Promessa - Azione Cattolica Italiana

Materiali – Promessa
PAROLE DAL PROGETTO FORMATIVO ACI
L’interiorità
L’Azione Cattolica propone l’interiorità come obiettivo e come cammino: apprezzare le dimensioni
interiori della vita dà pienezza all’esistenza. Al tempo stesso, custodire l’interiorità è esercizio necessario
per giungere ad una piena umanità. Per vivere l’interiorità ci sono alcuni impegni che bisogna assumere.
Silenzio
Il silenzio è l’esperienza che ci pone di fronte a noi stessi. Non si può vivere solo perché qualcosa fuori
di noi rende interessante l’esistenza; occorre vivere prima di tutto per ciò che troviamo dentro di noi. Il
silenzio ci pone di fronte alla ricchezza dei nostri pensieri, dei nostri sentimenti; ci fa incontrare con le
nostre responsabilità e con i nostri sogni; ci fa avvertire la nostra aridità e i nostri limiti. Ci fa incontrare
le persone che ci sono care; ci fa sperimentare il nostro legame con il Signore e la parola con cui
misteriosamente ci conduce, ci chiama, ci consola… Non è facile passare dal rumore e dalle tante parole
delle nostre giornate a momenti di silenzio. C’è bisogno di una vera iniziazione che ne faccia assaporare
la bellezza e conoscere il valore.
Pensosità
Il silenzio ci permette di essere persone pensose, capaci di coltivare il gusto della riflessione. Ciascuno
deve farsi sensibile e attento all’attualità attraverso un’informazione seria su quanto accade, un interesse
aperto ai problemi del mondo e del proprio territorio da conoscere,da affrontare oltre i luoghi comuni,
da approfondire. Occorre avere libri cari, autori preferiti ai quali attingere come a maestri che fanno da
punto di riferimento per coltivare una coscienza riflessiva. Abbiamo spesso l’impressione di non avere
tempo per questo: in effetti a volte preferiamo affidare troppe ore delle nostre giornate alla passività di
un ascolto televisivo, piuttosto che dedicare tempo a quelle esperienze che allargano i nostri orizzonti e
ci aiutano a vivere in maniera più libera e più creativa.
Ascolto
Solo nel silenzio si apre lo spazio dell’ascolto: prima di tutto quello della vita, che sembra muta quando
è soffocata dalle parole e parla solo quando riusciamo a dare un senso ai fatti di cui essa è piena.
L’ascolto che più di altri costruisce la nostra vita è quello della Parola di Dio: in questo dialogo il
Signore ci si rivela Padre e Maestro,Amico e Fratello. Così egli modella la nostra esistenza illuminandone
gli eventi, purificandone i sentimenti,dischiudendole sempre nuovi orizzonti. Qualunque sia il metodo
che utilizziamo per vivere questo incontro con il Signore, è importante che ognuno di noi abbia con la
Parola il suo appuntamento quotidiano: le letture della Messa domenicale, la liturgia del giorno, la lettura
continua di un Vangelo o di un libro della Bibbia. Aiutare anche i ragazzi e i giovani a custodire il silenzio
e ad aprirsi all’ascolto permetterà loro di crescere nella familiarità con la Parola che rivela il volto di Dio
e il volto dell’uomo.
Preghiera
L’ascolto della Parola suscita la preghiera ed educa ad essa. La preghiera è esperienza della comunione
con il Signore; si esprime nello stare alla sua presenza e nel dialogare con Lui. La preghiera – dentro e
oltre le forme concrete in cui si esprime – è esperienza di incontro, di relazione, di amore. Nella fede,
crediamo che nella preghiera il Signore ci accoglie con le nostre stanchezze e i nostri desideri, ci avvolge
con la sua misericordia, ci restituisce la forza di continuare a vivere nell’amore e di ricominciare ogni
giorno. Se il nostro rapporto con il Signore è vivo, il nostro dialogo con Lui non può essere occasionale
o superficiale, ma fedele e profondo. La nostra preghiera prende dall’esistenza contenuto, colore, motivi:
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per una lode concreta e nostra; per rendere grazie a partire dai doni di cui sono piene le nostre
giornate; per alzare le mani nella supplica, nell’invocazione, nell’intercessione. Viviamo le nostre giornate
in compagnia del Signore: all’inizio di ciascuna di esse rinnoviamo la nostra alleanza con Lui, per vivere
nell’amore e per avere da Lui la forza di lottare contro il male; al termine gliela restituiamo nella
riconoscenza, consapevoli che Lui tutto accoglie, tutto purifica, tutto rigenera. Il nostro appuntamento
con Lui deve essere quotidiano: i modi, i tempi,le forme sono scelti come si scelgono le cose importanti.
Prediligiamo ogni giorno il Padre Nostro,preghiera del Figlio, preghiera da figli; essa ci è stata consegnata
con il Battesimo ed è la “madre” di ogni preghiera, di cui ognuna si alimenta. La nostra preghiera culmina
ogni settimana nell’Eucaristia domenicale, una finestra di tempo totalmente gratuito – e per questo
liberante – dentro il fluire dei giorni spesso carico di affanni; un tempo riposante in cui ciò che conta
non è più il nostro “fare”, ma ciò che il Signore fa con noi attraverso la parola e i gesti della comunità in
preghiera; un momento in cui, anche visibilmente, ci riconosciamo comunità, popolo in cammino, e ci
assumiamo la responsabilità di esserne il volto nel mondo. Ogni tanto scegliamo tempi più prolungati di
preghiera, per stare con il Signore e rileggere la nostra vita alla luce del suo amore: particolare valore
hanno gli esercizi spirituali che giovani e adulti si impegnano a vivere ogni anno. Celebriamo il sacramento
della Riconciliazione, per ricevere dal Signore la grazia di ricominciare con la forza di un amore
misericordioso che rigenera e permette di vivere da risorti. Impariamo a pregare dalla Chiesa e dalla sua
liturgia: quella della domenica; quella che scandisce il tempo nell’anno liturgico; quella dei salmi.
Discernimento
Alla luce della Parola, alla presenza di Dio, è possibile guardare alla propria vita e alle scelte che essa ci
chiede con libertà, con quell’esercizio di discernimento che è riconoscere l’azione di Dio nella
vita,dare un senso a quanto accade a partire dal suo amore, scegliere nella sua
luce.
Promessa nella libertà
di Paolo Raciti
La promessa stabilizza il rapporto con l’altro e dona alla relazione una prospettiva comune
Promessa e perdono sono garanzia che l'evento della natalità accada sempre di nuovo, che il potere di
dare inizio si esprima, che gli uomini e le donne possano, nella loro storia concreta, realizzare il loro
essere-per-l'inizio (H. Arendt, Che cos’è la libertà in Tra passato e futuro, 1999 ed. it, Garzanti, Milano, pag.
222) e quindi essere fedeli al loro esser nati non per morire ma per incominciare (H. Arendt, Vita Activa,
1999 (ed. it), Bompiani, Milano, pag. 182). Infatti se promessa e perdono non si rendono possibili la
natalità si rivela nel suo contrario e può dare inizio solo alla morte; l'essere-per-l'inizio si scopre come
mistificazione dell'essere-per-la morte, unico orizzonte a sopravvivere al dispiegarsi dell’agire umano.
Attraverso la possibilità di promettere gli uomini possono porre un argine alla deriva del loro agire,
facendosi garanti dinanzi a se stessi, innanzi tutto, e dinanzi ad altri del perdurare della propria volontà
nel tempo. La promessa fatta ad altri e ricevuta stabilizza il rapporto e dona alla relazione una prospettiva comune fondata sul legame che essa costituisce. Il potere di dare inizio può così dispiegarsi nella
sua natura autentica, che è solo esprimibile in termini di "dare inizio nella pluralità". Nessuno può dare
inizio ad alcunché nella solitudine della sua volontà di potenza, solo nella pluralità la natalità accade
fondando il potere di dare inizio nella cooperazione tra gli uomini. Per questo la promessa è garanzia
che la natalità accada davvero, perché stabilisce un legame di fiducia tale da permettere a ciascuno di
perseverare nella responsabilità reciproca che la promessa stessa ha fatto sorgere.. La promessa, come
fa notare acutamente Mancini, si rivela nelle relazioni interumane per essere
"l'unica forma di stabilizzazione della volontà e dell'agire che sia conforme alla natura nonviolenta del potere”(R.
Mancini, Esistenza e gratuità. Antropologia della condivisione, 1996, Cittadella, Assisi, pag. 76).
Perché, lo ricorda la Arendt, non esiste l'uomo ma gli uomini e, ci permettiamo di aggiungere noi, gli
uomini co-abitanti una città animata da una pluralità di spazi pubblici. E se questo, come crediamo, è
vero, l'essere uomini e l'essere cittadini condividono una profonda linea tangenziale che permette di dire
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che al venir meno di una modalità d'essere viene meno anche l'altra. Questa profonda linea tangenziale è
il luogo in cui la promessa abita, ed è per questo che la promessa e il mantenersi in essa (cfr. P. Ricoeur,
Sé come un altro, 1996 (ed. it), Jaca Book, Milano. Vedi paragrafo) sono condizioni al tempo stesso
dell'ominità e della cittadinanza.
La città è uno spazio in cui gli uomini, che ne siano o no consapevoli, vivono affidati gli uni agli altri.
Questo essere reciprocamente affidati, tuttavia, è minacciato da vicino dall'inaffidabilità dell'agire umano:
le stesse fondamenta del vivere cittadino, così, finiscono per poggiare sulla sabbia dell'inaffidabilità. La
promessa, si diceva prima, interviene a stabilizzare i rapporti in una prospettiva di fiducia reciproca. Non
è un caso che molti momenti della vita umana siano accompagnati dall'atto della promessa, seppure
declinato in forme diverse: cariche pubbliche, ruoli professionali, genitorialità e amicizia: quattro assi
esistenziali lungo i quali potremmo dire che la cittadinanza si rende concreta, storica, narrabile
L'atto della promessa, quale che sia l'asse esistenziale nel quale esso si manifesta, si rivela nell'esperienza
narrativa degli uomini come un paradosso: è fondamentale che esso si dia perché la cittadinanza si
realizzi e la dignità umana si esprima, da un lato; dall'altro si concretizza in una libera scelta di dare inizio
ad una auto-obbligazione rispetto alla quale la libera decisione di mantenersi in essa è costantemente
insidiata dalla scoperta nella propria volontà della potenza del disdire. In tutta questa dinamica la promessa si rivela in modo paradossale riflettendo dinanzi ai nostri occhi la contraddizione esistenziale in
cui viviamo, sospesi tra impegno etico al compimento di ciò che si è promesso e pressione costante
dell'orizzonte di finitezza che avvolge la nostra condizione umana. La promessa rende evidente,
sottolinea Mancini, come la finitezza non sia
"una gabbia che ci separa dalla pienezza dell'esistenza, ma una contraddizione permanente che ci attraversa. La
finitezza stessa, nel promettere, viene esperita non solo nella durezza delle condizioni fattuali esterne che
possono frapporsi al rispetto della parola data, ma essenzialmente nella potenza del disdire che la volontà
umana scopre proprio dopo aver detto e promesso”( ibidem, pag. 68-69).
In realtà ciò che appare minacciata dalla dinamica della promessa è la presunzione di staticità della propria integrità personale. Spesso gli uomini pensano di aver pronunciato, "quel giorno", la parola finale su
se stessi e di poter dire di essere-così-e-per-sempre. È questa presunzione di staticità che la promessa
interviene a sbriciolare, riconducendoci pienamente all'interno della condizione narrativa dell'esistenza.
Noi siamo esseri narranti e narrabili e non è possibile interrompere la narrazione della nostra esistenza
pronunciando un improbabile "sono-così-e-per-sempre": l'imprevedibilità degli eventi umani non
tarderebbe a travolgere una simile affermazione. Tuttavia la presunzione di staticità tenta di rispondere
in modo improprio al bisogno reale di percepire se stessi in modo non frammentario, che nasce dal
carattere narrativo della nostra esistenza. La presunzione di staticità ottiene, in effetti, il risultato
opposto, esponendo la storia personale alla frammentazione dell'auto-percezione nello scontro con
l'imprevedibilità dell'accadere. L'essere-così-e-per-sempre è travolto dagli eventi e per garantire la
possibilità di una positiva auto-percezione al soggetto non resta che replicare ad ogni evento
l'affermazione di essere-così-e-per-sempre, rimovendo da sé l'affermazione pronunciata nell’evento
precedente e frammentando, di fatto, l'unitarietà della propria storia.
La promessa risponde in modo pieno al bisogno di percepire se stessi in modo non frammentario. Nella
consapevolezza del carattere narrativo della nostra esistenza, apparsi in una storia iniziata prima di noi e
che continuerà anche quando noi non ci saremo più, promettere vuoi dire, come afferma Mancini, da un
lato rispondere "all’'universale desiderio di sentirsi interi, ossia di essere in pari con se stessi e di vedere
realizzata la continuità dell'identità personale nel tempo", dall'altro rispondere "all'esigenza di poter contare su
qualcuno e di essere riconosciuti come soggetti per riguardo ai quali non si può venir meno alla parola data”(
ibidem, pag. 67-68)
Immersa in una dimensione narrativa, l'esistenza dell'uomo invoca l'unificazione della realtà personale,
cioè la possibilità di identificarsi e di essere identificati come uguali a se stessi seppure nel variare e nel
succedersi degli eventi narrativi che fanno la nostra storia e che tendono nel tempo a modificare una
parte di noi stessi: si tratta della possibilità di dire di se stessi "io sono lo stesso di allora seppure, per
altro verso, oggi non sono più ciò che ero allora". La promessa rende possibile questa affermazione solo
apparentemente paradossale, permettendo a chi la pronuncia di scoprirsi uguale a se stesso nello sforzo
di fedeltà alla parola data. Nel mantenersi nella promessa pronunciata la persona può scoprire l'unità di
se stessa nello scorrere del tempo e delle esperienze che, per altro verso, cambiano la nostra apparenza
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fisica e il nostro modo d'essere. In questo sforzo di fedeltà alla parola data, che costituisce il cuore del
mantenersi nella promessa, l'altro aspetto aporetico della promessa può essere risolto: la libera volontà
che al tempo stesso può volere e non volere. Promettendo, liberamente scelgo di auto-obbligarmi nei
confronti di altri e tuttavia è proprio promettendo che scopro in me la libertà di negare ciò che ho
promesso, la potenza di disdire ciò che ho detto. La promessa si rivela innanzi tutto come un atto puro
di libertà e al tempo stesso quella libertà che nella promessa si era manifestata dichiara il suo buon
diritto a negare la culla da cui era sorta. Una libertà mortale che sprigiona la sua potenza sopprimendo
colei che ne aveva permesso l'espressione, e con questo nega alla fiducia la possibilità di continuare ad
abitare tra gli uomini.
Ma la libertà che la promessa esprime non è quella libertà ingannevole pensata come emancipazione da
ogni vincolo e da ogni legame; non è nemmeno quella libertà illusoria che spesso viene posta come fine
ultimo dell'esistenza umana, per cui l'uomo è pienamente tale quando finalmente la sua volontà può
esprimersi nella libertà totale da costrizioni esterne. Si tratta, invece, di quella libertà-ponte di cui parla
Buber; libertà che non è più scopo ma bene funzionale, possibilità di decidersi a favore del legame con
altri. Proprio perché l'esistenza umana si manifesta nella pluralità e sono gli uomini ad abitare la terra,
non l'uomo, come ricorda la Arendt, è il legame inter-umano il bene supremo che rende possibile
l'espressione della dignità umana. Scrive Buber:
"Divenir liberi da un legame è un destino; lo si porta come una croce, non come una coccard” (M. Buber,
Sull'educativo in // principio dialogico ed altri saggi, 1997 ed. iti., ed. San Paolo, Milano, pag. 171).
Ma per legarsi ad un altro uomo è necessario essere liberi, liberi di; decidersi per il legame e non per
l'autonomia. La libertà, dunque, si scopre come un bene funzionale, non un fine; un ponte lanciato da me
all'altro affinché tra noi possa darsi un legame:
"l'opposto della costrizione non è la libertà, ma la solidarietà. La costrizione è una realtà negativa, e la solidarietà
è quella positiva; libertà è una possibilità, la possibilità riconquistata. Trovarsi sotto la costrizione del destino, della
natura, degli uomini: il polo opposto non è essere liberi dal destino, dalla natura, dagli uomini, ma l'essere uniti e
alleati con l'uno, con l'altra, con loro; per giungere a ciò, certo occorre che prima si sia diventati indipendenti, ma
l'indipendenza è un ponte, non una dimora”(ibidem, pag. 170)
La libertà autentica, dunque, è la , possibilità riconquistata di legarsi ad altri, è la possibilità di decidersi
per il legame con altri, perché in questo legame ne va della mia dignità umana. E la potenza del disdire
non appare più nella forma di una contro-manifestazione della libertà, ma come la scelta dell'uomo di
ripiegarsi su se stesso, negandosi alla prospettiva di senso della propria libertà e facendo implodere la
propria libertà nei vortici del solipsismo. La promessa costituisce, dunque, il punto di maturazione
estremo della libertà-ponte. Decidersi per il legame con altri vuoi dire pronunciare parole cariche
simbolicamente e capaci di ridurre la distanza tra sé e l'altro. Tuttavia, l'unica forma comunicativa nella
quale queste parole possono essere pronunciate è la promessa. Nella dinamica della promessa la libertà
si esprime non solo nella forma del decidersi per il legame con l'altro, ma anche nella forma della fedeltà
alla parola pronunciata. In questa forma ancor più la libertà si libera dall'illusione dell'indipendenza autocentrata e scopre come la decisione di un momento solo sopravvive se nel tempo essa si trasforma nello
sforzo di perdurare: la libertà piena vive nello sforzo di mantenersi nella promessa pronunciata.
In questa prospettiva, ponendosi in risonanza con quanto affermato da Mancini (cfr. R. Mancini, Esistenza
e gratuità. Antropologia della condivisione, 1996, Cittadella, Assisi, pag. 71), possono essere individuati tre
atti fondativi della promessa:
• // decidersi per il legame con l'altro;
• la pronuncia della promessa;
• la cura della relazione inter-umana che la promessa instaura tra me e l'altro.
Non si tratta di atti concentrati nel momento, ma di veri e propri modi d'essere che nel tempo
sostengono lo svilupparsi dell'identità personale. Il decidersi che genera la promessa non è mai un
decidersi una volta e per tutte, ma sempre un costante ridecidersi: decidersi nuovamente, in un nuovo
momento della narrazione che incrocia le nostre storie, perché il legame tra noi continui ad essere. Così
la pronuncia della promessa non è un semplice atto comunicativo accaduto una volta, ma il continuo
ricordare, ricondurre in prossimità del cuore, le parole che hanno fatto vivere la promessa tra noi: la
pronuncia della promessa rinvia immediatamente alla memoria, perché nel ricordo della parola pronunciata il legame tra noi possa costantemente rigenerarsi. Ed infine, la cura della relazione inter-umana che
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la promessa ha instaurato non è che il perdurare della fedeltà; ed è in questa cura, nello sforzo di mantenersi nella parola pronunciata, che la promessa tende verso il suo compimento permettendo, alla fine, ad
altri di giudicare buono e giusto colui che nella promessa pronunciata si è mantenuto.
E' solo pronunciando promesse che gli uomini possono generare legami tra loro, ed è solo generando
legami che la cittadinanza vive all'interno dello spazio pubblico nel quale gli uomini appaiono alla vita.
Paolo Raciti è nato a Roma nel 1961, dal 1986 si occupa di formazione e di progettazione sociale con
particolare attenzione all'area dell'infanzia e dell'adolescenza. Ha coordinato per alcuni anni un progetto
in Brasile con bambini e adolescenti di strada. Attualmente è membro della cooperativa Oesse-Officina
Sociale e si occupa di formazione di operatori sociali e di progettazione.
NELLA NOTTE DELL'ALLEANZA
"LA PROMESSA SI FA CARNE"
La comunità si raduna al suono delle campane, ognuno si siede e sta in silenzio: è un'attesa.
All'ingresso viene data ad ognuno una pergamena arrotolata con scritto un versetto della Parola
di Dio, che utilizzeremo nel terzo momento. (Se la celebrazione è svolta all’interno del gruppo
dei giovani al posto della pergamena ti suggeriamo di consegnare il pacchetto con il quadro
realizzato da un “artista” della parrocchia per ricordare loro la bellezza della vita alla luce della
promessa).
Canto
(un suggerimento: Grandi cose)
PREGHIERA:
O Gesù Signore vieni a ridarci la speranza:
Tu che hai fatto grandi cose per noi.
Liberaci da ogni timore
perché possiamo annunciare la tua salvezza,
insegnaci a celebrare senza fine le tue meraviglie
con tutti coloro che riconoscono
il dono di Dio.
In questa veglia sia con noi
Maria, la Vergine piena di grazia,
la Madre della tenerezza
che ha donato a noi
Gesù suo Figlio, umile e povero,
Signore e Salvatore per tutti i secoli.
Amen.
1. L’ACQUA: per una vita purificata
L'acqua è un segno di purificazione ed esprime un desiderio di purezza. Nell'acqua siamo stati immersi nel
giorno del battesimo: un dono di vita nuova che Dio ci ha fatto per primo.
ACCOGLIAMO LA PAROLA
Dal libro di Neemia
Il ventiquattro dello stesso mese tutti gli israeliti si radunarono per un pubblico digiuno. Si isolarono da
tutti gli altri; indossarono vestiti di tela di sacco e si sparsero polvere sul capo. In questo modo
riconobbero i loro peccati e quelli dei loro antenati. Quando si furono radunati, per circa tre ore
ascoltarono la lettura del libro della legge del Signore loro Dio. Per altre tre ore, chiesero perdono dei
loro peccati e onorarono il Signore loro Dio con queste parole: "Tu, o Signore, sei l'unico Dio, tu hai
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fatto i cieli, il firmamento e le sue stelle, la terra e tutti i suoi abitanti, i mari e quanto contengono: tu dai
a tutti la vitae le stelle del cielo si inchinano a te. Tu, o Signore Dio, hai chiamato Abram da Ur nella
terra dei Caldei e gli hai dato un nome nuovo: Abramo. Hai riconosciuto la sua fedeltà. Hai mantenuto la
tua promessa perché sei giusto. Hai visto la miseria dei nostri padri in Egitto. Hai ascoltato il loro grido
d'aiuto sulla riva del mar Rosso.
Li hai guidati al possesso della terra che avevi giurato di donare a tutti loro. Ma i nostri padri
diventarono superbi, ostinati e ribelli, non ubbidirono ai tuoi comandamenti. Dimenticarono le grandi
cose che tu avevi fatto per loro e rifiutarono di ubbidirti. Divennero ostinati e ribelli e decisero di
tornare schiavi in Egitto. Ma tu non li hai abbandonati, tu sei un Dio che perdona, un Dio buono e
clemente, tu sei paziente, sempre ben disposto e fedele".
Parola di Dio
DAL SALMO 118
R. La tua legge, o Dio, è nel mio cuore
Come potrà un giovane tenere pura la sua vita?
Custodendo le tue parole.
Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò le tue parole.
Domandiamoci come noi stiamo accogliendo e vivendo questo dono, mentre ci avviciniamo all'acqua per intingere
in essa la mano.
Canto
Al fonte:
Sac: Lo Spirito Santo purifichi la tua vita e ti doni di camminare sulla via della promessa. Amen
Preghiamo: Ascoltaci o Signore
- Accogli Signore il desiderio di una vita pura e la gioia di essere stati da te salvati.
- Rendi noi tutti strumenti di salvezza e fonte di gioia per tutti.
- Fa ' che la nostra vita sia un cammino verso la nuova alleanza che tu ci hai promesso.
- Donaci Signore l'acqua che da la vita nel tuo Spirito.
2. LA PAROLA DI DIO: per una vita piena di luce
La comunità cristiana si forma perché al suo interno il Signore parla attraverso le Sante Scritture. Non ci possono
essere altre parole a fondamento della nostra vita.
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Il Signore fa ancora grandi cose per noi quando la sua Parola viene annunciata: vogliamo quindi rinnovare il nostro silenzio interiore nell'attesa di ascoltare ciò che Dio vuole da noi oggi: per questo il libro della Parola viene
portato con solennità e accolto con grande amore.
Canto
(suggeriamo Come la Pioggia e la neve che richiama il testo di Isaia meditatati nella tappa)
ACCOGLIAMO LA PAROLA
Dal libro di Neemìa
In quei giorni, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all'assemblea degli uomini, delle donne e di quanti
erano capaci di intendere.
Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntar della luce fino a mezzogiorno, in
presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci di intendere; tutto il popolo porgeva
l'orecchio a sentire il libro della legge.
Esdra lo scriba stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l'occorrenza e aprì il libro in
presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutto il popolo; come ebbe aperto il libro, tutto il
popolo si alzò in piedi Esdra benedisse il Signore Dio grande e tutto il popolo rispose: “Amen, amen”,
alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore.
I leviti leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e con spiegazioni del senso e così facevano
comprendere la lettura.
Neemia, che era il governatore, Esdra sacerdote e scriba e i leviti che ammaestravano il popolo dissero
a tutto il popolo: "Questo giorno è consacrato al Signore vostro Dio; non fate lutto e non piangete!”.
Perché tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge. Poi Neemìa disse loro: “Andate,
mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato,
perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la
vostra forza”.
Parola di Dio
DAL SALMO 118
R. Luce sul mio cammino è la tua parola
Meravigliosa è la tua alleanza,
Signore, per questo le sono fedele.
La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.
T'invoco con tutto il cuore,
Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
Preghiamo: Ascoltaci o Signore
- Accogli Signore il silenzio che abbiamo cercato per ascoltarti.
- Fa ' che le voci della nostra vita non ci distraggano dalla tua parola.
- Fa' che la tua parola che è seminata in noi, germogli e porti i suoi frutti.
- Fa' che accogliamo Gesù, Parola vivente di Dio, donataci da Maria.
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3. LA MANGIATOIA: per una vita trova senso
L’evento della venuta di Cristo è compimento delle promesse di Dio. Il Verbo si fa carne nella
storia del mondo così come nella storia della nostra vita. La promessa si compie nel mondo così
come nella nostra vita. Il Signore è il centro della storia e della nostra vita e in questa notte
volgiamo volgere lo sguardo adorante verso di Lui… in attesa
ACCOGLIAMO LA PAROLA
Dalla lettera di San Paolo apostolo agli Efesini
Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo.
In Lui ci ha scelti prima della creazione del mondo,
per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità,
predestinati ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo,
secondo il beneplacito della sua volontà.
E questo a lode e gloria della sua grazia che ci ha dato nel suo Figlio diletto;
nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue,
la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua Grazia.
Egli l’ha abbondantemente riversata su di noi con ogni sapienza e intelligenza,
poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà,
secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito
per realizzarlo nella pienezza dei tempi:
il disegno di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra.
In lui siamo stati fatti anche eredi, essendo stati predestinati
secondo il piano di colui che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontà,
perché noi fossimo a lode della sua gloria, noi che per primi abbiamo sperato in Cristo.
In lui anche voi, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza
e avere in esso creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo che era stato promesso,
il quale è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione
di coloro che Dio si è acquistato, a lode della sua gloria.
Parola di Dio
Fissiamo ora lo sguardo sulla mangiatoia vuota e sostiamo un istante in silenzio poi leggiamo ciascuno la
pergamena che ci è stata data all’inizio con “le promesse di Dio ai suoi figli” (es. “la speranza non delude…”;
“io sarò con te come luce che ti guida”; “beati i miti perché erediteranno la terra”, “non temere”, “rimanete in
me e porterete frutto”…)
Canto
(Suggeriamo il canone: “Tutte le promesse di Dio sono divenute sì in Gesù Cristo, in Lui ora e per
sempre sale a Dio il nostra amen…”).
Se la celebrazione si svolge all’interno del gruppo giovani potresti proporre un canto di Niccolò Fabi molto bello
che parla d’amore ma che può essere utilizzato invitando i giovani a fissare la mangiatoia ancora vuota,
rivolgendo il canto al Messia che deve venire come adorazione… Lui è il centro di ogni cosa, ogni cosa è creata
per lui e trova compimento in lui…
Nel centro
In un paese antico
sotto un campanile
mentre aprile
ti consegna alla pelle
il primo sole
o dentro una stazione
mentre tra la folla
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osservi le persone
cercare una destinazione
sei nel centro
ed ogni cosa sembra ti stia intorno
sei davanti
e tutto il resto è soltanto sfondo
sei l'unica cosa che è a colori
mentre il resto è in bianco e nero
l'unica cosa che rimane a fuoco
quando sono senza occhiali
Nel mercato dell'usato
la domenica mattina
mentre ad una ad una
sfogli vite
nei vestiti altrui
o sotto un temporale
guardandoti ballare
a braccia aperte ad occhi chiusi
sorridendo al tuo destino
sei nel centro
ed ogni cosa sembra ti stia intorno
sei davanti
e tutto il resto è soltanto sfondo
sei l'unica cosa che è a colori
mentre il resto è in bianco e nero
l'unica cosa che rimane a fuoco
quando sono senza occhiali
4. L’ESEMPIO DI MARIA: per una vita piena d’amore e gratitudine
La nostra notte di veglia sta avvicinandosi al suo culmine: il Signore ha stabilito con noi una alleanza eterna con il
dono della vita e del Battesimo, con il dono della sua parola nella comunità attraverso suo figlio Gesù che in
questa notte santa ci viene donato come fratello. Vogliamo sentire ora vicina a noi la dolce presenza di Maria
madre di Gesù e madre nostra che accoglieremo portando in mezzo a noi l'immagine di una icona. I lumini che
accenderemo intorno a lei sono il segno dell'attesa di tutti i profeti ed il desiderio di tutti gli uomini di buona
volontà che vogliono ancora una volta dire con lei e con noi: “il Signore ha fatto grandi cose”.
Se la celebrazione si svolge all’interno del gruppo durante questo quarto momento ti suggeriamo di invitare i
giovani a condividere la promessa che il Signore ha rivolto alla loro vita; ringraziandolo con Maria perché egli lega
le promesse di ciascuno all’alleanza che Dio ha fatto con l’intera umanità e che trova compimento nel Natale.
Preghiamo: Ascoltaci o Signore
- Accogli Signore i giorni e le scelte della nostra vita come grani di incenso che si consumano davanti a te:
diventino un profumo soave per la nostra comunità.
- Fa ' che la nostra vita si metta al servizio di tutti per capire e realizzare la tua volontà.
- Dona a tutta l'umanità l'esperienza dei tuoi grandi doni.
Canto: Magnificat
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L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spinto esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Canto
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Canto
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Canto
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e dalla sua discendenza,
per sempre.
Canto
La veglia continua e diventa la celebrazione eucaristica nella Messa di mezzanotte.
Libri

Stella Morra, Come? Un itinerario sul domandare a Dio, ed. Esperienze (Come
saprò? L’alleanza, pagg. 25-44).
Una riflessione sulla vita a partire dall’esperienza di Abramo.
 Paola Bignardi, Il Vangelo del quotidiano, ed. AVE.
Un testo che ci aiuta a leggere il quotidiano alla luce della Parola. Segnaliamo, perché legato al tema della
vocazione il capitolo: i discepoli, la fiducia, pagg.31-40.
 Card. Maria Martini, La gioia del Vangelo, Meditazioni ai giovani, ed. PIEMME.
Questo "vademecum", che viene proposto soprattutto ai giovani, ma anche a quanti sono desiderosi di
crescere verso la maturità della fede e nell'impegno della vita cristiana, presenta due insistenze forti del
Cardinale Carlo Maria Martini, già Arcivescovo di Milano: innanzitutto l'impegno nella lectio divina,
perché forma un maggior radicamento contemplativo e, in secondo luogo, vivere la gioia del Vangelo che
è "quel non so che" che pervade la vita del battezzato ed è in equilibrio di tutte le cose. Le singole
meditazioni si raggruppano attorno alle parole pronunciate da Maria alle nozze di Cana "fate quello che
egli vi dirà" (Gv 2,5) e attorno ad alcuni brani del vangelo di Marco.

M. Delbrel, Noi delle strade, ed. Gribaudi.
Una donna che ha saputo camminare sulle strade dell’uomo forte della compagnia di Dio.
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
Francesco Lambiasi, Sui passi di Gesù, Esercizi di contemplazione con l’evangelista
Marco, ed. AVE.
Il percorso tracciato è scandito da una serie di ritratti di Gesù che si rivela a noi come l’uomo nuovo, il
servo fedele, il maestro infallibile, il pastore misericordioso, il messia sconfitto, il Figlio di Dio. Seguendo
Cristo l’uomo autentico, il discepolo impara a diventare più uomo.
 Domenico Sigalini, Vieni Signore Gesù, Novena di Natale, ed. AVE.
Noi in punta di piedi tentiamo di farci aiutare ad entrare in questo mistero che ha cambiato la storia
degli uomini, tentiamo di capire questo regalo inimmaginabile che Dio ci ha fatto attraverso le persone
che più immediatamente hanno vissuto il Natale di duemila anni fa.
Canzoni
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Album: Gli Anni
Titolo: Io ci sarò
Io non ti prometto
qualcosa che non ho
quello che non sono
non posso esserlo
anche se so che c'è chi dice
per quieto vivere
bisogna sempre fingere.
Non posso giurare
che ogni giorno sarò
bello, eccezionale, allegro,
sensibile, fantastico
ci saranno dei giorni grigi
ma passeranno sai
spero che tu mi capirai.
Nella buona sorte e nelle avversità,
nelle gioie e nelle difficoltà
se tu ci sarai
io ci sarò
So che nelle fiabe
succede sempre che
su un cavallo bianco
arriva un principe
e porta la bella al castello
si sposano e sarà
amore per l'eternità.
Solo che la vita
non è proprio così
a volte è complicata come una
lunga corsa a ostacoli
dove non ti puoi ritirare
soltanto correre
con chi ti ama accanto a te.
Nella buona sorte e nelle avversità,
nelle gioie e nelle difficoltà
se tu ci sarai
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io ci sarò.
Giuro ti prometto
che io mi impegnerò
io farò di tutto però
se il mondo col suo delirio
riuscirà ad entrare e far danni
ti prego dimmi che
combatterai insieme a me
Nella buona sorte e nelle avversità,
nelle gioie e nelle difficoltà
se tu ci sarai
io ci sarò.
Nella buona sorte e nelle avversità,
nelle gioie e nelle difficoltà
se tu ci sarai
io ci sarò
………………………………………………………………………………………………………………………….
Artista: Enrico Boccadoro
Album: Dov'è la terra capitano
Titolo: Dov'è la terra capitano
Abbiamo un cuore chiuso con lo spago
Almeno questo ce lo portiamo su
Su di una nave grande come un drago
Ma se qualcuno piange andiamo tutti giù
E che non faccia scherzi questo mare
Che il cielo non s'inventi un temporale
Ma solo giusto appena qualche goccia
Per quel che avranno sete
Pronti a partire dice il capitano
E salutiamo qualcuno che non c'è
Con un biglietto stretto nella mano
Che quasi quasi costa più di me
Nessuno parla nessuno dice niente
C'è già chi guarda fermo l'orizzonte
Forse perché non ce la fa a vedere dietro
Della sua casa che ne è stato
Dov'è la terra capitano dov'è la terra che aspettiamo
Dov'è la terra del lavoro quanto manca
ma basta che arriviamo
E lì ci aspetteranno in tanti non batteremo i denti
Sarà come una mamma a rimboccare i nostri sogni
Ecco la terra capitano finalmente la vediamo
È cosi bella da lontano arriveremo prima se soffriamo
C'è ancora il freddo ad aspettarco e intorno è pieno di volanti
Ma una coperta per scaldarci ci fa sentire meno persi
Qualcuno neanche si avvicina passa dal'altra parte della strada
C'è chi ci da dei delinquenti solo perché d vede in questi stracci
Dov'è la terra capitano dov'è la terra che sognammo
Dov'è la terra del lavoro anche i loro figli non ce l'hanno
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Non era quella che sembrava che in televisione si vedeva
Non era quella mamma a rimboccare i nostri sogni
Ha sbagliato capitano e mi sa dire dove siamo
Ma era bella da lontano era bella da lontano
Dov'è la terra capitano dov'è la terra che aspettiamo
Ma era bella da lontano bella da lontano
…………………………………………………………………………………………………………………………
Artista: Error! Hyperlink reference not valid.
Album: La cura del tempo
Titolo: Nel centro
In un paese antico
sotto un campanile
mentre aprile
ti consegna alla pelle
il primo sole
o dentro una stazione
mentre tra la folla
osservi le persone
cercare una destinazione
sei nel centro
ed ogni cosa sembra ti stia intorno
sei davanti
e tutto il resto è soltanto sfondo
sei l'unica cosa che è a colori
mentre il resto è in bianco e nero
l'unica cosa che rimane a fuoco
quando sono senza occhiali
Nel mercato dell'usato
la domenica mattina
mentre ad una ad una
sfogli vite
nei vestiti altrui
o sotto un temporale
guardandoti ballare
a braccia aperte ad occhi chiusi
sorridendo al tuo destino
sei nel centro
ed ogni cosa sembra ti stia intorno
sei davanti
e tutto il resto è soltanto sfondo
sei l'unica cosa che è a colori
mentre il resto è in bianco e nero
l'unica cosa che rimane a fuoco
quando sono senza
occhiali
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Film
GENESI - LA CREAZIONE E IL DILUVIO
Anno di uscita: 1994
Genere: biblico
Durata: 90
Attori: Omero Antonutti
Un vecchio saggio (Omero Antonutti) racconta alla sua tribù (gente comune del popolo del Marocco,
dove il film è stato girato) come nacque il mondo: Adamo ed Eva, la cacciata dall'Eden, Caino e Abele, il
diluvio universale, l'arca di Noè (interpretato ancora da Antonutti).
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