Stuart Sim, Manifesto per il silenzio Traduzione di Adele Oliveri da

Stuart Sim, Manifesto per il silenzio
Traduzione di Adele Oliveri
da Introduzione
Le virtù del silenzio: la politica del silenzio
Viviamo in una società sempre più rumorosa, nella quale il silenzio è un fenomeno a rischio di
estinzione. Nel mondo contemporaneo rumore e silenzio convivono in uno stato di perenne conflitto.
Nei paesi sviluppati l’inquinamento acustico sta diventando un problema grave, con ripercussioni
negative sulla vita di tutti; ma desta sempre più preoccupazione anche nel Terzo mondo, dove il
progresso industriale e tecnologico, all’apparenza inesorabile, sta portando rapidamente la Cina al
passo con l’Occidente, anche da questo punto di vista. Per cercare di venire incontro alle esigenze poste
dal più grande boom edilizio del pianeta, nel 2006 le autorità cittadine di Shanghai hanno autorizzato i
cantieri a restare aperti ventiquattro ore su ventiquattro, creando così un’altra fonte di inquinamento
acustico ininterrotto. Come mostra questo esempio, ogni anno si creano nuove fonti di rumore, che
vanno aumentando in una progressione implacabile: più automobili sulle strade, e più strade per queste
automobili; più aeroplani nei cieli, e più rotte di volo per questi aeroplani e, naturalmente, più aeroporti
per accogliere questi aeroplani e tracciare le loro rotte di volo. La nostra cultura è tutta presa da questa
espansione, e l’attuale entusiasmo per la globalizzazione non può che peggiorare le cose: esportare
tecnologia significa anche esportare rumore. Su scala internazionale, l’inquinamento acustico sta
cambiando in peggio il nostro ambiente.
Eppure, nella storia dell’uomo il silenzio ha avuto un ruolo fondamentale in importanti aree, quali la
religione e le arti: la sua scomparsa sarebbe una grave perdita per tutti noi. La capacità di pensare,
riflettere e creare dipende in larga misura dalla possibilità di avere accesso al silenzio e alla quiete in
maniera regolare e ragionevolmente prevedibile. Un discorso analogo vale per il sonno, uno dei bisogni
primari della vita, che la tendenza a una società in perenne attività, ventiquattro ore su ventiquattro,
sette giorni su sette, rende sempre più difficile per molti: uno sviluppo preoccupante, giacché
innumerevoli studi dimostrano che i disturbi del sonno possono aumentare i livelli di stress e incidere
negativamente sulle prestazioni individuali.1 Da tempo New York si definisce con orgoglio “la città
che non dorme mai”, un titolo al quale potranno presto aspirare quasi tutte le principali città
dell’Occidente. Il rumore, infatti, è una parte essenziale di quell’etica commerciale che muove la nostra
cultura, perché consente di catturare e trattenere la nostra attenzione. Per esempio, si ritiene che la
musica ad alto volume nei bar favorisca il consumo di alcol, soffocando la conversazione; così, con
l’incedere della notte la musica aumenta, tanto che, alla fine della serata, non riusciamo più a sentire la
persona che ci sta accanto, neppure se ci grida nelle orecchie. I centri commerciali, al pari degli
aeroporti, sono inondati di musica, talvolta soave e carezzevole, talvolta stridente (nel periodo
natalizio, di solito, si fa il pieno di entrambi i generi). È sempre più evidente che siamo destinati a una
vita di rumore.
Il mio saggio vuole mettere in discussione questo stato di cose. È un manifesto per il silenzio, nel quale
sostengo che nelle nostre vite c’è bisogno di più, e non di meno, silenzio; in altre parole, che il silenzio
è importante e che, se non gli si concede uno spazio sufficientemente ampio, la società umana avrà di
che soffrirne. L’oggetto della mia indagine è stabilire dove e perché il silenzio è importante: nella
pratica religiosa, nelle arti, nell’ambiente, nel pensiero stesso. Inoltre, analizzerò come il mondo del
business sfrutti il rumore a fini commerciali. Per le imprese, infatti, il silenzio e la quiete sono un
anatema, essendo stati di riflessione e, nella maggior parte dei casi, di non consumo. In una società così
dichiaratamente consumistica come la nostra, lo stato di non consumo sarà sempre oggetto di
attenzione, una vera e propria sfida per l’indole di qualsiasi venditore. Il silenzio, quindi, può diventare
un chiaro messaggio politico, il rifiuto di sottostare agli imperativi economici delle grandi imprese e
delle multinazionali. Come esiste una politica del rumore, così può e dovrebbe esistere una politica del
silenzio in contrapposizione a essa. La mia tesi trova conforto nel continuo braccio di ferro tra politica
del rumore e politica del silenzio. Quando il governo di Israele usa i bang sonici prodotti dagli aerei che
volano a bassa quota per “indebolire il supporto offerto dalla popolazione civile ai gruppi armati
palestinesi responsabili [...] degli attacchi suicidi”, gettando scompiglio, con le risultanti onde d’urto,
tra gli sfortunati abitanti della Striscia di Gaza, la politica del rumore raggiunge un nuovo livello, molto
più minaccioso e allarmante, che non può più restare incontestato.2 Anche le forze armate statunitensi
stanno mettendo a punto particolari dispositivi che producono rumore, da usare in alternativa alle armi
convenzionali; è facile ipotizzare che questa tendenza sia destinata a rafforzarsi presso gli eserciti di
tutto il mondo.
Nei prossimi capitoli ci soffermeremo anche sugli aspetti scientifici del silenzio, esaminandone sia i
principi fisici sia gli effetti fisiologici (le reazioni al silenzio e al rumore variano enormemente anche
da individuo a individuo, non soltanto da una cultura all’altra), in modo da acquisire una prospettiva
quanto più possibile vasta. Per rispondere alla domanda su cosa sia il silenzio, l’indagine dovrà
necessariamente addentrarsi nei campi della filosofia e della sociologia, ma anche della fisica e della
psicologia, dando vita a un progetto autenticamente interdisciplinare con implicazioni ad ampio raggio.
Il silenzio ha ramificazioni metafisiche molto interessanti che meritano, e riceveranno in queste pagine,
una disamina minuziosa.
Desidero che vengano riconosciute le molteplici virtù del silenzio, il modo in cui queste vengono messe
a rischio e le ragioni per cui dobbiamo impegnarci a tenerle al centro dell’attenzione collettiva. Di
conseguenza, i miei temi principali saranno il conflitto tra rumore e silenzio nella nostra società,
nonché la politica dell’uno e dell’altro; il ruolo del silenzio nella pratica religiosa, nelle arti e nella vita
quotidiana. Il silenzio ha bisogno di qualcuno che lo difenda dalle innumerevoli forze che cercano di
invadere i suoi spazi; nelle prossime pagine mi propongo di svolgere questo ruolo, promuovendo una
campagna a suo favore. […]