Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria (IBBA) RELAZIONE DELLA DR.SSA FRANCESCA SPARVOLI SULL’ ATTIVITA’ SVOLTA PRESSO IL CENTRO DE CIENCIAS GENOMICA DELL’UNIVERSITÀ NAZIONALE DEL MESSICO, CUERNAVACA, MORELOS, MESSICO Le leguminose sono un alimento base nella dieta mediterranea grazie alla loro composizione nutrizionale di eccellenza. In particolare, il fagiolo è una coltura che ben si presta a soddisfare la crescente richiesta da parte dei consumatori di produzioni alimentari superiori per proprietà nutrizionali e salutistiche. L’elevato potenziale nutritivo dei fagioli è tuttavia limitato dalla presenza di “fattori antinutrizionali” che hanno effetti potenzialmente tossici o dannosi per la salute. Fra questi, l’acido fitico è un potente limitatore della biodisponibilità di microelementi, poiché chela cationi bivalenti, come Fe2+, Zn2+ e Ca2+, con cui forma complessi insolubili che l’organismo umano non è in grado di digerire: i microelementi vengono così in larga misura persi. Sebbene la carenza di micronutrienti nella dieta umana sia un problema di estrema rilevanza per i paesi in via di sviluppo, sorprende che anche nei paesi ricchi la carenza di ferro sia annoverata in una delle prime dieci cause di rischio di mortalità. Quindi, una delle principali sfide in ambito alimentare è migliorare le colture di base per il contenuto e la biodisponibilità di microelementi. Una strategia per aumentare i livelli di Fe e Zn negli alimenti di orgine vegetale è quella di produrre piante i cui semi abbiano un basso contenuto di acido fitico (lpa, low phytic acid) e mutanti lpa sono stati ottenuti in diverse colture agrarie per la produzione di granella (cereali e legumi). Se da un lato la riduzione di acido fitico nei semi ha un effetto positivo sulla biodisponibilità di microelementi essenziali, dall’altro molti studi su mutanti lpa hanno evidenziato la presenza di caratteristiche agronomiche negative (ridotta produttivita, bassa germinabilità, semi più piccoli, bassa tolleranza a stress ambientali) associate alle mutazioni lpa. Questi effetti pleiotropici negativi sono tanto più marcati quanto maggiore è la riduzione di acido fitico. Una possibile spiegazione della ridotta capacità agronomica dei mutanti lpa è che l’acido fitico, oltre ad avere un ruolo di riserva per fosforo e minerali, è un costituente base di tutte le cellule eucariotiche in cui rappresenta anche la principale riserva di myo-inoistolo, metabolita essenziale per molti processi vitali della pianta, e dei suoi derivati fosforilati. Quindi, è evidente che il miglioramento nutrizionale (riduzione dell’acido fitico) non può prescindere dal mantenimento delle buone prestazioni agronomiche e che un aspetto molto importante sul piano applicativo è la comprensione della regolazione genetica e in risposta all’ambiente della via biosintetcia dell’acido fitico. Nel nostro laboratorio abbiamo identificato in fagiolo un mutante lpa (lpa-280-10) avente nei propri semi una riduzione del 90% nell’accumulo di acido fitico, una riduzione del 25% del contenuto di galatto20133 Milano - Via Bassini 15 - Tel. (+39) 0223699 - 402 Segr. - 412//413 Amm. – 403 Dir. - Fax (+39) 0223699411 Codice Fiscale CNR 80054330586 – Partita IVA 02118311006 oligosaccaridi e un aumento di circa sette volte di cationi Fe2+ liberi o debolmente legati (Campion et al, Theroet Appl Genet, 2009, in stampa). Inoltre, dati preliminari indicano che il mutante lpa-280-10 mostra anche una migliore tolleranza al disseccamento rispetto al suo parentale. Questo mutante è il primo al mondo ad essere disponibile in una leguminosa adatta al consumo umano e, cosa più importante, non mostra evidenze di effetti negativi della mutazione sulle prestazioni agronomiche della pianta. Al fine di caratterizzare a livello trascrizionale il mutante lpa-280-1 è stata avviata una collaborazione con la Dott.ssa Hernandez, la quale ha sviluppato con successo un elevato numero di sequenze EST e dispone di macroarray rappresentativi del trascrittoma di vari organi e tessuti di fagiolo. Nel corso di una prima visita a gennaio 2008 della Dott.ssa Sparvoli sono state effettuate le prime analisi sul trascrittoma del seme in maturazione utilizzando macroarray specifici dei baccelli in via di sviluppo. Nel corso della seconda visita a Novembre 2008, grazie al supporto della “Short-Term Mobility, è stato possibile condurre l’analisi bioinformatica dei dati ottenuti nella prima visita. Sono state ottenute informazioni importanti su quali geni e/o network di geni sono differenzialmente espressi, permettendo così di capire quali funzioni sono state toccate dalla mutazione lpa-280-10. Sono stati individuati circa 400 geni repressi e solo 7 geni attivati nel mutante lpa. I geni differenzialmente regolati sono quindi stati analizzati utilizzando il software MapMan adattato a fagiolo. Grazie all’impiego di questo software è stato possibile mettere in evidenza gruppi specifici di geni tipicamente repressi durante la condizione di “drought “. Questo risultato è estremamente interessante poiché suggerisce una potenziale capacità del mutante lpa-280-10 di tollerare meglio del parentale condizioni di crescita in carenza di acqua. Nel corso della visita i risultati sono inoltre stati oggetto di reciproca discussione finalizzata alla preparazione di un report scientifico da presentare in modo congiunto a un convegno Internazionale sulle leguminose. Inoltre, è stata discussa la programmazione delle attività da svolgere per la prosecuzione del lavoro di collaborazione. Dr.ssa Francesca Sparvoli (Fruitrice) Dr. Roberto Bollini (Proponente) Milano, 3 Febbraio 2009 20133 Milano - Via Bassini 15 - Tel. (+39) 0223699 - 402 Segr. - 412//413 Amm. – 403 Dir. - Fax (+39) 0223699411 Codice Fiscale CNR 80054330586 – Partita IVA 02118311006