XXXII domenica del tempo ordinario
10 novembre 2002
Prima lettura
Dal libro della Sapienza (Sap 6,12-16)
12
La sapienza è radiosa e indefettibile, facilmente è contemplata da chi l’ama e trovata da
chiunque la ricerca. 13Previene, per farsi conoscere, quanti la desiderano. 14Chi si leva per essa
di buon mattino non faticherà, la troverà seduta alla sua porta. 15Riflettere su di essa è
perfezione di saggezza, chi veglia per lei sarà presto senza affanni. 16Essa medesima va in
cerca di quanti sono degni di lei, appare loro ben disposta per le strade, va loro incontro con
ogni benevolenza. Parola di Dio.
Dal Salmo 62
Rit. Ha sete di te, Signore, l’anima mia.
O Dio, tu sei il mio Dio,
all’aurora ti cerco,
di te ha sete l’anima mia,
a te anela la mia carne,
come terra deserta, arida, senz’acqua.
Così nel santuario ti ho cercato,
per contemplare la tua potenza e la tua gloria.
Poiché la tua grazia vale più della vita,
le mie labbra diranno la tua lode.
Così ti benedirò finché io viva,
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Mi sazierò come a lauto convito,
e con voci di gioia ti loderà la mia bocca.
Quando nel mio giaciglio di te mi ricordo
e penso a te nelle veglie notturne,
a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.
Seconda lettura
Dalla prima lettera di Paolo apostolo ai tessalonicesi
(1Ts 4,13-18)
13
Fratelli, non vogliamo lasciarvi nell’ignoranza circa quelli che sono morti, perché non
continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza. 14Noi crediamo infatti che
Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di
Gesù insieme con lui. 15Questo vi diciamo sulla parola del Signore: noi che viviamo e saremo
ancora in vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti.
16
Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di
Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; 17quindi noi, i vivi, i
superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore
nell’aria, e così saremo sempre con il Signore. 18Confortatevi dunque a vicenda con queste
parole. Parola di Dio.
Alleluia, alleluia. (cf. Ap 2,10)
Sii fedele fino alla morte, dice il Signore,
e ti darò la corona della vita.
Dal Vangelo secondo Matteo
(Mt 25,1-13)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:1«Il regno dei cieliA è simile a
dieci verginiB che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposoC. 2Cinque di esse
erano stolte e cinque sagge; 3le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; 4le sagge
invece, insieme alle lampade, presero anche dell’olioD in piccoli vasi. 5Poiché lo sposo
tardavaE, si assopirono tutte e dormirono. 6A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposoF,
andategli incontro! 7Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. 8E
le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olioG, perché le nostre lampade si spengono. 9Ma
le sagge risposero: No, che non abbia a mancareH per noi e per voi; andate piuttosto dai
venditori e compratevene. 10Ora, mentre quelle andavano per comprare l’olio, arrivò lo sposo
e le vergini che erano pronteI entrarono con lui alle nozzeL, e la porta fu chiusa. 11Più tardi
arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! 12Ma egli
rispose: In verità vi dico: non vi conoscoM. 13Vegliate dunqueN, perché non sapete né il giorno
né l’ora». Parola del Signore.
Note del testo
Incominciamo a sentire l’atmosfera della fine dell’anno liturgico perché le letture cominciano
a parlarci della venuta del Signore e a prepararci in modo efficace a questa venuta. Al centro
della parabola c’è una festa di nozze alla quale vengono invitate alcune ragazze. Lo sposo
arriva, ma tardi; la festa incomincia, ma solo a metà della notte. E quando lo sposo arriva,
solo metà delle ragazze è pronta per entrare con lui nella casa; le altre sono dovute andare a
comprare olio per le loro lampade spente. Vengono anche loro alla casa dello sposo, ma
troppo tardi; la porta è stata chiusa e lo sposo dà loro una risposta durissima: “In verità vi
dico: non vi conosco”. Il significato della parabola è riassunto nelle ultime parole: “Vegliate
dunque, perché non conoscete né il giorno né l’ora”. Il regno di Dio è oggetto di attesa e di
speranza; ma i tempi sono lunghi e l’attesa richiede pazienza e perseveranza. Non basta
quindi essere stati invitati alle nozze; non basta avere risposto con entusiasmo; bisogna anche
raccogliere e superare la sfida del tempo; bisogna rimanere fedeli anche quando sembra che il
Signore non venga e che l’attesa sia inutile.
L’attesa perseverante della venuta del Signore si riflette nella ricerca costante della sapienza.
La sapienza è un dono di Dio che viene incontro agli uomini, li cerca e li previene. Ma
bisogna amarla e cercarla a nostra volta; bisogna evitare ogni pigrizia e alzarsi presto la
mattina per trovarla seduta alla porta di casa; bisogna impiegare il tempo necessario per
riflettere e per vegliare sopra di essa. Il legame con il vangelo è dato dal tema del “vegliare”.
Nel pensiero biblico la sapienza non è certo una pura conoscenza intellettuale; è piuttosto
quella capacità di trovare il giusto cammino della vita che viene all’uomo dalla
frequentazione costante dei retti insegnamenti; questi, a loro volta, hanno la loro origine nella
rivelazione di Dio e della sua parola.
(A): La prospettiva da utilizzare per leggere questa parabola è la prospettiva di chi è stato
preceduto da un evento assolutamente gratuito del quale l’olio dice la prontezza con la quale
siamo disposti a rispondere a Lui. In fondo, non è una cosa improvvisa; è dire che comunque
l’olio va nella direzione di una prontezza con la quale ognuno di noi deve essere pronto a
rispondere a quella che è la chiamata del Signore.
(B): Le dieci vergini attendono lo sposo. Anche la nostra vita è una lunga attesa. Ciascuno di
noi sta andando incontro al Signore che viene. Ogni giorno della nostra vita è un passo in
avanti, non verso l’ignoto, ma verso le braccia spalancate del Padre nostro che sta nei cieli. La
morte, dunque, non deve essere un pensiero pauroso o fastidioso, ma è il compimento gioioso
di un invito al banchetto di gioia a cui il Signore ci ha invitati per una festa senza fine.
Quando pensiamo al termine della vita e della storia, lo pensiamo come un andare incontro al
giudice e al giudizio; ed è vero. Ma il Signore usa anche questa immagine molto bella: si
tratta di andare incontro allo Sposo. C’è una festa alla quale siamo invitati e nella quale Dio
vuole rendere partecipe l’uomo della sua vita. La festa di nozze, dunque, rappresenta un
termine di vita come compimento, non come fine.
(C): A motivo del clima afoso i matrimoni, in Palestina, venivano solitamente celebrati e
festeggiati la sera e si protraevano fino a notte inoltrata. Il giorno delle nozze, le amiche della
sposa, le vergini, erano insieme con la sposa nella sua casa. In fondo le amiche della sposa
attendevano che lo sposo, che era nella casa dei parenti della sposa, pattuisse il prezzo del
matrimonio. Accadeva che, quando il prezzo era stato pattuito, lo sposo, con gli amici, veniva
verso la casa della sposa; uno degli amici si staccava dal gruppo, arrivava nei pressi della casa
della sposa e diceva: ‘ecco lo sposo, andategli incontro’. Questo, naturalmente, voleva dire
una cosa molto importante: che c’era già stato un prezzo pattuito, che c’era stato un prezzo
pagato; quanto più era lungo il ritardo, tanto più voleva dire che la trattativa era stata
laboriosa. La prontezza non è un atteggiamento che ci è chiesto a fronte di niente. Siamo stati
preceduti da un prezzo pagato per il nostro riscatto, per il nostro legame con Lui. È Lui, il
Signore, che ha pagato. Di per sé, viviamo una condizione nella quale la prontezza è
estremamente importante perché dice la consapevolezza di ciò che il Signore ha operato per
noi. La prontezza dice l’essere adeguati a un prezzo che è stato pagato. Il segno di questa
prontezza è l’olio. L’olio va nella direzione di un prezzo che è stato pagato. Il Cristo, l’Unto,
il nostro olio, è tale nel dono che fa della sua vita per noi: tutto ciò è frutto di un amore che
innanzitutto è quello di Dio.
(D): Cosa sia questo olio, il vangelo non lo dice e non lo dice perché può voler dire tante
cose. Quest’olio può essere l’olio della fede, della carità, delle opere buone, della fedeltà,
della perseveranza. L’olio è anche il riferimento a un prezzo che sta per essere pagato. Il
nostro servizio assume questa dimensione teologica fondamentale: è il rendere presente un
prezzo che sta per essere pagato. L’olio può essere anche l’olio utilizzato nel battesimo.
Soprattutto nella chiesa orientale, nel battesimo, tutto il bambino viene unto con l’olio.
Questo olio è l’olio con cui si ungevano i lottatori ed è segno che la vita cristiana è lotta.
(E): Il ritardo dello sposo non è il ritardo di chi si è dimenticato. Non è nemmeno il ritardo di
chi ha anteposto alle proprie nozze qualcosa d’altro. È il ritardo, come avveniva nella
consuetudine ebraica, dovuto al discutere del prezzo delle nozze. Allora ciò a cui il Cristo ci
prepara è qualcosa di tremendamente importante; è la ragione della sua vita, è la ragione per
cui il Padre ce lo ha mandato. Il ritardo della venuta del Cristo non è il ritardo di chi ha dei
ripensamenti, ma è il ritardo di colui al quale siamo estremamente cari, è il ritardo di colui al
quale siamo tremendamente importanti; ma importanti per il fatto che lui, per noi, non ha
rinunciato a dare tutta la sua vita.
(F): È importante che la nostra vita sia nuziale. È importante avere la consapevolezza di
volere appartenere a Qualcuno, saperci di qualcuno; sapere che Qualcuno ha volontà di
appartenerci.
(G): Stonano queste due azioni: ‘dateci del vostro olio’ così come ‘il comprare l’olio’. Non
sono conformi a ciò che si celebra in quel momento. Siamo all’interno di una logica che è
quella della gratuità e della unicità, perché la sposa è unica. Non si può sostituire la sposa, né
si può pensare che la logica sia quella del commercio. La logica della carità rifugge la
sostituzione. Non si può scegliere chi amare e non ci si può sostituire. Le persone sono amate
per quello che sono. Nello stesso tempo non ci si prepara, comprando, un incontro di amore.
(H): Sembra che le vergini sagge non siano molto generose, che non siano disposte a
partecipare quella ricchezza di olio che possiedono. Ma cosa ci vuole dire il Signore? Vuole
dire che incontro a Gesù ci si va solo con quello che ognuno ha dentro il proprio cuore, con il
proprio amore personale, con il proprio desiderio; e questo non lo possono dare gli altri.
(I): La nostra fede e il nostro amore devono mostrare la loro forza vincendo il tempo che
passa. L’entusiasmo della fede è il primo passo verso il Signore; quando si conosce il Signore
e lo si incontra attraverso la sua parola e il suo amore, nasce il germe della fede; ma non è
sufficiente. Quel germe deve crescere, quella scelta di entusiasmo iniziale deve diventare
perseverante. Bisogna che nel nostro cuore lo spazio di attesa e di desiderio del Signore
rimanga.
(L): Questa parabola non è semplicemente la parabola nella quale alla fine colui che viene
chiede conto di ciò che abbiamo prodotto, ma è la parabola di chi, quando verrà alla fine dei
tempi, ci chiede conto semplicemente di averlo atteso. Il fatto che le vergini sagge
custodiscano l’olio in piccoli vasi, non dice che per attenderlo bisogna fare grandi cose: si
dice semplicemente che bisogna attenderlo. L’attesa va vissuta nella perseveranza perché è
Lui che porterà a compimento ogni cosa, è Lui colui per il quale abbiamo vissuto. Se viviamo
nell’attesa, vivere così è il vivere con una operosità che è l’operosità che lascia fare al
Signore. Ci sono persone che potrebbero essere indicate come il massimo della operosità, ma
in loro è sempre stata molto presente l’attesa della venuta del Signore. Sono persone che
vivono nell’attesa del grido della mezzanotte: Ecco lo sposo, andategli incontro.
(M): C’è semplicemente una non conoscenza da parte del Signore. Che cosa conosce Lui di
noi? Che cosa riconosce in noi? L’olio si può avvicinare al sangue sugli stipiti delle porte nel
libro dell’Esodo. Lui riconosce in noi i segni di una vigilanza; riconosce, quindi, nella nostra
vita, il modo in cui noi abbiamo saputo attendere il prezzo del nostro riscatto.
(N): Il nostro vegliare quindi, non è il vegliare di chi ignora, ma è il vegliare di chi ha la
certezza che la notte sarà interrotta da questo grido. Ed è il grido che porrà fine a questo non
sapere né il giorno né l’ora. Ma tutto questo si è realizzato in Cristo che ha anticipato i tempi
futuri.
Prefazio suggerito: “Oggi la tua famiglia, riunita nell’ascolto della Parola e nella comunione
dell’unico pane spezzato, fa memoria del Signore risorto nell’attesa della domenica senza
tramonto, quando l’umanità intera entrerà nel suo riposo. Allora noi vedremo il tuo volto e
loderemo senza fine la tua misericordia” (prefazio X del tempo ordinario).
Padri della chiesa
Lo sposo e la sposa sono Dio nostro Signore in un corpo, perché la carne è per lo spirito una
sposa, come lo Spirito è uno sposo per la carne. Quando alla fine la tromba suona la sveglia,
si va incontro allo sposo soltanto perché i due erano ormai uno, per il fatto che l’umiltà della
carne aveva attinto una gloria spirituale. Ma dopo una prima tappa, adempiendo i doveri di
questa vita, noi ci prepariamo ad andare incontro alla resurrezione dei morti. Le lampade sono
la luce delle anime risplendenti che il sacramento del Battesimo ha fatto brillare. L’olio è il
frutto delle opere buone. (…) Le nozze sono l’assunzione dell’immortalità e l’unione della
corruzione e dell’incorruttibilità secondo un’alleanza inaudita. Il ritardo dello sposo è il
tempo della penitenza. Il sonno di quelle che attendono è il riposo dei credenti e la morte
temporale di tutto il mondo al tempo della penitenza. Il grido in mezzo alla notte è, in mezzo
all’ignoranza generale, il suono della tromba che precede la venuta del Signore e che sveglia
tutti, perché si esca incontro allo sposo (Ilario, Commento a Mt 27.3).
Aperta così la porta, (Cristo) entra; infatti, non può mancare lui che ha promesso di entrare.
Abbraccia dunque colui che hai cercato; accòstati a lui e sarai illuminata: trattienilo, pregalo
di non andarsene presto, supplicalo di non lasciarti; poiché il Verbo di Dio corre, non lo si
prende con la superbia, non lo si trattiene con la negligenza. La tua anima vada incontro alla
sua parola, e segui le orme dei detti del cielo, infatti passa presto. (…) Chi dunque, se non la
Santa Chiesa, deve insegnarti come possedere Cristo? Anzi, già lo ha spiegato, se comprendi
ciò che leggi: da poco, dice, le avevo oltrepassate (le guardie ndr), quando trovai l’amato del
mio cuore: lo strinsi e non lo lascerò (Ct 3.4). Da quali cose Cristo è trattenuto? Non dai
lacci dell’ingiustizia, non dai nodi delle funi; ma dai vincoli della carità, è stretto dai lacci del
cuore ed è trattenuto dall’affetto dell’anima. Se vuoi trattenere Cristo anche tu, cerca
incessantemente di non aver paura della sofferenza; spesso infatti Cristo lo si trova meglio in
mezzo ai dolori del corpo, in mezzo alle stesse mani dei persecutori (Ambrogio, La Verginità
12-13).
Andate piuttosto dai venditori… E chi sono i venditori? I poveri. E dove sono costoro? Qui,
in terra; e nel tempo presente si deve cercare l’olio, non dopo la morte. Vedete come
possiamo fare i nostri acquisti dai poveri? Se tu sopprimessi i poveri, elimineresti una grande
speranza di salvezza. È dunque qui, ripeto, che noi dobbiamo procurarci l’olio, perché ci sia
utile quando il tempo ci chiamerà all’altra vita. Non è quello, bensì questo, il tempo della
raccolta. Smettete perciò di consumare inutilmente le vostre ricchezze nei piaceri terreni e
nella vanagloria, perché là avrete bisogno di molto olio. Udendo queste parole, le vergini
stolte vanno dai venditori, ma non riescono a comperare nulla. (...) Così dopo tante fatiche e
tanti sudori, dopo la terribile lotta e tutte le vittorie riportate sulla forza della natura, le vergini
stolte si ritirarono piene di confusione, con le lampade spente e a testa bassa. Nulla è più
lugubre della verginità, se non è accompagnata dalla misericordia (Giovanni Crisostomo,
Commento a Mt 78.1-2).
Quelle vergini raffigurano le anime. Non erano infatti cinque matematicamente, ma in quelle
cinque ne sono raffigurate migliaia. Nel numero cinque debbono comprendersi numerose
migliaia, né di sole donne, ma anche di uomini. Se l’uno e l’altro sesso è chiamato con
nome femminile, è perché si ha in mente la Chiesa, e la Chiesa, formata da persone di ambo i
sessi, è chiamata vergine. Vi ho fidanzati a un solo uomo, per presentarvi a Cristo come
vergine pura (2Cor 11.2). Di pochi è la verginità in senso fisico, di tutti deve essere la
verginità del cuore. La verginità fisica è il corpo intatto, la verginità del cuore è la fede
incorrotta. Tutta la Chiesa quindi è detta vergine e, con nome maschile, si chiama popolo di
Dio (Agostino, Esposizione sul Sl 147 10).
Altri autori cristiani
Benché lo sposo prometta alla sposa, ai discepoli eletti: Ecco, io sono con voi tutti i giorni,
fino alla fine del mondo (Mt 28.20), tuttavia dice anche loro che il padrone chiamò i servi,
consegnò a ciascuno del denaro, perché lo facessero fruttare e se ne andò; poi tornò a chiedere
conto. Per questo, nel dramma d’amore del Cantico, lo sposo è a volte presente e a volte
assente. Se lo sposo fosse assente, sentiremmo a mezzanotte un grido: Viene lo sposo! Lo
sposo, dunque, è presente e insegna, è assente e lo si desidera. L’una e l’altra cosa si
applicano alla Chiesa e ad ogni credente. Infatti, quando si permette che la Chiesa soffra
persecuzioni e tribolazioni, sembra che egli sia assente; poi, quando cresce in pace e fiorisce
nella fede e nelle opere buone, si pensa che sia presente. Questa situazione di presenze e di
assenze la soffriamo per tutta la nostra vita, fino a quando il Salvatore ci dirà: Se uno mi ama,
osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora
presso di lui (E. J. Hernandez, Il cantico dei cantici p. 76).
La vocazione alla castità... è già vocazione d’amore. Se nella consacrazione a Dio si impone
la rinuncia all’amore umano, è perché la consacrazione è di fatto una risposta di amore che
già impegna e una trasfigurazione di tutto l’essere umano. L’anima trascende il segno per
vivere fin da ora direttamente l’unione nuziale col Cristo. Proprio per questo si impone una
particolare vocazione di Dio per scegliere la verginità, perché la verginità suppone che Dio
abbia già colmato con la sua presenza il vuoto del cuore. La verginità non è che il consenso
all’amore divino, è l’abbandono al suo amore geloso che già vuol possedere tutto l’uomo per
sé. (...) Mai l’anima sceglie Dio per compenso; tanto attraverso il matrimonio come attraverso
la castità, la scelta definitiva non può essere che Dio. Non vi è altro fine alla vita umana che
lui. (...) Non si sceglie Dio per il fatto che non ci rimane altro. È scegliendo Dio che non ci
rimane altro. Dio rimane sempre colui che ti attende: il tuo cammino non può avere altra
meta: se non porta a lui, ti perdi. Se non lo trovi, tanto il matrimonio che la castità non hanno
altra meta che la morte, la solitudine, il vuoto infernale. Qualunque cammino umano porta a
Dio che è la vita, l’Immortalità, l’Amore (D. Barsotti, Verginità e matrimonio pp. 46-7).
Di fronte alla notte incombente occorre lo sforzo di stare svegli, attenti, pronti, occorre
mantenere la lucidità e la sobrietà, occorre pensare, riflettere, discernere la storia e i tempi,
occorre capacità di resistenza, fermezza di fede, saldezza di speranza, ardore di carità.
Occorre molto amore per il Signore: la vigilanza è orientata a lui, a discernere le tracce della
sua presenza nella vita e nella storia, ad attenderne la venuta, a riconoscerlo nell’altro uomo.
La vigilanza, matrice di tutte le virtù cristiane, è attenzione al tempo e alla storia,
responsabilità verso il fratello e nella Chiesa: è l’atteggiamento di chi sa unire attesa
escatologica e impegno storico, ricerca delle cose dell’alto e fedeltà alla terra... Per la Bibbia
la vigilanza è qualità soprattutto del profeta, di colui che è coinvolto e partecipe radicalmente
nella vicenda storica dell’uomo, ma anche profondamente appartenente a Dio, così da saper
mediare la sua Parola e il suo giudizio nell’oggi storico. Grazie alla vigilanza, il profeta sa
discernere e denunciare l’idolatria del mondo e della Chiesa. Ed è grazie a un profeta,
sentinella che veglia nella notte dei tempi e della Chiesa, che può restare acceso un barlume
di speranza e un’attesa (L. Manicardi in Non vi sarà più notte p. 86).
Passi paralleli
Mt 24,43-44 Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il
ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché
nell’ora che non immaginate, il Figlio dell’uomo verrà.
Mt 26,37-41 E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e
angoscia. Disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me”. E
avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: “Padre mio, se è
possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!”. Poi tornò
dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: “Così non siete stati capaci di
vegliare un’ora sola con me? Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è
pronto, ma la carne è debole”.
Mc 13,33-37 State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso. È
come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai
servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. Vigilate dunque, poiché
non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo
o al mattino, perché non giunga all’improvviso, trovandovi addormentati. Quello che dico a
voi, lo dico a tutti: Vegliate!
Lc 12,35-48 Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; siate simili a coloro che
aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà
le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte
o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! Sappiate bene questo: se il padrone di casa
sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi
pronti, perché il Figlio dell’uomo verrà nell’ora che non pensate”.
Allora Pietro disse: “Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?”. Il Signore
rispose: “Qual è dunque l’amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della
sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo? Beato quel servo che il padrone,
arrivando, troverà al suo lavoro. In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se
quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e
le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui
meno se l’aspetta e in un’ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli
infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la
sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose
meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi
fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.
Lc 21,34-36 State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni,
ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; come
un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate
e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e
di comparire davanti al Figlio dell’uomo.
1Pt 1,13
1Pt 4,7-11 La fine di tutte le cose è vicina. Siate dunque moderati e sobri, per dedicarvi alla
preghiera. Soprattutto conservate tra voi una grande carità, perché la carità copre una
moltitudine di peccati. Praticate l’ospitalità gli uni verso gli altri, senza mormorare. Ciascuno
viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori
di una multiforme grazia di Dio. Chi parla, lo faccia come con parole di Dio; chi esercita un
ufficio, lo compia con l’energia ricevuta da Dio, perché in tutto venga glorificato Dio per
mezzo di Gesù Cristo, al quale appartiene la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen!
1Pt 5,8-11 Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in
giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi
per il mondo subiscono le stesse sofferenze di voi. E il Dio di ogni grazia, il quale vi ha
chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, egli stesso vi ristabilirà, dopo una breve sofferenza vi
confermerà e vi renderà forti e saldi.
1Ts 5,6-11 Non dormiamo dunque come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobrii. Quelli
che dormono, infatti, dormono di notte; e quelli che si ubriacano, sono ubriachi di notte. Noi
invece, che siamo del giorno, dobbiamo essere sobrii, rivestiti con la corazza della fede e
della carità e avendo come elmo la speranza della salvezza. Poiché Dio non ci ha destinati
alla sua collera ma all’acquisto della salvezza per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo, il
quale è morto per noi, perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui.
Perciò confortatevi a vicenda edificandovi gli uni gli altri, come già fate.
Es 12,40-42
Ct 5,2-4 Io dormo, ma il mio cuore veglia. Un rumore! È il mio diletto che bussa: “Aprimi,
sorella mia, mia amica, mia colomba, perfetta mia; perché il mio capo è bagnato di rugiada, i
miei riccioli di gocce notturne”. “Mi sono tolta la veste; come indossarla ancora? Mi sono
lavata i piedi; come ancora sporcarli?”. Il mio diletto ha messo la mano nello spiraglio e un
fremito mi ha sconvolta.
Gl 1,13-14 Cingete il cilicio e piangete, o sacerdoti, urlate, ministri dell’altare, venite,
vegliate vestiti di sacco, ministri del mio Dio, poichè priva d’offerta e libazione è la casa del
vostro Dio. Proclamate un digiuno, convocate un’assemblea, adunate gli anziani e tutti gli
abitanti della regione nella casa del Signore vostro Dio, e gridate al Signore: Ahimè, quel
giorno! È infatti vicino il giorno del Signore e viene come uno sterminio dall’Onnipotente.
La vigilanza, in questo stato di allarme, suppone una solida speranza ed esige una costante
presenza di spirito che prende il nome di “sobrietà” (cf. 1Ts 5,6-8, 1Pt 5,8).