DOMENICA 7 APRILE 2013
I TITOLI
1. Riaperto il processo per l’uccisione di Don Amos Barigazzi: trovare l’omicida senza infangare la
memoria di chi non può più difendersi
2. Il Testamento spirituale di Don Amos nella Omelia funebre del Vescovo Gibertini in Cattedrale
3. Ricordo di mons. Bellani, per 28 anni direttore del settimanale diocesano La Libertà
4. Nella Veglia Pasquale presieduta per la prima volta dal vescovo Massimo Camisasca, sono
diventati cristiani 17 catecumeni
5. Quarant’anni fa il primo squillo del telefonino senza fili
TERZA PAGINA: Il card. Ruini a Reggio martedì 16 aprile per il centenario della nascita del
Vescovo Gilberto Baroni
NOTIZIE IN BREVE
PRIMA PAGINA
1. Da una decina di giorni nei media locali assume grande risalto l’uccisione di Don Amos
Barigazzi, stroncato da una fucilata all’età di 63 anni nella notte del 7 ottobre 1990 nel garage della
canonica di Montericco, dove era parroco da tre anni.
Riaprire il processo per un delitto rimasto senza nome è più che giusto se si spera di trovare
elementi nuovi per l’identificazione del colpevole. Diversi possono essere i moventi del delitto:
reazione a una minaccia di denuncia o dura presa di posizione nei confronti di personaggi una sua
dura reazione nell’ambito OPG (Ospedale Psichiatrico Giudiziario), dove il sacerdote era
cappellano, reazione di parrocchiani alla presenza di detenuti affidati alla sua custodia in vista di un
recupero; oppure un movente passionale.
Si naviga ancora nel buio, ma a far rumore è il movente passionale, diversamente presentato.
Vengono divulgate con particolare rilievo interpretazioni dedotte dal diario personale, (che il
sacerdote portava con sé la sera del delitto), da cui si estraggono passi enigmatici, come “Stamattina
“mi ha telefonato dicendo che mi ammazza”.
Nei media si scava o si danno per certe circostanze collegate soprattutto al movente passionale,
sicuramente pruriginoso.
Speriamo si arrivi presto ad una conclusione. Intanto però v’è chi ha accusato la Chiesa reggiana
per “l’assordante silenzio” e si è invocato il nome del vescovo Massimo Camisasca, giunto in
diocesi poco più di tre mesi fa, per avere informazioni utili. È stato detto che il trasferimento dalla
parrocchia dell’Immacolata in periferia di Reggio, a Montericco era una punizione del Vescovo.
Chi in quegli anni era vicino al Vescovo Gibertini come vicario episcopale e quindi presente o
interpellato per le nomine e i trasferimenti, smentisce seccamente l’insinuazione, spiegando che
dopo 23 anni in quella parrocchia con inevitabili tensioni di orientamenti e strategie pastorali nel
fermento del dopo Concilio Vaticano II, acuite talvolta anche al carattere talvolta duro e
intransigente di Don Amos, era opportuno che il sacerdote passasse in una parrocchia più piccola
per dedicarsi più intensamente all’OPG e ad altri incarichi.
E’ stato pure osservato che durante il funerale svoltosi in Cattedrale il 21 ottobre 1990, nella lettura
del testamento sarebbe stato omesso un passo. La verità è che riguardava disposizioni relative ai
beni materiali e quindi non pertinenti nello svolgimento della liturgia eucaristica.
Non si vuole certo ostacolare il corso del processo, anzi si attende fortemente la scoperta
dell’uccisore. Nello stesso tempo però si vorrebbe che l’attenzione dei media e del processo si
portasse quanto prima sugli elementi utili alla identificazione del colpevole.
E non si vorrebbe che il sacerdote ucciso finisse per essere infangato e quindi diventare vittima,
senza potersi più difendere. Fa male il fango ipotesi date per certe per certe. È un atto di grave
ingiustizia, perché Don Amos è stato un sacerdote coraggioso, da prima linea, già quando nel 1964
venne nominato parroco alla neonata parrocchia dell’Immacolato in Via Bismantova Via . Non
avendo la canonica viveva in un solaio.
Visitava frequentemente malati all’0spedale e nelle famiglie; si preoccupava di aiutare i poveri e
coloro che si trovavano in difficoltà. Era un pastore zelante.
Semplici ipotesi, o interpretazioni fantasiose non possono infangare la sua memoria. Proceda quindi
il processo, ma senza trasformare in colpevole la vittima che non può più difendersi.
2. Alle Messa funebre in Cattedrale il 21 ottobre 1990 Il Vescovo Gilbertini ha letto ampi brani del
testamento spirituale di Don Amos
“Leggo dal suo testamento spirituale: "Chi presiede la liturgia funebre non faccia elogi, ma dica ai
presenti che, mentre si pensa a tornare alla casa del Padre, non valgono i piaceri goduti, non
valgono le vittorie o le conquiste umane, nemmeno vale conoscere la Bibbia versetto per versetto,
ma vale aver vissuto in concreto ciò che la Bibbia ha detto: Convertitevi e fate come io ho fatto
(parole di Gesù). Accogliete i sofferenti e i 'nuovi poveri', amateli, spendete tempo e denaro per
loro, spendete anche la vostra vita se questo fosse richiesto. Non mandate soldi alle Missioni, ai
diseredati, agli affamati per tacitare le vostre coscienze, ma fatevi missionari per gli 'ultimi' che
trovate vicino a casa vostra: famiglie senza appartamento, meridionali che diventano carcerati
perché non accolti, stranieri in cerca di lavoro e non aiutati, ex-carcerati rifiutati, nomadi
disprezzati...! Sono amici scomodi, è vero, ma anch'essi nostri fratelli".
Commenta Mons. Gibertini : “Don Amos è vissuto così; della carità ha fatto la sua scelta di fondo.
Questo rende particolarmente ignobile il suo assassinio ma nello stesso tempo, come dicevo, ci apre
alla speranza….
Don Amos è prete; e nessuno diventa prete per se stesso. Non si diventa preti per fare carriera o per
diventare ricchi o per godersi la vita. Si diventa preti per donare la propria vita a Cristo e ai fratelli:
la celebrazione dell'eucaristia, la predicazione del vangelo, la cura spirituale degli ammalati sono
tutte attività che nascono dalla fede in Cristo e dall'amore verso gli altri, dal desiderio di donare agli
altri la consolazione forte che viene dalla fede. Leggiamo ancora nel testamento di don Amos:
"Amici carcerati dell'O.P.G. di Reggio Emilia e carcerati in genere, voi ho cercato di amare
intensamente, avrei voluto condividere la vostra cella, il vostro cibo, le vostre umiliazioni".
Sono parole belle, prosegue il Vescovo Paolo che nascono da un sentimento autentico di vita
cristiana. Al centro della nostra fede sta la proclamazione dell'incarnazione del Figlio di Dio. Non è
bastato a Dio salvare l'uomo da lontano; Egli ha voluto condividere la debolezza della condizione
umana, ha conosciuto le gioie e le sofferenze della nostra vita e in questo modo ci ha insegnato a
condividere le gioie e le sofferenze degli altri, le umiliazioni degli altri.
Delle umiliazioni don Amos parla ancora nel suo testamento quando dice: "Ho accettato le
sofferenze e le umiliazioni come mezzo di redenzione" e ancora parla di Gesù "accolto
nell'umiliazione, donato nella sofferenza".
Don Amos è stato continuamente a contatto con l'uomo umiliato dalla sua stessa povertà e dal
rifiuto degli altri; e in questo uomo ha cercato di riconoscere e servire Gesù Cristo. La Chiesa di.
Reggio piange la morte di un suo figlio carissimo, ma nello stesso tempo è umilmente fiera, per il
frutto della carità, che Dio ha suscitato in lei nell'opera di questo prete, che può essere posto accanto
ad altri eccellenti e zelanti sacerdoti.
Per questo il dolore, il grido del nostro cuore diventa speranza fiduciosa nell'amore di Dio.
Ascoltiamo ancora Gibertini: “Scrive ancora don Amos: "Torno a casa mia, forse come il figliol
prodigo, con la veste lacerata e sudicia, ma vado fiducioso perché il Padre ne ha in riserva una
nuova: la sua misericordia!". Sì, vogliamo proclamare oggi, qui, la speranza: Dio è Signore della
vita e della morte e nelle sue mani è affidata la vita di don Amos. Noi crediamo nella legge della
croce secondo la quale "se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo; se invece
muore, produce molto frutto... Se uno mi vuol servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio
servo". … Quante volte don Amos ha celebrato la Messa! E quante volte, nella Messa, ha offerto la
sua vita unendola al sacrificio di Cristo! Non sapeva certo quale sarebbe stato il traguardo della sua
vita sulla terra, ma, in modo misterioso, quella offerta si è compiuta ora, a Montericco.
Tutte le Messe che don Amos ha celebrato danno un valore incorruttibile alla sua morte perché la
uniscono alla morte santa di Cristo; ma in un senso vero la morte così tragica di don Amos dà un
senso a tutte le Messe che egli ha celebrato. Non si trattava di un puro rito innocuo, ma di una vera
trasformazione della propria vita in sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; non è certamente per
puro caso che egli abbia chiuso la sua giornata di mercoledì 17, festa del martire S. Ignazio, con la
messa concelebrata con i suoi confratelli, e che sia stato assassinato con i paramenti della messa
vicini, e rimasti intrisi del suo sangue!
Non possiamo nascondere sgomento e afflizione; e nemmeno comprimere gl'interrogativi che
salgono prepotenti dal cuore. Vorremmo conoscere meglio i disegni di Dio e ascoltare quel che Egli
vuol dirci. Ma prendiamo l'ultimo insegnamento ancora da don Amos che dando indicazioni per il
suo funerale scrive: "Date un tono di festa alla giornata; è bello tornare a casa dopo l'esilio; suonate
le campane a festa e a lungo; è un piacere grande dire a tutti e forte che solo Dio è la nostra meta".
Conclude il Vescovo: “Questo insegnamento riceve una forza grande proprio dalla morte di don
Amos. Il Signore voglia che queste parole siano incise in modo indelebile nel nostro cuore e
diventino guida della vita di ciascuno di noi. Giunga questo forte richiamo anche al cuore di chi lo
ha spietatamente freddato, e lo riconduca sulla via del pentimento, della redenzione e della
solidarietà umana.”
Per una visione più completa e veritiera della personalità di Don Amos è importante leggere questo
testo, magari nell’edizione integrale.
Avrebbe potuto Mons. Gibertini esprimersi in questo modo se avesse avuto la percezione di qualche
episodio immorale? E Don Amos avrebbe scritto pensieri di così grande profondità spirituale.
3. Il 6 aprile 2010 ci lasciava monsignor Giancarlo Bellani, direttore de La Libertà dal 1975 al 2003.
Già tre anni sono volati da quella mattina in cui la notizia della sua morte improvvisa cadde in
redazione come un macigno. Era il martedì dopo Pasqua. Nonostante da oltre sei anni non fosse più
il “timoniere” del nostro settimanale, infatti, i suoi passaggi in Seminario, in redazione, erano
rimasti frequenti, sempre improntati alla concisione e alla massima discrezione. Con il sorriso sulle
labbra.
Laureato in Filosofia alla Cattolica di Milano, don Bellani era un appassionato di arte e di cultura,
oltre che di giornalismo ecclesiale. Ma è stato anche docente nel Seminario di Guastalla e fino al
1974 insegnò filosofia nel liceo scientifico della città.
Di madre guastallese e padre mantovano, classe 1939, fu ordinato sacerdote da monsignor
Zambarbieri il 4 aprile 1964. Svolse poi la sua attività pastorale in numerose parrocchie: Villanova,
Gualtieri, Brescello, Santa Vittoria, Boretto, poi dal 1995 al 1997 resse il Santuario della Beata
Vergine della Porta, quindi fu parroco a San Martino di Guastalla, a Campagnola e Cognento e
infine collaboratore in diverse unità pastorali di Guastalla, sempre operando amabilmente anche con
l’Istituto Sant’Orsola. Nel 2007 era stato nominato assistente spirituale all’Ospedale di Guastalla.
Soprattutto, dal 1986 e ininterrottamente, monsignor Bellani fu direttore della Biblioteca Maldotti di
Guastalla, incarico che ricoprì fino alla fine con un generoso dispendio di energie intellettuali e di
curiosità: ricercatore sulle tracce del sacro, era un fine intenditore di linguaggi artistici e musicali.
A La Libertà viene ricordato come giornalista onnipresente, ironico e a volte istrionico. Benché
assai colto, sapeva esprimersi senza fare sfoggi di cultura, in modo essenziale. Sono rimaste
memorabili, tra le tante pagine che ha stampato, le sue imprese da “cronista avventuriero”,
compiute per lungo tempo in tandem con don Gianni Crotti.
Alle esequie, celebrate l’8 aprile 2010 nella Concattedrale guastallese, il vescovo Adriano Caprioli
ricordò monsignor Bellani anche come uomo di silenzio e di preghiera, magari inginocchiato per
recitare il rosario. In particolare l’ultimo libro di don Giancarlo, “Così nel santuario ti ho cercato”,
presentato nel terzo centenario della dedicazione del tempio della Beata Vergine della Porta, può
essere considerato una sorta di testamento spirituale: un invito ad affidarsi a Maria “adesso e
nell’ora della nostra morte”.
4. Nella Veglia Pasquale presieduta per la prima volta dal vescovo Massimo Camisasca, sono
diventati cristiani con i sacramenti del Battesimo, della Cresima e dell’Eucaristia
(il secondo nome è quello nuovo che al momento del Battesimo hanno scelto di aggiungere a quello
ricevuto alla nascita):
• Olgert Pio (originario dell’Albania), parrocchia di Santa Croce, 26 anni
• Elisa, parrocchia di Bagnolo, 30 anni
• Mercy Elisabetta (originaria della Nigeria), parrocchia di Pratissolo, 30 anni
• Gjenovefa Chiara (originaria dell’Albania), parrocchia di S. Martino in Rio, 53 anni
• Anis Francesco, parrocchia di San Quirino di Correggio, 31 anni
• Anxhelo Angelo (originario dell’Albania), parrocchia di Campagnola, 18 anni
• Claudia Maria, parrocchia di Novellara, 45 anni
• Alessio Paolo, parrocchia di Novellara, 35 anni
• Marilda Maria (originaria dell’Albania), parrocchia di Campegine, 24 anni
• Jenny Teresa (originaria dell’Albania), parrocchia di Praticello, 23 anni
• Yatnelis Maria (originaria di Cuba), parrocchia di Bibbiano, 31 anni
• Emmanuel (originario del Benin), parrocchia di Albinea, 20 anni
• Endurance Augusta (originaria della Nigeria), parrocchia di Albinea, 25 anni
• Blessing (Benedetta) (originaria del Benin), parrocchia di Albinea, 20 anni
• Marco, parrocchia di Castellarano, 29 anni
• Jeffrey Geremia (originario del Benin), parrocchia di Roteglia, 20 anni
• Anne, della comunità Ghanese, 25 anni
Isaac, della comunità ghanese, ed Eugenia, della parrocchia di Santa Teresa città, sono i due
giovanissimi che nella Veglia hanno completato l’iniziazione cristiana con la Confermazione.
E la mattina di Pasqua, a San Prospero di Correggio per le mani e la preghiera del vescovo emerito
Adriano Caprioli ha ricevuto il Battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia il diciassettene Julio,
nato in Perù, che ha assunto il nome nuovo di Cristian.
5. Cambiamo decisamente
argomento. Il 3 aprile 1973 il primo squillo di un cellulare aprì una nuova era.
Lo avevano soprannominato “il mattone” perché pesava più di un chilo per una trentina di
centimetri di lunghezza. O anche “la scarpa”, perché aveva una forma che ricordava una calzatura.
Era l’antenato del telefonino e a guardarlo oggi sembra davvero un oggetto da museo. Eppure da lì è
iniziata la rivoluzione che ha cambiato la nostra vita. Era il 3 aprile 1973 – esattamente 40 anni fa –
quando il capo dei ricercatori della Motorola, Martin Cooper, scese in strada a Manhattan e
compose il numero del suo eterno rivale, Joel Engel della Bell. «Ti sto chiamando dalla strada, con
un telefono cellulare», scandì, cattivissimo, facendo sbiancare il suo antagonista che aveva già
inventato gli apparecchi per le automobili. Ci vollero parecchi mesi perché la “scarpa” fosse messa
in commercio; il telefonino non mandava sms, né scattava fotografie; non aveva nemmeno il
display, la batteria durava mezz’ora e ci metteva dieci ore a ricaricarsi. Ma quello squillo nel centro
di New York ha segnato l’inizio di un processo che ci ha portato, oggi, a essere rintracciabili in ogni
momento e a parlare con chiunque, in qualunque momento della giornata. Cooper ora ha 84 anni ed
è più che mai appassionato di tecnologia. La sua idea di libertà, 40 anni fa, era assegnare a ogni
persona un numero e un telefono portatile da usare dovunque si trovasse. Oggi questa libertà ci ha
reso anche un po’ schiavi – senza telefonino ci sentiamo persi... – ma ci rimane sempre la possibilità
di premere il tasto “spegni”.
TERZA PAGINA
Il card. Ruini a Reggio martedì 16 aprile per il centenario della nascita del vescovo Baroni
Intervista di Edoardo Tincani
Per solennizzare il centenario della nascita del Vescovo Baroni Mons. Camisasca ha invitato a
Reggio il cardinale Camillo Ruini,che il 16 maggio 1983 Giovanni Paolo II nominò vescovo
ausiliare per le diocesi di Reggio Emilia e Guastalla, quando ancora erano distinte.
Fu proprio Baroni a consacrarlo vescovo il 29 giugno dello stesso anno; dopodiché monsignor
Ruini fu vescovo ausiliare a Reggio per tre anni, fino a quel 28 giugno 1986 in cui Papa Wojtyla lo
chiamò a Roma come Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana.
Il Cardinale Camillo sarà dunque a Reggio Emilia martedì 16 aprile alle 21 per presiedere in
Cattedrale la Messa a compimento dell’anno centenario della nascita di Gilberto Baroni, avvenuta a
Gherghenzano di San Giorgio di Piano (Bologna) il 15 aprile 1913.
Ha accettato una intervista fatta in questi giorni dal direttore della Libertà Edoardo Tincani.
Riferiamo le domande più rilevanti e le relative risposte.
Questa la prima domanda: “Su quali tratti della personalità di monsignor Baroni – dal suo
ingresso come vescovo di Reggio Emilia, nel 1965 – l’hanno maggiormente colpita e
“influenzata”?
Risponde il CARDINALE: Il grande senso della Chiesa e della sua missione, in concreto la volontà
di realizzare in Diocesi il Concilio Vaticano II. Inoltre la concretezza e la capacità di governo. E
ancora lo spirito di preghiera, in particolare l’amore per la liturgia, e la semplicità di vita.
Monsignor Baroni era poi una persona un po’ timida e ritrosa, ma molto cordiale e simpatica.
TINCANI: Su quali basi si sviluppò la sua collaborazione pastorale con il vescovo Gilberto?
Come avvenne che la scelse come ausiliare? Quale fu la sua reazione?
RUINI. La collaborazione è iniziata nel 1966, un anno dopo il suo arrivo a Reggio: nell’anno
pastorale 1965-66 mi aveva concesso infatti di trascorrere la maggior parte del mio tempo a Roma,
per terminare la mia tesi di dottorato in teologia.
Nel 1966 mi nominò, con mia grande sorpresa, delegato vescovile per l’Azione Cattolica, incarico
allora molto importante, perché l’Azione Cattolica di Reggio Emilia, non ancora unita a Guastalla,
aveva ben 30.000 iscritti, quindi una grossa percentuale della totalità dei cattolici praticanti. Da
allora in poi ho sempre collaborato strettamente con monsignor Baroni, insieme al vicario generale
monsignor Giuseppe Mora, a don Emilio Landini e don Luciano Monari, ricoprendo diversi
incarichi, anche simultanei: preside dello Studio Teologico, vicario episcopale per il laicato e la
cultura, presidente del Centro Giovanni XXIII, membro del consiglio episcopale.
Ero lontano però dal pensare di diventare vescovo ausiliare: anzi, non immaginavo proprio che
monsignor Baroni sentisse il bisogno di avere un ausiliare. La mia reazione, quando nel maggio
1983 mi comunicò la nomina e mi chiese se accettavo, fu di grande timore: non mi sentivo
assolutamente degno dell’episcopato. Chiesi al vescovo tempo per riflettere e pregare; mi concesse
a fatica una giornata, che decisi di trascorrere al seminario di Marola. Poi accettai, con animo molto
più sereno.
Da ausiliare, con monsignor Baroni mi sono trovato perfettamente a mio agio e oso pensare che
anche lui si trovasse bene con me: quando, tre anni dopo, fui chiamato alla Cei come Segretario
generale, monsignor Baroni mi disse che aveva sperato che potessi continuare con lui fino alla fine
del suo episcopato, anche perché mi vedeva come suo successore.
TINCANI. Per tutti i reggiani resterà indimenticabile la visita del Papa del 5-6 giugno 1988, quando
Giovanni Paolo II l’aveva già nominata Segretario generale della Cei. Cosa le resta nel cuore di
quell’incontro tra il Beato Wojtyla e monsignor Gilberto?
RUINI. Sono state giornate bellissime, ma sfibranti. Il Papa era ancora nel suo pieno vigore eppure
la sera del 5 giugno l’ho visto sfinito, tanto da non riuscire nemmeno a cenare.
Monsignor Baroni voleva profondamente bene al Papa e voleva che tutti i fedeli amassero il Papa.
Perciò riuscì a portare a Roma 10.000 reggiani, per ringraziare il Papa della sua visita, e nei giorni
in cui il Papa fu a Reggio monsignor Baroni fu al culmine della gioia, ma anche dell’impegno
perché tutto, nella visita, andasse nel modo migliore.
TINCANI. Nel 1971 era venuto a Reggio Emilia anche il già illustre teologo Joseph Ratzinger, da
Lei invitato come preside dello Studio teologico. Ebbe modo di incontrare anche Baroni? Quale
ricordo conserva di quel primo incontro con il futuro Benedetto XVI?
RUINI. Non ricordo se Joseph Ratzinger abbia incontrato monsignor Baroni in quell’occasione.
Ricordo però che monsignor Baroni mi aveva incoraggiato ad invitarlo.
Di Ratzinger mi colpì, accanto alla profondità teologica, che già conoscevo dai suoi libri, la grande
semplicità e anche l’interesse per Canossa: mi chiese di visitarla e venne con noi anche don Pietro
Ferraboschi. Ratzinger fu felice di vedere quei luoghi. Aggiungo un particolare gustoso: nel viaggio
in autostrada da Reggio a Linate per prendere l’aereo e ritornare in Germania, mi chiese di
fermarmi a un autogrill per comprare un dono per sua sorella e acquistò un bel po’ di salsicce
nostrane, che gonfiarono la sua borsa da viaggio.
Così si è conclusa l’intervista del direttore de La Libertà Tincani in vista del suo intervento In
Cattedrale a Reggio
NOTIZIE IN BREVE
*L’agenda del vescovo, mons. Massimo Camisasca, della prossima settimana, prevede i seguenti
appuntamenti:
- Mercoledì 10 aprile, alle 11 il Vescovo visita la Caritas diocesana e incontra i responsabili.
- Giovedì 11 aprile, alle 8.30 il Vescovo visita l’Istituto Maria Ausiliatrice di Bibbiano. Alle 9.30
incontra i sacerdoti del Vicariato 6 della Val d’Enza.
- Venerdì 12 aprile, alle 21 il Vescovo presiede la Santa Messa di Pasqua per le ragazze sulla strada.
- Sabato 13 aprile, nel Duomo di Modena, alle 18, il Vescovo concelebra la Messa presieduta
dall’arcivescovo di Modena-Nonantola Antonio Lanfranchi in memoria del martirio del Servo di
Dio Rolando Rivi.
* Passiamo ora agli altri appuntamenti della settimana:
* Martedì 9 aprile, ore 17.30, Biblioteca Cappuccini (piazza Vallisneri 1): per il ciclo Europa. Storia
culturale e tradizioni religiose, diretta web da Modena della conferenza di Brunetto Salvarani su
Ecumenismo e dialogo interreligioso in Europa (incontri con crediti all’Università Modena e
Reggio).
* Presso la sede della Caritas (in via dell’Aeronautica 4 a Reggio), martedì 9 aprile, ore 18.45: nel
2° momento del corso Il Formamondo, incontro con don Bruno Bignami, docente di teologia
morale, su Lotta per le risorse (3° incontro, martedì 17 aprile).
* Giovedì 11 aprile, ore 17, Centro Giovanni XXIII (via Prevostura 4): nel 2° dei due incontri su I
disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa), promossi da A.Ge-Aimc-Uciim, incontro con Antonella
Cattani, dirigente scolastica, su La collaborazione Scuola-Famiglia e tipologie di intervento.
* Venerdì 12 aprile, ore 17, Hotel Mercure Astoria (via L. Nobili 2): il Cif (Centro Femminile
Italiano), il Gruppo Christifideles Laici e Europ Direct Emilia propongono una riflessione a più voci
sul tema Realtà e significato della presenza femminile nella cultura europea del nostro tempo.
* Per i Progetti Famiglia l’Azione Cattolica propone per venerdì 12 aprile alle 18 presso il Centro
Giovanni XXIII di via Prevostura 4 a Reggio, l’incontro con Costanza Miriano sul tema Perché
vale ancora la pena di sposarsi (e perché in chiesa). Giornalista, autrice di best-seller, Costanza
Miriano, 42 anni, vive a Roma. Sposa e mamma di quattro bambini, è giornalista alla Rai, Tg3
nazionale, ma collabora anche con Avvenire e Il Timone. Info: Ac 0522.437773
* Venerdì 12 aprile, ore 18.30, Teatro Sant’Agostino (via Reverberi 3): nel 19° del genocidio,
presentazione del libro Le cicatrici del Rwanda: Lorenzo Fazzini, dell’Emi Edizioni, intervista
l’autrice, la reggiana Valentina Codeluppi.
* In parrocchia a Bagnolo, venerdì 12 aprile, ore 21: nel 3° incontro del ciclo su Impegno civile e
testimonianze di fede, promosso Circolo culturale Giovanni Paolo II, don Giuseppe Dossetti junior
parlerà di Giuseppe Dossetti: l’evangelica ricerca della verità (nell’anno centenario della nascita).
* Venerdì 12 aprile, ore 21, Sala Bellelli in Correggio (via Mazzini 44): Il Circolo Piergiorgio
Frassati propone l’incontro con Costanza Miriano, giornalista e autrice dei libri Sposati e sii
sottomessa (2011) e Sposala e muori per lei (2012).
* Sabato 13 aprile, ore 18, Duomo di Modena: nel 68° dell’uccisione del Servo di Dio Rolando
Rivi, l’arcivescovo di Modena Antonio Lanfranchi presiederà la celebrazione in memoria del suo
martirio e darà l’annuncio ufficiale dell’autorizzazione da parte di Papa Francesco della
promulgazione del decreto riguardante il martirio (si veda a pag. 3).
* Nella chiesa di Cavola di Toano, domenica 14 aprile, ore 16,: concerto del Coro San Sebastiano
della Polizia Municipale di Reggio Emilia, per gli ospiti della Casa della Carità e del Centro Diurno
(ingresso a offerta libera per le due strutture).
* Domenica 14 aprile, ore 15.30-19, Oratorio Don Bosco (via Adua): 12° Convegno
sull’accoglienza, su L’accoglienza in 3D: parla don Maurizio Chiodi, docente di teologia morale.
* Per presentare Il magistero del Vescovo Gilberto sulla Scuola, nel 10° della sua nascita (15 aprile
1913), si terrà un incontro lunedì 15 aprile, alle 17, al Centro Giovanni XXIII: interverranno
monsignor Stanislao (Lao) Fontana, che fu segretario di Baroni, e il professor Giuseppe Adriano
Rossi, presidente dell’Uciim reggiana; seguirà la Messa
* In parrocchia a San Prospero Strinati, lunedì 15 aprile, ore 21: nel 3° incontro del ciclo di
accompagnamento delle famiglie che chiedono il battesimo, don Gabriele Burani interverrà sul
tema Incontrare le famiglie.
* Martedì 16 aprile, ore 21, Cattedrale: il cardinale Camillo Ruini presiede la Messa per il 100°
della nascita (15 aprile 1913) del vescovo Gilberto Baroni.
* La parrocchia di Bagnolo propone per martedì 16 aprile, ore 18.30, l’incontro sul tema Vivere o
evadere la comunità? con Carmine Verde, responsabile dell’Area Prevenzione dell’Associazione
Papa Giovanni XXIII,
* È spostato a martedì 23 aprile, ore 20.45, nella Cripta della Cattedrale, il 4° incontro della Scuola
di Preghiera per i giovani su L’incontro con Dio (Le donne sotto la croce e al sepolcro).
* Martedì 23 aprile, ore 20.45, parrocchia di Villa Sesso: nel 3° incontro del ciclo Ma voi chi dite
che io sia? (Mc 8,29) sulla figura di Gesù - per catechisti ed educatori - don Daniele Moretto,
direttore dello Studio Teologico Interdiocesano, interverrà su Vuoi guarire? (Gv 5,6): i gesti e le
relazioni di Gesù.
* La sera di martedì 23 aprile, ore 21, Oratorio di Rivalta: don Giordano Goccini, del Servizio di
Pastorale Giovanile, e Gian Lauro Rossi, critico cinematografico, interverranno alla tavola rotonda
su Fede, cinema e giovani, oggi (presentazione del ciclo di 4 film su Il senso della fede: 1° film
giovedì 9 maggio, ore 21, Cinema Corso di Rivalta, Tutti i santi giorni di Paolo Virzì).