Il nome
I nomi sono caratterizzati da tratti inerenti; distinguiamo ad esempio:
nomi propri Londra, Rossella vs nomi comuni tavolo, gatto
nomi concreti orologio, sedia vs nomi astratti sincerità, fermezza
nomi massa sabbia, vino
vs nomi numerabili foglio, lavagna
Le ultime due classi si incrociano, infatti i nomi possono appartenere a
più sottocategorie contemporaneamente; possiamo infatti avere:
concreti numerabili: penna, antenna
astratti numerabili: opinione, strategia
concreti massa: birra, argilla
astratti massa: tolleranza, ilarità
Diversamente da quanto accade con i verbi, che sono intrinsecamente
relazionali, le valenze dei nomi non devono necessariamente essere
saturate, cioè un nome può sempre apparire senza complementi.
Distinguiamo due categorie di nomi:
- nomi non argomentali: si tratta generalmente di nomi concreti (il cui
complemento esprime in genere una relazione di possesso):
La villa (dei Rossi) è chiusa da tempo
- nomi argomentali: si tratta generalmente di nomi astratti i cui
complementi realizzano dei veri argomenti, cioè hanno una funzione
semantica definita:
La partenza (di Gianni) era prevista per le otto
Alcuni dei nomi argomentali possono essere usati con significato concreto:
La costruzione del palazzo richiese tre mesi
Quella costruzione deturpa il paesaggio
A. Nomi non argomentali
Questi nomi designano in genere oggetti; come tali specificano una
relazione generica R fra il nome ed un suo pseudo-argomento dipendente
dal contesto:
1
La fotografia di Gianni è sul tavolo
Il regalo di Gianni è avvolto in carta rossa
Il palazzo delle assicurazioni
Qui l’argomento introdotto da di può esprimere diverse relazioni con il nome; in (i)
può identificare la persona che ha fotografato o che è stata fotografata, o che possiede
la foto (o, al limite, che ha parlato di essa); in (ii) può identificare l’autore del regalo,
il destinatario, o ancora colui che ha scelto o ideato il regalo. In questo caso la
relazione R stabilita dal nome con il suo argomento è generica, come nei
seguenti casi:
a. la casa di Maria
b. il libro di mio fratello
c. il tavolo di marmo
d. le ville di campagna
Di solito un nome non permette di identificare più di due relazioni R:
a. il mio quadro di Matisse
b. il quadro di Maria di Matisse
c.*il mio quadro di Maria (=che Maria mi ha regalato) di Matisse
d.* il quadro di Maria di Matisse di Gianni
Se è espresso il possessore, esso diventa l’unico argomento che può venire reso dal
possessivo:
a. Il libro di Moravia sulla sua vita
b. Il suo libro sulla sua vita
a. Il libro di Moravia di Gianni
b. Il suo libro di Moravia
c.*Il suo libro di Gianni
Altri casi di relazione R sono quelli in cui un argomento è introdotto
dalla preposizione da, con significato generalmente finale:
a. farina da dolci b. tavolo da ping pong
c. stivali da giardino
Quando l’argomento del nome introdotto da da è un infinito, il
significato può essere deontico, come in (i), o consecutivo, come in (ii):
(i)
a. un film da vedere
b. un manufatto da vendere
(ii)
a. uno spavento da morire b. un film da ridere
c. una figuraccia da sotterrarsi
Complementi non argomentali possono essere introdotti anche da altre
preposizioni, in genere in frasi relative ridotte:
a. la casa in montagna
b. la sedia senza braccioli
c. il libro sullo scaffale
d. le scarpe con i lacci
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L’ordine reciproco di argomenti o relazioni R e complementi non
argomentali è piuttosto libero, ma alcune specificazioni di tipo restrittivo
devono apparire adiacenti alla testa nominale, come in (ii):
(i) a. la casa di mia sorella in montagna
b. la casa in montagna di mia sorella
(ii) a. il libro di storia di Gianni
b.??il libro di Gianni di storia
a. l’orologio d’oro di mia madre b.*l’orologio di mia madre d’oro
B. Nomi argomentali
Distinguiamo i nomi argomentali a seconda del numero di argomenti in
monoargomentali, biargomentali, triargomentali.
Si parla di nomi transitivi soltanto in senso lato perché i loro argomenti
sono sempre introdotti da una preposizione (in genere di).
1. Nomi monoargomentali
Questi nomi corrispondono a verbi intransitivi e ne condividono la
griglia tematica, cioè assegnano un solo ruolo tematico (di agente o di
tema):
lavorare/lavoro: <agente>
agire/azione: <agente>
camminare/camminata: <agente>
arrivare/arrivo: <tema>
L’argomento che nelle strutture frasali funge da soggetto nelle strutture
nominali è preceduto sempre dalla preposizione di, mentre gli altri
complementi preposizionali, se presenti, vengono espressi da un sintagma
preposizionale:
a. Gianni ha lavorato efficacemente a. Il lavoro di Gianni è stato efficace
b. Gianni ha camminato faticosamente b. La faticosa camminata di Gianni
c. La polizia agì improvvisamente
c. L’improvvisa azione della polizia
d. Marco è arrivato in anticipo
d. L’arrivo anticipato di Marco
Talvolta il soggetto può essere introdotto dalla locuzione preposizionale da parte
di, che esprime in questo caso la provenienza dell’azione:
Quella telefonata da parte di Gianni mi disturbò
Quell’azione da parte della polizia fu riprovevole
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2. Nomi biargomentali
2.1 Questi nomi corrispondono generalmente a verbi transitivi, di cui
conservano la struttura biargomentale:
descrivere/descrizione: <agente, tema>
In questo tipo di nominalizzazioni sia il soggetto che il complemento
oggetto sono preceduti dalla preposizione semanticamente vuota di:
Gianni ha descritto la collega
La descrizione di Gianni della collega è troppo lusinghiera
L’elemento corrispondente al soggetto della struttura frasale può anche
essere espresso da un pronome possessivo:
La sua descrizione della collega è troppo lusinghiera
Si può avere una passivizzazione parziale quando il costituente che
funge da soggetto è preceduto dalla locuzione da parte di:
La descrizione della collega da parte di Gianni è troppo lusinghiera
In questo caso il costituente che funge da oggetto può essere
pronominalizzato con un possessivo, e si ha una passivizzazione totale:
La sua descrizione da parte di Gianni è troppo lusinghiera
attendere/attesa: <agente, tema>
Gianni ha atteso Maria per tre ore
L’attesa di Maria di Gianni è durata tre ore
La sua attesa di Maria durò tre ore
L’attesa di Maria da parte di Gianni durò tre ore
La sua attesa da parte di Gianni durò tre ore
Nel caso in cui venga realizzato un solo argomento esso risulta ambiguo
tra l’interpretazione di soggetto e quella di oggetto:
La descrizione di Gianni
L’attesa di Maria
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2.2 Nomi connessi a verbi psicologici
2.2.1
Questi nomi derivano da verbi psicologici transitivi e ne
conservano la griglia tematica:
ammirare/ammirazione: <esperiente, tema>
Tuttavia, in queste nominalizzazioni uno degli argomenti viene
introdotto da una preposizione diversa da di, cosicché si parla
intransitivizzazione della struttura.
Il costituente che riceve il ruolo tematico di esperiente è preceduto dalla
preposizione di mentre quello che riceve il ruolo tematico di tema viene
introdotto da una preposizione diversa (di solito per):
Gianni ammira Maria sinceramente
La sincera ammirazione di Gianni per Maria
Gianni disprezza profondamente Maria
Il profondo disprezzo di Gianni per Maria
Questo libro interessa Maria
L’interesse di Maria per questo libro
La salute di Gianni preoccupa Maria
La preoccupazione di Maria per la salute di Gianni
Gianni ha giudicato Maria negativamente
Il giudizio negativo di Gianni su Maria
E’ possibile pronominalizzare l’esperiente con un possessivo:
La sua ammirazione per Maria è sincera
Il suo interesse per questo libro è notevole
Con questo tipo di nomi è possibile solo una passivizzazione parziale
facendo precedere l’esperiente dalla locuzione da parte di:
L’ammirazione per Maria da parte di Gianni è sincera
L’interesse per questo libro da parte di Maria è notevole
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Tuttavia non è possibile una passivizzazione totale pronominalizzando il
tema con un possessivo:
*La sua ammirazione da parte di Gianni è sincera
*Il suo interesse da parte di Maria è notevole
2.2.2 Nomi non passivizzabili
Questi nomi, anch’essi connessi a verbi psicologici, danno origine a
strutture ambigue rispetto all’individuazione dell’esperiente e del tema,
entrambi introdotti dalla preposizione di:
desiderare/desiderio: <esperiente, tema>
Il desiderio di Maria di Gianni
La paura di Maria di Gianni
Questo tipo di nomi sono definiti non passivizzabili perché il costituente
che riceve il ruolo tematico di esperiente non può essere introdotto dalla
locuzione da parte di:
*Il desiderio di Maria da parte di Gianni
*La paura di Maria da parte di Gianni
In questo tipo di nomi il possessivo può esprimere solo l’esperiente:
Il suo desiderio (di Gianni/di Maria)
La sua paura (di Gianni/di Maria)
Al contrario, un pronome preceduto da di può esprimere solo il tema e
mai l’esperiente:
Il desiderio di lui di Maria
La paura di lui di Maria
Quindi, nei seguenti esempi il pronome possessivo può esprimere solo
l’esperiente ed il pronome personale il tema:
Il suo desiderio di lui
La sua paura di lui
2.3 Nomi inerentemente passivi
Esistono alcuni nomi inerentemente passivi, connessi a verbi transitivi, il
cui argomento esterno, se espresso, deve essere preceduto dalla locuzione
da parte di:
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catturare/cattura: <agente, tema>
La cattura del colpevole da parte della polizia/*della polizia
La acquisizione del linguaggio da parte dei bambini/*dei bambini
La trasmissione delle informazioni da parte della spia/*della spia
Il possessivo, se presente, può solo riferirsi al soggetto della
corrispondente frase passiva, cioè al costituente che riceve il ruolo
tematico di tema:
La polizia ha catturato il colpevole
Il colpevole è stato catturato dalla polizia
La sua cattura (da parte della polizia)
3. Nomi triargomentali
I nomi triargomentali corrispondono a verbi transitivi trivalenti:
restituire/restituzione: <agente, tema, destinatario>
a. Gianni sorprendentemente restituì quel libro a Maria
b. Gianni ha offerto spontaneamente aiuto a Maria
Nella nominalizzazione soggetto e oggetto diretto della struttura frasale
sono introdotti da di, mentre l’oggetto indiretto mantiene la preposizione
a:
La sorprendente restituzione di Gianni di quel libro a Maria
La spontanea offerta di aiuto di Gianni a Maria
Il soggetto può anche essere pronominalizzato dal possessivo:
La sua sorprendente restituzione di quel libro a Maria
La sua spontanea offerta di aiuto a Maria
Nella passivizzazione il soggetto appare ultimo nella sequenza e viene
preceduto dalla locuzione da parte di:
La sorprendente restituzione di quel libro a Maria da parte di Gianni
La spontanea offerta di aiuto a Maria da parte di Gianni
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Non solo i verbi ed i nomi, ma anche altre categorie lessicali hanno una loro struttura
argomentale:
invidioso: aggettivo; 1
NP
(2)
PP
fra: preposizione;
2
NP
1
NP
3
NP
Il pronome
Pronomi liberi vs clitici
In italiano come in altre lingue romanze troviamo un doppio paradigma
dei pronomi personali:
me/mi
te/ti
ti inviteranno
lui-lei/lo-la
vs
noi/ci
voi/vi
loro/li-le
inviteranno te
Sulla base delle loro proprietà distribuzionali distinguiamo pronomi
liberi/tonici e clitici/atoni; mentre i primi hanno la stessa distribuzione di
altre espressioni nominali, l’occorrenza dei secondi è limitata ad alcune
posizioni all’interno della frase.
I seguenti criteri permettono di discriminare tra le due classi:
a) i pronomi clitici non possono apparire in posizioni che possono essere
occupate da nomi o da pronomi liberi:
Inviteranno Gianni/lui/*lo
Ha raccontato tutto a Maria/lei/*le
Rossella ha visto tua sorella/te/*ti
b) i pronomi clitici si presentano sempre uniti al verbo e possono esserne
separati solo da altri pronomi, restrizione che non vale per i pronomi liberi:
Gli ho già raccontato tutto
*Gli già ho raccontato tutto
Glielo ho già raccontato
Mi spediscono gli inviti domani
*Mi domani spediscono gli inviti Me li spediscono domani
c) l’ordine relativo dei pronomi clitici è rigido:
Glielo racconterò
*Lo gli racconterò
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Presenterò te a lui / a lui te
d) un pronome clitico non può apparire in isolamento:
A chi l’hai spedito? A Gianni/A lui/*Gli
Chi hanno incontrato? Maria/Lei/*La
e) due pronomi clitici non possono essere coordinati:
Hanno invitato Alberto e Rossella/ lui e lei/*lo e la/*lo e lei/*la e lui
*Lo e la hanno invitato/i
f) un pronome clitico non può essere dotato di accento contrastivo:
Hanno invitato LUI, non LEI
*Hanno invitato LO, non LA
ALBERTO, non ROSSELLA
g) un pronome clitico non può essere modificato:
Ho visto anche loro
vs Anche li ho visti
Hanno invitato solo lei vs Solo la hanno invitata
La posizione dei pronomi clitici rispetto al verbo è determinata dal
verbo con cui essi cooccorrono; se il verbo è di modo finito lo precedono,
e sono detti proclitici:
La inviteranno senz’altro
Vi hanno visti ieri
Se il verbo è di modo non finito o all’imperativo, lo seguono e si dicono
in questo caso enclitici (ma nell’imperativo negativo entrambe le posizioni
sono possibili):
Vorrei vederlo
Incontratolo
Avendole già scritto
Mangialo
Telefonategli
Non invitarlo/lo invitare
In italiano le due particelle ci e ne si comportano, dal punto di vista
distribuzionale, come dei pronomi clitici, pur non avendo dei tratti di
persona; esse devono comparire adiacenti al verbo:
Ci siamo già stati
*Ci già siamo stati
Ieri ne ho comprati molti
*Ne ieri ho comprati molti
Possono comparire con altri pronomi solo in un ordine fisso:
Ce l’ho messo io
*Lo ci ho messo io
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Gliene regalo tre
*Ne gli regalo tre
Ce ne sono alcuni
*Ne ci sono alcuni
Te ne parlerò in un’altra occasione *Ne te parlerò in un’altra occasione
Come i pronomi clitici, la particella ne può far scattare l’accordo con il
participio passato:
Ne ho visto/i tre
Li ho visti
*Ho visti loro
Di che cosa avete parlato? *Ne (=di questo)
*NE ho parlato, non di questo
*CI siamo andati, non là
*Ce e ne hanno portati alcuni
Dove siete andati? *Ci
Pronomi personali vs riflessivi
I pronomi personali possono avere un uso:
- deittico, quando il loro riferimento è determinato dal contesto
comunicativo, situazionale o extralinguistico, al pari di una espressione
nominale:
Ho incontrato Alberto/lui – L’ho incontrato
- anaforico, quando il riferimento è determinato in base ad un
antecedente, cioè ad una espressione nominale presente nella stessa frase o
discorso:
Ho telefonato ad Alberto, ma non l’ho trovato
Non sempre tuttavia un pronome personale può ricevere referenza da un
antecedente; anzi in una frase semplice ciò non è generalmente possibile:
Albertoi loj/*i ha invitato
[I suoi amici]i hanno spedito loroj/*i una cartolina
Qui lo/loro hanno referenza deittica e non possono riferirsi
all’antecedente nominale nella frase; analogamente nella seguente lo può
riferirsi ad Alberto o ad un altro individuo ma non a Paolo:
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Albertoi presume che Paoloj non loi/l/*j abbia informato correttamente
Diversamente dai pronomi personali, i pronomi riflessivi devono avere
un antecedente nella frase semplice che li contiene, quindi hanno sempre
uso anaforico:
Albertoi sii è superato / Rossellai sii è ingannata
Albertoi ha superato se stessoi/*stessa
*Se stessoi ha superato Albertoi
proi ha superato se stessoi/ai
(con soggetto nullo)
Albertoj ritiene che Paoloi abbia rovinato se stessoi/*j
Albertoi ritiene che Rossella abbia criticato luii/j
Luii ritiene che Rossella abbia criticato Alberto j/*i
I possessivi in italiano si comportano come aggettivi mentre in altre lingue hanno la
stessa distribuzione dei determinanti:
il/questo mio libro
*mio libro
*the/this my book
my book
In italiano essi sono una categoria intermedia tra aggettivi e pronomi (mentre
possiamo dire che in inglese hanno uno statuto intermedio tra determinanti e
pronomi). Le analogie dei possessivi con i pronomi consistono nel fatto che essi
condividono il tratto di persona/numero:
singolare
plurale
1 mio
1 nostro
2 tuo
2 vostro
3 suo
3 loro
Anche i possessivi possono essere usati deitticamente o anaforicamente:
Il suo impegno non fu premiato
Quello studente si comportò diligentemente ma il suo impegno non fu premiato
Inoltre, nella determinazione dell’antecedente, mentre i pronomi possessivi suo/loro
possono essere usati sia deitticamente che anaforicamente, il possessivo riflessivo
proprio può essere usato solo anaforicamente, con un antecedente all’interno della
frase semplice:
*Il proprio impegno non fu premiato
[Quello studente]i è consapevole delle propriei capacità
[L’insegnante]j sa che [lo studente]i è consapevole delle propriei/*j capacità
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