VI domenica di pasqua
1 maggio 2005
La Parola
Prima lettura
Dagli Atti degli Apostoli (At 8, 5-8. 14-17)
In quei giorni, 5 Filippo, sceso in una città della Samaria, cominciò a predicare loro il Cristo. 6 E le folle prestavano ascolto
unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e vedendo i miracoli che egli compiva. 7 Da molti indemoniati uscivano
spiriti immondi, emettendo alte grida e molti paralitici e storpi furono risanati. 8 E vi fu grande gioia in quella città.
14
Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samaria aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono Pietro e
Giovanni. 15 Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; 16 non era infatti ancora sceso sopra
nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. 17 Allora imponevano loro le mani e quelli
ricevevano lo Spirito Santo. Parola di Dio.
Dal Salmo 65
Grandi sono le opere del Signore.
Acclamate a Dio da tutta la terra,
2
cantate alla gloria del suo nome,
date a lui splendida lode.
3
Dite a Dio: “Stupende sono le tue opere!
4
A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome”.
5
Venite e vedete le opere di Dio,
mirabile nel suo agire sugli uomini.
6
Egli cambiò il mare in terra ferma,
passarono a piedi il fiume;
per questo in lui esultiamo di gioia:
7
con la sua forza domina in eterno.
16
Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
20
Sia benedetto Dio che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia.
Seconda lettura
Dalla prima lettera di Pietro apostolo (1Pt 3, 15-18)
Carissimi, 15 adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della
speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, 16 con una retta coscienza, perché nel momento stesso in
cui si parla male di voi rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo. 17 È meglio infatti,
se così vuole Dio, soffrire operando il bene che facendo il male. 18 Anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati,
giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito. Parola di Dio.
Alleluia, alleluia. (Gv 14, 23)
Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14, 15-21)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 15 “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. 16 Io pregheròA il Padre ed egli
vi darà un altro ConsolatoreB perché rimangaC con voiD per sempre, 17 lo SpiritoE di veritàF che il mondo non può ricevere,
perché non lo vedeG e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi H. 18 Non vi lascerò
orfani, ritornerò da voi. 19 Ancora un poco e il mondo non mi vedrà piùI; voi invece mi vedreteL, perché io vivo e voi vivrete.
20
In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi. 21 Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva,
questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mioM e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”. Parola del Signore.
Note del testo
La lettura del vangelo di Giovanni, che accompagna queste domeniche di Pasqua, presenta la sezione centrale della prima
parte del discorso di addio, dove Gesù annuncia la venuta del suo successore. Gesù annuncia una nuova presenza presso i
discepoli che sarà inaugurata dalla risurrezione dopo la sua morte. Egli dice espressamente che questa esperienza di incontro è
riservata ai discepoli, cioè ai credenti. Infatti il mondo, che rappresenta lo spazio dell’incredulità, non lo potrà vedere. Gesù,
con la sua morte, sarà sottratto per sempre alla sfera mondana. Ma i discepoli lo potranno vedere di nuovo, perché egli vive e
anch’essi sono inseriti in questo nuovo dinamismo vitale.
Negli Atti degli Apostoli la crescita della chiesa è accompagnata dalla rinnovata effusione dello Spirito Santo. Una piccola
pentecoste conferma la nascita della chiesa in Samaria, dove Filippo annuncia il vangelo e raccoglie i primi credenti e
battezzati tra i samaritani.
(A): Gesù dice, a proposito dello Spirito, che è il Consolatore, ma noi possiamo tenere la sua parola originale, che è Paraclito;
può avere anche il significato di consolatore, ma non vuol dire solo consolatore. È importante chiederci chi è il Paraclito, ma è
soprattutto utile sapere come ci è stato dato il dono dello Spirito e per cosa ci è stato dato. Il testo dice che il Paraclito, il
Consolatore ci è dato perché Gesù lo ha invocato dal Padre. La preghiera di Gesù al Padre non è semplicemente la preghiera di
chi chiede qualcosa perché non ce l’ha. Qui dice il desiderio che Gesù ha (e che manifesta al Padre) che continui nella nostra
vita quello che ha iniziato lui. Non è la richiesta di chi è disperato, ma è la richiesta di chi desidera. La preghiera che Gesù
rivolge al Padre perché mandi lo Spirito è la preghiera di chi desidera che prosegua ciò che lui è stato tra di noi.
(B): Lo Spirito santo viene definito da Gesù come un “altro” consolatore. In virtù del dono dello Spirito che noi riceviamo nel
Battesimo c’è questa funzione che viene garantita che è quella per la quale lo Spirito del Signore, il Paraclito è un altro
consolatore. Il primo Paraclito è stato Gesù e se la parola Paraclito significa “colui che è chiamato a stare dalla parte di…”,
allora evidentemente il fatto che lo Spirito venga chiamato un altro consolatore dice che c’è una condizione costante per la
quale Dio è – come lo era stato in Gesù all’inizio – e continua a stare dalla nostra parte.
(C): Gesù ha parlato della sua partenza ai suoi; tale partenza è anche ritorno al Padre. Ma attraverso questo ritorno al Padre
Gesù potrà tornare nuovamente tra i suoi, attraverso l’invio del dono dello Spirito. Proprio attraverso questo suo passaggio al
Padre egli può ritornare per essere in mezzo a loro in modo diverso, ma ancora più vero e più profondo della sua presenza
fisica e visibile, che aveva caratterizzato il suo essere con i discepoli prima della sua morte. Il dono dello Spirito non è ottenuto
per qualche merito dei discepoli; Gesù afferma chiaramente che sarà lui a pregare il Padre perché mandi il Consolatore. Si
mette così in rilievo la natura di grazia dello Spirito e l’efficacia della preghiera di Gesù.
(D): L’amore per Cristo dischiude all’uomo la vita di comunione trinitaria. Questo amore è il “luogo” del dono dello Spirito.
Lo Spirito è chiamato da Gesù “altro” Paraclito per sottolineare che lui è il primo Paraclito e questo lo sostituisce,
prolungandone l’opera presso i discepoli.
(E): Lo Spirito viene detto Consolatore o Paraclito per indicare colui che è chiamato ad assistere l’imputato durante il dibattito
del processo. Lo Spirito assiste pertanto i credenti nella lotta e nello scontro con un mondo incredulo ed ostile; li difende e li
sostiene nella fede; li consola per le sofferenze che essi patiscono a causa del “giudizio” che il mondo intenta contro Gesù e
coloro che credono in lui.
(F): Il Paraclito, che non abbandona mai la comunità dei discepoli, è detto anche lo “Spirito di Verità” perché appartiene a
Cristo che è la verità e perché lo Spirito ha la funzione di far comprendere alla comunità, con un’intelligenza di fede, la verità
detta da Gesù.
(G): Il mondo, chiuso nella sua autosufficienza, non può assolutamente ricevere questo Spirito, perché ha rifiutato l’amore di
Gesù che ne è il portatore e il rivelatore. Chi non vede in Gesù la rivelazione dell’amore del Padre e non è disposto a ricevere
questo amore come un dono gratuito, chi non è disposto a “lasciarsi lavare i piedi da Gesù”, rimane chiuso a ogni influsso
dello Spirito
(H): A differenza di Gesù risorto, che viene presso i discepoli e si manifesta ad essi, solo dello Spirito di verità si dice che
“dimora presso” i discepoli e “sarà in essi”. In altri termini il Consolatore e lo Spirito di verità non solo prolunga e porta a
compimento la missione di Gesù, ma realizza una nuova e diversa presenza interiore nei credenti.
(I): Il ritorno di cui parla Gesù non è quello della fine dei tempi, bensì quello della sua risurrezione. Il Maestro, tra poco, con
la sua morte in croce scomparirà alla vista del mondo incredulo, ma non a quella dei suoi amici. Il Risorto non sarà visibile a
coloro che non credono. Il mondo senza fede, quello che fonda la sua vita solo sulle certezze umane, non vedrà più il Signore
perché incapace di una visione di fede. I credenti, invece, quelli che accolgono la parola di Gesù e osservano i suoi
comandamenti, specie quello dell’amore fraterno, coloro che sono vivi per la fede nel Signore, questi lo vedranno.
(L): Di fatto una delle prove più difficili della fede è il senso d’isolamento in mezzo a un mondo che ragiona e agisce con
criteri diversi dai nostri: perdono, amore ai nemici, mitezza, castità, dominio di sé.. appaiono comportamenti strani e
incomprensibili quando si collocano entro un contesto pagano. Unico antidoto a questa sensazione di smarrimento è il senso
della presenza continua del Signore con noi come fonte di coraggio rinnovato. Gesù promette proprio questa sua presenza
permanente. Il Cristo risorto è raggiungibile solo dalla fede dei discepoli.
(M): La Pasqua, piena obbedienza di Gesù alla volontà del Padre, pone Gesù in una condizione di perenne intercessione a
favore dei suoi discepoli e questa intercessione si concretizza nella richiesta e nel dono del Paraclito. Il dono dello Spirito
Santo opera nel cuore stesso del credente e gli dà la convinzione ferma che Gesù ha ragione: ha ragione quando predica
l’amore di Dio per noi e ha ragione quando fa della sua vita un dono d’amore; ha ragione quando chiede agli uomini di credere
e di amare e di sperare; ha ragione quando insegna che la vera grandezza dell’uomo non sta nell’autosufficienza orgogliosa,
ma nello scambio umile di amore, nel dare la vita per gli altri perché lui, Gesù, ha donato la sua vita per noi.
Prefazio suggerito: “È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, proclamare sempre la tua gloria, o
Signore, e soprattutto esaltarti in questo tempo nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato. Egli continua a offrirsi per noi e
intercede come nostro Paraclito: sacrificato sulla croce più non muore e con i segni della passione vive immortale” (prefazio
III di Pasqua).
Padri della chiesa
Il Padre ci diede come scudo e infrangibile difesa lo Spirito di Cristo, che ci riempie della grazia, della presenza e della
potenza di lui. Non è possibile, infatti, che l’anima dell’uomo faccia qualche cosa buona o vinca le sue passioni o sfugga ai
tremendi lacci del diavolo se non è difesa dalla grazia dello Spirito Santo ed abbia, perciò, in se stessa, lo stesso Cristo. Per
questo motivo, il divino Salmista, componendo inni di ringraziamento, con la sapienza che gli è insita, gridava a Dio: “O
Signore, ci hai circondati come di uno scudo di grazia” (Sal 5,13) chiamando scudo di grazia null’altro che lo Spirito Santo
che ci protegge e ci rafforza, con la sua incredibile potenza, a volere ciò che piace a Dio. Dunque, egli promette che sarà
presente e aiuterà quelli che credono in lui, sebbene, dopo la risurrezione dai morti, salga nei cieli, per apparire ora per noi al
cospetto di Dio (Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni).
Altri autori cristiani
Nella Pasqua di Gesù – e nella pasqua della vita di ciascun fedele – Dio è giudice ne Padre, giusto sofferente nel Figlio,
intercessore e difensore nello Spirito. In questo triplice modo infatti Dio si trova nell’angustia insieme al suo fedele (cfr Sl
91.15). Il principe di questo mondo già stato giudicato (Gv 16,11), ma il mondo è ancora tutto sotto il potere del maligno
(1Gv 5,19). La vittoria è lungi dall’essere completa. È una vittoria che – come ricorda Paolo- passa ancora attraverso la
debolezza e l’umiliazione di fronte all’avversario, da cui nasce la supplica (termine significativamente apparentato con quello
di paraclito): e perché non insuperbissi per la grandezza delle rivelazioni, mi è stato messo un pungiglione nella carne, un
emissario di Satana che mi schiaffeggi, perché non insuperbisca. Tre volte ho pregato (parakalèo) il Signore che lo
allontanasse da me. Ma rispose: Ti basta la mia grazia; la mia potenza si esprime nella debolezza (2Cor 12,9) (P. Stefani, Sia
santificato il tuo nome A p. 94).
Tutti gli uomini sono chiamati a far parte del nuovo popolo di Dio. Perciò questo popolo, restando uno e unico, deve estendersi
a tutto il mondo e a tutti i secoli, affinché si compia il disegno della volontà di Dio, che in principio creò la natura umana una,
e decise di accogliere alla fine in unità i suoi figli dispersi (cf. Gv 11,52). A questo scopo Dio ha mandato il suo Figlio,
costituito erede dell’universo (cf. Eb 1,2), perchè sia maestro, re e sacerdote di tutti, capo del nuovo popolo universale dei figli
di Dio. E da ultimo Dio ha mandato anche lo Spirito del suo Figlio, signore e vivificante, che per l’intera chiesa e per i singoli
credenti è il principio che riunisce e unifica nella dottrina apostolica e nella comunione, nella frazione del pane e nelle orazioni
(cf. At 2,42) (Conc. Vat. II, Cost. dogmatica Lumen Gentium, 13).
GV 14,15-21- Da una parte il Signore dice che senza lo Spirito non si è nella Vita, dall’altra dice che il mondo non lo vede e
non lo conosce, non lo sperimenta È proprio del mondo in quanto mondo, non conoscere lo Spirito Santo e non sperimentarlo:
averne ignoranza totale. Anche per il mondo più mondano, in qualche modo, almeno per un istante, per un moto di
superficialità estrema, il Cristo Gesù qualcosa è (che cosa poi, è un altro discorso).[…] Ma lo Spirito Santo proprio non esiste:
nemmeno viene nominato. E d’altra parte senza di esso non si può essere in Cristo e in Dio. Cioè nella Vita.[…] Mentre non si
dà vita cristiana, non si può dare esistenza cristiana, tanto meno si può dare perseveranza e crescita della nostra vita in Dio, se
non c’è qualche scintilla di sperimentazione, di esperienza dello Spirito Santo in noi.[…] Cristo dice formalmente: “il mondo
non lo vede e non lo conosce, voi lo conoscete”. E anzi, è da questa esperienza dello Spirito in noi che nasce tutto il resto del
nostro organismo e del nostro esistere cristiano; perché Gesù stesso noi non lo possiamo confessare come Signore e Figlio di
Dio se non nell’esperienza dello Spirito, sia pure iniziale, sia pure ancora puramente albale. Altrimenti anche Gesù diventa un
idolo, diventa un’ideologia, diventa niente.[…]“ Non vi lascerò orfani”. Questa è un’altra parola fortissima, perchè dice qual
è la nostra condizione fondamentale che è quella di essere figli! E tutto il nostro essere o non essere è in dipendenza
dell’avvertire o non avvertire la nostra filiazione.[…] di figli non orfani, ma figli di un Padre vivente, che viviamo in un
Fratello maggiore vivente, il quale ci comunica lo Spirito del Padre e ci fa vivere in esso.[…] Dunque, per essere cristiani
bisogna prendere sul serio la promessa di Cristo dello Spirito Santo. Capire che tutto dipende da quello: la vita e la morte; il
nostro essere o non essere in Dio e in Cristo. Essere sicuri che Cristo l’ha adempiuta per tutti i cristiani e che si compie nel
nostro battesimo, si consuma, si completa - come tante volte abbiamo detto - nella cresima e in ogni eucaristia (G. Dossetti,
Omelia nella VI domenica di pasqua A, 7 maggio 1972: dalla viva voce, senza la revisione dell’autore).
Passi biblici paralleli
v. 15 Dt 7, 11: Osserverai dunque i comandi, le leggi e le norme che oggi ti dò, mettendole in pratica.
Dt 11,1: Ama dunque il Signore tuo Dio e osserva le sue prescrizioni: le sue leggi, le sue norme e i suoi comandi.
Sap 6,18-19: L’amore è osservanza delle sue leggi; il rispetto delle leggi è garanzia di immortalità e l’immortalità fa stare
vicino a Dio.
Gv 15,10: Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio
e rimango nel suo amore.
1Gv 5,2-3: Da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti, perché in questo
consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi.
At 1,7-8: Ma egli rispose: “Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete
forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli
estremi confini della terra”.
v. 16 Gv 14,25-26. Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà
nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
1Gv 2,1: Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il
Padre: Gesù Cristo giusto.
At 2,33: Innalzato pertanto alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha
effuso, come voi stessi potete vedere e udire.
Mt 10,19-20: quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà
suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
v. 17 (dimora) Gv 14,23: Gli rispose Gesù: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a
lui e prenderemo dimora presso di lui.
2Gv 1,1-2: Io, il presbitero, alla Signora eletta e ai suoi figli che amo nella verità, e non io soltanto, ma tutti quelli che hanno
conosciuto la verità, a causa della verità che dimora in noi e dimorerà con noi in eterno.
Ap 3,20: Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli
con me.
Es 24,16: La Gloria del Signore venne a dimorare sul monte Sinai e la nube lo coprì per sei giorni.
Esd 1,3: Chi di voi proviene dal popolo di lui? Il suo Dio sia con lui; torni a Gerusalemme, che è in Giudea, e ricostruisca il
tempio del Signore Dio d’Israele: egli è il Dio che dimora a Gerusalemme.
Sal 26,8: Signore, amo la casa dove dimori e il luogo dove abita la tua gloria.
Is 57,15: Poiché così parla l’Alto e l’Eccelso, che ha una sede eterna e il cui nome è santo: In un luogo eccelso e santo io
dimoro, ma sono anche con gli oppressi e gli umiliati, per ravvivare lo spirito degli umili e rianimare il cuore degli oppressi.
At 17,24: Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della terra, non dimora in templi
costruiti dalle mani dell’uomo
2Cor 12,9: Ed egli mi ha detto: “Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza”. Mi
vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo.
1Gv 4,14-15: Da questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha fatto dono del suo Spirito. E noi stessi
abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo. Chiunque riconosce che Gesù è
il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio.
Ap 21,3: Udii allora una voce potente che usciva dal trono:“ Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed
essi saranno suo popolo ed egli sarà il “Dio-con-loro”.
v. 20 (In quel giorno) Is 2,17: Sarà piegato l’orgoglio degli uomini, sarà abbassata l’alterigia umana; sarà esaltato il Signore,
lui solo in quel giorno.
Is 4,1-2: Sette donne afferreranno un uomo solo, in quel giorno, e diranno: “Ci nutriremo del nostro pane e indosseremo le
nostre vesti; soltanto, lasciaci portare il tuo nome. Toglici la nostra vergogna”. In quel giorno, il germoglio del Signore
crescerà in onore e gloria e il frutto della terra sarà a magnificenza e ornamento per gli scampati di Israele.
Ger 4,9: E in quel giorno, dice il Signore, verrà meno il coraggio del re e il coraggio dei capi; i sacerdoti saranno costernati e
i profeti saranno stupiti.
Zc 2,15: Nazioni numerose aderiranno in quel giorno al Signore e diverranno suo popolo ed egli dimorerà in mezzo a te e tu
saprai che il Signore degli eserciti mi ha inviato a te.
v. 21 Gv 12,47: Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per
condannare il mondo, ma per salvare il mondo.
Gv 5,24: In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va
incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.
Gv 16,26-27: In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso vi ama,
poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio.
Gv 17,26: E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io
in loro”.