APPUNTI DI STORIA 1 media Frontini

annuncio pubblicitario
APPUNTI DI STORIA 1
Prof. Frontini
APPUNTI DI STORIA 1
Prof. Frontini
INDICE
1-Origini dell’uomo e fasi dell’evoluzione umana; concetto
di evoluzione biologica e di evoluzione culturale.
2-Unità della specie umana.
3-Concetto e fasi della preistoria.
4-Mesopotamia.
5-Antico Egitto.
6-Storia greca.
7-Alessandro Magno. Ellenismo.
8-Italia preromana ed Etruschi.
9-Vicende di Roma antica: organizzazione politica nell'età
repubblicana.
10-Vicende
di
Roma
antica:
sviluppo
e
crisi
della
Repubblica.
11-Vicende e crisi dell'Impero Romano.
12-Situazione economico-sociale e crisi della schiavitù alla
fine dell'Impero Romano.
13-Regni romano-barbarici.
14-Crescente importanza della Chiesa cristiana. Rapporti con
gli Stati barbarici.
15-Vicende dell'Impero Romano d'Oriente.
16-Organizzazione dell'Italia bizantina. Rapporti tra Impero
Bizantino e Chiesa.
17-Longobardi. Nascita dello Stato pontificio.
18-Sviluppi del Cristianesimo. Scisma d'Oriente.
19-Vicende dei Franchi sino a Carlo Magno.
20-Sacro Romano Impero.
21-Sacro
Romano
Impero:
concetto
di
feudo;
economiche del feudalesimo.
22-Sacro Romano Impero: organizzazione feudale.
motivazioni
23-Quadro
dei
motivi
24-Disgregazione
del
di
crisi
Sacro
del
Romano
Sacro
Impero
Romano
e
Impero.
sviluppo
di
autonomie culturali e linguistiche. Concetto di Nazione.
25-Invasioni territoriali nei secoli IX e X e crisi del
Sacro Romano Impero.
26-Situazione
dopo
la
deposizione
di
Carlo
il
Grosso.
Vicende in Francia e Germania.
27-Rinnovamento economico e sociale del secolo XI.
28-Predominio
dell'elemento
religioso
nella
mentalità
del
Medio Evo. Reconquista in Spagna.
29-Crociate.
30-Evoluzione dell'Impero. Impero e Papato.
31-Eresie e esigenze di riforma nella Chiesa.
32-Riforma della Chiesa. Rapporti tra Papato e Impero.
33-Impero e Chiesa come poteri universali.
34-Crisi dell'Impero come potere universale e sviluppo di
altre
forme
di
organizzazione
politica
(Stati
nazionali,
Comuni)
35-Stati nazionali (Francia, Inghilterra).
36-Vicende dei Comuni.
37-Vicende dell'Impero.
38-Federico II. Vicende e crisi del Sacro Romano Impero.
Vespri siciliani.
39-Crisi del Papato. Vicende della Francia. Guerra dei Cento
anni.
40-Comuni. Evoluzione verso la Signoria.
41-Crisi del XIV secolo.
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2015/2016
1-ORIGINI DELL’UOMO E FASI DELL’EVOLUZIONE UMANA; CONCETTO
DI EVOLUZIONE BIOLOGICA E DI EVOLUZIONE CULTURALE.
Già Charles Darwin, uno scienziato inglese del XIX secolo,
ha mostrato l’importanza, per comprendere bene la vita sulla
Terra, di un concetto come quello di evoluzione.
Per
questo
concetto
tutti
gli esseri
viventi,
animali
e
piante, e le loro specie non sono immutabili per l’eternità,
ma si trasformano nel tempo, o, in altre parole, appunto, si
evolvono.
Punto
riconoscimento
di
di
una
partenza
in
variabilità
questa
teoria
naturale
degli
è
il
esseri
viventi. A sua volta questa variabilità si collega con un
principio di selezione naturale, per il quale sono favoriti
gli organismi viventi che si adattano meglio alle condizioni
ambientali (sopravvivenza del più adatto)
In questo discorso, in generale, trova spiegazione anche il
fatto dell’estinzione, durante i milioni di anni di vita
sulla Terra, di molte specie.
Entro
il
quadro dell’evoluzione
della
vita
Darwin
e
gli
altri scienziati hanno potuto anche inserire la nascita e lo
sviluppo della specie umana.
Si deve dire che una ricostruzione compiuta delle varie fasi
dell’evoluzione, dell’uomo e degli altri organismi viventi,
anche
attraverso
complicata.
Gli
le
testimonianze
stessi
fossili
che
fossili,
si
è
trovano
molto
sono
frequentemente incompleti, non coprono tutti i periodi di
tempo e sono spesso di difficile comprensione.
Comunque,
gli
scienziati
ritengono
antenato
della
nostra
specie umana Australopithecus afarensis, comparso in Africa
oltre tre milioni di anni fa. Secondo la ricostruzione della
scienza,
dopo
quest’ultimo
compare
Australopithecus
africanus.
Per questi australopitechi va messa in rilievo l’importanza
della stazione eretta (sollecitata dalle pressioni di un
ambiente vario e in veloce trasformazione). E’ un’importanza
che si basa sulla potenziale connessione tra uso delle mani
libere (non più utilizzate per camminare a quattro zampe) e
sviluppo del cervello.
Successive
e
significative
tappe
dell’evoluzione
umana
furono, due milioni e 1,8 milioni di anni fa, Homo abilis e
Homo erectus. Si introduce e, con Homo erectus, sempre più
si sviluppa la tecnologia della pietra, la possibilità di
fabbricare strumenti, attraverso i quali fornirsi di mezzi
di sussistenza.
Ulteriore
ampliamento
delle
capacità
umane
si
ha
con
l’apparizione di Homo sapiens arcaico, circa trecento mila
anni fa , e, successivamente, pare cento mila anni fa di
Homo sapiens sapiens, l’uomo anatomicamente moderno.
Appare
evidente
intellettuali,
funzione
come
produttive
molto
nel
e
importante,
quadro
culturali
centrale,
delle
umane
la
capacità
abbia
una
capacità
del
linguaggio. Alcuni studiosi hanno attribuito le prime forme
di linguaggio umano già a Homo erectus.
In linea generale, il complesso delle capacità umane innesta
sul
fenomeno
dell’evoluzione
biologica
naturale
(con
le
pressioni selettive di adattamento che tendono a trasformare
il
fisico
quello
dell’animale)
dell’evoluzione
un
altro
culturale.
fenomeno
Con
tendenziale:
l’evoluzione
culturale, dunque, è l’uomo che tende, pensando e agendo, a
trasformare la natura, per mantenere e sviluppare il proprio
grado di benessere.
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2015/2016
2-UNITA’ DELLA SPECIE UMANA.
Gli scienziati sono incerti circa l’origine geografica di
Homo sapiens e della sua forma evolutiva moderna di Homo
sapiens sapiens.
I
dati
acquisiti
sinora
non
danno,
nel
loro
complesso,
indicazioni del tutto sicure.
Così
si
è
anche
elaborata
una
teoria
detta
multiregionalista, per la quale si sarebbe avuto in ogni
continente uno sviluppo evolutivo autonomo.
Peraltro, l’analisi dei dati ha spinto vari scienziati a
preferire
l’ipotesi
di
origini
africane,
con
successive
migrazioni.
E’
da
sottolineare,
comunque,
un
dato
molto
importante,
accertato dallo studio della biologia come da quello delle
origini dell’uomo: la sostanziale unità della nostra specie.
Non
esistono,
dunque,
le
razze
(magari
di
differente
importanza o differente intelligenza); la specie umana è una
sola.
Le differenziazioni fisiche che separano e caratterizzano le
varie
popolazioni
migrazioni
e,
sono
soltanto
comunque,
di
il
frutto
adattamenti
storico
di
evolutivi
a
particolari condizioni ambientali nel diffondersi geografico
di
Homo
sapiens
sapiens.
Queste
differenziaazioni,
certamente, non riguardano in nessun modo la natura di fondo
dell’essere umano.
Sono, dunque, i fenomeni, in parte collegati, di adattamento
e
migrazione
che
influenzano
caratteristiche
fisiche
anche caratteristiche culturali delle varie popolazioni.
ed
Gli scienziati hanno sottolineato come il colore scuro della
pelle sia lo sviluppo della necessità di proteggersi dalle
infiammazioni prodotte del Sole.
Un
gruppo
etnico
(un
popolo)
si
caratterizza,
e,
nello
stesso tempo, si differenzia rispetto agli altri, oltre che
per un certo grado di collegamenti di sangue (genetici),
anche per dati come una comune cultura ed una comune lingua.
Nel corso del tempo e nel succedersi di varie ondate di
migrazioni
umane
si
sono
sviluppate
diverse
lingue.
Gli
studiosi hanno potuto raggruppare queste lingue in famiglie
linguistiche,
all’interno
delle
quali
sono
stati
notati
elementi comuni.
Tra queste famiglie si possono ricordare quella indoeuropea,
quella
sinotibetana
l’arabo e l’ebraico).
(con
il
cinese),
quella
semita
(con
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2015/2016
3-CONCETTO E FASI DELLA PREISTORIA.
Con il termine di preistoria si definisce il periodo di
tempo che va dalla comparsa dell’uomo e dei suoi immediati
antenati
cinquemila
fino
anni
all’invenzione
fa
(intorno
della
al 3000
scrittura,
avanti
circa
Cristo).
Con
l’invenzione della scrittura si entra propriamente nel campo
della storia.
Da questo punto di vista la preistoria si presenta, nel
complesso,
al
termine
di
un
periodo
lunghissimo
di
evoluzione del nostro pianeta e della vita sopra di esso.
Gli scienziati calcolano che la Terra si sia formata tra
quattro e cinque miliardi di anni fa. Le prime forme di
vita, estremamente primitive, si sono sviluppate circa due
miliardi di anni fa. Si succedono, quindi, una serie di ere
geologiche, nelle quali si evolvono, e spariscono, le più
diverse forme di vita, animale e vegetale: il Paleozoico, a
partire da 570 milioni di anni fa; il Mesozoico, a partire
da 225 milioni di anni fa, nel quale hanno forte diffusione
e, poi, si estinguono i grandi dinosauri; il Cenozoico, a
partire da 65 milioni di anni fa; il Quaternario, a partire
da circa 3 milioni di anni fa, che è ancora in svolgimento e
che ha visto l’evoluzione della specie umana.
Per
quanto
riguarda
l’evoluzione
e
le
culture umane,
il
Quaternario si divide in vari periodi: il Paleolitico, che
giunge sino a circa dodicimila anni fa; il Mesolitico, fino
a ottomila anni fa; il Neolitico; le Età dei metalli, tra
preistoria e storia (Età del rame; Età del bronzo, lega di
rame e stagno; infine Età del ferro, a partire dal 1400 a.C.
circa).
Il Paleolitico (dal greco, età della pietra antica) sviluppa
sempre di più la lavorazione di strumenti in pietra. Per gli
ultimi
periodi
di
questa
età
sono
state
rinvenute
testimonianze di culto religioso e del seppellimento dei
morti. Sono, inoltre, emersi lavori artistici.
La
vita
economica
e
la
sussistenza
delle
persone
erano
basate sulla caccia e la raccolta dei prodotti naturali.
Dopo un’età di transizione, il Mesolitico, si ha, con il
Neolitico
(età
della
pietra
nuova),
un’autentica
trasformazione di straordinaria importanza (si è parlato di
rivoluzione
neolitica):
l’agricoltura
e
l’allevamento.
In
questo modo, l’essere umano poteva cercare di controllare e
garantire,
da
solo,
le
proprie
stesse
condizioni
di
sussistenza regolando, con la sua azione, l’attività della
natura.
La
garanzia
del
sostentamento,
così
raggiunta,
doveva
portare ad una crescita numerica delle popolazioni umane
(incremento demografico).
Inoltre, come l’attività di caccia presupponeva il nomadismo
dei
cacciatori,
coltivazione
così,
è,
di
all’opposto,
per
sé,
l’attività
forte
spinta
di
alla
sedentarizzazione o, quanto meno, in relazione alla capacità
di
rinnovare
la
fertilità
dei
campi,
alla
quasi
stabilizzazione
delle
sedentarizzazione dei popoli.
Il
processo,
così
avviato,
di
popolazioni doveva avere molti altri effetti.
Infatti
si
avviava
anche,
in
questo
modo,
la formazione
dapprima di villaggi, poi di vere e proprie città. Sia i
villaggi che, a maggior ragione, le città hanno necessità di
un grado di organizzazione e di uno sviluppo di competenze
manuali ed intellettuali ben maggiore e ben più vario di
quello
che
possa
richiedere
una
società
di
cacciatori
e
raccoglitori.
produttiva
e
E’
di
in
questo
formazione
contesto
dei
di
centri
trasformazione
urbani
che
hanno
origine il potere politico e, con la necessità di nuovi
strumenti
e
di
nuovi
servizi
e
dei
nuovi
artigiani
specializzati che sappiano fornirli, la divisione in vari
gruppi della società.
Gli studiosi hanno messo in rilievo come lo sviluppo della
rivoluzione agricola neolitica abbia trovato tra i propri
territori di origine, fertili e climaticamente adatti, anche
la cosiddetta Mezzaluna fertile, una zona dell’Asia che va
dalla Mesopotamia alla Palestina e alla Siria.
Altre
zone
Messico.
ricordate
dagli
studiosi
sono
la
Cina
e
il
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2015/2016
4-MESOPOTAMIA.
La
Mesopotamia
(dal
greco:
terra
tra
i
fiumi)
è
geograficamente delimitata dai fiumi Tigri ed Eufrate e, a
grandi linee, corrisponde al territorio dell’attuale Iraq.
La
parte
meridionale
della
Mesopotamia
ha
tradizioni
culturali più antiche. Vi si è originariamente sviluppata la
civiltà dei Sumeri, a partire, circa, dal 3500 a.C. Fu una
civiltà
evoluta,
cuneiforme.
Dal
dotata
punto
di
di
una
propria
vista
scrittura,
religioso
fu
detta
politeista
(come, del resto, quasi tutte le popolazioni dell’antichità,
tranne gli Ebrei). In collegamento con il pensiero religioso
si
compirono
osservazioni
astronomiche.
Vennero
anche
composti poemi mitologici. E’ importante e noto il Poema di
Gilgamesh, che canta le imprese di questo eroe, Gilgamesh,
uno
dei
re
della
città
di
Uruk.
Nella
fase
dell’urbanizzazione e dell’evoluzione dello Stato i Sumeri
ebbero
varie
città-stato,
guidate
da
re
o sacerdoti.
In
principio fu assai importante la città di Uruk. Altre città
furono Ur e Lagash.
I Sumeri vennero sconfitti da Sargon (circa 2340-2284 a.C.)
re della popolazione semita degli Accadi, che fondò un regno
unitario nella Mesopotamia (con capitale Akkad).
Decaduto il regno degli Accadi, la costruzione di un impero
unitario fu avviata di nuovo da Ur-Nammu (2112-2095 a.C.) di
Ur.
Anche questo impero decadde, a causa di invasioni esterne.
Nella situazione di decadenza e di frammentazione che si
venne a creare un re, del popolo degli Amorrei (di origine
semita), Hammurabi (1793-1750 a.C.) riuscì a consolidare un
vasto
impero
(primo
impero
babilonese)
che,
con
centro
Babilonia, comprendeva anche la Mesopotamia settentrionale
(Assiria) e la Siria. Per riannodarsi alle tradizioni del
passato Hammurabi, come già Ur-Nammu, si fece chiamare re di
Sumer
e
Akkad.
Per
organizzare
meglio
il
suo
regno,
Hammurabi fece preparare pure un codice (un insieme di norme
giuridiche), codice divenuto famoso, ispirato al principio
del taglione (occhio per occhio, dente per dente).
Nella Mesopotamia settentrionale, il popolo assiro sviluppò,
circa a partire dal secolo XI a.C. una forte politica di
espansione militare che investì pure Babilonia e che, con il
secolo VIII a.C., si accentuò fino a toccare Cipro e certe
regioni iraniane, ove si trovavano le popolazioni, tra loro
affini, di origine indoeuropea, dei Medi e dei Persiani.
Con
Sargon
II,
re
dal
721
al
705
a.C.,
gli
Assiri
sconfissero anche il regno ebraico di Israele, in Palestina.
Nella
storia
precedente
gli
Ebrei,
originari
della
Mesopotamia, si erano stanziati una prima volta in Palestina
per
poi
ristabilircisi,
nel
XIII
secolo
Dopo
periodo
storico
passato
in
Egitto.
(circa
970-930
a.C.),
che
aveva
Israele,
una
monarchico
in
a.C.,
il
re
aumentato
ribellione
dopo
un
Salomone
il
all’interno
potere
dello
Stato ebraico portò alla formazione di due Stati: il regno
di Israele (sconfitto, poi, da Sargon II) e il regno di
Giuda.
Peraltro
gli
Assiri
vennero
sconfitti,
nel
612
a.C.,
da
un’alleanza di Babilonesi e Medi.
Dopo un periodo di decadenza, il potere babilonese venne
ricostituito da Nabopolassar (re dal 625 al 605 a.C.) e dal
suo successore Nabucodonosor II (re dal 605 al 562 a.C.),
che sconfisse, nel 587 a.C., anche il regno ebraico di Giuda
e distrusse la sua capitale, Gerusalemme.
A oriente della Mesopotamia, nell’attuale Iran, erano, come
accennato, i popoli Medio e Persiano. Dopo un primo periodo
di prevalenza politica dei Medi, successivamente i Persiani
realizzarono un grandissimo impero. Così il re di Persia
Ciro
il
Grande
(circa
590-529
a.C.)
sconfisse
i
Medi,
Babilonia, le città greche dell’Anatolia (del popolo degli
Ioni). Il figlio e successore di Ciro, Cambise II, nel 525
a.C., conquistò l’Egitto.
La
religione
dell’Impero
persiano
(chiamata
Zoroastrismo,
dal nome del suo fondatore, Zoroastro) fu sostanzialmente
monoteista. Si adorava Ahura Mazdah, Dio creatore, principio
del bene, contrapposto ad un principio del male (chiamato
Arimane).
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2015/2016
5-ANTICO EGITTO.
Le
particolarità
dell’Egitto,
in
geografiche
Africa
e
climatiche
settentrionale,
del
hanno
territorio
decisamente
influenzato la diffusione, la storia e la cultura della sua
popolazione.
Il
territorio
egiziano,
infatti,
è
prevalentemente
un
deserto arido, attraversato da un grande fiume: il Nilo. E’
il Nilo che, oltre ad aiutare le comunicazioni, permette
l’agricoltura e con essa, la vita. Con le sue inondazioni
periodiche (che danno, quindi, anche un senso di ritorno, di
rinascita)
questo
fiume
deposita,
ogni
volta,
un
fango
fertile, chiamato limo, che dà un forte aiuto allo sviluppo
delle coltivazioni. Uno storico greco del V secolo a.C.,
Erodoto di Alicarnasso, ha giustamente affermato, in questo
senso, che l’Egitto è un dono del Nilo.
La
necessità
stessa
di
un
coordinamento
generale,
complessivo dei lavori idraulici e di pubblica utilità ha
anche spinto ad un superamento della frammentazione delle
comunità preistoriche e della divisione tra Alto e Basso
Egitto a favore dell’unità di un Impero. Questa tendenza
portava, ancora, all’accentramento dei poteri nelle mani del
capo, detto faraone, o grande casa.
Nella millenaria storia egiziana si sono successe trenta
dinastie
faraoniche,
alcune
delle
quali
di
origine
straniera.
Il faraone, già in quanto tale, nella sua carica, viene ad
avere natura e funzioni divine, di garanzia dell’ordine del
mondo
e
inserendosi
della
in
“maat”,
un
ossia
sistema
della
giustizia.
religioso
Ciò,
politeista,
affiancandosi, tra l’altro, a Ra e Amon, divinità solari poi
unificate, e a Osiride, dio ucciso, resuscitato e divenuto
signore dei morti.
Nel contesto religioso in esame, non può non evidenziarsi la
forte fede egiziana in una vita dopo la morte, accompagnata
dalla
necessità
di
mantenere
il
corpo.
Proprio
questa
necessità ha spinto alla pratica della mummificazione dei
corpi morti, per conservarli.
La storia dell’antico Egitto si suddivide in vari periodi:
Antico Regno (dall’unificazione dello Stato con la prima
dinastia faraonica, nel 3000 a.C., e fino al 2150 a.C.);
Medio Regno (2040-1750 a.C.); Nuovo Regno (1540-1070 a.C.);
un’Epoca Tarda, dal 1070 a.C., segnata in vario modo da
decadenza e conquiste straniere. Dopo l’Antico Regno e dopo
il
Medio
Regno
si
segnalano
ancora
due
periodi,
detti
intermedi, di sostanziale debolezza nel potere centrale e di
crisi.
La
civiltà
egiziana
geroglifica,
cuneiforme
insieme,
ebbe
probabilmente
mesopotamico.
carattere
di
una
propria
scrittura,
influenzata,
La
scrittura
pittogramma
figura),
ideogramma
fonogramma
(rappresentazione
alle
del
origini,
geroglifica
(rappresentazione
(rappresentazione
suono).
detta
aveva,
della
dell’idea)
Nel
corso
dal
e
della
storia, e a seconda delle circostanze e dell’importanza dei
testi, si sono sviluppate e utilizzate forme di scrittura
geroglifica più semplici, quali quella ieratica (dal greco
ieros ossia sacro, nel presupposto che venisse utilizzata
dai
sacerdoti) e
quella
demotica
(dal
greco
demos
ossia
popolo, nel senso di un uso da parte del popolo).
Sulla scala della diffusione internazionale della civiltà e,
quindi,
della
scrittura,
di
fronte
al
cuneiforme
e
al
geroglifico
si
ripresentava
il
problema
della
semplificazione della comunicazione.
E’ in questo contesto che, significativamente, assume un
ruolo importante un popolo occupato nella navigazione e nei
commerci come i Fenici, o Punici. Stanziati nell’attuale
Libano e divisi in tante città-stato, come Tiro e Sidone,
intorno al X secolo a.C. avevano una rete commerciale molto
vasta.
Nella
Cartagine,
in
loro
storia,
Africa,
fondarono
colonia di
anche
Tiro.
colonie,
Essi
come
trovarono
e
diffusero un loro alfabeto, con ventidue segni per i vari
suoni,
che
rappresentò
una
notevole
semplificazione
linguistica ed è all’origine degli alfabeti di altri popoli,
come quello greco.
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2015/2016
6-STORIA GRECA.
Nel quadro dell’evoluzione storica che si sta considerando
appaiono di particolare importanza la storia e la cultura
greche.
Nel territorio greco, già l’isola di Creta (abitata pure nel
Neolitico) ospitò, a partire dal 3000 a.C. la ricca civiltà
minoica (così chiamata dal nome del re Minosse), la cui
massima fioritura si ebbe tra il 1600 e il 1400 a.C. Creta,
grazie
anche
alla
sua
posizione
nel
Mediterraneo,
fu
un
fiorente centro di commerci e allestì una grande flotta. Si
espresse
Intorno
con
al
forme
1400
artistiche
a.C.,
la
molto
valide
civiltà
e
cretese
raffinate.
minoica
fu
greca
del
abbattuta dagli Achei, di stirpe indoeuropea.
Gli
Achei
si
erano
già
diffusi
nella
regione
Peloponneso e in Grecia centrale intorno alla metà del XVI
secolo a.C., dando vita alla civiltà micenea, dal nome della
città di Micene, uno dei principali centri urbani. Vi erano
diverse
città-stato,
guidate
da
re
e
ispirate
a
ideali
guerrieri e di affermazione militare. Il 1194 e il 1184 a.C.
sono
gli
anni
nei
quali
la
tradizione
ha
posto,
rispettivamente, inizio e fine di una spedizione di guerra
dei capi delle città achee, guidati dal re di Micene, contro
la città di Troia, importante centro politico e commerciale
sullo stretto dei Dardanelli, conclusasi con la distruzione
di quest’ultima.
La guerra e la sconfitta di Troia e il ritorno a casa degli
eroi achei costituiscono materia di un gruppo di poemi epici
fondamentali
per
lo
spirito
greco,
a
partire
da
quelli
attribuiti al poeta Omero: Iliade (sulla guerra di Troia);
Odissea (sul ritorno dell’eroe Ulisse, re di Itaca).
E’ opinione di molti storici che, tra il 1100 e il 1000 a.C.
la civiltà micenea sia stata sconfitta da un’altra ondata di
popolazione indoeuropea: i Dori.
Seguì un periodo di decadenza, generalmente chiamato Medio
Evo ellenico.
Dopo questo periodo, e a partire dal secolo VIII a.C., nelle
varie
città-stato
popolazione,
collegata,
dedicato
la
greche
crescita
sempre
(o
di
maggiore
all’attività
poleis),
commerci
e
importanza
economica
l’aumento
ricchezza
del
gruppo
(borghesia)
della
e
la,
sociale
portarono
a
varie forme di superamento del modello politico (raffigurato
nei
poemi
omerici)
di
un
re
assistito
e
consigliato
da
un’assemblea di nobili. Nel percorso storico delle città
greche
alla
monarchia
aristocratico
(come
ha
è
così
fatto
successo ad
seguito
Atene
nel
un
governo
secolo
VIII
a.C.); in molte città si giunse, via via, entro il V secolo
a.C.,
ad
un
limitazioni,
governo
democratico
comuni
nel
riguarda
la
mondo
(sia
antico,
pure
di
con
le
un’economia
schiavistica).
Per
quanto
crescita
della
popolazione,
va
rilevata la fondazione di molte colonie, pure in Sicilia e
nell’Italia meridionale.
Tra
le
città
influenza
Sparta.
della
politica
Atene
fu
storia
e
forza
anche
uno
greca
più
economica,
splendido
significative,
emersero
centro
di
per
Atene
e
arte
e
cultura.
Atene e Sparta personificarono due opposte concezioni del
mondo politico: la prima era democratica; la seconda era
oligarchica (con il potere spettante a pochi) e dava il
massimo valore alla vita militare.
A causa dell’espansionismo bellico dell’Impero persiano e di
fronte alla sconfitta inflitta, nel 494 a.C., dalle truppe
di questo impero alla rivolta delle città greche ioniche
facenti parte del suo dominio lo scontro tra le poleis della
Grecia
e
Grecia,
la
Persia
peraltro,
appariva
riescono
inevitabile.
a
resistere,
Le
città
della
trovando
anche
accordi tra loro.
In una prima guerra, iniziata dal re Dario I di Persia nel
491 a.C., gli Ateniesi sconfiggono i Persiani a Maratona,
nel 490 a.C. Il re persiano Serse attacca nuovamente la
Grecia
nel
481
a.C.
e
viene
sconfitto
dagli
Ateniesi
a
Salamina, nel 480 a.C., e dagli Spartani a Platea e a Capo
Micale, nel 479 a.C.
Nonostante
la
comune
vittoria,
la
rivalità
tra
Sparta
e
Atene si accentuò sempre più fino a portare ad un conflitto
armato
tra
le
due
città,
guerra
del
Peloponneso,
che,
iniziato nel 431 a.C., si conclude, nel 404 a.C., con la
sconfitta di Atene.
La supremazia politica e militare spartana non durò a lungo.
Tra il 371 e il 362 a.C. si combatté una guerra tra Sparta e
Tebe, un’altra città greca, terminata con la vittoria di
quest’ultima.
Comunque
tutte
le
città
più
importanti
della
Grecia
finirono, in questo modo, per logorare le loro risorse.
Così, di fronte a questa situazione greca di esaurimento
delle
risorse
e
di
inimicizia
tra
poleis,
da
un
lato
l’Impero persiano riaffermava il proprio potere sulle città
ioniche e, da un altro lato, il Regno di Macedonia, guidato
dal re Filippo II (circa 382-336 a.C.), cercava una propria
affermazione
infatti,
territoriale.
tenne
espansionistica.
nei
Il
confronti
Questa
re
Filippo
della
politica
di
Macedonia,
Grecia
una
politica
trovò
il
proprio
compimento,
nel
338
a.C.,
con la
battaglia
di
Cheronea,
nella quale la Macedonia sconfisse l’esercito di un’alleanza
di Stati greci.
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2015/2016
7-ALESSANDRO MAGNO. ELLENISMO.
Dopo la morte di Filippo II, divenne re di Macedonia suo
figlio Alessandro Magno (356-323 a.C.).
Alessandro
era
stato
educato
nel
rispetto
della
cultura
greca e suo maestro era stato il grande filosofo Aristotele
(384-322 a.C.).
In una prima fase del suo potere, il nuovo re si occupò di
rafforzare l’opera politica e militare del padre. Ciò, in
una linea generale che comprendeva, contemporaneamente, la
conferma dell’influenza macedone sulla Grecia ed il rispetto
per la civiltà greca.
Successivamente, nel 334 a.C., Alessandro Magno iniziò una
campagna militare contro il vasto e potente Impero persiano
(che era stato nemico storico della Grecia e dominava città
greche ioniche).
Con una serie di vittorie il re macedone si addentrò sempre
più nel territorio persiano fino ai suoi confini orientali,
la regione del fiume Indo. Il sovrano sconfitto, Dario III,
fu assassinato, nel 330 a.C., da un suo governatore.
Dopo la conquista dell’Impero di Persia, Alessandro Magno se
ne fece, in certo modo, erede, volendo continuare e portare
a
compimento
civilizzazione,
i
di
caratteri,
un
anche
impero
di
spinta
universale.
Un
alla
impero
universale che, nella mente del re, veniva a fare tutt’uno
con un’operazione di conoscenza
Così
appare
spiegarsi
del mondo.
l’assunzione,
da
parte
del
nuovo
sovrano, dei comportamenti e dei riti della corte persiana.
Così, ancora, nel disegno politico e culturale di Alessandro
si inserisce bene un’opera di collaborazione e di fusione di
diverse
pure,
popolazioni
in
questa
progetto,
e
di
idea
disegnato
diverse
civiltà.
dell’universalità
dal
re,
di
Si
inserisce,
dell’impero,
volgersi
anche
il
verso
Occidente, verso l’Italia. Va osservato, inoltre, che dal
percorso
di
incontro
tra
le
civiltà,
quella
che
ebbe
sostanziale vantaggio fu la diffusione, attraverso l’Asia,
della cultura greca, in un’epoca, cominciata con l’impresa
del sovrano macedone, detta età dell’Ellenismo.
Dopo la morte di Alessandro Magno il suo vastissimo dominio
si
divise
in
collaboratori.
tanti
regni
governati
da
suoi
vecchi
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2015/2016
8-ITALIA PREROMANA ED ETRUSCHI.
Tra i nuclei di popolazione più significativi dell’Italia
anteriore alla fondazione di Roma e alla diffusione del suo
dominio, si sono incontrate le colonie greche della Sicilia
e
dell’Italia
meridionale
(la
cosiddetta
Magna
Grecia,
grande Grecia, come ampliamento territoriale della Grecia).
Tra queste città si possono ricordare Siracusa, Catania,
Messina, Agrigento, in Sicilia; Cuma, colonia della città
greca di Calcide, e Napoli, a sua volta colonia di Cuma, in
Campania; Taranto, in Puglia. La colonizzazione greca in
Italia costituì, nel suo complesso, un apporto di grande
civiltà.
Altro popolo significativo (per civiltà - peraltro inferiore
e meno creativa di quella greca - per potenza e ricchezza)
furono gli Etruschi. Popolo, a quanto si può ricostruire,
nato dalla fusione di popolazione già stanziata in Italia
con elementi provenienti da fuori, gli Etruschi si trovano,
in un primo momento, essenzialmente in Toscana e nel Lazio.
Successivamente, riuscirono a spingersi a nord, fino alla
pianura padana, e a sud, fino alla Campania. Furono così
città etrusche anche Bologna (in Emilia-Romagna) e Mantova
(in Lombardia).
Politicamente
erano
organizzati
in
città-stato
(quali
Volterra e Arezzo, in Toscana; Cerveteri, Veio, Tarquinia,
nel Lazio).
Lo scontro con i Greci d’Italia e con altre popolazioni,
come,
a
nord,
decadenza.
i
Galli
(o
Celti),
contribuì
alla
loro
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2006/2007
9-VICENDE DI ROMA ANTICA: ORGANIZZAZIONE POLITICA NELL'ETA'
REPUBBLICANA.
Durante il primo periodo della sua storia Roma antica fu
governata da re. Nel 509 a.C. (secondo la data tradizionale)
divenne una Repubblica.
Durante
il
affidati
periodo
a
repubblicano
vari
cittadini
i
poteri
(chiamati
erano divisi
e
magistrati).
I
magistrati non avevano i poteri a vita, ma solo per un
determinato periodo di tempo. Vi erano vari magistrati.
I
magistrati
rimanevano
più
in
importanti
carica
per
un
erano
i
anno).
due
Essi,
consoli
tra
(che
l'altro,
avevano il comando dell'esercito.
I proconsoli erano quei cittadini che, dopo essere stati
consoli, nell'anno successivo a quello del loro consolato,
venivano incaricati dell'amministrazione di una provincia.
Il
pretore,
che
pure
aveva
la
carica
per
un
anno,
si
garantire
la
occupava dell'amministrazione della giustizia.
I
censori,
fra
l'altro,
si
occupavano
di
moralità dello Stato e di contare i cittadini, sistemandoli
in diverse classi a seconda della loro ricchezza.
In caso di estrema minaccia per lo Stato si ricorreva ad un
dittatore
con
pieni
poteri,
nominato
dai
consoli,
che
ricopriva la carica per sei mesi.
Consoli, pretori e censori venivano eletti da un'assemblea
(comizi centuriati).
Altra importantissima assemblea era il Senato, composto da
trecento
membri,
magistrati.
provenienti
da
famiglie
nobili
ed
ex
La
lotta
tra
patrizi
(nobili)
e
plebei
è
stata
molto
importante nella storia romana. Soltanto a poco a poco i
plebei
riuscirono
a
conquistare
i
propri
diritti.
Tra
l'altro, essi diedero vita a propri magistrati: i tribuni
della plebe.
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2009-2010
10-VICENDE
DI
ROMA
ANTICA:
SVILUPPO
E
CRISI
DELLA
REPUBBLICA.
Nel corso della storia repubblicana la funzione legislativa
era esercitata da varie assemblee, tra le quali i comizi
tributi.
L'organizzazione
espandere
il
proprio
dominio
italiana,
affacciandosi,
sconfitta
di
colonia
rivali
fenicia
in
repubblicana
fino
quindi,
importanti
Africa
permise
a
tutta
sul
come
(distrutta
a
la
Roma
penisola
Mediterraneo.
Cartagine,
dai
Romani
di
La
antica
nel
146
avanti Cristo al termine di tre guerre puniche combattute a
partire dal 264 a.C.) e il Regno di Macedonia (nel 168 a.
C.) sono due tappe dell'affermazione di Roma come grande
potenza militare e politica.
Tuttavia, all'affermazione
che
si
è
appena
vista
si
è
accompagnato, e si è strettamente legato, lo sviluppo di
vari motivi di crisi, che dovevano portare alla fine della
forma repubblicana dello Stato romano.
In generale, si deve ricordare che tutta la vita economica
dell'antichità, non solo a Roma, era basata sulla schiavitù.
In
seguito
all'affermazione
internazionale
dello
Stato
romano si sono avuti due fenomeni: un grande aumento del
numero degli schiavi, anche grazie ai prigionieri di guerra;
una cattiva divisione dei territori conquistati, che sono
finiti nelle mani di pochi proprietari (latifondisti),vicini
al Senato. Questi proprietari, per lavorare le loro terre,
hanno impiegato schiavi invece di lavoratori liberi.
E'
così
sociale.
ancora cresciuta
la
miseria
e
la
disuguaglianza
Di fronte a questa situazione si sono
partiti:
uno
popolare,
o
formati
a Roma due
democratico,
e
l'altro
aristocratico, appoggiato al Senato.
Va
detto
che
strettamente
soluzione
a
del
il
problema
quello
economico-sociale
dell'organizzazione
problema
si
lega
politica.
economico-sociale
era
La
infatti
impedita dagli interessi dei gruppi che dirigevano lo Stato.
Si dava così il via ad un'epoca di scontri e disordini, per
la quale si è anche parlato di "rivoluzione romana".
In questa epoca, dopo tentativi di riforma in senso popolare
prima di Tiberio e poi di Gaio Gracco (entrambi uccisi), la
storia della rivoluzione romana si sviluppò come lotta tra
capi militari, che si appoggiavano ai loro eserciti.
In questo modo la lotta politica diveniva anche lotta per il
dominio personale.
Da ultimo fu Gaio Giulio Cesare, capo del partito popolare,
che, dopo aver conquistato
sconfitto le
avviò
una
per Roma
la
Gallia,
e
aver
forze di Gneo Pompeo, appoggiato dal Senato,
vasta
opera
di
riorganizzazione
dello
Stato
romano. Peraltro, nel 44 a.C., Giulio Cesare fu ucciso.
Alla sua morte si ebbe una nuova serie di scontri civili che
si concluse con l'emersione
del
potere
del
figlio
adottivo di Cesare, Ottaviano Augusto, considerato
imperatore romano.
primo
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2004/2005
11-VICENDE E CRISI DELL'IMPERO ROMANO.
La storia di Roma antica si divide comunemente in tre grandi
periodi:
quello
monarchico
(dalle
origini
al
509
a.C.),
quello repubblicano (fino ad Augusto), quello dell'Impero
(da Augusto).
Nei primi due secoli del periodo imperiale, per lo più il
priceps (seguendo quanto aveva già iniziato a fare Augusto)
governò
cercando
l'accordo
di
un
Senato
che,
pur
avendo
perso la grande importanza avuta nel periodo repubblicano,
tuttavia, rappresentava sempre una grande forza politica e
sociale.
Ancora, nei primi due secoli imperiali si ebbe un grande
sviluppo economico.
In tutto il territorio dell'Impero aumentò la rete stradale.
Le
città
furono,
ovunque,
dotate
di
grandi
monumenti
pubblici.
Peraltro
la
crescita
della
produzione
e
dell'agricoltura
nelle province costituì, a causa della concorrenza, un primo
freno alla vita economica nella penisola italiana.
L'Impero
Romano
era
un'unità
politica
e
territoriale
estremamente vasta. Si estendeva, infatti, su tre continenti
(Europa, Africa. Asia).
In questo spazio territoriale grande e unitario si espanse
la civiltà greco-romana. I Romani, infatti, si riconobbero
nelle
tradizioni
culturali
filosofiche)
dell'antica
rielaborarle.
I
storia,
Romani,
elaborarono
un
(poetiche,
artistiche,
Grecia
e
inoltre,
nel
corso
della
loro
sistema
di
diritto,
che
efficace
contribuirono
a
contribuì ad organizzare con intelligenza e con giustizia il
loro impero.
La vastità stessa dello Stato romano può dare evidenza ad
un'idea di unitario Impero universale. Un'idea, questa, che,
tra l'altro, ha avuto un notevole fascino durante il Medio
Evo.
Va
anche
ricordata,
all'interno
dei
confini
romani,
la
nascita e la diffusione del Cristianesimo, una religione
che, pure nel quadro di politeismo e di generale tolleranza
dell'antica Roma, venne più volte perseguitata, a causa del
rifiuto opposto dai cristiani all'onorare come divina la
figura dell'imperatore. Si annota subito che fu solo con
l'imperatore
Costantino,
nel
IV
secolo
d.C.,
che
il
Cristianesimo venne permesso ed anzi pure privilegiato.
La
grande
strettamente
estensione
territoriale,
collegata,
di
un
forte
con
la
esercito
necessità,
pronto,
su
tutti i confini, a respingere le invasioni, fu tra i motivi
della crisi sempre più grave dell'Impero.
Per
fronteggiare
la
crescente
minaccia
delle
invasioni
barbariche si rese dunque necessario l'arruolamento di un
forte esercito, anche tra i contadini. Ma l'arruolamento di
soldati nelle campagne depresse la produzione agricola.
Vennero arruolate anche milizie barbariche.
Le
notevoli
spese
dello
Stato
spinsero
ad
una
forte
pressione fiscale e al conseguente maggiore impoverimento
generale. Scoppiarono, inoltre, epidemie.
Parallelamente a queste difficoltà i poteri si accentrarono
sempre più nelle mani degli imperatori.
Per
ragioni
capitale
militari
venne
Istanbul).
ed
spostata
economiche
da
Roma
a
con
Costantino
Costantinopoli
la
(oggi
L'Impero si trovò, infine, diviso in una parte occidentale e
in
una
parte
orientale
barbaro,
Odoacre,
servizio
di
Augustolo,
d'Occidente.
comandante
Roma,
con
finché,
ciò
depose,
causando
nel
delle
a
milizie
Roma,
la
476
fine
d.C.,
un
capo
barbariche
al
l’imperatore
Romolo
dell'impero
romano
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2009/2010
12-SITUAZIONE
ECONOMICO-SOCIALE
E
CRISI
DELLA
SCHIAVITU'
ALLA FINE DELL'IMPERO ROMANO.
Trattando
la
crisi
dell'Impero
Romano
si
è
visto
l'accentramento dei poteri nelle mani degli imperatori e la
situazione di depressione economica. Nelle campagne questa
situazione ha avuto anche le caratteristiche di un aumento
della povertà di molti lavoratori e, contemporaneamente, di
un aumento dei latifondi e di un accrescimento del potere
economico
e
sociale
dei
latifondisti.
In
generale,
nel
periodo di decadenza dell'Impero, a partire dal III secolo
d.C., si è avuta un'accelerazione della crisi dell'economia
basata sull'utilizzazione degli schiavi. Infatti il numero
degli
guerre
schiavi
di
diminuiva,
conquista.
anche
Questa
a
causa
della fine
diminuzione,
tra
delle
l'altro,
permetteva di evidenziare che il lavoro degli schiavi era,
dal punto di vista qualitativo, meno produttivo di quello
dei liberi.
Nell'agricoltura
la
rovina
dei
contadini
e
dei
piccoli
proprietari insieme con l'accrescimento della ricchezza e
del
potere
dei
latifondisti
spingeva
i
primi
a
cercare
protezione e sostentamento presso questi ultimi lavorando
come coloni, affittuari di una parte del fondo.
Tali coloni presero progressivamente il posto degli schiavi.
Va ricordato che già l'imperatore Diocleziano, con il finire
del III secolo, aveva imposto ai coloni l'obbligo di non
abbandonare
stesso
la
terra
Diocleziano
che
aveva
coltivavano.
vietato
a
D'altro
molte
canto
lo
categorie
di
lavoratori di abbandonare o cambiare il loro lavoro, lavoro
che,
anzi,
diventava
ereditario,
imposto
pure
ai
discendenti. Ciò allo scopo di non privare lo Stato e la
società romana di attività indispensabili.
La
crisi,
che
stava
eliminando
la
schiavitù,
peggiorava
sempre più il lavoro dei liberi.
In campagna, nel latifondo si cercava intanto di sviluppare
un'economia
autosufficiente
(primo
nucleo
di
successivamente sarà l'organizzazione feudale).
quella
che
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2009-2010.
13-REGNI ROMANO-BARBARICI.
Si sono già considerate le invasioni barbariche, quali cause
importanti
della
decadenza
e
caduta
dell'Impero
Romano
d'Occidente.
Si può ora sottolineare come con tali invasioni una serie di
popolazioni
territori
diede
origine,
appartenenti
attraverso
all'Impero,
a
migrazioni
nuovi
Stati,
nei
detti
Regni romano-barbarici.
Tra
queste
popolazioni
si
possono
ricordare
i
Vandali,
stanziati in Africa, e i Goti. A loro volta i Goti erano
divisi in due nuclei principali: Visigoti, Ostrogoti.
I Visigoti (che, nel 410, saccheggiarono la città di Roma),
sconfitti
in
Gallia
dai
Franchi,
un'altra
popolazione
barbarica, si stanziarono in Spagna. Gli Ostrogoti, condotti
da Teodorico, sconfitto Odoacre (che, come visto, nel 476,
aveva
deposto
l'ultimo
imperatore
romano
d'Occidente),
costituirono un altro Regno in Italia, con capitale Ravenna.
In
questi
germanico,
Regni,
aveva
la
in
generale,
supremazia
ed
l'elemento
esercitava
barbarico,
il
potere
militare, mentre il più evoluto elemento romano si occupava
dell'amministrazione.
A seconda dei casi si avviò un processo di collaborazione
tra l'elemento barbarico e quello romano, come accadde nel
Regno dei Franchi e come tentò di fare Teodorico in Italia,
ovvero l'elemento romano fu perseguitato, come nel Regno dei
Vandali, in Africa.
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2009-2010.
14-CRESCENTE IMPORTANZA DELLA CHIESA CRISTIANA. RAPPORTI CON
GLI STATI BARBARICI.
Già
a
partire
dal
IV
secolo
la
Chiesa
cristiana
andò
incontro ad un'evoluzione complessa, che si accompagnò alla
continua diffusione del Cristianesimo e alla varietà delle
forme della pratica religiosa.
Così, da un lato, si sviluppa e si evolve il fenomeno del
monachesimo. Di fronte alla drammaticità degli avvenimenti e
per ricercare una superiore visione religiosa, molte persone
si
allontanano
dalla
società
e
vivono
sole
(eremiti),
reprimendo i loro istinti per avvicinarsi a Dio. Altra forma
di monachesimo è quella in cui i monaci vivono insieme in
comunità (o cenobi). Questa forma si sviluppa in Occidente,
agli inizi del VI secolo, ad opera di San Benedetto da
Norcia. Le comunità benedettine vivono secondo la regola
"Ora et labora" (prega e lavora), unendo alla preghiera il
lavoro
manuale
e
quello
intellettuale
(di
studio
e
di
copiatura di manoscritti di autori antichi).
Si può ricordare, da un altro lato, la crescente complessità
dell'organizzazione della Chiesa e la sua gerarchizzazione.
Da quest'ultimo punto di vista si può pure considerare il
passaggio
storico
dall'assemblea
della
comunità
cristiana
primitiva, nella quale si riunivano e decidevano tutti i
fedeli,
al
partecipano
Concilio
tutti
i
ecumenico,
vescovi
o
della
universale,
Chiesa
(e
al
quale
al Concilio
provinciale, al quale partecipano i vescovi della provincia
interessata), e non i fedeli. Si può inoltre sottolineare il
continuo aumento di importanza, rispetto agli altri vescovi,
del papa (dal greco papas, che può tradursi con padre),
vescovo di Roma, come successore di San Pietro.
La maggiore importanza acquistata dalla Chiesa cristiana e
dal
vescovo
di
Roma
si
collega
anche
al
ruolo
attivo,
organizzativo, che il Papato si è trovato ad esercitare, con
la
crisi
nella
e
vita
dopo la
della
fine
dell'Impero
società,
di
fatto
Romano
in
d'Occidente,
sostituzione
dei
poteri pubblici.
Insieme
con
affrontare
questi
anche
problemi
questioni
il
Cristianesimo
di
dottrina
ha
dovuto
teologica
(la
teologia è l'attività intellettuale che studia Dio).
Nell'individuare
le
caratteristiche
della
Divinità
vari
vescovi e teologi hanno espresso idee differenti da quelle
della
maggior
parte
degli
altri
vescovi.
Queste
idee,
risultanti contrarie a quelle della dottrina della Chiesa,
sono dette eresie (e chi le sostiene eretico).
Così si può ricordare la tesi di Ario (e dei suoi seguaci,
detti
ariani)
condanna,
Concilio
negante
come
la
eretica,
ecumenico
di
natura
divina
di
questa
Nicea,
nel
di
tesi,
325,
Cristo
da
nel
e
parte
quale
la
del
viene
formulato il Credo, professione della fede cristiana.
Ricordando le invasioni barbariche, si può sottolineare che,
ad
esempio,
Vandali
e
Ostrogoti
erano
ariani.
Questo
contribuì al quadro di persecuzione dei romani nel Regno dei
Vandali e alle difficoltà degli ultimi tempi del regno di
Teodorico (quando il filosofo romano Boezio, che pure aveva
collaborato con il re ostrogoto, fu ucciso con l'accusa di
essere contro gli ariani).
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2009-2010.
15-VICENDE DELL'IMPERO ROMANO D'ORIENTE.
Si è già vista la divisione dell'Impero Romano in una parte
occidentale ed in una parte orientale. Si è pure già visto
che, con il 476, termina l'Impero Romano d'Occidente.
Va sottolineato che questa data del 476 viene generalmente
considerata l'inizio di un nuovo periodo storico: il Medio
Evo.
Occupata
dai
Regni
romano-barbarici
la
zona
occidentale, l'Impero Romano continuava, tuttavia, nella sua
zona orientale, più ricca e
d'Oriente,
con
dall'imperatore
difendibile:
capitale
l'Impero
Costantinopoli
Costantino
sul
sito
Romano
(costruita
della
città
di
Bisanzio).
Dal nome di Bisanzio questo impero orientale è anche noto
come Impero Bizantino.
L'Impero Bizantino ebbe una civiltà molto importante, in cui
l'eredità della cultura greca si univa alla coscienza di
amministrare e sviluppare l'eredità politica e giuridica di
Roma antica.
Alla luce di queste concezioni si spiegano le grandi opere
compiute da Giustiniano I. Questi, divenuto imperatore nel
527,
fin
dai
suoi
primi
anni
riorganizzazione
dell'antico
realizzare
codificazione
giuridiche)
una
completa
e
di
diritto
(una
ordinata.
regno
romano,
avviò
la
arrivando
raccolta
Questa
di
a
norme
opera
di
codificazione di Giustiniano avrà grande importanza per il
futuro del diritto.
In
questo
stesso
disegno
di
riorganizzazione
dell’antica
potenza romana, Giustiniano mosse guerra ai Regni romanobarbarici.
Così,
nel
534,
venne
sconfitto
il
Regno
dei
Vandali. In Italia la guerra contro gli Ostrogoti fu lunga
(dal 535 al 553) e difficile. Gli Ostrogoti vennero infine
sconfitti ma la guerra causò moltissime distruzioni.
Gran
parte
della
Spagna
e
la
Gallia
rimasero
fuori
dell'Impero.
Le spese della guerra furono molto grandi e, per questo, nei
territori dell'Impero Bizantino, si dovettero aumentare le
tasse. In particolare, in Italia la pressione delle tasse si
unì al peso delle grandi distruzioni, accrescendo la povertà
e la decadenza.
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2009-2010
16-ORGANIZZAZIONE DELL'ITALIA BIZANTINA.
RAPPORTI
TRA
IMPERO BIZANTINO E CHIESA.
Le idee politiche e religiose di Giustiniano tendevano alla
piena ricostruzione dell'antico Impero Romano.
Si sviluppava in questo modo la concezione di un Impero
Universale,
che
universalità,
veniva
sentito
all'universalità
legato,
della
nella
volontà
sua
stessa
divina.
Alla
luce di questi concetti il potere dell'imperatore appariva
discendere direttamente dalla volontà di Dio.
A questo punto va ricordato che nella storia dell'Impero
Bizantino è andata diffondendosi una concezione politica,
detta Cesaropapismo, nella quale l'imperatore (il Cesare),
oltre ad avere i propri poteri politici, esercita, anche, i
poteri spirituali propri di un capo religioso come il papa.
Ad esempio di tale concezione gli storici portano le parole
di un imperatore del secolo VIII, Costantino V, il quale
arriva a paragonare gli imperatori agli apostoli.
Con la fine della guerra contro gli Ostrogoti Giustiniano,
invece
di
valorizzare
dell'Impero
(in
modo
l'Italia
coerente con
come
le
culla
originaria
premesse ideali
di
ricostruzione dello Stato romano), la sottomette a Bisanzio,
affidandola ad un esarca, con sede a Ravenna, dal quale
dipendono vari ducati come quello di Napoli e quello di
Roma.
Con la riorganizzazione del territorio italiano Giustiniano
affida vari poteri ai vescovi. Gli storici sottolineano che
se, da una parte, questo rappresenta un segno di attenzione
verso
la
Chiesa,
da
un'altra
parte
tentativo di diminuirne l'autonomia.
rappresenta
pure
un
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2009-2010
17-LONGOBARDI. NASCITA DELLO STATO PONTIFICIO.
Nel 568, a tre anni dalla morte di Giustiniano, l'Italia
bizantina
fu
attaccata
da
una
popolazione
barbarica
di
famiglia germanica: i Longobardi, guidati da re Alboino.
I Longobardi già nel 569 occuparono Milano. Proseguirono,
quindi,
verso
osservano
che,
le
rimanenti
comunque,
zone
né
i
italiane.
Bizantini
Gli
storici
avevano
forze
sufficienti per ricacciare gli invasori né questi ultimi
erano tanto forti da sconfiggere definitivamente l'esercito
di Bisanzio. In questo modo l'Italia rimase divisa in due
parti: la Longobardia e la Romania.
Durante il secolo VIII, peraltro, i Bizantini subirono varie
sconfitte ad opera del re dei Longobardi Liutprando.
Il
papa,
che
temeva
l'aggressività
longobarda,
riuscì,
comunque, a trovare un accordo con il re Liutprando, ed
anzi, nel 728, ebbe in dono da quest'ultimo Sutri, presa dai
Longobardi ai Bizantini. Peraltro in prospettiva il rapporto
tra Longobardi e Papato rimaneva estremamente difficile.
Comunque,
è
Liutprando
importante
può
farsi
considerare
risalire
che
la
a
questo
nascita
atto
dello
di
Stato
pontificio.
In generale si può affermare che la crescente importanza
della Chiesa cristiana, anche in campo sociale e politico,
in una situazione diffusa di crisi e di disgregazione, ha
naturalmente portato al Papato pure una sovranità politica.
Non è un caso che gli storici datino ai secoli la creazione
di
un
documento,
falso,
molto
significativo
come
la
Donazione di Costantino, con la quale l'Imperatore avrebbe
lasciato al Papa il potere su Roma e sull'Italia.
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2009-2010.
18-SVILUPPI DEL CRISTIANESIMO. SCISMA D'ORIENTE.
Si sono già viste alcune direzioni dell'evoluzione storica
del Cristianesimo: il dibattito e la .puntualizzazione di
temi
teologici
natura
di
anche
Gesù
molto
Cristo;
il
importanti
percorso
come
di
quello
della
gerarchizzazione
all'interno della Chiesa con la crescente importanza del
Papa.
Si
sono
anche
appena
incontrate
le
tematiche
del
potere politico del Papato e della formazione dello Stato
della Chiesa.
Lo sviluppo storico del Cristianesimo vede una crescente
contrapposizione tra Occidente (dove è sempre maggiore il
ruolo
del
Papato)
e
Oriente
bizantino.
Va,
tra
l'altro,
ricordato che nell'Oriente bizantino si trovava più forte la
tendenza
cesaropapista,
di
controllo
delle
gerarchie
religiose da parte dell'Imperatore.
Mentre
in
Occidente
i
poteri
religiosi
tendevano
ad
accentrarsi nelle mani del Papa, in Oriente si sosteneva la
parità del vescovo di Roma con il vescovo di Costantinopoli,
in quanto capitale dell'Impero. In questo modo, tra l'altro,
si
avviava
un
discorso
di
superamento
del
principio
di
Chiesa universale a favore di Chiese nazionali.
L'intreccio di questioni politiche e teologiche non risolte
tra
Roma
e
Costantinopoli
condusse,
nel
1054,
alla
separazione (scisma) fra Chiesa cattolica di Roma (dal greco
katholikos, che vuol dire universale) e Chiesa ortodossa.
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2009-2010.
19-VICENDE DEI FRANCHI SINO A CARLO MAGNO.
Considerando i Regni romano-barbarici si è incontrato pure
quello
dei
Franchi,
convertirono
al
nell'attuale
Cristianesimo
Francia.
così
come
I
Franchi
insegnato
si
dalla
Chiesa di Roma sotto il re Clodoveo, morto nel 511. Furono
governati dapprima dalla dinastia dei re Merovingi (dal nome
del re Meroveo), alla quale apparteneva pure Clodoveo. Vi fu
poi un periodo di crisi del Regno e della dinastia. Al
tramonto della dinastia dei Merovingi i poteri effettivi non
erano
esercitati
fannulloni),
ma
dai
da
re
(chiamati,
maestri
di
per
palazzo,
questo,
detti
re
pure
maggiordomi.
Fra questi maggiordomi molto importante, e di grande potere,
fu Carlo Martello, che, tra l'altro, con la battaglia di
Poitiers, del 732, fermò l'avanzata araba dalla Spagna in
Francia.
Un altro maggiordomo, Pipino III il Breve, figlio di Carlo
Martello, spodestò, con l'appoggio del Papa, l'ultimo re dei
Merovingi
e
divenne
primo
monarca
della
dinastia
dei
Carolingi. Venne incoronato re dei Franchi dal papa nel 754.
In seguito all'accordo tra Papato e monarchia dei Franchi, e
di
fronte
alla
politica
espansionista
e
aggressiva
dei
Longobardi in Italia, che minacciava direttamente il papa,
Pipino
il
Breve
sconfisse
questi
ultimi
e
assegnò
alla
Chiesa città e territori già presi dai Longobardi all'Impero
di Bisanzio (come Ravenna, Rimini, Pesaro, Ancona).
Il figlio e successore di Pipino il Breve, Carlo Magno (742814), continuò nella politica di alleanza con il Papato.
Poiché i Longobardi insistettero nella loro ostilità contro
lo Stato pontificio, che, al centro dell'Italia, ostacolava
la loro espansione territoriale su tutta la penisola, Carlo
Magno lì affrontò e li sconfisse definitivamente.
Si rafforzò così lo Stato della Chiesa, sotto la protezione
di Carlo.
Vanno ricordate le numerose altre campagne militari del re
dei Franchi: contro i Sassoni (che vennero convertiti al
Cristianesimo a forza); contro il duca di Baviera; contro
gli Avari. Si ricorda, inoltre, una spedizione contro la
Spagna
musulmana,
sconfitta
di
Baschi,
della
nel
Saragozza
778,
e
conclusasi,
con
retroguardia
il
peraltro,
massacro,
da
dell'esercito
con
la
parte
dei
franco
a
Roncisvalle. Di quest'ultimo episodio, e della morte, in
esso,
di
un
governatore
del
re,
Rolando
(detto
anche
Orlando), si è impadronita la poesia epica, con il poema
francese La canzone di Orlando.
Le notevoli doti politiche e militari del re ed una serie di
vittorie
permisero
la
formazione
di
un
esteso
dominio
territoriale in Europa.
Così, nel Natale dell'anno 800, a Roma, nella basilica di
San Pietro in Vaticano, papa Leone III incoronò Carlo Magno
imperatore del Sacro Romano Impero, rinnovamento dell'antico
Impero Romano.
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2009-2010.
20-SACRO ROMANO IMPERO.
L'idea di un saldo impero che, tra l'altro, unificasse le
varie popolazioni sotto un unico comando e in una comune
civiltà è sempre stata elemento importante nella mentalità
medioevale.
L'esempio
e
il
ricordo
del
vecchio
Impero
Romano, tramontato in Occidente nel 476, è stato uno dei
motivi della fortuna medioevale di questa idea.
Con
Carlo
Magno
si
è,
dunque,
tentato
un
rinnovamento
dell'Impero Romano: appunto il Sacro Romano Impero.
Si deve rilevare subito, tuttavia, la presenza di notevoli
differenze tra il modello imperiale romano e l'Impero di
Carlo Magno.
Nel Sacro Romano Impero il richiamo al concetto di "sacro"
indica
un
cristiana
elemento
e
del suo
la
stretta
molto
ruolo
importante:
come forza
quello
della
unificatrice
fede
dello
Stato.
Peraltro
connessione
tra
potere
politico
e
religione doveva dar vita, nel Medio Evo, ad una lotta per
la supremazia tra Imperatore e Papa.
Gli storici hanno sottolineato una notevole caratteristica
del Sacro Romano Impero: la patrimonialità. Lo Stato non era
altro che possesso personale, patrimonio del sovrano. In
questo
modo,
ad
esempio,
il
successore
di
Carlo
Magno,
Ludovico il Pio, suddivise l'Impero in parti destinate in
eredità per ciascuno dei suoi figli.
L'esempio della successione di Ludovico il Pio fa vedere,
inoltre, l'elemento di crisi rappresentato dalle lotte tra
gli eredi. Così due figli, Carlo il Calvo e Ludovico il
Germanico, si accordarono tra loro, con il giuramento di
Strasburgo, contro il fratello Lotario e lo sconfissero. Con
il trattato di pace di Verdun, nell'anno 843, Carlo il Calvo
ebbe la Francia, Ludovico la Germania, Lotario l'Italia, una
porzione centrale di territorio fino al Mare del Nord e il
titolo di Imperatore.
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s.2009-2010.
21-SACRO
ROMANO
IMPERO:
CONCETTO
DI
FEUDO;
MOTIVAZIONI
ECONOMICHE DEL FEUDALESIMO.
Gli storici hanno sottolineato come la decadenza della vita
economica
e
circolazione
dalla
dei
commerci
monetaria
e
proprietà
dell'organizzazione
con
la
la
grande
importanza
terriera
del
Sacro
diminuzione
siano
Romano
della
acquistata
all'origine
Impero
basata
sul
feudo, ossia sulla concessione da parte dell'imperatore, o
del
monarca,
del
possesso
e
dell'utilizzazione
di
un
territorio ad un feudatario, detto vassallo, in cambio di
fedeltà e di aiuto, militare e di altro genere. Di fronte
alla crisi della moneta il feudo si pone come ricompensa per
il vassallo.
Dal
punto
dunque,
di
vista
dalla
commerciale;
curtense
(da
economico
decadenza
l'economia
e
sociale
dell'attività
feudale,
curtis,
corte,
detta
nome
produttiva
agricola),
si
basa,
terra.
difficoltà
o,
addirittura,
La
commerci,
che
è stata
il
tra
come
feudo
produttiva
anche
e
economia
dell'organizzazione
appena
le cause
nasce,
visto,
sulla
l'impossibilità
dei
dell'istituzione
del
feudalesimo, con l'assunzione da parte della terra del ruolo
di principale fonte della ricchezza, si riflette sull'intera
organizzazione
sull'autosufficienza
economica
e
su
feudale,
livelli
di
basata
sopravvivenza.
Un'autosufficienza che si ricollega a quella ricercata, come
visto, nei latifondi all'epoca della fine dell'Impero Romano
d'Occidente.
Più
in
particolare,
si
può
ricordare
come,
ai
fini
dell'ottenimento di una maggiore efficienza produttiva, nel
sistema della corte si aveva una parte (pars dominica) fatta
coltivare direttamente dal padrone (dominus), un'altra parte
(massaricia) riservata ai coloni, che fornivano in pagamento
una quota dei raccolti e prestazioni di lavoro.
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2009-2010.
22-SACRO ROMANO IMPERO: ORGANIZZAZIONE FEUDALE.
Si è cominciato a considerare il concetto di feudo.
Già Carlo Magno aveva diviso l'Impero, con una ripartizione
del territorio in contee e marche (regioni, queste ultime,
poste ai confini).
Va sottolineato che nel sistema feudale la concessione da
parte del sovrano del beneficio del possesso del territorio
con l'esercizio di poteri statali (come la giurisdizione) è
conseguenza di un rapporto personale, di subordinazione e di
fiducia, tra due uomini: il vassallo e il suo signore, il
sovrano. Va pure messo in rilievo come la scala gerarchica
dell'ordinamento
feudale
non
si
limiti
alla
sola
coppia
costituita dal sovrano e dal suo vassallo. Infatti, anche un
vassallo può avere, a sua volta, un suo vassallo, detto
valvassore.
Ancora,
esiste
la
figura
del
vassallo
del
valvassore: il valvassino.
Così, a differenza di quanto accade nell'epoca moderna, non
si sviluppa un senso dello Stato, ma si ha tutta una serie
di rapporti personali, posti in ordine gerarchico.
Tra le conseguenze di questa gerarchia di rapporti personali
si trova anche uno spezzettamento del territorio statale,
nelle mani dei vari membri dell'ordine feudale.
Questa
situazione
peggiorò
ancora
di
più
con
il
riconoscimento dell'ereditarietà dei feudi.
Va dunque considerato che, a quell’epoca, non esisteva un
senso dello Stato come esiste nell’epoca attuale, o, anche
come lo si poteva trovare nell’antica Roma (dove il concetto
di Repubblica, dal latino res publica, cosa comune, indicava
partecipazione di tutti i cittadini alla vita dello Stato).
Inoltre,
mentre
amministrata
stipendiata
da
l’Impero
una
Romano
forte
dall’Imperatore,
era
un’entità
burocrazia
l’Impero
di
salda
dipendente
Carlo
Magno
e
era
composto da molti popoli e privo di una forte organizzazione
centralizzata.
Carlo Magno aveva messo in atto un sistema di controllo
basato
su
ispezioni
sui
feudi
da
parte
di
emissari
dell’Imperatore, detti missi dominici.
Ma questo tentativo organizzativo si rivelò insufficiente a
risolvere i molti problemi che, come si vedrà ancora, erano
collegati al sistema feudale.
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2009-2010.
23-QUADRO DEI MOTIVI DI CRISI DEL SACRO ROMANO IMPERO.
Parlando del Sacro Romano Impero e delle sue vicende si sono
già incontrati vari motivi di crisi.
Vale
la
pena,
ora,
riconsiderare
e
approfondire
questo
argomento. Da un primo punto di vista, si è potuto osservare
che
la
stretta
unione
di
religione
e
politica
che
caratterizzava la concezione del potere nell'Impero (non a
caso
definito
sacro)
doveva
necessariamente
portare
a
contrasti per il primato tra il Papa e l'Imperatore.
Da un altro punto di vista, costituiva indubbiamente una
grossa
minaccia
per
l'autonomia
e
per
l'unità
stessa
dell'Impero quella concezione patrimoniale per la quale lo
Stato non è un qualcosa di indipendente dal sovrano ma ne è
il patrimonio, la proprietà. Una concezione, questa, che
doveva, tra l'altro, rivelare le sue conseguenze negative al
momento della successione dell'Imperatore. Inoltre, si deve
ricordare ancora che queste conseguenze potevano pure essere
peggiori nel caso di lotte fra gli eredi.
Un'altra serie di motivi di crisi è direttamente collegata
all'organizzazione
feudale,
ossia,
come
visto,
all'organizzazione basata sul feudo, sulla concessione del
possesso e del godimento di un territorio data dal sovrano
ad
un
suo
uomo
di
fiducia,
detto
vassallo
e
anche
feudatario, in cambio di fedeltà e di servizi.
Si è già messo in rilievo che si tratta di un'organizzazione
basata sul rapporto personale tra sovrano e vassallo e che,
proprio per questo fatto, è del tutto diversa da quella
dello Stato moderno.
Si
può
inoltre osservare
come,
con
la
frantumazione
del
territorio dell'Impero in tanti vari territori (affidati ai
vassalli,
ma
anche
ai
valvassori
e
ai
valvassini),
il
sovrano sempre più tenda a perdere le stesse basi economiche
del proprio potere. In effetti si avvia pure un processo per
il
quale
la
fonte
della
ricchezza,la
terra,
viene
a
distribuirsi tra i vari feudatari, che possono risultare più
ricchi e potenti dello stesso sovrano.
In
questo
percorso
dell'Imperatore
si
di
diminuzione
avvia,
inoltre,
dei
poteri
tutta
una
effettivi
serie
di
fenomeni di disgregazione dell'unità politica e territoriale
dell'Impero, come la trasmissione ereditaria del feudo.
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2009-2010.
24-DISGREGAZIONE
DEL
SACRO
ROMANO
IMPERO
E
SVILUPPO
DI
AUTONOMIE CULTURALI E LINGUISTICHE. CONCETTO DI NAZIONE.
Nel complesso processo di disgregazione e di superamento del
Sacro
Romano
frantumazione
Impero
si
sviluppano,
territoriale,
anche
oltre
a
risposte
fenomeni
a
di
esigenze
profonde. Così le linee di divisione dell'Impero tra i tre
figli
di
Ludovico
il
Pio
segnano
il
primo
emergere
di
un'articolazione degli abitanti per Nazioni.
Si deve ricordare, infatti, che il termine Nazione ha anche
il significato di gruppo etnico, ossia di gruppo di persone
caratterizzato da un'unità di tradizioni, di religione, di
cultura, di lingua e dalla coscienza di questa unità. Una
coscienza che è, in altre parole, appunto la coscienza di
costituire un popolo, con un passato ed un futuro, distinto
dagli altri popoli.
Come accennato, strettamente collegata all'emersione di una
Nazione è l'emersione e lo sviluppo di una nuova lingua,
capace anche di dar vita ad una letteratura.
Considerando l'aspetto linguistico si può registrare che nei
secoli IX, X e XI l'unità rappresentata dall'utilizzazione
della lingua latina, già attaccata da lingue germaniche,
sempre più viene incrinata, nei territori del Sacro Romano
Impero, dalla diffusione, a partire dall'evoluzione della
stessa
lingua
latina,
di
diversi
volgari,
con
diversa
localizzazione geografica.
Tornando
all'epoca,
e
ai
fatti,
della
successione
di
Ludovico il Pio, è da annotare che, con il giuramento di
Strasburgo,
pronunciato,
davanti
alle
truppe,
in
volgare
francese da Ludovico il Germanico, in tedesco da Carlo il
Calvo,
ci
si
trova
di
fronte
all'evidenziazione
di
una
separazione tra nazione francese e nazione tedesca. Di una
divisione, dunque, che va anche al di là di una separazione
patrimoniale dei territori.
Per un altro aspetto, il processo di perfezionamento e di
approfondimento delle possibilità dei diversi volgari doveva
portare a opere letterarie di grande importanza, come, nella
Francia del secolo XI, La canzone di Orlando, attribuita al
poeta Turoldo.
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2009-2010.
25-INVASIONI TERRITORIALI NEI SECOLI IX E X E CRISI DEL
SACRO ROMANO IMPERO.
Durante i secoli IX e X in Europa si svilupparono incursioni
di pirati e guerre di conquista.
Così gli Arabi, che, a partire dal 711, avevano conquistato
la
Spagna,
tra
il
secolo
IX
e
gli
inizi
del
secolo
X
occuparono la Sicilia, strappandola all'Impero di Bisanzio.
Pirati musulmani (anche partendo da importanti basi in mano
araba,
come
regioni
Bari)
del
saccheggiarono
Mediterraneo.
Tra
molti
l'altro,
centri
e
nell'anno
molte
846,
assalirono anche Roma, mettendo a sacco la basilica di San
Pietro e spingendo, quindi, papa Leone IV a fortificare la
zona del Vaticano (formando la cosiddetta Città Leonina).
Da
est
gli
Ungari
operarono
saccheggi
e
devastazioni
in
Germania, Italia, Francia.
Dalla Scandinavia i Vichinghi, o Normanni (uomini del nord),
si spinsero, compiendo incursioni o prendendo territori, a
nord, in Islanda e Groenlandia; attraversato il Mar Baltico,
in Russia; e, verso sud, in Inghilterra e in Francia. Pare
si
siano
spinti
sino
a
toccare
le
coste
dell'America
settentrionale (la questione è molto dibattuta e non ci sono
prove precise e sicure). In Francia riuscirono ad insediarsi
in
Normandia,
con
un
rapporto
feudale
di
vassallaggio
rispetto al re francese. Fu proprio partendo dal ducato di
Normandia che il capo normanno Guglielmo il Conquistatore
acquistò, dopo la battaglia di Hastings, nel 1066, il Regno
di
Inghilterra (essendo
così, nello
stesso
tempo,
re
di
Inghilterra e duca di Normandia e, come duca di Normandia,
vassallo del re di Francia).
Va
anche
ricordata
meridionale,
sotto
la
l'espansione
guida
della
normanna
famiglia
nell'Italia
Altavilla
(a
iniziare da Roberto il Guiscardo, giunto nella penisola come
mercenario),
con
la
formazione
di
un
forte
Stato,
estendentesi dalla Campania alla Sicilia (presa agli Arabi
nella seconda metà del secolo XI). L'insieme di invasioni e
incursioni
politica
ebbe
del
conseguenze
Sacro
Romano
negative
Impero,
sulla
già,
situazione
come
visto,
caratterizzata da numerosi motivi di crisi.
La maggiore insicurezza portò ad un aumento dei poteri dei
feudatari
(che,
come
sì
ricorda,
avevano
autonoma
forza
militare e strutture fortificate come i castelli) rispetto a
quelli dell'Imperatore.
Così fu possibile che Carlo il Grosso, figlio di Ludovico il
Germanico, nelle cui mani, pure, per ragioni dinastiche, si
erano riconcentrati tutti i territori dell'Impero, nell'anno
887, poco prima della sua morte (avvenuta nell'anno 888),
venisse deposto da un'assemblea di feudatari.
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2009-2010.
26-SITUAZIONE
DOPO
LA
DEPOSIZIONE
DI
CARLO
IL
GROSSO.
VICENDE IN FRANCIA E GERMANIA.
Dopo la deposizione di Carlo il Grosso, in tutti i territori
che avevano fatto parte dell'Impero di Carlo Magno si ebbe
una
situazione
caratterizzata
da
una
dura
lotta
per
il
potere e dalla rilevante indipendenza dei vari feudatari.
Così, in Francia, fu possibile, fra l'altro, assistere alla
lotta per avere il potere regale combattuta tra la famiglia
dei
Carolingi
appartenuti
famiglia
(alla
anche
dei
quale,
Carlo
Capetingi,
Magno
che
come
e
si
ricorda,
Carlo
aveva
il
Grosso)
la
propria
erano
e
la
base
territoriale nella regione di Parigi.
All'interno
considerato
Carlo
il
del
quadro
si può
Semplice
pure
generale
rammentare
strinse
della
che
alleanza
Francia
il
con
appena
re carolingio
i
Normanni,
concedendo loro, nel 911, la Normandia.
La lotta per il potere regale si concluse in Francia nel
987, quando divenne re Ugo Capeto (da cui prese nome la
famiglia dei Capetingi).
Nella seconda metà del secolo X emerse, in Germania, la
figura di Ottone I di Sassonia. Ottone I, dunque, già re di
Germania, dopo una vittoria sugli Ungari divenne imperatore,
nel 962.
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2009-2010.
27-RINNOVAMENTO ECONOMICO E SOCIALE DEL SECOLO XI.
Si
è
visto
come l'economia
feudale
fosse
un'economia
di
sussistenza e chiusa (non aperta ai commerci, basata sul
tentativo di produrre autonomamente quanto fosse necessario
per l'esistenza).
Si
è
anche
vista
la
grande
importanza
della
terra
(e,
quindi, della concessione della terra, con il feudo) come
fonte della ricchezza. Date le caratteristiche del sistema
feudale ed i diritti nel complesso riservati al feudatario
(come,
ad
esempio,
pagamento,
di
quello
un
proprio
di
imporre
l'utilizzazione,
mulino),
va
osservata
a
la
convenienza economica e politica, appunto per il feudatario,
del controllo non soltanto di un maggior territorio, ma di
un
territorio
densamente
popolato.
In
questo
modo
è
possibile rilevare le radici e la funzione, nell'economia
feudale,
di
quell'aumento
della
popolazione
che
ha
caratterizzato il secolo XI, prolungandosi sino al secolo
XIII.
Strettamente
legato
all'incremento
demografico
(ossia
all'aumento della popolazione) è il maggiore sviluppo della
produzione agricola.
Gli storici, per spiegare questo aumento della popolazione,
hanno anche ricordato la cessazione delle grandi violenze
collegate alle invasioni territoriali dei secoli IX e X.
Si
deve
osservare
che,
crescita del numero delle
in
una
certa
persone
misura,
quanto
la
tanto
la
maggiore
efficienza dell'agricoltura rientrano negli interessi della
parte più ricca ed economicamente attiva della classe dei
signori feudali.
I progressi della produzione agricola sono stati collegati a
vari fattori.
Tra questi fattori si trova la diffusione della rotazione
triennale delle coltivazioni. Di fronte al problema della
perdita di sostanze nutritive e di fertilità in una terra
coltivata
e,
quindi,
alla
necessità
di
far
ricostituire
queste sostanze lasciando la terra a riposo (maggese), ossia
non utilizzandola per un periodo di tempo, secondo il metodo
tradizionale si divideva il terreno agricolo in due parti e
si coltivava un anno una parte e l'anno successivo l'altra
(lasciando la prima a riposo), con la rotazione triennale si
divideva
il
terreno
in
tre
parti
che
venivano,
alternativamente, di volta in volta, coltivate a frumento, a
orzo (o a fagioli) o lasciate a riposo. Ciò permetteva una
diminuzione della terra non coltivata (un terzo del campo
invece
della
metà)
e,
inoltre,
con
la
varietà
delle
coltivazioni, un più vario apporto alla dieta.
Per spiegare i progressi della produzione agricola bisogna
anche tener conto dell'adozione e della diffusione di vari
miglioramenti (si possono, fra l'altro, ricordare: l'aratro
pesante; la ferratura degli zoccoli degli animali da traino;
un più razionale ed efficace sistema di attacco di questi
ultimi).
Si deve sottolineare, inoltre, che, con il secolo XI, si è
diffusa
un'opera,
molto
grande,
di
disboscamento
e
di
bonifica di terreni da destinare alle coltivazioni.
Ancora, va messo in rilievo quel processo circolare per il
quale,
da
una
parte,
lo
sviluppo
dell'agricoltura
ha
favorito l'aumento della popolazione e, da un'altra parte,
l'aumento
della
dell'agricoltura.
popolazione
ha
spinto
lo
sviluppo
L'incremento demografico, e, conseguentemente, l'aumento dei
bisogni, ha anche dato vita, necessariamente, a tutta una
serie di attività artigianali e commerciali.
In questo quadro generale le città, che, fino ad allora,
erano,
per
lo
più,
rimaste
significative
quali
sedi
dei
vescovi, riacquistano la loro importanza, a mano a mano,
anche come centri commerciali e di produzione artigianale.
Esse, data la loro crescente ricchezza e le loro attività,
divengono poli di attrazione per il mondo della campagna. Si
può ancora specificare come rappresentino una via ed una
speranza di fuga per il contadino, oppresso dalla miseria e
dai suoi vincoli alla terra del feudatario. Si deve anche
aggiungere, a proposito di quest'ultimo tema, che la città,
nel
permettere
e
nell'incoraggiare
questa
fuga
dei
contadini, lavora pure al fine di diminuire il più possibile
la
forza,
economica
e
politica,
del
feudatario,
suo
avversario.
In generale può mettersi in rilievo che lo sviluppo della
popolazione e dei commerci, superata una certa misura, si
pone in deciso contrasto con il mondo feudale e la sua base
economica.
In questo quadro è importante sottolineare la nascita di una
nuova
classe,
o
gruppo,
della
società:
la
borghesia,
composta da mercanti, artigiani e da coloro che, a vari
livelli,
erano
chiamati
ad
amministrare
la
nuova
realtà
cittadina.
L'importanza
della
città
per
i
commerci
è
ampiamente
dimostrata, oltre tutto, dall'affermazione, in Italia, di
comunità
cittadine
impegnate
nei
commerci
marittimi
come
Amalfi, Pisa, Venezia, Genova.
Nel
complesso,
significativamente
occorre
innovativo
sottolineare
del
secolo
il
carattere
XI.
A
questo
proposito va anche messo in rilievo come, tradizionalmente,
l'anno 1000 sia considerato punto di riferimento temporale
per
la
divisione
dell'epoca
medioevale
in
due
periodi:
l'Alto Medioevo, più antico; il Basso Medioevo, a partire,
appunto, dal secolo XI.
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2009-2010.
28-PREDOMINIO DELL'ELEMENTO RELIGIOSO NELLA MENTALITA' DEL
MEDIO EVO. RECONQUISTA IN SPAGNA.
Per
una
comprensione
migliore
della
storia
medioevale
occorre considerare la grande importanza che ha avuto in
questo periodo l'elemento della religiosità.
Per l'uomo del Medio Evo tutta la vita terrena non è altro
che preparazione all'Al di là, dove la vera vita si svolge
contemplando Dio. Il sommo bene da raggiungere è, così, la
vita presso Dio dopo la morte terrena. Nella vita terrena,
pertanto, ogni potere è basato sulla volontà divina ed è
finalizzato a far raggiungere all'intera comunità cristiana
questo sommo bene.
Questa concezione della vita, propria del Medio Evo, porta a
varie conseguenze.
Da
un
lato,
per
svalutazione,
ed
esempio,
anzi
del
si
trova
completo
l'elemento
disprezzo
della
delle
cose
terrene.
Da un altro lato, data la forte caratterizzazione religiosa
del
pensiero
trovano
medioevale,
immediata
le
espressione
più
varie
in
forme
esigenze
e
per
sociali
finalità
riguardanti la sfera della religione.
In questo senso si può vedere come la rinascita economica e
sociale dell'Occidente nel secolo XI abbia trovato la sua
espressione nella Reconquista, in Spagna, e nelle Crociate,
in
Asia,
contro
i
musulmani,
in
un
quadro
unitario
di
espansione occidentale in cui valori e interessi economicosociali
si
religiosa:
inseriscono
la
sconfitta
al
seguito
degli
di
un'idea
"infedeli",
ossia
guida
dei
musulmani, in Spagna come in Palestina, e la liberazione,
dal loro dominio, della Terra Santa palestinese, dove si
svolse la vita di Cristo.
Nella
penisola
Iberica,
occupata
dagli
Arabi
nel
secolo
VIII, si erano creati, nel nord della regione, nuclei di
resistenza
cristiana.
Si
può
ricordare,
per
ordine
cronologico tra i primi,il Regno di Leon e, successivamente,
il Regno di Navarra e il Regno di Castiglia.
A
partire
dalle
regioni
della
penisola
Iberica
rimaste
cristiane si sviluppò sempre più un movimento di riconquista
delle terre occupate dagli Arabi (appunto, la Reconquista).
Un movimento che, come accennato, si inserì, nel secolo XI,
nella generale rinascita occidentale.
Un'offensiva, guidata dal re Alfonso VI di Castiglia, ebbe,
all'inizio, buoni risultati ma fu fermata, nel 1086, dal
sultano del Marocco Yusuf ibn Tashufin, della dinastia degli
Almoravidi, che, dopo aver sconfitto il re di Castiglia, unì
al suo dominio la Spagna musulmana.
Nello
sviluppo
della
Reconquista,
nel
secolo
XI,
va
ricordata pure la figura del nobile spagnolo Rodrigo Diaz de
Vivar, detto Cid (signore) e Campeador (combattente), il
quale
sconfisse
varie
volte
gli
Arabi,
tra
l'altro
prendendo, nel 1094, la città di Valenza (che tornerà, però,
in mano ai musulmani dopo la morte del Campeador, avvenuta
nel 1099). Le gesta di Rodrigo Diaz furono tali da divenire
materia, già nel secolo XII, di un poema epico spagnolo (il
Cantare del Cid, scritto in antico castigliano) che, nel
tracciare la figura dell'eroe in lotta per la Cristianità
contro gli infedeli, si apparenta alla Canzone di Orlando.
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2009-2010.
29-CROCIATE.
Si sono già tracciati i motivi fondamentali che hanno spinto
l'Occidente alle Crociate. Così si è considerata la crescita
economica e demografica di un'Europa che, dopo i secoli di
crisi
dell'Alto
Medioevo,
tende
ad
espandersi
con
forza
nuova, riprendendo le proprie terre e toccandone altre, in
un'affermazione culturale e religiosa.
Comunque lo sviluppo delle Crociate, tra il secolo XI e il
secolo
variato
XIII,
mostra
l'insieme
chiaramente
delle
quanto
esigenze
e
fosse
delle
grande
e
aspettative
occidentali (dall'ampliarsi dei commerci all'espansione del
sistema
feudale
europeo
in
nuovi
contesti
geografici),
rivelando anche il profondo disaccordo tra Europa ed Impero
di Bisanzio.
Va aggiunta la considerazione che, nel mondo islamico, nel
secolo
XI,
il
dall'elemento
Mongolo.
predominio
etnico
Anche
il
Arabo
controllo
sempre
a
più
quello
della
stava
Turco,
Palestina
passando
affine
passò
al
dagli
Arabi ai Turchi guidati dalla dinastia dei Selgiuchidi.
Il comportamento molto duro tenuto dai Turchi nei confronti
dei pellegrini cristiani in Palestina fu una delle cause
immediate dello scoppio delle Crociate.
Nel
1095
l'avanzata
papa
Urbano
musulmana
II
invece
raccomandò
di
insistere
di
in
fronteggiare
guerre
tra
cristiani. Questa esortazione del papa venne accolta con
generale favore. Così si ebbe una prima risposta popolare:
si avviò verso la Terra Santa la cosiddetta "crociata dei
pezzenti", caratterizzata da masse esaltate di poveri, prive
di ogni organizzazione militare, che, ancora in Europa (in
Germania come in Ungheria, per esempio), si abbandonarono a
saccheggi e violenze contro la popolazione civile e contro
gli Ebrei ( considerati uccisori di Cristo e spesso oggetto
di persecuzioni). La reazione a questi saccheggi portò nelle
zone europee attraversate alla sconfitta e all'uccisione di
molti di questi primi crociati. Altri, una volta giunti in
Asia, furono sopraffatti dai Turchi.
Subito dopo, fra il 1096 ed il 1099, si sviluppò la crociata
dei signori feudali, condotta, tra gli altri, da Goffredo di
Buglione,
da
Tancredi
e
da
Boemondo
d'Altavilla.
Questa
spedizione si concluse con la presa di Gerusalemme e la
concentrazione
crociati,
di
che
vari
se
li
territori
e
città
spartirono
nelle mani
secondo
i
dei
principi
dell'ordinamento feudale.
La fragilità di questo tipo di organizzazione, a maggior
ragione in una zona nemica, e la difficoltà dei rifornimenti
furono fra le cause della progressiva perdita di territori
subita dai crociati.
Dopo
che
le
forze
cristiane
ebbero
persa
la
città
di.
Edessa, si organizzò una seconda crociata, svoltasi tra il
1147 ed il 1149, che, peraltro, non dette agli eserciti
occidentali risultati positivi.
Nel
1187,
il
sultano
Salah
ad-din,
italianizzato
in
Saladino, riprese Gerusalemme.
Nel tentativo, non riuscito, di recuperare Gerusalemme, si
combatté la terza crociata, tra il 1189 ed il 1192.
Una quarta spedizione, tra il 1202 ed il 1204, non raggiunse
la
Terra
influenza
Santa;
di
infatti,
Venezia
(che
anche
a
causa
aveva
aiutato
della
pesante
notevolmente
le
forze cristiane e che intendeva espandere la propria azione
commerciale a est pure a spese dell'Impero di Bisanzio) i
crociati
si
inserirono
in
una
controversia
dinastica
bizantina
e
finirono
Costantinopoli,
dando
con
vita
il
conquistare
all'Impero
e
saccheggiare
Latino
d'Oriente
(durato sino al 1261).
Un'altra spedizione in Terra Santa, la quinta crociata, fra
il 1217 ed il 1221, si concluse con la sconfitta militare
dei cristiani.
Fu l'imperatore Federico II a riprendere Gerusalemme, in
seguito ad un accordo diplomatico del 1228 con il sultano
d'Egitto.
Peraltro, la città tornò definitivamente in mani musulmane
nel 1244.
Altre due spedizioni, prima della fine del XIII secolo, non
diedero ai crociati alcun risultato positivo.
APPUNTI DI STORIA
Prof.Frontini
a.s. 2009-2010.
30-EVOLUZIONE DELL'IMPERO. IMPERO E PAPATO.
Si è già fatto cenno alla figura di Ottone I. Si può ora
ricordare
come
questi,
divenuto
re
di
Germania
e,
successivamente, anche re d'Italia, fosse infine incoronato
imperatore, nel 962.
Con Ottone I nel Sacro Romano Impero (che, a differenza
dell'Impero di Carlo Magno, non comprendeva la Francia) si
sviluppò
molto
germanico.
dovette
A
il
potere
partire
affrontare
dai
il
e
l'importanza
territori
problema
dell'elemento
germanici
della
Ottone
costruzione
I
di
un'organizzazione che limitasse i poteri dei suoi vassalli
nonché
il
problema
dei
rapporti
militari
con
i
popoli
dell'est. A quest'ultimo proposito va tenuta presente la
linea di espansione tedesca verso l'oriente europeo.
I
successi
militari
di
Ottone
I
a
est
(importante
la
sconfitta degli Ungari, nel 955) gli facilitarono il cammino
per diventare imperatore e restaurare l'autorità del Sacro
Romano Impero.
Il
rafforzamento
del
potere
del
sovrano
corrispondeva
necessariamente all'indebolimento dei poteri dei feudatari.
Va ricordato come la scelta stessa dell'imperatore venisse
affidata ai feudatari.
Il principio dinastico
(ossia
la
trasmissione da padre a figlio del potere imperiale) si è
avuto,
sul
piano
dei
fatti,
quando,
nel
967,
Ottone
I
associò a sé, nel governo dell'Impero, il figlio Ottone II,
che poi, alla morte del padre, nel 973, gli successe.
Allo
scopo
di
limitare
i
poteri
dei
vassalli
Ottone
I
ricorse in misura crescente al sistema di dare l'investitura
dei feudi ai vescovi, ossia al sistema di nominare come
propri
feudatari
vescovi.
Vescovi,
dunque,
che,
dovendo
essere celibi (non sposati) e, quindi, privi di eredi, meno
dei feudatari laici avrebbero potuto costituire una minaccia
per l'unità dell'Impero e per il potere dell'imperatore.
L'inserimento di questi ecclesiastici nell'organizzazione
imperiale
(vescovi-conti)
fa
parte
ed
è
una
componente
importante del pensiero e della psicologia dell'epoca. Così
si può trovare, guardando la mentalità del periodo, il filo
di un discorso che, da un lato, vede il carattere sacrale
pure nel potere imperiale e, da un altro lato, finisce con
il consentire al sovrano anche la possibilità di dare lui
stesso
ai
propri
feudatari,
con
la
nomina,
il
potere
spirituale-religioso dei vescovi.
Con
riguardo
alla
politica
religiosa
di
Ottone
I
e
dell'Impero è da sottolineare come il sovrano si sia spinto
sino a stabilire il principio della necessità del consenso
imperiale per la validità dell'elezione del papa.
Va detto che questo principio nasceva anche dal bisogno di
difendere la Chiesa da una grave situazione di crisi che
l'aveva
papale
colpita
era
durante
gravemente
il
secolo
limitata
X,
dalla
quando
l'autorità
prevalenza
delle
famiglie nobili romane. Comunque è vero che Ottone I diede
il via ad una politica tesa ad un forte controllo sulla
Chiesa da parte dell'imperatore.
L'attenzione verso Roma e l'Italia nel Sacro Romano Impero
rinnovato da Ottone I sarà, anche per i successori di questo
imperatore,
un
elemento
di
notevole
importanza
per
riaffermare, pure con il ricordo dell'antico Impero Romano e
con l'utilizzazione di concetti e norme del diritto romano,
l'universalità e la necessità del potere degli imperatori
germanici.
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2009-2010.
31-ERESIE E ESIGENZE DI RIFORMA NELLA CHIESA.
Con la rinascita economica e spirituale avvenuta dopo l'anno
1000, e nel quadro della grande importanza dell'elemento
della religiosità nel Medio Evo, sorse e si sviluppò sempre
più in Occidente una generale domanda di rinnovamento e di
purificazione della Chiesa.
Si ebbero, dunque, le più varie esigenze, a seconda delle
diverse
sensibilità
evidenziare
temi
religiose.
generali
Si
e
possono,
importanti
comunque,
come
quelli
dell'autonomia della Chiesa rispetto al potere imperiale,
del suo ritorno ad una necessaria purezza.
Da
quest'ultimo
frequenti
accuse
(compravendita
punto
ai
di
sacerdoti
di
ecclesiastiche)
vista si
e
cose
di
e
possono
alla
registrare
Chiesa
spirituali,
di
quali
nicolaismo
le
simonia
cariche
(matrimonio
di
ecclesiastici).
Tra le varie posizioni religiose se ne trovano alcune che
più sono lontane e per loro natura estranee alla Chiesa
ufficiale.
Come
esempio
di
queste
ultime
posizioni
entro
il
mondo
religioso del Medio Evo si può ricordare l'eresia dei Catari
(dal greco katharos, vale a dire puro), diffusi, tra XI e
XIII secolo, in vari gruppi, in Francia (nella città di
Albi, da cui il nome, dato agli eretici, di Albigesi) ma
anche in Italia.
Portando
alle
estreme
conseguenze
quel
disprezzo
per
il
mondo materiale che era nella mentalità religiosa dell'uomo
del Medio Evo, i Catari arrivarono a condannare la stessa
procreazione e a porre tra gli ideali più alti quello del
suicidio collettivo.
All'interno di questa filosofia di disprezzo per la vita
terrena si pongono chiaramente la ricerca e l'esaltazione
della
Chiesa
povertà
ed
il
come
pure
Papato.
la
durissima
Alla
polemica
ricchezza,
al
contro
potere,
la
alla
corruzione della Chiesa i Catari contrappongono l'intensità
della loro fede, che si esprime anche nella loro povertà e
nel loro disprezzo per i beni terreni.
Contro i Catari fu organizzata addirittura una crociata, ad
opera di papa Innocenzo III. Questa crociata si concluse,
nel secolo XIII, con il massacro degli eretici.
All'interno
della
Chiesa
le
esigenze
di
rinnovamento
religioso e di lotta contro la corruzione del clero furono
portate avanti, fin dal secolo X, dal movimento cluniacense,
che prese il nome dal monastero di Cluny (fondato nel 910),
dove si sviluppò.
I monaci dí Cluny, per mettere meglio in atto la loro azione
riformatrice contro la corruzione e la simonia nel clero, si
svincolarono
dall'autorità
del
direttamente sotto quella del papa.
vescovo
e
si
posero
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2009-2010.
32-RIFORMA DELLA CHIESA. RAPPORTI TRA PAPATO E IMPERO.
Si è visto il predominio ed il controllo politico instaurato
da Ottone I sulla Chiesa e sulla stessa elezione del papa.
Si sono anche considerati la grave crisi di decadenza morale
della
Chiesa
nonché
i
vari
tentativi
di
rinnovamento
spirituale, diversi a seconda della diversità di sensibilità
religiosa. Fra questi tentativi si è pure ricordato quello
portato avanti dai monaci cluniacensi.
Va ora sottolineato che il movimento cluniacense, con la sua
opera di critica della corruzione della Chiesa e di recupero
della
spiritualità
cristiana,
ha
rappresentato
uno
dei
motori della religiosità occidentale, quale si è espressa,
ad esempio, nella Riconquista in Spagna e nelle Crociate.
Gli storici hanno rilevato, tuttavia, come questo movimento,
indubbiamente importante per la critica alla degenerazione
morale della Chiesa, non abbia saputo mettere a fuoco subito
uno dei motivi più significativi della situazione di crisi:
l'intromissione
ed
nell'organizzazione
il
controllo
ecclesiastica,
del
a
potere
imperiale
cominciare
dal
suo
capo, il pontefice. Va certamente anche considerato come
l'imperatore, appunto nel suo ruolo di controllo, si sia
pure
fatto
carico
di
contrastare
simonia
e
decadenza,
favorendo, inizialmente, l'opera di riforma. Però ciò non
può sicuramente far dimenticare la mancanza di autonomia, la
sostanziale
subordinazione
della
Chiesa
di
fronte
all'Impero.
E'
pure
significativo
che,
nello
sviluppo
delle
vicende
storiche, un monaco cluniacense, Ildebrando di Soana, una
volta divenuto papa, nel 1073, con il nome di Gregorio VII,
si sia posto in duro contrasto con l'imperatore.
Così,
con
una
serie
di
prescrizioni
del
1075
(Dictatus
papae), Gregorio VII affermò la supremazia del pontefice
nella Chiesa e sull'imperatore.
Si sviluppò, in questo contesto, la cosiddetta lotta per le
investiture, ossia per la possibilità per l'imperatore di
conferire cariche ecclesiastiche come quella di vescovo.
Gregorio VII arrivò a colpire l'imperatore Enrico IV con la
scomunica
(una
gravissima
forma
di
pena
che
esclude
il
colpevole dai sacramenti e dalla società dei fedeli). Cosa,
questa, che costrinse Enrico IV a recarsi a Canossa, in
Emilia,
dove
era
Gregorio
VII,
per
chiedere
al
papa
un
perdono che ottenne soltanto dopo un'umiliante penitenza,
nel 1077.
Questa forma di controversia tra Papato e Impero riprese,
però, subito dopo, ancora con Enrico IV e Gregorio VII. Tale
controversia trovò una sua sistemazione solamente nel 1122,
con il concordato di Worms, tra l'imperatore Enrico V e il
papa Callisto II. In base all'accordo raggiunto l'imperatore
rinunciava
a
l'investitura
avveniva
invece,
dopo
conferire
feudale
la
da
poteri
parte
consacrazione
l'investitura
consacrazione religiosa.
spirituali.
dell'imperatore
religiosa.
dell'imperatore
In
Inoltre,
in
Italia
Germania,
precedeva
la
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2009-2010.
33-IMPERO E CHIESA COME POTERI UNIVERSALI.
I due poteri fondamentali del Medio Evo, Papato e Impero,
avevano sempre considerato come loro carattere essenziale
quello dell'universalità.
Così la Chiesa (fin nel nome "cattolica", ossia, appunto,
come visto, "universale"), a partire dalla sua stessa ragion
d'essere, dalla sua missione religiosa tende a espandere la
sua azione verso tutti gli uomini, o, in altre parole, verso
l'universalità
degli
uomini.
Nel
Medio
Evo,
e,
più
in
dettaglio, in certe teorie diffuse nel Medio Evo, data anche
la
prevalenza
riconosciuta
all'elemento
spirituale
e
religioso, l'azione per la salvezza delle anime esercitata
dalla Chiesa si ricollegava strettamente ad una completa
supremazia politica della Chiesa stessa (con una forma di
governo detta Teocrazia, ossia, in greco, potere di Dio,
oppure Ierocrazia, cioè, in greco, potere dei sacerdoti). Si
veniva in questo modo a stabilire una linea di continuità
tra
mondo
pensiero
spirituale
che
e
vedeva
mondo
dei
quest'ultimo
fatti
terreni
mondo
(in
un
inferiore
e
subordinato rispetto al primo).
Come detto, anche l'Impero veniva considerato universale.
Già l'esperienza storica dell'antico Impero di Roma, con la
sua vasta estensione territoriale governata unitariamente,
aveva fortemente impressionato l'uomo del Medio Evo. Alla
considerazione della grandezza e dell'importanza dell'antico
dominio
romano
significativo
si
era,
elemento,
inoltre,
importante
aggiunto
dal
punto
un
altro
di
vista
religioso: la necessità e la provvidenzialità dell'Impero di
Roma e della sua universalità per la piena accoglienza del
messaggio universale cristiano. Può anche essere ricordato
un altro fattore, come è quello della riconducibilità del
potere all'opera e alla volontà di Dio.
Ancora
da
un
altro
punto
di
vista
può
accennarsi
al
significato che può avere l'idea di Impero come principio
logico e filosofico di ordine e di organizzazione unitaria:
passaggio
da
un
insieme
disordinata
un'organizzazione equilibrata.
di
elementi
ad
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2009-2010.
34-CRISI DELL'IMPERO COME POTERE UNIVERSALE E SVILUPPO DI
ALTRE
FORME
DI
ORGANIZZAZIONE
POLITICA
(STATI
NAZIONALI,
COMUNI).
Si è già considerata la concezione medioevale dell'Impero
come potere universale.
Osservando
le
vicende
storiche
sviluppo
di
molte
difficoltà
esempio,
la
lotta
per
le
e
è
possibile
contraddizioni.
investiture
ha
vedere
lo
Così,
ad
contribuito
a
mostrare la mancanza di una chiara definizione dei rapporti
tra Papato e Impero. Un'assenza di esatta definizione che si
può trovare fin con le origini del Sacro Romano Impero, a
partire, dunque, da Carlo Magno, e che, certamente, è stata
una contraddizione importante ed un forte motivo di crisi.
L'analisi
storica
ha
evidenziato
nell'organizzazione
feudale, e nelle sue cause economiche, un grande motivo di
disgregazione dell'Impero. Questo motivo di disgregazione si
è fatto sentire pure in quel rinnovamento del Sacro Romano
Impero che, operato da Ottone I, ha dovuto anche fare a meno
dell'importante territorio della Francia.
La rinascita economica e sociale successiva all'anno 1000 ha
incoraggiato
la
formazione
e
l'affermazione
di
nuove
organizzazioni politiche che, direttamente o indirettamente,
sempre più hanno incrinato l'universalismo imperiale.
Così, ormai al di fuori dei poteri dell'imperatore, si è
avuta la comparsa di Stati nazionali.
Si è già incontrato il concetto di Nazione: un insieme di
persone
collegate
tra
loro
da
vari
fattori,
quali,
ad
esempio, la lingua, la cultura, la religione. Sono Stati
nazionali quegli Stati che tendono a raccogliere entro i
propri confini persone di una determinata Nazione. E' da
osservare che, da questo punto di vista, si può far parte di
una Nazione senza far parte dello Stato nazionale.
All'interno
stesso
dei
domini
imperiali
(Italia
settentrionale) si è affermato, in seguito alla rinascita
dei commerci e delle attività economiche, il fenomeno del
Comune, ossia della città che si dà organizzazione politica.
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2009-2010.
35-STATI NAZIONALI (FRANCIA, INGHILTERRA).
Tra XI e XIV secolo si trova l'autonomo sviluppo degli Stati
nazionali di Francia e di Inghilterra.
In entrambi i Paesi si assiste, tra l'altro, ad un tentativo
di affermazione del potere monarchico sopra i feudatari.
In Francia questo processo storico acquistò un particolare
carattere
di
ricerca
di
indipendenza
nazionale.
Infatti
varie parti del territorio erano in mano ai re inglesi, come
feudatari dei sovrani di Francia. Si ricorda, per esempio,
la Normandia (concessa ai Normanni in feudo nel 911, da cui
partì Guglielmo il Conquistatore per divenire, nel 1066, re
d'Inghilterra), riunita al regno di Francia, nel 1204, dal
re Filippo II Augusto.
Nel medesimo quadro di affermazione dello Stato francese può
anche essere ricordata l'espansione del potere monarchico
centrale nella parte meridionale del Paese in seguito alla
crociata contro gli eretici Albigesi.
Occorre
mettere
in
rilievo
che l'opera
di
riduzione
dei
poteri feudali a favore del monarca venne anche aiutata dal
processo di sviluppo economico cominciato con la ripresa del
secolo XI.
Da un altro punto di vista questa opera di riduzione trovò,
inoltre, aiuto nel forte prestigio che la monarchia aveva
saputo acquistarsi.
In Inghilterra l'analoga tendenza del monarca ad espandere i
propri poteri in senso assoluto provocò la forte resistenza
dei signori feudali.
Questa
resistenza
venne
oggettivamente
favorita
dalle
difficoltà militari incontrate in Francia dalla Monarchia
inglese (retta dalla famiglia dei Plantageneti) in seguito
all'opera
di
costruzione
dello
Stato
nazionale
condotta
dalla Monarchia francese.
Va ricordato che, nel 1214, fu combattuta,' a Bouvines, una
importante
battaglia
nella
quale
Filippo
II
Augusto
di
Francia sconfisse le forze messe in campo contro di lui
dall'alleanza del re d'Inghilterra Giovanni Senza Terra con
l'imperatore Ottone IV.
Nel
Regno
inglese
si
giunse,
così,
a
riconoscere
la
necessità di un compromesso tra re e signori feudali.
Conseguenza di questo compromesso è stata la formulazione di
una costituzione, la Magna Charta libertatum (Grande Carta
delle libertà), elaborata nel 1215 e rivista nel 1225, ove è
contenuta, appunto, la tutela di un certo numero di libertà.
Vi si trova, ad esempio, il cosiddetto principio di habeas
corpus, divieto di arresto ingiustificato per mandato del re
e di condanna senza regolare processo. Vi si trova, inoltre,
la previsione di un Consiglio comune del regno, costituito
da
membri
Parlamento
della
nobiltà
inglese).
(primo
Va
nucleo
ricordato
aristocratico
come
al
del
nucleo
aristocratico del Parlamento (che ebbe poi il nome di Camera
dei Lords, o dei Pari) si affiancasse, nel 1265, un nucleo
borghese. In questo modo il Parlamento inglese assumeva la
sua
struttura
Comuni).
bicamerale
(Camera
dei
Lords
e Camera
dei
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2009-2010.
36-VICENDE DEI COMUNI.
Si
è
già
considerato
come,
con
la
rinascita
economico-
sociale del secolo XI e con la ripresa dei commerci, si sia
anche
avuta
una
notevole
ripresa
delle
città.
Città
destinate a diventare sempre più, con il passare del tempo,
importanti
centri
di
produzione
e
di
scambio
di
beni
e
luoghi di grande sviluppo della vita sociale. Il percorso di
crescente importanza dei centri abitati ha pure prodotto
quella particolare forma di organizzazione politica che è
stata il Comune.
Una forma di organizzazione politica, questa comunale, che
si
è
sviluppata
in
varie
tappe,
parallelamente
alla
crescente complessità della vita sociale dei centri abitati.
Gli
storici
situazione,
hanno
potuto
precedente
così
evidenziare
all'ordinamento
una
comunale
prima
vero
e
proprio, caratterizzata dalla presenza, accanto al vescovoconte
e
in
posizione
a
lui
subordinata,
di
un'assemblea
composta da cittadini importanti, come nobili trasferitisi
nella città e mercanti molto ricchi.
L'evoluzione
economica
e
sociale
spinse
nel
senso
di
un
superamento di questa situazione a favore dell'acquisto di
sempre maggiore potere da parte dei cittadini più nobili e
ricchi, accordatisi fra loro con un patto comune.
La via per il superamento del potere dei vescovi-conti passò
anche
per
il
movimento
di
contestazione
religiosa
e
di
riforma della Chiesa. Si può ricordare, fra l'altro, come i
monaci cluniacensi si fossero svincolati dall'autorità dei
vescovi, per sottoporsi direttamente a quella del pontefice
romano.
In
questo
primo
dall'elemento
periodo
storico
aristocratico,
il
del
Comune,
potere
dominato
apparteneva
ai
consoli (il cui numero variava da città a città), comunque
con
una
carica
temporanea.
Questo
potere
era
limitato
dall'arengo, l'assemblea dei cittadini.
Magistrato più importante della repubblica di Venezia era,
invece,
il
doge.
La
carica
di
doge
era
prevista
anche
nell'ordinamento giuridico di Genova.
L'ordinamento
comunale
fu
sempre
caratterizzato
da
una
notevole dose di instabilità politica.
Anche il progresso economico e la crescita delle città (che
si accompagnò a tale progresso) furono all'origine di vari
contrasti e di trasformazioni politiche. Infatti la crescita
delle attività economiche e la maggiore influenza acquistata
dalla
ricca
borghesia
(cosiddetto
popolo
grasso)
diedero
alimento ai contrasti, nel quadro del superamento della fase
originaria, aristocratica, della vita del Comune.
In
questa
situazione
anche
la
tradizionale
magistratura
consolare entrò in crisi.
Per
cercare
comunali
risolvere
affidarono
proveniente
interne
di
del
il
dall'esterno,
Comune:
il
le
molte
potere
e,
ad
quindi,
podestà
questioni
un
le
città
magistrato
unico
estraneo
(che,
come
alle
i
lotte
consoli,
rimaneva in carica per un tempo limitato).
L’evoluzione dell’economia delle città e l’evoluzione della
classe
borghese
hanno
anche
portato
alla
successiva
formazione, all’interno della vita politica cittadina della
figura del capitano del popolo. Il processo di formazione di
questa
figura,
tendenzialmente
sostitutiva
di
quella
del
podestà, si inserisce bene nel percorso di accrescimento del
peso politico ed economico della borghesia, nel quadro di
un’avanzante affermazione del cosiddetto Comune popolare.
Lo sviluppo economico del Comune si appoggiò su un sistema
di
corporazioni.
l'organizzazione
coloro
che
la
Ogni
di
una
corporazione,
professione
esercitavano.
Con
e
o
arte,
comprendeva
questo
era
tutti
sistema
di
corporazioni si aveva, dunque, un controllo complessivo dei
vari rami dell'attività produttiva.
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2009-2010.
37-VICENDE DELL'IMPERO.
Di fronte allo sviluppo delle autonomie locali e degli Stati
nazionali l'Autorità imperiale, rifondata da Ottone I sulla
base
dell'elemento
territori
germanico,
governati,
in
trova,
Germania
ed
all'interno
in
dei
Italia, limiti
e
contrasti.
Così
se,
per
esempio,
la
Francia
segue
il
percorso
di
un'unificazione nazionale che, guidata dalla Monarchia di
Parigi,
sempre più
nell'Impero
unitario
si
riduce
vede,
Stato
al
nazionale
i
poteri
posto
dei
della
tedesco,
signori
formazione
l'affermazione
feudali,
di
di
un
vari
principi feudali, dai quali dipende la stessa elezione del
sovrano.
In una situazione come questa l'Imperatore, allo scopo di
rafforzare la sua posizione, deve sottolineare il carattere
universale, ed anche sacro, del suo potere. In questo modo,
però, viene necessariamente a scontrarsi con le ambizioni
teocratiche del Papato.
E'
da
rilevare
successione
al
come
trono
nei
conflitti
imperiale
tra
siano
feudatari
pure
per
confluiti
la
i
contrasti sullo sviluppo da dare ai rapporti tra Impero e
Papato. Si ricorda che si contesero il potere imperiale la
famiglia dei duchi di Svevia, Hohenstaufen, e quella dei
duchi di Baviera, Welfen. Dal nome della casa di Baviera i
suoi seguaci vennero detti Guelfi; dal nome di un castello
dei duchi di Svevia (Waiblingen) i seguaci di questi ultimi
furono
chiamati
investiture
gli
Ghibellini.
Durante
Hohenstaufen
la
lotta
avevano
per
le
appoggiato
l'Imperatore, i Welfen il Papa. Conseguentemente il nome
Ghibellini passò a indicare i seguaci dell'Imperatore mentre
con il nome di Guelfi vennero indicati i seguaci del Papa.
Nel quadro dei problemi ha, anche, un posto importante il
crescente sviluppo, specie in Italia, dei Comuni e delle
loro richieste di autonomia.
Va
ancora
sottolineato
l'intreccio
della
lotta
dei
due
Poteri universali (Papato e Impero) tra loro con la lotta
combattuta contro le esigenze di autonomia dei Comuni.
E' significativa di questo intreccio la vicenda delle varie
discese in Italia dell'imperatore Federico I Barbarossa di
Hohenstaufen.
Federico I, dunque, incoronato imperatore in San Pietro in
Vaticano nel 1155, già in un'assemblea di nobili e città
(dieta), svoltasi a Roncaglia nel 1154, aveva condannato
l'usurpazione dei poteri imperiali da parte dei Comuni.
In questa politica di lotta contro le autonomie e in accordo
con il papa, Federico I si schierò anche contro la volontà
autonomistica
dei
settentrionale,
Romani,
stavano
che,
sull'esempio
organizzando
il
dell'Italia
Comune.
Così
fu
arrestato e impiccato Arnaldo da Brescia, un riformatore
religioso
che
condannava
la
ricchezza
e
il
potere
della
Chiesa.
Riaffermati con forza i diritti imperiali in una seconda
assemblea
svoltasi
a
Roncaglia,
Federico
I
attaccò
e
sconfisse le città di Crema (nel 1160) e Milano (nel 1162),
che si erano ribellate.
Le città dell'Italia settentrionale ostili al Barbarossa,
tuttavia, non rinunciarono a combattere. Si formarono due
sistemi di alleanze (Lega cremonese e Lega veronese) che si
unificarono,
nel
1167,
nella
Lega
lombarda
tradizione dopo un giuramento a Pontida).
(secondo
la
Questi
comuni
dell'Italia
settentrionale
ebbero
anche
l'aiuto di papa Alessandro III.
Nel
1176
le
truppe
della
Lega
lombarda
batterono
il
Barbarossa nella battaglia di Legnano.
Nello stesso 1176 il papa Alessandro III concluse una pace
separata con l'imperatore.
Con la pace stipulata a Costanza nel 1183 tra
lombarde
e
Federico
I
i
Comuni
videro
le città
sostanzialmente
riconosciute le loro esigenze, sia pure sotto la supremazia
formale dell'Imperatore.
In
seguito
Barbarossa,
al
matrimonio
con
Costanza
di
Enrico,
figlio
d'Altavilla
meridionale entrò nella sfera imperiale.
di
anche
Federico
l'Italia
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2009-2010.
38-FEDERICO II. VICENDE E CRISI DEL SACRO ROMANO IMPERO.
VESPRI SICILIANI.
La crisi del Sacro Romano Impero e dell'idea universale che
lo sosteneva si evidenzia, per molti aspetti, nella politica
e
nelle
vicende storiche
di
Federico
II
di
Hohenstaufen
(1194-1250). Federico II, figlio di Enrico VI e di Costanza
d'Altavilla, unì alla corona dell'Italia meridionale quella
del Sacro Romano Impero.
Fu uomo di grande cultura e grande intelligenza, famoso per
la sua curiosità intellettuale.
Federico,
divenuto
imperatore
Innocenzo
III,
lo
che
grazie
appoggiò
all'aiuto
contro
Ottone
di
IV,
papa
portò
avanti una politica di affermazione della sua supremazia che
finì con il farlo scontrare duramente con il Papato (fu
anche scomunicato).
Nella
lotta
tra Poteri
universali
si
intrecciò,
come
ai
tempi del Barbarossa, la lotta dei Comuni contro l'Impero
(si
rinnovò
così
la
Lega
lombarda
che,
sconfitta
a
Cortenuova, nel 1237, batté, poi, l'imperatore a Parma, nel
1248, e a Fossalta, nel 1249).
Molti storici hanno sottolineato nella politica di Federico
II
una
evidente
assoluto,
accentrato
meridionale.
componenti
volontà
Di
della
uno
vita
di
nelle
Stato,
sociale
costruzione
sue
dunque,
di
mani,
in
stessero
uno
nell'Italia
cui
su
Stato
un
tutte
le
piede
di
parità, tutte ugualmente sottoposte al potere del sovrano, e
dal sovrano stesso coordinate e controllate. Di uno Stato,
ancora, che si ponesse al centro dei domini di Federico,
come nucleo essenziale. Va pure ricordato, in proposito, la
differenza di ordinamento giuridico dell'Italia meridionale
rispetto ai territori germanici.
E'
stato
anche
osservato
come
in
questo
contesto
si
inserisca bene la politica culturale di Federico II. Una
politica
culturale
che
si
è,
tra
l'altro,
espressa
con
l'appoggio dato alla cosiddetta scuola poetica siciliana,
entro la quale diversi poeti (Iacopo da Lentini, Pier delle
Vigne, lo stesso Federico) diedero dignità d'arte al volgare
italiano cantando temi d'amore già diffusi nella letteratura
provenzale (nella Francia meridionale).
Con
la
morte
di
Federico
II
e
la
sconfitta
dei
suoi
familiari si ebbero varie conseguenze politiche.
Nell'Italia
meridionale
si
insediò,
con
l'appoggio
del
Papato, il dominio di Carlo d'Angiò, della dinastia francese
degli
Angioini.
Gli
storici
mettono
in
rilievo
la
forte
ripresa del potere dei baroni feudali che si ebbe con questa
dinastia, e, quindi, il peggioramento, da questo punto di
vista,
della
situazione
politica
rispetto
all'epoca
di
Federico II. Questo peggioramento della situazione politica,
la forte tassazione furono elementi di crisi che, uniti al
trasferimento della capitale del Regno da Palermo a Napoli,
spinsero la Sicilia ad una ribellione (i Vespri siciliani)
nel 1282. La ribellione fu aiutata da re Pietro III di
Aragona, marito di una nipote di Federico II. La guerra tra
Angioini e Aragonesi che ne seguì, conclusa con la pace di
Caltabellotta, del 1302, segnò l'affermazione del dominio
degli Aragonesi sopra la Sicilia.
Nel
Sacro
Romano
Hohenstaufen
si
significativamente
Impero
con
trova
un
"di
la
fine
lungo
interregno",
del
potere
periodo,
nel
quale
degli
chiamato
mancò
una
riconosciuta autorità imperiale. Dopo questo periodo, che si
fa
concludere
con
l'elezione
come
imperatore
di
Rodolfo
d'Asburgo, nel 1273, sempre più, comunque, si affermò la
tendenza
ad
una
riduzione
del
significato
della
carica
imperiale. Questa tendenza trovò un'importante espressione
nella
cosiddetta
dall'imperatore
Bolla
Carlo
IV
d'Oro,
di
un
provvedimento
Lussemburgo,
nel
emanato
1356,
per
regolare l'elezione imperiale. Infatti la norma di Carlo IV
non solamente staccava l'elezione dell'imperatore da ogni
influenza
principi
papale
ma
territoriali
la
affidava
tedeschi
(i
alla
scelta
Principi
di
sette
Elettori).
In
questo modo da un lato si limitava sostanzialmente il ruolo
dell'Impero ai soli territori germanici e da un altro lato
si riconosceva e si stabiliva la divisione politica della
Germania in vari principati.
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2009-2010.
39-CRISI DEL PAPATO. VICENDE DELLA FRANCIA. GUERRA DEI CENTO
ANNI.
Gli storici hanno osservato come lo scontro tra Papato e
Impero sia stato tra le cause della crisi di entrambi questi
poteri.
La
loro
lotta
finì
con
l'essere
uno
spreco
di
energie e di capacità organizzative.
Comunque, lo sviluppo dell'economia e della vita sociale a
partire
dal
secolo
XI
fondamentalmente
aveva
condannato
l'universalismo caratterizzante fino allora l'idea di Papato
e l'idea di Impero. In altre parole, il concetto stesso di
Potere
universale
contraddizione
era
con
superato;
le
nuove
sempre
forze
più
entrava
economiche
in
della
produzione e le ostacolava. Come si è già accennato, queste
nuove
forze
stavano,
piuttosto,
trovando
una
loro
espressione politica più adeguata da una parte nel Comune,
da un'altra parte nello Stato nazionale.
A
questo
vittorioso,
punto
che
consolidamento)
è
significativo
ebbe
con
il
il
rilevare
Regno
di
Papato
e
il
Francia
le
conflitto,
(in
sue
via
di
aspirazioni
teocratiche e universalistiche. Aspirazioni, queste, quali,
proprio in quel periodo (fine secolo XIII-inizi secolo XIV),
venivano riaffermate con forza da papa Bonifacio VIII. Nel
quadro dell'affermazione del potere spirituale e politico
della Chiesa romana papa Bonifacio organizzò, per l'anno
1300, un grande Giubileo, con il perdono dei peccati per
coloro che si recavano in pellegrinaggio a Roma. La grande
affluenza dei pellegrini nelle basiliche romane testimoniò,
ancora
una
volta,
la
grande
importanza
del
sentimento
religioso per l'uomo del Medio Evo e, nello stesso tempo,
incoraggiò il papa nella sua politica di supremazia su tutti
i poteri.
Bonifacio VIII entrò in contrasto con il re di Francia,
Filippo
IV
il
Bello,
dapprima
sulla
questione
della
tassazione, da parte dello Stato, del clero; successivamente
a
proposito
accusato
del
di
diritto
complottare
del
re
di
giudicare
contro
il
potere
un
vescovo
pubblico.
Fu
proprio dopo quest'ultima vicenda che Bonifacio VIII, in un
documento
del
1302,
la
bolla
Unam
Sanctam,
ribadì
il
predominio papale su tutti i poteri terreni. E' da dire che
Filippo IV mandò due suoi emissari con un gruppo di armati
ad
arrestare
Anagni,
il
nel
papa,
Lazio.
che
stava
Bonifacio,
nella
sua
residenza
liberato
dal
popolo
di
della
città laziale, tornò a Roma, dove, dopo poco, morì, nel
1303. Dopo il breve pontificato di Benedetto XI, nel 1305 fu
eletto papa Clemente V, di origine francese, che, nel 1309,
trasferì la sede papale da Roma ad Avignone, in Francia.
Cominciò
così
un
periodo
di
crisi
del
Papato,
significativamente chiamato Cattività Avignonese (dal latino
captivitas, cioè prigionia) con un nome che fa intendere la
subordinazione del Papato alla Monarchia francese.
Può sottolinearsi, ancora una volta, da un lato la decadenza
dei
Poteri
universali
medioevali,
da
un
altro
lato
il
rafforzamento degli Stati nazionali, come la Francia.
La costruzione dello Stato francese e il suo rafforzamento
incontrarono,
passarono
per
nei
secoli
varie
XIV
tappe.
e
XV,
varie
Vennero
in
difficoltà
gioco
e
fattori
riguardanti la famiglia reale francese, intrecciati, poi, a
fattori sociali ed economici.
Con la morte senza eredi, nel 1328,
del re Carlo IV, la
successione al trono di Francia venne contesa tra Filippo di
Valois, figlio del fratello di Filippo IV il Bello, e il re
Edoardo III d'Inghilterra, figlio di Edoardo I d'Inghilterra
e di Isabella, figlia di Filippo il Bello.
Riconosciuto come re in Francia Filippo di Valois, il re
d'Inghilterra
Edoardo
III,
nel
1337,
cominciò
contro
il
Regno francese una guerra, che fu detta dei Cento anni.
La prima fase di questa guerra si concluse nel 1360, con la
pace di Bretigny. Gli Inglesi, che, tra l'altro, avevano
vinto a Crecy, nel 1346, e, nel 1356, a Poitiers (quando
catturarono
lo
stesso
re
di
Francia
Giovanni
il
Buono,
figlio di Filippo di Valois), ottennero il controllo di una
significativa parte del territorio francese.
Peraltro, tra il 1364 e il 1380, il re di Francia Carlo V il
Saggio, figlio di Giovanni il Buono, riprese, con azioni
militari, buona parte del territorio occupato.
Il re d'Inghilterra Enrico V, alleato, in Francia, con il
duca di Borgogna, sconfisse il successore di Carlo V, Carlo
VI. il Folle, ad Azincourt, nel 1415. Con il trattato di
Troyes, del 1420, Carlo VI riconobbe come suo successore sul
trono francese il re d'Inghilterra, a scapito dei diritti
del figlio Carlo VII.
Tuttavia,
alla
morte
del
padre,
nel
1422,
Carlo
VII
si
ribellò. Ebbe l'aiuto di una giovane di origini contadine,
Giovanna d'Arco, che, convintasi, per aver sentito nella sua
coscienza voci divine, della propria missione provvidenziale
di salvare la Francia e il suo re, alla testa di truppe,
vestita
da
uomo,
riuscì
a
liberare
Orleans
dall'assedio
inglese e a strappare al controllo dell'Inghilterra parte
del
territorio
francese
(fra
l'altro
Reims,
dove
venne
incoronato re Carlo VII). Catturata, venne uccisa, dopo un
processo per stregoneria, nel 1431.
La figura di Giovanna d'Arco rappresenta bene il significato
di lotta per il riscatto e l'unità nazionale che finì con
l'assumere per la Francia e per il suo popolo la Guerra dei
Cento anni.
Anche dopo il 1431 i Francesi continuarono le loro vittorie
fino
al
punto
che,
al
termine
degli
scontri,
rimaneva in mano all'Inghilterra solo Calais.
nel
1453,
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2009-2010.
40-COMUNI. EVOLUZIONE VERSO LA SIGNORIA.
Trattando
i
Comuni
si
è
già evidenziata
la
fondamentale
instabilità della loro vita politica. All'interno di questo
discorso
si
è,
così,
già
registrato
il
passaggio
dall'originaria configurazione aristocratica alla crescente
importanza del cosiddetto popolo grasso (ricca borghesia)
nonché
il
passaggio
dal
governo
consolare
a
quello
del
podestà.
Va ancora messo in rilievo il ruolo importante avuto dalla
crescita economica e produttiva cittadina anche per causare
le differenze e i contrasti fra i vari gruppi di persone.
La
differenziazione
della
borghesia
ricca
e
produttiva
rispetto alla nobiltà (magnati) portò a vari fenomeni. Si
può
così
ricordare,
tra
questi,
l'apparizione
di
una
magistratura come il capitano del popolo, frutto, appunto,
della organizzazione politica della classe borghese. Si può,
inoltre,
citare
il
crescente
peso
politico
delle
corporazioni, o arti (come visto, strutture organizzative
delle diverse attività economiche cittadine).
Ancora con riguardo alle corporazioni, appare da rammentare
la loro differente importanza (per cui si parla di Arti
maggiori, più importanti, e Arti minori, meno importanti).
Nel sistema economico corporativo appare la grande divisione
sociale
tra
ricchi
proprietari
di
botteghe
e
semplici
salariati. Questi ultimi erano più numerosi dei primi e,
naturalmente, avevano condizioni economico-sociali peggiori;
costituivano il cosiddetto popolo minuto. Con lo sviluppo
produttivo si ebbero anche rivolte del popolo minuto, come
l'insurrezione dei ciompi nel 1378, a Firenze (con il nome
di
ciompi
venivano
indicati,
appunto,
i
lavoratori
salariati, specialmente della lana).
Va anche osservato che la crescita della produzione e dei
commerci
non
solamente
ha
avuto
conseguenze
all'interno
della vita comunale ma anche all'esterno di essa. Infatti le
necessità
e
i
problemi
che
si
sono
sviluppati
hanno
costituito la spinta per la formazione di Stati regionali,
nei quali le città meno ricche e significative fatalmente
cadevano sotto l'influenza dei centri maggiori.
La
forte
conflittualità
della
vita
sociale
sempre
con
maggior forza spingeva l'evoluzione della politica verso un
accentramento
(Signoria).
dei
poteri
nelle
mani
di
un
Signore
APPUNTI DI STORIA
Prof. Frontini
a.s. 2009/2010
41-CRISI DEL XIV SECOLO.
Si è visto come, a partire dal secolo XI, si sia sviluppato,
in
Europa,
un
ciclo
storico
caratterizzato
dall'aumento
della popolazione e dal progresso economico.
All'inizio del XIV secolo questo ciclo va ad esaurirsi. Le
innovazioni realizzate nella tecnica agraria e la messa a
coltura di nuovi terreni, che avevano cominciato a sostenere
e a incoraggiare l'aumento demografico dall'anno 1000, nel
secolo XIV non bastano più a sostenere l'incremento della
popolazione. In altre parole, gli uomini diventano troppo
numerosi rispetto alle risorse dei territori. Non si hanno
più
scoperte
tecniche
e
scientifiche
produttività
che
aumentino
della
la
terra.
Addirittura, non si riesce a ricostituire la fertilità di
certi terreni, già messi a coltura, che, perciò, vengono
abbandonati.
La sproporzione tra bisogni alimentari della popolazione e
possibilità produttive dell'agricoltura sta all'origine di
una
notevole
diminuzione
demografica.
Avvengono
carestie
(anche collegate a calamità naturali).
Le
popolazioni,
già
indebolite
dalla
carestia
e
dalla
povertà, divengono più facilmente vittima delle epidemie.
Una terribile epidemia di peste bubbonica devastò l'Europa
tra il 1347 e il 1351, con un numero di morti complessivo
calcolato in circa 30 milioni.
Nel quadro degli elementi di crisi del XIV secolo va ancora
ricordata la Guerra dei Cento anni.
Sono inoltre da ricordare le numerose rivolte popolari (come
l'insurrezione
dei
ciompi,
a
Firenze,
e
le
rivolte,
in
Francia
anni).
ed
in
Inghilterra,
durante
la
Guerra
dei
Cento
Scarica