sozzani-delibera-19giu06 - Ordine dei Giornalisti della Lombardia

ORDINE DEI GIORNALISTI
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Consiglio regionale della Lombardia
Via A. da Recanate 1 – 20124 Milano
Tel. 026771371 – Fax 0266716194
Il presidente
Prot. n. 3969/06/FA/ac
Milano, 4 luglio 2006
notifica urgente a mezzo ufficiale giudiziario (art. 57 legge 69/1963)
Dott.ssa Franca Sozzani
presso studio legale
Avv. Caterina Malavenda
Via Podgora 13 – 20122 Milano
Dott. ssa Franca Sozzani
Via Annunciata 21 – 20121 Milano
On.le Procura generale della Repubblica
via Freguglia, 1 - 20122 Milano
p.c.:
On.le Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti - solo per fax
Lungotevere dei Cenci 8 – 00186 Roma
Delibera disciplinare
Il Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia
nella sua seduta del 20 giugno 2006;
sentito il consigliere istruttore, Sergio D’Asnasch (articolo 6 della legge 7 agosto 1990 n.
241);
visti gli articoli 1, 2 e 48 della legge 3.2.1963 n. 69 sull’ordinamento della professione
giornalistica; 1, 6 e 44 del vigente Cnlg; letta la Carta dei doveri del giornalista (paragrafo
informazione e pubblicità);
lette la sentenza n. 11/1968 della Corte costituzionale secondo la quale l’Ordine <....con i
suoi poteri di ente pubblico vigila, nei confronti di tutti e nell'interesse della collettività, sulla
rigorosa osservanza di quella dignità professionale che si traduce, anzitutto e soprattutto, nel
non abdicare mai alla libertà di informazione e di critica e nel non cedere a sollecitazioni che
possano comprometterla> e la sentenza n. 7543 del 9 luglio 1991 (Mass. 1991) della
Cassazione civile secondo la quale <la fissazione di norme interne, individuatrici di
comportamenti contrari al decoro professionale, ancorché non integranti abusi o mancanze,
configura legittimo esercizio dei poteri affidati agli Ordini professionali, con la
consequenziale irrogabilità, in caso di inosservanza, di sanzione disciplinare>;
espletate le sommarie informazioni di cui all’articolo 56 della legge 3.2.1963 n. 69;
tenuto conto della sentenza 14 dicembre 1995 n. 505 della Corte costituzionale;
visti altresì gli atti del procedimento;
Considerato quanto segue:
1. L’avviso disciplinare del 12 ottobre 2005. Le prime difese.
In data 12 ottobre 2005 il presidente del Consiglio dell’OgL, nell’ambito dei poteri
attribuitigli dagli articoli 4, 5 e 6 della legge n. 241/1990, avendo la segreteria dell’ente
acquisito copia del “Corriere della Sera” del 28 settembre 2005, ha fatto notificare un avviso
disciplinare alla giornalista professionista Franca Sozzani (direttore responsabile della testata
Vogue Italia, Consigliere d’amministrazione e direttore editoriale di Edizioni Condé Nast
SpA), ipotizzando che la stessa abbia svolto e svolga, come direttore editoriale della casa
editrice, funzioni in contrasto con l’autonomia della professione giornalistica (art. 1, terzo
coma, del Cnlg) che si fonda sul rispetto delle regole fissate nell’articolo 2 della legge n.
69/1963, mentre l’articolo 1 (3° comma) della stessa legge impone ai giornalisti professionisti
“di esercitare in modo esclusivo e continuativo la professionale di giornalista”; l’articolo 6
“di adottare le decisioni necessarie per garantire l'autonomia della testata”; l’articolo 44 “di
separare testi giornalistici e messaggio pubblicitari”. La legge professionale detta vincoli
fondamentali per l'attività giornalistica, impegnando il giornalista a essere e ad apparire
corretto. Fra i vincoli, che sono alla base anche dell’autonomia professionale dei giornalisti
(articolo 1, comma 3, del Cnlg), figurano: 1) la libertà di informazione e di critica (valori
che fanno definire il giornalismo informazione critica) come diritto insopprimibile dei
giornalisti; 2) la tutela della persona umana e il rispetto della verità sostanziale dei fatti
principi da intendere come limiti alle libertà di informazione e di critica; 3) l'esercizio delle
libertà di informazione e di critica ancorato ai doveri imposti dalla buona fede e dalla lealtà;
4) il dovere di promuovere la fiducia tra la stampa e i lettori; 5) l’esercizio in modo esclusivo
e continuativo della professione di giornalista.
In una intervista apparsa (a firma Gian Luigi Paracchini) sul Corriere della Sera del 28
settembre 2005, alla domanda se fosse la "vera testa pensante di diversi stilisti”, Franca
Sozzani ha risposto così in modo secco: "Ho soltanto suggerito a tutti di seguire il proprio
stile ed aiutato alcuni nelle campagne pubblicitarie visto che abbiamo i migliori fra modelle e
fotografi".
Alla memoria difensiva, in cui si nega che la Sozzani abbia mai dato aiuti pubblicitari diretti,
è allegata una lettera dell'autore dell'intervista, Gian Luigi Paracchini, il quale afferma che la
Sozzani non ha mai detto di essersi occupata personalmente della campagne pubblicitarie, realizzate, invece, a pagamento, dall'ufficio pubblicità della Condè Nast, disponendo di modelle e
fotografi tra i migliori. Paracchini ha scritto di essere stato lui a sintetizzare, unendoli, i
diversi concetti, usando un "noi" per intendere sia Franca Sozzani sia Condè Nast, "due
soggetti - afferma - che per me come per chiunque frequenti il settore moda sono
imprescindibili. Franca è considerata tout-court, almeno in Italia, la Condè Nast. Mi spiace
che questa mia sintesi abbia potuto provocare confusione e malintesi ma resto ancora
convinto, date le premesse, di non avere sbagliato". E’ il caso di riportare integralmente la
lettera di Paracchini all’avvocato Caterina Malavenda: “Gentile Avvocato, Le confermo di
aver avuto con Franca Sozzani, prima dell'intervista, apparsa sul "Corriere della Sera" del
28 settembre 2005, una conversazione nel corso della quale sono stati affrontati diversi temi
riferiti alle domande e alle risposte poi pubblicate. In particolare, parlando dei rapporti della
signora e della Condé Nast con gli stilisti, mi era stato detto che l'ufficio pubblicità della
Società si occupava di realizzare le campagne pubblicitarie degli stilisti, su loro richiesta ed
a pagamento, disponendo di modelle e fotografi fra i migliori su piazza. Franca Sozzani, alla
mia domanda sui suoi rapporti con gli stilisti, aveva poi precisato di avere più volte suggerito
loro di seguire il loro stile e di farlo risaltare anche nelle campagne pubblicitarie. Non mi ha
mai detto di essersi occupata personalmente di queste campagne e io non l'ho mai scritto.
Quando si è trattato di sintetizzare l'ultima risposta, che affrontava entrambi i temi, anche
per lo scarso spazio rimastomi, ho accorpato i due concetti, usando il pronome "noi" per
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intendere sia Franca Sozzani sia Conde Nast, due soggetti che per me come per chiunque
frequenti il settore della moda sono imprescindibili. Franca è considerata tout-court, almeno
in Italia, "la" Conde Nast.Mi spiace che questa mia sintesi abbia potuto provocare confusione
e malintesi ma resto ancora convinto, date le premesse, di non aver sbagliato. Lieto di poter
esser stato utile, Le invio cordiali saluti. Gian Luigi Paracchini”;
2. Prime conclusioni. Apertura del procedimento disciplinare.
Lascia perplessi il fatto che si possa essere direttore responsabile di una rivista e
contemporaneamente consigliere d’amministrazione e direttore editoriale di una società che
gestisce campagne pubblicitarie a pagamento, tanto che, come afferma Gian Luigi Peracchini,
Franca Sozzani e la Condè Nast sono considerati tuttuno. Di questo “tuttuno” esistono
abbondanti tracce nei motori di ricerca del web (si citano a mo’ di esempio “le Olimpiadi alla
moda” di Torino 2006). Come viene documentato con un altro allegato (datato 5 luglio 2005),
Franca Sozzani, durante la settimana della moda uomo, “è stata chiamata a presentare la
nuova Mini” ed è giunta “alla presentazione al volante di una luccicante Mini verde
smeraldo”. Un giornalista può svolgere il ruolo di presentatore pubblicitario o promozionale?
Rimane da affrontare il ruolo del direttore editoriale. E’ una figura non disciplinata dalla
legge o dal Contratto. Si può dire che esercita i poteri dell’imprenditore, che è lo stratega
dell’azienda e che ne controlla i "prodotti", suggerisce le decisioni sia per quanto riguarda gli
uomini-guida delle testate e sia i programmi operativi. Sotto il profilo dell’autonomia
deontologica e della libertà di critica - beni "insopprimibili" del giornalista - potrebbe trovarsi
in una oggettiva situazione di limitazione o di autolimitazione, di censura o di autocensura.
L’esercizio della libera professione e una collocazione di visibilità esterna per conto e in nome
di una testata non tollerano situazioni "promiscue". In una situazione conflittuale con
l’indipendenza della professione si trovano pure quei direttori responsabili, che accettano di
far parte dei consigli di amministrazione di società editrici di testate giornalistiche.
Direttore responsabile e direttore editoriale sono figure antitetiche nel corpo dell’impresa.
L’uno, il direttore, è come gli ammiragli in mare (hanno solo Dio sopra di loro); l’altro, il
direttore editoriale, è l’azienda editrice del "prodotto" pensato e realizzato dal direttore
responsabile. E’ indubbio che la presenza dell’uomo dell’editore in redazione crea squilibri e
potenziali conflitti e "diarchie", che non giovano alla serenità della vita redazionale e al
rispetto del ruolo dei direttori delle varie testate di un gruppo editoriale.
Franca Sozzani, come consigliere d’amministrazizone e direttore editoriale, quindi, riveste, un
ruolo sovraordinato (e di comando operativo) rispetto ai direttori di tutte le testate e
all’Ufficio pubblicità della Condé Nast. Quando i ruoli di direttore responsabile, consigliere
d’amministrazione e di direttore editoriale si confondono, come nel caso di Franca Sozzani,
l’autonomia professionale è a rischio ed è a rischio quella di quanti lavorano con il direttore
responsabile.
La segreteria di questo Consiglio soltanto in data 11 maggio 2006 ha acquisito
documentazione (allegata) dalla quale emerge che la giornalista professionista Franca
Sozzani fa parte del Cda di Edizioni Condè Nast SpA e che nello stesso tempo, come rilevato,
è direttore editoriale del Gruppo nonché direttore responsabile di Vogue Italia. In sostanza
Franca Sozzani è l’editore del periodico di cui è direttore responsabile con il rischio di non
essere in grado di garantire l’autonomia della testata (e dei suoi redattori). Il Cnlg (art. 6)
pone in contrapposizione i ruoli di editore e di direttore responsabile di una testata, che
risponde disciplinarmente "per eventuali comportamenti lesivi della dignità sua e dei
giornalisti che da lui dipendono". L'obbligo di nominare un direttore responsabile fra gli
iscritti nell'albo “è strumento di salvaguardia di un interesse generale a rilievo
costituzionale” (sentenza 2/1971 della Corte costituzionale). L’interesse generale è
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rappresentato dalla “vigilanza dell'Ordine, che non è predisposta.....a tutela della sola
libertà dei singoli giornalisti, ma è strumento, sia pur mediato, di garanzia dell'interesse
generale sottostante al diritto riconosciuto dall'art. 21 della Costituzione... Se la definizione
degli illeciti disciplinari, come è inevitabile, non si articola in una previsione di
fattispecie tipiche, bisogna pur considerare che la materia trova un preciso limite nel
principio fondamentale enunciato dalla stessa legge nell'art. 2. Se la libertà di informazione
e di critica è insopprimibile, bisogna convenire che quel precetto, più che il contenuto di
un semplice diritto, descrive la funzione stessa del libero giornalista: è il venir meno ad
essa, giammai l'esercitarla che può compromettere quel decoro e quella dignità sui quali
l'Ordine è chiamato a vigilare”.
Alla giornalista professionista Franca Sozzani, consigliere d’amministrazione di Edizioni
Condé Nast SpA, si contesta inoltre e in linea di ipotesi:
a) di violare l’obbligo di esercitare in modo esclusivo e continuativo la professione (articolo 1,
comma 3, della legge sull’ordinamento della professione giornalistica);
b) di violare il principio dell’autonomia professionale (richiamato dall’articolo 6 del Cnlg) ma
affermato anche dall’articolo 1 (comma 3) del Cnlg 2001/2005.
Su queste basi, il Consiglio, nella seduta del 2 maggio 2006, ha deliberato l’apertura del
procedimento disciplinare. In quella occasione il Consiglio sottolineò che l’iniziativa “non
comporta, neppure implicitamente, alcuna pronuncia di colpevolezza, ma costituisce mero
atto preliminare alla valutazione dei fatti da parte del Consiglio, tenuto ad esercitare il potere
disciplinare ex art. 2229 del Codice civile ed art. 1 (V comma) della legge n. 69/1963 (Cass.
sez. un. civili 25 ottobre 1979 n. 5573)”.
3. Audizione della giornalista professionista Franca Sozzani.
Franca Sozzani, assistita dall’avvocato Caterina Malavenda, è comparsa davanti al
Consiglio nella seduta del 19 giugno 2006. Questa è la trascrizione dell’audizione:
Abruzzo: Noi abbiamo scritto delle cose, delle cose che sono note e che io non devo rileggere
perché le do per lette ovviamente.
Sozzani: Certo.
Abruzzo: Chiedo alla collega Franca Sozzani di rispondere ai quesiti, ai dubbi, alle
contestazione di cui alla delibera di apertura del procedimento.…
Sozzani: Sì, allora partirei anche un momento dal dire che cosa faccio io come direttore
perché almeno facciamo i vari passaggi visto come direttore responsabile, direttore editoriale
e nel consiglio d'amministrazione che sono i tre punti da chiarire.
Abruzzo: La collega Sozzani nella società Condé Nast SpA ha diversi ruoli: è direttore
responsabile, è direttore editoriale e poi abbiamo scoperto che è anche nel consiglio
d'amministrazione.
Sozzani: Allora, faccio punto per punto almeno chiarisco i vari punti. Allora, io sono alla
Condé Nast SpA dal '73, quindi da 33 anni, sono diventata giornalista nel '78 e dirigo Vogue
dall'88. Il mio lavoro si svolge come quello di qualsiasi direttore, ovvero si organizza il
lavoro, abbiamo i giornalisti, abbiamo i redattori; è chiaro che io sto parlando di un giornale di
moda, quindi ha una struttura molto legata all'immagine, quindi molto legata ai
redattori-moda, è molto legata ai fotografi. Sono arrivata nel '78 che avevo trovato una
situazione di Vogue di un catalogo di moda, ho cercato a modo mio di cambiarlo dando molto
riscontro all'immagine e anche però alla parte scritta per cercare di non renderlo
semplicemente un catalogo. È un giornale, ed è l'unico giornale – è uno dei pochi giornali,
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anzi forse è l'unico giornale comunque – in cui si divide la parte pubblicitaria dalla parte
redazionale; esiste un punto di vista cosiddetto, che noi chiamiamo "Punto di vista" da cui
inizia la parte redazionale. Quello che noi chiamiamo la parte pubblicitaria è intervallata da
delle rubriche. Quindi questa è una distinzione che viene fatta perché la nostra casa madre
americana ha sempre impostato i giornali in questa maniera e quindi non c'è mai stata
un'alternanza di pubblicità e redazione. Dato che una delle cose, appunto, che viene contestata
è la parte pubblicitaria, ebbene, io non mi occupo assolutamente della parte pubblicitaria dove
in realtà esiste un organigramma che è fatto da un direttore generale della pubblicità, da un
publisher che è quello che si occupa della testata in particolare – quindi quella di Vogue – e da
delle persone che sono una segretaria della pubblicità e una persona che tiene i rapporti,
pubblicità e redazione, ed è quella che si occupa della pubblicità.
Passo al direttore editoriale. Direttore editoriale sono stata nominata nel '94. La Condé Nast
SpA ha molte testate, io non ho nessun tipo di autorità nei confronti dei direttori su nessuna
loro attività; il direttore è assolutamente indipendente da quello che può essere il rapporto con
me in quanto che da noi, dentro la Condé Nast SpA, il direttore editoriale arrivando sempre da
una matrice di carattere americano, per noi è il concetto di editor giornalista. Io sono direttore
editoriale della parte giornalistica, io non sono "l'editore", quindi io non ho nulla a che fare
con l'organizzazione, con l'amministrazione, con la pubblicità. Per me è semplicemente: io
sono, se posso permettermi questa parola, la "grande vecchia" della Condé Nast SpA perché ci
sono da 33 anni, ho questo tipo di conoscenza in questo mercato, quindi soprattutto nella parte
moda e sono un referente nel caso qualcheduno avesse bisogno di avere dei consigli; cosa che
non succede mai, pochissime volte sono stata interpellata e questo comunque se voleste un
domani approfondire potrete chiamare anche i vari direttori. Cioè, io non interferisco
assolutamente con il loro lavoro.
Abruzzo: E allora il ruolo di direttore editoriale…?
Sozzani: Editoriale perché è una figura che esiste anche in America proprio del giornalista che
se uno avesse bisogno di avere un confronto, voler parlare, voler chiarire determinate
situazioni, voler avere un consiglio, proprio potrebbe venire da me. Perché non succede?
Perché noi sappiamo benissimo che il direttore vuol essere indipendente: il direttore, una volta
che è direttore, raramente accetta di avere delle…
Abruzzo: Ma lei sa che nella tradizione italiana il direttore editoriale è colui che, al posto
dell’editore, dà le linee direttive ai direttori della società editrice….
Sozzani: Sì, sì, me l'ha spiegato l'avvocato, ma da noi nasce come editor, proprio come
giornalista, non nasce come… Io non sono l'editore, infatti io ho un presidente, ho un vice
presidente, ho delle altre persone sopra di me che sono quelle che decidono il giornale, che se
decidono che un direttore va cambiato sono loro che lo decidono, non sono io. Quindi,
secondo me la grande…
Abruzzo: Ma lei fa la "bella statuina" lì dentro?
Sozzani: No, no, non sono la bella statuina. Sono, esisto. Perché esisto? Perché ho una
conoscenza nel campo del mio lavoro giornalistico…
Abruzzo: Ma non le chiedono giudizi su come sono fatti gli altri giornali?
Sozzani: Sì, quand'è arrivato Verdelli ad esempio era un giornalista che era aperto alla
discussione con un altro per cui me l'ha chiesto, però onestamente il direttore di Vogue Sposa
o il direttore di Vogue Gioiello non ha l'esigenza di venire a parlare con me perché siamo
comunque su dei piani diversi. Il direttore di AD ogni tanto è venuto ma io non condizionano
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la linea del giornale. Cioè, io questo ci tengo a chiarirlo perché secondo me…
Abruzzo: A me sembra contraddittorio il fatto di "grande vecchia" (è una frase sua eh
(…SOVRAPPOSIZIONE DI VOCI – ININTELLIGIBILE…) tra virgolette)…
Sozzani: No, ma io l’accetto perché sono la più vecchia…
Abruzzo: …dentro una casa editrice con gli altri direttori, i "grandi giovani" è chiaro che è lei
che consiglia…
Sozzani: Ma che poi magari sono anche più grandi, ma sono io che…
Abruzzo: (Io uso le sue parole)
Sozzani: No, no, ma lei ha ragione. Lei ha ragione, ma io lo dico nel senso che io sono da più
anni lì dentro, quindi so come può essere la Condé Nast SpA. Per esempio noi abbiamo delle
regole, abbiamo delle regole che non può cambiare: cioè, da una parte c'è la pubblicità e
dall'altra c'è la redazione. Io ad esempio ho messo delle mie regole che io non voglio
fotografare… Il mio, ad esempio, è uno dei pochi giornali che non copre gli eventi di apertura
di negozi e showroom degli stilisti, che non fotografa gli stilisti in persona perché non voglio
che poi un domani se ne fotografo uno debbo essere condizionata a fotografare gli altri, che
non fotografa le case degli stilisti. Ad esempio questa è una linea che io tengo, non è detto che
poi… Io lo dico ad un giornalista, ad un altro direttore che secondo me non si devono fare, poi
se uno lo vuole fare non è che io posso dire «Tu non lo fai». Io non ho quel potere lì. Io sono
più come un alter ego nel caso lei avesse bisogno di parlare con un giornalista all'interno della
sua casa editrice che le può dare dei suggerimenti. Ma io ci tengo molto che si capisca questo
punto perché è fondamentale altrimenti uno mi vede come editore; ma io non sono l'editore, io
non ho nessun potere su niente, né amministrativo, né pubblicitario, né niente. Continuo con il
consiglio d'amministrazione.
Abruzzo:Prego, prego.
Sozzani: consiglio d'amministrazione. Dopo 33 anni noi abbiamo un unico proprietario. La
casa editrice, la nostra, la Condé Nast SpA, è una casa americana con unico proprietario Say
Newhouse che ancora oggi gestisce tutto in prima persona. Loro mi hanno voluto fare diciamo
un regalo, una nomina di dire «Dopo tanti anni ti mettiamo nel consiglio d'amministrazione».
Io sono diventata, mi sembra che mi abbia messo (lei forse avvocato se lo ricorda?) nel 2005,
mi sembra fine aprile del 2005, quindi è un anno che sono nel Cda come una cosa onorifica.
Nessuno ha pensato che potesse creare dei problemi sul fatto giornalistico, è una cosa che lo
posso dire tranquillamente se devo…
Abruzzo: Chieda sempre consiglio all'avvocato Malavenda che conosce il nostro
orientamento.
Sozzani: No, ma nessuno di noi se l'era posto come problema. Comunque, ho detto subito
all'avvocato «Guardi che per me, assolutamente, uscire dal consiglio d'amministrazione non è
proprio…». Anzi, io rinuncio benissimo a queste tre riunioni di cui una abbiamo deliberato la
sede nuova, quindi cioè è anche abbastanza noiosa. Però, anche lì, non è che io mi metta a
deliberare o io decido che cosa si può fare dentro la Condé Nast SpA, è stata una cosa più
onorifica. Però, ripeto, posso dimettermi da subito.
Abruzzo: È una libera scelta…
Sozzani: No, lo dico…
Abruzzo:…. noi pensiamo, in breve, quello che è nel contratto: le due figure dell'editore e del
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direttore sono contrapposte. Questo mica lo dico io, è il contratto che lo dice. E’ l'editore che
assume Franca Sozzani e le dice «Questa è la missione che io le affido». Poi la Sozzani va in
assemblea, si fa approvare tutto….Quindi sono figure contrapposte.
Sozzani: No, certo, dunque con il consiglio d'amministrazione io posso immaginare, ripeto,
anche perché se noi l'avessimo saputo non ci sarebbe stato motivo che mi avessero fatto…
Abruzzo: Anche Verdelli, devo dire per onestà, mi ha detto per telefono che in America far
parte del consiglio d'amministrazione è un titolo d'onore….
Sozzani: Ma infatti, ripeto, è per quello che dico se è una cosa che… È una cosa che a me poi
peraltro proprio non m'interessa. Sul direttore editoriale io ci tengo molto invece a chiarire
questa posizione perché io non sono l'editore, cioè io non agisco da editore, non mi sono mai
mossa da editore e ho anzi un mio editore che quando c'è qualcosa che non funzione o che
decidono di cambiare direttore è l'editore che lo decide. Adesso cambiano il direttore di GTU,
ma è l'editore che ha deciso, io non c'entro. Cioè, io non sono l'editore, io sono il direttore
editoriale che, ripeto, è giornalistico perché nella nostra accettazione…
Abruzzo: Ma nella dottrina italiana, io ripeto, il direttore editoriale è quello che rappresenta
l'editore e quindi…
Sozzani: Da noi no…
Abruzzo: …questo è così. Paolo Mieli è stato direttore editoriale…
Malavenda: Non era più direttore responsabile del Corriere fra l'altro.
Abruzzo: Sì, so che non si possono però è certo che ha…
Malavenda: Presidente, lei è così, così attento nelle frontiere aperte, se la Condé Nast SpA è
una casa madre americana ha pienamente…
Abruzzo: Per carità, sì, sì…
Sozzani: Però…
Abruzzo: C'è la famosa ultima domanda di Gianluigi Paracchini. Tutto nasce da questo
articolo. Io leggo il Corriere della Sera, io lo ricevo materialmente la mattina quindi leggo e
rifletto. Domanda: "Molti sostengono che lei è o è stata la vera testa pensante di diversi
stilisti". Risposta di Franca Sozzani: "Ho soltanto suggerito a tutti di seguire il proprio stile e
aiutato alcuni nelle campagne pubblicitarie visto che abbiamo i migliori fra modelle e
fotografi". Punto.
Sozzani: Sì… No, no, ma questo infatti, Paracchini stesso ha inviato una lettera in cui lui dice
"Per sintetizzare la risposta…" la mia risposta era stata "Noi abbiamo i migliori fotografi del
mondo – perché si parlava dell'immagine – la Condé Nast SpA si occupa anche di campagne
pubblicitarie…" ma non è che… Quando io incontro gli stilisti, come li incontra qualsiasi
direttore di giornale, perché è normale – cioè se facessimo macchine probabilmente
incontreremmo quelle che fanno macchine – e invece incontriamo gli stilisti perché loro
lavorano nella moda. Quindi quando si parla che uno dice «Che cosa fai?». Dico «Fai il tuo
stile» ed è una maniera anche per star fuori da qualsiasi bega in maniera che nessuno chiede
più niente. La domanda finale "Noi aiutiamo", lui l'ha intesa "Noi" e ovviamente ha messo me
inavvertitamente nei guai con voi nel senso che sembra che sia io che me ne occupi in prima
persona, "Noi" invece nel senso che abbiamo un ufficio, la Condé Nast SpA ha un ufficio
pubblicitario che si occupa di pubblicità proprio; c'è una persona assunta, addetta alla
pubblicità con una segretaria che si occupa della pubblicità. In più, tutte queste campagne
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sono quasi tutte realizzate all'estero con persone che non sono neanche giornalisti nostri e con
cui noi non lavoriamo neanche, cioè che non è gente assunta dal giornale.
Abruzzo: Però io sono uno che gira in Internet, com'è noto giro sempre in Internet…
Sozzani: Sì, anch'io…
Abruzzo: … ho mandato anche la fotocopia della visura che abbiamo fatto alla Camera di
commercio sulla Condé Nast SpA in cui c'è scritto, vado a riassumere: é una casa che cura le
campagne pubblicitarie per conto terzi e ho trovato tracce che la collega Sozzani si occupa di
questo campo. Io ho unito ad una comunicazione che ho fatto "La intramontabile Mini"
quando fu presentata la Mini qui c'è scritto che "la signora Sozzani è arrivata a questa mostra,
è giunta lì alla presentazione al volante manco a dirlo di una luccicante Mini".
Sozzani: Io è dall'81 che uso solo Mini. Io dall'81 sono esattamente 35 anni…
Abruzzo: D'accordo, io uso Alfa, ma qui c'è una campagna sulla Mini e "la Sozzani è arrivata
con una macchina nuova…".
Sozzani: Ma io se vado da Cartier e ho un Cartier addosso e mi presento alla presentazione di
Cartier perché ho un Cartier che è del '30 io cosa devo fare? Me lo devo togliere entrando?
Cioè, io ho una Mini dall'81, cioè io uso solo Mini, ho avuto tre Mini nella mia vita dall'81.
Mi spiego, mio padre lavorava alla Fiat, abbiamo dovuto avere Fiat sino a che lui è rimasto
alla Fiat, poi finalmente liberi io mi sono comperata la Mini, nell'81 ho avuto la prima, nel '90
la seconda che devo mandare a rottamare e per ultimo ho avuto questa.
Abruzzo: Alla giornalista Sozzani io chiedo: c'è un'inaugurazione, una mostra, un qualcosa
che riguarda la Mini, non ci si pone il problema…
Sozzani: No, non mi sono posta, onestamente, avrò sbagliato ma onestamente io mi muovo la
mattina, esco con la Mini, cioè non pensavo quel giorno lì di dover andare con un'altra
macchina.
Abruzzo: "È arrivata con la macchina nuova, cuna Mini…".
Sozzani: Ma non è nuova. È una macchina usata, comperata nel dicembre del 2004. Cioè, non
è neanche… è una macchina usata peraltro.
Malavenda: Confesso che siamo venuti in Mini anche qua, che l'abbiamo lasciata in un posto
che ce la porteranno via perché siamo in zona rimozione, in questo posto è impossibile
trovare…
Abruzzo: Ho trovato …."Olimpiadi alla moda", Torino. Anche qui la signora Sozzani ha un
ruolo o no?
Sozzani: Dunque, no, io adesso vorrei…
Abruzzo: È una campagna pubblicitaria…
Sozzani: Ma come campagna pubblicitaria?
Abruzzo: "…di grande rilevanza è anche il contributo di Franca Sozzani, consulente moda
dell'intero progetto cerimonie". Questo è…?
Sozzani: Allora, un momento perché… Sì, ma lei ha ragione ed è giusto, ma è giusto però che
io mi difenda anche perché è giusto che io dica le cose. Cioè, dunque, a) io dal comitato
dell'Olimpiade non ho mai, non solo non sono stata pagata, ma non ho fatto praticamente
nulla. Quando è stato fatto il concorso per partecipare alle varie organizzazioni che potevano
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prendere le Olimpiadi italiane sono state fatte varie: la Filmaster di Milano, piuttosto che una
di Pechino, un'altra di Londra, eccetera. Mi hanno chiesto «Possiamo mettere che la moda
verrà seguita dalla signora Sozzani in quanto che, comunque sono conosciuta anche
all'estero?». Ho detto «Ma certo», le Olimpiadi mi sembra una cosa italiana, non mi sembrava
una cosa pubblicitaria questa. Comunque, non ho fatto nulla perché in realtà di moda c'era
solo Armani che portava la bandiera, il vestito della bandiera e delle gonnellone, se non mi
sbaglio, di Moschino per i portabandiera. Quindi, non c'è stata cosa, non sono stati usati
marchi, non c'è mai stato niente, non è stato usato il nome di Vogue, io non sono stata
ricompensata per questa cosa. Non mi sembra che… parliamo delle Olimpiadi, non è che io
ho presenziato all'apertura della Coca-cola, sono le Olimpiadi di Torino. Cioè, è una cosa
italiana. Posso capire di più la Mini, non so, sfiga, scusi il termine, sono arrivata e ho la Mini,
ma però avevo anche la "500", potevo anche usare quella eppure sono stata anche fotografata
con quella, con la 500. Adesso ci sarà il rilancio della 500? Cosa devo…? Non so come…
onestamente sono cose che, ripeto, ho un Cartier, vado alla presentazione di Cartier, mi
fotografano e mi dicono che io ho un Cartier al polso. Allora diventa pubblicità? Non penso,
eh! Cioè, sono anche forse più esposta magari di altri per cui ci sono anche più fotografie di
altri però anche perché faccio anche tante cose.
Abruzzo: Internet è piena.
Sozzani: Come?
Abruzzo: Internet, quando uno mette "Franca Sozzani" e…
Sozzani: Ma certo, c'è anche scritto che sono proprietaria di Corso Como, però, che proprio
non esiste perché è di mia sorella e non c'entro io.
Abruzzo: Infatti, mica gliel'ho contestato questo.
Sozzani: E però glielo dico io perché abbiamo già fatto due cose, l'abbiamo dato anche in
mano all'avvocato per dare due diffide perché io non c'entro niente con Corso Como che è di
mia sorella (che non andiamo neanche d'accordo per cui non so…).
Abruzzo: L'ho letto, ho letto anche quello.
Sozzani: Ecco, ogni tanto… come le legge lei le leggo anch'io…
Abruzzo: Il ragionamento qual è? Che se uno è proprietaria di corso Comoè …libertà
d'impresa. Ci mancherebbe altro.
Sozzani: No, però lì ad esempio sarebbe veramente una cosa di interessi perché Corso Como
ha tutti i marchi di tutti gli stilisti, quindi pensi che cosa sarebbe il caos se io in effetti gestissi
le due cose. Quindi, noi più che dare, far mandare una lettera dall'avvocato dire "Noi non è
così" e farlo vedere… Comunque è una società per cui si può andare a vedere tranquillamente.
Malavenda: Ho visto
ININTELLIGIBILE…)
che
girando
in
Interne
(…VOCE
FUORI
CAMPO
–
Abruzzo: Si trova di tutto. Internet è un grandissimo archivio, bisogna avere grande prudenza
nell'usare quello che c'è. Grande prudenza perché c'è tutto e il contrario di tutto insomma.
Sozzani: C'è uscito anche su un giornale straniero che appunto io ero proprietaria della cosa,
l'abbiamo fatto in Inghilterra al The Guardian…
Abruzzo: C'è, c'è, l'ho trovata anch'io.
Sozzani: L'ho letto anch'io, in due articoli, neanche in uno.
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Abruzzo: I colleghi devono fare qualche domanda? Laura…? Sergio…?
Mulassano: Io faccio solo notare una piccola cosa su che a valore abbia che quando si parla di
direttore editoriale e di direttore responsabile io ho notato che anche in Mondadori la Vanni)
di…
Abruzzo: (…VOCE FUORI CAMPO – ININTELLIGIBILE…)
Mulassano: Anche la Vanni, c'è una figura che è direttore editoriale di diverse riviste del
settore femminile…
Sozzani: Sì, di due lei… non so neanche…
Mulassano: …e direttore responsabile di Grazia. Quindi questo parallelismo…Questo lo dico
per correttezza perché non è una figura…
Sozzani: No, infatti, infatti…
Mulassano: …avrei
d'amministrazione…
più
perplessità
sull'altra
questione,
cioè
del
consiglio
Sozzani: Sì, ma quello infatti lo capisco…
Mulassano: …che nei nostri casi, nella nostra legislazione è visto come un conflitto di
interesse assolutamente improponibile…
Sozzani: No, no, ma infatti…
Abruzzo: (…SOVRAPPOSIZIONE DI VOCI – ININTELLIGIBILE…)
Sozzani: No, ma lei sta parlando del consiglio d'amministrazione, scusi…
Abruzzo: È una figura che non è disciplinata da nessuna parte però lo si ritiene l'interfaccia
dell'editore, questa è la lettura corretta che si dà oggi del ruolo del direttore editoriale, cioè
rappresenta l'editore. .
__________: Ma la Vanni non rappresenta l'editore.
__________: Beh, a modo suo sì.
__________: Tu se le dicessi…?
Abruzzo: A modo suo sì.
Malavenda: Però, voglio dire, questo non è una novità in questo senso, mentre l'appartenenza
al consiglio d'amministrazione…
Sozzani: In più sono… cioè, sono da 12 anni direttore editoriale. Perché, per dire, cioè voglio
dire non è una cosa che ci sono diventate adesso, mentre nel consiglio d'amministrazione lo
capisco, infatti quando è saltato fuori nessuno di noi ci aveva pensato, ripeto, era una cosa più
onorifica in più neanche con un gettone di presenza, mentre il direttore editoriale è da dodici
anni e per noi è sempre rimasto inteso in questa maniera tant'è vero che, basta parlare con gli
altri direttori, per capire che ruolo posso avere io, se non un referente e…. Anzi, da alcuni
giornali avevo persino chiesto che mi togliessero perché non mi piaceva ma non mi hanno
tolto. Quindi, su quello si può discutere ma sul consiglio d'amministrazione posso capire.
D'Asnach: Qui mi sembra di capire che è disposta a rinunciare al ruolo nel consiglio
d'amministrazione.
Sozzani: Sì, assolutamente. Assolutamente perché posso capire che cosa… e poi onestamente
non lo sapevo io ma evidentemente non lo sapeva neanche il mio editore perché non ci
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avrebbe messo nemmeno il Verdelli in queste condizioni immagino.
Abruzzo: Loro l'hanno fatto secondo lo stile americano. Noi siamo italiani…
Sozzani: Stile americano… Ma sì, infatti io lo capisco, lo riconosco, l'accetto e non ho nessun
problema a…
Abruzzo: Il nostro ordinamento è tutto in conflitto con le visioni americane, inglesi, tedesche
e francesi perché l'editore lì interviene nella fattura del giornale.
Malavenda: Comunque questa è un'usanza che ormai…
Sozzani: Ecco, invece devo dire onestamente che alla Condé Nast SpA l'editore, che è un
editore americano, non interferisce mai con il direttore; quando proprio va male dà degli
ultimatum, dice «Guarda, o ti sistemi…» però direi che l'ultimatum dura dalle tre alle quattro
settimane, quindi per un mensile, all'americana, e via. E questo è sempre successo, ed è per
quello che per noi il direttore editoriale non ha assolutamente perché le grandi decisioni
arrivano ancora adesso dall'America comunque.
Abruzzo: Qui in Italia abbiamo due sedi, abbiamo… Vito e Serra a Bologna e Ferrario a
Varese con i risultati entrambi disastrosi nella tiratura dei rispettivi giornali. Domande…?
Nulla. La Malavenda…?
Malavenda: Io però, adesso, proprio perché abbiamo riconosciuto che il nostro ordinamento
non disciplina il direttore editoriale, quindi su questa figura ognuno può pensarne ciò che
crede, secondo me occorre verificare cosa accade invece perché diversamente… Cioè,
restiamo nell'ambito dell'opinabile. Allora, la signora ha detto ciò che doveva e so che voi
siete usi credere ai vostri iscritti, in ogni caso siccome è bene che voi accertate se la signora ha
detto la verità, io credo che se ci fosse anche il benché minimo dubbio sul ruolo svolto dalla
signora in Condé Nast SpA voi possiate chiamare tutti i direttori responsabili che nel
colophon hanno la signora Sozzani come direttore editoriale e sentite da loro che tipo di figura
è la signora in Condé Nast SpA rispetto alla loro autonomia di direttori responsabili perché mi
pare che l'addebito ipotizzato sia che come direttore editoriale lei possa da un lato occuparsi
della pubblicità – e mi pare che nel colophon della Vogue sia chiarissima la scissione fra
pubblicità e di formazione (io l'avevo già fatto questo discorso nell'altra occasione, questo
giornale ha un colophon in cui è scisso l'organigramma informazione e pubblicità, quindi c'è
un settore pubblicità che si occupa delle campagne e di quant'altro e quindi sotto questo
profilo potete chiamare, io ho indicato anche i nomi della Divisione pubblicità per sentire
semmai la signora Sozzani ha interferito, se si è interessata di questo. Per quanto riguarda
l'altro addebito, cioè come direttore editoriale potrebbe condizionare i direttori responsabili
dall'alto di una funzione pure se è gerarchica che voi assumete che la signora abbia ma che
non ha, potete chiamare, sono tutti a disposizione, non mi sembrava garbato far fare delle
dichiarazioni scritte, ho preferito sottoporre al consiglio la cosa, quindi potete chiamare i
direttori che c'erano nel colophon per chiedere loro se la signora li ha mai chiamati (e non li ha
mai chiamati neanche una volta), se hanno ritenuto di chiedere consigli e cose, se hanno avuto
dei rapporti con questa figura che si assume essere quello che è scritto in questo capo di
incolpazione ma che in realtà la signora ha detto essere del tutto indifferente. Se volete
accertare, perché mi rendo conto che Mondadori sia nelle realtà italiane, siccome l'editor è una
figura squisitamente anglosassone e il Condé Nast SpA è a matrice anglosassone, potete
verificare che effettivamente vada come la signora dice.
Abruzzo: I direttori sono?
Sozzani: I direttori? Ci sono Ettore Mocchetti AD, Luca Dini a Vanity Fair, la Centomo a
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Glamour, JK adesso va via Bonanni e arriva Lupi (il cambiamento si sta facendo adesso),
Anna Dello Russo che esce adesso dall'Uomo Vogue ed entra Paola Bottelli. Poi, io devo
essere sincera, i nomi di quelli di Vogue Sposa e Vogue Gioiello non me li ricordo neanche
anche perché le Sposa sono tre. Ma noi sa dove possiamo intervenire (ma questo penso in
qualsiasi giornale)? Sulla pubblicità. Se ci propongono una pubblicità che a noi non piace
perché è volgare o perché per esempio quando c'è stata quella della Sisley che era veramente
volgare e allora un direttore può dire «No, non la voglio». In quei casi lì noi possiamo
assolutamente decidere di non volerla.
Malavenda: Quindi questo per quanto riguarda il direttore editoriale che potrebbe fare le
verifiche del caso. Per quanto riguarda il ruolo del Cda, la signora ha detto che è disponibile
anche a formalizzare le dimissioni al primo consiglio d'amministrazione utile dandosi per
dimissionaria e fin da subito farà una lettera al soggetto a cui scrivere.
Sozzani: Io penso a Newhouse che è il nostro editore…
Malavenda: Io vorrei capire se su Paracchini abbiamo fatto sufficiente chiarezza perché quel
fatto possa considerarsi superato dalle produzioni documentali…
Abruzzo: Questo poi è il Consiglio che lo decide, non lo decido io…
Malavenda: Io sto mettendo in fila i vari punti. Sto dicendo che Paracchini mi sembrerebbe,
d'altra parte Paracchini se volete lo potete sentire ma insomma quello che ha scritto mi pare
sufficiente. Per quanto riguarda la Mini, allora il presidente ha detto di avere desunto dalla
visura camerale delle commissioni di pubblicità attraverso la Mini, mi pare che sia…
Abruzzo: Io detto che dalla visura camerale si arguisce che la società Condé Nast SpA è una
società che per conto terzi cura campagne pubblicitarie. È chiaro? Questo è un fatto storico
che è qui dentro… È tutto qui dentro.
Malavenda: Sì, certo, ma non appurato come nella Mini Minor in questo caso.
Abruzzo: Poi, per caso io girando dentro Internet mi sono imbattuto in due casi, da una parte
la Mini e da una parte Torino Olimpiadi, che ho mandato in fotocopia.
Malavenda: Però c'è un salto logico nel senso che Vogue e la Condé Nast SpA non si sono
occupati né della campagna delle Mini Minor, né della campagna delle Olimpiadi invernali,
cioè la Condé Nast SpA ha fatto altre cose, la signora Sozzani…
Sozzani: Loro hanno fatto una promozione sul giornale, la Mini, però voglio dire come capita
sempre, non legata…
Abruzzo: Sul suo giornale, su Vogue?
Sozzani: Su Vogue e sull'Uomo Vogue e su Ad mi sembra anche.
Malavenda: Ma non ha organizzato la campagna pubblicitaria.
Sozzani: No! Assolutamente. No, no, no, la campagna pubblicitaria no. C'è un'agenzia che fa
le campagne.
Malavenda: La premessa è: Condé Nast SpA organizza conto terzi campagne pubblicitarie
perché (…ESPRESSIONE ININTELLIGIBILE…) pubblicitaria che se ne occupa, punto.
Condé Nast SpA non ha organizzato la campagna…
Sozzani: Ho sbagliato, io ho capito che non ha messo pubblicità su Vogue. Su Vogue c'è stata
la pubblicità della Mini, però…
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Malavenda: Ma quella è un'altra cosa, sono due cose scisse. Poi per le Olimpiadi invernali la
signora Sozzani, voglio dire, abbiamo delle persone competenti nel settore della moda
conosciute in tutto il mondo, potrà permettersi di fare quello che ha fatto. Non è stata né
pagata né avendo fatto niente.
Sozzani: Anche lì potete controllare con la Filmaster che sono quelli che hanno realizzato le
Olimpiadi, io non ho avuto né un gettone di presenza, ma né in realtà devo dire ho fatto niente
perché alla fine era più una cosa che il nome d'immagine e che il nome è servito diciamo più a
loro, all'inizio sulla parte internazionale per dire che l'Italia partecipa con: e allora uno ha
messo dentro, non so, Bonami direttore del museo d'Arte contemporanea di Chicago come
consulente arte… hanno cercato dei nomi che potessero avere… ma che comunque, ripeto,
onestamente le Olimpiadi la ritengo una cosa italiana, non la ritengo una cosa pubblicitaria.
Cioè, non c'è un prodotto di cui io sto facendo la pubblicità, non è la Coca-cola come dicevo
prima. Cioè, secondo me, almeno io la vedo così.
Abruzzo: Bene. Domande?
Malavenda: Dal punto di vista della tempistica, per sapere se e quando devo scrivere.
Abruzzo: Non è quello che hai scritto?
Malavenda: No, voglio fare poi una discussione finale sul…
Abruzzo: Scusa, devo dare ai colleghi che sono arrivati ultimi che sono due, anzi tre, queste
copie.
Malavenda: In ogni caso dobbiamo formalizzare le dimissioni dal Cda innanzitutto perché
voi abbiate agli atti la prova documentale delle buone intenzioni esposte.
Abruzzo: Ma tu cosa vuoi fare? Vuoi venire per fare una…… orazione qui?
Malavenda: Un'orazione? Eh! eh! eh! Ieri ho scoperto l'apologia di Socrate e di Platone fatta
Carlo Rivolta. È una cosa veramente entusiasmante, io consiglierei a tutte le scolaresche di
andarlo a sentire perché è straordinario, fatto come se fosse nell'Agorà ateniese
(…ESPRESSIONE ININTELLIGIBILE…) fra gli ateniesi, una cosa di una bellezza… Dicevo,
quindi insomma, un'orazione… perché se il Consiglio deliberasse di fare istruttoria allora
vorrei che mi venisse comunicato e all'esito dell'istruttoria deciderò.
Abruzzo: È il consiglio che decide, io ti farò sapere…
Malavenda: Sicuro, dopodiché io intanto mi occupo di formalizzare il discorso del Cda e
però vorrei fare un'orazione finale quando sarà il momento.
Abruzzo: Bene.
Malavenda: Bene, magari anticipando una memoria se del caso.
4. Le conclusioni
In data 23 giugno 2006, l’avvocato Caterina Malavenda ha comunicato al Consiglio che il
22 giugno Franca Sozzani, facendo seguito alle dichiarazioni rese il 19 giugno davanti al
Consiglio, aveva rassegnato le dimissioni dal ruolo di consigliere dal CdA della Condé Nast
SpA.
Il Consiglio, alla luce degli impegni assunti da Franca Sozzani nell’audizione del 19 giugno,
ha ritenuto superato il problema posto dall’avviso disciplinare e dalla delibera di apertura del
procedimento disciplinare, decidendo di accogliere la richiesta della difesa presentata nella
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seduta del 19 giugno. Resta inteso che Franca Sozzani dovrà fornire la documentazione circa
la cessazione ufficiale dall’incarico di consigliere d’amministrazione di Condé Nast SpA.
PQM
il Consiglio dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia, valutati i fatti,
delibera
di archiviare il procedimento aperto nei riguardi della giornalista professionista Franca
Sozzani.
Avverso il presente provvedimento (notificato ai controinteressati ex legge n. 241/1990) può
essere presentato (dall’interessato e dal Procuratore generale della Repubblica) ricorso al
Consiglio nazionale dell'Ordine dei Giornalisti (Lungotevere dei Cenci 8, 00186 Roma) ai
sensi dell'art. 60 della legge n. 69/1963 nel termine di 30 giorni dalla notifica del
provvedimento stesso e secondo le modalità fissate dagli artt. 59, 60, e 61 del Dpr 4 febbraio
1965 n. 115.
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