ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE “Mons. Arnoldo

ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE
“Mons. Arnoldo Onisto” - VICENZA
A.A. 2012-2013
II semestre
3 ore settimanali, 5 Ects
Corso: FILOSOFIA CONTEMPORANEA
Il senso filosofico del Contemporaneo
PROGRAMMA
I Parte: Introduzioni
1. Premesse metodologiche e linee del pensiero contemporaneo.
II Parte: Da Hegel a Nietzsche
2.
3.
4.
5.
Il sistema hegeliano e le reazioni a Hegel nel pensiero dell’Ottocento.
Altre correnti del pensiero ottocentesco.
Il pensiero di Antonio Rosmini.
Nietzsche.
III Parte: I padri fondatori del pensiero contemporaneo
6. Husserl e il pensiero fenomenologico.
7. Il pensiero esistenzialistico ed ermeneutico a partire da Heidegger.
8. Wittgenstein e la filosofia analitica.
IV Parte: Chiavi di lettura del contemporaneo
9. Un ritorno al religioso? Spiritualismo, Personalismo, Neoscolastica e pensiero dialogico.
10. Pensare la storia: la Scuola di Francoforte e il pensiero marxista del Novecento.
11. Il secolo della scienza: l’epistemologia di Karl Popper, lo strutturalismo e le scienze umane.
12. L’uomo visto in molti modi: le antropologie contemporanee.
V Parte: Tendenze attuali e conclusioni
13. Le interpretazioni più recenti della riflessione filosofica contemporanea.
Obiettivi: il corso si propone di illustrare le principali tappe del pensiero contemporaneo. Il percorso
non pretende di essere esaustivo, ma intende offrire agli studenti le chiavi di lettura per entrare in
contatto con le variegate correnti del pensiero novecentesco, fino ai giorni nostri. L’obiettivo non è
nozionistico e legato alle centinaia di autori contemporanei, ma è quello di riconoscere i nessi tra le
diverse concezioni del contemporaneo.
Contenuti: il corso nel suo complesso mira all’acquisizione di una base fondamentale di contenuti
riguardante la filosofia contemporanea, ma anche di un lessico specifico legato alla concettualità
filosofica.
1
Didattica: le lezioni introduttive al pensiero contemporaneo saranno integrate con passi scelti dai
principali autori contemporanei indagati.
Bibliografia
Il manuale di riferimento è:
G. REALE-D. ANTISERI, Il pensiero occidentale dalle origini al giorno d’oggi. Dal
Romanticismo ai giorni nostri, vol .III, La Scuola, Brescia 19972 (varie edizioni consultabili; per
l’utilizzo di altri manuali si prenda contatto col docente). Verranno consegnate agli studenti delle
schede riassuntive con i riferimenti alle pagine del manuale. Verrà distribuita una lista di brevi testi
filosofici del Novecento filosofico affrontati in classe che saranno oggetto d’esame.
Altri sussidi (manuali consultabili non obbligatori o utilizzabili in alternativa a quello principale
previa comunicazione al docente):
E. BERTI, Storia della filosofia, vol. III, Ottocento e Novecento, Laterza, Roma-Bari 1991.
G. FORNERO-S.TASSINARI, Le Filosofie del Novecento, Bruno Mondadori, Milano 2002.
S. VANNI ROVIGHI, Storia della filosofia contemporanea, La Scuola, Brescia 1980
E. SEVERINO, La filosofia dai Greci al nostro tempo. La filosofia contemporanea, BUR Rizzoli,
Milano 2004.
2
1. PREMESSE METODOLOGICHE E LINEE DEL PENSIERO CONTEMPORANEO
Il percorso proposto non ha di mira un’esaustività degli autori e dei temi trattati, ma intende
restituire il senso complessivo della Filosofia Contemporanea, sottolineando alcuni elementi che
sono diventati centrali nell’evoluzione del pensiero moderno fino agli esiti attuali.
Si privilegiano i percorsi del Novecento, rispetto ai quali l’Ottocento funge da grande premessa.
Inoltre viene sottolineata l’attenzione a termini e lessico propri del linguaggio filosofico anche con
il riferimento a piccoli testi specifici dei singoli autori.
Privilegiato è il legame inscindibile, anche in questi due secoli trattati, tra Filosofia e Teologia.
Ma, parlando di Filosofia Contemporanea, quando può essere fatta iniziare? Dobbiamo intendere
per periodo contemporaneo solo il Novecento o anche l’Ottocento? In questo caso si prenderà avvio
dal periodo idealistico e dalla Filosofia di Hegel, che rappresentano i precursori immediati e i
riferimenti necessari di tutta la Filosofia Contemporanea.
Al di là delle questioni cronologiche, tuttavia, è fondamentale precisare il rapporto del pensiero
contemporaneo con il pensiero moderno. Questo, da Cartesio in poi, ha cercato sempre più la verità
nell’uomo, di contro ad una verità oggettiva e realistica della natura e di Dio (periodo antico e
medievale). Tutta la Filosofia Moderna – da Cartesio a Leibniz, dagli anglosassoni a Pascal, da
Spinoza fino a Kant e all’Idealismo – si concentra sul problema della conoscenza.
La domanda fondamentale dell’uomo e sull’uomo è quella epistemologica e gnoseologica che cosa
posso conoscere?, alla quale vengono riportate sia la domanda ontologica che cosa esiste? – o
perché c’è qualcosa piuttosto che il nulla? – che quella etica – che cosa devo fare? –.
La Filosofia Moderna realizza quindi una rottura fondamentale con i periodi precedenti che portano
ad un irrigidimento della sua prospettiva fino agli esiti dell’Idealismo.
2. IL SISTEMA HEGELIANO1
La figura di Hegel (1770-1831) rappresenta da un lato il compimento della Modernità, ma insieme
il riferimento, spesso polemico, di tutta la Filosofia tra Ottocento e Novecento, e un esempio,
seppur critico, del rapporto tra Filosofia e Teologia.
Nella sequenza delle sue opere, da Lo spirito del Cristianesimo e il suo destino (1798), attraverso la
Fenomenologia dello Spirito (1807), fino alla Logica (1812 e 1816) e all’Enciclopedia delle scienze
filosofiche in compendio (1817), si manifesta un pensiero in cui ogni parte è ricompresa nel tutto e
in cui il particolare sta in relazione con l’elemento universale.
La logica sottesa, di carattere dialettico, definisce la realtà come Spirito che si muove nella Storia e
insieme la porta a compimento; il reale è caratterizzato da una struttura insieme dialettica e
necessaria, ricompresa nell’elemento intellettuale e spirituale del mondo, realizzantesi nella
proposizione speculativa “tutto ciò che è razionale è reale, e tutto ciò che è reale è razionale”.
Il Sistema, come complessivamente si presenta l’opera di Hegel, è caratterizzato inoltre da una
struttura triadica in cui la verità sta alla fine. La sintesi che supera tesi e antitesi rivela la verità delle
cose, realizzandole proprio nel loro superamento.
1
REALE-ANTISERI, pp. 72-81; 118-119.
3
Proprio la rigidità del Sistema e il suo carattere ideale che fagocita la realtà saranno gli elementi
contro cui tutto il pensiero filosofico dopo Hegel cercherà di reagire.
3. LE REAZIONI A HEGEL NEL PENSIERO DELL’OTTOCENTO
Subito dopo la morte di Hegel, il pensiero dei suoi successori si divide tra destra e sinistra. La
destra hegeliana sottolinea la continuità ed è preoccupata di conciliare il Sistema con lo Stato e la
Religione. La sinistra hegeliana sottolinea la discontinuità, evidenziando una necessaria correzione
del Sistema.
Proprio dalla sinistra hegeliana derivano due pensieri che hanno lasciato una traccia molto
importante nel panorama filosofico successivo. Sebbene sia molto più conosciuta la figura di Marx,
è Feuerbach a rappresentare il pensiero più interessante in rapporto alla fede e alla religione.
Egli infatti definisce uno stretto rapporto tra Teologia, Filosofia e Antropologia: Dio non sarebbe
altro che una proiezione dell’uomo – limitato, finito, mortale – e quindi scoprendo ciò l’uomo non
potrebbe che mantenere la centralità solo del principio antropologico. Il principio dello homo
homini deus est, in continuità con l’immanentismo hegeliano ma rovesciando per molti aspetti il suo
idealismo, descrive una centralità dell’umano – poi ampiamente presente nel Novecento – che si
dimentica della trascendenza2. Non è pensabile alla Teologia sia cattolica che protestante tra
Ottocento e Novecento senza collocare Feuerbach come distruttore delle certezze precedenti e
quindi come paradossale motore di novità per il pensiero religioso e teologico.
Marx ribalta il l’idealismo di Hegel nel materialismo
prende le vesti della lotta di classe in cui la Storia
compimento. In questo la religione sarebbe un intralcio
fronte all’alienazione cui è soggetto e quindi renderlo
delle cose.
storico-dialettico, lo Spirito nella Storia
cammina senza deviazioni verso il suo
perché consola l’uomo invece di porlo di
consapevole del necessario cambiamento
È in realtà solo con Søren Kierkegaard (1813-1855) che abbiamo la prima grande reazione al
pensiero hegeliano3.
I dati biografici registrano un influsso sul suo pensiero, in quanto cresce e vive dentro un’atmosfera
legata ad un rigoroso pensiero protestante. Si può non a caso parlare di autobiografia teologica di un
pensatore religioso al confine tra Filosofia e Teologia, così tanto al confine da oltrepassare in ultima
analisi il territorio del filosofico a favore del teologico.
Rispetto al pensiero hegeliano assistiamo all’affermazione del valore supremo della scelta libera del
Singolo, di contro al Sistema, e all’affermazione della fede di contro alla ragione dell’Idealismo.
Kierkegaard pone l’esistenza del Singolo, posto da Dio, contro Sistema. L’essenziale della sua
proposta è rappresentato dal rapporto tra Dio e il Singolo, con un rischio di “predestinazione” e
“fideismo” tipico di un certo mondo protestante: non sono le nostre opere a salvarci, ma la pura
volontà divina.
Il riflesso della centralità dell’esistenza si ha nel profilo di una Teologia esistenziale contro la
Teologia scientifica: c’è un’impossibilità di ricomprendere nei canoni della ragione ciò che è
incomprensibile, cioè il Singolo e il suo rapporto a Dio, che sfuggono completamente alla presa
della ragione. Se questo elemento va compreso nella reazione a Hegel, rischia tuttavia di rendere la
2
3
ID., pp. 129-131.
ID., pp. 181-189.
4
fede indicibile ed inaudita. Di fronte alla possibilità della scelta, il singolo prova angoscia; la
disperazione è il tentativo di porsi al posto di Dio, l’uomo che non accetta sua realtà creaturale è
destinato alla disperazione, che è una malattia mortale, un lento morire da cui solo la Grazia può
salvare.
L’esistenza è in ultima analisi esistenza della scelta radicale, cioè Aut-Aut: tra esistenza estetica,
etica e religiosa non si dà un percorso progressivo e ascendente, come nel sistema hegeliano, ma
radicale alternativa.
In Arthur Schopenauer4 (1788-1860) assistiamo all’altra grande reazione alla Filosofia come
professione di Stato, con un recupero della dignità propria della dimensione filosofica di contro
all’appiattimento hegeliano sul potere costituito e sullo Stato.
Schopenauer va letto insieme come ultimo anello della concezione moderna della conoscenza e
immediato precursore della Filosofia di Nietzsche che cambierà i sentieri del filosofico.
Nella sua opera maggiore sintetizza il principio della volontà in parallelo ai principi della Filosofia
Moderna, in parallelo con l’Idealismo ma anche contro la ragione hegeliana: Il mondo come volontà
e rappresentazione (1818) descrive il mondo come rappresentazione di chi lo intenziona; se
dividiamo la conoscenza del mondo in un soggetto e in un oggetto (condizionato da spazio e
tempo), non esiste una verità obiettiva, ma l’oggetto è sempre ridotto al soggetto che conosce. In
questo Schopenauer, in linea con il pensiero moderno, riconosce una verità dell’Idealismo, di contro
al Realismo della tradizione e al Materialismo tipico per esempio di Marx.
Il soggetto ordina il mondo-oggetto in spazio e tempo, attraverso la categoria della causalità, che è
azione degli oggetti sugli altri oggetti, la realtà dunque è compresa come Wirklichkeit da wirken
agire, non realtà statica e immutabile
L’intelletto non ci porta oltre il mondo sensibile; il mondo come rappresentazione è fenomeno,
l’oggetto immediato della sua propria coscienza l’uomo sperimenta essere la volontà, inserita in
volontà universale; l’essenza del mondo è volontà insaziabile; la vita si manifesta come bisogno e
dolore, slancio e frustrazione di desiderio, aspirazione senza scopo e senza posa; in questo cade
ogni necessità razionale o provvidenziale della storia che è invece sottoposta al destino della
casualità. Liberazione è liberarsi dalla volontà, attenersi al puro oggetto, prendendo le distanze dal
nostro agire di soggetti; si lascia vivere l’oggetto e non il soggetto. Lo stesso vale per l’ascesi; si
sopprime in noi la radice del dolore, cioè la volontà di vivere, realizzando un’uscita dalla volontà
nell’arte e nella vita ascetica.
L’esito del pensiero di Schopenauer si ha nel passaggio dalla voluntas alla noluntas, che permane
comunque ancora come forma della volontà.
Oltre agli autori ricordati nella loro opposizione al pensiero hegeliano il pensiero dell’Ottocento
offre alcuni grandi spunti:
o Spiritualismo: tale prospettiva prosegue la critica romantica all’Illuminismo,
riprende molti temi dell’epoca moderna (vita intima, coscienza, cogito) e anticipa
tematiche dello Spiritualismo nel Novecento. Significativa è la figura di Maine de
4
ID., pp. 170-177.
5
Biran, che in ambito francese, si collega al pensiero di Cartesio e Pascal e anticipa
quello di Bergson.
o Filosofia e impegno civile: in questo periodo giungono a compimento i processi
risorgimentali in Germania e Italia, e in questi paesi la filosofia è strettamente
implicata nel dibattito politico. In Italia si ricordano in particolare le figure di
Cattaneo, Gioberti e Rosmini. Ma la riflessione è molto approfondita anche negli
altri paesi da un lato nella direzione del pensiero della Restaurazione, dall’altro nel
dibattito che si apre tra pensiero liberale e pensiero comunista-marxista.
o Scienze: lo sviluppo della scienza è massiccio, si accompagna alla Rivoluzione
Industriale e veicola un ottimismo diffuso; il pensiero di fondo di questo periodo è
quello del Positivismo5, che ha in Comte il principale esponente; tre sono i principali
ambiti di sviluppo della scienza:
 Scienze biologiche e fisico matematiche: il grande evento è dato dalle
indagini sull’Evoluzionismo, con Darwin e Spencer;
 Scienze sociali: il determinismo matematico-biologico è applicato alla
società attraverso la Sociologia e la Demografia, inoltre si diffonde il
pensiero economico (Smith e Ricardo) che affianca lo sviluppo economico
derivante dalla rivoluzione industriale;
 Scienze psicologiche: si pongono le basi per la rivoluzione freudiana di inizio
Novecento.

L’immagine dell’uomo è completamente rivoluzionata nel suo rapporto alle origini (Darwinismo), a
se stesso (Psicologismo) e alla società (Sociologia e Marxismo). La scienza acquista un significato
propriamente filosofico e invade l’esistenza degli uomini con ripercussioni pratiche molto
importanti sia in positivo che in negativo.
4. IL PENSIERO DI ANTONIO ROSMINI6
Anche in questo caso, seppur in forme opposte ad altri pensatori, la biografia è molto importante
per capire l’opera. Antonio Rosmini (1797-1855, beato) vive tra Rovereto, Trento, Milano e Roma.
La sua vita è segnata da incarichi politici e dalla vita religiosa, ma anche da una forte
incomprensione nella Chiesa e come pensatore durante la vita. È un pensatore importante dal punto
di vista religioso e può essere definito il più importante filosofo italiano dell’Ottocento.
Tra i tratti del suo pensiero spicca la critica alla filosofia moderna, sia nel senso dell’apriorismo
kantiano che del sensismo empiristico. Entrambe queste correnti del pensiero assolutizzano un dato
vero: la conoscenza viene dall’esperienza (sensismo ed empirismo), la conoscenza avviene apriori
(Kant). Per Rosmini la sensazione è materia della conoscenza ma non la conoscenza stessa, mentre
l’apriori è riducibile alla sola idea dell’essere. In questo egli si dimostra molto equilibrato nel
difendere la tradizione antico-medievale ma nell’accogliere anche gli elementi della tradizione
moderna. Dalle sensazioni noi deriviamo che c’è qualcosa. Essere è necessario alla conoscenza, è il
formale della ragione. Riprendendo Bonaventura e Agostino Rosmini afferma che tale idea è innata,
infusa ab aeterno da Dio. Si riscontra una struttura fondamentalmente aristotelica del suo pensiero:
materia/forma e potenza/atto sono le coppie e gli assi portanti del suo discorso.
Sotto l’idea dell’essere stanno idee pure, non pure e primi principi. Fondamentale, e molto
contemporaneo, è il “sentimento fondamentale corporeo”, che anticipa alcune analisi
fenomenologiche.
5
6
ID., pp. 227-229.
Vedi scheda.
6
La formulazione sistematica del pensiero di Rosmini lo porta a trattare di Diritto e Filosofia
Politica. In questo contesto trova spazio la trattazione della proprietà e della persona come diritto
umano sussistente. Assistiamo ad un’unitaria riflessione su Metafisica e Logica da un lato, e
Filosofia Morale-Politica dall’altro.
Essere e persona sono i due capisaldi grazie ai quali Rosmini riesce a definire in termini nuovi la
filosofia tradizionale, anticipando molti spunti del Novecento specie del Personalismo.
5. NIETZSCHE7
Nei dati biografici di Friedrich Nietzsche (1844-1900), incontriamo un’esistenza travagliata e
insieme geniale. La sua formazione è nell’ambito della Filologia Classica, con maestri di pensiero
eterodossi come Schopenauer e il musicista Wagner, ottiene la cattedra universitaria a 25 anni
(1869), mantiene per dieci anni l’insegnamento (1879), per dieci anni peregrina in preda ai primi
disturbi mentali (1889) fino all’esplosione definitiva della follia.
Come elementi decisivi che lo rendono spartiacque tra Ottocento e Novecento vanno almeno
ricordati questi:
o
interpreta il destino del pensiero occidentale e ricapitola in sé drammaticamente tale
destino;
o sfugge a definizioni nonostante ne siano state date molte interpretazioni; è pensatore
che ricapitola le critiche a Hegel di Schopenauer (volontà) e Kierkegaard (singolo),
rendendo la critica parte fondamentale della filosofia; critica nel metodo di filosofare
(fare filosofia col martello) e nel merito (critica a tutti gli immutabili della filosofia
tradizionale che non possono più essere ricostruiti);
o si ha con lui una radicale affermazione del divenire, della storia e dell’umano
(fedeltà alla terra) che tramontano nelle forme dell’Occidente e che devono essere
ulteriormente superati perché il super-uomo sorga; inoltre anticipa il concetto di
interpretazione e la critica alla scienza.
Il rapporto con la religione è travagliato. Critica il cristianesimo che ha avvelenato l’umanità (Deus
Caritas est,3), poiché avrebbe introdotto una morale da schiavi, pervertendo quanto c’è di meglio
nell’umano, cioè il vitalismo, la potenza, l’eros, ma distingue tra Cristo, figura positiva, e il
cristianesimo, negativo. La compassione e l’amore del prossimo sarebbero nocivi per l’uomo.
Affermare che Dio è morto è dire che tutti gli immutabili sono venuti meno. Di fronte a ciò è aperta
la trasvalutazione di tutti i valori.
Il cristianesimo cosa ha avvelenato? Ha corrotto lo spirito dell’antichità, spirito che univa apollineo
e dionisiaco. Tuttavia già nell’intellettualismo etico socratico-platonico l’esperienza estetica antica
era stata inquinata. Il controllo della ragione implica una decadenza. Ecco il grande scontro con la
prospettiva hegeliana.
Il suo è un pensiero delle critiche (in senso diverso rispetto a Kant…): porta una critica contro
l’idealismo, il positivismo, il romanticismo, l’evoluzionismo, le democrazie, l’utopismo socialista.
Importante è la critica contro i fatti positivistici; Nietzsche afferma che i fatti sono stupidi, giuste
sono solo le interpretazioni. La storia è saturata e il suo studio è antiquario-monumentale oppure
critico.
Nell’ambito etico parla di Genealogia della morale: i valori emergono dalla storia, come
contrapposizione di morale dei nobili e degli schiavi. Trasvalutare i valori significa far tramontare
la morale degli schiavi per far trionfare la morale dei nobili.
7
REALE-ANTISERI, pp. 325-337. Si veda anche il testo consegnato.
7
Nello stesso tempo il nichilismo è accettazione del radicale non-senso che caratterizza l’assenza di
direzione della storia dell’uomo. L’eterno ritorno è la legge del divenire, contro una visione
progressiva della storia. Nell’idea di tramonto e di una futura aurora può essere intravisto l’avvento
dell’attuale post-modernità.
Il pensiero di Nietzsche è fondante le dinamiche novecentesche, non dotato di struttura logica,
sebbene mantenga una sostanziale coerenza a prescindere da alcune contraddizioni che sono
riscontrabili in esso, caratterizzato da una pars denstruens molto più forte della pars construens.
6. HUSSERL E IL PENSIERO FENOMENOLOGICO8
La Fenomenologia è un movimento filosofico decisivo per il Novecento, perché definisce il ritorno
alle cose stesse (zu den Sachen selbst) e vuole superare definitivamente il riferimento alla totalità
hegeliana; inoltre pur essendo scienza rigorosa, pone una critica alle scienze ottocentesche. La
Fenomenologia, in particolare per il metodo, ha avuto grandi ripercussioni sul sapere
contemporaneo, non solo filosofico.
Tuttavia la Fenomenologia si dibatte tra Idealismo e Realismo e c’è da chiedersi se ultimamente
compia il proprio compito di superamento del Positivismo e del pensiero di Hegel.
Husserl (1859-1938) rappresenta il maestro di questa Scuola: il suo pensiero è pensiero derivante
dalla logica che porta nella filosofia un rigore particolare.
La conoscenza principia dall’esperienza, ma oltre i fatti ci sono le essenze, che possono essere colte
con un’intuizione eidetica, la quale avvia a sua volta la riduzione eidetica; prima del processo
conoscitivo si mette in atto una sospensione della conoscenza ordinaria. Si ritorna così all’origine
della filosofia moderna che Husserl vuole superare ma che insieme sembra continuamente limitarlo.
L’ontologia formale della logica si dipana nei vari campi del sapere attraverso le ontologie
regionali.
La coscienza è il principio di tutto, nella misura in cui è il risultato ultimo della riduzione; è
intenzionale in quanto essa è sempre coscienza di qualcosa e ciò che si manifesta alla coscienza è il
fenomeno.
Tornare ad una conoscenza logica significa mettere in crisi le scienze positive, alla base della crisi
epocale di inizio Novecento, crisi culturale e di pensiero prima ancora che di civiltà.
Se il risultato del procedimento husserliano è insoddisfacente per la costituzione solipsistica e cioè
solitaria della coscienza, nella successiva fase del suo percorso Husserl cerca di recuperare il
vissuto intersoggettivo attraverso il mondo della vita e le relazioni tra le singole coscienze.
In questo lavoro si avvale del pensiero di due importanti allievi:
-
8
Max Scheler, che approfondisce l’applicazione etica e morale della fenomenologia e
costruisce una etica materiale dei valori contro etica formale dei valori di ascendenza
kantiana; la simpatia è il modo fondamentale del relazionarsi ad altri, che permette di
superare il solipsismo della fenomenogia di Husserl.
ID., pp. 439-447.
8
-
-
Edith Stein, poi Teresa Benedetta della Croce, che cerca un maggior compromesso tra
fenomenologia e pensiero metafisico e, prima della svolta mistica, sceglie la strada
dell’empatia come tentativo di superare solipsismo husserliano.
Oggi la fenomenologia, che ha dato vita a diverse attualizzazioni, trova ancora spazio nel
dibattito filosofico, ma si impone soprattutto nel metodo più che nei contenuti della sua
riflessione.
7. IL PENSIERO ESISTENZIALISTICO ED ERMENEUTICO A PARTIRE DA HEIDEGGER9
Heidegger è un’autore che riassume in sé linee fondamentali del pensiero contemporaneo e pone
una svolta radicale nel pensiero del Novecento, per questo può essere considerato a ragione tra i più
importanti pensatori contemporanei. Storicità, temporalità e divenire dell’uomo sono i lasciti più
importanti del pensiero di Heidegger, accanto all’attenzione per il linguaggio e per l’ermeneuticainterpretazione.
Heidegger (1889-1976) si forma alla scuola di Husserl e con grande attenzione verso la teologia.
Resta l’ombra della sua adesione al nazismo che però non deve inficiare l’analisi oggettiva del suo
pensiero. Normalmente il suo pensiero viene diviso in due principali periodi.
- I Heidegger
Se il senso dell’essere è lo scopo del pensare, possiamo dire l’essere soltanto attraverso gli enti, anzi
solo attraverso quell’ente che si pone la domanda sull’essere, cioè l’esser-ci o Dasein. Analizzare
quindi gli aspetti più minimali dell’esistenza non significa quindi perdere di vista l’essere ma
approfondire gli aseptti in cui si rivela, come per esempio il linguaggio. L’uomo si ritrova gettato
originariamente nella condizione temporale e linguistica, e nel limite dato dalla morte è chiamato a
progettare il proprio futuro come possibilità.
L’esser-ci si trova così originariamente in rapporto agli altri e al mondo, potendo progettare
un’esistenza autentica o in-autentica, definita dalla cura per il mondo o dalla sua manipolazione. La
temporalità definisce gli aspetti del mondo e l’azione dell’uomo dentro la storia, ma ne riduce
insieme gli spazi della trascendenza. Tali prospettive sono sviluppate nella principale opera, Essere
e Tempo (1927).
- II Heidegger
Nella seconda parte del suo pensiero è forte invece l’attenzione all’ascolto dell’essere, con la critica
al pensiero occidentale che avrebbe oggettivato l’essere costruendo così una fisica più che una
metafisica. In questa oggettivazione del mondo si cela il principio della civiltà della tecnica così
come si sviluppa nella contemporaneità. Oblio del senso dell’essere proprio della metafisica
occidentale
L’attenzione alla concretezza dell’esistenza e del linguaggio resta un lascito che il Novecento
svilupperà continuamente.
Il pensiero di Heidegger viene visto come capostipite di due diverse tendenze, il pensiero
ermeneutico, in cui spiccano le figure di Gadamer e Ricoeur che sottolineano la multiformità
dell’elemento interpretativo sia a livello di conoscenza che a livello etico, e il pensiero
esistenzialistico, che riprende anche le critiche di Kierkegaard e Nietzsche al pensiero hegeliano e
tocca trasversalmente diversi ambiti del pensiero contemporaneo.
9
ID., pp. 458-466.
9
8. WITTGENSTEIN E LA FILOSOFIA ANALITICA10
Il pensiero di Wittgenstein affonda le sue radici nel neopositivismo e nel clima culturale di fine
Ottocento. Il pensiero inaugurato dal filosofo austriaco avrà una grande fortuna in tutto il panorama
contemporaneo in opposizione alla filosofia continentale, cioè alla “vecchia” filosofia europea di
Germania e Francia in particolare.
Wittgenstein (1889-1951) non ha una formazione filosofica, è segnato dall’esperienza della I Guerra
Mondiale e vive tra Austria e Inghilterra. Muore prematuramente.
Anche nel suo caso possiamo parlare di due fasi successive:
- I Wittgenstein
In questa fase Wittgenstein, sulla scorta del neopositivismo di fine Ottocento, scrive il Tractatus
logicus-philosophicus (1921) che vorrebbe unire la visione logico-matematica e filosofica del
mondo. Se l’ontologia delle cose è definite dal linguaggio logico, tutto ciò che conosciamo del
mondo può essere ridotto a formule. Il linguaggio proietta la realtà ed insieme descrive un mondo
che sta oltre la conoscenza. Infatti il mondo sensibile di cui parliamo è solo una minuscola isola di
quanto possiamo conoscere. L’esito dell’opera è mistico perché, descritto il poco che si può
descrivere, non si può fare altro che tacere.
- II Wittgenstein
Dopo una lunga fase di allontanamento dalla filosofia, Wittgenstein, che è diventato maestro
elementare e che è segnato dall’esperienza del rapporto con i ragazzi, scrive le Ricerche filosofiche
(1945, 1948-49), lasciate incompiute e finite dagli allievi. Rispetto al I Wittgenstein ci troviamo di
fronte ad una critica del linguaggio tradizione, con attenzione all’uso concreto e alla filosofia come
attività e forma di vita. La filosofia ha al centro il linguaggio che rappresenta il cuore delle nostre
esperienze di vita. Il linguaggio descrive e definisce usi multiformi ed insieme permette di risolvere
alcune questioni esistenziali.
La filosofia analitica dopo Wittgenstein si diffonde rapidamente nel mondo anglosassone per poi
tornare in Europa. Il linguaggio definisce la sua pervasività in ogni campo del sapere, dal
linguaggio ordinario al rapporto con la metafisica, dall’etica alla teologia e filosofia analitica. Oggi
la “moda” analitica rappresenta un punto di riferimento fondamentale nell’attenzione al particolare
e alle forme di vita, con un interrogativi sull’immagine complessiva del mondo.
9. UN
RITORNO AL RELIGIOSO?
PENSIERO DIALOGICO12
SPIRITUALISMO, PERSONALISMO, NEOSCOLASTICA11
E
Sebbene il Novecento sia il secolo della “morte di Dio” si assiste ad un paradossale ritorno del
religioso in diversi ambiti del pensiero sia cattolico che protestante.
Il movimento dello Spiritualismo si dà come reazione al Positivismo: i fatti spirituali sono fatti
altrettanto validi quanto quelli naturali ed empiricamente constatabili. L’uomo è un essere specifico,
non assimilabile agli altri viventi ed è definito dal suo essere spirituale. Di conseguenza la filosofia,
che cura la spiritualità dell’umano, ha una specificità unica tra le discipline. La coscienza è il luogo
di incontro tra Dio e l’uomo, tra la verità trascendente e la verità storica e immanente. Riprendendo
la tradizione di Pascal che si ricollega ad Agostino è l’area francofona la più importante in questo
ambito, con la figura di Blondel che spicca su tutti. Importante, anche se non del tutto assimilabile
allo Spiritualismo, è la figura di Bergson.
10
ID., pp. 523-531.
ID., pp. 547-548; pp. 567-568; pp. 581-583; pp. 586-589; pp. 596-599.
12
ID., pp. 607-609; pp. 610-613; pp. 614-616.
11
10
Anche il personalismo è un movimento diffuso soprattutto in ambito francofono, con una
dimensione soprattutto rivolta al sociale e alla sfera pubblica. Il personalismo cristiano è alla base
del rinnovamento filosofico del pensiero cristiano che sta alla base di alcuni pensieri presenti
all’interno del Concilio Vaticano II.
Sia in ambito cattolico, con il rinnovamento legato al Concilio Vaticano II, che in ambito
protestante, il Novecento è un secolo molto importante. Se la ragione in filosofia è indebolita, la
fede di fronte alle sfide del mondo contemporaneo approfondisce la propria struttura.
In campo protestante spicca la figura di Karl Barth la cui teologia è caratterizzata dall’affermazione
dell’infinita distanza qualitativa tra Dio e uomo, dal cristocentrismo radicale, dal principio
dell’analogia ripreso dal p. Przywara (analogia fidei contro analogia entis).
In campo cattolico il Concilio Vaticano II con una folta schiera di teologi ha aperto il campo al
confronto tra la Tradizione e le istanze del mondo contemporaneo. Accanto al pensiero neo-tomista
tradizionale la teologia cattolica entra in dialogo con le istanze del pensiero contemporaneo. Anche
per i due teologi cattolici più importanti del Novecento la questione fondamentale è quella del
rapporto tra Dio e uomo: per Karl Rahner Dio pone nell’uomo delle condizioni strutturali di
esperibilità della Rivelazione; per Hans Urs von Balthasar il punto di partenza è quello estetico,
dimenticato dal pensiero teologico e favore del buono, del giusto, dell’uno, del vero.
Il Magistero dal canto suo sceglie la filosofia di San Tommaso d’Aquino come la filosofia più
confacente alla Rivelazione cristiana. Ne propone la riattualizzazione in diversi centri di ricerca, da
Lovanio a Milano e attraverso alcune Encicliche, Aeterni Patris (Leone XIII, 1879), Pascendi (Pio
X, 1907), Humani generis (Pio XII, 1950), Fides et ratio (Giovanni Paolo II, 1998).
Si assiste anche ad una ripresa tipica del pensiero dialogico. I pensatori di origine ebraica sono
molti ma ci sono alcuni che specificamente fanno della loro matrice ebraica un elemento forte di
novità per la filosofia contemporanea nella ripresa dell’elemento biblico.
Martin Buber definisce il principio dialogico e la distanza originaria tra i partecipanti al dialogo;
Franz Rosenzweig scardina il sistema hegeliano a partire dal dialogo nella ricostruzione di un
pensiero nuovo; infine Lévinas esalta la priorità dell’Alterità sul pensiero fonologico tipico della
filosofia hegeliana.
11. PENSARE LA STORIA: LA SCUOLA DI FRANCOFORTE E IL PENSIERO MARXISTA DEL
NOVECENTO13
Il Novecento vive entro una centralità dell’elemento storico, specie in conseguenza dell’assunzione
del paradigma hegeliano e marxiano. Il paradosso fondamentale si realizza nello schiacciamento
della realtà nell’elemento storico, che lascia però uno spazio aperto alla trascendenza.
Ciò è riscontrabile soprattutto nella proposta della Scuola di Francoforte che, con autori provenienti
dalla sociologia come Adorno, Horkheimer e Marcuse, mette in crisi l’idea di ragione illuministica
e apre la strada ad una teoria critica della società.
Attraverso il concetto di dialettica negativa si critica il concetto di dialettica hegeliana: la ragione,
che originariamente libera l’uomo, diviene strumento di dominio; paradossalmente la ragione che
vuole eliminare i miti ricrea nuove ideologie, quindi nuovi miti, così fallisce ogni illuminismo come
pretesa di razionalizzazione del reale.
13
ID., pp. 653-662.
11
La filosofia deve tornare alla sua origine di denuncia del sopruso e oltre la ragione strumentale si
apre possibilità di speranza e di redenzione.
La liberazione dall’oppressione della civiltà
dell’unidimensionalità della società contemporanea.
diviene
liberazione
dell’eros
e
rifiuto
La storia, presente in molte proposte degli autori novecenteschi, in tale Scuola rivela il suo carattere
paradossale, poiché oltre i fallimenti della storia il pensiero filosofico va alla ricerca di una
liberazione estetica, religiosa, psicologica.
12. IL SECOLO DELLA SCIENZA: IL PENSIERO DI POPPER, LO STRUTTURALISMO E LE SCIENZE
UMANE.
Lo sviluppo delle scienze riprende la traiettoria tracciata nel secondo Ottocento dal Positivismo con
uno sviluppo nell’ambito biologico, sociale e psicologico. Una grande novità del Novecento è la
sviluppo delle scienze umane14 ma non si può negare il significato filosofico dello Strutturalismo15:
se per la scienza struttura è un sistema di leggi che istituiscono un mondo di oggetti, per la filosofia
le strutture sono i fenomeni complessi, più o meno consci che distruggono la centralità del soggetto.
Al di là delle diverse direzioni intraprese dagli strutturalisti - linguaggio e storia per Foucault,
antropologia ed etnologia per Lévy-Strauss, psicoanalisi per Lacan -, il fattore comune è
l’abolizione dell’uomo, non come ideologia ma come presa d’atto di un persorso del pensiero.
L’uomo è una struttura complessa ma non è depositario di una originale e personale dignità.
La scienza inoltre entra prepotentemente nella vita degli uomini e delle donne nella
Contemporaneità. Se la scienza ha conseguenze sulla filosofia, anche la filosofia mette in
discussione il predominio della scienza, in particolare con la figura di Karl Popper16: nel suo
pensiero troviamo filosofia della scienza, critica della metafisica e filosofia politica. Dal punto di
vista della filosofia della scienza egli riprende il principio della falsificabilità per affermare che, pur
nell’incessante progresso delle teorie scientifiche, nessuna può ritenersi infallibile ma solo
temporaneamente confermata. La conoscenza scientifica è data da un mix di deduzione ed
induzione e si manifesta in principi e teorie sempre più semplici.
Sul piano filosofico la metafisica, che mantiene una sua validità, è falsificata e integrata dal
pensiero scientifico e dall’evoluzione della storia della filosofia.
Infine sul piano politico abbiamo un’evoluzione dei sistemi politici parallela al pensiero scientifico,
superando le tendenze totalitarie della storia politica che si sono manifestate tanto nelle utopie
positive quanto nelle utopie negative o distopie.
14
ID., pp. 671-672.
ID., pp. 720-721; pp. 729-731.
16
ID., pp. 769-781.
15
12
13. L’UOMO VISTO IN MOLTI MODI: LE ANTROPOLOGIE CONTEMPORANEE.
Anche per quanto riguarda il pensiero antropologico il Novecento è paradossale. Accanto alla morte
di Dio si può parlare in diversi modi della morte dell’uomo, eppure l’uomo è molto presente nella
riflessione filosofica contemporanea, come testimoniano molti degli Autori studiati.
Dal punto di vista antropologico possiamo distinguere antropologie culturali, che tendono a studiare
l’uomo come un oggetto della scienza e confrontano le culture. In queste antropologie l’uomo è
analizzato nel dettaglio ed insieme se ne perde l’essenziale, il particolare ancora una volta
impedisce una visione complessiva.
Nelle antropologie filosofiche e teologiche si sottolineano soprattutto alcune costanti
dell’antropologia: il vivere in relazione, il corpo, la componente spirituale dell’uomo, la vita, la
morte.
Nel complesso parlare dell’uomo per il Novecento è un imperativo che porta però in differenti
direzioni: da un lato l’esaltazione dell’uomo come attore fondamentale, dall’altro il riduzionismo ad
alcuni elementi (biologico, sociale…), infine l’analisi e la comprensione dell’uomo nei suoi aspetti
particolari ma anche in relazione al contesto di riferimento.
14. LE INTERPRETAZIONI PIÙ RECENTI DELLA RIFLESSIONE FILOSOFICA CONTEMPORANEA.
Tra le interpretazioni più recenti sul futuro della filosofia e la riflessione filosofica sul mondo
dobbiamo sottolineare quelle che mettono in luce strade nuove, o legate ad una ripresa della
tradizione o in funzione di un balzo in avanti.
Tra queste abbiamo le riflessioni di Gianni Vattimo che descrive la fine della modernità come fine
del tentativo di un pensiero progressivo; dal contenimento della ragione emergono nuove
potenzialità per il futuro. Rorty, filosofo nordamericano, sottolinea che la filosofia ha un futuro
anche oltre le filosofie, nelle forme estetiche e soprattutto nella narrazione. Per Derrida, bisogna
andare oltre le strutture grammaticali e linguistiche dell’Occidente per recuperare le tracce di un
pensiero nuovo. Habermas descrive una teoria dell’agire comunicativo come teoria della razionalità
e interpretazione della modernità, in grado di far risaltare un accordo sociale figlio di una nuova
ragione filosofica. Infine per Severino il tramonto dell’Occidente è destino dell’Occidente; se la
scienza ha superato la filosofia nel tramonto della scienza si riaprono possibilità per la filosofia e
nuove capacità di dire il mondo.
Nel complesso la filosofia attuale si trova davanti ad un bivio:
o diviene un sapere funzionale ad altri saperi, come nel caso della riflessione sulla scienza e a
partire da essa, nel caso della riflessione sulla politica, l’economia e il diritto, in parte anche nel
caso del sapere filosofico e teologico, o ritorna ad essere un sapere dotato di autonomia propria e
peculiare, in costante dialogo con la teologia, le scienze e tutti gli altri saperi.
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