XIII domenica del tempo ordinario
27 giugno 2004
La Parola
Prima lettura
Dal primo libro dei Re
(1Re 19, 16b.19-21)
In quei giorni, disse il Signore ad Elia: 16b«ungerai Eliseo figlio di Safàt, di Abel-Mecola, come profeta
al tuo posto». 19Partito di lì, Elia incontrò Eliseo figlio di Safàt. Costui arava con dodici paia di buoi
davanti a sé, mentre egli stesso guidava il decimosecondo. Elia, passandogli vicino, gli gettò addosso il
suo mantello. 20Quegli lasciò i buoi e corse dietro a Elia, dicendogli: «Andrò a baciare mio padre e mia
madre, poi ti seguirò». Elia disse: «Va’ e torna, perché sai bene che cosa ho fatto di te». 21Allontanatosi
da lui, Eliseo prese un paio di buoi e li uccise; con gli attrezzi per arare ne fece cuocere la carne e la
diede alla gente, perché la mangiasse. Quindi si alzò e seguì Elia, entrando al suo servizio. Parola di
Dio.
Dal Salmo 15
Sei tu, Signore, il mio unico bene.
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto a Dio: «Sei tu il mio Signore
senza di te non ho alcun bene».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio cuore mi istruisce.
Io pongo sempre innanzi a me il Signore,
sta alla mia destra, non posso vacillare.
Di questo gioisce il mio cuore,
esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perchè non abbandonerai
la mia vita nel sepolcro,
né lascerai che il tuo santo veda la corruzione.
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena nella tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.
.
Seconda lettura
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Galati
(Gal 5, 1.13-18)
Fratelli, 1Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di
nuovo il giogo della schiavitù. 13Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà
non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli
altri. 14Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te
stesso. 15Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli
altri! 16Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della
carne; 17la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne;
queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. 18Ma se vi lasciate guidare
dallo Spirito, non siete più sotto la legge. Parola di Dio.
Alleluia, alleluia. (cf. Gv 8,12)
Io sono la luce del mondo, dice il Signore;
chi segue me avrà la luce della vita.
Dal Vangelo secondo Luca
(Lc 9, 51-62)
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui Gesù sarebbe stato tolto dal mondoA, egli si diresse
decisamenteB verso Gerusalemme 52e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed
entrarono in un villaggio di SamaritaniC per fare i preparativi per lui. 53Ma essi non vollero riceverlo,
perché era diretto verso Gerusalemme. 54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero:
«Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». 55Ma Gesù si voltò e li
rimproveròD. 56E si avviarono verso un altro villaggio. 57Mentre andavano per la strada, un tale gli disse:
«Ti seguirò dovunque tu vada». 58Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i
loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capoE». 59A un altro disse: «Seguimi». E costui
rispose: «Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padreF». 60 Gesù replicò: «Lascia che i
morti seppelliscano i loro morti; tu va’ e annunzia il regno di Dio». 61Un altro disse: «Ti seguirò,
Signore, ma prima lascia che io mi congediG da quelli di casa». 62Ma Gesù gli rispose: «NessunoH che
ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio». Parola del Signore.
51
Note del testo
Il v. 51 del cap. 9 del vangelo di Luca è importante perché divide la prima parte del vangelo che vede
Gesù impegnato in Galilea, da questa seconda parte nella quale Gesù inizia il grande viaggio verso
Gerusalemme. È un lungo, interminabile viaggio il cui racconto si distribuisce su dieci capitoli. Gesù fa
confluire in questo suo cammino verso Gerusalemme tutta la sua missione: da ora in poi tutto si gioca e
ruota attorno a questo viaggio. Non è una definizione quella che ci viene detta, non è una teoria; si
parla di una persona, certo, ma si parla soprattutto di un viaggio, si parla di un esodo. Gesù, con la sua
morte, risurrezione e ascensione deve realizzare il nuovo esodo, che permetterà ai suoi di accedere a
Dio con lui. D’ora in poi, in questa grande sezione del vangelo di Luca, tutto verrà definito in base al
come ci si porrà davanti a Gesù che cammina verso Gerusalemme.
(A): “I giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo”, significa il tempo della Pasqua e dell’Ascensione.
Letteralmente il testo dice: “Il giorno in cui sarebbe stato assunto dal mondo”; è il riferimento alla sua
Assunzione. Ebbene, a questo punto della sua vita si potrebbe dire: l’ora sta per giungere e Gesù si
mette in cammino verso questa ora, verso Gerusalemme, ma non solo; verso la morte, ma non solo; in
realtà il suo viaggio è verso il Padre, è un ritorno al Padre attraverso Gerusalemme e la passione.
Proprio perché è un viaggio attraverso Gerusalemme e la passione, richiede una decisione forte.
(B): Trad. lett.: “indurì il suo volto”, espressione semitica con cui Luca vuol sottolineare la risolutezza
di Gesù nell’affrontare il viaggio verso Gerusalemme. Quando Dio aveva chiamato il profeta Ezechiele
ad annunciare la distruzione di Gerusalemme, ed aveva annunciato ad Ezechiele l’opposizione da parte
di tutto il popolo, lo aveva garantito così: “Non temere, io ti darò una faccia dura come la loro e una
fronte dura come la loro, in modo che tu possa resistere, che l’opposizione della gente non ti
impaurisca, non ti schiacci, non ti condizioni” (Ez 3, 8-9). E nel Libro di Isaia, quando “il servo di
Jahve”, è presentato con queste parole: “Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che
mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare
deluso” (Is 50, 6-7). Di fronte alla persecuzione “il servo di Jahve indurisce il volto”; vuol dire: rinnova
la sua decisione di consacrazione all’obbedienza a Dio e non si lascia spaventare. L’opposizione degli
altri non lo fa indietreggiare.
Si potrebbe ricordare quello che scriverà la lettera agli Ebrei, parlando di Gesù: “In cambio della gioia
che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l’ignominia, e si è assiso alla destra del
trono di Dio” (Eb 12, 2b). Ha guardato la gioia, le promesse del Padre, la comunione con Dio come
traguardo della sua vita, e tenendo fisso lo sguardo alla gioia non ha avuto paura di niente, della
vergogna, dell’umiliazione, dell’ignominia; ha percorso la sua strada in una direzione diretta e si è
assiso alla destra del trono di Dio. Il suo cammino dunque ha raggiunto realmente il traguardo.
(C): Il termine samaritano non è connotato in senso geografico, ma deriva piuttosto da samerìm,
custode della legge. In tempi lontani, gli Ebrei di Samaria si sono mescolati alle popolazioni importate
dagli Assiri e per questo, al ritorno d’Israele dall’esilio di Babilonia, sono stati respinti dai Giudei come
impuri. Da qui l’antica rivalità tra Giudei e Samaritani tenuti a distanza e disprezzati. È interessante
sottolineare l’onestà dei Samaritani, che forse è una onestà solo cultuale. Gesù non va ricevuto e il
motivo per cui non va ricevuto è che lui cammina verso Gerusalemme.
(D): Alcuni manoscritti antichi, riferiscono anche le parole di questo rimprovero: “Non sapete di che
spirito siete, il Figlio dell’uomo, infatti, non è venuto per distruggere la vita degli uomini ma per
salvarla”. Sono probabilmente manoscritti non originali, però un qualche copista ha colto il significato
di quest’episodio. Vuol dire: non deve nascere nessun risentimento di fronte al rifiuto degli uomini, ma
può nascere unicamente la sofferenza di fronte al no che gli uomini possono opporre alla salvezza. I
discepoli devono quindi imparare ad andare incontro alla gente con lo stile di Gesù: della misericordia,
dell’amore e del perdono. È una novità per certi aspetti. Il brano richiama un episodio del Secondo
libro dei Re, quando il re Acazia aveva mandato dei soldati a catturare il profeta Elia. Ed Elia li aveva
inceneriti; aveva quindi usato il potere di Dio per difendere la propria vita (cfr. 2 Re 1, 9s). Gesù non è
così, non si difende, né si difenderà al momento della passione. I discepoli devono assumere uno stile
nuovo e imparare quest’atteggiamento sorprendente di Gesù.
(E): Gesù chiede a quelli che lo vogliono seguire di farlo con una forte decisione, perché il viaggio con
Gesù significa diventare degli sradicati nel mondo, di non avere una tana, una sicurezza dove mettere il
proprio riposo. Significa una decisione che non deve più ritornare indietro, che non deve essere
accompagnata da dei “se”, dei “ma”; deve invece coinvolgere la vita dell’uomo totalmente e
pienamente.
(F): Ci sono due persone che sono chiamate a seguire il Signore, una invitata da Gesù, l’altra si
presenta; però entrambi vorrebbero seguire il Signore sotto condizione: “Ti seguirò, ma prima lascia
che vada a congedarmi da quelli di casa mia”; “Ti seguirò, ma prima lascia che io vada a seppellire mio
padre”. Naturalmente non sono condizioni sbagliate o negative; però, sono condizioni. La sequela di
Gesù deve e vuole affermarsi come qualche cosa di assoluto. Le condizioni devono essere pian piano
sostituite da una fiducia e da un abbandono più grande. Quando il discepolo risponde: “Signore,
concedimi di andare a seppellire prima mio padre”, richiama un obbligo: seppellire i morti è una delle
opere di misericordia doverose, secondo la tradizione d’Israele. Questa evidentemente è una delle opere
di misericordia più urgenti e importanti (proprio per questo viene presa come punto di riferimento). Il
criterio è: il Regno di Dio deve stare prima dell’opera di misericordia più urgente e preziosa che si
possa immaginare; la sequela di Gesù Cristo deve stare prima. Naturalmente, Gesù non vuole affermare
che seppellire i morti è una cosa da poco; al contrario, proprio perché è una cosa da molto è presa come
confronto, misura, riferimento. L’essenziale è che il Regno di Dio colga la libertà dell’uomo più ancora
di qualunque altra esigenza o dovere.
(G): Il verbo usato qui significa “salutare”, “prendere commiato” ma anche “abbandonare”,
“rinunciare”. Emerge da qui il tema molto caro a Luca della rinuncia a ogni bene come condizione per
essere discepolo di Gesù.
(H): Queste parole sono per gli annunciatori del vangelo, sono per gli apostoli, che devono lasciare
tutto per andare dietro al Signore, ma hanno anche valore per tutti: la scelta del vangelo deve diventare
una scelta radicale e senza riserve. Il criterio delle nostre scelte deve diventare il vangelo. Mettere il
regno di Dio prima di ogni altra cosa e mettere Dio al di sopra di tutto tanto da considerarlo come lo
scopo supremo delle nostre scelte, questo vale per ogni cristiano.
Prefazio suggerito: “Abbiamo riconosciuto il segno della tua immensa gloria quando hai mandato tuo
Figlio a prendere su di sé la nostra debolezza; in lui nuovo Adamo hai redento l’umanità decaduta, e
con la sua morte ci hai resi partecipi della vita immortale” (prefazio III del tempo ordinario).
Padri della chiesa
Ognuno di noi è l’aratore di se stesso: possiede come terra la propria anima che rinnova continuamente
con l’aratro della ragione condotto da buoi che cominciano la loro fatica partendo dalla Scrittura che è
perfetta e pura. Egli rinnoverà allora la sua anima fatta vecchia dalla pigrizia che l’ha dominata per
tutta la sua vita passata, pigrizia che produce in abbondanza opere sterili e malvage; e una volta
estirpata tutta questa vegetazione con l’aratro della Parola, e dopo aver lasciato la sua anima in riposo,
vi seminerà i semi della Legge, dei Profeti, del Vangelo, prendendoli dai divini insegnamenti: ciò che
avviene quando si meditano nella propria memoria i passi della Scrittura e quando ci si impone di
mettere in pratica la Parola di Dio. Per questo Dio, creatore di tutte le cose, dice ugualmente per bocca
di Geremia: Rinnovate la vostra terra con nuove arature e non buttate il vostro seme tra le spine (Ger
4.3). Non basta aver ricevuto una semenza divina per produrre frutti, bisogna prima purificare
interamente la nostra anima, liberarla da tutte le passioni, da ogni pensiero legato alla vita terrena e dai
piaceri (Origene, Comm. a Luca fr. 68).
Altri autori cristiani
I cristiani sono uomini senza patria e non devono installarsi nelle patrie, perché la loro patria è nei cieli
(Fil 3,20). Questo significa molte cose, ma anzitutto – elementarmente- che la qualità di cristiani non
può essere stemperata in appartenenza a terre, a etnie, a genti, a culture, né può diventare messianismo
nazionale fino a a depauperarsi in visione religiosa dell’ «è bello morire per la patria». Purtroppo in
questi anni abbiamo sentito nuovamente risuonare questo linguaggio in alcune chiese, sulle labbra di
autorità ecclesiastiche, quasi che la difesa della fede cristiana coincidesse con la causa nazionale. Ma
questo atteggiamento non può che provocare un’inimicizia e minare la testimonianza pacifica della
fede, perché è un’arroganza che provoca una reazione, i cui contraccolpi noi troppo facilmente ed
affrettatamente chiamiamo martirio… Se il dramma del martirio avviene in questa condizione di
‘stranierità’, allora si ripresenta concretamente nella storia il segno del Figlio dell’Uomo: la croce, quel
segno che apparirà glorioso alla fine dei tempi e svelerà la verità della storia, quando ogni occhio lo
vedrà, anche quelli che lo trafissero, e tutti si batteranno il petto (Ap 1,7) (E. Bianchi, Compagnia
degli uomini e logica della croce Quad. di Bose 36 pp. 10-1).
Andare a Gerusalemme in pellegrinaggio è quanto ogni pio israelita compiva in occasione delle grandi
feste, per cercare la presenza di Dio, la pienezza della vita. Nel tempio di Gerusalemme l’israelita entra
a contatto con la sorgente della vita (cfr Sal 62). Nella casa del Signore egli trova la pace con tutto
quello che rappresenta al comunione con Dio e con i fratelli, la serenità della vita quotidiana. E questo
vale davvero per Gesù: quando dice che doveva andare a Gerusalemme è esattamente per compiere la
volontà del Padre e riannodare strettamente quel legame di comunione che lo unisce al Padre. (...) Il
pellegrinaggi verso la vita contiene la sofferenza e la morte... Più avanti Gesù spiegherà che la sua
sofferenza e morte sono il cammino del riscatto e quindi della salvezza degli uomini dalla condizione di
peccato in cui si trovano. Ora dice semplicemente che questa è la volontà del Padre, e che a essa lui
liberamente si sottomette, e che quindi anche i discepoli devono accettare questo misterioso cammino
di Gesù (L. Monari, Gesù edifica la sua comunità p. 29).
Quelli che non seguono soltanto Gesù, senza girare indietro la testa, senza guardare nient’altro che lui
solo, Gesù li chiama morti, tanto sono lontani dalla verità, tanto sono lontani dalla vera via!... Tutto per
Me, tutto in vista di Me: l’albero deve fruttificare per il suo padrone, la creatura deve dedicarsi al suo
creatore; i doveri che ha verso le altre creature e verso se stessa non sono doveri che per volontà del
creatore, essa deve compierli solamente per il suo creatore, solamente quando il suo creatore vuole che
li compia, solamente in vista di Lui e nella misura in cui egli lo vuole... Chi non fa tutto in vista di Dio,
chi non segue Gesù guardando unicamente a lui, chi ha uno sguardo verso le creature è morto (C. de
Foucauld, Opere Spirituali pp. 233-4).
Il Vangelo descrive in modo scarno una sequela che un po’ ci stordisce. Rimaniamo in silenzio. “Un
tale gli disse... a un altro disse... un altro disse”. Questi uomini senza nome, questi personaggi così
generici, descritti solo con una frase della loro bocca; così uguali a noi. Gesù non vuole essere
frainteso e sembra dire: vieni con me, ma ti dico con chiarezza come è fatta la vita con me. Nessuna
edulcorazione, nessun compromesso, nessuna trattativa. Facciamo presto, in certi momenti, a fare
dichiarazioni d’amore al Signore: “Ti seguirò dovunque tu vada”, senza tener conto delle implicazioni
che la fedeltà a questa dichiarazione comporta. Gesù sottolinea come tutte le cose su cui contiamo sulla
terra debbano essere messe subito in discussione, perché sia chiara la loro collocazione rispetto alla
centralità della sua sequela, perché non siano mai motivo di intralcio o di confusione nel cammino con
lui. È una strada di grazia, di libertà vera e totale, ma Gesù sa che i vincoli di questa terra per noi sono
una schiavitù spesso desiderata, che cerchiamo di scusare nella nostra coscienza. Seguirlo ci libera da
ogni legge e rende superflua ogni necessità. A patto di non volgersi indietro (Gruppo OPG).
Passi biblici paralleli
v.1 (Sarebbe stato tolto dal mondo: Traduz. Lett. Mentre si compivano i giorni della sua
assunzione; tale «innalzamento» o «assunzione» comprende gli ultimi giorni del destino
sofferente di Gesù e i primi di quello glorioso, cioè passione, morte, resurrezione e ascensione.
2Re 2,9-11: Mentre passavano, Elia disse a Eliseo: «Domanda che cosa io debba fare per te prima che
sia rapito lontano da te». Eliseo rispose: «Due terzi del tuo spirito diventino miei». Quegli soggiunse:
«Sei stato esigente nel domandare. Tuttavia, se mi vedrai quando sarò rapito lontano da te, ciò ti sarà
concesso; in caso contrario non ti sarà concesso». Mentre camminavano conversando, ecco un carro di
fuoco e cavalli di fuoco si interposero fra loro due. Elia salì nel turbine verso il cielo.
Mc 16,19: Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi
saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni,
parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà
loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con
loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio.
At 1,2: Nel mio primo libro ho già trattato, o Teòfilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal
principio fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito
Santo, egli fu assunto in cielo.
At 1,10-11: E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n’andava, ecco due uomini in bianche
vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo
Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto
andare in cielo».
1Tm 3,16: Dobbiamo confessare che grande è il mistero della pietà:
Egli si manifestò nella carne, fu giustificato nello Spirito, apparve agli angeli,fu annunziato ai
pagani,fu creduto nel mondo,fu assunto nella gloria.
Per gli stessi avvenimenti, Gv userà il termine «glorificare»
Gv 7,39 Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non
c’era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato.
Gv 12,16: Sul momento i suoi discepoli non compresero queste cose; ma quando Gesù fu glorificato, si
ricordarono che questo era stato scritto di lui e questo gli avevano fatto.
Gv 12,23: Gesù rispose: «È giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo.
v.53 (Gli ebrei evitavano ogni rapporto con i samaritani, che odiavano per l’impurità della loro
stirpe e per le divergenze religiose.)
Gv 4,9: Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una
donna samaritana?». I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani.
(I samaritani, sempre molto mal disposti verso i giudei dovevano mostrarsi particolarmente ostili
di fronte ai pellegrini di Gerusalemme. Per questo generalmente si evitava il loro territorio)
Mt 10,5: Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti: «Non andate fra i pagani e non entrate
nelle città dei Samaritani».
(Gesù supera queste dispute)
Lc 10,33-37: Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe
compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo
giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede
all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi
di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». Quegli rispose: «Chi
ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Và e anche tu fà lo stesso».
Lc 17,16-19: Uno di loro (lebbrosi), vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si
gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non sono stati guariti
tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all’infuori
di questo straniero?». E gli disse: «Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!».
At 8,5-25: Filippo, sceso in una città della Samaria, cominciò a predicare loro il Cristo. E le folle
prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e vedendo i miracoli che egli
compiva. Da molti indemoniati uscivano spiriti immondi, emettendo alte grida e molti paralitici e storpi
furono risanati. E vi fu grande gioia in quella città.
V’era da tempo in città un tale di nome Simone, dedito alla magia, il quale mandava in visibilio la
popolazione di Samaria, spacciandosi per un gran personaggio. A lui aderivano tutti, piccoli e grandi,
esclamando: «Questi è la potenza di Dio, quella che è chiamata Grande». Gli davano ascolto, perché
per molto tempo li aveva fatti strabiliare con le sue magie. Ma quando cominciarono a credere a
Filippo, che recava la buona novella del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo, uomini e donne si
facevano battezzare. Anche Simone credette, fu battezzato e non si staccava più da Filippo. Era fuori di
sé nel vedere i segni e i grandi prodigi che avvenivano. Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero
che la Samaria aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni. Essi discesero e
pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora sceso sopra nessuno di
loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e
quelli ricevevano lo Spirito Santo.
Essi poi, dopo aver testimoniato e annunziato la parola di Dio, ritornavano a Gerusalemme ed
evangelizzavano molti villaggi della Samaria.
Mc 3,16-17.
v.59 Lc 14,26-27; Lc 14,33.
v.61 1Re 19,19-21.
v.62 Fil 3,13.