INTERAZIONE CULTURALE E PERIODIZZAZIONE NELLA STORIA

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Jerry H. Bentley
INTERAZIONE CULTURALE E PERIODIZZAZIONE
NELLA STORIA MONDIALE
da "American Historical Rewiew", giugno 1996, pp. 771-82, traduzione di Francesco Tadini
La periodizzazione si pone come uno dei compiti più difficili della storiografia, come ben
sanno gli storici di professione: l'identificazione di periodi coerenti di storia implica molto più
che la semplice scoperta di evidenti punti di svolta nel passato; dipende da precedenti decisioni
circa gli inizi e i processi che hanno avuto importanza nella formazione delle società umane e
richiede la definizione di criteri o principi che aiutino gli storici a selezionare masse di
informazioni e a riconoscere modelli di continuità e di cambiamento. Anche all'interno della
struttura di una singola società, i cambiamenti in prospettiva richiedono la coerenza della
convenzione che riconosce il periodo storico in questione, come testimonia il famoso saggio di
J. Kelly "Women have a Renaissace?" o il concetto di "antica Europa" di D. Gerhard.
Quando gli storici studiano il passato da punti di vista globali o esaminano processi che
incrociano le linee di confine di società e aree culturali, i problemi di periodizzazione si fanno
ancor più acuti. Gli storici hanno da tempo preso coscienza che gli schemi periodizzanti basati
sulle vicende della civiltà occidentale o di qualsiasi altra civiltà danno uno scarso contributo a
spiegare gli sviluppi delle altre società. Per citare un solo esempio noto, le categorie di mondo
antico, medievale e moderno derivate dall'esperienza europea si applicano con molta difficoltà
alla storia della Cina, dell'India, dell'Africa, del mondo islamico. Da quando gli storici utilizzano
un approccio globale al passato e analizzano le vicende umane da prospettive comparate, i
problemi di periodizzazione si presentano con forza crescente. Fino a che punto è possibile
identificare periodi che siano allo stesso tempo significativi e utili attraverso le linee di confine
delle società e delle aree culturali? Quali criteri o principi possono aiutare gli storici a costruire
modelli di continuità e cambiamento e a distinguere tali periodi?
Questo saggio ipotizza che i tentativi di periodizzazione globale potrebbero giovarsi
dell'analisi della partecipazione dei popoli del mondo a processi che trascendono le singole
società e aree culturali. Dai tempi remoti fino al presente, le interazioni culturali hanno avuto
significative implicazioni politiche, sociali, economiche e culturali per tutti i popoli coinvolti.
Così si pone la tesi che i processi di interazione culturale potrebbero avere qualche valore per i
tentativi di identificare periodi storici da un punto di vista globale. Ancor di più, utilizzando le
interazioni culturali come criteri, gli storici potrebbero più facilmente evitare periodizzazioni
etnocentriche del mondo passato, basate sull'esperienza di qualche popolo privilegiato. Gli
studiosi si rendono sempre più conto che la storia è il prodotto di interazioni che coinvolgono
tutti i popoli del mondo. Concentrando l'attenzione sui processi di interazione culturale, gli
storici potrebbero più facilmente identificare modelli di continuità e di cambiamento che
riflettono le esperienze di molti popoli piuttosto che imporre a tutti periodizzazioni che derivano
dalle vicende di pochi privilegiati.
Due avvertimenti circa le periodizzazioni proposte richiedono qui alcune considerazioni.
Anzitutto la periodizzazione basata sulle interazioni culturali non può pretendere di abbracciare
tutto di tutto il mondo in ogni tempo. Per gran parte della storia, l'emisfero occidentale, quello
orientale e l'Oceania sono state regioni largamente autonome, le cui popolazioni hanno avuto
incontri sporadici e rari, quando non del tutto assenti. All'interno delle tre aree, tuttavia, le
interazioni culturali ebbero luogo regolarmente e costruirono le esperienze di tutti i popoli
coinvolti. La comprensione delle antiche interazioni è particolarmente forte per l'Eurasia e gran
parte dell'Africa, così che le interazioni culturali servono bene come base per la periodizzazione
in gran parte dell'emisfero orientale anche prima dei tempi moderni. Dal XVI secolo in poi le
interazioni culturali garantiscono il fondamento per una autentica periodizzazione globale della
storia mondiale.
In secondo luogo, la periodizzazione globale non rappresenta l'unico sistema utile o
appropriato di analisi storica. Non c'è bisogno di dire che lo sviluppo interno di società singole come la costruzione di stati, le strutture sociali e le tradizioni culturali- hanno profondamente e
direttamente influenzato le vicende storiche delle terre e dei popoli coinvolti. (Naturalmente
questi sviluppi "interni" hanno avuto luogo generalmente entro più ampi contesti che aiutano a
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dar conto delle vicende locali). Inoltre popoli diversi hanno partecipato in gradi diversi a
processi su larga scala, cosicché la periodizzazione globale spesso disegna lo sviluppo storico in
modo approssimato piuttosto che finemente calibrato. Perciò le periodizzazioni globali devono
accettare alternative che sono più sensibili alle sfumature delle vicende locali. Il concetto di
"tarda antichità" di Peter Brown, ad esempio, ha un forte potere per i tentativi di spiegare lo
sviluppo storico del bacino mediterraneo e dell'Asia sud-orientale, anche se non si applica su
scala di emisfero o di intero globo. Le periodizzazioni di singole terre e regioni particolari sono
magari più sottili e specifiche di quelle globali, poichè hanno la possibilità di riflettere con
maggiore accuratezza modelli locali di continuità o di cambiamento. Così, mentre si impegnano
per comprendere gli sviluppi storici su larga scala, gli storici globali devono rendersi conto che
le loro periodizzazioni non sempre si applicano ugualmente bene a tutte le terre e le regioni
che essi abbracciano.
Tuttavia, le periodizzazioni globali hanno il loro posto nelle scuole storiche contemporanee.
Se gli storici ritengono utile esaminare il passato da un punto di vista globale e comparativo,
hanno bisogno di identificare periodi di storia che coerentemente collocano lo sviluppo storico
in ampi contesti geografici e culturali. Inoltre le periodizzazioni globali hanno anche il potere di
stabilire contesti più ampi e pertinenti per comprendere le vicende locali e regionali. Allo scopo
di costruire queste periodizzazioni globali, l'analisi delle interazioni culturali e dei loro risultati
offre molte possibilità.
Quando si tratta della storia degli ultimi cinque secoli, i tentativi di periodizzazione globale
devono chiaramente tener conto delle interazioni culturali. A partire dal 1492 le regioni del
mondo sono entrate in contatto permanente e intenso fra di loro e le interazioni culturali hanno
profondamente influenzato le vicende di tutti i popoli della terra. Schiere di studiosi hanno
esaminato gli effetti delle interazioni culturali nei tempi moderni analizzando temi quali il
commercio a lunga distanza, gli scambi di piante animali e malattie, il trasferimento di
tecnologia, le imprese imperialistiche e coloniali, le campagne dei missionari, il commercio
transatlantico degli schiavi e lo sviluppo del capitalismo globale.
Per i periodi precedenti, tuttavia, parrebbe che fondare una periodizzazione globale sulle
interazioni culturali sia un'operazione inutile. Dando per scontato che i popoli del mondo non
sono vissuti in società isolate ed ermeticamente chiuse fino al 1492, resta la domanda
legittima se le interazioni culturali erano sufficientemente intense ed estese da garantire un
modello per la periodizzazione nei tempi pre-moderni. E' un dubbio ragionevole, ad esempio,
che una periodizzazione fondata sulle interazioni culturali possa attribuire indebiti privilegi ad
un'esigua frazione dell'umanità che intraprese viaggi a lunga distanza o che fu direttamente
coinvolta nelle interazioni culturali durante i tempi pre-moderni.
Inoltre, anche nei tempi pre-moderni i processi di interazione culturale hanno avuto
implicazioni che sono andate molto al di là delle vicende degli individui che vi hanno preso
parte. Tre tipi di processi in particolare hanno avuto significative ripercussioni attraverso le
linee di confine delle società e regioni culturali: le migrazioni di massa, le campagne di
espansione imperialistica e il commercio a lunga distanza. Le migrazioni di massa hanno avuto
il potere di portare trasformazioni politiche, sociali, economiche e culturali nelle terre che
hanno toccato. Le migrazioni degli Indoeuropei, Bantù, Germani, Turchi, Slavi e Mongoli hanno
tutte avuto profonde conseguenze attraverso le linee di confine di società e regioni culturali.
Queste migrazioni hanno toccato quasi ogni parte dell'emisfero orientale prima dei tempi
moderni. Inoltre, le migrazioni degli antichi popoli Siberiani e Austronesiani hanno condotto
all'insediamento di società umane nell'emisfero occidentale e in molte isole del Pacifico.
Insieme con le migrazioni, anche la fondazione di imperi ha influenzato lo sviluppo storico
attraverso le linee di confine di società e regioni culturali. La creazione di imperi su vasta scala
non implicava necessariamente l'estensione di un potere chiuso e centralizzato su tutte le terre
e i popoli che rientravano nei loro confini. "Il cielo è alto, e l'imperatore è abbastanza lontano"
diceva un proverbio cinese, che confermava un certo grado di indipendenza di fatto goduta
dalle autorità locali e regionali degli imperi pre-moderni. Pur in assenza di un controllo centrale
efficiente, tuttavia, la fondazione degli imperi pre-moderni ha influenzato profondamente le
società umane. Anche a prescindere dall'imposizione di un dominio straniero e di tasse sui
popoli sottomessi, l'espansione imperialistica ha favorito lo stabilirsi di relazioni commerciali e
diplomatiche tra popoli distanti, così come la diffusione di tradizioni culturali.
Accertata l'importanza delle migrazioni di massa e delle conquiste imperialistiche,
potrebbero rimanere problemi circa la significatività del commercio a lunga distanza nei tempi
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pre-moderni. La concezione tradizionale ritiene che il commercio a lunga distanza nei tempi
pre-moderni riguardò in gran parte, se non esclusivamente, i beni di lusso di alto valore in
rapporto al loro volume. Il traffico di tali beni potrebbe offrire un interessante tema di indagine,
poichè fa luce sull'abilità dei mercanti e sullo sviluppo dei mercati. Tuttavia, così suggerisce la
concezione tradizionale, il commercio di beni di lusso ebbe un significato limitato per la storia
sociale ed economica dei tempi pre-moderni per varie ragioni: interessò una piccola parte della
popolazione delle società che li producevano e consumavano, riguardò principalmente le élites
politiche ed economiche e non creò una divisione del lavoro né ristrutturò in modo diverso le
economie e le società coinvolte nel commercio.
Una recente ricerca ha rimesso in questione gran parte di queste concezioni tradizionali e ha
ipotizzato che il commercio a lunga distanza ha avuto conseguenze più importanti di quanto
abbiano finora creduto gli studiosi. Questa ricerca rappresenta più linee di pensiero. La prima
viene dalla prospettiva dell'antropologia economica e pone attenzione al significato culturale e
politico del commercio pre-moderno in beni di lusso. Anche se il commercio di beni preziosi ha
coinvolto direttamente un piccolo numero di persone, ha tuttavia coinvolto persone molto
importanti. A parte il loro valore economico, i beni esotici servivano spesso come simboli di
potere, di "status" e di autorità. La possibilità di mostrarli, consumarli e donarli ad altri era
cruciale per la definizione e il mantenimento di strutture politiche e sociali. Così, anche se il
suo valore economico era limitato, il commercio di beni di lusso spesso ebbe ampie implicazioni
politiche e sociali. Le piume di martin pescatore, i gusci di tartaruga e i corni di rinoceronte
potrebbero colpire i moderni analisti come beni di scarso significato economico. Nella Cina premoderna, tuttavia, la rarità di ciascun articolo gli conferiva un alto valore, che le élites
dominanti usavano come simboli di potere, di "status" e di autorità. Se il commercio di beni
esotici figurava nello stabilire e mantenere l'autorità politica, era un affare di grande
importanza, anche senza riguardo al suo significato economico.
Una seconda serie di argomentazioni viene dagli studi sul commercio interregionale. Indica
che, anche quando il commercio a lunga distanza ha origine nello scambio di beni preziosi, ha
la possibilità di espandersi rapidamente e di svilupparsi in commercio all'ingrosso, rivolto ad un
gran numero di persone e non solo alle élites politiche ed economiche. Un esempio di questo
tipo di sviluppo viene dal commercio degli oggetti di culto buddisti tra l'India e la Cina. Il
Buddismo raggiunse la Cina a partire dal II sec. C.E., ma non divenne una religione popolare
sino alla fine del V -VI secolo C.E. La crescita della comunità buddista cinese generò un'alta
domanda di beni esotici come coralli, perle, gemme, cristalli, pietre semi-preziose, vetri,
incenso e avorio, così come di oggetti simbolici (quali statue o rappresentazioni della Ruota
della Legge) usati nei rituali buddisti o come decorazioni per i monasteri. Dal VI secolo C.E.
questa domanda stimolò un grande volume di commercio in beni che durante i secoli
precedenti avevano figurato come preziosi ed erano stati trattati in piccole quantità. Anche
senza considerare il significato culturale e politico della diffusione del Buddismo in Cina, questo
commercio ha avuto importanti effetti economici sia in Cina che in India.
Una terza linea di ricerca indica che il commercio pre-moderno occasionalmente divenne
abbastanza ampio da spingere vaste regioni verso l'integrazione economica e da costruire in tal
modo strutture economiche e sociali attraverso le linee di confine di società e regioni culturali.
Il bacino dell'Oceano Indiano rappresenta il caso più importante in cui il commercio favorì
l'integrazione economica di un'area particolarmente ampia nei tempi pre-moderni. A partire dal
VII secolo C.E. un gran numero di mercanti persiani, ben presto seguiti da quelli arabi, si
avventurarono attraverso il bacino dell'Oceano Indiano dall'Africa orientale fino all'India e più
in là all'Asia sud-orientale e alla Cina. Dal X secolo il commercio creò enormi entrate alle città
portuali lungo tutto il bacino. Ancor più, questo commercio non era in alcun modo limitato ai
beni di lusso, ma comprendeva anche merci pesanti e all'ingrosso. Carichi di datteri, materiali
da costruzione, coralli, legname e ferro attraversarono l'oceano in grande quantità. Spesso
avevano una doppia funzione, servendo da zavorra durante il viaggio e da beni di commercio
nelle città portuali. Poiché il commercio aveva collegato le regioni del bacino dell'Oceano
Indiano, i relativi vantaggi favorirono l'organizzazione di grandi e sofisticate industrie regionali:
dei tessuti di seta in Cina e in India, dei tessuti di cotone in India, della ceramica in Cina, della
produzione di ferro e acciaio in Cina, India, Asia sud-occidentale e Arabia. Perciò, ben lungi
dall'essere un affare economicamente insignificante che comprendeva scambi di beni di lusso
tra élites, il commercio a lunga distanza nell'Oceano Indiano aiutò le economie e le società
nelle varie regioni del relativo bacino.
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Quando le società pre-moderne si impegnarono nel commercio a lunga distanza su base
regolare e sistematica, le strade commerciali non solo facilitarono il trasporto e lo scambio dei
beni, ma servirono anche come canali per la diffusione tecnologica e biologica. In taluni casi
questa diffusione influenzò profondamente lo sviluppo di società coinvolte nei commerci, cosa
che suggerisce una quarta ragione per la significatività del commercio a lunga distanza nei
tempi pre-moderni. Le tecnologie implicanti trasporto, metallurgia, armi, energia animale e
risorse naturali si diffusero tutte attraverso gran parte dell'Eurasia e dell'Africa lungo le vie
commerciali. Intanto il commercio a lunga distanza e le campagne imperialistiche di
espansione si combinavano talora per favorire la diffusione biologica nei tempi pre-moderni.
Durante il mezzo millennio che va dal 600 al 1100 C.E., per esempio, le conquiste islamiche e
il commercio nel mondo islamico favorirono una notevole diffusione di cibi e colture industriali
in gran parte dell'emisfero occidentale, avendo come conseguenza la crescita della popolazione
e l'incremento della produzione dalla Cina all'Europa e al nord Africa. Allo stesso modo, durante
il periodo delle antiche vie della seta e ancora durante l'età degli imperi mongoli il traffico
lungo la rete del commercio a lunga distanza favorì la diffusione di germi patogeni letali al di là
delle terre di origine, portando epidemie in gran parte dell'Eurasia.
Da ultimo, oltre al suo significato politico, sociale, economico e biologico il commercio a
lunga distanza ebbe significative implicazioni per il cambiamento culturale e religioso nei tempi
pre-moderni. Quando i mercanti commerciavano regolarmente attraverso le linee di confine di
società e regioni culturali, stabilivano comunità di diaspora e portavano i principi culturali e
religiosi della loro patria in quelle comunità per i loro scopi. Le loro tradizioni culturali e
religiose talora attiravano l'interesse dei loro ospiti, particolarmente quando i mercanti stranieri
provenivano da società ben organizzate in grado di garantire rilevanti benefici politici,
diplomatici, militari o economici ai loro ospiti. In molti casi importanti, l'adesione volontaria di
individui alle tradizioni culturali e religiose dei mercanti stranieri aiutò ad avviare processi di
conversione su vasta scala, mediante i quali le società fecero posto a valori culturali o religiosi
provenienti dall'estero. I mercanti ebbero un ruolo preminente, per esempio, nei processi che
condussero allo stabilirsi dell'Induismo e del Buddismo nel sud-est dell'Asia; del Buddismo,
Manicheismo e del Cristianesimo nestoriano nell'Asia centrale; dell'Islam nel sud-est dell'Asia e
nell'Africa sub-sahariana.
In tal modo una recente ricerca ha illustrato un caso persuasivo della significatività del
commercio a lunga distanza, anche nei tempi pre-moderni. Il commercio pre-moderno non
esercitò un'influenza paragonabile a quella del commercio interculturale nei tempi moderni e
contemporanei. Tuttavia, in combinazione con i processi di migrazione di massa e di
espansione imperialistica, è chiaro che il commercio a lunga distanza ha avuto un forte potere
di costruzione delle vicende storiche attraverso le linee di confine di società e regioni culturali
anche nei tempi pre-moderni. Posto che le migrazioni di massa, l'espansione imperialistica e il
commercio a lunga distanza hanno coinvolto popoli di differenti società in significative
interazioni culturali, queste interazioni potrebbero servire come base per la periodizzazione
della storia mondiale sia nei tempi pre-moderni che in quelli moderni.
La parte rimanente di questo studio riassume la periodizzazione della storia mondiale,
consistente in sei grandi età che si distinguono principalmente per le differenti dinamiche delle
interazioni culturali che operarono i loro effetti attraverso le linee di confine di società e regioni
culturali. Le sei età sono: l'età delle prime società complesse (3500-2000 B.C.E.), l'età delle
antiche civiltà (2000-500 B.C.E.), l'età delle civiltà classiche (500 B.C.E.-500 C.E.), l'età postclassica (500-1000 C.E.), l'età degli imperi nomadi transregionali (1000-1500 C.E.) e l'età
moderna (dal 1500 C.E. fino ad oggi).
L'interazione culturale iniziò a influenzare le vicende umane fin dai primi giorni della storia.
Gruppi umani intrapresero viaggi a lunga distanza non appena l'Homo sapiens sapiens emerse
come specie circa 30.000-40.000 anni fa. Verso il 15.000 B.C.E. gli uomini si diffusero in quasi
tutte le regioni abitabili della terra. Analizzando le caratteristiche e la distribuzione delle
famiglie linguistiche, dei gruppi sanguigni e dei resti archeologici, gli studiosi hanno potuto
tracciare con notevole precisione i movimenti preistorici di alcuni popoli. Nonostante le tracce
rimaste non consentano di conoscere approfonditamente le vicende dei popoli migratori, i loro
viaggi favorirono le relazioni interculturali anche in tempi preistorici. Oggetti, armi e divinità di
larga diffusione fanno pensare a comunicazioni su lunga distanza tra i popoli preistorici.
A partire dalla fine del V millennio B.C.E. una serie di innovazioni nella tecnologia dei
trasporti facilitò lo stabilirsi di legami tra le società umane. Verso il 4300 B.C.E. gli uomini
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prima addomesticarono i cavalli e verso il 4000 B.C.E. gli abitanti della cultura ucraina Sredni
Stog cominciarono probabilmente a cavalcarli. A partire dalla metà del IV millennio B.C.E. i
Mesopotamici e gli Egizi costruirono navi a vela, che consentirono loro di attraversare le acque
del Golfo di Persia, del Mar Rosso, del Mare Arabico e del Mar Mediterraneo. Durante lo stesso
periodo apparvero i primi carri con le ruote in Mesopotamia e nella regione stepposa
dell'Ucraina e della Russia meridionale.
Le tecnologie di trasporto documentano interazioni culturali nei secoli tra il 3500 e il 2000
B.C.E. Il primo periodo della storia globale, cioè l'era delle prime società complesse, vide la
fondazione delle società agricole sedentarie della Mesopotamia, dell'Egitto, dell'India e della
Cina. Già queste società non si svilupparono nell'isolamento. Mesopotamici ed Egiziani ebbero
rapporti commerciali fra loro almeno fin dal 3500 B.C.E. e un vasto corpo di resti archeologici
provano che, durante il terzo e il secondo millennio B.C.E., il commercio seguì la direttrice
dall'Egitto, Siria e Anatolia ad occidente verso l'Afganistan e la valle dell'Indo ad oriente. Il
commercio fu particolarmente importante a Sumer nella Mesopotamia meridionale, una terra
mancante di risorse naturali. Per fondare e mantenere la loro società complessa, i Sumeri
commerciarono granaglie e tessuti in cambio di beni di lusso come i lapislazzuli, che
provenivano lontano dall'Afganistan, e materie prime come il rame e lo stagno. Gli scambi
culturali accompagnarono inevitabilmente le transazioni commerciali: è facile che gli Egizi
abbiano adottato motivi artistici, disegni di navi, costruzioni di mattoni e scrittura dai
Mesopotamici. La Cina non ebbe contatti diretti con le società agricole ad occidente, ma i popoli
nomadi e migratori crearono legami indiretti con le regioni dell'Eurasia.
Ai fini della periodizzazione globale, è importante sottolineare che durante l'era delle prime
società complesse le interazioni culturali ebbero ramificazioni che andarono oltre le vicende
della Mesopotamia e dell'Egitto. Le prime società complesse generarono stati e strutture sociali
che dipendevano dalle interazioni culturali. Durante la prima età della storia globale, per
esempio, le migrazioni e i commerci promossero la diffusione dell'addomesticamento del
cavallo e della metallurgia del bronzo, tecnologie che influenzarono entrambe lo sviluppo di
stati e società dalla Cina all'Egitto.
Le prime migrazioni dei popoli Indoeuropei ebbero luogo durante l'età delle prime società
complesse, favorirono la diffusione dell'addomesticamento del cavallo e misero in relazione le
tecnologie di trasporto in gran parte dell'Eurasia. Dalla loro terra d'origine -probabilmente le
regioni steppose delle odierne Ucraina e Russia meridionale- alcuni Indoeuropei si
avventurarono ad est fino alla Siberia e al bacino di Tarim agli inizi del IV millennio B.C.E.,
mentre altri migrarono a ovest verso l'Anatolia e l'Europa orientale poco dopo il 3000 B.C.E.
Recentemente nella provincia cinese del Xinjiang sono venute alla luce prove sorprendenti delle
migrazioni occidentali nei corpi disseccati ma molto ben conservati di individui caucasici. I
popoli migratori indoeuropei dovettero la loro mobilità ai cavalli e ai carri con le ruote e
introdussero queste tecnologie di trasporto nelle terre in cui giunsero. E' possibile, anzi facile,
che la violenza abbia accompagnato queste migrazioni e che i cavalli abbiano aiutato gli
Indoeuropei a stabilirsi con la forza nelle nuove terre. In ogni caso, la diffusione del cavallo e
delle tecnologie di trasporto divenne ben presto cruciale per i progetti di fondare e mantenere
stati e gerarchie sociali nelle prime società complesse.
E' in atto un ampio dibattito sulle origini della tecnologia del bronzo e in particolare sulla
questione se sia stato il risultato di un'unica scoperta oppure di invenzioni multiple e
indipendenti. In ogni caso, la tecnologia del bronzo certamente si diffuse dal suo o dai suoi
punti di origine. Le élites dominanti cercarono di controllare la produzione di armi di bronzo,
che le rendeva capaci di fondare e mantenere gli stati. Nel medesimo tempo le élites
apprezzavano gli utensili di bronzo, poichè l'alto prezzo indicava il loro alto stato sociale. La
ricerca dei giacimenti minerari di rame e stagno, relativamente rari, stimolò il commercio con i
popoli vicini, così come le campagne militari finalizzate a stabilire il controllo sui giacimenti.
Perciò, come nel caso dei cavalli e della tecnologia dei trasporti, la diffusione della metallurgia
del bronzo ebbe significative implicazioni politiche e sociali per le prime società complesse.
A partire dal 2000 B.C.E. circa apparvero nelle steppe dell'Eurasia i carri con le ruote a
raggi. Questi veicoli di alte prestazioni ebbero conseguenze politiche e militari che
inaugurarono la seconda era della storia globale, quella delle antiche civiltà che va pressappoco
dal 2000 al 500 B.C.E. Dopo il 1700 B.C.E. circa, le tecniche dei carri da guerra si diffusero
attraverso l'Eurasia e fino all'Africa del nord. Dopo il 1100 B.C.E. anche la tecnologia del ferro
si diffuse dalla sua terra d'origine dell'Anatolia attraverso l'Eurasia e parte dell'Africa. Le
migrazioni dei popoli Bantù ebbero come conseguenza la diffusione della metallurgia del ferro
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nella regione dei Grandi Laghi e nella Nigeria del sud verso il sesto o settimo secolo, o forse
subito dopo il nono secolo a.C. In Mesopotamia, Egitto e Cina i conquistatori utilizzarono
guerrieri montati su carri e in seguito dotati di armi di ferro per costruire potenti stati imperiali
come quello Babilonese e Assiro in Mesopotamia, il Nuovo Regno in Egitto e le dinastie Shang e
Zhou in Cina.
Le tecniche progredite di trasporto assicurarono una notevole espansione del commercio su
lunga distanza durante il periodo delle antiche civiltà. La Cina era troppo distante per
commerciare direttamente con le altre civiltà antiche, ma i popoli nomadi la collegarono
indirettamente con le altre società eurasiatiche. Più a occidente, tuttavia, i legami commerciali
proliferarono. Nei secoli dal 2000 al 1600 circa B.C.E., per esempio, i mercanti assiri
organizzarono una rete commerciale che collegava terre distanti come l'Afganistan, la Persia, la
Mesopotamia, l'Arabia, la Siria e l'Anatolia. I più importanti prodotti scambiati comprendevano
stagno dall'Afganistan, grano e tessuti dalla Mesopotamia, rame dall'Arabia, legno e vino dalla
Siria e rame argento e oro dall'Anatolia. Le antiche civiltà impostarono il commercio su grande
scala: un documento menziona un singolo trasporto di 18 tonnellate di rame da Oman in
Arabia alla Mesopotamia e gli studiosi hanno calcolato che nel periodo approssimativo tra il
1810 e il 1765 B.C.E. i mercanti assiri abbiano trasportato 80 tonnellate di stagno importato e
100.000 tessuti manufatti nella loro città di Assur nel nord della Mesopotamia fino a Kanesh (in
Anatolia), tornando ad Assur con circa 10 tonnellate di argento.
Le migrazioni e il commercio favorirono anche gli scambi culturali durante l'età delle civiltà
antiche. Le élites dominanti cinesi della dinastia occidentale Zhou (1027-771 B.C.E.) pare
abbiano assunto i magi persiani come specialisti di religione e di rituali. Contemporaneamente,
poco dopo il 1050 B.C.E. la scrittura alfabetica si diffuse dalla Fenicia, dove gli scribi usavano
22 consonanti per rappresentare i suoi individuali, alla Grecia, dove trovarono posto
nell'alfabeto anche le vocali. Nei pochi secoli seguenti la scrittura alfabetica si diffuse lungo le
rotte commerciali nel bacino mediterraneo, nell'Asia sud-occidentale e più in là nell'India
settentrionale.
Le interazioni culturali ebbero effetti che andarono al di là delle stesse antiche civiltà. Entro
una prospettiva a lungo termine, uno dei processi più importanti di questo periodo fu
l'espansione delle zone di coltivazione. Durante l'età delle civiltà antiche l'agricoltura si diffuse
al di là delle terre delle prime società complesse e si radicò, fra l'altro, in Anatolia, Persia,
Europa, nella valle del Gange, nel sud della Cina, in parte dell'Asia centrale e in vaste aree
dell'Africa sub-sahariana. L'espansione della zona di coltivazione ebbe effetti drammatici sulla
popolazione mondiale. I demografi storici stimano che nel 3000 B.C.E. la popolazione umana
fosse di circa 14 milioni. Nel 2000 B.C.E. era quasi raddoppiata a 27 milioni; verso il 1000
B.C.E. aveva raggiunto i 50 milioni e nel 500 B.C.E., al termine dell'età delle civiltà antiche, era
ancora raddoppiata a 100 milioni. Contemporaneamente, dato che l'area coltivata si
espandeva, le popolazioni ai margini della società agricola o vennero assorbite tra i coltivatori
oppure assunsero modi di vita come adattamento all'agricoltura e alle sfide che poneva.
Quando migravano in gran numero, i popoli nomadi o seminomadi influenzavano
profondamente le società e gli stati sedentari. Durante l'età delle civiltà antiche, ad esempio, le
continue migrazioni dei popoli indoeuropei trasformarono le società dall'India alle Isole
Britanniche. Così, sia aumentando le popolazioni delle società sedentarie che incoraggiando la
formazione di società nomadi, l'espansione della zona di coltivazione modellò le vicende delle
comunità umane in tutto l'emisfero orientale.
Un terzo periodo di storia globale, l'età delle civiltà classiche, si sviluppò nel millennio tra il
500 B.C.E. e il 500 C.E. Le civiltà classiche differivano dalle prime società complesse e dalle
civiltà antiche per molti aspetti. Gli storici hanno a lungo associato le civiltà classiche con lo
sviluppo delle tradizioni culturali e religiose, come il Confucianesimo, il Buddismo, la filosofia
greca e il Cristianesimo, che influenzarono a lungo le credenze e i valori nelle rispettive società.
Le civiltà classiche inoltre organizzarono gli stati su più ampia scala che quelle precedenti: la
dinastia Han in Cina comprendeva un territorio molto più ampio che quelle delle dinastie Shang
e Zhou, la dinastia Achemenide in Persia fece sembrare piccoli gli stati mesopotamici
precedenti, la dinastia Maurya in India assorbì numerosi regni regionali e l'impero romano ebbe
sotto il suo controllo tutte le terre del bacino mediterraneo. Come risultato della grande scala
di organizzazione, gli stati creati dalle civiltà classiche pacificarono territori molto più ampi
rispetto a quelle precedenti.
Inoltre, il progresso delle reti e delle tecnologie di trasporto accelerarono il ritmo delle
interazioni culturali. Le civiltà classiche investirono tutte grandi risorse nella costruzione di
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strade e di ponti: anche se i risultati dell'ingegneria romana sono meglio conosciuti oggi, pure
gli stati persiano, cinese e indiano costruirono ampie reti viarie. Tali reti permisero alle civiltà
classiche di estendere il controllo amministrativo e militare con maggiore efficacia dei loro
predecessori fino ai più lontani confini dei loro regni. Intanto i cammelli divennero animali da
trasporto sempre più importanti nelle civiltà classiche. Sebbene addomesticati poco dopo il
3000 B.C.E. e usati come animali da trasporto almeno fin dal tredicesimo secolo B.C.E., non
divennero preminenti nel commercio a lunga distanza e nelle reti di trasporto fino alla scoperta
di una sella efficace tra il 500 e il 100 B.C.E. Da allora l'utilizzo del cammello si diffuse
rapidamente in gran parte dell'Asia e dell'Africa. Le migliorate tecnologie e reti di trasporto
incoraggiarono lo sviluppo e l'integrazione economica entro i confini delle civiltà classiche e
posero queste civiltà in posizione forte nei commerci e nelle relazioni di scambio con le altre
terre.
Le civiltà classiche cominciarono ad emergere alla metà del sesto secolo B.C.E. con
l'apparire della dinastia Achemenide in Persia. Aumentarono sia il volume del commercio che
l'intensità delle interazioni culturali, particolarmente in età ellenistica, perché le civiltà
classiche in Persia e nel bacino del Mediterraneo si coinvolsero vicendevolmente dal punto di
vista politico, militare, economico e culturale. I luoghi favoriti di queste interazioni culturali
furono le numerose città fondate da Alessandro Magno in Persia e in Battria. Inizialmente
popolate da soldati e amministratori, queste città ben presto attirarono i mercanti e i banchieri
greci, che le collegarono al bacino mediterraneo, già avviato all'integrazione economica. Le
prove visive dell'interazione culturale sono venute dalla tradizione artistica buddista scoperta
nel regno di Gandhara a nord dell'India: le comunità ellenistiche della Battria attirarono gli
artisti mediterranei, che influenzarono lo sviluppo dell'arte buddista. Intanto la Battria e il
centro commerciale di Tassila al nord dell'India divennero gli incroci commerciali del traffico
internazionale. Questo modello continuò anche dopo la morte di Alessandro. I Seleucidi
pacificarono e controllarono le strade commerciali tra la Battria e il Mediterraneo, mentre i
Tolomei controllavano le strade commerciali a sud verso la Nubia, liberando anche il Mar Rosso
dai pirati e costruendo porti come quello di Berenice. Come risultato di forti investimenti in
campagne militari e attività politiche, gli stati ellenistici stabilirono solide basi per il commercio
e l'interazione culturale.
Un forte elemento di interazione culturale durante il periodo classico venne con
l'elaborazione di una rete articolata e ben strutturata delle cosiddette vie della seta, sia
terrestri che marittime. La definizione e il mantenimento di queste vie commerciali si basò su
stati quali Han, Kushan, l'impero dei Parti e dei Romani, che pacificarono vaste aree
dell'Eurasia e ridussero i rischi connessi col commercio a lunga distanza. Le vie terrestri della
seta permisero al commercio di muovere dalla Cina attraverso l'Asia centrale e la Persia fino al
bacino mediterraneo. Le vie marittime unirono le terre della Cina meridionale attraverso l'Asia
del sud-est al Madagascar e ai porti dell'Africa orientale. Una via commerciale poté consentire
ai marinai-mercanti malesi di navigare direttamente dalle isole dell'Asia sud-orientale fino al
Madagascar e ai porti dell'Africa orientale. Dal Golfo Persico, dal Mar Rosso e dai porti
dell'Africa orientale era poi semplice guadagnare l'accesso al bacino mediterraneo. Il volume
del commercio condotto lungo le vie della seta in età classica non era imponente rispetto agli
standard dei tempi successivi. Rispetto a questi, tuttavia, era abbastanza ampio anche se non
è possibile determinarlo con precisione. Per citare i prodotti pregiati più importanti, il
commercio comprese seta dalla Cina, spezie e gemme dall'Asia del sud-est e dall'India, cavalli
e giada dall'Asia centrale, sostanze aromatiche dall'Arabia, manufatti e prodotti lavorati e
lingotti dal bacino mediterraneo.
Oltre che per il suo volume, il commercio lungo le vie della seta in età classica fu importante
per almeno quattro motivi. In primo luogo ebbe un enorme importanza per le élites delle terre
che parteciparono al commercio interculturale. I cavalli dell'Asia centrale furono indispensabili
per le forze militari cinesi e la seta cinese divenne un lusso essenziale per le donne alla moda
in Roma. Inoltre le élites politiche ebbero benefici dal controllo e dalla tassazione dei
commerci. In secondo luogo il traffico lungo le vie commerciali facilitò la diffusione di tradizioni
religiose e culturali. La prima diffusione dell'Induismo, del Buddismo e del Cristianesimo -per
non parlare dell'esplosiva espansione del Manicheismo- fu un processo che si avvantaggiò
molto dalle vie commerciali in età classica.
In terzo luogo le vie commerciali servirono non solo come autostrade commerciali e
culturali, ma anche come canali per la disseminazione di agenti patogeni, che a loro volta
causarono pestilenze distruttive. Durante il secondo e terzo secolo C.E. le epidemie ridussero la
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popolazione della Cina e del bacino mediterraneo circa del 25% e più o meno allo stesso modo
infierirono in altre terre. Il calo demografico aggravò i problemi politici ed economici già
esistenti, indebolendo gli stessi imperi classici e riducendo anche l'attività economica che
sosteneva il commercio a lunga distanza. Da ultimo, il commercio a lunga distanza rafforzò i
popoli nomadi dell'Asia centrale al punto che essi divennero una minaccia per le società
sedentarie dell'Eurasia. I popoli nomadi trasportavano molti dei beni preziosi che viaggiavano
con le carovane lungo le vie della seta dell'Asia centrale, e ne traevano prosperità. Non solo
trassero vantaggio dai servizi di trasporto e di protezione che assicuravano, ma ebbero accesso
anche agli utensili e alle tecnologie che li rafforzarono militarmente. Insomma, a partire dal
terzo secolo C.E. i popoli nomadi rovesciarono gli stati in gran parte dell'Eurasia agricola e
sedentaria. Così il commercio a lunga distanza favorì la nascita e lo sviluppo degli imperi
classici, ma condusse anche al loro declino e alla loro dissoluzione.
Il collasso dell'impero Han e di quello Romano portò a termine l'età delle civiltà classiche.
Avevano avuto la funzione di ancore politiche ed economiche del commercio a lunga distanza e
delle reti di scambio attraverso l'Eurasia e non ebbero subito successori in grado di garantire i
servizi di polizia tali da mantenere la stabilità e favorire il commercio a lunga distanza. Gli
imperi Bizantino e Sassanide sopravvissero al collasso del mondo classico e, a dispetto delle
loro guerre, una grande quantità di commerci continuò a passare fra i due stati. Al di là della
Persia e di Bisanzio, tuttavia, la scomparsa degli imperi classici portò alla cessazione
temporanea dell'organizzazione politica su larga scala. Il commercio a lunga distanza divenne
un'attività più rischiosa che nei secoli precedenti e anche il calo demografico e le economie più
ristrette contribuirono al declino della rete commerciale delle vie della seta. Durante i due
secoli seguenti alla caduta degli imperi Han e di Roma, l'interazione culturale non scomparve
interamente, ma divenne molto meno importante che nell'età classica.
A partire dal sesto secolo C.E. ci fu una ripresa dell'interazione culturale. Il risultato fu la
quarta era della storia globale, che in mancanza di meglio definisco età post-classica e che si
estende circa dal 500 al 1000 C.E. Come in età classica, l'interazione culturale dipese anche
durante l'età post-classica dalla stabilità politica e dagli stimoli economici assicurati da stati
ben organizzati e prosperi. In età post-classica le basi politiche ed economiche dell'interazione
culturale furono l'impero Tang in Cina, quello Abbaside nel sud-ovest dell'Asia e quello
Bizantino nel bacino mediterraneo orientale. Tutti e tre gli stati mantenevano l'ordine in ampi
territori e creavano anche potenti economie. Di conseguenza i tre imperi servirono da ancore
politiche ed economiche nell'ordine mondiale post-classico.
L'interazione culturale condusse in varie maniere le diverse regioni del mondo post-classico
in comunicazione reciproca. Un processo che favorì l'interazione culturale fu l'espansione
imperiale che portò alla fondazione degli stati Tang e Abbaside. L'espansione Tang impegnò i
Cinesi in relazioni molto importanti con i popoli dell'Asia centrale e sud-orientale, con
conseguenze politiche, economiche e culturali per tutte le parti interessate. Nel frattempo lo
stato Abbaside rappresentava la recente espansione dell'Islam al di là del suo territorio
originario d'Arabia e il contatto dell'Islam con tradizioni culturali più antiche. L'impero
Bizantino non era tanto il risultato di una nuova creazione imperiale quanto la continuazione
dell'impero Romano classico, ma il realismo politico dell'impero spinse anch'esso a stabilire
relazioni con altre regioni, in particolare col regno Abbaside e le terre settentrionali della Russia
e della Scandinavia. Oltre alle vicende degli imperi Tang, Abbaside e Bizantino, l'espansione
imperialistica diede occasione ad interazioni culturali anche in altre terre durante l'età postclassica. L'impero Carolingio portò la società cristiana mediterranea a confronto con quella
germanica dell'Europa settentrionale, mentre l'impero Tibetano portò una sfida temporanea ma
energica alla Cina dei Tang.
Come nel periodo classico, così anche in età post-classica il commercio operò lungo le
direttrici dell'espansione imperialistica per favorire interazioni culturali. La stabilità politica
garantita dagli imperi Tang, Abbaside e Bizantino incoraggiò i mercanti a ripristinare la rete
commerciale delle vie della seta. Il commercio carovaniero attraversò ancora una volta l'Asia
centrale tra la Cina e il bacino mediterraneo, mentre il commercio marittimo collegò le regioni
del bacino dell'Oceano Indiano. In qualche modo, dunque, il commercio a lunga distanza in età
post-classica dipese dalla ricostituzione dell'antica rete commerciale delle vie della seta.
Per molti aspetti, tuttavia, la struttura del commercio a lunga distanza in età post-classica
differì da quella dell'età precedente. Anzitutto l'Europa occidentale partecipò al commercio
eurasiatico in modo indiretto rispetto a prima. Durante i secoli dal 500 al 1000 C.E. gli Europei
occidentali furono coinvolti in un limitato volume di commercio diretto con l'impero Bizantino e
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gli stati islamici nel bacino mediterraneo. Studi recenti hanno mostrato però che gli europei
occidentali hanno continuato a partecipare alla più ampia vita commerciale dell'Eurasia
attraverso il commercio indiretto che passava per la Scandinavia e la Russia.
In secondo luogo, il volume dei commerci fu molto più ampio in età post-classica che in età
classica. Per quanto sia impossibile calcolarne il volume, è chiaro che fa sembrare piccolo
quello che passava lungo le vie della seta in età classica. Il commercio terrestre beneficiò
dell'organizzazione dei popoli nomadi, i quali garantivano il trasporto e i servizi di protezione
che facilitavano il commercio attraverso l'Asia centrale. In questo collegamento furono
particolarmente importanti gli Uighur, che dalla metà del settimo alla metà dell'ottavo secolo
organizzarono e controllarono le vie commerciali tra la Cina e l'impero Bizantino. Gli Uighur
requisivano la loro quota di diritto sul commercio attraverso l'Asia centrale. I loro servizi,
tuttavia, aiutarono ad aumentare enormemente il volume del commercio terrestre durante il
periodo post-classico. Il commercio che legava il sud della Cina con Ceylon e l'India crebbe a
tali proporzioni che i re di Srivijava, posto a Palebang nel sud-est di Giava, organizzarono un
impero basato sull'isola che per gran parte del periodo tra il settimo e il tredicesimo secolo
controllò il commercio attraverso le acque del sud-est asiatico. I marinai cinesi navigarono a
ovest verso Ceylon e l'India, mentre i mercanti indiani, persiani ed arabi si avventurarono
attraverso il bacino dell'Oceano Indiano e più in là fino alla Cina. Durante l'ottavo secolo, la
città portuale cinese di Guangzhou aveva una popolazione stimata di 200.000 abitanti, incluso
un gran numero di mercanti provenienti dall'Asia sud-orientale, dall'India, dalla Persia e
dall'Arabia. Nell'anno 879 il ribelle Huang Chao saccheggiò Guangzhou e fece massacrare
120.000 stranieri durante il suo breve regno di terrore. Ancor più di quello terrestre, dunque, il
commercio marittimo si espanse in larga proporzione durante il periodo post-classico.
In terzo luogo, le regioni dell'est sub-sahariano e dell'Africa occidentale furono molto più
coinvolte nel grande mondo commerciale dell'emisfero orientale durante l'età post-classica che
nei secoli precedenti. Il commercio marittimo del bacino dell'Oceano Indiano inserì sempre più
le città portuali dell'Africa orientale nella vita commerciale del mondo più ampio. Le città
costiere divennero allora poli d'attrazione che favorirono le attività economiche strutturali nelle
regioni interne dell'Africa orientale. Intanto il commercio carovaniero attraverso il Sahara
divenne più intenso e regolare di prima, inserendo l'Africa occidentale sub-sahariana nei
crescenti commerci con l'Africa del nord e il bacino mediterraneo e ponendo ai dominatori le
basi per la fondazione di potenti stati. Solo in seguito si faranno evidenti tutte le implicazioni di
questo commercio a lunga distanza che coinvolgeva l'est e l'ovest dell'Africa. Ai fini di questo
studio è altresì molto importante sottolineare che la preminenza dell'Africa orientale e
occidentale nel più ampio mondo commerciale mostra che una periodizzazione basata sulle
interazioni culturali trova applicazione anche al di là dell'Europa e dell'Asia nei tempi premoderni. Mentre non è in grado di integrare il sud dell'Africa, le Americhe o le isole del Pacifico
in uno schema di periodizzazione prima dei tempi moderni, rende possibile stabilire un
contesto di periodizzazione per gran parte dell'emisfero orientale, incluse ampie regioni
dell'Africa sub-sahariana, così come del nord Africa, dell'Europa e dell'Asia.
Così i processi di espansione imperialistica e il commercio a lunga distanza aiutarono a
portare le varie regioni dell'emisfero orientale in forte interazione le une con le altre durante il
periodo post-classico. Entro le conseguenze politiche ed economiche, due risultati di tali
interazioni meritano di essere menzionati: la diffusione delle colture agricole e delle tradizioni
religiose e culturali. La diffusione del riso a maturazione precoce dal sud-est dell'Asia alla Cina
assicurò l'aumento della produzione agricola e la crescita demografica nell'Asia orientale.
Diffusioni ancor più importanti si ebbero nel mondo islamico, dall'India all'Iberia e al NordAfrica. Dato che gli amministratori, i soldati e i mercanti islamici viaggiavano attraverso questa
ampia area, trasportavano piante da una regione all'altra. Molti prodotti vennero dall'India
all'Asia sud-occidentale, al nord-Africa, all'Europa meridionale e alle isole del Mediterraneo. Il
trasferimento incluse prodotti di prima necessità come canna da zucchero, riso e nuove varietà
di grano; verdure come spinaci, carciofi e melanzane; frutta come arance, limoni, limes,
banane, manghi e meloni; prodotti industriali come cotone, indaco e henna. La diffusione di
questi prodotti favorì migliori diete alimentari e incrementò la produzione agricola, cosicché la
popolazione aumentò in tutte le regioni coinvolte.
Contemporaneamente, i secoli dal 500 al 1000 C.E. videro una notevole diffusione di
tradizioni culturali e religiose, inclusa l'estensione dei principi del Confucianesimo nel sud-est
dell'Asia; le massicce conversioni al Buddismo nell'Asia centrale, in Cina, Corea, Giappone e
nell'Asia del sud-est; l'insediamento di comunità manichee nell'Asia centrale e in Cina; la
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diffusione dell'Islam nel Nord-Africa e nell'Asia centrale così come nell'India settentrionale e in
parte dell'Asia centrale; l'insediamento di comunità cristiane nestoriane in Asia centrale e in
Cina; la conversione della Russia e dell'Europa orientale al Cristianesimo ortodosso; la
conversione dell'Europa occidentale e settentrionale al Cristianesimo cattolico romano; la
diffusione dell'alfabetizzazione e dell'educazione formale in gran parte dell'emisfero orientale.
Così, in un'età un tempo chiamata dei "secoli bui", le interazioni culturali hanno favorito gli
scambi religiosi e culturali che hanno costruito la storia dell'emisfero orientale anche nei tempi
moderni. Questi scambi hanno avuto enorme importanza sulla storia a lungo termine e
meritano di essere considerati entro una periodizzazione globale.
L'età post-classica non giunse alla sua fine nello stesso modo delle civiltà classiche, come
risultato di epidemie, catastrofi demografiche e collasso degli stati che avevano mantenuto
l'ordine su larga scala. Cadde invece sotto la minaccia del quinto periodo della storia globale l'età degli imperi nomadi transregionali, che si estende dal 1000 al 1500 C.E.- quando le
interazioni culturali si svilupparono secondo dinamiche differenti rispetto a quelle dell'età postclassica. I popoli nomadi stabilirono imperi che incorporavano vaste distese della massa
terrestre eurasiatica e favorirono interazioni dirette tra popoli distanti. Durante l'undicesimo
secolo i Turchi Selgiuchidi costruirono un impero che si estendeva dall'Asia centrale all'Asia del
sud-ovest e all'Anatolia. Più o meno contemporaneamente il popolo Khitan fondò un impero
nelle steppe a nord e ovest della Cina. Durante il dodicesimo secolo gli Jurchen, un popolo
seminomade della Manciuria, vinsero i Khitan e incorporarono il nord della Cina entro il proprio
impero. Gli sviluppi più drammatici di questo periodo giunsero nel tredicesimo secolo, quando i
Mongoli e i loro alleati invasero gran parte dell'Eurasia e fondarono il più vasto impero della
storia umana, esteso dalla Cina, Manciuria e Corea ad est fino alla Russia e al Danubio ad
ovest. Anche dopo la caduta della loro dinastia Yuan in Cina (1368), i Mongoli ebbero un ruolo
preminente nell'Asia centrale. Intanto, dal XIV secolo fino agli inizi del XVI, i conquistatori
Timurid fondarono un immenso impero in Asia centrale, India, Asia del sud-ovest e Anatolia. Le
migrazioni, le conquiste e i processi di fondazione degli imperi dei popoli nomadi assicurarono
alle interazioni culturali una funzione più intensiva e sistematica che nelle età precedenti.
Effettivamente, nel caso dei Mongoli, la fondazione di un vasto impero transregionale assicurò
l'interazione diretta tra popoli di terre distanti quali la Cina e l'Europa.
E' significativo che la maggior parte degli imperi nomadi abbia avuto la sua base nell'Asia
centrale, una regione cruciale per importanza nel commercio terrestre tra la Cina e le aree ad
ovest. Come conseguenza degli imperi nomadi e dei loro forti interessi economici, il commercio
lungo le vie terrestri della seta divenne meno rischioso che nelle età precedenti e il suo volume
aumentò in modo corrispondente. Anche il commercio lungo le vie marittime dell'Oceano
Indiano si espanse e il bacino dell'Oceano Indiano si avviò verso l'integrazione economica.
Riconoscendo la natura ben articolata e sistematica del commercio a lunga distanza durante
l'età degli imperi nomadi, Janet L. Abu-Lughod ha recentemente postulato un caratteristico
"sistema mondiale" nel periodo 1250-1350 C.E.
Migrazioni di massa, espansione imperialistica e commercio a lunga distanza hanno
sostenuto l'interazione culturale durante l'età degli imperi nomadi come in quelle precedenti.
La differenza principale è che, a partire dal XIV secolo, queste interazioni divennero molto più
frequenti, regolari, intense e sistematiche che durante quelle precedenti. Ambasciatori e
missionari viaggiarono lungo le strade commerciali insieme con i soldati e i mercanti. L'età
degli imperi nomadi garantì lo stabilirsi di contatti diplomatici e missioni religiose a distanze
mai prima tentate. I mercanti islamici favorirono la diffusione della loro fede agli estremi limiti
dell'emisfero est, nell'Asia del sud-est e nell'Africa orientale. Nel frattempo i conquistatori
stabilirono comunità islamiche nel nord dell'India e in Anatolia.
Per quanto concerne la conquista delle distanze, l'interazione culturale più importante
durante l'età degli imperi nomadi comprese lo stabilirsi di relazioni tra gli Europei occidentali e
i Mongoli dominatori della Cina. Ci furono iniziative diplomatiche dietro alcuni contatti tra gli
Europei e i Mongoli. In tempi diversi, ciascuna parte cercò un'alleanza con l'altra contro i
Mussulmani nel sud-ovest dell'Asia. Gli Europei cercarono anche di convertire i Mongoli al
Cristianesimo e di stabilire una comunità cristiana in Cina. Fosse la loro ispirazione diplomatica
o evangelica, questi tentativi in gran parte fallirono. Rimane tuttavia il fatto che le condizioni
erano tali che i popoli potevano concepire e attuare queste imprese durante il XIII e XIV
secolo, e molte persone sia dalla parte degli Europei che dei Mongoli investirono notevoli
energie nei tentativi diplomatici o evangelici.
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William H. McNeill ha ipotizzato che le interazioni culturali datate a quest'epoca abbiano
avuto ripercussioni attraverso gran parte dell'emisfero orientale. Ne ha dedotto più
specificamente che l'emergere di una vigorosa economia di mercato nella Cina dei Song e la
diffusione di innovazioni tecnologiche dalla Cina abbia stimolato la crescita economica di tutta
l'Asia. Il punto di vista di McNeill ha implicazioni di ampia portata: se è corretto, il notevole
sviluppo economico, tecnologico e commerciale che ebbe luogo nella Cina dei Song aiuterebbe
a spiegare la crescita del commercio in tutto l'emisfero orientale, la superiorità tecnologica che
le società sedentarie eventualmente guadagnarono sui popoli nomadi e il successivo emergere
dell'Europa come potenza mondiale. Così le interazioni culturali del periodo tra il 1000 e il 1500
C.E. si pongono come un processo di alta significatività per la storia dell'emisfero orientale e, in
ultima analisi, del mondo intero.
Come nell'età classica, le interazioni culturali non solo ebbero la funzione di iniziare l'età
degli imperi nomadi, ma favorirono anche la sua conclusione. Il commercio intenso e regolare
su lunga distanza facilitò la diffusione di malattie, così come dei beni di lusso e delle fedi
religiose. Durante l'età degli imperi nomadi la causa fu la peste bubbonica, che causò epidemie
letali in gran parte dell'Eurasia e del Nord-Africa a partire dalla metà del XIV secolo. Dovunque
la peste bubbonica fece la sua comparsa, distrusse economie e società e abbatté le strutture
che avevano sostenuto il commercio a lunga distanza, i trasporti e le comunicazioni durante
l'età degli imperi nomadi. Tra il 1300 e il 1400 C.E. la popolazione d'Europa scese di circa il
25%, di una cifra stimata fra 79 e 60 milioni. Tra il 1200 e il 1400 la popolazione della Cina devastata dalle conquiste mongole e dalla peste bubbonica- crollò da circa 115 a 75 milioni. Le
interazioni culturali non cessarono tutte insieme, ma durante la seconda metà del XIV secolo
divennero meno regolari, intense e sistematiche che durante i precedenti 300 anni. Ancora una
volta, dunque, l'interazione culturale ebbe implicazioni di ampio raggio che influenzarono la
vita dei popoli attraverso gran parte dell'emisfero orientale.
Quando il ritmo dell'interazione culturale accelerò di nuovo, seguì una serie di dinamiche
differenti da quelle che avevano operato durante l'età degli imperi nomadi. Dagli inizi del XV
secolo gli Europei occidentali acquisirono, inventarono, accumularono e ridefinirono un
complesso di tecnologie che li fece diventare molto più importanti di prima su scala mondiale.
Gli studiosi hanno avanzato diverse ipotesi di spiegazione per il primato europeo: alcuni lo
attribuiscono in modo neo-weberiano allo sviluppo interno delle energie europee, altri secondo
le teorie marxiste allo sfruttamento degli altri popoli. In ogni caso, in parte per il loro vantaggio
tecnologico e in parte con l'aiuto inaspettato delle epidemie che avevano devastato le
popolazioni delle Americhe e delle isole del Pacifico, gli Europei occidentali si avventurarono in
campagne di espansione che aumentarono grandemente la loro influenza nel mondo intero.
Queste campagne aprirono la sesta età della storia mondiale -l'età moderna-, che va dal 1500
al presente, un periodo durante il quale tutte le regioni e i popoli del mondo sono finalmente
coinvolti in intense relazioni reciproche, cioè un periodo che ha inaugurato un'autentica epoca
di storia mondiale.
L'interazione culturale deve figurare in modo preminente come criterio per ogni tentativo di
stabilire una periodizzazione della storia mondiale nei tempi moderni. Naturalmente questo
punto è abbastanza assodato, che non vale la pena di insistervi. Le interazioni culturali nei
tempi moderni hanno assunto varie forme e si prestano ad analisi da diversi punti di vista.
Alcuni delle più eclatanti conseguenze delle moderne interazioni culturali sono derivate dal
trasferimento di piante, animali, uomini e microrganismi attraverso le linee biologiche di
confine. Il risultato demografico ed ecologico dello "scambio Colombiano", ad esempio, ha
influenzato la vita di tutti i popoli del pianeta. Accanto agli scambi biologici, i processi di
interazione culturale hanno avuto conseguenze politiche, sociali ed economiche. Le tecnologie
militari e di trasporto hanno permesso agli Europei di allungare progressivamente le proprie
mani sugli altri popoli che incontravano, e il loro vantaggio tecnologico li ha aiutati a
consolidare la loro preminenza nei tempi moderni. Le interazioni tra popoli diversi hanno avuto
anche tremende ripercussioni sociali e culturali nei tempi moderni, poichè lo sviluppo e
l'espressione delle identità etniche hanno precisamente riflesso il loro più ampio contesto
interculturale. Insomma, le interazioni culturali hanno profondamente influenzato da qualsiasi
punto di vista le vicende della comunità umana globale nei tempi moderni. Pur consentendo
utili suddivisioni in sub-periodi (primo periodo moderno, industriale, neo-imperialista,
contemporaneo, post-moderno ecc.) l'età moderna nel suo insieme si pone come periodo
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distinto dalle epoche precedenti per la natura intensa e sistematica delle interazioni culturali
che l'hanno guidata.
Nel mondo moderno come nei precedenti periodi di storia, gli sviluppi interni alle singole
società hanno contribuito a costruire le esperienze dei popoli del mondo. Tuttavia, nel corso
della storia le interazioni culturali hanno influenzato anche la vita e le vicende attraverso le
linee di confine di società e regioni culturali. Insomma, hanno evidentemente influenzato gli
sviluppi interni. Se gli storici guardano il passato da un punto di vista ampio, comparativo e
globale, devono avere in mente il ruolo delle interazioni culturali nella costruzione della storia
comune del mondo.
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