II domenica di avvento 5 dicembre 2004 La Parola Prima lettura Dal libro del profeta Isaia (Is 11,1-10) In quel giorno, 1un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. 2 Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. 3Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; 4ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese. La sua parola sarà una verga che percuoterà il violento; con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio. 5Fascia dei suoi lombi sarà la giustizia, cintura dei suoi fianchi la fedeltà. 6Il lupo dimorerà insieme con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà. 7La vacca e l’orsa pascoleranno insieme; si sdraieranno insieme i loro piccoli. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. 8Il lattante si trastullerà sulla buca dell’aspide; il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi. 9Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la saggezza del Signore riempirà il paese come le acque ricoprono il mare. 10In quel giorno la radice di Iesse si leverà a vessillo per i popoli, le genti la cercheranno con ansia, la sua dimora sarà gloriosa. Parola di Dio. Dal Salmo 71 Vieni, Signore, re di giustizia e di pace. Dio, dà al re il tuo giudizio, al figlio del re la tua giustizia; regga con giustizia il tuo popolo e i tuoi poveri con rettitudine. Nei suoi giorni fiorirà la giustizia e abbonderà la pace, finché non si spenga la luna. E dominerà da mare a mare, dal fiume sino ai confini della terra. Egli libererà il povero che invoca e il misero che non trova aiuto, avrà pietà del debole e del povero e salverà la vita dei suoi miseri. Il suo nome duri in eterno, davanti al sole persista il suo nome. In lui saranno benedette tutte le stirpi della terra e tutti i popoli lo diranno beato. Seconda lettura Dalla lettera di Paolo apostolo ai Romani (Rm 15,4-9) Fratelli, 4tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché in virtù della perseveranza e della consolazione che ci vengono dalle Scritture teniamo viva la nostra speranza. 5E il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti ad esempio di Cristo Gesù, 6perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo. 7Accoglietevi perciò gli uni gli altri come Cristo accolse voi, per la gloria di Dio. 8Dico infatti che Cristo si è fatto servitore dei circoncisi in favore della veracità di Dio, per compiere le promesse dei padri; 9le nazioni pagane invece glorificano Dio per la sua misericordia, come sta scritto: “Per questo ti celebrerò tra le nazioni pagane, e canterò inni al tuo nome”. Parola di Dio. Alleluia, alleluia (Lc 3, 4.6) Preparate la via del Signore; raddrizzate i suoi sentieri! Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio! Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 3,1-12) 1 In quei giorni comparve Giovanni il BattistaA a predicare nel deserto della Giudea, 2dicendo: “ConvertiteviB, perché il regnoC dei cieli è vicino!”. 3Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse: “Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!”. 4Giovanni portava un vestito di peli di cammello D e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico. 5Allora accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano; 6e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano. 7 Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: “Razza di vipereE! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all’ira imminente? 8Fate dunque frutti degni di conversioneF, 9e non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre. 10Già la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. 11Io vi battezzo con acquaG per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco H. 12 Egli ha in mano il ventilàbroI, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile”. Parola del Signore. Note del testo Matteo, concluso il vangelo dell’infanzia, prima di mettere direttamente in scena la persona di Gesù, offre un primo piano di Giovanni Battista che predica e battezza nel deserto. Anche se la sua figura domina letterariamente il brano, non si dimentichi la valenza cristologica: Giovanni è lì, con la sua parola e con la sua azione, a preparare la strada a Cristo. Gesù, dunque, costituisce il primario centro di interesse. Prima di Giovanni molti profeti hanno parlato di Gesù nei testi messianici. Il Messia viene definito come ‘germoglio’e come ‘virgulto’. La citazione di Iesse richiama umili origini. Nonostante ciò e nonostante il tronco tagliato, una linfa perenne, che è la promessa divina, vivifica questo ceppo. C’è quindi una continuità con la storia passata, un radicamento profondo con il popolo di Israele, di cui il Messia sarà appunto il virgulto, un manifesto segno di novità. (A): È importante che la figura di Gesù sia preceduta da quella di Giovanni Battista. Giovanni tuttavia, nel suo rivelare la venuta del Signore, nell’annunciarla, non esaurisce ciò che il Signore porterà a compimento. La figura di Giovanni scandisce l’Avvento con la sua parola. Non si tratta di essere solo in ascolto della parola, ma la vicenda di Giovanni ci dice che si tratta di essere voce della Parola. L’ascolto che Giovanni ci insegna della Parola è l’ascolto di chi poi sarà voce, suono della Parola. (B): Giovanni è presentato innanzitutto come annunciatore di conversione. Nel deserto egli proclama: ‘Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino’. La scelta del luogo da parte di Giovanni sottende una ricca teologia che affonda le sue radici nella tradizione veterotestamentaria. È nel deserto che si incontra Dio e si assiste ai suoi prodigi. Nel deserto la tentazione è vinta dal digiuno. La vita risulta dura, però la vicinanza e la solidarietà con gli altri servono a renderla meno aspra e a superare l’isolamento. Giovanni ha compiuto la sua preparazione nel deserto dove ha maturato la sua vocazione. Qui ha imparato a incontrarsi con Dio, perché il deserto permette il contatto con Dio. Qui ha impararato a riflettere, a decifrare e ad accettare il piano misterioso di Dio. Ha avuto come maestro il silenzio. (C): La grandezza di Giovanni consiste nell’indirizzare le folle a Gesù. Nessun altro elemento, per quanto importante esso sia, deve allontanare dal centro. Non ci si deve lasciar confondere dall’immagine del Battista requisita a proprio uso dalla tradizionale devozione dell’Avvento. Chi si ferma a guardare in modo riduttivo e unilaterale solo la figura di colui che grida nel deserto, la parola sulla preparazione della strada, l’immagine ascetica del Battista o la sua umile riservatezza, e valorizza questi aspetti in senso etico, falsa il testo. Il testo non mira all’edificazione di Giovanni, ma all’annuncio di Cristo. Nella sua relazione a Cristo sta la grandezza di Giovanni: qui risiede il suo intramontabile esempio che ci impegniamo a seguire, affinché anche per mezzo nostro continui a risuonare l’annuncio alla conversione e l’invito alla sequela del “più forte”. (D): La descrizione che viene fatta della persona di Giovanni ci dice chiaramente che l’attesa del Signore va vissuta, certo, nell’ascolto della Parola, nell’essere voce della Parola, ma va vissuta soprattutto va vissuta nella condizione di povertà, così come ci viene descritta la figura di Giovanni nel suo modo di vestire, di mangiare… Giovanni anticipa quelle che saranno le raccomandazioni e le condizioni necessarie all’annuncio del vangelo, quelle raccomandazioni che Gesù farà poi ai discepoli nel momento in cui li invia a due a due. (E): La profezia, l’invito alla conversione, il rimprovero con cui Giovanni si rivolge ai farisei e ai sadducei è reso possibile dalla assoluta coerenza con la quale Giovanni vive e parla. Quanto più la nostra vita è conforme all’attesa imminente del Figlio dell’uomo, tanto più la nostra parola sarà una parola profetica; ma lo sarà a condizione che la nostra vita, alla stregua di quella di Giovanni Battista, sia sobria e che l’annuncio venga fatto a partire da una condizione diametralmente opposta a quella di coloro a cui ci rivolgiamo. Per cui, di fronte al potere ci si sta da servi, di fronte alla ricchezza ci si sta da poveri. Solo così la nostra parola e la nostra azione, come quelle di Giovanni, saranno efficaci. (F): La salvezza esige una trasformazione profonda capace di instaurare con Dio, non un rapporto fondato sull’osservanza esteriore della legge, ma su una totale adesione del cuore. I frutti che Dio cerca sono quelli che crescono nel deserto: i frutti di conversione che maturano nelle asperità del cammino. Il nostro buon operare si riconoscerà dai frutti: saranno i nostri fratelli più deboli a giudicarci e certamente Dio stesso. Il fine che deve essere raggiunto è uno solo: la costruzione di un edificio comune, che si potrà attuare se ciascuno prenderà su di sé la debolezza del fratello. (G): Il battesimo di Giovanni, da ricevere una volta sola, veniva amministrato nell’acqua corrente del Giordano. La novità era costituita in particolare dal fatto che esso avveniva tramite un’altra persona, contrariamente ai consueti riti di autopurificazione. Questo fatto aveva procurato a Giovanni il nome di Battista. Matteo non attribuisce al battesimo di Giovanni il potere di cancellare i peccati, né è designato come battesimo per la remissione dei peccati. Esso è per lui battesimo di conversione. Solo la morte espiatoria di Gesù ha il potere di rimettere i peccati (Mt 26,28). (H): “Giovanni Battista battezza con acqua”, e l’“acqua” chiaramente è un simbolo di purificazione. “Il Messia battezzerà con fuoco in Spirito Santo”, anche il “fuoco” è un simbolo di purificazione. Pensiamo al fuoco del fonditore, di quello che fa fondere i metalli in modo da separare il metallo prezioso dalla scoria, e in modo da buttare via la scoria perché il metallo prezioso rimanga puro. Ebbene, il Messia purificherà in questo modo: toglierà tutte le scorie che ci sono. E insieme con il fuoco parla dello Spirito Santo, che probabilmente per Giovanni entra anche lui in questa purificazione, ma che per l’autore del vangelo non c’è dubbio, è un annuncio della Pentecoste. È un annuncio del fuoco della Pentecoste con cui i discepoli vengono equipaggiati per la loro vita di discepoli e per la loro missione di apostoli. Quindi si apre in questo la prospettiva a tutto il tempo della Chiesa, alla testimonianza cristiana nel mondo. Essere “purificati dallo Spirito Santo e dal fuoco”, vuole dire: essere messi in grado di dare testimonianza a Gesù Cristo con tutta la propria vita in mezzo al mondo e alla storia. (I): Il Messia che ha in mano il ventilabro per pulire la sua aia non può non evocare anche il giorno ultimo, in cui Gesù separerà il grano dalla pula. Come nella prima domenica di Avvento l’accento è posto sulla dimensione del timore, della trepidazione che suscita quel giorno. Siamo invitati a comprendere bene e a vivere questa dimensione del “timor di Dio” (uno dei doni dello Spirito Santo) che non è paura di eventuali castighi, ma tremore di fronte a ciò che è infinitamente superiore a noi, e nello stesso tempo vicino. I frutti di conversione sono suscitati anche da questo senso di timore, che dispone il nostro cuore a riconoscere la costante inadeguatezza del nostro essere e del nostro vivere nei confronti del mistero di Dio, che ci viene incontro, si rivela e si rende accessibile, spronandoci così a un cammino di conversione nel preparare instancabilmente la via del Signore e nel raddrizzare i suoi sentieri. Prefazio suggerito: “Tu ci hai nascosto il giorno e l’ora in cui il Cristo tuo Figlio, Signore e giudice della storia, apparirà sulle nubi del cielo rivestito di potenza e splendore. In quel giorno tremendo e glorioso passerà il mondo presente e sorgeranno cieli nuovi e terra nuova. Ora egli viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo, perché lo accogliamo nella fede e testimoniamo nell’amore la beata speranza del suo regno” (prefazio Ia dell’Avvento). Padri della chiesa Mosè battezzò, ma nell’acqua (cfr Es 17,6); e ancor prima nella nube e nel mare (cfr Es 13,21) … Battezzò anche Giovanni e non più alla maniera dei Giudei: infatti non battezzò solamente con l’acqua, ma anche per la conversione; tuttavia il suo battesimo non era ancora completamente spirituale, perché egli non aggiunse che battezzava ‘nello Spirito’. Battezza anche Gesù, ma nello Spirito … Conosco anche un quarto battesimo, quello che avviene per mezzo del sangue e della testimonianza, e che fu impartito anche al Cristo stesso, ed è un battesimo molto più venerabile degli altri, in quanto non viene insozzato da altre macchie. Ne conosco anche un quinto, quello delle lacrime; ma è un battesimo più impegnativo, perché è quello che bagna ogni notte di lacrime il proprio letto e il proprio giaciglio (cfr Sal 6,7) (Gregorio di Nazianzo, Omelie Pasquali 39,17). Visse in povertà e amò la solitudine, senza avere in odio il consorzio umano; si nutrì di locuste per fornire ali allo spirito, e si saziò di miele per annunciare un messaggio più dolce ed utile del miele; indossando un indumento di peli di cammello, incarnò in sé l’ideale ascetico… Se finora ti sei comportato come uno della razza delle vipere, deponi ora l’abito che ti ha intessuto la vita nel peccato di prima, come fa qualsiasi serpente, che lascia la vecchia pelle passando con sforzo attraverso una angusta strettoia, che lo affatica, ma ne ringiovanisce il corpo. Anche tu, come è scritto, entra per la porta stretta (cfr Mt 7,13), affatìcati col digiuno, fatti violenza per poter eliminare tutto quello che porta alla perdizione. Deponi gli abiti e i comportamenti dell’uomo vecchio (cfr Ef 4,22; Col 3,9) (Cirillo di Gerusalemme, Catechesi battesimali 3,6-7). La penitenza precede, la grazia segue. Non c’è dunque penitenza senza grazia, né grazia senza penitenza; è necessario che prima la penitenza condanni il peccato perché la grazia possa cancellarlo. Perciò Giovanni, assumendo la prefigurazione della Legge, battezzò in vista della penitenza; Cristo, in vista della grazia (Ambrogio, Lettera a Studio 68,7). Il paragone è appunto tra la Legge e il Vangelo. E ancora: io vi battezzo con acqua, vale a dire nella Legge; lui invece vi battezzerà nello Spirito Santo, vale a dire nel Vangelo (Girolamo, Omelie su Mc 2). Non c’è battesimo perfetto, se non in virtù della croce e della resurrezione di Cristo (Girolamo, Dialogo contro i luciferiani 7). Altri autori cristiani … Saranno veri figli di Abramo, perché si lasceranno interpellare, interrogare, perché sono pronti a lasciare tutto per rispondere alla chiamata di Dio, come ha fatto un tempo Abramo, perché sono pronti a condividere il loro paese con gente straniera, come Abramo ha accettato di spartire il paese di Canaan con Lot. Ecco i veri figli di Abramo, che Dio può far sorgere ovunque nel mondo, in qualsiasi popolo, anche in seno al popolo di Israele, fosse pure a partire dal nulla, dalle pietre ai bordi della strada. Ci consideriamo tutti eredi di Abramo: in primo luogo gli Ebrei, a motivo di Isacco, il figlio della promessa, poi i musulmani, a motivo di Ismaele, figlio di Abramo e di Agar l’egiziana, ma poi anche i cristiani, a motivo di quell’ebreo Gesù che ci adotta quali fratelli nella famiglia di Dio. È giusto, ma né gli uni né gli altri, e noi cristiani non più degli Ebrei e dei musulmani, possiamo stare davanti a Dio col nostro titolo di figli di Abramo. Questo nome è donato per grazia. Non possiamo vantarci di una grazia ricevuta, e ancor meno vantarcene davanti a colui che ce l’ha donata gratuitamente. Non possiamo far altro che presentarci a lui così come siamo, spogli come quelli che chiedevano il battesimo al Giordano e, nell’umiltà e nella disponibilità, chiedere a Dio di fare di noi dei veri figli di Abramo (S. Amsler, Le dernier et l’avant-dernier p. 331). Noi abbiamo un problema. Forse un problema spicciolo: che saremo? grano o pula? Già. Non ci piacerebbe proprio essere il materiale di scarto del Signore. Strane sensazioni di rispetto e timore si mescolano: paura del ventilabro, paura del fuoco inestinguibile (Mt 3,12), paura della scure (Mt 3,10). Eppure fermarsi alla paura sarebbe una posizione troppo comoda; vedere come irraggiungibile la meta è utile solo a chi cerca scuse per non intraprendere il cammino. Certo ognuno di noi parte da quel poco che può, ma con la speranza di arrivare a compiere ciò di cui nemmeno ci si penserebbe capaci. Questi ci sembrano i “frutti degni di conversione”: prendere in mano la propria vita, il proprio “punto di partenza”, per lasciarsi poi guidare. La conversione è il movimento dell’uomo, la salvezza è il moto di Dio (Gruppo OPG). Passi biblici paralleli Ez 14,1-8: Vennero a trovarmi alcuni anziani d’Israele e sedettero dinanzi a me. Mi fu rivolta allora questa parola del Signore: “Figlio dell’uomo, questi uomini hanno posto idoli nel loro cuore e tengono fisso lo sguardo all’occasione della loro iniquità appena si mostri. Mi lascerò interrogare da loro? Parla quindi e dì loro: Dice il Signore Dio: Qualunque Israelita avrà innalzato i suoi idoli nel proprio cuore e avrà rivolto lo sguardo all’occasione della propria iniquità e verrà dal profeta, gli risponderò io, il Signore, riguardo alla moltitudine dei suoi idoli, per raggiungere al cuore gli Israeliti, che si sono allontanati da me a causa di tutti i loro idoli. Riferisci pertanto al popolo d’Israele: Dice il Signore Dio: Convertitevi, abbandonate i vostri idoli e distogliete la faccia da tutte le vostre immondezze, poiché a qualunque Israelita e a qualunque straniero abitante in Israele, che si allontana da me e innalza nel suo cuore i suoi idoli e rivolge lo sguardo all’occasione della propria iniquità e poi viene dal profeta a consultarmi, risponderò io, il Signore, da me stesso. Distoglierò la faccia da costui e ne farò un esempio e un proverbio, e lo sterminerò dal mio popolo: saprete così che io sono il Signore. 1 Ts 1,1-3.6-7.9-10: Paolo, Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: grazia a voi e pace! Ringraziamo sempre Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere, continuamente memori davanti a Dio e Padre nostro del vostro impegno nella fede, della vostra operosità nella carità e della vostra costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo. E voi siete diventati imitatori nostri e del Signore, avendo accolto la parola con la gioia dello Spirito Santo anche in mezzo a grande tribolazione, così da diventare modello a tutti i credenti che sono nella Macedonia e nell’Acaia. Sono loro infatti a parlare di noi, dicendo come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti a Dio, allontanandovi dagli idoli, per servire al Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, che ci libera dall’ira ventura. v. 2 (Tema molto importante anche nell’A.T.: il termine “conversione” indica un cambiamento di direzione, il ritorno incondizionato al Dio dell’alleanza) Ger 3,6-7: Il Signore mi disse al tempo del re Giosia: “Hai visto ciò che ha fatto Israele, la ribelle? Si è recata su ogni luogo elevato e sotto ogni albero verde per prostituirsi. E io pensavo: Dopo che avrà fatto tutto questo tornerà a me, ma essa non è ritornata. Os 14,2-9: Torna dunque, Israele, al Signore tuo Dio, poiché hai inciampato nella tua iniquità. Preparate le parole da dire e tornate al Signore; ditegli: “Togli ogni iniquità: accetta ciò che è bene e ti offriremo il frutto delle nostre labbra. Assur non ci salverà, non cavalcheremo più su cavalli, nè chiameremo più dio nostro l’opera delle nostre mani, poichè presso di te l’orfano trova misericordia”. Io li guarirò dalla loro infedeltà, li amerò di vero cuore, poichè la mia ira si è allontanata da loro. Sarò come rugiada per Israele; esso fiorirà come un giglio e metterà radici come un albero del Libano, si spanderanno i suoi germogli e avrà la bellezza dell’olivo e la fragranza del Libano. Ritorneranno a sedersi alla mia ombra, faranno rivivere il grano, coltiveranno le vigne, famose come il vino del Libano. Efraim, che ha ancora in comune con gl’idoli? Io l’esaudisco e veglio su di lui; io sono come un cipresso sempre verde, grazie a me si trova frutto. Zc 1,1-4: Fu rivolta questa parola del Signore al profeta Zaccaria: “Il Signore si è molto sdegnato contro i vostri padri. Tu dunque riferirai loro: Così parla il Signore degli eserciti: Convertitevi a me e io mi rivolgerò a voi, dice il Signore degli eserciti. Non siate come i vostri padri, ai quali i profeti di un tempo andavan gridando: Dice il Signore degli eserciti: Tornate indietro dal vostro cammino perverso e dalle vostre opere malvage. Ma essi non vollero ascoltare e non mi prestarono attenzione, dice il Signore. v.3 Is 40,1-4 “Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che è finita la sua schiavitù, è stata scontata la sua iniquità, perché ha ricevuto dalla mano del Signore doppio castigo per tutti i suoi peccati”. Una voce grida: “Nel deserto preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia colmata, ogni monte e colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in pianura. Gv 1,22-23: Gli dissero dunque: “Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?”. Rispose:“Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore,come disse il profeta Isaia”. v.4 (Giovanni ha il vestito dei profeti) Zc 13,14: In quel giorno ogni profeta si vergognerà della visione che avrà annunziata, né indosserà più il mantello di pelo per raccontare bugie. Re 1,8: Risposero: “Era un uomo peloso; una cintura di cuoio gli cingeva i fianchi”. Egli disse: “Quello è Elia il Tisbita!”. v. 6 (confessare i peccati) Lv 5,5-6: Quando uno dunque si sarà reso colpevole d’una di queste cose, confesserà il peccato commesso; porterà al Signore, come riparazione della sua colpa per il peccato commesso, una femmina del bestiame minuto, pecora o capra, come sacrificio espiatorio; il sacerdote farà per lui il rito espiatorio per il suo peccato. Lv 26,40: Dovranno confessare la loro iniquità e l’iniquità dei loro padri: per essere stati infedeli nei miei riguardi ed essersi opposti a me. 2Cr 6,37-39: se, nel paese in cui saranno stati deportati, rientrando in se stessi, si convertiranno a te supplicandoti nel paese della loro prigionia dicendo: Abbiamo peccato, abbiamo agito da malvagi e da empi, se faranno ritorno a te con tutto il cuore e con tutta l’anima, nel paese della loro prigionia ove li avranno deportati e ti supplicheranno rivolti verso il paese che tu hai concesso ai loro padri, verso la città che ti sei scelta e verso il tempio che io ho costruito al tuo nome, tu ascolta dal cielo, luogo della tua dimora, la loro preghiera e la loro supplica e rendi loro giustizia. Perdona al tuo popolo che ha peccato contro di te. Dn 9,20-21: Mentre io stavo ancora parlando e pregavo e confessavo il mio peccato e quello del mio popolo Israele e presentavo la supplica al Signore Dio mio per il monte santo del mio Dio, mentre dunque parlavo e pregavo, Gabriele, che io avevo visto prima in visione, volò veloce verso di me Sal 32,5: Ti ho manifestato il mio peccato, non ho tenuto nascosto il mio errore. Ho detto: “Confesserò al Signore le mie colpe” e tu hai rimesso la malizia del mio peccato. Gc 4,10: Umiliatevi davanti al Signore ed egli vi esalterà.