Mina Manuela classe 4°B Soleri Bertoni IL TARLO NELL' ORECCHIO: SOLO UNA CASUALITA' ? Non vi è mai capitato di continuare a canticchiare e ripetere nella vostra mente sempre lo stesso motivetto musicale per ore, magari per giorni? Ebbene, questa specie di “tarlo nell'orecchio” è stato chiamato dagli studiosi Earworm e non nasce dall'apparato uditivo, com'è comune abitudine identificarne l'origine ma bensì è un fattore strettamente legato all'attività celebrale. Infatti, nel cervello di ognuno, si trova una specie di MP3 mentale, la corteccia uditiva, la quale registra e conserva tutti gli stimoli uditivi a cui la persona è soggetta. Effettivamente, la nostra mente è continuamente tempestata da musica e suoni e non sempre questi sono percepiti coscientemente. Grandissima importanza ha assunto il suono subliminale nelle pubblicità e nei film anni addietro. Un esempio notevole da ricordare ci catapulta nel lontano 1957 negli splendidi Stati Uniti post-guerra, dove una famosa agenzia pubblicitaria sperimentò in un cinema del New Jersey la tecnica dei messaggi subliminali, inserendo nelle pellicole dei fotogrammi contenenti scritte come “bevi Coca Cola” oppure “mangia pop corn”. Si stima che in quel periodo le vendite di Coca Cola e pop corn fossero aumentate rispettivamente del 60% e del 20%. In realtà si pensa che molti altri fattori esterni alla pubblicità nascosta abbiano influito notevolmente sulla crescita del consumo di questi due generi non necessari, come ad esempio il rinnovamento del bar. Insomma, sebbene questo fattore subliminale si fosse dimostrato una mezza bufala, tutt'oggi le persone nel mondo sono convinte che la pubblicità detenga tra le mani un grandissimo potere di manipolazione che sviluppa attraverso le pubblicità. In realtà, si è tutti concentrati sulle immagini, tralasciando il ruolo di primaria importanza della musica nella pubblicità; essa, infatti, non ricopre solo un ruolo di sottofondo alle immagini alle quali è legata ma molto più spesso i fotogrammi di uno spot sono nati proprio partendo dalla melodia di sottofondo. Perchè questo? Un famoso docente di marketing dell'University of Cincinnati ha individuato 3 particolari caratteristiche musicali che permettono a date melodie di installarsi nella mente al fine di farle diventare Earworms: 1. la semplicità musicale del motivetto, che, come per i bambini della scuola dell'infanzia, deve aggirarsi sui 3-5 accordi, ossia deve essere strutturalmente semplice e ridondante; 2. ripetitività di alcune strutture musicali del motivo, come il ritornello o la melodia iniziale (si ascolti la canzoncina di “Mission Impossible”); 3. incongruità fra testo e musica oppure fra ritmo e metrica. Coloro che si occupano di marketing, infatti, sono dei veri e propri esperti di musica: molto spesso si concentrano su un certo motivo in base alla fascia d'età a cui è diretta la pubblicità (TARGET) proprio per far nascere il bisogno dell'oggetto o del servizio pubblicizzato, utilizzando il modello dell'AIDA (Attenzione che scaturisce Interesse, il quale porta al Desiderio che spesso si trasforma in Azione). Molto particolare è la defunzionalizzazione della musica: per poter far risultare più “appetibile” la pubblicità, gli studiosi della persuasione utilizzano canzoni molto in voga (si noti il recente e vasto uso della canzone “Bad Romance” di Lady GaGa negli spot delle compagnie telefoniche, rivolte per la maggior parte a ragazzi nella fascia d'età 12-30 anni). Di fatto, la pubblicità degli ultimi anni si concentra molto sui giovani; da pubblicità con musiche moderne a situazioni di divertimento (come la discoteca) o con personaggi giovani al centro dell'azione. Ecco come il pubblicitario di oggi immagina la società: coloro che sono giovani si immedesimano nei modelli degli spot, coloro che non sono più giovani, osservando le pubblicità, desiderano tornare indietro nel tempo; tutto ciò scaturisce curiosità che spesso sfocia nell'acquisto per poter essere “al passo con i tempi” oppure per non sentirsi esclusi dalla società in cui si vive. La maggior parte delle pubblicità, infatti, si fonda sui bisogni indotti, teorizzati da Abraham Maslow, un famoso psicologo americano, nella “Gerarchia dei Bisogni”, ossia una sfilza di tipi di bisogno dell'essere umano; il servizio o l'oggetto sono suddivisi in una categoria di bisogno primario o secondario. A loro volta, questi bisogni si distinguono in: 1. INDIVIDUALI, ossia quei bisogni che vivono nell'uomo indipendentemente dal contesto socio-culturale come, ad esempio, il bisogno di mangiare e dormire. 2. COLLETTIVI: sono quei bisogni che nascono dalla collettività dell'uomo in quanto membro di una collettività. Questi bisogni nascono solamente perchè si è in relazione con un gruppo e riguardano, ad esempio, il bisogno della giustizia. 3. INDOTTI, ossia tutti quei bisogni che sono scaturiti da un agente esterno alla persona, agente identificabile maggiormente con la pubblicità. Ad esempio possiamo parlare del progressivo e insaziabile bisogno dei giovani di acquistare sempre prodotti tecnologici di ultima generazione. Insomma, la pubblicità odierna si incentra soprattutto sul superfluo e sul giovane, basandosi molto sui suoni e sulla musica al fine di inviare messaggi accattivanti a tutti i target che guardano la pubblicità in un dato momento. Sono state persino studiate delle fasce orarie precise nelle quali inserire pubblicità destinate a bambini piuttosto che ai giovani o alle persone anziane. Ma sulla fine, questo Earworm di cui parlavamo all'inizio, che ruolo ha nella nostra vita? Molto spesso, quello di ricordarci il prodotto e la pubblicità che l'ha inculcato nella testa, come era successo a moltissime persone, negli anni '60, con il motivetto delle caramelle Dufour. D'altro canto, l'Earworm è anche basato sull'esperienza musicale del soggetto, che tende a ricordare la data canzone soprattutto se il suo stile (rock, pop, techno, dance...) rassomiglia maggiormente a quello che si ascolta di norma. In definitiva, se questo Earworm diventa assillante, come eliminarlo? Sembra inutile la tecnica del compiere azioni differenti, oppure quella di impuntarsi di “non pensare al ritornello di...” perchè, in definitiva, il nostro cervello ricorda ancora meglio ciò che si cerca di dimenticare. Insomma, è molto difficile riuscire ad eliminare il “tarlo nell'orecchio”: molto spesso, la soluzione migliore è aspettare che se ne vada da solo.