Digital Divide in Italia di Gennaro Iorio 1. Introduzione Globalizzazione e Società dell'informazione, sono solo due delle molteplici modalità di descrivere gli attuali sistemi sociali. Forse è vero, come ha notato Matza (1966, p. 289), che gli scienziati sociali sono affetti dal 'complesso di Colombo', ovvero producono una molteplicità di etichette per descrivere gli stessi oggetti d'analisi. Ovviamente, però, dietro le diverse parole vi sono anche differenze sostanziali, sia descrittive che normative. Tuttavia esiste un elemento che accomuna la diversa letteratura sociologica: la tecnologia della comunicazione. Internet, infatti, è divenuto lo strumento comunicativo che permette ai mercati finanziari di operare 24 ore su 24, che deforma i vecchi confini geografici, temporali e sociali, muta le identità degli individui, i rapporti tra pubbliche amministrazioni e cittadini. Il Web, quindi, è divenuto il fulcro di un mutamento nelle strutture sociali e nelle relazioni tra gli individui. 2. Tecnologia e mutamento sociale La tecnologia, quindi, intesa come applicazione pratica delle conoscenze scientifiche, rappresenta una delle principali fonti di cambiamento sociale. Il cambiamento tecnologico influenza i diversi settori della società, dalla medicina all'industria, dall'amministrazione pubblica alle attività culturali. L'influenza della tecnologia sulla società sembra talmente forte che alcuni sociologi, nella loro teorizzazione sociale, sono arrivati a sostenere un alto grado di determinismo tecnologico. Secondo alcuni, infatti, il livello tecnologico raggiunto da una società è una delle determinanti fondamentali della cultura, della struttura sociale, delle forme della politica. E' stato questo che in vario modo e con accentuazioni diverse hanno sostenuto autori quali Karl Marx (1970) Thorstein Veblen (1919) e William Ogburn (1950). E' indubbio che Internet, e più in generale le nuove tecnologie digitali, stanno provocando un generale mutamento. Nell'era industriale la vita associata, le aziende, le istituzione erano integrate verticalmente a causa degli elevati costi di accesso all'informazione e alla comunicazione. Nell'era della rete, invece, i costi della comunicazione e dell'informazione sono quasi nulli, e in questo senso si aprono nuove possibilità di creare una organizzazione orizzontale della vita associata. 'Nel 2001 è possibile trasmettere in un secondo attraverso un singolo cavo più informazione di quanta non ne sia stata trasmessa in un mese nel 1997 attraverso l'intera rete di Internet. Il costo di trasmissione di un trilione di bit di informazione da Boston a Los Angeles è sceso oggi a 12 centesimi di dollaro Usa contro i 150.000 dollari Usa nel 1970. Una telefonata di tre minuti da New York a Londra, che nel 1930 sarebbe costata più di 300 dollari Usa (ai prezzi odierni), costa oggi meno di 20 centesimi di dollaro Usa. Spedire via e-mail un documento di 40 pagine dal Cile al Kenya costa meno di 10 centesimi di dollaro Usa, l'invio via fax circa 10 dollari Usa' (UNDP, 2001, p.46). 3. Che cos'è il Digital Divide Secondo l'Oecd il 'termine Digital Divide' si riferisce al gap esistente tra individui, famiglie, attività produttive e aree geografiche in termini socio-economici di opportunità di accesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione e all'uso di Internet per le più svariate attività. Il Digital Divide riflette varie differenze tra e all'interno delle varie nazioni stesse' (Oecd, 2001, p.5, www.oecd.org ). Chiameremo, così come ha proposto Pippa Norris (2001, p.1), Global Divide il divario di accesso a internet tra le nazioni e Social Divide il divario di accesso all'interno delle singole nazioni. 4. Come si misura L'Oecd misura il Digital Divide mediante tre indicatori principali: le infrastrutture della comunicazione, la disponibilità di computer e l'accesso a Internet (Oecd, 2001).j Fonte: www.Nua.ie, 2000; Eurostat, 2001, Gli ultimi dati, risalenti a giugno 2001, hanno stimato una popolazione mondiale online pari a 429 milioni di persone, le quali hanno accesso e utilizzano Internet (Nielsen/netRating 11-06-01, www.Nielsen.org ). Se vediamo l'evoluzione nel tempo, rappresentato nel grafico 1, possiamo notare che l'incremento di popolazione in termini assoluti è passato da 26 milioni del '97 a 429 del giugno 2001 presentando quindi un incremento del 1650% nell'arco di quasi quattro anni. Se guardiamo i dati disaggregati per macro-aree (tabella 1) possiamo notare l'enorme concentrazione di popolazione online tra il Nord America e l'Europa Occidentale con percentuali rispettivamente del 46,6% e del 20,3%. Questo dato è particolarmente significativo se confrontato con la popolazione residente, essendo il 6,9% per l'uno e il 6,3% per l'altro. Inoltre l'area dell'Asia-pacifica pur avendo il 20,7% dei navigatori totali è un'area svantaggiata avendo il 56,7% di popolazione mondiale residente. L'area più sviluppata dal punto di vista dell'accesso è la Scandinavia che con lo 0,4% di popolazione residente rappresenta il 3,1% di quella online, ovvero più di un residente su tre è un navigatore della rete. L'area più povera di accessi è l'Africa con lo 0,9% nonostante abbia una popolazione pari all'11,8%. Lo sviluppo sembra essere la variabile che meglio spiega l'accesso, infatti le aree ad alto sviluppo sommano l'86,5% della popolazione online a fronte del 17,5% di quella residente, mentre i Paesi a 'basso sviluppo' con il 10,1% di residenti hanno lo 0,01% di navigatori. Se guardiamo al dato disaggregato per l'Europa notiamo che i Paesi nordici hanno più della metà della popolazione residente online. Le nazioni più arretrate sono la Grecia (12,1) il Portogallo (12,5) e la Spagna (17,7). L'Italia con il 25,2% della popolazione online, pur staccandosi dai valori dell'Europa mediterranea non raggiunge il valore medio che si registra per nell'Unione che è del 32,7%. Tab.1 Valori assoluti e percentuali della popolazione residente e online per aree geografiche Popolazione totale1997 Undp Percentuale di popolazione Popolazione Online Percentuale di popolaz. online Numero di Paesi Industrializzati 1.098.620.000 19,1 221.454.374 86,1 29 Non industrializz. 4.672.773.000 80,9 35.755.180 13,9 150 396.400.000 6,9 119.900.000 46,6 3 3.270.250.000 56,7 53.160.500 20,7 35 Europa occidentale 362.960.000 6,3 52.874.000 20,3 16 Europa centrorientale 404.180.000 7,0 10.219.800 3,4 13 24.000.000 0,4 8.431.074 3,3 5 403.893.000 6,7 8.180.700 3,1 30 Nord America Asia – pacifico Scandinavia Sud America Africa 685.020.000 11,8 2.465.580 0,9 52 Medio Oriente 224.690.000 3,9 1.977.900 0,8 14 Alto sviluppo 1.011.650.000 17,5 222.531.474 86,5 43 Medio sviluppo 4.102.603.000 71,0 29.637.500 11,5 89 Basso sviluppo Totale 583.250.000 10,1 143.200 0,11 35 5.771.393.000 100,0 257.209.554 100,0 179 Fonte: Pippa Norris, op. cit., p.29. Recenti ricerche evidenziano alcune dimensioni lungo le quali si differenzia il divario digitale interno, ovvero il social divide. Utilizzeremo i dati della ricerca Unicab, realizzata per la rivista online 'www.Rassegna.it' del giugno 2001, su un campione di 10.000 soggetti intervistati mediante l'ausilio del sistema di rilevazione CATI (Computer Aided Telephoning Interview). Tab.2 Italiani che usano Internet per sesso Base Maschi Femmine SI 27,5 36,2 19,7 NO 72,5 63,8 80,3 Fonte: UNICAB Dai dati della tabella 2 si evidenzia che solo il 27,5% degli italiani utilizza la rete. Rispetto al sesso si può notare un maggiore utilizzo dei maschi rispetto alle femmine, i quali fanno registrare una percentuale di utilizzo pari al 36,2% rispetto al 19,7% per le donne. TAB.3 - Distribuzione per età degli utilizzatori di internet Classi d’età Base SI 27,4 18-24 25-44 45-64 Oltre 64 51,7 41,0 20,3 2,8 Inoltre esiste una relazione inversa tra accesso a internet ed età dell'intervistato (tab.3). Infatti più della metà della classe d'età 18-24 anni utilizza la rete (51,7%) a fronte di un solo 2,8% dei soggetti con oltre 14 anni. Se indaghiamo la distribuzione geografica di Internet per 100 abbonamenti possiamo notare dalla tabella 4 che nel Centro d'Italia si registra la maggiore concentrazione relativa di sottoscrizioni che è pari a 10,3% secondo i dati del 1999. Il Nord nel suo insieme è all'8,4% mentre le isole con il 5,4% presentano una maggiore diffusione della rete rispetto al Sud che è al 4,7%. Comunque i dati evidenziano una minore diffusione relativa nelle aree meno ricche del Paese, un dato che pur se non aggiornato evidenzia una relazione qualitativa importante. Tab. 4 Sottoscrizioni di abbonamenti a Internet per aree geografiche Distribuzione geografica 1999 Nord-Ovest 8,4 Nord-Est 8,4 Centro 10,3 Sud 4,7 Isole 5,4 Totale 7,6 Fonte: Istat, (cit., Fazio, Simone, Gregori, 2000) Conclusioni la rete è una risorsa importante per l'organizzazione complessiva della società, per la crescita economica, per una democrazia più trasparente e partecipata, per una società civile che abbia maggiori opportunità di costruire legami sociali, è questo il presupposto non ancora esplicitato in questo saggio. Tematizzare il Digital Divide significa innanzitutto sostenere che l'accesso offre importanti opportunità agli individui che ne beneficiano. Ovviamente, però, parlare di Digital Divide significa focalizzare l'attenzione sui pericoli che una risorsa, se non si apre all'accessibilità per tutti, finisce per essere uno strumento che crea ulteriori diseguaglianze e conflitti sociali. Bibliografia Fazio M., Simone A., Gregori E., 7 December 2000, Measuring the Digital divide. Draft, Oecd Workshop. Marx K.,1970, Il capitale, Roma, Editori Riuniti, Libro I, tomo II; ed. or. Das Kapital. Kritik der politischen Okonomie Matza D., 1966, Poverty and Disreputable, in Smelser N.J., Lipset S., (a cura di), Social Structure and Social Mobility in Economic Growth, Chicago, Aldine press Norris P., 2001, Digital Divide, Harvard University, Cambridge University Press. Nielsen/netRaging, 2001, Global Internet Trnds, www.Nielsen. org Oecd, 2001, Understanding the digital divide, Paris, Oecd publications. Ogburn W., 1950, Social Change, New York, Viking. Veblen T., 1919, The Instinct of Workmanship, New York, Huebsch