Molosso di Cestoni Tadarida teniotis (Rafinesque, 1814) Codice lista italiana: 110.633.0.001.0 Priorità: 10 RARITÀ GENERALE: valore = 3: Secondo la nuova “Lista Rossa” italiana appartiene alla categoria delle specie a basso rischio. Il Molosso di Cestoni inoltre rientra nell’allegato IV della direttiva “Habitat” (92/43/EEC). COROLOGIA: valore = 1: Il Molosso di Cestoni ha un areale esteso su larga parte dell’Europa meridionale, Asia minore sino al Giappone e Cina ed Africa settentrionale. FRAGILITÀ: valore = 2: Alta capacità di dispersione e potenziale riproduttivo basso. Per tutte le specie di chirotteri esistono quartieri di accoppiamento, colonie riproduttive e siti di ibernazione diversificati, che richiedono interventi gestionali specifici per le varie situazioni. CONSISTENZA DEL POPOLAMENTO all’interno del territorio regionale. REGIONALE: valore = 3: Specie rara e localizzata SELETTIVITÀ AMBIENTALE: valore = 3: Specie selettiva che predilige ambienti mediterranei con presenza di falesie e scogliere rocciose utilizzate come rifugi. CRITICITÀ: valore = 0: Il territorio regionale riveste un ruolo assolutamente secondario per questa specie a distribuzione prevalentemente mediterranea. STRATEGIE DI CONSERVAZIONE: Per questa specie sono auspicabili interventi diversificati, che vadano nella direzione dell’incremento e della conservazione dell’habitat disponibile [B], dell’esecuzione di monitoraggi demografici [C], dell’informazione e del coinvolgimento delle popolazioni umane [D]. TIPOLOGIE DI INTERVENTO: Un approccio diretto alla salvaguardia delle popolazioni richiede la pianificazione di azioni di conservazione e mantenimento dei siti potenzialmente utilizzati come rifugio quali alberi senescenti [Bb6], cavità naturali ed artificiali, edifici [Bd5] e in generale di tutti i siti riproduttivi [Bd4]. In tale contesto devono essere ovviamente compresi interventi di rimboschimento volti all’incremento della disponibilità di ambienti forestali [Bb1]. Parallelamente avranno effetto positivo anche operazioni di salvaguardia di zone umide [Ba7], pozze [Ba6] ed interventi di miglioramento della qualità delle acque [Ba1]. E’ inoltre auspicabile l’applicazione di politiche agricole volte alla incentivazione dell’agricoltura biologica e ad un utilizzo controllato di erbicidi e pesticidi [Bc4]. Unitamente alla attuazione di interventi diretti sull’habitat di questa specie, dovranno essere adottate misure di monitoraggio sia sullo status attuale delle popolazioni [C1] sia sui fattori che possono metterne a rischio la consistenza, quali l’inquinamento delle acque [C10]. La salvaguardia di questa specie, come di tutti i Chirotteri, infine, non può esulare dalla promozione di strategie di educazione ambientale e divulgazione su scala locale [D2] e globale [D3]. COSA NON FARE: Alterare e manomettere grotte, cavità e di altre tipologie di rifugio utilizzate dalla specie per l’allevamento dei piccoli e per lo svernamento. Utilizzare massicce quantità di antiparassitari. Alterare gli habitat utilizzati dalla specie come siti di foraggiamento. FATTORI CRITICI: Disturbo umano presso i siti di allevamento dei piccoli e di svernamento. Bioaccumulo di sostanze tossico-nocive. Frazionamento degli habitat. Unica specie europea della famiglia dei molossidi facilmente identificabile per la coda lunga, non inclusa nell’uropatagio. Le dimensioni dell’avambraccio variano tra 57 e 65 mm ed il peso tra 25 e 50 g. Ha orecchie lunghe e larghe, contigue alla base, proiettate in avanti ben oltre l’altezza degli occhi, percorse da 10 o più pieghe trasversali. Il muso è lungo, con occhi grandi. Le ali sono molto strette e lunghe, con 5° dito notevolmente ridotto. La pelliccia è formata da pelo corto, fine e morbido, che le conferisce un aspetto vellutato. Presenta differenze cromatiche nelle diverse regioni del corpo: il dorso, il mento e la gola presentano tonalità da nerastro a grigio-bruno scuro mentre petto e addome assumono sfumature più chiare. I giovani sono di colore più grigio rispetto agli adulti. Non si osservano differenze morfologiche di rilievo tra i due sessi. Diffuso nella regione mediterranea (penisola iberica, Francia meridionale, Italia, penisola balcanica, Egitto) e in Medio Oriente (Israele, Caucaso, Turkestan, Iran), fino a Cina, Corea e Giappone. In Italia la specie è stata segnalata in gran parte delle regioni, ma appare più frequente al Sud e nelle zone costiere. E’ presente in Sicilia, Sardegna, Elba e isole minori. E' presente occasionalmente nei parchi lombardi (dove probabilmente non forma colonie riproduttive). Esistono segnalazioni per il Parco del Campo dei Fiori, per il Parco dei Colli di Bergamo e per il Parco di Montevecchia e della Valle del Curone. Colonie rinvenute nelle Alpi svizzere, al limite settentrionale dell'areale, sono distribuite tra gli 800 e i 1100 m di quota, su falesie a picco. In questa come in altre specie, la carenza di dati in molte aree potrebbe essere in parte dovuta alla scarsità di studi specifici finora eseguiti sui chirotteri. Specie relativamente comune nelle zone costiere mediterranee, ove frequenta preferibilmente habitat caratterizzati da pareti rocciose esposte al sole, sia lungo scogliere isolate che nelle grandi città. Presente anche in zone rocciose di montagna, dove sembra tuttavia più rarefatto. I rifugi estivi sono costituiti da spaccature nella roccia o nelle falesie, negli edifici e nelle grotte. Le colonie riproduttive possono essere composte da oltre 160 adulti e le nascite avvengono tra fine giugno ed inizio luglio. Le femmine partoriscono un unico giovane, indipendente dopo 6-7 settimane. I quartieri invernali sono costituiti presumibilmente dallo stesso tipo di rifugi utilizzati in estate. Le attività di caccia avvengono prevalentemente in volo, ad altezze elevate, lungo le vallate, le linee di costa e le superfici dell’acqua; si possono osservare in caccia anche in inverno. La dieta è costituita da insetti volatori, in particolare ditteri e lepidotteri notturni. Ilaria Trizio e Adriano Martinoli Bibliografia Altringham J.D., 1996. Bats. Biology and Behaviour. Oxford University Press Inc., New York. Bulgarini F., Calvario E., Fraticelli F., Petretti F, Sarrocco S., 1998. Libro rosso degli animali d’Italia - Vertebrati. WWF Italia, Roma. Findley J.S., 1993. Bats: a community perspective. Cambridge Univ. Press, Cambridge. Fornasari L., Violani C., Zava B., 1997. I Chirotteri italiani. Editrice L’Epos, Palermo. Gulino G., Dal Piaz G., 1939. I Chirotteri italiani. Elenco delle specie con annotazioni sulla loro distribuzione geografica e frequenza nella penisola. Boll. 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