QUANDO SARA` LA FINE DEL MONDO? - Ethical

annuncio pubblicitario
BOLLETTINO U.C.F.I. (UNIONE CATTOLICA FARMACISTI ITALIANI) – SEZIONE DI VERONA
VIA GIBERTI, 11 C.A.P. 37122 VERONA TEL. 045/594774
E-MAIL: ethical@brembenet .it
SITI INTERNET: www.ucfi.it e www.farmacieverona.it
N. 5/10
Un argomento che ha sempre incuriosito
QUANDO SARA’ LA FINE DEL MONDO?
A conclusione dell’Anno dell’astronomia (2009) Guy Consolmagno, astronomo
della Specola Vaticana, ha rilasciato un’intervista toccando diversi aspetti
dell’argomento: dalla cometa dei magi alla data del Natale, dallo studio
dell’asteroide caduto nel deserto del Sudan alla scoperta di tracce di acqua sulla
luna; ma in particolare sfata le previsioni della fine del mondo nel 2012 per il
colossale impatto di un asteroide sulla terra, ma tali credenze proliferano perché
siamo tentati dal desiderio di possedere una conoscenza segreta del futuro.
Conviene piuttosto preoccuparsi, come esorta Benedetto XVI, della «custodia
del creato».
Faremo la stessa fine dei dinosauri? Forse sì. Ma
tranquilli, non nel 2012. Perciò nessun credito a
«improbabili pronostici» o «previsioni» del futuro già
stigmatizzati da Benedetto XVI. La rassicurazione arriva
da fratel Guy Consolmagno, astronomo della Specola
Vaticana, che di transiti celesti se ne intende. Il viso
incorniciato da capelli e barba di altri tempi, questo
gesuita statunitense unisce il rigore dello studioso a uno
spiccato senso della notizia – ci ha confidato che da
giovane provò a fare il giornalista – e alla fede salda dei
discepoli di sant?Ignazio di Loyola. Da lui una lezione ai
profeti di sventura che in tempi di crisi fanno affari
d’oro: il colossal 2012 sbanca il botteghino e i nefasti
pronostici attribuiti al calendario degli incolpevoli maya
hanno riacceso i riflettori sul tema della fine del mondo.
Lo abbiamo raggiunto a Tucson, dove ha trascorso le
giornate natalizie tra l’università dell’Arizona e
l’osservatorio sul Monte Graham.
ancora, si è verificato qualche raro fatto astronomico che
è coinciso divinamente con la nascita di Gesù.
Ma qualcuno avvistò la cometa?
I pastori erano persone semplici che conoscevano le
stelle soltanto perché le vedevano in cielo, ma non erano
interessati a calcolare i loro movimenti. Per converso, si
può presumere che i magi fossero astronomi e avessero
la capacità di calcolare e prevedere le posizioni dei
pianeti. Tuttavia, in quanto studiosi della loro epoca,
pensavano che i movimenti planetari fossero in qualche
modo collegati con gli eventi umani, il che li rendeva
anche degli astrologi. Di certo, i pastori potrebbero non
aver visto nel cielo le stesse cose dei saggi. Le Scritture
ebraiche proibivano, in modo categorico, qualsiasi
tentativo di predire la fortuna mediante l’astrologia. E
questo potrebbe quindi anche spiegare perché la stella,
qualunque fosse, non fu «interpretata» a Gerusalemme
come il segno della nascita di un re.
Cosa può dirci oggi l’astronomia della stella che
duemila anni fa guidò i magi e i pastori alla grotta di
Betlemme?
Di certo non sappiamo che cosa videro i pastori o i magi
nel cielo. I Vangeli sono molto più interessati a
raccontarci di Gesù che a insegnarci l’astronomia. Forse
si trattò di un avvenimento del tutto miracoloso, senza
paragoni nell’astronomia comune; o forse di racconti che
vogliono rappresentare ed enfatizzare l’evento
dell’Incarnazione che ha scosso l’universo. Oppure,
A questo proposito, c’è anche chi periodicamente
propone di spostare le lancette e «rimettere» l’ora
esatta del Natale.
Gli studiosi moderni riconoscono che è leggermente
errata la numerazione degli anni a partire dalla nascita di
Gesù – il nostro anno Domini – fatta da Dionigi il
Piccolo nel VI secolo. Basandoci sui Vangeli possiamo
collocare la Natività alcuni anni prima dell’anno 4 avanti
l’età cristiana, data considerata coincidente con la morte
1
del re Erode. Parimenti, il riferimento ai pastori che
curano le greggi all’aperto di notte implica che essa
possa essere forse avvenuta in primavera. Di altro non
possiamo essere certi.
rivolgendo un discorso a un incontro internazionale di
astronomi.
Un’attenzione di cui lei ha fatto esperienza diretta.
Per quanto mi riguarda, la prova più concreta del suo
interesse per l’astronomia è la nuova sede della Specola
nei giardini di Castel Gandolfo, che è stata inaugurata da
Benedetto XVI il 16 settembre scorso. Per una felice
coincidenza la visita è avvenuta proprio 75 anni dopo il
trasferimento della Specola – voluto dal suo
predecessore Pio XI – dall’interno della Città del
Vaticano alla residenza pontificia estiva a Castel
Gandolfo.
Quindi tutti i fenomeni verificatisi in quel periodo
potrebbero essere la stella di Betlemme?
Secondo alcune ipotesi si trattò di una cometa, di una
nova o di una supernova, oppure di una congiunzione di
pianeti particolarmente luminosa. In realtà, nelle nostre
registrazioni nel periodo coincidente con la nascita di
Gesù non è emerso un dato univoco; ma queste non sono
del tutto esaustive e vi sono altri indizi annotati da
astronomi cinesi che potrebbero essere presi in
considerazione. Esistono diverse possibili congiunzioni
dei pianeti Saturno e Giove o di quest’ultimo con la
stella Regulus, ma non sono così insolite ed è difficile
considerarle un evento tale da attrarre astrologi
dall’Oriente.
Cosa resterà dell’Anno dell’astronomia?
E’ stato un anno molto impegnativo, scandito da
numerosi appuntamenti: dall’inizio, a Parigi, fino alle
cerimonie conclusive a Padova il 9 e il 10 gennaio. Tra i
più seguiti dal grande pubblico: la visita guidata in rete
al nostro telescopio nell’Arizona meridionale nel corso
di un avvenimento denominato «Il giro del mondo in
ottanta telescopi», la serie podcast «I 365 giorni
dell’astronomia» e la mostra «Astrum 2009» ai Musei
vaticani che è proseguita fino al 16 gennaio.
Altre teorie plausibili?
C’è quella suggestiva dell’astronomo Michael Molnar, il
quale suggerisce come la «stella d’Oriente» possa essere
una congiunzione di pianeti che sorgono con il sole, una
cosiddetta levata eliaca. Egli sottolinea che il 17 aprile
dell’anno 6 avanti l’era cristiana i pianeti Venere,
Saturno, Giove e la Luna sorsero tutti poco prima del
Sole, raggiunti subito dopo da Marte e da Mercurio, al
centro della costellazione dell’Ariete. Molnar ipotizza
che ciò potrebbe aver implicato per gli esperti del tempo
la nascita di un re, da qualche parte vicino alla Siria. In
tal caso, comunque, non si sarebbero veramente visti i
pianeti, ma soltanto un astrologo molto capace sarebbe
stato in grado di calcolarne le posizioni e ricavare un
significato. Non c’è consenso fra astronomi o storici.
Ogni teoria ha i propri ferventi sostenitori e oppositori.
Non sapremo mai la verità con certezza. E questo è il
bello.
Insomma, dodici mesi di febbrile attività.
Fra le tante iniziative sono stato particolarmente
impegnato nella pubblicazione del libro The heavens
proclaim – in italiano L’infinitamente grande – che
descrive l’opera della Specola e la storia del sostegno
pontificio all’astronomia. Si tratta di un coffee-table
book, un volume in edizione pregiata con immagini
magnificamente riprodotte dalla Libreria Editrice
Vaticana. Ora lo stiamo facendo tradurre in altre lingue,
perché grazie a quest’opera gli sforzi promozionali
proseguiranno ovunque nel mondo anche dopo la fine
dell’Anno dell’astronomia.
Quali sono state le maggiori acquisizioni scientifiche in
questo periodo?
In genere deve trascorrere molto tempo prima di sapere
qual è stata la più importante scoperta dell’anno.
Abbiamo bisogno di una certa prospettiva per vedere che
cosa è stato davvero importante e che cosa si è rivelata
una falsa pista. Ci potrebbero volere anni di lavoro per
poter apprezzare ciò che abbiamo osservato quest’anno.
Allora ci viene in soccorso la fede.
Il messaggio più profondo della storia dei magi è che la
nascita di Gesù ha avuto un significato cosmico. Per
mezzo della sua Incarnazione, Dio non solo redime le
anime umane, ma – come disse sant’Atanasio - «purifica
e rinvigorisce» tutto il creato. Si può essere condotti a
Dio dallo studio della sua creazione. Quindi l’impresa
stessa di uno scienziato, che cerca la verità nel mondo
fisico, è un compito sacro e santo.
Qualche esempio?
Consideriamo la scoperta, nell’ottobre 2008, proprio al
di sopra dell’atmosfera della Terra, di un piccolo
asteroide che siamo riusciti a seguire fino a quando ha
colpito il deserto del Sudan settentrionale. Quest’anno,
abbiamo completato e pubblicato i risultati scientifici del
rinvenimento dei pezzi nel deserto e della comparazione
fra le differenti osservazioni dell’oggetto durante la sua
caduta. Secondo me, si è trattato di uno dei risultati più
entusiasmanti nell’astronomia planetaria del 2009, anche
se l’evento in sé si è verificato l’anno precedente.
«Fide set ratio», fede e ragione. Che rapporto ha un
teologo come Benedetto XVI con l’astronomia?
Tutti i Pontefici più recenti hanno sostenuto la nostra
opera presso la Specola, ma il sostegno di Papa
Ratzinger è stato speciale. Nel suo discorso all’Angelus
del 21 dicembre 2008 è stato forse il primo leader
mondiale a riconoscere e a salutare l’Anno
internazionale dell’astronomia. Nell’omelia per la
solennità dell’Epifania del 2009 vi ha fatto di nuovo
riferimento. Il successivo 30 ottobre ci ha reso onore
Invece noi profani pensavamo all’acqua sulla Luna…
2
Quella è stata una scoperta particolarmente eccitante: un
veicolo spaziale inviato dall’India nell’orbita intorno al
satellite ha trovato negli spettri infrarossi riflessi dalla
superficie la prova dell’esistenza di tracce di acqua.
Questo rilevamento è stato confermato quando gli
scienziati hanno riesaminato gli spettri misurati da un
altro veicolo spaziale passato vicino alla Luna l’anno
precedente. Ma attenzione: la quantità rilevata dal
veicolo di passaggio nella polvere delle superficie è
soltanto una goccia d’acqua per ogni litro di pulviscolo
lunare. Tuttavia, pare che ci sia un po’ di acqua sepolta
nei crateri in ombra delle regioni polari della Luna.
sono anche quelli più difficili da rilevare prima che si
verifichino.
Non è che rischiamo di fare la fine dei dinosauri e non
ce ne rendiamo conto?
Un impatto dell’entità di quello che spazzò via i
dinosauri 65 milioni di anni fa probabilmente avviene
soltanto una volta ogni cento milioni di anni.
Allora perché affannarci con telescopi sempre più
sofisticati? Possiamo starcene tranquilli per milioni di
anni…
Indipendentemente dalla rarità del fenomeno, vale
sempre la pena scrutare i cieli e cercare di determinare
se qualcuno dei centomila asteroidi conosciuti può
incrociare l’orbita della Terra nel futuro prevedibile.
Significa anche che vale la pena impiegare il nostro
tempo per comprendere in che modo questi asteroidi e
queste comete sono composti, per poter meglio capire
come deviarli nel caso dovessero entrare in rotta di
collisione con il nostro pianeta.
Acqua sufficiente ad alimentare futuri insediamenti
umani?
Probabilmente sì. Abbiamo ipotizzato che l’acqua
potesse essere intrappolata in queste regioni che sono
estremamente fredde, perché non sono mai esposte al
sole, ma è stato rassicurante trovarla veramente lì, dopo
aver fatto schiantare un veicolo in uno di quei crateri e
aver osservato il materiale che fuoriusciva alla luce del
sole.
Comunque prima di preoccuparci di minacce esterne,
forse faremmo meglio a preservare la terra dalle
devastazioni prodotte dall’uomo.
Di sicuro. Ma il discorso è complesso. Man mano che le
aree urbane diventano maggiormente affollate
dipendiamo sempre più dalla tecnologia per
sopravvivere. I sistemi idrici e quelli di trattamento delle
acque, l’elettricità, il trasporto pubblico sono tutti
necessari a tenerci al caldo, nutriti e in salute. In
definitiva dipendiamo gli uni dagli altri. Non possiamo
vivere egoisticamente perché, di fatto, siamo i custodi
dei nostri fratelli.
Una buona notizia, specie in caso di evacuazione forzata
del pianeta. Del resto film, oroscopi e libri ci ricordano
di continuo che dobbiamo prepararci al peggio.
Gli uomini predicono la fine del mondo fin dagli albori
dell’umanità. Finora, nessuna di queste teorie si è
rivelata vera. Non c’è alcun motivo di credere che lo
siano quelle relative al 2012. Ma mentre è facile ridere
di queste sciocche paure, c’è un male più serio dietro di
esse: queste credenze proliferano perché noi tutti siamo
tentati dal desiderio di possedere una «conoscenza
segreta» del futuro, come se ciò ci rendesse più potenti
degli altri. In realtà questo è soltanto un segnale di
cattiva scienza o di cattiva religione.
Lo stesso Benedetto XVI ha dedicato la recente Giornata
mondiale della pace al tema «Se vuoi la pace, custodisci
il creato».
Il Papa è consapevole che possiamo causare o impedire
disastri ambientali a seconda del modo in cui trattiamo la
Terra. Purtroppo, il tema del riscaldamento globale è
stato politicizzato e troppi assumono posizioni estreme o
fondate su motivazioni che prescindono dalla scienza. E’
vero che oltre all’attività umana molti fattori possono
causare il riscaldamento globale, ma gli unici che
possiamo controllare sono quelli che dipendono da noi.
Per questo non dobbiamo abbandonare il cammino
intrapreso per ridurre l’emissione di ossido di carbonio
nell’atmosfera.
Ma l’astronomia può prevedere il futuro senza
degenerare nell’astrologia?
Direi di sì, ma soltanto nel senso che l’osservazione dei
fenomeni celesti permette di ipotizzare possibili
catastrofi di cui dovremmo essere consapevoli. Del
resto, comete e asteroidi colpiscono continuamente la
Terra.
In che senso «continuamente»? Vuol forse iscriversi alla
scuola delle cassandre?
Per la maggior parte si tratta di corpi piccoli che passano
inosservati, ma un grande evento come quello
verificatosi nel 1908 in Siberia, nei pressi di Tunguska,
causando un’esplosione paragonabile a quella di una
bomba atomica, può accadere una volta ogni cento anni.
E nel frattempo?
Niente panico. Bastano due misure precauzionali per
aumentare le possibilità di una vita lunga e sana:
smettere di fumare e allacciare le cinture di sicurezza.
Quindi per la legge dei grandi numeri…
Finora gli impatti si sono verificati negli oceani o su
terre disabitate, ma prima o poi uno di questi corpi
colpirà un’area più densamente popolata. Da una parte,
gli impatti più comuni sono i più piccoli, ma dall’altra
Gianluca Biccini
(tratto dall’ Osservatore Romano del 6 gennaio 2010)
3
Scarica