano Monti - Mautino Felice)
Lo stesso capitano Monti - Mautino Felice raccoglierà i dati della resa e soprattutto il fabbisogno
giornaliero per gli oltre 75.000 uomini prigionieri, spedendo il rapporto al Colonnello Jonh M. Breit
comandante delle truppe americane che staziona al castello di Mazzè e a Ivrea alla Missione Militare
Britannica. Le truppe delle SS e quelle italiane vengono subito disarmate il 4 maggio, le rimanenti vennero
disarmate nei giorni seguenti. Fu mantenuto armato, con solo fucile, un piccolo reparto di polizia interna
formato da truppe coscritte. Le case requisite dai tedeschi e dalle truppe della R.S.I. vennero riconsegnate
ai civili e la polizia partigiana ebbe l’ordine di aprire il fuoco su chiunque fosse colto in atti di distruzione
di automezzi. Inoltre richiedeva al più presto lo sgombero della zona per portare i prigionieri in campi di
concentramento e istruzioni per tradurre direttamente i “criminali di guerra” individuati nelle carceri di
Ivrea.
Uomini
carriaggi
automezzi
TRUPPE
TEDESCHE
61.000
11.000
6.500
TRUPPE R.S.I.
12.000
1.000
600
Il capitano Monti-Mautino Felice affermava inoltre: “Il fabbisogno, per mantenere, secondo lo spirito del
trattato di resa detti prigionieri, è il seguente per una settimana:
carne
farina di grano
grassi
sale
50 t.
266 t.
17,5 t.
1 t.
Dato l’imponente quantitativo il C.L.N. di Ivrea si impegnava a fornire solo la carne, per il resto doveva
pensarci il Comando Americano.
Allegato al trattato si trova la carta 1:100.000 del Canavese e il foglio firmato da Schlemmer che autorizza
il colonnello Faulmuller a firmare la capitolazione a proprio nome.
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